Serie TV > Supernatural
Segui la storia  |       
Autore: Dreamer47    26/02/2023    1 recensioni
È il 2005.
Sam e Dean sono ancora all'oscuro dei piani di Azazel.
Le loro giornate sono intrise di mostri e di streghe, vogliono ancora trovare John ed uccidere l'assassino di Mary, quando una ragazza incontrata per caso entrerà a far parte della loro vita.
Hunters' legacies non è solamente la storia dei fratelli Winchester, ma anche quella di Abby Harrison, una giovane ragazza dal cuore spezzato e dal destino turbolento il cui unico scopo è la vendetta.
Insieme, riusciranno ad ottenere ciò che vogliono più di ogni altra cosa.
Genere: Erotico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: AU, Soulmate!AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Più stagioni
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Hunter's legacies
Capitolo 47.
 
 
Chiuse il gancetto della sua collana attorno al collo e poi quello del suo bracciale, entrambi regali di Dean che avevano un significato davvero importante: si soffermò a guardare il ciondolo a forma di cuore blu e sorrise, sentendo il cuore battere un po' più forte al ricordo di quel Natale di ormai tanti anni fa, quando Dean le aveva confessato di aver iniziato a provare dei forti sentimenti per lei, e sfiorò la pietra luccicante. 
Era passato tanto tempo da quel giorno: allora cercava di salvare Dean dal suo patto, adesso cercava di salvarlo dal Marchio. 
Il suo sorriso scemò ed Abby vide il suo riflesso sullo specchio della sua stanza farsi serio, e sospirò nuovamente mentre si passava una mano fra i lunghi capelli ramati lasciandoli cadere all'indietro sulla sua schiena; erano ormai passate due settimane da quando Sam avesse trovato il libro consigliato da Caino, eppure non erano ancora riusciti a venire a capo del modo per riuscire a leggerlo, cercando di decifrare quell'unica frase che fosse stata riportata sulla prima pagina. 
Colui che spezzerà l'equilibrio per leggere il contenuto di queste pagine, dovrà lasciare prima che il Libro venga inghiottito da una fonte di malvagità e di purezza per ristabilire l'armonia, originariamente spezzata da un essere celeste privo di ali che ha perso tutto ciò che possedeva per una fanciulla pura di cuore lasciatasi sedurre dal fascino del male.
Abby e Sam ci avevano lavorato parecchio senza farsi scoprire da Dean nei momenti in cui lui fosse occupato con Mary, e avevano consultato tutti i libri e i siti che potessero contenere una leggenda simile, ma non trovarono nulla che facesse al caso loro: per questo quella mattina Abby aveva sfruttato la momentanea assenza di Dean, che aveva svegliato Mary e le aveva subito preparato da mangiare, iniziando a parlarle con un grosso sorriso mentre la piccola ripeteva ciclicamente le parole pappa e mamma alternando qualche volta anche papà, finendo per imparare a dire zio
Abby sapeva quanto Mary rendesse orgoglioso Dean giorno dopo giorno: il fatto che avesse iniziato a parlare così velocemente, ancora prima a muovere i primi passi fino ad essere più sicura e camminare da sola, arrampicandosi ovunque; lo aveva visto sorridere commosso ogni qualvolta la loro piccola affettuosa corresse fra le sue braccia con un risolino, appendendosi ai suoi pantaloni ed trascinandolo a terra con lei per chiedergli di giocare. 
E Dean non si era mai tirato indietro: si era sempre seduto insieme a sua figlia per giocare con le sue bambole e le macchinine inventando storie fantasiose mentre il suo cuore scoppiava di felicità mentre sentiva Mary ridere e vedeva il suo grande sorriso. 
Abby si mosse silenziosamente nel corridoio del bunker sentendo le loro voci provenire dalla cucina e si avvicinò lentamente alla porta, scorgendo Dean seduto di spalle sulla panca del tavolo con a fianco la loro piccola che teneva la sua forchetta da sola perché era già grande per poter mangiare da sola, e la vide ridere di cuore mentre ascoltava interessata la storia che il suo papà le stesse raccontando per mangiare. 
Sentí il cuore battere più velocemente nel petto pensando che Mary fosse davvero la cosa più bella che fosse capitata loro: dovevano essere loro a prendersi cura di lei, invece era Mary a curare le ferite interne dei suoi genitori solamente con un sorriso o con una carezza.
Passarono pochi istanti prima che Mary si voltasse verso la porta nonostante Abby non avesse fatto alcun rumore e si alzò immediatamente mollando malamente la forchetta sul tavolo lasciando il fianco del padre per muoversi in direzione della ragazza iniziando ad urlare di felicità, aggrappandosi ai suoi jeans ed iniziando a saltellarle attorno con felicità, ripetendo mamma un'infinità di volte facendola ridere. 
Abby si chinò per prenderla fra le braccia e se la portò stretta al petto inalando il suo profumo, baciandole teneramente il viso ed il collo facendola ridere ancora, e Mary si strinse più a lei passandole entrambe le braccia attorno al collo e schiacciandole i lunghi capelli che sfiorò con dolcezza. 
"Papà sta raccontando una storia dui traghi!". 
Abby rise di gusto e osservò i suoi occhi verdi così simili a quelli di Dean che avrebbe potuto scambiarli, e le carezzò una guancia per scostarle i lunghi capelli biondicci dalla fronte per liberarle il viso con dolcezza; assunse un'aria sorpresa, sgranando gli occhi e guardando la sua piccola ridere ancora. "Sui draghi? Mary non sarà un po' troppo piccola per le tue storie?".
Mary scosse la testa e batté le sue manine come segno di dissenso, scuotendo la testa energicamente. "Io sono trandeee!". 
Abby rise di gusto e la strinse a se con dolcezza mentre le depositava un bacio fra i capelli, per poi avvicinarsi al tavolo della cucina per chinarsi e dare un bacio a fior di labbra al ragazzo che nel frattempo se la rideva. 
Lasciò Mary tornare a sedere accanto al padre e sorrise mentre vide Dean diventare più serio ed intimare alla figlia di finire di mangiare, altrimenti non avrebbe continuato a raccontarle la storia.
La ragazza si allontanò di qualche passo fino a raggiungere il bancone e si versò una lunga tazza di caffè, appoggiandosi al bancone e chiudendo gli occhi per qualche istante per pensare al modo giusto con cui lei e Sam avrebbero potuto lasciare il bunker per almeno una giornata, nel tentativo di scoprire qualcosa di più su quel libro; sospirò rumorosamente, attirando l'attenzione di Dean che si voltò a guardarla con aria curiosa, ma la ragazza cercò di tranquillizzarlo con un sorriso.
Dean tornò ben presto a raccontare la sua favola per far sì che Mary finisse l'ultimo boccone e poi la vide scappare a gambe levate per il corridoio, mordendosi la lingua perché quel gioco glielo aveva proprio insegnato lui qualche giorno prima, ed evidentemente Mary adorava essere inseguita a tal punto che lo riproponesse tutte le mattina. 
Poco prima che Dean uscisse per inseguire la figlia, si soffermò sulla soglia della porta e guardò Abby con sopracciglia aggrottate, mentre studiava la sua espressione e si chiese perché fosse così tanto silenziosa quella mattina. "Stai bene, ragazzina?". 
Abby sollevò lo sguardo fino a lui e rispose con un cenno della testa ed un sorriso più convinto, rimanendo però appoggiata al bancone; pensò che non ci potesse essere un'altra occasione buona come quella, così posò la sua tazza di caffè e fece qualche passo avanti. "Io e Sam andiamo a seguire un caso oggi".
Passò poco prima che l'espressione di Dean diventasse più dura e sospettosa, sollevando un sopracciglio e mettendosi più dritto con la schiena mascherando malamente il suo disappunto. "Tu e Sam? Perché proprio tu e Sam?".
