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Autore: Gatto1967    24/02/2023    3 recensioni
Il periodo che Candy passa a Casa Legan non è proprio il più felice nella vita della nostra eroina. Nonostante riesca a farsi benvolere dalla servitù e dai ragazzi Andrew, Neal e Iriza spalleggiati dalla loro degna madre, sono una bella palla al piede per la povera orfana della Casa di Pony.
Il signor Legan poi, per quanto sembri addirittura prenderla in simpatia, è molto assente da casa, e non contribuisce certo al benessere di Candy.
E se... il signor Legan fosse intervenuto?
Se avesse messo in riga moglie e figli?
Sarebbe stato un bene per Candy?
Andiamolo a scoprire...
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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La ragazza bionda dai lunghi capelli ondulati camminava solitaria per le vie di Chicago. L’inverno si appressava a lasciare il passo a ben più miti stagioni, ma faceva ancora freddo nelle strade della grande città dell’Illinois in riva al Lago Michigan.

Erano pochi mesi che viveva a Chicago, essendovi arrivata dalla scuola per infermiere presieduta dall’amica di gioventù della cara Miss Pony, e ancora si trovava spaesata.

E per fortuna che aveva i suoi amici ad aiutarla!

Aveva realizzato il suo sogno di diventare infermiera, e ora lavorava a tempo pieno presso il Santa Johanna Hospital, uno dei più importanti di Chicago. Si era affrancata da una condizione lavorativa infelice, ed ora si sentiva padrona di sé stessa e del suo destino, ma talvolta veniva vinta dalla malinconia.

Ormai aveva lasciato Casa Legan da quasi due anni, ma i ricordi li portava tutti con sé. Talvolta riusciva a guardarli con sufficiente distacco, e talvolta veniva sopraffatta dalla tristezza. E in quella fresca serata di metà marzo si sentiva proprio così: triste e malinconica.

Il suo lavoro di infermiera non era certo meno duro di quello che aveva svolto per tanti anni in Casa Legan, ma lei lo preferiva senz’altro.

Molto meglio rispondere alla chiamata di un paziente bisognoso d’aiuto, che non portare il tè alla signora Legan e ai suoi ospiti! Adesso si sentiva apprezzata e rispettata, anche se il dottor Leonard sapeva essere non meno autoritario della signora Legan.

 

A forza di camminare passò davanti al più importante teatro di Chicago, e lì lo vide.

La sua immagine campeggiava in mezza Chicago in vista dell’imminente debutto di “Romeo e Giulietta” a Chicago. E lei ogni volta che vedeva quel volto sui cartelloni, non poteva non essere pervasa da sentimenti contrastanti, quali l’ammirazione per l’attore che aveva realizzato il suo sogno, e il rimpianto per un sogno vissuto forse troppo precocemente, e sfumato in un fuoco di paglia.

Quante volte aveva ripensato a quel bacio sulla collinetta dietro Casa Legan…

Le sensazioni svanite in quella sua reazione dettata dalla paura di un momento…

Cosa sarebbe potuto succedere con più tempo a disposizione, in cui meglio maturare un sentimento che pure lei aveva sentito nascere dentro di sé…

Quante volte avrebbe voluto risentire la sua voce che la chiamava…

-Candy!- ecco, proprio così

-Candy!- quella voce nella sua mente sembrava così vivida, così reale.

-Candy!- sembrava addirittura avvicinarsi.

-Candy!- quella voce ERA reale! Era la voce di LUI, di Terence Grandchester.

-Terence!- disse infine lei voltandosi.

-Oh Terence!- disse di nuovo abbracciandolo.

 

Poco dopo sedevano al tavolino di un bar intenti a raccontarsi quei due anni trascorsi dalla settimana trascorsa a Casa Legan.

-Così il tuo sogno era di diventare un’infermiera.-

-Esatto. È stata dura ma infine l’ho realizzato. Come te d’altronde.-

-Già, anche per me è stata dura. Ma ce l’abbiamo fatta.-

-Beh, propongo un brindisi allora: ai nostri sogni realizzati e a quelli ancora da realizzare!-

La sua voce squillante fece trasognare Terence: la ragazza che aveva davanti non aveva niente a che fare con la cameriera seria e compassata di Casa Legan, era come se la sua spontaneità, il suo carattere, troppo a lungo repressi, fossero sbocciati trasformandola in un fiore vivido e colorato.

