Cap. 7: Don’t fear the Reaper
All our times have come
Here but now they're gone
Seasons don't fear the reaper
Nor do the wind, the sun or the rain
We can be like they are
Come on, baby (don't fear the reaper)
Baby, take my hand (don't fear the reaper)
We'll be able to fly (don't fear the reaper)
Baby, I'm your man…
(“Don’t fear the
Reaper” - Blue Öyster Cult)
A Villa Mikaelson regnava la calma e ognuno
si preparava all’idea di affrontare Greta e i suoi Notturni la notte seguente,
tuttavia c’era qualcuno che non era soddisfatto e che aveva bisogno di un
chiarimento. Klaus non aveva avuto modo di parlare di nuovo da solo con Kol, dopo
il confronto piuttosto freddino avvenuto nel corridoio, e sentiva davvero
l’esigenza di scusarsi con lui, di fargli capire quanto fosse veramente
dispiaciuto di averlo ferito ingiustamente, tanto più adesso che il legame tra
loro si stava trasformando in qualcosa di ben più profondo. Per tutta la sua
esistenza Klaus era riuscito a distruggere i rapporti con coloro che amava e le
persone che gli si avvicinavano, ma ora voleva davvero cambiare, non avrebbe
perduto quello che aveva appena costruito con Hope… e non voleva perdere quello
che sembrava potesse nascere con Kol, perciò doveva andare subito da lui e
parlargli prima che fosse troppo tardi. Si avviò per il corridoio che portava
alla stanza del giovane e… e sulla soglia della stanza andò a scontrarsi
proprio con Kol che ne usciva e sembrava avere anche lui una gran fretta.
“Nik, ah… meno male che sei qui, stavo giusto
venendo a cercarti!” disse Kol con una strana espressione negli occhi.
“Sì, anch’io avevo bisogno di parlare con te.
Oggi sono stato ingiusto e, soprattutto, ti ho accusato di cose non vere, mi
sono sfogato su di te perché ero preoccupato per Hope, ma in realtà tu sei
stato…”
“Non sono stato un supereroe o qualcosa di simile, se è questo che volevi dire” lo
interruppe Kol, “anzi, se non fossero intervenuti Marcel con i suoi vampiri ed
Elijah e Tristan con la loro Strix probabilmente non sarei qui a raccontarlo.
Ma non c’è stato niente di eroico perché io sapevo che perlomeno Marcel e i
suoi erano fuori dal locale e che prima o poi sarebbero intervenuti. Comunque
non è di questo che voglio parlare, è una cosa molto più importante e sarebbe
meglio che venissi dentro perché non vorrei che qualcuno potesse sentirci qui
in corridoio.”
“Va bene, ma anche scusarmi con te è importante
per me, non voglio che ci sia questa macchia tra noi” insisté Klaus, entrando
nella stanza di Kol e chiudendo la porta.
“Una macchia in più o in meno che differenza
vuoi che faccia? Ci siamo scontrati tante volte in passato e finiva sempre che
mi pugnalavi e mi chiudevi in una bara, direi che abbiamo già fatto un bel
passo avanti, no?” minimizzò il giovane. “Invece io devo chiederti una cosa
davvero importante e urgente, in vista dell’imminente attacco di Greta: voglio
che tu mi trasformi in un ibrido.”
Klaus sbarrò gli occhi: tutto si sarebbe
aspettato meno che una richiesta del genere!
“Hai smarrito il senno, Kol? Perché mai
dovresti diventare un ibrido? È un’assurdità, prima di tutto diventeresti anche
tu uno dei bersagli principali di Greta e poi… poi dovresti sopportare anche la
trasformazione in lupo mannaro dopo la tua prima uccisione e ti assicuro che
non è affatto una cosa piacevole. E poi…”
“E poi io non ti ho chiesto il tuo parere,
voglio solo sapere se lo puoi fare e quanto ci vorrebbe” lo interruppe di nuovo
Kol, molto pratico.
“Lo posso fare” rispose Klaus, “però il
processo è… come dire… invasivo e doloroso. Dovresti bere il mio sangue e poi
io dovrei…ucciderti. Dovrei fermarti il cuore, diventeresti un ibrido una volta
risvegliato, ma… ma ti ho detto che sarebbe doloroso. Non è come subire la
trasformazione in vampiro, le prime trasformazioni in lupo mannaro sono qualcosa
di atroce e avvengono dopo la tua prima uccisione, alla prima luna piena. Tu
ucciderai sicuramente dei Notturni quando arriveranno qui e quindi… Inoltre il
fatto di essere trasformato da me ti renderebbe, in un certo senso, una mia
creatura, non proprio come Elijah e Tristan, ma sempre con un legame
inscindibile, finiresti per sentirti soggiogato da me.”
