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Autore: Abby_da_Edoras    27/02/2023    3 recensioni
Dopo circa cinque anni ritorno a scrivere su questo fandom e, in effetti, questa long fic si può considerare il sequel delle mie raccolte di storie su Elijah e Tristan con la mia versione dei fatti. Se ricordate, era rimasta in sospeso la quinta stagione, che non avevo visto e che racconto in questa long fic a modo mio. I protagonisti, però, non saranno più Elijah e Tristan (che comunque sono sempre insieme e fanno parte della storia), bensì la mia nuova OTP di questo fandom... vedrete. Dunque, sono passati cinque anni dagli avvenimenti della mia ultima OS e finalmente Kol è riuscito a scoprire chi minaccia Hope, solo che... ha scoperto anche un'altra cosa molto importante sulla sua identità e questo cambierà la sua vita e quella di chi gli sta accanto.
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a autori, registi e produttori della serie TV "The Originals".
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Elijah, Klaus, Kol Mikaelson, Tristan
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Cap. 7: Don’t fear the Reaper

 

All our times have come
Here but now they're gone
Seasons don't fear the reaper
Nor do the wind, the sun or the rain
We can be like they are

Come on, baby (don't fear the reaper)
Baby, take my hand (don't fear the reaper)
We'll be able to fly (don't fear the reaper)
Baby, I'm your man…

(“Don’t fear the Reaper” - Blue Öyster Cult)


A Villa Mikaelson regnava la calma e ognuno si preparava all’idea di affrontare Greta e i suoi Notturni la notte seguente, tuttavia c’era qualcuno che non era soddisfatto e che aveva bisogno di un chiarimento. Klaus non aveva avuto modo di parlare di nuovo da solo con Kol, dopo il confronto piuttosto freddino avvenuto nel corridoio, e sentiva davvero l’esigenza di scusarsi con lui, di fargli capire quanto fosse veramente dispiaciuto di averlo ferito ingiustamente, tanto più adesso che il legame tra loro si stava trasformando in qualcosa di ben più profondo. Per tutta la sua esistenza Klaus era riuscito a distruggere i rapporti con coloro che amava e le persone che gli si avvicinavano, ma ora voleva davvero cambiare, non avrebbe perduto quello che aveva appena costruito con Hope… e non voleva perdere quello che sembrava potesse nascere con Kol, perciò doveva andare subito da lui e parlargli prima che fosse troppo tardi. Si avviò per il corridoio che portava alla stanza del giovane e… e sulla soglia della stanza andò a scontrarsi proprio con Kol che ne usciva e sembrava avere anche lui una gran fretta.

“Nik, ah… meno male che sei qui, stavo giusto venendo a cercarti!” disse Kol con una strana espressione negli occhi.

“Sì, anch’io avevo bisogno di parlare con te. Oggi sono stato ingiusto e, soprattutto, ti ho accusato di cose non vere, mi sono sfogato su di te perché ero preoccupato per Hope, ma in realtà tu sei stato…”

“Non sono stato un supereroe o qualcosa di simile, se è questo che volevi dire” lo interruppe Kol, “anzi, se non fossero intervenuti Marcel con i suoi vampiri ed Elijah e Tristan con la loro Strix probabilmente non sarei qui a raccontarlo. Ma non c’è stato niente di eroico perché io sapevo che perlomeno Marcel e i suoi erano fuori dal locale e che prima o poi sarebbero intervenuti. Comunque non è di questo che voglio parlare, è una cosa molto più importante e sarebbe meglio che venissi dentro perché non vorrei che qualcuno potesse sentirci qui in corridoio.”

“Va bene, ma anche scusarmi con te è importante per me, non voglio che ci sia questa macchia tra noi” insisté Klaus, entrando nella stanza di Kol e chiudendo la porta.

“Una macchia in più o in meno che differenza vuoi che faccia? Ci siamo scontrati tante volte in passato e finiva sempre che mi pugnalavi e mi chiudevi in una bara, direi che abbiamo già fatto un bel passo avanti, no?” minimizzò il giovane. “Invece io devo chiederti una cosa davvero importante e urgente, in vista dell’imminente attacco di Greta: voglio che tu mi trasformi in un ibrido.”

Klaus sbarrò gli occhi: tutto si sarebbe aspettato meno che una richiesta del genere!

“Hai smarrito il senno, Kol? Perché mai dovresti diventare un ibrido? È un’assurdità, prima di tutto diventeresti anche tu uno dei bersagli principali di Greta e poi… poi dovresti sopportare anche la trasformazione in lupo mannaro dopo la tua prima uccisione e ti assicuro che non è affatto una cosa piacevole. E poi…”

“E poi io non ti ho chiesto il tuo parere, voglio solo sapere se lo puoi fare e quanto ci vorrebbe” lo interruppe di nuovo Kol, molto pratico.

