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Autore: Brume    24/02/2023    6 recensioni
1788, autunno. Oscar e André sono in viaggio per conto del generale e, dopo una notte agitata - soprattutto per lui - arrivano a Le Havre, dove si imbarcheranno per Londra. Ma, durante una sosta forzata in attesa dell' imbarco, arriva nella locanda dove alloggiano un uomo del padre e consegna ad Oscar una lettera. I due saranno costretti a tornare indietro e verrà loro affidato un incarico segreto, anzi, segretissimo.
Storiella di pochi capitoli, lontanamente ispirata alle storie gotiche ma, più che altro, alla figura (secentesca) di Madame Catherine Montvoisin (o Monvoisin)...meglio conosciuta come La Voisin: chiaroveggente, ostetrica,maga...ma , soprattutto, esperta nel creare veleni, per i quali si faceva profumatamente pagare.
Genere: Fantasy, Noir, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Oscar dimmi, di grazia…manca ancora molto?”


André, la cui parte superiore del corpo sporgeva oltre l’articolata balaustra che concludeva la murata della piccola imbarcazione ,piegato a metà dai dolori,  riuscì a malapena a profferire la frase; ma tale era la curiosità di sapere quanto ancora sarebbe durata quell’ agonia che si sforzò, quasi perdendo i sensi, spaventando la donna che gli stava a fianco.

“André…siamo partiti da due ore…” gli aveva risposto Oscar dolcemente “ prima di domattina non saremo a destinazione…”

Lui provò a ribattere, ma fu  preso dall’ ennesimo rigetto;  Oscar, allora, aveva atteso che finisse e non appena i conati cessarono  cercò  di farlo rialzare in posizione eretta. Doveva riportarlo nelle cabina che era stata messa a loro disposizione, così avrebbe potuto riposare.
“Oscar, sono impresentabile…ti prego, manda uno dei ragazzi a darmi una mano…non è compito tuo. ” rispose lui, una volta saldo sulle gambe, tuttavia la donna non aveva voluto sentire ragioni e con molta cautela si erano incamminati verso la porta di tribordo che conduceva negli ambienti a loro destinati. Una volta al caldo, una volta raggiunta la piccola cabina, lei lo aveva aiutato a stendersi.
“Te lo avevo detto di non uscire con i ragazzi,  l’ altra sera! ” lo rimproverò senza alcun astio,  bonariamente, posando uno straccio nell’ acqua di una bacinella ai piedi della cuccetta dove era steso André. Lui aveva provato a sorridere.
“…Hai ragione, ma sai come è fatto Alain. E’ molto convincente ” le aveva poi risposto mesto, il capo chino. Oscar gli aveva accarezzato i capelli, scostandoli dalla fronte. Infine, piegando le ginocchia e sedendosi sui propri talloni, aveva preso a ripulire il suo viso con la pezza intrisa di acqua fredda.
“Oscar…io…non farlo, non sei tenuta!” aveva subito ribattuto lui facendosi porpora in viso. Tuttavia la donna non aveva voluto sentire ragioni e portò a compimento il tutto.
“André, non fare il bambino. Ti vergogni di me? Anche se viviamo sotto lo stesso tetto da una vita?” aveva risposto lei. Lo sguardo di André si fece più duro.
“Si ma…io sono un servo. Tu la padrona. Inoltre…dopo quanto è successo….”

La donna si levò in piedi, di scatto, il le gote arrossate.

“Ne abbiamo già parlato. Credi che se ce l’ avessi davvero con te …ti avrei chiesto di accompagnarmi?”  disse con voce ferma.
André era rimasto in silenzio, un po' stravolto dal malessere, un poco per la vergogna. 
Oscar lo fissò per un attimo, poi raccolse la bacinella posandola su di una mensola li accanto ed uscì. Quando tornò, dopo aver chiesto lumi sul viaggio al capitano e avere preso un po' d’ aria che sperava potesse togliere quel piccolo improvviso peso sul petto, André aveva finalmente assunto un colorito più o meno roseo ed il suo viso appariva disteso. Lieta di questo e approfittando del fatto che lui già dormisse, prese allora a spogliarsi per poi infilarsi nella cuccetta opposta a quella di André, con la sola camicia indosso.