“Questo non è un problema” ribatté Kol,
fissando l’ibrido negli occhi. Chiaramente era già soggiogato da lui benché non vi fossero legami di sangue o di
altro tipo tra loro…
“Non hai bisogno di diventare un ibrido, non
hai sentito quello che ha detto Vincent? In genere io non do molto peso alle
chiacchiere di quello sciamano che sembra avere una linea diretta con l’aldilà,
ma in questo caso credo di poter fare un eccezione. Se tu sei davvero l’ultimo
dei Warren hai dei poteri latenti che attendono solo di manifestarsi e, a
quanto pare, sono così forti che neanche il tuo essere un vampiro li potrà
bloccare. In un certo senso potresti essere il più potente tra noi, esclusa
solo la stessa Hope” disse Klaus. Da un lato voleva convincere Kol perché
odiava il pensiero di mettergli un bersaglio sulla schiena e renderlo un ibrido
avrebbe fatto esattamente quello, dall’altro però era veramente fiero di lui e
si era sentito orgoglioso quando Vincent aveva parlato di Kol in quei termini.
Per lui era comunque un Mikaelson per adozione… e magari perché lui avrebbe
inteso crearci un legame che lo avrebbe reso ancora più parte della famiglia… ma gli era piaciuto sentir parlare di quello
che aveva creduto per secoli il fratellino scapestrato come di una sorta di
eroe, l’unico discendente in vita della potentissima famiglia Warren!
“Forse, ma Vincent ha anche detto che mi ci
vorrà del tempo per imparare a conoscere e a gestire i miei poteri e
probabilmente lui e Freya dovranno aiutarmi. Ma noi non abbiamo tutto questo
tempo, i Notturni probabilmente attaccheranno già domani e io… io non sono né
uno stregone né un vampiro abbastanza potente per eliminarli” ribatté Kol,
abbassando lo sguardo quasi si vergognasse della sua debolezza.
Klaus gli circondò le spalle con un braccio e
lo attirò a sé. Aveva bisogno di sentirlo vicino e immaginava che anche Kol
avesse bisogno di calore e affetto.
“Combatteremo tutti insieme e li
sconfiggeremo, non devi fare tutto da solo” provò a rincuorarlo Klaus, ma il
giovane non voleva essere consolato.
“Nik, tu hai detto una cosa giusta oggi: io
non ci sono mai stato e quando la famiglia aveva bisogno di me ero lontano. No,
non mi interrompere, non ti devi scusare per aver detto la verità, lo so
anch’io che sono stato pessimo per secoli” disse. “Volevo essere amato e
accettato da voi, ma io non facevo niente per meritarlo, anzi mi comportavo
sempre peggio. Non ho mai dato niente, ho solo preteso e preteso. Anche il
giuramento del Sempre e per sempre…
mi sono lamentato perché non ne facevo parte, ma poi ero io per primo a non
rispettarlo e, oltre tutto, non c’ero neanche quando voi avete stretto quel
patto, come al solito ero chissà dove. E non voglio più essere così. Già grazie
a Davina avevo capito di sbagliare, ma lei pensava anche che io dovessi emanciparmi
dalla famiglia. Ora, però, è tutto diverso perché io so di non essere parte di
questa famiglia, non sono un Mikaelson per nascita e quindi non mi spetta
niente di diritto; però è anche vero
che sono stati i Mikaelson a salvarmi la vita, a adottarmi e crescermi, e
adesso sono io che devo fare tutto ciò che posso per ripagare quello che voi
avete fatto per me.”
“Ma cosa dici, Kol? Tu non devi ripagare niente, non sei affatto in
debito con noi e tanto meno devi diventare una specie di vendicatore” esclamò Klaus, sorpreso dal dolore e dal profondo
rimorso di Kol e sentendosi in colpa perché era stato lui a mettergli in testa
quelle idee… “Noi ti vogliamo bene e ti consideriamo parte della famiglia, e
io… beh, ti ho già detto quanto conti per me, molto più che se tu fossi davvero
mio fratello.”
