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Autore: NicoJack    23/02/2023    0 recensioni
Ispirato ovviamente a Shrek, ma con personaggi di 1000 altri fandom, con Jack Frost nella parte di Shrek, Elsa nella parte di Fiona e Ciuchino nella parte di Duffy Duck.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jack Frost
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 14: Spiegoni e malintesi
Mentre Jack se ne stava seduto per tutto quel tempo, cercando di trovare risposte su ciò che avrebbe dovuto fare, Daffy si preoccupo di tenere acceso il suo fuoco per tenersi al caldo e non rischiare di morire di ipotermia nel sonno quella notte.
Quindi era andato una seconda volta nel bosco per prendere altra legna per tenere il falò accesso, cosa che fece in meno di un’ora, mise altri rametti nel fuoco, poi si accerto che bruciassero e infine si mise vicino al fuoco per riscaldarsi le stanche ossa.
Il tempo passava e Jack non tornava, ormai erano in piena notte e quindi Daffy leggermente preoccupato andò per ben due volte a vedere cosa Jack stesse facendo e per due volte lo trovò li seduto vicino al campo di girasoli a guardare la luna, si muoveva cosi poco che poteva sembrare una statua.
Daffy non volendo disturbare il suo amico spirito decise di lasciarlo in pace e la seconda volta che torno al falò non potte che notare l’immenso freddo che la presenza di Jack portava in quel luogo, al che li venne in mente che Elsa nel mulino diroccato molto probabilmente stava congelando.
La caverna era diversa, la roccia avrebbe potuto isolarla dal freddo, ma un vecchio mulino che cadeva a pezzi non lo avrebbe fatto, anzi sarebbe stato pieno di neve.
Al che Daffy preoccupato per la salute della principessa, a mezzanotte si diresse verso il mulino e quando fu alla porta di entrata per esso comincio a bussare per farsi sentire da Elsa e starnazzo un: “Principessa, state bene? Volete del fuoco?”
Nessuna risposta, al che Daffy penso che stesse dormendo, ma poi la paranoia si insinuo nel cervello del papero e temette che fosse congelata e quindi spinse la porta ed entro nel diroccato mulino a vento.
L’interno era letteralmente tutto ricoperto di neve, dalle assi di legno che formavano il pavimento, alle travi che sorreggevano la struttura (miracolosamente), cosi come i vecchi ingranaggi arrugginiti, l’asta di sostegno che sorreggeva le pale del mulino mezza distrutta e anche il piano superiore ad esso era ricoperto di neve, tutto a causa dell’enorme buco che c’era al posto del soffitto, che rendeva il posto pesantemente soggetto alle intemperie esterne.
Daffy trovava il posto molto inquietante, ma dopo essersi preso un po' di coraggio, comincio ad avanzare e a chiamare il nome della principessa: “Elsa, principessa Elsa, dove sei? Sono entrato solo per vedere se stai bene e se vuoi un po' di fuoco?”
La principessa non diede risposta al papero, perché era troppo impegnata a celarsi ad esso, premendo la schiena contro la parete in legno come se volesse essere inghiottita da essa, camminando lentamente cercando di evitare il più possibile che i suoi stivali a contatto con le assi di legno le facessero scricchiolare e trattenendo il respiro per evitare che Daffy potesse percepirla con esso e in quel momento si trovava sopra la testa del papero, perché si trovava proprio sopra l’impalcatura superiore.
Daffy sempre più a disagio si diresse verso il centro del mulino a vento, verso gli ingranaggi che erano serviti alla setacciatura del macinato e sempre più preoccupato e spaventato comincio a dire più ad alta voce: “Elsa, per favore dimmi dove sei, mi sto seriamente preoccupando.”
Non era nelle intenzioni della principessa far preoccupare il suo amico, ma non voleva nemmeno che lui scoprisse la sua condizione, nessuno avrebbe dovuto sapere ciò che le accadeva ogni volta che il sole tramontava, nemmeno Daffy o ancora peggio Jack nonostante aveva imparato ad affidare ai due (soprattutto allo spirito) la sua stessa vita.