"Preferiresti che andassimo io e te, mentre Mary piange tutto il giorno qui al bunker con Sam o Dan perché vuole almeno uno di noi?" chiese Abby facendo spallucce e guardandolo con aria seria. Ben presto sospirò ed osservò la sua espressione ancora contratta dal fastidio, e fece qualche passo avanti nella sua direzione mordendosi il labbro inferiore ed addolcendo il suo tono di voce, mentre prendeva la sua mano sinistra fra le sue. "Senti Dean, io ho bisogno davvero, davvero di uscire da qui: che non sia per comprare pannolini o pappette. Ho bisogno di prendere aria e questo caso è proprio a qualche città di distanza, tornerò presto, d'accordo?". 
Dean si sforzò di leggere nei suoi occhi l'autenticità delle sue parole e dei suoi pensieri, eppure riusciva ancora a vedere che nascondesse qualcosa e che ci fosse qualcos'altro sotto quella sua espressione così sicura di sé; però la capiva, sapeva quanto quella vita stesse più stretta a lei che a lui, perché Dean aveva sempre voluto avere una famiglia, un posto fisso dove stare, avere dei figli, ed anche Abby voleva le stesse cose, ma in momenti diversi. 
Abby voleva avere la sua casa con la sua famiglia solamente nel momento in cui fosse uscita definitivamente dalla caccia per non incorrere in stupidi pericoli. 
Anche Dean l'aveva sempre pensata così, eppure dal momento in cui i suoi occhi avevano incontrato quelli di sua figlia era tutto cambiato in maniera radicale. 
Dean sospirò e fece spallucce, avvicinandosi di qualche passo e sfiorandole il viso con una carezza rassegnata, perché aveva capito che la ragazza glielo stesse solamente comunicando e che non stesse chiedendo un parare; così annuí e accennò un sorriso. "Fai attenzione, d'accordo? Detesto l'idea che tu sia lì fuori senza di me che ti copro le spalle".
Abby sorrise teneramente e colmò lo spazio fra di loro con un bacio a fior di labbra, passandogli le braccia attorno al collo e stringendosi contro il suo petto mentre sentiva la presa ferrea del ragazzo su di sé che la fece sorridere di più, quando un rumore che conosceva fin troppo bene la costrinse a piegare il collo di lato e rimanere in ascolto, fino a quando scoppiò in una grassa risata. "Dovresti stare tu più attento, penso che Mary stia cercando di smontare la ringhierina che hai montato nella sala per non farla accedere ai reparti pericolosi". 
Dean sgranò gli occhi e sciolse velocemente quell'abbraccio mentre richiamava a grande voce il nome della figlia con un tono di rimprovero, al quale seguí una forte risata della piccola che cercò di scappare nella sala, facendo ridere entrambi i genitori. "È proprio come sua madre: dispettosa e senza regole". 
Abby rise di gusto e lo guardò allontanarsi, facendogli l'occhiolino e sporgendosi appena per guardarlo meglio mentre correva in direzione di Mary per fermare qualsiasi cosa stesse facendo, per poi sussurrare fra sé e sé un piccolo "Ci puoi scommettere!" mentre si dirigeva dalla parte opposta del bunker per chiamare Sam e partire insieme al più presto.
 
 
 
"Edward?".
La voce e l'espressione sorpresa di Abby non fecero in tempo a fermare Sam, che si voltò di scatto a guardare l'uomo davanti a lui con aria accigliata mentre lo studiava per capire chi fosse quel gigante e nel frattempo fece un passo avanti per mettersi fra lui e Abby, perché proprio non gli piaceva il modo in cui la stesse guardando. 
Ma Abby non ci fece caso e avanzò giusto il necessario per raggiungere l'uomo davanti a Sam, guardandolo con un grosso sorriso e sollevandosi sulle punte per abbracciarlo forte. Dopo che lei e Sam avevano lasciato il bunker passando più di tre ore in macchina per raggiungere la città in cui si trovassero e dove fossero scomparse delle persone in condizioni molto strane, utilizzate come alibi per allontanarsi da Dean senza creare sospetto, finalmente Abby era riuscita a convincere Sam ad andare a bere qualcosa al pub proprio a pochi passi dal loro motel. 
Sam non aveva nessuna voglia di bere al bancone di uno squallido posto, tantomeno di alzare troppo il gomito dato che la sua unica preoccupazione fosse quella di poter finalmente chiamare Anael e Castiel per metterli a conoscenza del loro piano e farsi aiutare nel decifrare la prima frase del libro. 
Eppure Sam aveva avuto il presentimento che se avesse lasciato andare Abby da sola in quel pub, probabilmente sarebbe accaduto qualcosa di non troppo piacevole. 
E adesso che Sam vedeva Abby stretta in un abbraccio molto amichevole a quel ragazzone alto quanto lui ma sicuramente più muscoloso e massicico, iniziò a capire che la sua sensazione non fosse del tutto sbagliata. 
Si schiarí la voce per attirare l'attenzione e far voltate entrambi i ragazzi verso di lei, ed Abby lo guardò con leggera sorpresa perché non si aspettava quello sguardo e quell'atteggiamento proprio da lui. 
Abby sorrise imbarazzata e fece un passo indietro, gesticolando appena per presentare i due uomini che adesso si guardavano con aria accigliata, studiandosi a vicenda mentre si stringevano forte la mano.
"Edward Randall, lui è Sam Winchester, il fratello minore di Dean". 
Edward aveva ricambiato la stretta vigorosa di Sam ed anche il suo sguardo serio, ma dopo poco fece guizzare lo sguardo fino alla ragazza davanti a sé tornando a sorriderle mentre si rimetteva seduto al tavolo che stesse occupando in quel pub affollato, facendo segno ai due di unirsi a lui. 
"Vi presento Jimmy Tellher, uno dei miei amici più cari" disse Edward sorridendo e presentando il suo amico con un gesto del capo. 
Abby sorrise ed allungò una mano verso di lui, presentandosi per poi prendere posto accanto ad Edward mentre Sam le si sedeva vicino, desiderando con tutto che lui ed Abby non avessero lasciato la stanza quella sera. 
La ragazza studiò l'uomo sui quaranta, forse quarantacinque, che indossasse un cappello con la visiera e aveva un viso quadrato, su cui spiccasero due occhi blu come l'oceano di notte. 
Lo sentí dire a Sam quante storie avesse sentito su di loro, in particolare su di lui e sulla storia del ragazzo Re che Azazel aveva scritto per lui, iniziando a fargli una domanda dietro l'altra. 
Abby incrociò lo sguardo infastidito di Sam, che però sorrise e si sforzò di rispondere in maniera educata e gentile, per poi lasciare scivolare i suoi occhi su quelli di Edward, trovandolo già ad osservarla con un sorriso sul viso. 
"Allora rossa: questa volta hai lasciato il tuo ragazzo geloso e violento a casa e hai cambiato partner di caccia?". 
Abby sollevò un sopracciglio e scosse la testa, muovendosi nervosamente sulla sedia per guardarlo meglio. "No, ma avevo bisogno di cacciare e Dean è rimasto a casa con nostra figlia". 
Edward aggrottò le sopracciglia e la guardò con aria così sorpresa che anche Sam e Jimmy la colsero, voltandosi verso di loro per ascoltare la conversazione e quando Jimmy smise di fargli domande quasi non importava a Sam quale fosse il motivo che avesse attirato la sua attenzione, ringraziando il Cielo che avesse smesso di parlare. 
Edward non si aspettava minimamente che Abby potesse essere una madre, un po' perché la vita che conducesse non fosse adatta ad una bambina e un po' perché non gli piaceva che il padre fosse proprio Dean, e storse il naso in una piccola smorfia. "Vostra figlia? Cioè tu hai avuto una bambina?". 
