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Autore: Dreamer47    19/02/2023    1 recensioni
È il 2005.
Sam e Dean sono ancora all'oscuro dei piani di Azazel.
Le loro giornate sono intrise di mostri e di streghe, vogliono ancora trovare John ed uccidere l'assassino di Mary, quando una ragazza incontrata per caso entrerà a far parte della loro vita.
Hunters' legacies non è solamente la storia dei fratelli Winchester, ma anche quella di Abby Harrison, una giovane ragazza dal cuore spezzato e dal destino turbolento il cui unico scopo è la vendetta.
Insieme, riusciranno ad ottenere ciò che vogliono più di ogni altra cosa.
Genere: Erotico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: AU, Soulmate!AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Più stagioni
Capitoli:
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Hunter's legacies
Capitolo 45.
 
 
Si mosse lentamente e in maniera molto tenera e dolce, mentre sussurrava una ninna nanna improvvisata tenendo fra le braccia la piccola Mary che quella notte aveva deciso di non dormire e di non fare dormire neanche Dean, che dovette improvvisarsi ad essere un papà single del tutto inesperto per quanto riguardasse bambini così piccoli: aveva cresciuto Sam, è vero, e gli piacevano i bambini, eppure si scoprì ad amare di più quelli che fossero già in grado di parlare e di esprimere ciò di cui avessero bisogno. 
Mary piangeva spesso e Dean aveva provato con qualsiasi cosa: le preparava da mangiare, le faceva un bagno caldo per farla rilassare e la teneva in braccio fino a che le braccia non iniziavano a fargli male, eppure non aveva davvero capito cosa ci fosse che non andasse e perché la sua bambina piangesse sempre così tanto. 
Fu Anael ad aprirgli gli occhi quando andò a far visita loro insieme a Castiel; l'angelo dai lunghi capelli biondi aveva preso la piccola fra le braccia e aveva iniziato a coccolarla mente piangeva e si dimenava, e le aveva sfiorato il viso con due dita, facendola quietare un po' e dormire immediatamente. 
"Devi insegnarmi come si fa!". 
Anael aveva riso all'affermazione del ragazzo, che la guardò con aria stupita e occhi sgranati, scuotendo la testa e rimettendo la piccola Mary fra le sue braccia, che si accoccolò sul suo petto ad occhi chiusi, dormendo teneramente. "Non sono un dottore Dean, ma direi che le manca sua madre". 
Dean si era incupito a quelle parole e aveva abbassato lo sguardo fino a Mary che dormisse serena fra le sue braccia e che si stringesse a lui, tenendo il ciuccio fra le labbra e muovendolo di tanto in tanto; si sentí parecchio stupido e idiota per non aver pensato neanche per un istante che Mary potesse sentire la mancanza della sua mamma, l'unica ad averla tenuta vicina e protetta da quando fosse stata concepita e la prima che l'avesse stretta fra le braccia per darle il benvenuto al mando. 
Quella notte però Dean aveva trovato il modo per aiutare sua figlia, prendendo uno dei vecchi maglioni che Abby avesse lasciato al bunker e avvolgendolo attorno al corpicino di Mary, che presto respirò il suo odore e si calmò, piangendo sempre di meno e sorridendo verso il padre, prima di crollare sulla sua spalla la mise lentamente nel suo lettino accanto a quello matrimoniale della sua stanza e sorrise, osservando Mary sistemarsi al calduccio mentre Dean la copriva con le sue copertine piccole e soffici. 
La guardò per qualche istante mentre dormiva e Dean pensò che non esistesse niente di più bello al mondo della sua bambina, che non solo riuscisse a calmarlo e ad occupargli la maggior parte della giornata evitandogli così di pensare alle cacce o agli impulsi del Marchio, ma gli faceva sentire anche più vicina Abby: Mary sorrideva come lei, lo guardava come lei, lo stringeva come lei. 
Dean prese il babymonitor ed uscì dalla stanza in silenzio, chiudendosi la porta alle spalle ormai senza più un briciolo di sonno nonostante fossero solamente le tre e un quarto di notte, e avanzò nel corridoio fino ad arrivare alla cucina; aprí il frigo in cerca di qualcosa da mangiare, ma il suo sguardo si soffermò sui tre pacchi da 6 birre che Dan avesse comprato quel giorno e sospirò, dicendo fra sé e se che prenderne una non gli avrebbe fatto male. 