La principessa comincio a spostarsi lentamente di lato, per evitare il possibile sguardo di Daffy se il papero avesse guardato in alto verso l’impalcatura, ma nel mettere il suo piede destro sull’asse accade qualcosa di veramente strano: l’asse si congelo.
Purtroppo, questo fatto rese l’asse più fragile di quanto non fosse già e quindi sotto il peso della principessa, una parte del soppalco crollo facendo cascare anche Elsa con uno strillo e spaventando a morte Daffy.
Per fortuna, la caduta della principessa venne attutita dalla neve che era caduta dentro il mulino (più quella creata durante la sua trasformazione non appena il sole era tramontato) e Elsa si fece solo del male al fianco destro e un mezzo infarto per lo spavento.
Quando Daffy smise di indietreggiare dalla paura riconobbe quello strillo come quello di Elsa e vista la caduta si avvicino per controllare la saluta della sua amica dicendo: “Elsa, stai bene?”
Elsa nel suo cercare di rimettersi in piedi, vide il papero avvicinarsi a lei per controllare il suo stato di salute e voleva allontanarlo per evitare che lui la vedesse in quello stato, ma non oso fare movimenti con le braccia per la paura di ferire con i suoi poteri un suo amico, come era successo tanto tempo fa con… Anna, quindi si limito a dire con un filo di voce dovuto alla vergogna: “Ti prego non avvicinarti.”
Fu inutile, perché Daffy non la senti e si avvicino a lei e quando la vide da più vicino, senza che venisse oscurata dal buio, vide che molto era cambiato in lei: i suoi capelli al posto di essere rossi, erano diventati di un biondo chiaro, gli occhi non erano più castani, ma di un profondo azzurro ghiaccio, l’abito e le gonne in alcuni punti avevano brina a dosso (come il maglione di Jack) e anche l’avvicinarsi a lei sembrava come avvicinarsi a Jack, come se si fosse avvicinato all’origine del freddo stesso.
Daffy stupito di tutti questi cambiamenti chiese alla sua amica: “Principessa, cosa ti è successo?”
Tra lo sconforto più totale Elsa non nascose più niente e con un movimento attento delle sue mani, creo dalle sue dita piccoli fiocchi di neve, che sotto gli occhi completamente stupefatti Daffy caddero sul pavimento innevato del vecchio mulino.
Daffy non riusciva a trovare le parole giuste e quindi continuava a ripetere: “Io… tu… cosa?”
Elsa per far trovare al papero le parole giuste disse: “Adesso capisci Daffy perché insistevo tanto per un rifugio dopo il tramonto? E perché questa sera, non siamo andati fino a Weselton? Perché non volevo che nessuno venisse a sapere dei miei poteri.”
Daffy era ancora in trance e chiese avvicinandosi a lei: “Ma come...”
Daffy non potte finire la domanda, perché Elsa vedendo il papero avvicinarsi a lei, si ritrasse per evitare il più possibile qualsiasi possibilità di contatto fisico e urlando: “NOOO.”
Il papero spaventato dal grido della principessa non solo si fermo sui suoi passi, ma anzi comincio ad indietreggiare, Elsa ripreso un po' di fiato, cerco di spiegarsi: “Non avvicinarti e non toccarmi, io… io non sono come Jack. Non riesco a controllare i miei poteri, quindi allontanati non voglio farti del male.”
Daffy annui leggermente spaventato e fece la domanda che stava per fare prima: “Ma come mai hai questi poteri?”
Elsa si rialzo in piedi e tolse un po' di neve dalle sue gonne e (sempre stando più lontano possibile da Dafffy) la principessa andò verso i vecchi ingranaggi al centro del mulino e si sedette su uno di essi e dopo un enorme sospiro per tranquillizzarsi, Elsa ripete una frase che ormai conosceva a memoria: “Di notte in un modo, di giorno in un altro, questa sarà la norma, finché non riceverà il primo bacio d’amore, allora dell’amore avrà forma.”
Daffy non capi e quindi chiese spiegazioni: “Ok ho capito, scrivi poesie, ma che c’entra questo con il fatto che sei un Jack Frost al femminile?”
Elsa leggermente spazientita disse: “Non è una poesia è un incantesimo. È una cosa che ho fin dalla nascita, fin da quando sono venuta al mondo dopo che il sole è tramontato ho avuto questi poteri, poi quando il sole sorge loro scompaiono e io torno una persona normale.”