Fu una notte tranquilla e, al mattino, venne svegliata da un solerte marinaio che li avvisava del prossimo avviso a Le Havre.
“André, buongiorno. Come stai?” aveva chiesto non appena aperti gli occhi,  notando che lui era già seduto sul letto, semivestito.
“Bene, per fortuna…” rispose stiracchiandosi, il viso finalmente disteso.
Oscar si mise a sedere, a sua volta, stando ben attenta a coprirsi eventuali lembi di pelle scoperta con il lenzuolo.
“…Per fortuna: oggi riposeremo, ma domattina dovremo imbarcarci ancora…”  disse poi.
André annuì.Un silenzio imbarazzante scese tra loro, per un istante.
“Ora esco, così finisci di prepararti” disse allora lui, recuperando camicia e giacca. Detto questo infilò le scarpe e giacca, uscendo.  La donna, rimasta sola, fece quindi con relativa calma: raccolta dell’ acqua fresca dal suo personale bacile, la passò velocemente sul suo viso e poi sul corpo con l’ ausilio di una pezza. Quindi finì la propria vestizione.

“Non pensavo facessi così alla svelta “ le disse André quando notò che era arrivata sul piccolo ponte.
Lei , cosa strana, legò i capelli per trattenerli da vento fastidioso che aveva iniziato a soffiare.
“…Anche io non è che ami moltissimo le navi, di qualsiasi dimensioni esse siano…preferisco stare all’ aria aperta che in una trappola per topi…” disse, sorridendo.
“Tra meno di mezzora saremo al porto. Quali sono le nostre disposizioni a tale proposito?” domandò André fissando la riva.
Lei, facendo lo stesso ovvero osservando il panorama cittadino che si andava delineando, prese dalla tasca una sottile pergamena consegnatale dal Generale Jarjayes e la mostrò all’ uomo.
“Mio padre dice che dovremmo arrivare a Londra e consegnare un importante messaggio ad un suo cugino, emigrato in Inghilterra un paio di decenni fa. Non ho voluto sapere di cosa si tratta, facciamo alla svelta e rientriamo a Parigi…c’è bisogno di noi, in città…” aveva risposto.
“Capisco. Allora non appena approderemo mi prodigherò per trovare una locanda adeguata al tuo rango, mentre tu riposi o ti prendi le tue libertà” rispose.
Oscar aveva sorriso e aveva appoggiato la mano sul braccio dell’ uomo.

“Ci andremo insieme, per una notte non è che mi formalizzi. Se non l’ho fatto salendo su questa bagnarola…”

André scoppiò a ridere, attirando l’ attenzione su di sé.
Infine iniziò a camminare e presto Oscar lo seguì: la nave stava attraccando e di li a breve sarebbero scesi.
 
***                                           ***                                               ***                                                   ***

Una volta scesi a terra trovarono subito -  fortunatamente - ciò che faceva al caso loro: non poco distante, si imbatterono in una locanda dall’ aria sobria e vi entrarono; l’ interno, seppure colmo di persone, sembrava più un caffè parigino che un locale a poca distanza dal porto. In pochi passi guadagnarono l’ arrivo al bancone.
“Benvenuti alla mia locanda, sono Monsieur Dalfour, Posso esservi utile?” domandò loro un uomo alto, magro, dall’ aria smunta, vestito di nero.
“Si. Vorremmo due camere, per favore. Una notte.” disse prontamente André.
Il proprietario si spostò di lato, consultò una sorta di libro alla sua destra e poi si rivolte ai due.
“Purtroppo abbiamo a disposizione una sola camera, cuccetta e canapè. Può andare?” rispose aggiustando il monocolo che portava sull’ occhio destro, in attesa di una risposta.
André guardò Oscar. Lei fissò a sua volta l’ uomo.
“Si, può andare” rispose lei “ in fondo, si tratta solo di una notte….”
L’oste prese in mano piuma e calamaio.
“Bene, quindi… posso avere le vostre generalità?” domandò

“André Grandier e …”provò a dire lui.
“… e Oscar Jarjayes”  rispose lei, finendo la frase
“cosa sarebbe questa novità?” domandò a bassa voce André, cercando di non farsi sentire, sorridendo.
“…Non so, mi è venuta in mente così. Non vi è alcun motivo preciso….”

Le loro chiacchiere furono interrotte dall’ arrivo di un ragazzino corpulento.