Si sedette sulla panca e aprí una lattina con le unghie, portandosela poi alle labbra e chiudendo gli occhi per gustarsela fino in fondo, assaporando il sapore della sua vecchia compagna di viaggio e di nottate alcoliche; sorrise amaramente e sospirò, guardando il posto accanto al suo completamente vuoto ed iniziando a pensare che non sarebbe più stato riempito da nessuno, dato che Abby si era tirata fuori dalla loro relazione. 
Aveva bisogno di spazio e Dean glielo stava dando, aveva bisogno di tempo e Dean l'aveva lasciata andare, aveva bisogno di schiarirsi le idee e Dean l'aveva trovata in una camera di motel con un altro uomo e nonostante la situazione sembrasse molto innocente e priva di malizia, mille pensieri avevano iniziato a passargli per la mente. 
Abby e Dean non stavano più insieme e lui non aveva nulla da rimproverarle nel caso in cui Abby fosse andata avanti. 
Eppure gli dava così fastidio pensare che quel ragazzo dai capelli lunghi e la carnagione più scura l'avesse anche solo sfiorata con lo sguardo perché per Dean, Abby sarebbe stata sempre sua. 
Restava pur sempre la madre di sua figlia e il più grande amore che avesse avuto, eppure quell'amore era stato sottoposto a troppe pressioni, troppe mancanze e troppo dolore nel corso degli anni. 
Forse era davvero finito tutto, forse Abby aveva davvero smesso di amarlo per sempre. 
Una birra tirò l'altra mentre sfogliava delle vecchie foto sul suo telefono, sorridendo in modo nostalgico e sfiorando con il dito il profilo di Abby sorridente stretta a lui. 
Prima che se ne rendesse conto, Dean riuscì a finire un'intera confezione da sei birre e non seppe come ma si ritrovò a fissare lo schermo con scritto il numero ed il nome di Abby, in cui come sfondo vedeva la sua foto sorridente ed i suoi grandi occhi azzurri luminosi. 
Pigiò la parte verde dello schermo e se lo portò all'orecchio, chiudendo gli occhi per qualche istante mentre una parte di sé pregò che Abby non rispondesse e che ignorasse quella chiamata come avesse fatto con quelle dei suoi fratelli e di Sam, mentre il cuore gli battesse forte nel petto. 
 
 
Il buio della notte l'aveva avvolta completamente mentre si aggirava furtivamente attorno a quella casa buia ed isolata, seguendo perfettamente le istruzioni e l'indirizzo che il vecchio Dylan le avesse dato; si mosse in silenzio impugnando la sua lama angelica nonostante sapesse che non avrebbe avuto alcun effetto su chiunque stesse cercando: dall'esterno sembrava una casa del tutto normale, su due piani e con un giardino perimetrato da uno steccato basso e bianco ed un giardino molto ben curato, mentre il magazzino esterno distava pochi centinaia di metri dal retro dell'abitazione. 
Salí lentamente sul portico di legno sentendo il cuore in gola e ogni asse scricchiolare sotto il suo peso, mentre la brezza della sera le carezzava il viso facendola rabbrividire all'interno della sua giacca e la paura mischiata all'adrenalina venivano pompate dal suo cuore: Abby sapeva che quella si sarebbe potuta trasformare in una missione suicida se qualcosa fosse andando storto, ma la ragazza non si perse d'animo e continuò a muoversi sul portico fino ad arrivare alla porta di casa. 
Scassinò la serratura il più  silenziosamente possibile e aprí la porta d'ingresso, trovandosi le scale davanti ed il salone buio alla sua sinistra. 
Si soffermò a guardare la casa, quando intravide una sagoma seduta malamente sul divano, con una bottiglia nella mano sinistra ed altre vuote gettate malamente sulla moquette del pavimento. 
Solo quando si avvicinò di più sentendo il cuore battere forte, si accorse che l'uomo stesse stringendo con la mano destra un portafoto ovale d'argento che Abby riconobbe subito. 
Vide l'uomo tenere gli occhi chiusi, segno che stesse dormendo bellamente e fece un altro passo avanti, colpendo distrattamente con il piede destro una delle bottiglie che si trovavano a terra, scaturendo così un rumore di vetro che sbatte: si paralizzò immediatamente cercando di non fare altro rumore ed abbassò lo sguardo per vedere cosa avesse colpito, ma subito torno ad osservare l'uomo seduto muoversi appena e mugolare, per poi tornare a quietarsi e continuare a dormire. 