Poi Elsa comincio a spiegare la frase che aveva detto poco prima: “Quella frase è quella che disse una strega quando mi esamino, perché mio padre e mia madre scoprirono i miei poteri, all’epoca avevo solo tre mesi. A quanto pare l’incantesimo che mi è stato fatto, funziona con questa legge. Di notte in un modo, di giorno in un altro, questa sarà la norma, finché non riceverà il primo bacio d’amore, allora dell’amore avrai la forma.”
Poi la principessa comincio a raccontare la sua storia a Daffy, quando era piccola non aveva paura di questi poteri, anzi lei aspettava impazientemente la notte per poter giocare con essi e quando nacque la sua sorellina Anna tre anni dopo Elsa trovo in poco tempo una nuova compagna di giochi con la neve.
E mentre le due principessine giocavano giorno e notte spensieratamente, i genitori, il re e la regina, si preoccupavano di tenere la cosa altamente segreta, rivelandola solo al personale del castello e ai loro consiglieri più fidati.
Finché una notte fatidica, una Anna di cinque anni non sveglio una Elsa di otto, per giocare insieme, le due andarono nella sala del trono e da li Elsa con i suoi poteri fece nevicare all’interno della sala e congelo il pavimento per creare una pista di pattinaggio, le due costruirono un pupazzo di neve che Elsa chiamo Olaf (a cui piacevano i caldi abbracci) e insieme giocarono per tutta la sera allegramente.
Finché non accade la tragedia, Anna si stava divertendo a saltare sugli enormi cumuli di neve creati da Elsa con la sua magia del ghiaccio e a ogni salto nel vuoto che la bambina di cinque anni compiva, Elsa creava un altro alto cumulo di neve per non farla cadere.
Però i salti della bambina diventavano sempre più alti e sempre più veloci, tanto che Elsa non riusciva a tenere il passo e la principessa per stare dietro all’entusiasmo della sorellina, scivolo sul pavimento ghiacciato e cadde a terra, Anna non si accorse della cosa e credendo che Elsa fosse sempre li a proteggerla fece un enorme balzo nel vuoto, Elsa nell’agitazione e nel provare a salvare la sorellina dalla brutta caduta sparo un raggio di ghiaccio, ma prese per sbaglio Anna sulla fronte.
La principessina cadde a terra svenuta e con il ghiaccio che si diffondeva sul suo capo e Elsa sempre più preoccupata si alzo in piedi e andò verso Anna, la prese tra le braccia e continuo a scuoterla tentando disperatamente di svegliarla, ma senza alcun risultato, alla fine in preda alle lacrime urlo perché i genitori venissero ad aiutarla.
Il re Agnarr e la regina Iduna vennero svegliati dal loro sonno dalle grida della figlia maggiore provenienti dalla sala del trono e i due reali corsero verso di essa e quando entrarono videro che la sala era totalmente ricoperta di ghiaccio e neve e al centro di essa vi era Elsa che piangeva mentre teneva tra le braccia il corpo di Anna.
Quando il re e la regina videro ciò che era successo ad Anna, il re prese immediatamente la figlia in braccio, ordino a Iduna di portare Elsa in camera e chiamo immediatamente i medici reali perché salvassero la vita di Anna.
Mentre Elsa era segregata per giorni nella sua camera l’unica sua fonte della salute di sua sorella era Gerda la serva, che ogni volta che le portava mangiare riferiva alla principessa su cosa stava accadendo ad Anna, all’inizio i medici riuscirono a stabilizzarla, ma non sapevano come fare per svegliarla e rimuovere il ghiaccio dal suo capo.
Dopo due giorni, re Agnarr disperato chiamo l’aiuto di una “specie di fata” (o almeno cosi le aveva raccontato Gerda), che riuscì a guarire Anna da ciò che le aveva fatto Elsa: a quel punto rimaneva solo da decidere cosa bisognava fare a riguardo ad Elsa e dei suoi poteri.