“Lui è Laurent, vi porterà alla camera…” disse Dalfour. André ed Oscar seguirono il ragazzo e, una volta entrati nella camera al secondo piano - ed appurato che fosse assolutamente meno peggio di quanto pensassero, anzi, era decisamente pulita e ben arredata rispetto alle solite strutture da essi frequentate- ecco, Oscar a questo punto prese posto sul piccolo divanetto , si tolse la giacca e iniziò a  guardarsi in giro, visibilmente stanca. André, invece, prese a scrutare  il porto dalla piccola finestra.

“Si mette al brutto, ma vorrei comunque fare un giro della città, oggi pomeriggio. Siamo in autunno, non credo che farà freddo più di tanto…” disse.
Oscar, nel mentre, si era tolta gli stivali e stava cercando una posizione comoda su…su quel trabiccolo che a quanto pare aveva una delle gambe un attimo…ballerina.
“Credo di seguirò, André: ho proprio voglia di non pensare ad un bel niente, sai? Considero questo viaggio una piccola vacanza, non voglio pensare a Parigi per un po'…” rispose.
André si voltò e la raggiunse, sedendosi sul letto, proprio davanti alla donna.

“C’è qualcosa che non so, Oscar? Problemi al comando? Prima mi hai detto che volevi rientrare quanto prima, ora…” domandò.
Lei sciolse i capelli che aveva tenuto legati fino a quel momento, infine fissò l’ amico.
“Hai ragione, André…sono stanca, confusa… un po' preoccupata per ciò che sta accadendo… i debiti della Corona, l’ astio del popolo…il nostro amico cavaliere nero che tiene comizi…” rispose. L’ altro annuì.
“…effettivamente, non è un bel momento. Ma tu non devi preoccuparti, riuscirai a fare tutto ciò che vuoi! ”rispose lui per farle forza; ma in quello stesso istante i ricordi di quegli ultimi mesi e anni presero il sopravvento e fece fatica a non fare trasparire nulla…Soprattutto…riguardo a Saint Antoine.

Oscar si alzò in piedi, camminando scalza e raggiungendo la finestra. André la seguì con lo sguardo.

“Sai André, a volte, quando mi sono trovata in condizioni simili a questa, ho un pensiero ha sempre preso il sopravvento: quello di fuggire. Di ricostruirmi una vita….”.
La voce si era fatta flebile e, per quanto potesse scorgerne il viso, André notò che anche
l’ espressione era cambiata. Si alzò in piedi e la raggiunse.
“Oscar…”
 Lei si voltò , lo guardò, sorrise.
“Sai…a volte mi piace sognare ad occhi aperti…”
Quel momento e l’atmosfera che si era venuta a creare spiazzò non poco i due, ora l’ uno di fronte all’ altra. Come a sottolineare il tutto il rimbombare di un tuono spezzò l’ aria riportando i due lontani da quell’ imbarazzo e, nel giro di qualche minuto, iniziò anche a piovere.
André a quel punto fissò sconsolato il cielo, ora plumbeo.

“…come non detto…addio giro!” borbottò; lei ridacchiò, si diresse verso la sacca che portava con sé ed estrasse un paio di libri.
“Tieni!” disse, lanciandone uno ad André.
“Letteratura latina? No, Oscar, non farmi questo… “piagnucolò lui leggendone il frontespizio.
Lei, che si era nel frattempo seduta sul letto, lo rimbrottò: stare con i soldati della Guardia ti ha reso un filino rozzo rispose;  lui sgranò gli occhi, scosse il capo ridendo  e andò a sedersi sul divanetto, dove iniziò – da bravo scolaretto- la sua impegnativa lettura…con la segreta speranza, ovviamente, che quella pioggia passasse. Quanto avrebbe desiderato fare due passi con lei, scordandosi dei rispettivi ruoli….




Circa due ore più tardi, più o meno vicino all’ orario del pranzo, quella che era una pioggerella autunnale si tramutò in una tempesta la quale, a sua volta, provocò una tremenda mareggiata; entrambi  - ancora - in piedi dinnanzi alla finestra i due osservavano con una certa apprensione ciò che stava succedendo intorno a loro.