Tirò un sospiro di sollievo, decisa più che mai a muoversi velocemente e ad ammanettarlo per bloccargli i polsi con le manette speciali su cui vi fossero incisi dei simboli che avrebbero bloccato i suoi poteri: si avvicinò ancora e ormai si trovava proprio vicino all'uomo che ancora riposasse, e si sentí pronta ad ammanettarlo, quando una forte melodia si sparse per tutta la casa. In un primo momento Abby non capí che cosa fosse o da dove provenisse, solamente dopo una manciata di secondi capì che quello fosse proprio il suo cellulare e che qualcuno avesse deciso di chiamarla proprio a quell'ora tarda della notte, mandandole a monte l'intero piano: l'uomo davanti a sé sbarrò gli occhi e ci mise poco prima di scattare subito in piedi, guardandola negli occhi con aria truce nonostante il buio della stanza, e subito sollevò una mano per mandarla addosso alla parete attrezzata localizzata dalla parte opposta della stanza con un gesto della mano grazie ai suoi poteri. 
Gli scaffali caddero su Abby, che cadde rovinosamente a terra e le mancò il respiro, per poi perdere completamente i sensi mentre Cain si avvicinava a lei con espressione piuttosto seria ed arrabbiata. 
 
 
Mentre il sangue imbrattava le sue mani, il pavimento ed i vestiti dell'angelo, Dean non avrebbe mai pensato che sarebbe riuscito a cedere in quel modo al Marchio e che si sarebbe lasciato condurre ancora una volta verso la via della vendetta, specialmente adesso che sognava di diventare per Mary un uomo più equilibrato ed in grado di resistere ad ogni tentazione. 
Eppure Dean era riuscito a finirsi le altre due casse di birra e aveva presto iniziato a picchiare selvaggiamente Metatron, nonostante Castiel gli avesse espressamente detto di non fargli del male quando lo aveva portato al bunker: Dean voleva solamente che lo scriba di Dio che teneva legato alla sedia iniziasse a parlare e a raccontargli come togliere il Marchio dal suo braccio, ma Metatron aveva iniziato ad avanzare delle pretese e Dean non ci aveva visto più. 
Più l'angelo gli dicesse come tutte le persone che gli stessero accanto tendessero frequentemente a morire, più Dean lo colpiva più forte e più duramente. 
Quasi non si accorse quando Castiel fece saltare in aria la porta della 7b che Dean stesso avesse precedentemente barricato, e continuò a colpire l'angelo per poi venire drasticamente fermato dal fratello che lo tirò via, separandolo da Metatron: si era preso gioco di lui, aveva rubato la grazia a Castiel, aveva costretto Gadreel ad uccidere Kevin, aveva ucciso persino Dean stesso condannandolo a diventare un demone. 
Dean era tremendamente furioso e la sua voglia di uccidere per placare la sua ira era presto tornata a livelli molto alti; non disse una parola, ma si liberò dalla presa del fratello e si diresse verso il garage sotterraneo, in fretta. 
Era agitato e sapeva che quella non sarebbe stata una buona idea, perché avrebbe potuto far del male a qualcuno, eppure Dean non si fermò. 
Entrò in macchina e prima di far ruggire il motore dell'Impala guardò distrattamente lo specchietto retrovisore, per poi soffermarsi a guardarsi meglio: per un momento stentò a riconoscere quello sguardo arrabbiato, quegli occhi adirati, il viso schizzato ancora dal sangue di Metatron. 
Si pulí con il dorso della mano e scosse la testa, iniziando a sudare freddo e partì sgommando sentendosi tremendamente arrabbiato quando vide Sam fare capolinea nel garage per fermarlo: guidò per ore e ore senza una meta, senza sapere dove andare, sfrecciando per le strade del paese a grande velocità. 
Stava sbagliando tutto, aveva fallito: era tornato a bere e ad essere violento, era andato via dal bunker senza neanche fermarsi un momento a ragionare e calmarsi, per rassicurare Mary che piangeva nella sua stanza, al cui pianto era sicuro che avesse risposto Dan, correndo nella sua direzione. 
Sapeva di cosa avesse bisogno, sapeva di chi volesse al suo fianco e si fermò bruscamente accostando sul ciglio della strada, colpendo violentemente il volante e sentendo il Marchio pulsare sempre di più sul suo braccio, e lo toccò con le dita della mano sinistra, stringendo forte i denti e i pugni per la rabbia. 
Voleva che si fermasse, voleva disperatamente calmarsi e ritrovare il controllo, ma non c'era niente che riuscisse ad aiutarlo. 