Per un mese Elsa venne tenuta rinchiusa nella sua stanza, con solo Gerda che la visitava per portarle i pasti, ma una mattina suo padre andò da lei e la informo che lei sarebbe stata rinchiusa in una torre, finché il suo amore non l’avrebbe salvata (spiegandole per la prima volta l’incantesimo).
Elsa non voleva andare, ma suo padre insistette che era per il suo bene, ed era già stato deciso, grazie al suo legame con una famiglia nobile straniera era riuscito a impadronirsi di una torre costruita sopra a un vulcano inattivo, circondato da un deserto di polvere e protetto da una dragonessa, la spedizione era stata già organizzata per la settimana prossima.
Gli ultimi regali che Elsa ricevette furono da sua madre un mantello viola cucito dalla stessa regina Ingrid, mentre da suo padre ricevette un intera collezione di libri per continuare a mantenersi istruita e per passare il tempo fino a che non sarebbe stata salvata e dei guanti magici che suo padre disse sarebbero riusciti a contenere i suoi poteri.
La piccola Elsa volevo solo una cosa, incontrare sua sorella per un ultima volta, accertarsi delle sua buona salute, per poi dirle addio (e possibilmente scusarsi), ma il re Agnarr no glielo concesse, la rassicuro la figlia che Anna stava bene, ma era meglio che non la incontrasse per evitare possibili traumi del ricordo dell’incidente.
Dopo una settimana la scorta di cinquanta uomini, guidati da Sir Kai parti segretamente da un castello di Arendelle per arrivare al porto e prendere una nave segreta nel bel mezzo della notte, che avrebbe portato loro e la principessa in un altro continente.
Quando la nave tocco la terra di un continente diverso la principessa venne portata vestita da servetta nel castello di quei nobili che avevano concesso il castello sul vulcano a re Agnarr che diedero ospitalità alla scorta che suo padre le aveva dato e la ospitarono per una singola notte.
Poi la mattina dopo, poco dopo che il sole fu sorto, Sir Kai la sveglio e partirono con una scorta ridotta a soli dieci uomini (i più leali) che caricandola in una carrozza partirono verso la fortezza del drago.
Arrivati ad essa Sir Kai, comincio ad agitare violentemente campanelli per tutto il tempo che ai dieci soldati servi per scaricare tutto il materiale per rendere la torre più alta (la cella di Elsa) un luogo ospitale, un tavolo, un letto, una libreria, le centinaia di libri che la riempirono, arnesi da cucina e cibo per un mese, sia per lei che per il drago.
Poi quando tutto venne scaricato Sir Kai rassicuro la piccola Elsa che lui sarebbe arrivato ogni mese per portare del cibo a lei e a Tempestosa, in modo che non la mangiasse e le facesse sempre la guardia, poi quando anche lui usci dalla sua stanza, lui e gli altri uomini cominciarono a saldare la porta di essa rinchiudendola dentro.
Quando Elsa senti il suono dei campanelli farsi sempre più distante, fino a svanire, comincio a piangere e a pregare qualsiasi divinità del cielo per far finire quel tormento.
Il tempo passo la principessa crebbe, da bambina si ritrovo ben presto a essere una giovane donna, gli unici compagni che aveva erano i libri, che lesse tutti più e più volte tanto erano limitate le cose che poteva fare in quella torre, Tempestosa di cui da bambina era profondamente terrorizzata, ma che aveva imparato a considerare una parte stessa del castello e alla quale raccontava molto spesso fiabe come faceva con Anna e Sir Kai che una volta ogni mese (puntuale come un orologio) tornava anticipato dal suono di campanelli, per portare da mangiare a lei e a Tempestosa.
Quando compi undici anni Elsa prego il cavaliere di suo padre di restare un po' di più per raccontarle cosa accadeva a Arendelle in sua assenza, per fortuna che Sir Kai acconsenti altrimenti Elsa credeva che sarebbe impazzita per la mancanza di contatti con altre persone e ogni volta che tornava il cavaliere si fermava sulla porta della stanza per raccontare alla principessa riguardo a suo padre, sua madre e (soprattutto) sua sorella Anna e prima di andarsene incoraggiava la principessa a resistere dicendole che tutto quella prigionia un giorno sarebbe finita.