“Credi che saremo in grado di viaggiare, domani?” le domandò lui.
“Spero di sì, sai quanto odi rimandare gli impegni….” Rispose Oscar.
André notò che nella stanza aveva iniziato a fare freddo. La sua Oscar stava tremando.
“Tieni la mia giacca, io accendo il camino” disse.  Lei lo ringraziò e lo seguì con gli occhi osservandolo armeggiare tra legna e acciarino.
“Avrei anche fame…che dici se scendiamo, mentre si scalda la stanza?” propose la donna.
André, nonostante lo stomaco sottosopra – ricordo di una nottata quasi in bianco sul lento dondolio della Senna – pensò che non era affatto una cattiva idea:  la fame bussava anche in lui.
“Possiamo andare subito… ecco, qui ho fatto” rispose alzandosi.
“Allora…tieni la tua giacca, io recupero la mia, mi infilo gli stivali e ti seguo….” disse a sua volta lei.

André si prese il tempo necessario giusto per lavarsi le mani e mettersi in ordine, poi uscì, attendendola fuori dalla porta. Quando infine uscì scesero le scale per recarsi nella sala comune dalla quale proveniva un gran baccano.
“Beh, con  questo tempo di sicuro il nostro amico farà buoni affari, oggi” disse André guardandosi in giro; nella sala, colma, vi era ogni genere e tipo di persona: dal viandante al marinaio, dal notaio al…

“Ehi, Oscar, guarda laggiù” disse ad un punto l’ uomo, indicando un angolo della sala “ quello non è Remy, uno degli uomini di tuo padre?” domandò.

Lei , incuriosita, aguzzò la vista, poi tornò a fissare André.

“Che ci fa qui? “domandò curiosa “ …non riesco proprio a capire!”
André non sapeva che dire ma continuò a fissare l’ uomo che, ad un certo punto, li notò e facendosi largo a fatica tra la folla li raggiunse. Era fradicio e stanco, pareva non avesse dormito negli ultimi due giorni.

Monsieur le Comnte…André… dovreste tornare a Parigi!” disse, spiazzandoli.
Oscar lo fissò, incredula.
“A Parigi? Ma che stai dicendo, Remy? Siamo appena arrivati… Mio padre non ti ha avvisato…?” rispose.
Remy annuì.
André, nel frattempo riuscì a trovare un posto dove sedersi ed i tre si accomodarono, ordinando subito qualcosa da mangiare e soprattutto di caldo, anche per quel ragazzo.

“…dunque, Remy? Parla…” lo invitò, Oscar.
Lui si tolse il mantello e si sistemò provando a non dare impaccio e disturbo armeggiano con le vesti bagnate. André ed Oscar nel frattempo attendevano curiosi una risposta.

“Nemmeno qualche ora dopo la Vostra partenza, è arrivata una missiva urgente rivolta a Vostro padre, Monsieur. Lui mi ha affidato il compito di farvela avere… sono partito subito, sperando di rintracciarvi lungo le soste previste per i rifornimenti del battello….ma non vi ho trovati. Sono arrivato così qui, a Le Havre, dove ho ricominciato a battere ogni osteria e locanda del poro; questa è la sesta…e per fortuna vi ho trovati….”
Sul finire della frase, il giovane presa dalla tasca interna della giacca una missiva che consegnò alla donna. Oscar fissò André e, infine, la lesse.


Figliolo,
sono costretto a richiamarti e spero di farlo per tempo. Arriverò diretto al punto: un caro amico ha domandato il mio aiuto. Esso è stato - suo malgrado -  coinvolto in una faccenda dai contorni oscuri, dalla quale proprio non riesce ad uscirne; sarebbe sconveniente fare intervenire chi di dovere e preferisce tenere il massimo riserbo. Ti prego, non appena riceverai la mia lettera, di rientrare a Palazzo dove ti spiegherò ogni cosa con la dovuta calma.

…..






Oscar lesse almeno un paio di volte quelle parole, infine  fece leggere il tutto anche ad André.
Egli, pratico come sempre, non perse tempo.

 “Preferisci noleggiare una carrozza o dei cavalli?” domandò.
 Lei ci pensò su.
“Prendiamo una vettura di posta?”  propose.
“Come desideri tu….”
Una cameriera arrivò carica di piatti. Remy ci si fiondò come se non vedesse cibo da secoli.
Oscar riprese la lettera e la mise al sicuro.
“Si, meglio una vettura di posta” disse, infine. André si affrettò a mangiare e  non appena finito, uscì di corsa dalla porta lasciando la donna e Remy al tavolo.


Chissà cosa mai sarà successo pensò, guardandosi in giro per chiedere informazioni riguardo al reperire la vettura; poi alzò gli occhi al cielo, maledisse quel tempo infimo  e, non trovando nessuno che potesse aiutarlo, iniziò a camminare. 
   
 
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