Scese dall'auto e le camminò nervosamente attorno, scuotendo la testa e muovendosi in maniera ritmica. 
Faceva un passo, si fermava. Calciava il terriccio di quella piazzola di sosta. 
Desiderava uccidere qualche mostro, desiderava usare la Lama. 
Ma desiderava anche che quel Marchio venisse portato via dal suo braccio, a costo di strapparlo via a mani nude. 
Così Dean deglutí a fatica e si fermò perché fin troppo confuso, appoggiandosi alla fiancata della sua Impala ed annuí in silenzio; estrasse il telefono dalla sua tasca e fece l'unica cosa che gli venne in mente per calmarsi: pigiò nuovamente il tasto verde e chiamò l'unica persona che lo avesse già aiutato in momenti in cui avesse perso il controllo come quello. 
 
 
Aprí gli occhi e si guardò attorno del tutto confusa, gemendo e portandosi una mano sulla guancia e poi alla nuca che sentiva dolenti, ricordandosi della caduta e di ciò che Cain le avesse fatto; la stanza non era più buia, ma illuminata dalle fiamme forti del camino permettendole di scorgere l'arredamento malandato di quella strana casa abbandonata, mentre ancora giaceva a terra fra le mensole che aveva spaccato con la schiena ed i libri che avesse rovesciato sul pavimento.
Scorse la figura di Cain in piedi a guardare la brace ardere nel camino, le dava le spalle e sembrava molto assorto dai suoi pensieri, mentre rimaneva immobile quasi fosse una statua, tanto che ad Abby sembrò che non respirasse nemmeno. 
Non aveva la minima idea di cosa fare o cosa dire adesso che Cain l'aveva scoperta ad essersi intrufolata nella sua nuova casa, ed Abby si accorse delle manette con inciso i simboli antimagia che sporgevano sul davanzale della finestra, così come tutte le sue armi come segno che Cain l'avesse perquisita mentre era priva di conoscenza.
"Se ti stai chiedendo perché non ti ho ancora uccisa, sappi che lo farò a breve: prima però voglio sapere come mi hai trovato e che cosa speravi di fare con quelle stupide manette, Syria". 
La ragazza roteò gli occhi e si alzò malamente gemendo di dolore, sentendo l'intero corpo farle male dopo quella botta, e si resse allo schienale divano lì vicino portandosi una mano alla schiena affaticata: non ne poteva più di demoni e angeli che la scambiassero per Syria, dato che si era discostata così tanto dalla sua incarnazione precedente, o almeno era quella che sperava. 
Eppure Cain aveva usato un tono così sicuro, dando per certo che si trattasse di lei e non di Abby, così come fece la prima volta in cui l'avesse incontrato insieme a Dean e Crowley. 
"Non sono lei, pensavo che l'avessimo chiarito l'ultima volta". 
Cain rimane fermo ancora per un qualche secondo, ma poi si girò lentamente e le rivolse uno sguardo perentorio e solenne, rimanendo in silenzio per un paio di istanti mentre la osservava tenersi saldamente allo schienale del divano, pensando solo per un istante di aver forse esagerato nel modo di reagire quando la suoneria del suo telefono l'avesse svegliato di soprassalto e l'avesse attaccata malamente. "Rispondi alle mie domande e forse avrò pietà, Syria". 
Abby sorrise amaramente ed annuì, abbassando brevemente lo sguardo e mettendosi dritta con la schiena nonostante le facesse davvero male ed iniziò a pensare che presto sarebbe spuntato un grosso livido che avrebbe impiegato settimane a sparire. 
Tornò a guardarlo con orgoglio, perché non voleva dargli la soddisfazione di fargli capire quanto le avesse fatto male con un solo attacco e sorrise, facendo spallucce. "Uno spirito ha detto ad un veggente dove trovarti e lui l'ha detto a me. Ti sto cercando perché ho bisogno del tuo aiuto". 
Cain rimase serio ed ascoltare le sue parole e notò un'espressione sgomenta sul viso della ragazza, quando vide il modo in cui lo stesse guardando soffermandosi sui suoi vesti sporchi di sangue e di materiale organico, osservandola mentre si chiedeva cosa diavolo avesse fatto dopo aver ripreso ad uccidere i demoni nella sua vecchia casa; Cain avanzò di qualche passo ed Abby rimase immobile, un po' perché quell'uomo la terrorizzava ed un po' perché indietreggiare le sarebbe costata un smorfia involontaria di dolore che non aveva nessuna intenzione di mostrargli. "Perché vuoi il mio aiuto?". 
