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Autore: stefy_81    18/02/2023    1 recensioni
"Era l’alba di un nuovo giorno quando tre piccole imbarcazioni raggiunsero la spiaggia dorata sotto il promontorio dove si trovava il giovane Reafly. Era un ragazzo di appena tredici anni, i capelli rossi incorniciavano un volto delicato sostenuto da penetranti occhi verdi e uno sguardo vivace di chi è in cerca di rivalsa."
Eragon e Saphira hanno lasciato Alagaesia per sempre come aveva predetto Angela. Nuove ed emozionanti avventure attendono il giovane caliere !
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Arya, Eragon, Murtagh | Coppie: Eragon/Arya
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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Saphira e Par stavano sorvolando la Stonewood da ormai due settimane, davanti al loro l’immensa distesa verde si stagliava senza fine tanto da fargli dubitare che avesse una fine.
Fu al quindicesimo giorno di volo che la dragonessa riuscì finalmente a intravedere i primi picchi dei monti delle terre selvagge che si stagliavano, ora, come miraggi tra le cime degli alberi.
Guarda Par, riesco a intravedere i picchi. Ancora qualche giorno e potremmo raggiungere le loro pendici!
Par gli rispose con un flebile sorriso, accoccolandosi intorno al suo collo, mentre stringeva i denti nel tentativo di frenare i fremiti alle gambe che iniziavano a dolergli terribilmente a causa del loro sfregamento prolungato contro il corpo della dragonessa durante interi giorni di volo forzato.
Anche Saphira era altrettanto stanca. Più di una volta, la dragonessa aveva volato oltre i propri limiti per permettere a Par di riposare in un luogo sicuro. La dragonessa non gli aveva permesso di replicare dopo che per due volte di seguito si erano imbattuti in un branco di pericolosissime bestie, simili a lupi, fornite di un paio di lunghe zanne affilate.
Quei lupi, aveva osservato, si muovevano e attaccavano in branco e, anche se non avrebbero potuto fare molto contro un drago, Saphira aveva temuto spesso per la vita di Par.

**


Era l’alba del sedicesimo giorno di viaggio, appena un giorno da quando avevano effettuato l’avvistamento del branco di lupi dai denti a sciabola, quando gli alberi iniziarono a diradarsi sotto  e alzandosi in volo Saphira e Par riuscirono a scorgere da lontano la fine della foresta.
C’impiegarono altri quattro giorni per raggiungere le pendici delle montagne, oramai non sentivano più quella fretta che gli aveva spinti fin a qual momento e Saphira si permise di fare delle pause più lunghe.
La sera del diciassettesimo giorno, Par sedeva davanti a un fuoco. Era stato un piacere per L’elfo poggiare ii piedi sul terreno solido per più di una manciata di ore, e per la prima volta poté godersial piacere di un pasto tiepido. A rovinare il momento di sollievo arrivarono grandi nuvoloni dalle montagne che  si addensarono sopra di loro portando con sé una fitta pioggia che li accompagnò nei giorni seguenti
Per Saphira non era un grosso problema, ma Par, iniziò seriamente a pregare che smettesse. Al quarto giorno di pioggia incessante, infatti, gelo era penetrato fin dentro le ossa dell’elfo che non aveva più un indumento asciutto:
- Maledetta pioggia! - imprecò l’elfo ad alta voce, mentre cercava di accendere un piccolo fuoco da campo con un paio di rametti e una pietra focaia. La pioggia aveva irrimediabilmente bagnato ogni cosa che li circondava, compresa la legna, che ora non si decidevano ad accendersi.
Erano già una ventina di minuti che stava tentando, ma fino ad ora era riuscito solo a rimediato un fastidioso graffio alla mano destra, nono era grave e sarebbe guarita in pochi giorni, ma aveva reso Par molto nervoso.
Mi permetti di darti una mano? gli chiese la dragonessa, che stava osservando Par con divertimento. Accortosi dell’ironia, con un aspro sguardo, l’elfo gli fece segno di farsi avanti.
Saphira allungò il suo collo sopra ai legnetti, poi vi ci soffiò semplicemente sopra.
Una sola piccola scia di fuoco, ma che fu sufficienti ad ardere immediatamente la legna che Par aveva raccolto.
L’espressione sul volto di Par mutò immediatamente:
- Grazie! - gli disse Par riconoscente.
Da solo ci avrei impiegato tutta la serata, quei rami erano davvero fin troppo fradici. Ammise sfregandosi le mani ancora gelate davanti al tepore delle fiamme.
Diciamo anche tutta la notte. Gli fece la dragonessa di rimando gorgogliando divertita.
Già … gli rispose Par con un sorriso.
In tutte quelle settimane di viaggio i due compagni non si erano scambiati molte parole. Era stata una decisione presa in tacito accordo, e nessuno dei due aveva avuto intenzione di toccare l’argomento, almeno fino a quel momento.
Morgana avrà raggiunto Murtagh e Arya? chiese Saphira dopo alcuni minuti di silenzio. Dalla sua voce traspariva un’incertezza che finora Par non aveva mai avvertito.
Non lo so Saphira.  gli disse onestamente.
Ma lo spero tanto e noi non dobbiamo dubitare della sua parola. Vedrai che ce l’avrà fatta, riusciranno a liberare Eragon, e il tuo cavaliere sarà presto al sicuro con Murtagh e Arya
La nostra unica speranza è di trovare l’uovo destinato a Eleonor. Solo così avremmo una possibilità di sconfiggere Isobel e il suo esercito Ma ti ringrazio. Da sola non avrei avuto la forza di continuare. Ora Par è meglio che riposi.
Ma l’elfo scosse la testa con decisione.
No Saphira, farò io il primo turno di guardia. Così mi potrò asciugare gli indumenti davanti al fuoco aggiunse per bloccare le proteste della dragonessa. Saphira alla fine acconsentì e facendo rotolare la sua coda intorno al corpo chiuse i sui occhi e si addormentò