-Dimmi un po’. Com’è stato lasciare Casa Legan?-

-Una sensazione unica Terence! Ricordo ancora quando sono uscita da quel dannato cancello vicino alle stalle. C’era un fresco venticello che mi soffiava in faccia, ricordo quella sensazione mai provata prima, come se la mia vita fosse cominciata in quel preciso momento. E ricordo anche quando arrivai alla casa di Pony… c’ero già stata altre volte in quegli anni, quando i Legan mi concedevano brevi vacanze… ma quella volta era diverso… non so neanche come spiegarlo.-

-Quindi se ho ben capito fu l’istitutrice della Casa di pony a indirizzarti alla scuola dove hai studiato da infermiera.-

-Sì certo. La cara Miss Pony in gioventù è stata lei stessa un’infermiera, e una sua cara amica d’infanzia e compagna di studi, miss Mary Jane, ha fondato una scuola per infermiere.

Potrei raccontartene di storie sai? Se tu puoi aver pensato di me che ero una cameriera seria e compassata quando stavo dai Legan, avresti dovuto conoscere la mia compagna di stanza: i pazienti la chiamavano “Miss Iceberg”…- rise di quella sua risata cristallina non più trattenuta. Quella risata che aveva il potere di mandare lui nel mondo dei sogni più belli.

-Hai più rivisto i Legan?-

-Sì certo, qualche mese fa la signora Legan è stata ricoverata al Santa Johanna, e io sono stata assegnata proprio a lei. Che soddisfazione poterle parlare senza più quelle ridicole cerimonie che dovevo seguire quando lavoravo per lei!-

Terence sorrideva

-Lo sai che Neal non vive più a Chicago? Per un certo periodo è stato in Messico, e attualmente vive in Florida, dove spero che qualche alligatore ne faccia un sol boccone!-

-E… Iriza?- 

-Oh lei vive qui a Chicago, fra ricevimenti e intrighi dell’alta società. Ogni tanto mi capita di incontrarla ma abbiamo tacitamente concordato di ignorarci reciprocamente. Una finta aristocratica e una vera plebea non possono sedere alla stessa mensa.-

-Tu non sei una plebea!-

-Oh sì che lo sono! E sono fiera di esserlo! Meglio essere una vera plebea, una figlia del popolo che mangia con le mani, pensa con la sua testa e parla liberamente, piuttosto che una dama con la puzza sotto il naso!-

Candy era incontenibile: ma quanta bile aveva dovuto mandare giù negli anni passati a Casa Legan?

-Ma ti sto riempiendo di chiacchiere lo so! Raccontami di te piuttosto…-

-E cosa vuoi sapere?-

-Anzitutto se ti sei riconciliato con tua madre.-

-Certo che sì. È la prima cosa che feci appena arrivato a New York! Andai a casa sua e bussai alla sua porta. Lei non credette ai suoi occhi, poi mi abbracciò… il resto puoi immaginartelo no?!?!?

Le dissi il mio sogno di diventare attore, ma le dissi anche che non volevo “raccomandazioni”, volevo farcela con le mie sole forze. Così lei mi indirizzò verso una piccola compagnia indipendente, La “Hatheway”, di cui faccio parte tutt’ora.

Iniziai col fare piccole parti, ma mi feci notare. Così quando si è deciso di mettere in scena il “Romeo e Giulietta” dopo alcuni provini mi fu assegnata la parte.-

-Perché la parte di Giulietta è stata affidata a Karen Kliss? Erano tutti convinti che sarebbe stata Susanna Marlowe a interpretare Giulietta.-

Terence sudava freddo

-Candy, posso farti una domanda personale?-

-Beh sì, se riterrò di poter rispondere lo farò.-

-Ecco… supponiamo che… tu salvi la vita a qualcuno…-

Ma che stava dicendo Terence?