Elsa resistette per anni e anni nella speranza che finalmente qualcuno venisse a salvarla in modo che lei potesse essere libera di tornare a casa e quella maledizione le fosse rimossa in modo che non danneggiasse più nessuno.
Poi dopo tredici anni Jack e Daffy erano arrivati a salvarla e tutto il resto della storia Daffy la conosceva…
Nel raccontare tutto questo Elsa comincio a piangere, come per sfogare la tristezza e lo sconforto che aveva provato per la maggior parte della sua vita, portandosi le mani sugli occhi per coprirsi le lacrime.
Daffy vedendola piangere in pieno sconforto si avvicinò a lei e fregandosene del fatto che la principessa stessa gli aveva detto di non avvicinarsi a lei per la sua sicurezza, sali in piedi sull’ingranaggio su qui lei era seduta e l’abbraccio, come se dovesse rassicurare una bambina.
Elsa nel sentire le braccia piumate del suo amico pennuto, ebbe paura per lui, se i suoi poteri fossero andati fuori controllo Daffy sarebbe diventato una statua di ghiaccio, cosa che lei non si sarebbe mai perdonata, ma prima che potessero respingerlo in qualsiasi modo, la principessa di ghiaccio senti qualcosa che non aveva mai sentito per tutta la sua vita: calore.
Fin da quando era piccola la pelle di Elsa non percepiva né calore né freddo, sia di giorno che di notte, come se fosse un potere intrinseco, ma quando Daffy la abbraccio senti come se l’affetto che il papero volesse trasmetterle si tramutasse in un calore veramente confortante, come si sentivano una volta gli abbracci di Anna.
La principessa premette il viso contro il petto sottile del papero e si lascio andare, pianse tutte quelle lacrime che non aveva ancora pianto in tredici anni, imbrattando le piume nere del papero di cloruro di sodio, mentre esso nonostante il disagio che provava per essere ricoperto dalle lacrime della principessa, la teneva stretta a se abbracciandola per le spalle.
In tutto questo né Elsa né Daffy notarono come dopo questo abbraccio parte della neve all’interno del mulino stava cominciando lentamente a sciogliersi, nonostante la temperatura esterna fosse -2 gradi Celsius.
Quando finalmente Elsa smise di piangere, si allontano da Daffy e asciugandosi con le mani le ultime lacrime in volto (non congelandole) disse al papero: “Grazie Daffy, di tutto.”
Daffy mentre cercava (in qualche modo) di asciugarsi le piume frontali dalle lacrime della principessa disse: “Si, prego, ma mi raccomando non dirlo in giro, altrimenti perderei la mia reputazione da duro.”
Elsa ridacchio per la (palese) falsa preoccupazione del papero, ma promise che non l’avrebbe mai detto a nessuno, tanto per stare al gioco del suo amico.
Dopo qualche secondo di silenzio tra i due, Daffy disse tentando di consolarla: “Beh guarda il lato positivo principessa, sei cosi solo dopo il tramonto e fino all’alba, Jack ha questi poteri ventiquattro ore al giorno.”
Peccato, perché il papero era partito bene nel consolarla, ma come sempre persone troppo chiacchierone finiscono per dire la cosa sbagliata al momento sbagliato, come aveva fatto lui in quel momento.
Elsa guardo il papero nero con un certo astio, come si guarderebbe qualcuno che ha fatto una pessima battuta e disse: “Si, ma io non sono Jack, lui sa controllare i suoi poteri e lui non ha mai…” ma la principessa non poté concludere la frase perché avrebbe mentito, Jack, come lei aveva fatto del male a persone che non voleva affatto danneggiare, un’intera famiglia era stata spazzata da Jack solo perché non riusciva a liberarsi del ghiaccio che sempre l’avrebbe seguito.
Jack Frost avrebbe potuto controllare il ritmo con cui la neve scendeva e la potenza dei venti, ma non poteva impedire al freddo dell’inverno di seguirlo in qualsiasi angolo del mondo in qui lui sarebbe andato.
Lui però sapeva controllarlo, sapeva tenerlo a freno, il suo bastone li permetteva di incanalare i suoi poteri come voleva; non al contrario di lei che perdeva sempre più il controllo di giorno in giorno e che negli ultimi anni aveva preso l’abitudine di non togliersi mai i guanti anche durante il giorno (la sua solita fortuna che proprio il giorno in cui qualcuno la salvo non li indossasse).