"Non è ovvio, Cain? Devi aiutarmi a salvare Dean dal Marchio che tu gli hai passato!" esclamò Abby con tono arrabbiato e perentorio, guardandolo in cagnesco e non lasciandosi intimidire dal suo sguardo e da ciò che avrebbe potuto farle solamente schioccando le dita. 
Abby vide l'uomo avanzare ancora verso di lei fino ad essere distante solamente pochi passi e aggrottò le sopracciglia quando le afferrò la mano sinistra fra le sue, ordinandole di *mostrargli* cosa intendesse con le sue parole: le sue barriere mentali non erano abbastanza forti per impedire a Cain di entrare con i suoi poteri, mentre tutto ciò che fosse accaduto da quando lei e Dean avessero lasciato la sua casa nel Missouri iniziò a scorrerle davanti agli occhi, passando direttamente nella mente di Cain. 
Tirò indietro la mano con un gesto infastidito e poco delicato, guardandolo in cagnesco e fulminandolo con lo sguardo perché quella violazione della privacy l'aveva del tutto presa alla sprovvista, detestando quando qualcuno le frugasse nella testa. Cain non ci fece caso però e abbassò lo sguardo con un'espressione strana sul viso, che sembrava quasi dispiaciuta, e si diresse nuovamente verso il camino: appoggiò la mano sinistra sulla parete e tornò a guardare il legno ardere, deglutendo a fatica mentre continuava ad osservare nella sua mente le immagini che avesse estrapolato dalla mente di Abby. 
La ragazza sospirò rumorosamente mentre il suo cuore ancora batteva forte in preda al panico, perché non aveva più trucchi da usare e probabilmente Cain aveva visto nella sua testa anche il modo che avesse pensato per intrappolarlo e farsi dare le informazioni di cui necessitava. 
Lo vide scuotere la testa e spinta dalla curiosità o da un probabile istinto suicida, Abby si avvicinò di qualche passo fino a raggiungerlo, ignorando le fitte di dolore alla schiena. 
"Ti rivelerò tutto quello che ancora non sai sul Marchio, ti aiuterò a salvarlo anche se non sarà piacevole, ma sarà necessario per riportare Dean indietro dal sentiero oscuro che ha intrapreso: lo farò Syria, è una promessa. Ma chiedo un'unica cosa in cambio". 
La ragazza strinse la mascella quando lo vide voltarsi nella sua direzione e guardarlo con aria solenne e perentoria, con un sguardo che la fece quasi rabbrividire per le radiazioni negative che emanasse; deglutí a fatica e si chiese se stringere un accordo con Cain fosse davvero una saggia decisione, eppure si ritrovò ad annuire con aria seria perché si, avrebbe fatto di tutto pur di salvare Dean. "Tutto. Tutto quello che vuoi, Cain".
Per la prima volta da quando lo conobbe, Abby vide Cain piegare le labbra in un sorriso compiaciuto, e la ragazza poté dire ufficialmente dentro di sé di essere davvero spaventata da quell'essere antico che le stesse difronte, conscia però che dopo aver dato la sua parola non sarebbe più potuta tornare indietro.
La suoneria del suo telefono interruppe quello scambio di sguardi ed Abby ne fu quasi grata, abbassando gli occhi sulla tasca della sua giacca e facendo per spegnere il suo cellulare, ma Cain scosse la testa e lo indicò con un dito, invitandola a leggere il nome apparso sullo schermo con un altro sorriso: Dean. "Dovresti rispondere adesso. Sai, in caso fosse l'ultima volta in cui potresti sentirlo". 
 
 
Spinse il piede sull'acceleratore più a fondo possibile, osservando i lampioni passare sulla sua strada uno dopo l'altro mentre illuminavano l'abitacolo della sua auto e il suo sentiero come se la guidassero; aveva passato un'altra abbondante mezz'ora insieme a Cain e lui le aveva rivelato tutto ciò che sapesse e le aveva fornito una soluzione che, nonostante non le piacesse affatto, rappresentasse l'unica opzione papabile.
Ad Abby non piaceva neanche l'unica condizione che Cain le avesse chiesto per aiutarla e sapeva che l'uomo non l'avrebbe aiutata se non avesse visto la sincerità in lei: adesso che molti chilometri li separassero però, Abby iniziò a pensare anche ad un modo per sfuggire a ciò che gli avesse promesso. 