“Nik, non devi proteggermi dalla verità, io
non sono Hope” ribatté Kol. “Voglio che tu mi trasformi in un ibrido per essere
più forte, come Marcel che ha accettato di diventare la Bestia, e non cambierò
idea. Per secoli sono scappato dai Mikaelson e adesso, invece, voglio sentirmi
degno di voi proprio perché non sono davvero vostro fratello. Sai, potrei
chiedere a Hope di trasformarmi, o anche a Marcel, credo che lui abbia ancora
delle fiale del tuo sangue, ma… non sarebbe la stessa cosa, io voglio che sia tu a farlo, che sia tu a crearmi, perché ci sia un legame speciale e inscindibile tra
noi, un po’ come tra Elijah e Tristan, ecco…”
Tutto divenne improvvisamente chiaro per
Klaus. Quello che lui aveva detto a Kol quel pomeriggio, quasi senza rendersene
conto, preso dalla rabbia e dalla frustrazione per l’uscita di Hope e Hayley,
aveva scavato un solco profondo in una ferita già aperta di Kol. Il ragazzo
violento e scapestrato di tanti anni e secoli prima aveva già acquisito una
diversa consapevolezza e sensibilità dopo aver conosciuto Davina, ma poi la sua
perdita e la scoperta di non essere un Mikaelson lo avevano ferito ancora di
più, era stato destabilizzato, sperduto. Lui lo aveva accusato di essere ancora
quello di una volta, ma questo nuovo Kol era più sensibile e aveva bisogno di
essere accettato, compreso e amato… specialmente da lui. E ora credeva di
doversi guadagnare il suo amore e
l’appartenenza alla famiglia combattendo e lottando per loro… e creando un
legame unico e irripetibile, profondo ma tutt’altro che fraterno, con lui,
diventando un ibrido, una specie di sua creatura.
“Va bene, tanto ho capito che non ti fermerai
e, se davvero vuoi diventare un ibrido, preferisco essere io a farlo” capitolò.
E, mentre lo diceva, si rese conto di un’altra cosa fondamentale: a Kol, così
come a Hope, alla fine non riusciva a negare niente ed erano gli unici due
esseri in tutto il mondo ad avere quell’effetto su di lui. Klaus Mikaelson si
era tenuto lontano dai veri sentimenti per tutta la sua esistenza, credendo che
l’amore l’avrebbe reso debole e preda dei suoi nemici e per questo all’inizio
non voleva accettare neppure l’idea di avere una figlia. Poi, però, stando
vicino a Hope, aveva capito che quell’amore che provava per lei, che gli faceva
male, che gli dava insieme un dolore insopportabile e una felicità infinita,
non lo rendeva affatto più debole ma anzi molto più forte, perché avrebbe usato
ogni stilla di energia pur di proteggerla. E adesso aveva aperto il suo cuore
anche a Kol, il giovane col quale aveva sempre avuto un rapporto così strano e
che ora sapeva non essere suo fratello… ma molto di più. Facendolo diventare un
ibrido, lo avrebbe reso una sua creatura per
sempre.
“Hai pensato che, diventando un ibrido, tu
sarai anche più forte di me?” gli domandò Klaus con un sorrisetto storto,
cercando di spezzare la tensione del momento. “Tu sei anche uno stregone e pian
piano imparerai a usare quei poteri immensi di cui parlava Vincent.”
“Non ti preoccupare, non ho alcuna intenzione
di usare la mia potenza sovrumana contro di te” scherzò Kol, “e comunque, se
non ti fidi, puoi sempre pugnalarmi e chiudermi in una bara, ormai è diventata
una tradizione!”
Klaus rise piano e baciò Kol a lungo,
stringendolo a sé. Poi si morse il polso e gli fece bere il suo sangue,
accarezzandolo sui capelli mentre lo faceva, rendendosi conto che stava per
unirsi a quel giovane in un modo che non poteva neanche immaginare. Sapeva già
cosa significasse legarsi ad una propria creatura che poi si sarebbe educata e
plasmata, lo aveva vissuto con Marcel ed era un legame talmente forte che non
si era spezzato nemmeno durante tanti anni in cui erano stati rivali, perfino
nemici… quindi, cosa sarebbe stato creare quel legame con chi già amava? C’era
di che smarrirsi e ancora una volta pensò a Elijah e a come fosse incatenato a
Tristan in modo irresistibile; ancora una volta pensò che riusciva a
comprenderlo e non poteva più biasimarlo, neanche quando per stare con lui si
era un po’ allontanato dalla famiglia. Ora sapeva che lui avrebbe fatto lo
stesso per Kol.
“Bene, ora arriva la parte peggiore. Sai che
ti devo uccidere per farti rinascere come ibrido” disse.
Kol, in realtà, sembrava più tranquillo di
lui.