-…e che questo qualcuno ti voglia sposare… tu che faresti?-

Candy era interdetta, per caso il giovane attore si era ubriacato come quel giorno a Lakewood?

-Beh, se volesse sposarmi perché è innamorato di me e io di lui, non ci penserei due volte, ma se volesse sposarmi solo per gratitudine, direi di no! Che razza di matrimonio sarebbe?-

Terence sembrò pensare a lungo, poi il suo sguardo mutò, come se avesse deciso qualcosa.

-Adesso devo andare Candy.- disse infine alzandosi -Fra poco ho le prove generali prima del debutto di domani, ma voglio che tu venga a vedermi!-

-Terence, io ti ringrazio ma… il costo del biglietto è fuori dalla mia portata…-

-Per caso domani hai il turno serale?-

-No, domani lavoro di mattina ma…-

-Niente “ma” Candy! Domani sarai mia ospite. Trovati qui alle 8.00 precise e presentati al botteghino come Candice White, l’amica di Terence Grandchester e vedrai che ti faranno entrare. Ti aspetto!-

Ciò detto il giovane attore se ne andò.

 

La sera dopo Candy seguì le istruzioni di Terence, e si presentò al botteghino come Candice White “l’amica di Terence Grandchester”, e l’impiegato al botteghino le consegnò il biglietto a lei riservato dal fascinoso attore.

Al posto che le venne assegnato Candy ebbe un’inattesa sorpresa.

-Signora Legan! Signorina Iriza!-

-Candy!- dissero ad una voce le due Legan

-E tu che accidenti ci fai qui?- disse Iriza scandendo lentamente ogni parola.

-Sono stata invitata dall’attore protagonista.-

-Certo.- disse la Legan -Tu sei stata la cameriera personale di Terence Grandchester, e lui si sarà ricordato di te.-

-Sennò come avrebbe fatto una squattrinata come te a procurarsi il biglietto?- disse perfidamente Iriza.

Candy fremeva

-Signorina Iriza, ho la fortuna di non lavorare più per lei, quindi la invito a rivolgersi a me con rispetto.-

-D’accordo, d’accordo.- disse Iriza -Non ti scaldare adesso, e chiamami pure Iriza se vuoi.-

-Come dici?-

-Hai capito benissimo. Abbiamo la stessa età noi due, e dal momento che come hai detto tu, non lavori più per me, puoi anche prenderti qualche confidenza.-

-Come preferisci… Iriza. 

Signora Legan, posso chiederle come sta?-

-Abbastanza bene Candy. Domani mattina ho una visita di controllo in ospedale, ma non posso lamentarmi.-

-Ne sono felice signora.-

 

Lo spettacolo iniziò e fu un trionfo totale per la coppia protagonista: Terence Grandchester e Karen Kliss.

 

-Sono contenta di averla rivista signora Legan.- disse Candy alzandosi dal suo posto -E di vedere che sta bene, ma ora devo salutarla.-

-Devi correre dietro al bell’attore Candy?- la voce velenosa di Iriza ebbe su di lei l’effetto di un pugno nello stomaco.

-Cosa… cosa… ma come ti permetti Iriza?!!!-

-E va bene. Te lo dico chiaramente: corre voce che Terence e Susanna Marlowe siano intimi.-

Quella ragazza era la solita vipera, e Candy ebbe la tentazione repressa a stento, di saltarle addosso e darle la stessa lezione che aveva già dato a suo tempo al suo debosciato fratello.

-Grazie della preziosa informazione “signorina” Iriza- disse poi voltandosi -Ne terrò senz’altro conto!-

-Non potevi proprio farne a meno Iriza?- disse poi la signora Legan a sua figlia.

-Le ho detto soltanto la verità mamma. Comunque sta tranquilla, non ho nessuna intenzione di crearle problemi: per me Candice White può anche andarsene al diavolo.-

 

Candy uscì dal teatro in lacrime.

Possibile che quella serpe di Iriza dicesse la verità? Ma poi, cosa si era creduta di poter fare lei? Mettersi con un attore famoso in virtù di qualche bel momento passato insieme, di un bacio rubato e di due schiaffoni?