                                   **

Al quinto giorno la pioggia aveva finalmente cessato di cadere, e durante il pomeriggio anche il cielo andò rasserenandosi e il sole fece timidamente capolino dietro gli ultimi sprazzi di nuvole.
Il temporale si era lentamente spostato a est ma nonostante il sole fosse riapparso, non aveva impedito che la pioggia lasciasse dietro di se una scia di aria gelida.
Par si racchiuse ancora più dentro il suo mantello, mentre si preparava di nuovo a salire sul dorso di Saphira. Erano passate solo due ore quando i due compagni si accorsero che avevano raggiunto le pendici dei picchi che adocchiavano orami da quasi una settimana
- Ci siamo, ora sapremo se il viaggio ne è valso il sacrificio - disse Par guardando con emozione davanti a se i monti che molti anni fa aveva solo raggiunto e mai varcato.
Andiamo! Aggiunse usando il collegamento mentale.


Avevano appena passato una serie di piccole colline e superato un piccolo promontorio roccioso, quando ecco che da lontano comparvero cinque puntini neri. Presto fu evidente che si trattava di un qualche genere di volatile. I puntini divennero presto delle grandi macchie che stavano puntarono dritto verso di loro. Saphira non avrebbe potuto nascondersi oramai, così continuò spedita nella sua direzione incontro alle cinque creature alate.
Questi si stavano avvicinando con estrema velocità, e Saphira non impiegò molto per riconoscere le loro sagome come quelle di cinque draghi!


Erano un arcobaleno di colori. Una volta a portata d’ala, il più grande tra loro, un robusto drago nero, si portò immediatamente aventi agli altri, e iniziò a girare intorno a Saphira. La dragonessa sentì immediatamente qualcuno sfiorare la sua mente.
Al timore iniziale, seguì subito la curiosità. Quei draghi, si rese conto Saphira, comunicavano con uno strano linguaggio fatto di gorgoglii e ruggito. Poi, come in una starna alchimia, quei gorgoglii divennero dei suoni che presto si trasformarono nella sua testa in parole. Una forte curiosità emanava da loro e in poco tempo Saphira si accorse di comprendere tutto ciò che dicevano attraverso le loro menti. Era qualcosa d’ancestrale che Saphira seppe fare parte della sua conoscenza ancora prima di nascere.
A un loro cenno, Saphira seguì i cinque draghi senza batter ciglio.
Saphira che cosa sta succedendo?.
Gli chiese ad alta voce Par, che dal suo dorso aveva sentito solo una serie di ringhi, e visto sguardi d’intesa tra i vari draghi.
Ci stanno portando dal loro capo. le disse semplicemente la dragonessa, che si rese conto solo ora di essersi quasi dimenticata della presenza di Par. Lo sentì stringersi forte al suo collo, mentre lei si girava a destra e a sinistra, impaziente di scoprire tutto di questo nuovo mondo.
I cinque draghi guidarono Saphira nel mezzo d’alcuni picchi frastagliati.
La loro presenza in quei luoghi era ben visibile a occhio nudo. Peofondi squarci che si aprivano numerosi nella tenera roccia, la dove le enormi creature dovevano essere atterrate e decollate più e più volte.
Una serie di grotte e affioramenti d’arenaria erano visibili ora dall’alto. I draghi ignorarono questi per dirigersi sicuri verso un ampio varco, oltre il quale, davanti a loro si aprì un’immensa vallata sovrastato da alti monti innevati.
Dalla loro visione privilegiata, Par e Saphira poterono notare, come la valle fosse attraversata da un gran fiume, che serpeggiava nel suo mezzo, e che proseguiva oltre quei monti, e come, sui suoi due lati, una rigogliosa foreste ne ricoprivano a macchie la superficie.
I cinque draghi attraversarono la valle, e Saphira non poté fare a meno di provare un’intensa sensazione di libertà. Quelle stesse emozioni, che ricordò di aver provato solo nel deserto di Hardarac molti anni fa, quando con Eragon erano in fuga dall’impero di Galbatorix.
La memoria del suo cavaliere, la riportò improvvisamente al presente, alla missione che dovevano compiere, e a Par che stava sul suo dorso. L’elfo, notò Saphira, girando leggermente il collo verso la sua direzione era ora catturato da ciò che si presentava davanti agli occhi. Un numero indefinito di draghi si erano in poco tempo radunato intorno ai nuovi arrivati.
Benvenuta tra noi parlò una voce che aveva raggiunto la mente di Saphira
Quale è il vostro nome e da dove provenite?
Io sono Saphira, e lui è un elfo, sta viaggiando con me e si chiama Par.
Disse Saphira girandosi rapidamente intorno a sé in cerca del drago che gli stava parlando.
Io provengo dalla lontana terra di Alagaësia
A quel nome, tutti i draghi si guardarono tra loro, mentre colui che aveva parlato, probabilmente il loro capo, un possente drago bianco come il ghiaccio, avanzò deciso verso di lei.
Il drago aveva un portamento regale, le sue dimensioni, che superavano notevolmente quelle di un qualsiasi altro drago Saphira avesse mai visto, erano maestose. Anche Gleadr a suo confronto sarebbe risultato piccolo. Le sue scaglie erano di un colore bianco ghiaccio, che brillavano di un argento vivido alla luce del sole.
In contrasto con la luce delle sue scaglie, il drago sfoggiava lunghi spuntoni, di un nero ebano, che sporgevano lungo tutta la spina dorsale, mentre sulla sommità e i lati della testa, due paia di corna completavano quella magnifica corazza.
Il mio nome è Sigmar tuonò il drago
Sono a capo di queste terre, e dei draghi che vi abitano da oramai oltre mille anni.
Hai detto di venire da Alagaësia. Ero presente quando molti di noi partirono per quella terra lontana. All’epoca ero ancora un cucciolo, ma ricordo bene i motivi che ci hanno costretti a quel gesto.
La terra era in tumulto, e il clima era cambiato, non avevamo possibilità di dare il cibo a tutta la comunità. Così Il mio bis nonno, e il consiglio degli anziani che egli dirigeva, optò per la partenza di parte di molti valenti draghi del nostro clan in cerca di nuove terre. Fu una grande pena per tutti noi vederli partire. A quella prima ondata, avrebbero dovuto far seguito altre. Ma nel frattempo avvenne qualcosa di epocale. Dopo quasi cento anni, il clima, si ristabilì. La fauna e la flora tornarono abbondanti e noi draghi come tutti, riprendendo a proliferare, protetti dal resto del mondo da questi monti, continuammo a vivere indisturbati. Fino ad ora.