Jimmy scoppiò in una fragorosa risata scuotendo la testa e afferrò la sua birra, scolandola fino all'ultimo goccio. "Certo Ed. Cos'è, non ti ricordi come si fanno i bambini?".
L'espressione confusa di Edward si sciolse in un sorriso divertito, scuotendo la testa e bevendo anche lui l'ultimo sorso di birra, prima di sollevare due dita ed ordinare quattro birre al loro tavolo.
Tornò a guardare Abby che lo prendeva in giro insieme a Jimmy, e sorrise. "Sono solamente sorpreso, non me l'avevi detto l'ultima volta e poi non pensavo che foste tipi da figli". 
Sam vide Abby mordersi il labbro con nervosismo e fare spallucce e poi notò il modo in cui Edward la stesse guardando Abby, ed il minore dei Winchester iniziò a pensare che conoscesse bene quello sguardo perché era lo stesso che avesse visto in Dean quando per la prima volta lui e suo fratello avessero incontrato la ragazza alla Road House. 
Sam si schiarí la gola e attirò l'attenzione su di lui, guardando Edward negli occhi con aria seria. "Scusa Ed, ma Abby non mi hai raccontato di te. Come vi siete conosciuti?". 
Abby spostò lo sguardo su Sam ed aggrottò appena le sopracciglia perché stava riconoscendo lo stesso atteggiamento protettivo che avrebbe messo su Dean, così sospirò e scosse la testa. 
"Abby è entrata nel mio bar". 
La risposta di Edward fu secca e breve, mentre lo guardava con lo stesso sguardo che Sam gli stesse riservando. 
Abby scambiò uno sguardo con Jimmy che fosse confuso tanto quanto lei, e la ragazza sorrise voltandosi verso Sam. "Edward mi ha aiutata a trovare quel veggente di cui ti ho parlato. Mi ha anche salvato la vita, veramente".
Le labbra di Sam si piegarono per sussurrare un leggero Oh, capendo subito che tutta l'operazione per salvare Dean fosse scattata da quell'incontro con Edward che avesse indirizzato Abby da Cain, così annuì e ringraziò la cameriera che gli porse una birra. 
Fecero un veloce brindisi e Sam rimase ad ascoltare i discorsi fra la ragazza e Edward, scoprendo che si trovasse nella loro stessa città per lo stesso debole caso che li avesse portati lì come una scusa per mettere distanza fra loro e Dean per iniziare a pensare al modo per salvare il fratello dal Marchio, decifrando il libro. 
Tutti e quattro iniziarono una lunga conversazione sulle cacce e su alcuni aneddoti divertenti, ma presto la birra finí e portò via con sé quasi un'ora di quella serata senza che se ne potessero rendere conto; Abby si alzò velocemente dicendo che avrebbe preso delle altre birre per tutti, lasciando i tre ragazzi a guardarsi negli occhi con occhi curiosi l'uno dell'altro. 
Edward si schiarí la gola e sollevò un sopracciglio mentre sosteneva lo sguardo dell'uomo, appoggiandosi meglio allo schienale della sedia e sfregando i palmi delle mani l'uno contro l'altro. "Quindi tu sei il fratellino di Dean?". 
"Si". 
La sua risposta fu secca, senza tanti giri di parole, e Sam continuò a guardarlo con aria seria. 
Edward sorrise imbarazzato e scambiò un'occhiata eloquente con Jimmy, iniziando a pensare che lo sguardo di fuoco non fosse l'unica cosa che Dean avesse insegnato al suo fratellino, notando il suo sguardo di avvertimento silenzioso, e gli scappò una piccola risata che gli fece fare spallucce. "Sai che tuo fratello mi ha minacciato con una pistola, la prima volta che mi ha visto?". 
Sam fece spallucce tranquillamente come se quello non fosse un problema e non lo disturbasse, non sentendosi minimamente sorpreso perché conosceva bene suo fratello e perché aveva provato lui stesso la voglia di prendere a pugni il ragazzo per il modo in cui si mangiasse Abby con gli occhi. "Beh, avrà avuto le sue buone ragioni per farlo". 
Edward rise di gusto e giocherellò per qualche istante con la propria folta barba, annuendo e scuotendo appena il viso, confermando ad alta voce che Sam avesse ragione e che Dean avesse avuto tutti i motivi per minacciarlo, e lasciò scivolare lo sguardo su Abby che intanto si era leggermente piegata sul bancone e rideva di gusto con la barista, mentre Edward la guardava con sguardo compiaciuto sul suo corpo tonico.
Non ci volle molto prima che Sam seguisse il suo sguardo e capí che strane idee stessero passando per la mente dell'uomo, e istintivamente sollevò un sopracciglio sentendosi irritato e lo guardò in cagnesco. "Non pensarci neanche: Abby è off-limits per te".
Edward voltò nuovamente il viso divertito verso di lui e rimase a guardarlo per un lungo istante, giocando a chi abbassasse prima lo sguardo ed a chi avesse più testosterone. "Oh, non lo so Sammy. Io adoro le sfide ed Abby è la sfida più bella che io abbia mai visto". 
Sam non ebbe il tempo di rispondere per le rime, poiché presto Abby si fece strada fino al loro tavolo con le birre ghiacciate fra le mani e sorrise ad entrambi gli uomini, senza avere la minima idea della conversazione che avessero intrapreso fino a qualche istante prima e passò una bottiglia l'uno guardandoli prima di bere qualche sorso e tornare a chiacchierare per tutto il resto della serata. 
Sam cercò di dirottare ogni discorso che Edward cercava di intavolare per coinvolgere solamente Abby, la quale parve non notare il tono di rimprovero che stesse usando per farla smettere di parlare con quel tizio. 
Presto la ragazza udì Jimmy schiarirsi la gola ed alzarsi dal tavolo, che la guardò con un sorriso e le fece l'occhiolino. "La tua presenza è incantevole, il mio amico Ed non aveva torto a parlarmi di te così bene, ma adesso devo andare. C'è qualcuno che reclama la mia presenza, quindi a presto Abby. Ciao Sam".
Jimmy li salutò con una mano senza aspettare risposta e con grande teatralità superò il tavolo e si avvicinò ad una ragazza dai capelli a caschetto neri che stesse vicino al bancone, sollevandola di peso e caricandosela in spalla. 
La ragazza rise di gusto e quando riuscì a farsi mettere nuovamente giù, si sollevò sulle punte per baciare Jimmy con una passionalità tale da essere quasi scandalosa se non fossero stati in un bar e se tutti i presenti non fossero già ubriachi. 
Anche Sam si lasciò sfuggire un sorriso tirato davanti a quella scena, ma presto scemò quando tornò a guardare Abby che ancora guardava Jimmy, e Edward che invece guardava Abby con una grande intensità. 
Si schiarí la gola e attirò l'attenzione dei due nuovamente su di sé mentre Jimmy e la ragazza uscivano dal locale dopo aver fatto un cenno di saluto a Edward, e Sam sospirò mentre indossava la giacca. 
"È stata una bella serata, ma si è fatto tardi: dovremmo andare Abby. Domani ci aspetta una lunga giornata". 
Edward scosse la testa stendendosi meglio sulla sedia, allargando le braccia con disappunto e sorridendo apertamente. "Oh andiamo, sono appena le dieci!". 
"Noi lavoriamo domani, Edward. Quindi credo che sia meglio andare Abby, sù.." sussurrò Sam accennando un sorriso scocciato nella direzione dell'uomo e guardando con aria seria verso Abby, che si fosse voltata verso di lui per guardarlo con aria accigliata e sopracciglia aggrottate. 