Quindi Elsa disse a Daffy: “… lui non è come me. Io sono una principessa e dovrò sposare il duca di Weselton domani prima del prossimo tramonto, in modo da liberarmi finalmente di questa maledizione.”
Daffy poteva capire il perché della fretta nello sposarsi cosi presto, non voleva rivelare i suoi poteri al futuro marito e voleva tornare dopo tanto tempo a casa, conoscendo il duca di Weselton se il vecchio avesse scoperto dei poteri della principessa l’avrebbe accusata di essere una strega e l’avrebbe uccisa (visto il suo odio per tutte le creature magiche), ma anche se non avesse scoperto il tutto Daffy pensava che Elsa meritasse di meglio del duca.
Quindi il papero decise di dare una mano indiretta ai suoi due amici riguardante i loro sentimenti reciproci, nella speranza che i due si mettessero insieme Daffy disse alla principessa: “Quindi fammi capire bene, per rimuoverti l’incantesimo devi baciare qualcuno che ami, giusto?”
Elsa rispose: “Si, questo è il riassunto.”
Daffy, con un leggero sorriso sul becco, espresse timidamente un’idea alla principessa: “Beh, tu e Jack vi siete molto avvicinati durante il viaggio… e tu controlli il ghiaccio lui controlla il ghiaccio e nonostante a volte si comporti da arrogante pallone gonfiato, in realtà è un adorabile sciocco e secondo me voi due sareste una bellissima coppia.”
Elsa per un attimo pensò alle parole appena pronunciate dal papero, in effetti una parte di lei non poteva negare che durante il viaggio lei e Jack avevano passato un sacco di tempo insieme e una parte di lei non poteva negare di essersi innamorata dell’altruismo e della simpatia dello spirito del ghiaccio e anche se si vergognava a dirlo avrebbe voluto che quella giornata non finisse mai.
Da piccola avrebbe voluto incontrare Jack Frost per chiederli aiuto riguardo ai suoi poteri, ma il destino a quanto pare volle che lo incontrasse in età adulta, ma forse Jack le avrebbe insegnato a controllarli, forse lei avrebbe potuto portare felicità al solo pastore dell’inverno… forse lei…
No, i suoi poteri erano una maledizione e Jack meritava una persona che portasse ordine e serenità nella sua vita, non lei un parassita che riusciva solo a fare del male a coloro che la circondavano.
E poi Jack non era venuto a conoscenza dei suoi poteri, conoscendo solo la perfetta e normalissima principessa Elsa e non la distruttiva principessa delle nevi che aveva quasi ucciso la sorella, se l’avesse vista con quei poteri sarebbe stato spaventato da essi come tutti gli altri oppure vedendo la mancanza di controllo di Elsa su di essi avrebbe rivisto ciò che era accaduto a Tomoya e alla sua famiglia, l'avrebbe abbandonata.
Più di ogni altra cosa Elsa sapeva di non essere capace di reggere un possibile rifiuto, da una persona di cui realmente le importava.
Quindi si mise a spiegare al papero i vari motivi per cui lei e Jack non sarebbero mai potuti finire insieme.
Intanto al di fuori: dopo così tanto tempo sepolto nei suoi ragionamenti, Jack si accorse che ormai era tardissimo e che tutto quel ragionare non era servito a un bel niente.
Poi però gli occhi dello spirito si poggiarono sul campo di girasoli davanti a lui e decise che almeno ci avrebbe provato, avrebbe confessato a Elsa ciò che provava per lei e tutto il resto sarebbe stata una scelta di Elsa.
Se la principessa avesse accettato i suoi sentimenti per lei e li avesse ricambiati, lui l’avrebbe portata insieme a Daffy al polo sud e le avrebbe reso la sua casa sua più accogliente per lei e avrebbe cercato di renderla il più felice possibile e se il duca di Weselton avesse considerato la cosa un rapimento della sua futura sposa, Jack avrebbe accolto lui e i suoi soldati con la tempesta di neve più forte e gelida di sempre.