Par fu informato da Saphira di ciò che Sigmar si stava dicendo.
Alla fine del suo discorso il drago dalle squame di ghiaccio allungò il suo muso verso Par, accorgendosi della sua presenza per la prima volta:
Non abbiamo avuto contatti con altri esseri viventi che non abitassero già queste terre fino alla venuta di una creatura simile in tutto a questo bipede, che tu hai chiamato elfo.
Disse senza distogliere il suo sguardo da Par che si sentì un po’ a disagio. Quando Saphira gli ebbe tradotto ciò che aveva detto la mente di entrambi venne attraversata da un unico pensiero.

Eleonor doveva aver raggiunto quelle terre prima di loro. Sigmar colse quello scambio di sguardi e chiese senza indugio: Sapete di chi si tratta?

Fu Saphira a parlare Sì Sigmar la conosciamo, il suo nome è Eleonor. Il drago corvino rimase in silenzio per alcuni istanti prima di rivolgere a Saphira un’altra domanda.
È lei che ti ha ricondotto nella tua terra natale?

Per lei e per tenere fede a una promessa fatta al mio compagno di mente e di cuore Rispose Saphira
Curioso che esseri tanto piccoli e così indifesi possano influenzare le scelte di una creatura come la nostra.
Saphira, colpita nell’orgoglio emise un ringhio di protesta.

Non sono stata influenzata da nessuno.  