Si diresse verso l’ospedale desiderosa solo di andarsene a dormire: l’indomani aveva il turno alla mattina.

 

Passarono due settimane da quella sera, e Candy riprese il suo tran-tran fra lavoro e uscite serali con i suoi amici. Una sera rivide anche Iriza insieme ai suoi amici e la trattò con normalità sedute al tavolino di un bar, chiamandola per nome e conversando con lei.

-Candy, mi dispiace di averti detto quelle cose a Teatro, io…-

Iriza Legan dispiaciuta? Questo sì che era un evento!

-Non fa niente Iriza. È vero: quel ragazzo mi piaceva, ma mi stavo facendo troppi castelli in aria. Come può un’infermiera che ha fatto la cameriera e che ha le mani ancora segnate dal lavoro, accaparrarsi un nobile con la passione del teatro?-

La cattiva ironia di quelle parole ferì Iriza e dispiacque agli altri, perché capirono che la loro bionda amica non aveva fatto del tutto pace con il suo passato.

-Come va il lavoro Candy?- disse Annie sviando la conversazione su binari più tranquilli.

-Ieri mi hanno assegnata al paziente della stanza numero 0. Uno sconosciuto che ha perso la memoria.-

-Oh poverino.- disse Patty -non dev’essere piacevole.-

-Pensate: viene dall’Italia e il suo treno ha subito un bombardamento. Lui è stato sbalzato fuori e quando si è risvegliato aveva perso la memoria e non faceva altro che ripetere “Chicago”. Così essendo evidente che si trattava di un cittadino americano, visto che non parlava una parola di italiano, l’hanno imbarcato sul primo piroscafo per l’America e lo hanno spedito qui.-

-Dall’Italia hai detto?- chiese Stear

-Puoi descrivercelo?-

-Sì, è un bel ragazzo sui venticinque anni, ha lunghi capelli biondi e sarà alto più o meno come voi.-

-E viene dall’Italia…- disse Archie, mentre sia a lui che a Stear si accese un lampo negli occhi.

-Candy dovresti portarci da lui.- disse Stear alzandosi in piedi.

-Adesso non è possibile ragazzi, forse domani mattina. Ma… perché?-

-Non possiamo spiegartelo adesso, ma forse possiamo identificare quell’uomo!-

-Va bene, domani vi farò entrare in ospedale, sperando che non lo dimettano prima.-

 

Il giorno dopo Archie, Stear, Annie, Patty e la signora Elroy si presentarono in ospedale di buon’ora e furono ricevuti dal dottor Leonard. Sentito ciò che volevano, Leonard fece chiamare Candy che accorse.

-Ciao ragazzi! Signora Elroy…-

-Candy.- disse Stear -Puoi accompagnarci dal paziente della stanza numero 0?-

-Certo, seguitemi.-

Candy li guidò alla stanza dove c’era ricoverato il misterioso paziente. Lui stava in piedi vicino alla finestra, e al rumore della porta che si apriva si girò.

-Ma tu sei Albert!- dissero ad una voce i quattro ragazzi, mentre la signora Elroy impallidì 

-William!-

Candy non ci capiva niente: chi era quell’uomo? William o Albert?

-William!- ripeté Elroy facendosi avanti -Tu sei William Albert Andrew! Sei il capofamiglia degli Andrew! E io sono la zia Elroy, la sorella di tuo padre! Ti ricordi di me?-

L’uomo, chiunque fosse, sembrò vacillare e Candy prese in mano la situazione.

-Patty, Annie. Cercate il dottor Lane, il primario del reparto, presto. E voi aiutatemi a farlo sedere sul letto! 

Signora Elroy per cortesia, si sposti!-

 

Poco dopo Candy e il dottor Lane uscivano dalla stanza numero 0.

-La situazione è sotto controllo: il signor Andrew ha recuperato la memoria e adesso sta riposando.-

 

Quella stessa sera, a fine turno, Candy e i suoi amici sedevano al tavolo di un ristorante.