“E cosa vuoi che sia? Sono stato ucciso e poi
riportato in vita almeno tre o quattro volte, una in più o in meno non mi
cambierà la vita!” ribatté.
Ma sarà straziante per me doverti fermare il cuore e
vederti morire, anche se so che poi ti risveglierò, pensò Klaus, ma non diede voce a questa sua angoscia,
Kol in realtà sembrava sereno e lui non voleva che si turbasse.
Lo abbracciò forte, si distese sul letto con
lui tenendolo tra le braccia e gli affondò la mano nel petto, afferrandogli il
cuore e stringendolo, bloccandolo fino a farlo fermare. Vide Kol trasalire, ma
anche trattenere il più piccolo lamento, ugualmente preoccupato di non far
sentire in colpa Klaus per avergli fatto, per quanto involontariamente, del
male. Poi il giovane si abbandonò nell’abbraccio caldo e tenero di Klaus e pian
piano perse colore, respiro e ogni afflato di vita. L’ibrido rimase con lui,
tenendogli fermo il cuore con una mano ma stringendolo al suo petto con l’altra,
in un istinto di protezione e affetto: lo avrebbe vegliato per tutta la notte
per dar modo al suo sangue di entrare in circolo e di effettuare la
trasformazione.
Del resto era la stessa cosa che, nella Città
dei Morti, Vincent stava facendo con Marcel: gli aveva fatto bere il siero e
poi gli aveva fermato il cuore affinché si risvegliasse come la Bestia.
Vincent, però, di sicuro non aveva provato tanta angoscia, Marcel era un suo
caro amico, certo, ma nulla di più, e trasformarlo nella Bestia era necessario
per il bene di tutti.
Kol, intanto, si era ritrovato in una
dimensione del tutto inaspettata. Era vero, gli era già capitato altre volte di
morire e ricordava anche quando, sul piano ancestrale, doveva guardarsi dalla
vendetta degli Antenati che avrebbero voluto distruggere lui e tutti i
Mikaelson. Ora che gli Antenati stessi sapevano che lui non era un Mikaelson il
piano ancestrale sarebbe dovuto risultare un luogo più accogliente, ma non era
affatto così.
“Beh, forse non deve essere un luogo accogliente, altrimenti tutti ci
vorrebbero venire” disse a sé stesso, ridacchiando della sua stessa battuta, ma
era una risata nervosa. Quel luogo sembrava ancora più inquietante di quello in
cui si era trovato quando gli Antenati lo braccavano: era un posto oscuro,
malsano, sembrava fatto di muffa e decomposizione, ricordava l’interno di una
tomba ma era anche peggio, non c’era la pace eterna che ci si aspetta di
trovare in una tomba, piuttosto nell’aria aleggiava qualcosa di malvagio.
Strane ombre si proiettavano sul terreno irregolare e a volte qualche luce
malaticcia si affacciava in un angolo oscuro per poi svanire chissà dove.
“Questo non sembra neanche il piano ancestrale,
sembra più… il Sottosopra!” cercò ancora una volta di scherzare Kol, che però
adesso cominciava davvero a preoccuparsi. Se quello era il piano ancestrale dov’erano
gli Antenati? Dov’era Ivy? Perché tutto era così incredibilmente macabro e spaventoso?
Kol fece qualche passo in una direzione a
caso, tanto lì non c’era modo di capire dove andare. Poi, finalmente, vide una
luce, una luce vera, non quelle fiammelle cimiteriali che gli mettevano ancora
più ansia. E in mezzo a quella luce, come un’apparizione angelica… Davina!
“Davina? Sei davvero tu?” mormorò il giovane,
che avrebbe voluto correre verso di lei, ma temeva che si trattasse di un’allucinazione.
La strega, però, si mosse nella sua direzione e il suo sorriso luminoso sciolse
ogni dubbio residuo.
“Sono davvero io, Kol. Gli Antenati mi hanno
permesso di incontrarti grazie al tuo coraggio e perciò hanno
voluto premiarti permettendoti di passare questo tempo con me” disse lei,
dolcemente. “Quando i Notturni di Greta mi hanno avvelenata non c’è stato
neanche tempo per salutarci e adesso gli Antenati ci offrono quest’occasione
perché sono fieri di te. E lo sono anch’io, tanto.”
“Davina, io…” Kol aveva gli occhi pieni di
lacrime, ma non voleva mostrarle alla ragazza, non voleva rovinare quell’ultimo
momento che avevano per dirsi addio. Però era difficile, improvvisamente era come
se quegli ultimi due anni non fossero mai trascorsi e lui l’avesse appena
perduta.