Perdonami Saphira, non posso parlare di ciò che non conosco. Parlaci dunque di Alagaësia, e come i nostri fratelli stanno vivendo.
Sigmar, ciò che chiedete, potrebbe andare ben oltre la vostra stessa immaginazione e ci vorrà del tempo per essere raccontata.
Tutti noi non abbiamo fretta. Avanti, ti ascoltiamo.
gli fece allora Sigmar, mentre gli altri draghi avevano preso a stringersi tutti intorno alla dragonessa dalle squame zaffiro. Così Saphira iniziò il raccontare della storia di Alagaësia, partendo dalla venuta dei primi draghi. Proiettò alcune immagini nelle loro menti, al fine di far comprendere ciò che era stata la sanguinosa guerra tra elfi e draghi. Dell’amicizia tra il giovane Elfo, Eragon, e un piccolo cucciolo di drago; di come insieme entrambi, diedero vita a quella che poi si sarebbe trasformata in una lunga alleanza tra il popolo dei Draghi e quello degli Elfi, e in seguito anche degli uomini, che sarebbero stati poi chiamati Cavalieri dei Draghi.
Tutti i draghi espressero tutto il loro dolore e rammarico per l’enorme errore che si era creato intorno all’uccisione del primo drago, e guardarono Saphira ora con rinnovato stupore quando vennero a conoscenza del patto di sangue che sigillò per sempre la pace tra le due razze, e che aveva legare lei, e molti altri loro simili a un elfo o a un essere umano.
Saphira non comprese a pieno il significato dei numerosi sguardi che di sfuggita Sigmar si scambiò con altri anziani, se erano di preoccupazione, paura o sospetto.
Ciò che ci hai appena narrato è sorprendente. Noi tutti siamo addolorati per ciò che è accaduto. Che questo sia un ammonimento a tutti noi per il futuro. disse allora Sigmar prima di lasciare nuovamente la parola a Saphira, e calmando così tutti gli animi.
Il racconto proseguì con la storia di Galbatorix. Di come il giovane e promettente cavaliere perse il suo drago. Di come questo lo portò, in seguito, a distruggere l’ordine dei Cavalieri, ed estinguere quasi completamente la loro razza, ad accezione dei rinnegati e i loro draghi. Di come aveva legato a sé Skruikan con un oscuro incantesimo, e di come divenne l’indiscusso re di tutta Alagaësia.
Gli raccontò infine del suo cavaliere, Eragon, e delle loro imprese, di Castigo e Murtagh, e di come insieme hanno sconfitto Galbatorix, grazie anche al sacrificio di Skruikan.
E in fine del motivo per cui hanno dovuto lasciare Alagaësia, e giunti nella loro terra si siano imbattuti in quel nuovo conflitto.
Tutti i draghi meditarono a lungo sulle parole di Saphira. La loro responsabilità verso il mantenimento degli equilibri della terra era molto forte e non poteva lasciargli indifferenti.
Ma Sigmar seppe ricomporre gli animi di tutti con parole di conforto.
Nel frattempo Saphira si accorse che Par si era addormentato al suo fianco, mentre il sole aveva fatto un giro completo del suo ciclo. Non si era resa conto di aver parlato così a lungo, e non era ancora arrivata a spiegare il motivo per cui erano lì, per lei le erano parse passare solo poche ore. Saphira rimase sconcerta da quella dilatazione del tempo, e chiese subito spiegazione a Sigmar.
Il drago pensò alcuni secondi prima di darle una risposta.
Dal nostro punto di vista, non è cambiato nulla. Non è il nostro tempo che è più largo, ma al contrario. Sei tu Saphira che entrata a contatto con gli umani, ti sei ormai adeguata a un diverso scorrere del tempo. Gli disse l’anziano drago mentre un profondo suono gutturale scosse tutto il suo corpo, facendo capire a Saphira che la cosa doveva averlo divertito molto.
Poi Sigmar la lasciò, per andare a occuparsi di altre faccende. Saphira rimase in compagnia dei draghi più giovani che la invitarono a visitare la loro valle.
Saphira declinò l’invito esprimendo la volontà di rimanere accanto a Par. Avrebbe vegliato sull’elfo almeno fino a quando non si fosse svegliato. Ma Saphira sapeva che la vera ragione per cui non era andata, era che quella nuova realtà la spaventava: e in quel momento, più che mai, sentiva la mancanza di Eragon. Aveva la sensazione di stare perdendo sé stessa. Tutto quello che aveva rappresentato il suo mondo fino a quel momento stava perdendo significato, un baratro si era aperto davanti a lei. Un baratro che quei draghi stavano invitandola a superare, e quello che l’attendeva dall’altra parte, lo percepiva nel profondo, non doveva essere poi tanto sbagliato.
Par si ridestò dopo alcune ore.

- Avete concluso? - chiese con la voce ancora impastata.
Sì, mi dispiace se hai dovuto aspettare tanto. Saphira spiegò brevemente a Par ciò che gli aveva riferito Sigmar riguardo al tempo.
- Non c’è bisogno che ti scusi, non dipende da te Saphira.
Ma dobbiamo chiedere immediatamente al loro capo, a questo Sigmar, il premesso di avvicinarci alle loro uova. -
Saphira era d’accordo con l'elfo, ma durante la giornata entrambi scoprirono che era quasi impossibile avvicinarsi a Sigmar.
Saphira sentì che c’era qualcosa che non andava, e notava come guardavano Par con sospetto.
Passarono così due giorni, e la risposta che ricevevano dagli altri draghi era sempre la stessa. Saphira capì che avrebbe dovuto fare assolutamente qualcosa, ma l’avrebbe dovuto fare da sola.
Al terzo giorno, Saphira aspettò che Par si addormentasse, per spiccare il volo decisa a incontrare Sigmar ad ogni costo.
Saphira andò subito alla ricerca di Sigmar, ma venne presto a conoscenza che l’anziano drago si era allontanato per una perlustrazione ai confini del loro regno e non sarebbe tornato prima di due ore.
Fu allora che la dragonessa venne del tutta trascinata dagli altri draghi, che la invitarono a seguirla presso un piccolo laghetto. Saphira, questa volta, non riuscì a dire loro di no.
Così le altre dragonesse la portarono nelle profondità del mare, dove le mostrarono le meraviglie dei suoi fondali, per poi riemergere e giocare insieme con gli schizzi l’acqua.
Fu forse il profumo della salsedine che inebriò le sue narici procurandogli una piacevole e rilassante sensazione, o fu la compagnia di altri draghi, ma i loro versi si fusero presto nella mente di Saphira riempiendola di stimoli e di ricordi, che dentro di se, sapeva essere legati a prima della sua nascita. Ricordi che aveva immagazzinato nei recessi della sua mente, e che aveva riprovato solo nei sogni.
Immersa completamente nella sua coscienza, Saphira si dimenticò completamente di quello che si era proposta di fare lasciando Par, e si abbandonò completamente a quel suo nuovo stato di benessere che il contatto con gli altri draghi le dava.
Era qualcosa di diverso da quello che provava quando era con Eragon, o quando stava con Castigo. Saphira non avrebbe potuto esprimerlo con le semplici parole, era solo cosciente che qualcosa di profondamente ancestrale in quel nuovo legame la faceva sentire bene.
La giornata passò e Par attese l’arrivo di Saphira per tutto il pomeriggio. Qualcosa doveva essergli accaduto, ma dalla sua posizione non poteva fare molto se non aspettare. Arrivata la sera si addormentò riparandosi sotto un albero dalle enormi foglie a stella, Par non si accorse degli artigli che lo avevano sollevato, e avvolto e trasportato poco lontano, verso una serie di piccole caverne che si aprivano nella roccia.
Quando si svegliò, il mattino seguente, Par si ritrovò circondato da una decina di piccolo draghi.
Il vecchio Elfo si guardò freneticamente attorno, in cerca di Saphira, ma la dragonessa non c’era.
Sedendosi su una roccia, Par si massaggio piano le tempie nel tentativo di calmarsi e cercare un modo per uscire da quella situazione. Poi udì qualcosa, il suono di un lamento che a Par apparve subito appartenere a un essere umano. L’elfo avanzò lungo l’entrata della grotta, e il suo sguardo si posò su qualcosa che non si sarebbe mai aspettato: una bambina dormiva, raggomitolata su sé stessa, sopra il ventre di un piccolo drago. Con sua grande sorpresa di Par, la bambina era Eleonor!