Abby non aveva nessuna voglia di uscire dal locale e di interrompere la sua serata insieme a Edward. 
Così scosse la testa e guardò Sam in cagnesco, perché quel comportamento iniziava a darle sui nervi facendola sentire come se la sua ora d'aria fosse finita e fosse costretta a tornare in cella. 
Fece spallucce e lo guardò con aria più seria e quasi infastidita.  "Grazie, ma so quando arriva il momento di tornare in stanza e questo non lo è. Ci vediamo domattina, Sammy". 
Sam strinse la mandibola e sospirò, riconoscendo per un momento nei suoi occhi lo stesso sguardo che Dean avesse messo su centinaia di volte prima di portare una ragazza in camera e passare con lei tutta la notte, prima che incontrasse Abby. Le chiese se fosse sicura e quando vide il volto della ragazza senza esitazione annuí, congedandosi ed augurando ad entrambi una buona notte mentre andava via e sentiva su di sé lo sguardo di Ed che già pregustava la vittoria: ma Sam aveva molta fiducia in Abby e sapeva che non avrebbe mai commesso un errore di cui si sarebbe pentita. 
Abby roteò gli occhi con aria scocciata e tornò a guardare il ragazzone al suo fianco, che nel frattempo aveva seguito con lo sguardo Sam uscire dal locale. 
Ordinò altre due birre, osservando la cameriera arrivare subito e portare ai due delle bottiglie, e poi Edward lasciò scivolare lo sguardo su quello di Abby, la quale sorrise in silenzio. 
"Allora rossa, che succede con il fratellino di Dean? Sembrava davvero  preoccupato all'idea di lasciarti qui con me: sa che non ho nessuna intenzione di mangiarti?". 
Abby rise di gusto e si portò un ciuffo dietro l'orecchio, sentendo da tutta la sera lo sguardo che stesse usando su di lei, esattamente come fece la prima volta che avessero passato dei giorni insieme alla disperata ricerca del veggente che le rivelò la posizione di Cain; doveva ammettere almeno a se stessa che adorava il modo in cui la guardasse, come le parlasse, iniziando a pensare che Edward fosse davvero affascinante. 
Quegli occhi scuri così espressivi immersi sul volto barbuto, incorniciato da dei capelli castani leggermente più lunghi dell'ultima volta, l'espressione fiera e magnetica. 
La ragazza sospirò ed abbassò brevemente lo sguardo, cercando di non far capire all'uomo davanti a sé ciò che avesse effettivamente pensato senza rendersene conto. "È solo molto protettivo verso di me. Ci conosciamo da quando eravamo dei ragazzini". 
"Si, lo capisco. Ma non credo che tu abbia bisogno di alcuna protezione.." sussurrò Edward accennando un sorriso e bevendo qualche sorso dalla bottiglia senza mai staccarle gli occhi di dosso; si appoggiò con i gomiti al tavolo e si fece più vicino a lei, guardandola con aria curiosa. "Comunque che ci fate qui? Io e Jimmy abbiamo già controllato le strane sparizioni in questa città e posso assicurarti che non c'è nulla di sovrannaturale, a parte dei pazzi umani che amavano rapire la gente e che sono già stati consegnati alla polizia". 
Abby lo guardò con aria sorpresa e tirò un sospiro di sollievo, perché ciò voleva dire che lei e Sam avrebbero avuto più tempo per contattare i loro due angeli e ragionare insieme su come decriptare quel libro, e presto incrociò di nuovo il suo sguardo magnetico e penetrante, accennando un sorriso. Mano a mano che le birre vuote sul tavolo iniziarono ad aumentare e senza che riuscisse ad accorgersene, Abby iniziò a confidarsi con Edward sul vero motivo per cui fossero giunti in quella città, sul vero problema di Dean e perché lo avesse attaccato quella notte di qualche settimana prima, trovandosi all'una di notte passata a ragionare con lui su cosa potessero significare le parole su quel libro, rimanendo basita quando Edward le suggerì che la frase potesse solamente riferirsi al sangue del Re dell'inferno e di quello di qualcuno che aveva un cuore puro e che si fosse lasciato corrompere dal male.
Abby si ritrovò subito a pensare a Crowley ed a Syria, pensando che il loro sangue potesse effettivamente essere la chiave per tutto nonostante non ne capisse il significato; prima di incupirsi e rovinare ciò che restasse della serata, cambiarono presto argomento tornando a raccontarsi degli aneddoti di caccia ed a ridere come due bambini, pensando che passare del tempo con Edward la facesse sentire più leggera e spensierata. 
"Avevo sedici anni, mio padre si era fermato al bar con due amici cacciatori ed io ero rimasta in stanza ma ero così annoiata! Insomma stavamo cacciando un licantropo ed io volevo l'azione, volevo sentire l'adrenalina nelle mie vene!" esclamò Abby ridendo divertita al ricordo delle sue azioni sconsiderate di quando era solamente una ragazzina. Gesticolò parlando e guardando Edward accanto a sé, del tutto assorto dal suo racconto. "Così sono uscita dal motel e sono andata a cercare il mostro con un coltello.. Di ottone!". 
Edward sollevò un sopracciglio, grattondosi nervosamente la nuca mentre la guardava con aria seria. "Spero che tuo padre ti abbia dato una bella strigliata per questo".
Abby rise divertita e scosse la testa, bevendo qualche sorso della sua birra. "È arrivato giusto in tempo, lo ha pugnalato con l'argento e mi ha salvata. Ha provato ad essere arrabbiato con me, ma diceva che avevo il suo stesso spirito". 
L'uomo la guardò e accennò un sorriso debole nella sua direzione mentre studiava i suoi occhi che per Edward risultavano molto espressivi e chiari. "Sei molto legata a tuo padre" 
Il suo tono era calmo e caldo mentre affermava quelle parole, ed Abby rimase incastrata a guardare nei suoi occhi per qualche istante mentre il suo sorriso scemò leggermente. 
La ragazza abbassò lo sguardo per qualche istante per nascondere la nostalgia che il suo cuore stesse provando, ma presto accennò un sorriso debole e tornò a guardarlo facendo spallucce, iniziando a parlare con il suo stesso tono calmo e rilassato. "Si, ero molto legata a mio padre. Lui era.. semplicemente la persona migliore che io abbia mai conosciuto. Ma qualcosa di lui è rimasto dentro di me, sento la sua voce che mi guida ogni giorno. Sai, del tipo non andare a destra o esci subito di qui e cerca di sopravvivere come ti ho insegnato".
Edward per qualche istante rimase serio ad ascoltare le sue parole, sforzandosi di non tradire alcuna emozione con la sua espressione; sapeva a cosa si riferisse Abby, sapeva che cosa provasse perché c'era passato anche lui e quelle parole avevano accarezzato un vaso di Pandora che teneva sigillato dentro di sé da anni. 
Aveva chiuso dentro tutto quello che di brutto fosse accaduto nella sua vita, la violenza ed il sangue, e lo aveva conservato nella parte più oscura e profonda di sé stesso. 
Ma con le sue parole Abby ci aveva appena soffiato sopra, spolverandolo dopo tutti quegli anni e risvegliando dentro di sé delle sgradevoli sensazioni. 
Edward abbassò lo sguardo e deglutí a fatica, mordendosi il labbro un paio di volte per il nervosismo. 
"Mia madre ha cresciuto me ed i miei fratelli come dei cacciatori da quando eravamo dei bambini: ci ha addestrati, ci ha insegnato tutto, come tuo padre ha fatto con te. Ma poi un giorno è andata a caccia con mia sorella minore e non sono più tornate". 
Abby sgranò leggermente gli occhi ascoltando il tono con cui Edward parlò, come se fosse molto distaccato da quell'aneddoto, come se non stesse davvero parlando della morte di sua madre e sua sorella. 