Aveva seguito il suo consiglio e aveva risposto alla chiamata di Dean, sentendolo completamente sbronzo dall'altra parte del telefono che le chiedeva di aiutarlo, mentre farfugliava qualcosa a proposito di ciò che avesse fatto a Metatron, dicendo però delle frasi sconnesse fra di loro che la fecero seriamente preoccupare e prendere in considerazione l'idea di chiamare Sam e chiedergli di raggiungere suo fratello fino al suo arrivo, ma qualcosa nella voce di Dean le fece capire che non fosse proprio un'opzione saggia. 
Rallentò gradualmente fino ad arrivare ad una piazzola di sosta del tutto vuota ed isolata proprio lungo la strada del Lebanon, scorgendo la sagoma dell'Impala con i fari spenti; spense il motore qualche metro prima e scese dall'auto guardandosi attorno e tenendosi pronta ad estrarre la pistola nel caso si fosse trattata di una trappola o se Dean non fosse stato *esattamente* Dean. 
Fece qualche passo guardando ciò che i fari ancora accesi della sua Hyundai le permettessero di vedere, riuscendo a scorgere delle bottiglie di birra vuote a terra proprio fuori dalla portiera del guidatore, e si sporse per guardare dentro l'abitacolo: rimase stupita quando vide Dean sdraiato sui sedili anteriori dormire con i finestrini abbassati e le braccia conserte, mentre abbandonata fra i tappetini notò una bottiglia di Whisky mezza piena. 
Sospirò e scosse la testa, rimettendo la pistola al suo posto ed avvicinandosi velocemente all'auto: aprí la portiera e gli fece sollevare la testa, sedendosi al posto del guidatore per fargliela poggiare sulle sue cosce e carezzargli delicatamente il viso. Abby fu sicura che Dean fosse sveglio, nonostante avesse intuito che fosse ancora parecchio sbronzo, e che avesse riconosciuto il suono del motore della sua auto ed anche il suo sospiro, prima di salire in auto e carezzargli il viso con delicatezza. 
Eppure Dean non aprí gli occhi e le permise di toccarlo in quella maniera, fingendo di non accorgersene. 
Probabilmente aveva solamente paura che se avesse aperto gli occhi Abby avrebbe smesso e la magia si sarebbe spezzata, ma Abby non aveva alcuna intenzione di smettere ed era tornata per restare. 
"Perché ti sei fatto questo, Dean?" chiese la ragazza sospirando e continuando a sfiorargli i capelli con la mano sinistra, mentre lasciava scivolare la destra sul suo petto fasciato dalla maglietta scura di cotone e dalla camicia jeans che indossasse, per poi sfiorargli una mano mentre accennava un sorriso amaro. "Lo so che mi senti, non fingere con me". 
Dean sospirò rumorosamente, gonfiando il petto e poi riabbassandolo con aria stanca, e aprì lentamente gli occhi per guardare il suo viso nell'abitacolo buio della sua auto; fu un attimo, ma entrambi pensarono nello stesso momento quanto fossero più semplici e più belli i tempi in cui si conobbero, quando le loro vite erano solamente improntate a dare la caccia ad uno dei mostri della settimana per poi ripartire e cambiare città. 
Adesso era tutto più pesante, non trattavano quasi più dei casi normali ma dovevano stare spesso al bunker o al PC a sfogliare pagine e pagine di antichi testi per trovare una soluzione ai loro enormi problemi: era tutto andato a rotoli dopo che Dean fosse finito all'inferno, quando Micheal e Lucifer avevano avuto l'intenzione di radere al suolo la terra in una sanguinosa apocalisse, poi arrivarono i Leviatani, il Purgatorio, le tavolette e la chiusura dei cancelli di Paradiso e Inferno, Abaddon, Metatron e adesso il Marchio. 
Proprio loro che avevano da sempre voluto una vita normale insieme come una famiglia, in una casa sicura e protetta dove poter crescere i loro figli: eppure erano diventati genitori un po' all'improvviso e adesso crescevano una bambina in un bunker, senza avere la più pallida idea di ciò che avrebbero fatto non appena Mary avrebbe avuto l'età per iniziare ad andare a a scuola.