Davina si avvicinò e gli prese le mani.
“Tu dici a tutti che sono stata io a
cambiarti e a renderti migliore e forse è vero” disse, “ma non puoi negare che
anche tu sei riuscito a diventare più forte, a aprire il tuo cuore all’amore e
alla compassione. Quando i Notturni mi hanno uccisa, ho temuto davvero che, per
la disperazione e la solitudine, tu potessi tornare ad essere quello di prima,
a massacrare e uccidere per divertimento, ad essere una sorta di Squartatore. E
invece tu ti sei dominato, hai pianto, ti sei disperato, hai maledetto tutto e
tutti e poi… poi hai deciso che potevi ricominciare da capo e che dovevi farlo
nel modo giusto sapendo che io ti guardavo e che ero preoccupata per te.”
“È così” confermò Kol. “Sapevo che tu potevi
vedermi e volevo che fossi… che fossi comunque fiera di quello che ero riuscito
a diventare.”
“Ed io lo sono. Sono fiera di te, orgogliosa
e commossa per tutto quello che hai fatto e per quello che hai deciso di fare”
dichiarò affettuosamente la giovane strega. “Avrai in te i poteri dei vampiri,
dei lupi mannari e delle streghe, e solo Hope sarà più potente di te. Tu la
proteggerai, la potrai guidare insieme a Freya e Vincent, a Hayley e Klaus,
perché non abusi mai dei suoi poteri. Tu contribuirai a fare di Hope la luce
che porterà pace e prosperità a New Orleans e, insieme ai tuoi amici,
distruggerai i Notturni che invece vogliono solo odio e morte. Sarà anche
grazie a te se tutto ciò che noi streghe desideravamo potrà finalmente
avverarsi, come potrei non essere incredibilmente orgogliosa di quello che sei
riuscito a diventare? E non solo per merito mio, tutto ciò faceva già parte di
te, io ti ho solo aiutato a tirarlo fuori.”
I due si abbracciarono, un abbraccio tenero e
caldo che riempì Kol di luce e di pace, anche in quel luogo spaventoso.
“E sono contenta anche di sapere che non
resterai solo” sorrise Davina, staccandosi da lui. “Mi sarebbe dispiaciuto se
fossi rimasto triste e malinconico per il resto della tua esistenza, però devo
anche confessare che avrei provato una punta dolorosa di gelosia vedendoti
stringere e baciare un’altra ragazza, magari un’altra strega… Invece così è
diverso. Sì, lo sappiamo entrambi, Klaus non mi è mai piaciuto, ma devo
ammettere che l’amore per Hope lo ha cambiato e poi… beh, che dire? Lui c’era,
c’è sempre stato, anche quando stavamo insieme. Dicevi di volerti staccare
dalla famiglia, quando neanche sapevi che non era veramente la tua famiglia, ma
in realtà ricercavi sempre in qualche modo l’approvazione e l’attenzione di
Klaus. E di lui… no, non posso proprio essere gelosa!”
Davina rise e Kol si sentì arrossire: era
stato così evidente? Possibile che una parte di lui avesse un attrazione
insopprimibile per Klaus e che l’avesse repressa perché credeva che fossero
fratelli? E Davina l’aveva capito… Kol ebbe la vaga sensazione che fosse meglio
cambiare argomento.
“Ma perché questo posto è così spaventoso?
Insomma, più che il piano ancestrale sembra il Sottosopra!” disse.
“Forse perché sei tu che te lo aspettavi
così, anche senza saperlo” rise ancora Davina. “Mi sa che non ti ha fatto bene
guardare quella serie TV…” *
Questa volta rise anche Kol, ricordando che
lui aveva seguito compulsivamente le stagioni mentre Davina si chiudeva in un’altra
stanza, affermando che di brutture ne vedeva già abbastanza nella realtà. Insomma,
quell’ultimo saluto tra i due stava diventando un commiato dolce e amaro
insieme, esattamente quello che era mancato a Kol che si era visto morire
Davina tra le braccia senza neanche una parola. Gli Antenati gli stavano
facendo davvero un bel dono.
Fine capitolo settimo
* Sinceramente in questo periodo sto guardando la
stagione 4 di Stranger Things e non
riesco a staccarmene, da qui i rimandi a questa serie TV nel corso della
storia! XD Però mi sembra che Kol sarebbe proprio il tipo da divertirsi a
guardarla e così ho immaginato che lo abbia effettivamente fatto…