Capí presto che fosse abituato alla morte tanto quanto lei, eppure i suoi occhi lo avevano tradito solamente per un istante, permettendole di scorgere dentro di lui un grande dolore. 
Istintivamente allungò la sua mano sul tavolo ed intercettò la sua, sfiorandogli il dorso e stringendola delicatamente e quando Edward portò il suo sguardo sorpreso su quello di Abby, accennò un sorriso debole. "Mi dispiace molto, Ed". 
"È passato tanto tempo, ma grazie". Il ragazzone fece spallucce e si morse l'interno della guancia con nervosismo per qualche istante, per poi tornare a guardare nei suoi occhi azzurri e limpidi. 
Abby gli si fece più vicina istintivamente mentre ancora gli stringeva la mano; non vi era nulla di malizioso, ma si sentiva tremendamente vicina al suo dolore. 
Si schiarí la gola e appoggiò l'altro gomito sul tavolo, appoggiando la testa alla mano per guardarlo meglio. "E tuo fratello?". 
Edward sorrise amaramente, facendo spallucce mentre la guardava: generalmente non amava aprirsi con altre persone, né tantomeno mostrarsi fragile. 
Ma sin dalla prima volta che avesse parlato con Abby, si era reso conto che avesse un effetto terapeutico. 
Per questo decise di annuire nella sua direzione, scoperchiando leggermente di più il suo vaso di Pandora. "Oh, Roger sta bene. Vive nello Utah: ha una casa, una moglie ed un cane. Ma mi sono dovuto tagliare fuori dalla sua vita per proteggerlo. Effettivamente sei la prima persona a cui racconto questa storia, a parte Ellen". 
Il sorriso di Abby si accese, nonostante sapere che Edward avesse escluso suo fratello dalla sua vita le dispiacesse molto. 
Lo guardò con sopracciglia sollevate, muovendo distrattamente la mano sulla sua e trovando il ragazzone pronto a stringerla di più per non farla sgusciare via. 
Trattenne un altro sorriso e guardò nei suoi occhi nocciola, perdendosi per qualche istante. "Mi hai detto che Ellen ti ha rimesso in piedi e ti ha convinto ad aprire un bar, ma non mi hai raccontato la storia di come ha fatto".
Il sorriso sul volto di Edward svaní immediatamente mentre i ricordi di sé stesso perennemente svenuto sul pavimento di Ellen tornarono nella sua mente come un boomerang lanciato troppi anni prima, e che adesso stesse tornando con la violenza di un maremoto che avrebbe potuto tentare di ucciderlo per la seconda. 
Abby notò quell'espressione e divenne anche lei più seria, muovendosi sulla sedia e riemtrebdosi dritta. "Mi dispiace, non volevo farti incupire. Non avrei dovuto chiedert-..". 
"No, no, rossa. Non è colpa tua. Sono io ad avere tanti scheletri nell'armadio".
Edward bevve qualche abbondante sorso di birra e posò la birra ormai vuota sul tavolo, stringendo ancora la mano attorno alla bottiglia mentre con l'altra teneva quella della ragazza. Ma non la guardò, piuttosto lasciò vagare lo sguardo in giro per il locale, trovandolo ancora parecchio affollato nonostante l'ora. 
Abby si schiarí leggermente la gola ed assunse un tono serio, sorridendo amaramente mentre ancora lo guardava. "A quanto pare esiste qualcosa di peggio della caccia". 
Quando Edward tornò ad incrociare di nuovo i suoi occhi, ebbe la sensazione che la ragazza davanti a lui sapesse più di quanto dicesse. 
Erano entrambi cacciatori e le voci giravano molto nel loro ambiente, quindi Edward sapeva che sarebbe bastata una telefonata per avere delle informazioni su qualcuno. 
Ed a quanto pare Abby aveva fatto quella chiamata. 
Sollevò un sopracciglio nella sua direzione, accennando un sorriso compiaciuto. "Ero un Marine, ma credo che tu questo lo sappia già, rossa". 
"In mia discolpa: dovevo venire al tuo bar per chiederti informazioni su Dylan: dovevo sapere se fossi una persona affidabile o meno". Abby sorrise divertita, fece spallucce e si scusò con lo sguardo: aveva preso delle informazioni su di lui solamente per sapere la modalità con cui avrebbe dovuto carpire le informazioni da lui, prima di mettersi alla ricerca del veggente. 
"Il mio plotone veniva mandato dove tutti gli altri si rifiutavano di andare. Eravamo una forza speciale, una di quelle che mandi in avan scoperta sui terreni minati". 
"Eravate essenziali". 
"Eravamo stupidi. Non dovevamo accettare tutte quelle missioni, i miei uomini erano continuamente sfiniti. E per cosa? Per un conto in banca a sei zeri dopo migliaia di missioni e per essere chiamati eroi? Sono morte brave persone". 
Edward quasi la guardò in cagnesco ed alzò il tono della voce mentre la guardava, eppure Abby non si scompose: rimase immobile a guardarlo negli occhi, fino a quando lo vide tornare lentamente in sé. 
Scosse la testa e ordinò da bere ancora una volta mentre pensava di aver usato troppa enfasi nel parlare di quell'argomento così delicato, ma quando tornò a guardare nella direzione di Abby, la trovò con lo stesso sguardo di prima. 
Non gli lasciò la mano neanche quando la cameriera portò loro le nuove birre e Edward intuì che non sarebbe stato facile farle mollare la presa; bevve qualche sorso, si dissetò per contrastare la bocca asciutta che avesse ogni volta che guardasse Abby fino a quando sospirò lentamente. 
"Qualcuno di importante per me è morto, sia nella vita da cacciatore che in quella da militare. Quando sono tornato in America, per molti mesi affogavo nel mio sudore e nel Whisky sul pavimento della Road House. Poi Ellen si è stufata di avermi lì a spaventare la clientela e mi ha rimesso in piedi". 
Abby gli sorrise più ampiamente e lo strinse di più, passandosi una mano sul collo. "Tipico di Ellen: ha raccolto tanti di noi randagi e ci ha aiutati a ricominciare". 
"Già, è quello che faceva sempre". Edward sorrise amaramente e sollevò la bottiglia a mezz'aria, scontrandola con quella della ragazza in onore di Ellen per ricordarla e brindare a lei, ed Abby fu lieta di farlo perché era stata come una madre per lei. "Sai, ero così ossessionato dalla violenza e dalle cacce quando sono tornato, uccidevo qualsiasi cosa senza fare domande pur di dimenticare le missioni. Ma mi stava uccidendo. Così Ellen un giorno mi ha sollevato dal suo pavimento e mi ha mandato fuori con un calcio per mandarmi a riaprire il vecchio bar di mia madre: avrei avuto contatto con tutti i cacciatori, sarei stato aggiornato e avrei trovato un modo per sopravvivere". 
Abby sorrise ascoltando quella storia e giocherellò distrattamente con la sua mano, abbassando lo sguardo qualche istante per guardarla così grande rispetto alla propria, esile e piccola. 
Tornò a guardare nei suoi occhi e sorrise. "Il bar di tua madre ti ha salvato, quindi". 
Edward annuí ma si affrettò a distogliere lo sguardo lucido per impedire che Abby potesse vedere la parte più fragile di sé: non aveva idea del motivo per cui stesse raccontando tutte quelle storie alla ragazza che stesse seduta al suo fianco e che ancora lo stesse guardando.
Non voleva aprirsi, non voleva che qualcuno sapesse cos'avesse visto e cosa avesse fatto. 
Voleva tenerlo per sempre chiuso dentro di sé e non parlarne mai. 
Eppure non si stupí quando Abby sganciò la mano dalla sua, per sollevarla fino al suo viso barbuto e Edward era tornato subito a guardarla negli occhi. 