Se invece Elsa lo rifiutasse, Jack lo avrebbe accettato (sperando che la cosa non lo ferisse pesantemente) e poi le avrebbe chiesto dove volesse veramente andare e non importa se dall’altra parte del mondo lui l’avrebbe portata li, perché Daffy aveva ragione Elsa meritava di meglio del duca di Weselton.
Quindi Jack afferro un girasole, congelandolo con il suo semplice tocco, dallo stello ai petali, ma non si preoccupo della cosa perché Elsa aveva accettato la sua rosa di ghiaccio quando gliel’aveva donata, riprese il suo bastone e ricomincio a salire la collina dirigendosi verso il vecchio mulino.
Quando arrivo al falò che Daffy aveva acceso durante il tramonto, vide che il papero non era presente e che il fuoco anche se bello scoppiettante stava comunque per spegnersi a causa della mancanza di qualcuno che lo sorvegliava.
Lo spirito cerco con lo sguardo dove fosse andato il suo amico pennuto, ma guardandosi intorno non vide la forma di un papero antropomorfo alto un metro tra gli alberi, al che Jack penso che probabilmente era andato a cercare legna abbastanza asciutta per fornire carburante al falò.
Poi Jack si diede una rapida occhiata in giro come per confermare la sua sola presenza e come un ragazzino innamorato comincio a fare le prove del discorso che avrebbe fatto a Elsa: “Ehm... salve Elsa… ecco io avrei visto questo fiore ed è bello… qq-questo non significa che tu non sia bella... iii-o proviamo qualcos’altro… ehi Elsa come stai… ma che diavolo Jack… principessa io quello che volevo dirti era…”
Dopo un enorme sospiro a causa della sua incapacità di formulare un discorso appropriato per Elsa, Jack si disse da solo: “Sono una frana.”
Abbassando il capo per la stanchezza mentale, Jack però noto che sulla neve ai suoi piedi c’erano le orme palmate di Daffy sulla neve che si dirigevano verso il mulino, al che Jack incuriosito (e leggermente preoccupato), comincio a dirigersi verso il mulino.
Più si avvicinava al mulino più comincio a sentire uno strano suono, come un mormorio e pochi altri passi il mormorio si fece sempre più chiaro finché Jack non riconobbe le due voci di Elsa e Daffy che stavano parlando animatamente tra di loro.
Incuriosito di ciò di cui stavano parlando i suoi due amici, Jack premette l’orecchio contro la parete in legno dalla struttura in modo da poterli sentire.
“In fondo Daffy chi amerebbe mai un mostro portatore di ghiaccio e di morte? La mia vita non potrà mai essere perfetta, se sto con Jack. L’unica opportunità che ho di essere felice è di sposare il mio vero amore. Lo capisci vero Daffy?”
Mille pugnali al cuore, ecco la sensazione che provo Jack mentre lasciava cadere il girasole a terra, Elsa non solo non l’amava, ma lo considerava un mostro e non voleva avere niente a che fare con lui.
Quel rifiuto detto alle sue spalle li fece più male di quanto si aspettava e quel che era peggio era che lei e Daffy ne stavano parlando insieme, come due complici.
La tristezza e lo sconforto però fecero spazio alla rabbia e all’odio e Jack ferito nei sentimenti, si disse: “Già in fondo tutta questa storia doveva finire giorni fa. Che fottuta perdita di tempo.”
Il pastore dell’inverno si stava maledicendo per aver creduto che con Elsa le cose sarebbero state diverse, che Daffy fosse un suo vero amico, che da tutta quella storia poteva uscirne veramente qualcosa di buono.
No, l’unica ragione per cui Jack aveva fatto tutta questa strada era solo una, riavere casa sua.
Quindi lo spirito con un espressione furiosa si giro verso la cittadina di Weselton e con il potere datoli dal suo bastone richiamo i venti, che alzarono il suo corpo e lo condussero a riscuotere la sua ricompensa, mentre la neve come a imitare il tumulto interiore del suo padrone, cadeva sempre più fitta e sempre più velocemente.
Peccato per Jack che non era riuscito a sentire l’intero discorso altrimenti avrebbe capito che Elsa non stava parlando di lui, ma di sé stessa.
   
 
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