Dean sospirò nuovamente e si mise seduto sui sedili, appoggiando le spalle allo schienale e guardando fuori dal parabrezza, scuotendo la testa e sorridendo amaramente continuando però a sentire la stretta della ragazza sulla sua mano che non lo aveva mai lasciato; ricambiò appena, nonostante dentro di sé avrebbe voluto fare più di quello, ma non ci riuscì ed incurvò le spalle sentendosi sconfitto. "Sono stanco, Abby. Sono stanco. Non ce la faccio più a lottare, non voglio più farlo. Vorrei solamente poter morire in pace, ma non posso fare neanche quello se non voglio risvegliarmi con gli occhi neri".
Abby strinse le labbra in una smorfia afflitta, scuotendo la testa mentre le si spezzava il cuore a vederlo in quelle condizioni; non poteva fare a meno di sentirsi in colpa, perché quella notte a casa di Cain c'era anche lei con Dean e Crowley e avrebbe potuto opporsi di più alla decisione di Dean di prendere il Marchio. 
Probabilmente adesso avrebbero ancora Abaddon fra i piedi, però almeno Dean sarebbe stato bene. 
Per questo motivo Abby aveva attraversato il paese, torturato i demoni giusti e fatto tutta quella fatica insieme a Edward per trovare Dylan e poi Cain: non importava a che costo, avrebbe salvato Dean. 
Gli si avvicinò e appoggiò il mento sulla sua spalla, carezzandogli i capelli ed appoggiando una mano sulla sua coscia, stringendosi a lui: non lo vide neanche reagire al suo tocco, alla sua vicinanza. 
Dean rimase semplicemente immobile a fissare il buio bosco davanti a sé, illuminato dai fari dell'auto di Abby dietro di sé. "Sono qui con te, non me ne andrò: sono andata via solamente per ..". 
Dean scosse la testa e rise per il nervosismo, interrompendola bruscamente. "Potremmo provare con la Colt: potresti spararmi e vedere che succede..". 
Sentí gli occhi pizzicare, nonostante sapesse che fossero l'alcol ed il Marchio mixati insieme a parlare al posto suo, ma ad Abby quelle parole fecero male in egual misura: allontanò il viso dal suo di qualche centimetro e lo strattonò con forza, costringendo a guardarla negli occhi e fulminandolo con lo sguardo con rabbia, perché non digeriva proprio che Dean si arrendesse così. "Dopo tutto quello che mi hai fatto passare, tu me lo devi Dean. Devi combattere più duramente di quanto tu abbia mai fatto e farà male ogni giorno, ma tu non puoi abbandonarmi così! Tu me lo devi, mi hai sentita?! Non ti puoi arrendere, Dean. Lotteremo insieme, io e te, giorno dopo giorno. Perché abbiamo una figlia e la amiamo, e ci amiamo tanto anche noi! Quindi ti prego dimmi che lo farai, dimmi che non mi abbandonerai, o mi perderai per sempre!".
Dean la guardò negli occhi con aria titubante, pensando che forse non fosse una buona idea dirle che dopo aver bevuto qualche ora prima aveva iniziato a prendere in considerazione l'idea della morte e di renderla permanente in qualche modo: si sentiva disperato, non voleva più continuare a combattere e a resistere al Marchio, eppure scorgeva nei suoi occhi quanto ancora avesse bisogno di lei, quanto ne avesse Mary. 
Scosse la testa con aria afflitta e la supplicò con lo sguardo di lasciarlo andare per un'ultima volta, ma poi sentí nuovamente la stretta sulla sua mano e prese un lungo respiro, capendo quale fosse la cosa giusta da fare. 
Sollevò una mano e le sfiorò una guancia, accennando un sorriso debole ed annuendo con dolcezza. 
Non poteva deluderla, né mollare o perderla. "Te lo prometto, ragazzina".
Abby si sentí appena più sollevata nonostante sapesse che la strada fosse ancora lunga ed in salita, ma annuì e ricambiò il suo debole sorriso. "Bene, adesso ti porto a casa". 
Dean la sentí allontanarsi di poco per sistemarsi sul sedile e accendere il motore della sua Impala, mentre schiacciava un bottone del telecomando della Hyundai per chiudere la sua auto e spegnere le luci dei fari, iniziando ad uscire dalla piazzola di sosta per dirigersi verso il bunker. 
Lo avrebbe portato a casa e gli avrebbe fatto fare una dormita, schiarendosi le idee. 
Dean si schiarí appena la gola mentre la guardava guidare con aria seria e si ritrovò a chiederle con un filo di voce se tutto ciò volesse significare il suo ritorno a casa, e  la vide voltarsi verso di lui con un sorriso. "Non me ne sono mai andata". 