Abby si era presa qualche momento per guardarlo negli occhi mentre gli sfiorava la guancia, per guardare il suo viso e la cicatrice che avesse sul sopracciglio sinistro, guardandolo con una dolcezza con cui non era mai stato guardato. "Non sarai triste per sempre, Edward. Il peso che hai dentro prima o poi si alleggerirà".
Come incantato, Edward non riuscì a distogliere lo sguardo dal suo. Rimase a guardare nei suoi occhi così sicuri e limpidi ed improvvisamente sentí riaccendersi dentro di sé qualcosa che pensava di aver perso da mi molto tempo. 
La speranza. 
Non capiva come fosse accaduto, ma il suo cuore sembrava aver ricominciato a credere che tutto sarebbe andato bene solamente guardando negli occhi della ragazza davanti a sé. 
Si schiarí la gola e scosse la testa, abbassando lo sguardo e mordendosi il labbro con nervosismo. "Da quello che ho dentro non si può guarire, rossa". 
Abby sorrise audacemente e gli sollevò il viso per far sì che la guardasse ancora, e rafforzò la presa sul suo viso mentre guardava nei suoi occhi. "No, ma un giorno ti sveglierai e quel dolore sarà più sopportabile. Lo so. Te lo prometto". 
Di nuovo i suoi occhi azzurri la stregarono e Edward rimase serio a guardarla, mentre sentiva il cuore batteregli più forte nel petto. 
Con la mano intercettò quella delicata della ragazza che ancora gli sfiorasse il viso, e Edward la strinse con la sua come se fosse un'ancora a cui aggrapparsi. 
Abby sorrise dolcemente nella sua direzione e solo in quel momento si rese conto di quanto si trovassero vicini, mentre il suo cuore accelerava i battiti nel suo petto. 
Edward non ci pensò due volte prima di avvicinarsi ancora, perché stare con lei lo faceva sentire più leggero e non gli permetteva di pensare ai brutti ricordi della guerra. 
Mentre Abby stringeva la sua guancia e Edward le stringeva la mano, si avvicinarono così tanto da riuscire a sentire il respiro di uno sul viso dell'altra.
Si guardarono negli occhi col respiro accelerato ed il cuore che martellava nel petto, mentre si gustavano quel momento. 
Abby lo studiava, cercava di capire il più possibile su come fosse fatto Edward e decisamente quella sera aveva imparato molto sulla sua storia. 
Edward faceva altrettanto, desiderando di passare del tempo con lei più di quanto gli fosse mai capitato. 
Era questione di attimi e Edward avrebbe colmato la distanza fra i loro visi dopo aver letto nei suoi occhi la sua stessa voglia, ed Abby non si sarebbe opposta perché aveva iniziato a bramare segretamente di stare più vicina a lui da quando avesse messo piede in quel locale. 
"Scusate ragazzi, ma stiamo per chiudere". 
Abby sbatté le palpebre un paio di volte, scuotendo la testa e lasciando la presa su di lui, allontanandosi rapidamente e guardando la cameriera che si fosse avvicinata per avvertirli della chiusura. 
Presto i due ragazzi si accorsero di essere gli ultimi rimasti dentro al pub e che fossero ormai quasi le tre del mattino. 
Si scambiarono una rapida occhiata e presto si alzarono insieme, uscendo dal locale in silenzio. 
Abby era tremendamente imbarazzata e sorpresa da ciò che si fosse trovata a desiderare da quando aveva conosciuto Edward. 
Non le era mai capitato nel corso della sua relazione con Dean, ma adesso desiderava l'uomo che le camminasse al fianco con troppa intensità. 
Non fu troppo sorpresa quando sentí la mano sinistra di Ed afferrarle in maniera decisa la schiena, stringendola un po' di più a sé mentre si muovevano in direzione del motel a pochi metri dal locale, ed Abby non riuscì a fare a meno di bearsi di quel contatto silenzioso ma molto deciso: nonostante avesse visto spesso Dean relazionarsi con le altre donne prima che fra loro nascesse qualcosa, Abby aveva visto spesso anche lui comportarsi così. 
Ma con lei, Dean non aveva mai osato tanto all'inizio, perché conosceva il suo carattere e voleva darle il suo tempo, il suo spazio. 
Dean l'aveva capito dal primo sguardo che lei non fosse come le altre ed Abby aveva sempre apprezzato quel suo modo di porsi. Ma adesso Dean era lontano tre città  e iniziarono a tornarle in mente tutti i motivi che l'avessero spinta ad allontanarsi da lui nel corso degli anni, specialmente Lydia e la barista Anne. 
Dean l'aveva tradita, due volte. 
E Abby aveva sempre provato a giustificarlo, perché stavano tutti attraversando un momento difficile per la morte di Bobby e poi Dean era diventato un demone.
Nonostante Abby sapesse che se Dean fosse stato se stesso non avrebbe mai posato lo sguardo su una delle due donne, Abby non riusciva a far altro che sentire il sangue ribollire nelle sue vene. 
Lo aveva giustificato come si faceva per un bambino, si era detta che un momento di debolezza in più di dieci anni di relazione non fosse poi così grave. 
Ma dentro Abby era rimasta profondamente ferita e delusa, l'immagine che si era fatta di lui era crollata, e adesso Dean non era al suo fianco; al suo posto c'era Edward che di tanto in tanto la guardasse per capire cosa le stesse passando per la mente mentre la stringeva a sé, riservandole a tratti uno sguardo carico di desiderio. 
Quando arrivarono al motel in cui entrambi alloggiassero, l'uomo lasciò che la sua mano scivolasse dalla schiena fino al suo fianco mentre Abby si voltava e dava le spalle alla porta della sua stanza per guardarlo con un sorriso spaventato sul volto. 
"Ci siamo, rossa. È il momento di salutarci di nuovo" disse Edward sorridendo in maniera tranquilla, avvicinandosi lentamente di qualche passo per sfiorarle il viso proprio come avesse fatto la prima volta in quella camera del motel. "È stato bello passare la serata insieme". 
"Si. È piaciuto anche a me". Abby sentí la sua voce tremare leggermente, mentre una scarica di adrenalina le attraversava ogni cellula del corpo. 
Doveva resistere, una volta separata da lui le sarebbe passata e avrebbe fatto di tutto per non incontrarlo più. "Dovresti andare".
Edward annuí in silenzio non lasciando trasparire nessuna emozione, ed Abby pensò che facesse parte del suo addestramento militare per prepararlo alle battaglie. 
Abby sentí il cuore battere più forte mentre lo guardava nei suoi occhi scuri che quasi la stregarono e respirò lentamente, rabbrividendo appena per la brezza della sera e nel sentire le dita calde di Edward contro la sua guancia gelida. 
Abbassò per un istante lo sguardo, cercando di svincolarsi nuovamente da quella situazione in cui si fosse inserita da sola perché sì, doveva almeno ammettere a sé stessa che Edward le piaceva così tanto da farle girare la testa. 
Sollevò lo sguardo sicuro verso il suo ed era proprio sul punto di salutarlo con ironia e augurargli un buon rientro, quando le parole le morirono in bocca e solamente per un attimo Dean e Mary sparirono completamente dalla sua mente; si chiese mentalmente che sapore avessero le sue labbra carnose e rosse e poi passò un solo attimo, prima che Abby prendesse un bel respiro e si prendesse ciò a cui era diventato troppo difficile resistere. 
Si sollevò sulle punte ed annullò la distanza fra di loro: lo attirò a sé e subito trovò Edward pronto a stringerle anche l'altro fianco per tenerla più vicina sorridendo compiaciuto ed Abby si avvicinò il più possibile mentre gli cingeva il collo con le braccia ed annullava la distanza fra le loro labbra con un sorriso. 