-Una storia incredibile! Così quel ragazzo viveva in incognito e vegliava su di voi senza che voi lo vedeste nemmeno.-

-Beh, non esattamente Candy.- specificò Archie -A Londra noi lo frequentavamo anche se lo conoscevamo solo come Albert. Lui era grande amico anche di Terence, sai?-

-Pensa che una volta.- iniziò a raccontare Patty -Terence si ubriacò a Londra e si mise a fare a botte con degli energumeni. Lui intervenne e lo salvò. Poi lo riaccompagnò al collegio e lo fece rientrare di nascosto. Solo che sbagliò edificio e io mi ritrovai Terence nella mia stanza a mezzanotte passata!-

-Oh mio dio! Immagino il tuo spavento.-

-Chiamai Annie che dormiva nella stanza accanto, e insieme riuscimmo a far uscire Terence dall’edificio delle ragazze. Poi lui arrivò da solo nell’edificio giusto.-

-Non c’è che dire, avete vissuto delle belle avventure in quel collegio.- commentò allegramente Candy, sicuramente pensando che in quegli anni lei sgobbava come un somaro in Casa Legan.

-Certo.- confermò Annie -Ci siamo divertiti, ma non ripeterei l’esperienza per niente al mondo, credimi! Mi sto divertendo molto di più adesso con voi, e con te, mia cara Candy…-

Le due ragazze si presero la mano con sguardo commosso.

-Ehi!- disse Archie cambiando argomento -Avete letto su questo giornale? Si parla di Terence!-

Annie prese il giornale e cominciò a leggere.

-Il famoso attore Terence Grandchester, reduce dal successo di “Romeo e Giulietta” fa chiarezza circa i suoi rapporti con Susanna Marlowe. Io e Susanna siamo e resteremo buoni amici. Le sono grato per avermi salvato la vita e continuerò a restarle accanto, come amico.-

Candy strabuzzò gli occhi e le rivennero in mente prepotenti, le parole che Terence aveva pronunciato quella sera, quando le aveva parlato di gratitudine e matrimoni…

-Cosa… cosa vuol dire “salvato la vita”…- chiese Candy quasi balbettando.

-Non lo sai Candy?- disse Annie -Durante le prove di Romeo e Giulietta, un riflettore si è staccato dal soffitto, e stava per cadere addosso a Terence che stava provando. La Marlowe lo ha spostato appena in tempo e il riflettore è caduto addosso a lei, poverina. Le hanno dovuto amputare una gamba.-

-A-a-a-allora è per questo che…-

-Che la parte di Giulietta è andata a Karen Kliss. La Marlowe è più brava certo, ma adesso non potrà più recitare, povera ragazza…-

-Candy, ti senti bene?- le chiese Patty e lei fece faticosamente cenno di sì con la testa.

-Perché non esci a prendere una boccata d’aria?-

-Sarà… meglio…-

Ciò detto Candy si alzò e uscì dal locale seguita dagli sguardi inteneriti dei suoi amici.

 

Uscita dal locale Candy respirò a pieni polmoni. 

Dunque c’era davvero una piccola speranza anche per lei di trovare la felicità? Dopotutto se la sarebbe meritata anche lei un po’ di felicità in quella vita che finora non era stata proprio generosissima con lei.

Come a voler fugare questo dubbio la ragazza si sentì chiamare:

-Candy.-

Avrebbe riconosciuto quella voce fra mille, e quando vide il suo volto, per l’emozione non riusciva a spiccicare parola, ma poi riuscì a dirla quella parola.

-Terence!- gridò prima di correre ad abbracciarlo.

 

-Adesso se ti dò un bacio cosa fai? Mi dai un altro schiaffone?-

Per tutta risposta lei gli afferrò la cravatta e lo tirò a sé baciandolo.

 

Non rientrarono nel locale e se ne andarono per i fatti loro mentre da lontano i loro amici li guardavano piangendo di commozione.

 

-Sai Candy? In molti momenti della mia vita ho avuto come la sensazione che… mi mancasse qualcosa. Intravedevo come un volto nella nebbia, un volto che non riuscivo mai a distinguere, ma che ora so che era il tuo.

Dovevo ancora incontrarti, dovevo ancora conoscerti, ma tu c’eri già. In qualche modo… tu ci sei sempre stata.-

 

FINE

 

   
 
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