Il suo respiro, notò subito con sollievo, era regolare e sembrava stesse dormendo pacificamente.

Par si chinò adagio su di lei, scansandole con delicatezza dal viso i riccioli biondi. La sua pelle chiara era qua e là sporca di terra e polvere, ma suoi lineamenti paffuti mostravano chiaramente che la bimba era stata nutrita regolarmente.

Proprio in quel momento Eleonor si mosse, e i suoi occhi si spalancarono per incrociare quelli di Par. Le sue palpebre si aprirono e chiusero più volte, con sguardo sollevato, mentre Par la ricambiava con un largo sorriso.

- Siete arrivati! - le disse dopo essersi lanciandosi con le sue esili braccai al collo di Par e abbracciandolo forte. Nonostante l’apparente tranquillità della sua voce, Par sentì la bambina tremare sotto le sue braccia.

- Ora è tutto a posto. - l’assicurò lui con un sussurro. Ma nel suo profondo Par non aveva idea di come sarebbero usciti da li. Saphira non si era fatta ancora vedere, e più le ore passavano più si assottigliava la sua speranza di rivederla.

Il giorno scivolò troppo presto cedendo nuovamente il passo alla notte, di Saphira non vi erano ancore tracce, e i giorni presero a susseguirsi uguali.

- Quando pensi ritornerà Saphira? - stava chiedendo una volta in più Eleonor, mentre mangiavano in silenzi il pasto che i draghi portavano loro giornalmente.

- Non lo so. - gli rispose sconsolato Par. L’elfo si alzò per andare a prendere da bere, quando fu affiancato da una sagoma scura.

Par la riconobbe subito, era uno dei cuccioli di drago di cui ora lui ed Eleonor facevano parte. Tra tutte loro era decisamente la più grande, e sicuramente la più autorevole all’interno della gerarchia che Par ed Eleonor avevano imparato a conoscere e a rispettare.

Con un sorriso Par si voltò verso di lei, da ormai tre giorni, era evidente, la piccola lo seguiva e osservava in tutto quello che faceva, e la sua presenza gli divenne presto familiare.

Ma non era stata solo quello ad attirare la curiosità dell’elfo, la mente dei piccoli draghi come di tutti i cuccioli, era di gran lunga più malleabile di quella degli adulti, e Par aveva avvertito fin subito, da parte della piccola dragonessa, la volontà di comunicare con lui.
Era così iniziata tra loro una strana corrispondenza, fatta di immagini e sensazioni.
Anche se non era sicuro di essere compreso, Par aveva cominciato a raccontarle della sua vita. L’elfo si era sentito uno stupido inizialmente, ma quando percepì l’interesse da parte del cucciolo, mise da parte le sue incertezze, e le aprì completamente la sua mente e il suo cuore.

Gli parlò così della sua gente, di Isobel, e della guerra che da troppo tempo metteva in contro elfi e uomini gli uni contro gli altri, per il solo desiderio di una regina di dominare sulla terra Zàkhara e della possibilità di pace per tutti, nel caso in cui la piccola Eleonor fosse riuscita a trovare l’uovo destinato a lei.

Passarono due settimane, e la sua amicizia con la piccola dragonessa crebbe ogni giorno di più, e Anche il cucciolo iniziò a parlargli della sua vita, Par apprese anche il suo nome, Vespriana. Era il nome della sua bis, bis, nonna e ne andava molto fiera.