Mille scariche elettriche invasero il suo corpo, come se fossero sempre stati destinati a vivere le loro vite per poi arrivare a quel momento, davanti alla porta della sua stanza a stringersi in quel modo. 
Come se fossero collegati, come se qualcuno di supremo avesse deciso che fosse arrivato il momento di incontrarsi e li avesse uniti. 
Quel contatto durò per qualche secondo perché improvvisamente Abby si rese conto di cosa avesse effettivamente fatto e sgranò gli occhi quando si ritrovò a baciare quell'uomo fin troppo affascinante; si allontanò di scatto e scosse la testa, guardando nei suoi occhi confusi mentre lo vide sollevare un sopracciglio e guardarla quasi con ilarità. 
"Ho sbagliato Edward, scusami davvero io non vol-". 
"Mmh mmh..".
La sua frase venne interrotta dalle labbra del ragazzo che si pressarono nuovamente contro le sue, facendola irrigidire per qualche secondo mentre sentiva le sue mani cingerle i fianchi per la seconda volta e per un momento Abby si chiese perché si stesse ostinando ad autonegarsi qualcosa che volesse davvero così tanto; Edward si chinò di più su di lei per baciarla con trasporto mentre faceva aderire il loro corpi e la spingeva indietro di qualche passo fino a farle toccare la porta con la schiena, ed Abby non oppose resistenza mentre tornava a stringergli le braccia al collo e a stringersi a lui con un sorriso. 
Lo baciò e sentí nuovamente quella sensazione di leggerezza, si sentí nuovamente una ragazzina libera di fare ed avere ciò che volesse, mentre si stringeva forte a lui che le faceva il solletico con la sua folta barba; non poté negare che una certa urgenza stesse crescendo dentro di lei, così come sentisse l'eccitazione del ragazzo contro la sua coscia, e si staccò dalle sue labbra solamente per un istante per riprendere fiato, quando sentí la bocca di Ed scendere a lasciarle dei caldi e umidi baci sul collo che la fecero rabbrividire e lei intrecciò le dita con i suoi capelli per stringerlo più forte a sé. 
Edward sollevò il viso dal suo collo e tornò a guardarla per assicurarsi di non aver osato troppo, ma sorrise audacemente quando lesse nei suoi occhi lo stesso fuoco che ardesse dentro di lui, lo stesso desiderio che provasse per lei. 
Tornò a chinarsi su di lei baciandole famelicamente come se avessero bisogno l'uno dell'altra ed Abby ansimò di piacere quando sentí le sue mani risalire sul suo corpo; sarebbe bastato poco per dimenticare qualsiasi cosa le avesse mai causato dolore fra le braccia di Edward. 
Questo lo aveva capito. 
Così come il modo in cui Edward la stringesse o la baciasse, le faceva capire che per lui non fosse affatto un gioco ma che nonostante avessero passato poco tempo insieme, si fosse già affezionato a lei. 
Ed Abby non riuscì a negare che fosse lo stesso per lei. 
Lo voleva così dannatamente da farle male, eppure Abby ad un certo punto lo spinse dal petto e scosse la testa; quando lo sguardo confuso di Edward le chiese spiegazioni, Abby fece spallucce e cercò di regolarizzare il respiro.
"Cos'è successo, rossa? Eri con me, ti ho sentita e poi..". 
"Mi dispiace tanto. Ti voglio anche io, ma non avrei dovuto baciarti, Ed". 
"Perché no? Perché stai con Dean, mmh?" chiese Edward sospirando rumorosamente, passandosi le mani sulle labbra e guardandola con aria severa. Ma l'occhiataccia che la donna gli riservò gli fece capire che non potesse ancora permettersi di utilizzare quel tono canzonatorio con lei, così l'uomo sospirò nuovamente e scosse la testa. "Dico solo che non mi sembri poi così felice!".
Abby scosse la testa, portandosi al ventre il braccio col quale avesse spinto Edward più lontano come uno scudo, abbassando il capo con vergogna e sentendosi davvero la persona più orribile della terra: tradire non era mai stato per lei. Preferiva chiudere la storia che avesse in corso e poi interessarsi a qualcunaltro. 
Eppure aveva desiderato Edward per tutta la sera e lo aveva baciato con ardore, e le era piaciuto da matti. "No. È solo un momento, e io e Dean ne abbiamo attraversati di più difficili insieme. Supereremo anche questo, ma non posso Ed".
L'uomo parve deluso dalle sue parole e scosse la testa, ma non era perché non fosse riuscito a portarsela a letto come facesse con tutte le ragazze che avesse incontrato nel corso della sua vita: Edward aveva sentito qualcosa nel momento in cui avesse visto Abby seduta al bancone del suo locale, quando lei fosse andata a cercarlo per trovare Dylan. Aveva incrociato i suoi occhi azzurri e aveva sentito qualcosa dentro di lui andare in pezzi, e probabilmente si trattava proprio della sua caparbia convinzione che non avrebbe mai provato qualcosa per nessuno. 
Edward sospirò e si avvicinò nuovamente di qualche passo mentre leggeva nel suo sguardo la supplica di non avvicinarsi e di non toccarla, eppure il ragazzo sollevò una mano e le sfiorò il viso accaldato e arrossato per l'effetto che quei lunghi baci avessero avuto anche su di lei; le scostò i capelli dal viso per poi afferrarle il mento fra police e indice per sollevarglielo e guardarla meglio. Si sforzò di sorriderle amaramente mentre la vedeva agitata e dispiaciuta  per ciò che avesse appena fatto, probabilmente tradendo la sua morale. "Non sentirti in colpa: dimenticatelo. Questa sera ti ho solo riaccompagnato alla stanza e basta: siamo un po' sbronzi, questo genere di cose possono capitare". 
Abby lo guardò incerta e incredula per le sue parole, che tradotte volessero dirle Sta tranquilla rossa, non dirò mai a nessuno che mi sei saltata fra le braccia, quando lo vide avvicinarsi nuovamente al suo viso per baciarle la guancia con delicatezza, senza neanche provare ad avvicinarsi alle sue labbra. 
Mise una piccola distanza e guardò nuovamente nei suoi occhi azzurri sorridendo un po' di più per rassicurarla. "Va tutto bene, rossa. Aspetterò il tempo necessario". 
"Il tempo necessario per cosa?". 
Un filo di voce uscì dalle labbra di Abby, che non riusciva più a calmare il suo cuore mentre si trovava al suo fianco e Edward teneva la sua mano ancora una volta sulla sua guancia. 
Sorrise divertito e le fece l'occhiolino, depositandole un tenero bacio sulla punta del naso, facendo sorridere anche lei. "Per quando sarai pronta". 
Abby lo guardò con occhi confusi, aggrottando le sopracciglia mentre lo vedeva così rilassato ed a suo agio. 
Ma presto Edward spezzò quello sguardo così complice fra loro e lasciò la presa su di lei, voltandosi con sicurezza per raggiungere la sua stanza al piano di sopra.
Abby lo osservò voltarsi e fare qualche passo verso le scale, quando istintivamente lo richiamò e lo fece voltare nuovamente nella sua direzione con aria confusa. "Grazie Edward. Sei una brava persona". 
Avrebbe voluto contraddirla, perché non si sarebbe mai definito una brava persona ma piuttosto un grande idiota perché avrebbe potuto utilizzare altre parole per riuscire a farle dimenticare tutti i suoi problemi e persino il suo nome a suon di spinte, eppure Edward non voleva essere quel tipo di uomo con Abby.
Si limitò a sorriderle amaramente e a fare spallucce perché sapeva che Abby contasse molto di più di una semplice nottata passata insieme. "Buonanotte rossa". 