Sorrise. 
Le prese la mano destra fra le sue e se la portò alle labbra, baciandole il dorso con dolcezza. 
Dopodiché chiuse gli occhi, abbandonandosi totalmente ad Abby e mettendosi nelle sue mani perché era l'unica persona che riuscisse a calmarlo e l'unica di cui si potesse fidare così ciecamente. 
 
 
Si chiuse la porta alle spalle che probabilmente fossero già le cinque e mezza di mattina, dopo aver messo a letto Dean ed essere rimasta al suo fianco fino a quando non fosse sicura che dormisse profondamente e si alzò, dando uno sguardo alla sua piccola che dormisse beatamente sul letto accanto al loro. 
Si trattenne dal prenderla fra le braccia e stringerla dato che le fosse mancata da matti, per evitare che Mary si potesse svegliare e potesse piangere o disturbare il sonno del padre.
L'indomani probabilmente non le avrebbe permesso di camminare da sola per tutto il giorno, desiderando così ardentemente di stringerla a sé e di riempirla di amore. 
Abby si chiuse la porta alle spalle con quel pensiero, facendo attenzione a non svegliare nessuno dei due e sorrise amaramente prima di chiudere mentre osservava ancora Dean coperto interamente con la coperta che Abby gli avesse rimboccato fino al petto. 
Camminò per il corridoio del bunker in silenzio, muovendosi con aria piuttosto stanca fino ala stanza che le interessasse veramente e indugiò per qualche secondo con la mano sulla maniglia, chiedendosi se fosse una scelta saggia coinvolgere qualcun altro nel suo piano: bussò leggermente e con titubanza, non ricevendo però alcuna risposta. 
Così Abby sospirò e sì guardò attorno, sentendo solamente silenzio in quel lungo corridoio come sintomo che anche Dan stesse riposando nella sua stanza poco distante: abbassò la maniglia ed aprí la porta avanzando lentamente nella stanza semibuia, illuminata da una bajour ancora accesa sul comodino, e sorrise osservando come Sam si fosse addormentato sopra le coperte mentre teneva saldamente a sé il computer per rintracciare suo fratello con il GPS e dei libri sparsi sul letto che parlassero della storia di Cain e Abel.
Chiuse nuovamente la porta alle sue spalle e si avvicinò al ragazzo silenziosamente, sporgendo una mano per afferrare uno dei libri attorno a lui per capire che tipo di ricerche stesse facendo, quando una forte stretta ferrea le attanagliò il polso facendole immediatamente male ed Abby sgranò gli occhi per incrociare lo sguardo di Sam: in un attimo nella mente di entrambi passarono le scene di quando Sam senz'anima avesse rapito e picchiato Abby per mesi per costringerla ad aiutarlo nel suo piano di acquisire più potere e vendicarsi di Lucifer. I loro occhi si incontrarono e Sam aggrottò le sopracciglia quando si rese conto del gesto spontaneo che avesse commesso, lasciando subito andare il polso della ragazza che se lo massaggiò e lo guardò in cagnesco per il gesto. 
"Abby? Ma che ci fai qui?! Pensavamo te ne fossi andata!".
Sam scattò seduto e chiuse velocemente il PC, allontanando insieme ai libri e la guardò con sorpresa ed incredulità; Abby sospirò e accennò un sorriso amaro, spostandogli le gambe e sedendosi sul bordo del letto accanto a lui, in maniera tale da poter bisbigliare senza che qualcuno potesse udirla.
"Sono stata via solamente per trovare una soluzione per il Marchio e l'ho trovata, Sammy". 
Abby lo vide sgranare gli occhi e guardarla nuovamente con incredulità, sporgendosi verso di lei sorridendo di felicità. "Stai scherzando? Di che si tratta?". 
La ragazza scosse la testa e sospirò, facendogli segno di abbassare la voce. "Ti spiegherò tutto, ma devi tenere la bocca chiusa con Dean per il momento. Ci sono delle cose spiacevoli che dovrò fare e..". 
"Non mi interessa: faremo qualsiasi cosa per salvare l'anima di mio fratello. Insieme". 
Abby lo guardò negli occhi e vide la sua sicurezza e la sua espressione risoluta ed ebbe la certezza di aver trovato l'unico alleato che volesse salvare Dean dal suo destino tanto quanto lei, così annuì e accennò un sorriso, iniziando a rivelargli tutto ciò che Cain avesse rivelato a lei poche ore prima. 
  
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