Fu allo scadere del mese che Vespriana gli annunciò il loro ritorno alla valle, gli fece capire che se la sua Saphira c’era ancora quel giorno l’avrebbe di certo incontrata di nuovo.
Per tutta la mattina Par le domandò se era sicura di questo, poi, nel pomeriggio, arrivò una grande dragonessa, che finalmente portò tutti loro nuovamente alla valle.

- Stammi sempre vicina Eleonor, e non lasciarmi la mano per alcun motivo.- disse Par ad Eleonor stringendola forte a se, mentre entrambi venivano innalzati sopra le rocce. In poco tempo raggiunsero la valle, per atterrare alla riva di un piccolo ruscello.

Tutte le femmine volarono verso i piccoli, e tra loro Par ed Eleonor riconobbero Saphira. La dragonessa piombò nella radura, ma sembrò non riconoscere entrambi. Si rivolse invece ai piccoli, come tutte le altre femmine del branco.

Par cercò di comunicare con lei, ma non ebbe alcuna risposta. Non vi era nessuna barriera a impedire loro la comunicazione. Saphira semplicemente non lo sentiva.
Dall’altra parte Saphira, provò una strana sensazione, sentì qualcosa di estraneo entrare nella sua mente, e la dragonessa lo scaccio come un brusio fastidioso.
Allora intervenne Vespriana, riconoscendo la dragonessa, cercò in tutti i modi di attirata la sua attenzione, per poi far focalizzare il suo interesse su Par. Una volta raggiunto l’obbiettivo, la voce di Par penetrò con forza dentro la sua testa con un maglio, Saphira non aveva alzato alcuna barriera per proteggere la sua mente, e non fu difficile per Par poter penetrare nel suo profondo, attingendo così ai suoi ricordi più recenti.
Lo sguardo di Saphira si illuminò improvvisamente, ci fu un flebile bagliore di riconoscimento, ma ci vollero diversi minuti perché riuscisse nuovamente a parlargli.
Par. Mi dispiace fu la prima cosa che disse
Mi sono ritrovata in mezzo a loro, e non sono più riuscita a uscirne.
Lo so. Ma avremmo tempo per le scuse. Ora devi conoscere le ultime novità Saphira … guarda.
Saphira vide farsi aventi tra i cuccioli la piccola Eleonor.
- Sono contenta di rivederti Saphira. - le fece timidamente la piccola
Eleonor!

Saphira annuì con aria grave, mentre osservava più attentamente la piccola per vedere se era tutto a posto.
Sono felice anche io di rivederti piccola gli disse infine avvicinandosi, e permettendole di accarezzargli il muso squamoso, mentre si rivolgeva mentalmente a Par
Par che cosa pensi significhi tutto questo? Voglio dire, perché Sigmar mi avrebbe voluto separarmi da voi?
Non lo so ma è già passato un mese dal nostro arrivo qui
Da quando siamo arrivati, ho sempre avuto la sensazione che non era la prima volta che ti vedevano
Non mi piace Saphira, ma credo deve esserci un motivo più profondo nel loro comportamento di cui noi non siamo stati ancora messi a corrente
C’è solo un modo per saperlo.

Saphira prese Par ed Eleonor sul suo dorso:
D’ora in poi, voi due starete con me. Non posso permettermi di perdervi un’altra volta.
Poi Saphira si diresse, dritta, in direzione del luogo dove sapeva trovarsi Sigmar.
E lì lo trovò, sdraiato, in riva a un ruscello.
Devo parlarti d’urgenza Sigmar!
Dimmi pure Saphira… ma
le parole gli morirono in bocca quando vide Par dietro di lei…
Ancora lui, e avete portato anche il piccolo cucciolo d’uomo
Sigmar devi ascoltarci … è molto importante.

Sigmar ascoltò allora le loro richieste in silenzio.
Partendo dalla premonizione avuta da Eleonor arrivarono alla loro richiesta, permettere alla piccola di dare inizio con loro a un nuovo patto tra i draghi e gli abitanti di Zàkhara.
Sapevo che prima o poi questo momento saprebbe arrivato, nonostante tutti i miei sforzi per evitarlo.
Avrete già sospettato che quello che vi dissi il primo giorno non era del tutto vero. Ebbene vi ho mentito nel rivelarvi che noi Draghi non eravamo a conoscenza della guerra che affligge le razze di Zàkhara, dall’altra parte della foresta.
Quando molti anni fa, voi Par, siete giunto a chiedere aiuto, già allora sapevamo: le montagne ci permettono di vivere isolati, ma non ci hanno certo reso sordi alle sofferenza della terra
Sigmar fece allora una piccola pausa
“Nonostante questo, e con l’unanimità del il consiglio degli anziano, all’epoca decidemmo ugualmente di non partecipare al vostro conflitto; facemmo in modo che non potessi vederci, e in seguito ci assicurammo che tu ritornasti nel tuo paese, sano e salvo.
Ma poi è arrivata questa piccola, e subito dopo voi, e questa volta sul dorso di un drago. Non potevamo fare più finta di nulla. Vi abbiamo accolto e ascoltato.
E il vostro racconto, Saphira, ha confermato i timori che da sempre noi anziani temevamo.
Il resto dei draghi che anche in passato si erano opposti alla nostra decisione ha dovuto ricredersi, e alla fine la prudenza ha prevalso sulle spinte a intervenire.
La nostra risposta è nuovamente negativa. Non abbiamo intenzione di intervenire per nessuna delle due parti.
I draghi si asterranno da qualsiasi tipo di partecipazione, e non stipuleremo mai nessun tipo di alleanza con Elfi né Umani.
I draghi rimarranno indipendenti, premonizione o no
.
Ma se non lo farete, la guerra giungerà anche qui. Non è solo un problema degli Elfi. Isobel non si fermerà certo solo a dominare Zàkhara. Galbatorix aveva in mente già di arrivare qua, e la regina ha mostrato in più di una occasione di voler emulare la sua opera.
Quel giorno potrebbe non tardare troppo.