 

 
"Potrebbe trattarsi del sangue di un'anima dannata come il Re dell'inferno e di una donna con il cuore così puro e ingenuo da lasciarsi tentare da Satana in persona?". 
I tre ragazzi si voltarono verso di lei per guardarla con un sopracciglio sollevato ed aria piuttosto sorpresa ragionando attorno a quel grosso tomo che Sam fosse riuscito ad ottenere lottando con le unghie e con i denti; Abby steva seduta in disparte con la sedia vicino alla finestra ed i piedi appoggiati al davanzale della camera di Sam, fissando i forti lampi chiari nel cielo grigio. 
Anael e Castiel si voltarono verso di lei per studiare il suo sguardo tranquillo e indifferente, come se quell'argomento non la toccasse per davvero, così come Sam che non capiva come la ragazza allegra e spensierata della sera precedente si fosse trasformata in quella versione arrabbiata e tutt'altro che tranquilla; Anael avanzò verso di lei con sopracciglia aggrottate e aria confusa, mentre la guardava bene per capire cosa stesse davvero accadendo alla sua amica, avendo percepito dentro di lei un grande caos dal momento in cui avesse messo piede in quella stanza. "Tu pensi che il sangue di Crowley e di Syria, cioè il tuo, possa rendere leggibile questo libro? Perché?".
Me l'ha detto un amico avrebbe tanto voluto rispondere, ma Abby si limitò a fare spallucce e guardare i tre ragazzi con aria scocciata. 
Si alzò di scatto e si avvicinò al tavolo, togliendo il libro dalle mani di Sam ed aprendolo alla prima pagina per poi indicare loro l'unica frase che spiccasse. "Parla di purezza e di malvagità, di un'armonia che si è spezzata quando il primo essere celeste è stato esiliato per aver sedotto una donna. Fra gli angeli è così comune che uno di voi seduca un'umana?". 
"È proibito dalla legge Divina e quando è capitato i trasgressori sono stati tutti puniti col sangue!" esclamò Castiel con aria solenne, seguendo il ragionamento della donna e limitandosi a raccontarle dettagliatamente tutte le volte che Radio Angelo avesse captato una possibile relazione fra un angelo e un umano, i quali venivano uccisi senza neanche essere sottoposti al giusto processo. 
Abby scosse la testa e lo guardò con aria accigliata, chiedendosi perché Castiel tardasse ad adattarsi alla Terra come invece avesse fatto perfettamente Anael, che all'apparenza sembrava una semplice ingenua e dolce umana. "Grazie per il rapporto di lavoro, ma vorrei sapere se secondo voi questa è un'idea così assurda o se..". 
"Il sangue di Lucifer mischiato a quello della sua donna: sei sicura che possa essere questo il senso della frase?" chiese Sam sollevando un sopracciglio e sospirando, continuando ad alternare lo sguardo fra la scritta e la ragazza. 
"Non lo so, ma so per certo che il sangue di Lucifer è off-limits perché non c'è modo di arrivare alla gabbia e sperare che lui ce ne fornisca una provetta con un sorriso, così come quello di Syria, dato che il suo corpo è biologicamente morto". Abby fece spallucce e incrociò le braccia al petto, sospirando. Avvertì una leggera emicrania pulsare nella testa ed Abby strinse un po' gli occhi, abbassando il capo mentre si massaggiava la fronte, sospirando rumorosamente. "Per questo vorrei provare con il mio sangue e quello di Crowley per vedere se funziona". 
"Provare. Tu vuoi provare e sperare che le parole appaiano magicamente sul libro, Abby?" chiese Sam aggrottando le scorpacciglia e guardandola con aria incredula, allargando le braccia.
Anael sospirò e annuì, incrociando le braccia al petto e alternando lo sguardo fra i tre, per poi soffermarsi sull'altro angelo. "Beh, tecnicamente Abby si trova nello stesso corpo di Syria essendone la reincarnazione e Crowley potrebbe essere un ottimo sostituto di Lucifer, in quanto a malvagità. Che ne dici, Cas?". 
Castiel sospirò e fece spallucce mentre la sua espressione continuava a rimanere piuttosto impenetrabile per tutti salvo che per Anael, e sospirò. "Troviamo Crowley e costringiamolo a darci il suo sangue, dopodiché faremo un tentativo". 
Abby accennò un sorriso fiera che la sua idea, o meglio quella di Edward, fosse stata ben accetta dai suoi amici e fece spallucce guardando Sam, che continuò a guardarla con aria poco convinta ma augurandosi che potesse essere la cosa giusta; i due cacciatori videro i loro amici angeli volare via in un battito di ali lasciandoli soli nella stanza, ed Abby sospirò mentre il suo sorriso iniziò a scemare. 
Quella mattina si era svegliata con la convinzione di non essersi affatto immaginata ciò che fosse accaduto la sera precedente con Edward, ma che lo avesse davvero baciato e fosse arrivata a tanto così dal chiedergli di entrare e passare la notte con lei. 
Si mosse silenziosamente, raggiungendo la finestra ed affacciandosi mentre osservava il parcheggio: la Jeep verde militare di Edward non c'era più. 
Doveva essere andato via presto, quella mattina.
Ed Abby non riusciva a smettere di pensare al modo in cui l'avesse baciata ed alle parole che gli avesse detto prima di andare via.
L'avrebbe aspettata. 
Ma Abby sapeva che non c'era nessuno da aspettare. 
Amava Dean, sarebbe sempre stato Dean. Non importava quanto fosse difficile la situazione. 
Eppure nella mente di Abby continuavano a scorrere le immagini della sera precedente: i racconti ironici di Edward, il modo in cui l'avesse fatta ridere, il momento in cui si fosse aperto e le avesse raccontato del suo vecchio lavoro. 
I sospiri di piacere mentre la baciava, le sue grosse mani che le sfioravano i fianchi, la barba che la solleticava, le sue labbra sul collo, il suo desiderare di averlo di più. 
"Com'è andata ieri sera, dopo che sono andato via?" chiese Sam aggrottando le scorpacciglia ed avvicinandosi alla ragazza, osservando la sua espressione pensierosa. 
Abby quasi sobbalzò quando la voce di Sam interruppe il filo dei suoi pensieri e si voltò a guardarlo con aria stranita, ma poi fece spallucce e accennò un sorriso, apparendo tranquilla. "Bene, ce la siamo goduta. Abbiamo bevuto qualche altra birra e poi sono andata a letto. Da sola". 
Sam non si aspettava che la ragazza si sarebbe soffermata a guardarlo con quell'aria accusatoria, guardandolo negli occhi e sostenendo il suo sguardo. 
Sam scosse la testa ed abbassò leggermente gli occhi, abbassando lo sguardo nervosamente e facendo spallucce, chiedendosi se avesse davvero esagerato e sconfinato in un ruolo che non gli spettasse, rispondendosi però che il suo unico obiettivo fosse proteggere Abby. 
Il telefono squillò nella tasca della giacca di Abby, che sobbalzò come se fosse appena esplosa una bomba all'interno della stanza, e deglutí a fatica: sospirò e afferrò il telefono dentro la tasca della giacca di pelle adagiata all'ingresso della stanza, scuotendo quando lesse il nome di Dean sul suo cellulare. 
Chiuse la chiamata senza neanche rispondere e indossò la giacca, congedandosi da Sam e dicendogli che avesse bisogno di un po' di aria, sforzandosi di ignorare come il cellulare di Sam avesse iniziato a suonare subito dopo il suo, capendo che Dean stesse chiamando il fratello dopo che lei non avesse risposto; Abby si chiuse la porta alle spalle sentendo il bisogno impellente di prendere una boccata d'aria, mentre un forte senso di colpa fece capolinea dentro di lei ed il cuore le batteva più forte ogni istante che passava. 
 
 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: Dreamer47