Quando arriverà il momento, sapremmo difenderci. Affronteremo la regina a testa alta. Non siamo certo inferiori a loro.
Ma non ci hai ancora detto il perché non volete almeno dare la possibilità a Eleonor di toccare una delle vostre uova. So che il mio sogno era reale Nono potete ignorarlo
Questa volta era stato Par a parlare per voce Saphira, la quale condividendo a pieno la sua obiezione. Sigmar sembrò profondamente alterato da quella insistenza.
Non possiamo. Come vi ho già detto il consiglio ha ormai preso la sua decisione.
Non ci fidiamo degli né degli elfi, né tanto meno degli esseri umani. E la storia di Alagaësia, che tu stessa ci hai raccontato, ci ha mostra chiaramente come la nostra razza ha solo tratto svantaggi dal Patto di Sangue. Siamo stati utilizzati come mere bestie da trasporto, mentre i vostri cavalieri si fanno la guerra per avere solo maggior potere. La loro natura non può essere cambiare, e noi non abbiamo intenzione di commettere lo stesso errore dei nostri antenati.
Ma se vorrai sarai sempre la benvenuta

No, reclino la tua offerta Sigmar. Non abbandonerò mai il mio cavaliere, né Par né chiunque altro crede in me. Non condivido il vostro disprezzo per i Cavalieri.
Voi non potete capire se non lo avete provato, e vi assicuro non siamo mai stati soltanto delle cavalcature per loro.
Allora farete bene ad andarvene, qui non potete trovare ciò che siete venuti a cercare.

Addio Sigmar. Mi avete profondamente deluso. Non credevo che la nostra specie potesse arrivare a essere così egoista.

Andiamo Par, Eleonor, qui abbiamo già perso troppo tempo.

E con questo la dragonessa voltò le spalle a Sigmar, che osservò con disappunto la dragonessa volare via, fino a quando non scomparve all'orizzonte.

*

Quando se ne furono andati il grande drago percepì una piccola presenza farsi accanto.
Era Vespriana, che si avvicinò piano al suo nonno strusciandosi affettuosa contro il suo caldo ventre.
La piccola aveva ascoltato tutta la conversazione con Saphira, decisa ad aiutare i suoi nuovi amici, utilizzando tutte le carte che aveva a suo favore.
Vespriana … nipote mia. Che cosa ci fai qui?
Nonno che cosa sta accadendo. Il consiglio ha il diritto di sapere della premonizione.
Perché non gliene hai parlato
Non dovresti stare a giocare con gli altri cuccioli?
gli fece l’anziano drago con un tono di rimprovero nella voce.
L’ho fatto, e ho avuto modo di fare la conoscenza di Par e Eleonor e siamo diventati amici.
Sigmar si girò di scatto, e si mise a fissare corrucciato la nipote con i suoi grandi occhi neri.
La piccola sostenne coraggiosamente il suo sguardo, e continuò:
So che cosa ti turba. In lui, come in Eleonor, non ho visto nulla di così sbagliato da poter minacciare una razza millenaria come la nostra
Piccola mia tu non sai di cosa stai parlando”
Io so che in loro ho visto solo sincerità. E il cuore di Saphira l’ho trovato integro e i suoi sentimenti sono puri

Non è certo di Saphira che dubitiamo … ma lo saranno anche quelli del suo cavaliere?” La piccola sapeva bene a cosa il nonno si stesse riferendo:
Nonno non puoi esserne certo nonno. Dategli una possibilità. Per me
chiese semplicemente la piccola dragonessa.
Sigmar si prese alcuni attimi per pensare, prima di rispondere:
Se fosse stato un altro drago a propormelo, gli avrei sicuramente detto di no … ma a te sai che non posso negarti nulla. D’accordo piccola mia.
Ne parlerò con gli anziani

Naturalmente Nonno. Ma dovrai farlo in fretta … Saphira Par ed Eleonor hanno deciso di partire fra due giorni.
D’accordo. Farò tutto quel che sarà in mio potere.
Grazie nonno!

Il giorno della partenza era arrivato. Saphira vide molti dei giovani draghi che aveva conosciuto durante la loro permanenza, insieme a tutti i cuccioli, pronti a salutarli, Vespriana in testa.
La piccola dragonessa sembrava nervosa, e cercò in tutti i modi di attardare la loro partenza, come se fosse in attesa dell’arrivo di qualcuno. Si stavano così preparando a partire, quando un forte ruggito attraversò la valle, e Sigmar planò maestosamente tra loro.
Vespriana sembrò essere soddisfatta e Par la guadò con curiosità e sospetto.
Alla luce alle nuove rivelazioni abbiamo appena concluso una difficile riunione, durante la quale abbiano tenuto conto delle opinioni di un numero consistente di altri i draghi. E nonostante la sentenza da noi precedentemente emessa, il consiglio ha deciso altrimenti di darvi una possibilità disse loro con voce solenne
Ma, alla condizione che ci dimostriate la purezza del legame tra il drago e il suo Cavaliere.
Se riuscirete in questo, allora. potremmo permettere al cucciolo di uomo di toccare una delle nostre uova, e potersi legare così a un nostro cucciolo.
Cosa dobbiamo fare, perché voi crediate nel rapporto tra drago e cavaliere?
chiese subito Saphira.
Hai già visto gli effetti della tua permanenza tra noi, di come tu ti sia potuta dimenticare in poco tempo tutti i tuoi precedenti affetti. Tutti i draghi fanno parte di una grande e unica famiglia, e come tale non hai potuto resistere agli istinti che sono propri della tua specie.

Ma se il legame con il tuo cavaliere è veramente puro, allora quando lo rincontrerai, non avrai alcun problema a riconoscerlo

Sigmar vide Vespriana farsi avanti.

Ma nonno!
Nono ora nipote.
Vespriana è la nipote di Sigmar?! Saphira riferì immediatamente la notizia a Par che si voltò di scatto verso la piccola dragonessa. Ma Vespriana era completamente rivolta a suo nonno, che ora aveva ripreso a parlare:
Queste sono le nostre condizioni e non transigeremo su questo. La nostra libertà è preziosa, e non possiamo perderla per qualcosa che può portarci alla rovina … Ma se supererete la prova, cosa di cui noi tutti anziani dubitiamo fortemente, metteremo da parte tutte le nostre riserve, e vi aiuteremo nella lotta contro la regina Isobel.
Saphira guardò Sigmar con rabbia.
Il mio legame con Eragon è forte, e non ha bisogno di nessuna conferma. Accetterò la vostra sfida, ma sappiate, che lo faccio solo perché il vostro intervento ci è indispensabile per vincere.
Molto bene. Non avete molto tempo prima che arrivi il periodo della schiusa. I nevai hanno già iniziato a sciogliersi.
Se entro questo tempo il tuo cavaliere non ti avrà raggiunto, la prova verrà considerata come non superata, ed Eleonor non avrà nessun’altra possibilità.
Uno dei nostri Draghi accompagnerà Par fino ai margini della foresta. Una volta raggiunta Zàkhara, sarà suo compito portare qui Eragon
.
- Saphira non puoi accettare! - Gridò Par non appena seppe ebbe compreso delle condizioni. 
Ricordo fin troppo bene bene quanto ho impiegato per ristabilire un legame con te giorni fa. Se non fosse stato per Vespriana forse nono sarei mai riuscito a parlarti di nuovo ed erano passati solo alcuni giorni. Inoltre sarà difficile portare qui Eragon in così poco tempo. E se è ancora tra le grinfie della regina? Saphira non possiamo permetterci di perdere anche te.
Nono accadrà. Ho piena fiducia in te e nel mio legame con Eragon … ”
E sia
dichiarò allora Sigmar.
Giuma, sarai tu ad accompagnare l’elfo.
Nulla valsero le proteste di Par. La decisione era stata presa ormai.
E fu così che drago e Elfo raggiunsero l’estremità opposta della foresta, là dove mesi addietro Par era partito con Saphira.
Quando Giuma riprese il volo, Par decise subito di dirigersi verso Gratignàc.
Era di nuovo in viaggio, ed era di nuovo da solo. L’idea lo inebriava. Poteva di nuovo disporre della piena libertà di decidere una strada senza per questo dover rendere a qualcuno delle proprie scelte. Ma era davvero quella la libertà? In viaggio con Saphira ed Eragon, Par aveva scoperto qualcosa che anni di viaggi in solitario non avevano mai potuto insegnargli. E cioè che un compagno può essere non soltanto qualcuno che ti può guardare le spalle, ma anche un amico che ti assiste e protegge, che questo era qualcosa di reciproco, e che una volta provato, non lo avresti cambiato cambieresti per nessun prezzo al mondo, nemmeno per la propria indipendenza.
Con un sospiro Par si guardò lentamente intorno e, assicurato per benne il proprio sacco alla schiena, proseguì il viaggio in silenzio.
Stava giusto iniziando a elaborare un piano, per riuscire a prendere un naviglio che lo traghettasse verso sud, quando dietro di se percepì una presenza familiare.
Non può essere lei!
Poi Vespriana sbucò da un basso cespuglio.
Vespriana!
Nono potevo lasciarti andare da solo. Hai bisogno di qualcuno al tuo fianco che ti guardi le spalle.
Ma se tuo nonno ti scopre!
gli fece preoccupato Par.
Non ritornerò di certo indietro ora! Ho intenzione di andare fino in fondo. Mio nonno capirà
Fu solo allora che il volto di Par si aprì a un largo sorriso
Sono felice che tu sia qui.

 

 

 

 

 

 

  
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