“Lo posso fare” rispose Klaus, “però il processo è… come dire… invasivo e doloroso. Dovresti bere il mio sangue e poi io dovrei…ucciderti. Dovrei fermarti il cuore, diventeresti un ibrido una volta risvegliato, ma… ma ti ho detto che sarebbe doloroso. Non è come subire la trasformazione in vampiro, le prime trasformazioni in lupo mannaro sono qualcosa di atroce e avvengono dopo la tua prima uccisione, alla prima luna piena. Tu ucciderai sicuramente dei Notturni quando arriveranno qui e quindi… Inoltre il fatto di essere trasformato da me ti renderebbe, in un certo senso, una mia creatura, non proprio come Elijah e Tristan, ma sempre con un legame inscindibile, finiresti per sentirti soggiogato da me.”

“Questo non è un problema” ribatté Kol, fissando l’ibrido negli occhi. Chiaramente era già soggiogato da lui benché non vi fossero legami di sangue o di altro tipo tra loro…

“Non hai bisogno di diventare un ibrido, non hai sentito quello che ha detto Vincent? In genere io non do molto peso alle chiacchiere di quello sciamano che sembra avere una linea diretta con l’aldilà, ma in questo caso credo di poter fare un eccezione. Se tu sei davvero l’ultimo dei Warren hai dei poteri latenti che attendono solo di manifestarsi e, a quanto pare, sono così forti che neanche il tuo essere un vampiro li potrà bloccare. In un certo senso potresti essere il più potente tra noi, esclusa solo la stessa Hope” disse Klaus. Da un lato voleva convincere Kol perché odiava il pensiero di mettergli un bersaglio sulla schiena e renderlo un ibrido avrebbe fatto esattamente quello, dall’altro però era veramente fiero di lui e si era sentito orgoglioso quando Vincent aveva parlato di Kol in quei termini. Per lui era comunque un Mikaelson per adozione… e magari perché lui avrebbe inteso crearci un legame che lo avrebbe reso ancora più parte della famiglia… ma gli era piaciuto sentir parlare di quello che aveva creduto per secoli il fratellino scapestrato come di una sorta di eroe, l’unico discendente in vita della potentissima famiglia Warren!

“Forse, ma Vincent ha anche detto che mi ci vorrà del tempo per imparare a conoscere e a gestire i miei poteri e probabilmente lui e Freya dovranno aiutarmi. Ma noi non abbiamo tutto questo tempo, i Notturni probabilmente attaccheranno già domani e io… io non sono né uno stregone né un vampiro abbastanza potente per eliminarli” ribatté Kol, abbassando lo sguardo quasi si vergognasse della sua debolezza.

Klaus gli circondò le spalle con un braccio e lo attirò a sé. Aveva bisogno di sentirlo vicino e immaginava che anche Kol avesse bisogno di calore e affetto.

“Combatteremo tutti insieme e li sconfiggeremo, non devi fare tutto da solo” provò a rincuorarlo Klaus, ma il giovane non voleva essere consolato.

“Nik, tu hai detto una cosa giusta oggi: io non ci sono mai stato e quando la famiglia aveva bisogno di me ero lontano. No, non mi interrompere, non ti devi scusare per aver detto la verità, lo so anch’io che sono stato pessimo per secoli” disse. “Volevo essere amato e accettato da voi, ma io non facevo niente per meritarlo, anzi mi comportavo sempre peggio. Non ho mai dato niente, ho solo preteso e preteso. Anche il giuramento del Sempre e per sempre… mi sono lamentato perché non ne facevo parte, ma poi ero io per primo a non rispettarlo e, oltre tutto, non c’ero neanche quando voi avete stretto quel patto, come al solito ero chissà dove. E non voglio più essere così. Già grazie a Davina avevo capito di sbagliare, ma lei pensava anche che io dovessi emanciparmi dalla famiglia. Ora, però, è tutto diverso perché io so di non essere parte di questa famiglia, non sono un Mikaelson per nascita e quindi non mi spetta niente di diritto; però è anche vero che sono stati i Mikaelson a salvarmi la vita, a adottarmi e crescermi, e adesso sono io che devo fare tutto ciò che posso per ripagare quello che voi avete fatto per me.”

“Ma cosa dici, Kol? Tu non devi ripagare niente, non sei affatto in debito con noi e tanto meno devi diventare una specie di vendicatore” esclamò Klaus, sorpreso dal dolore e dal profondo rimorso di Kol e sentendosi in colpa perché era stato lui a mettergli in testa quelle idee… “Noi ti vogliamo bene e ti consideriamo parte della famiglia, e io… beh, ti ho già detto quanto conti per me, molto più che se tu fossi davvero mio fratello.”

“Nik, non devi proteggermi dalla verità, io non sono Hope” ribatté Kol. “Voglio che tu mi trasformi in un ibrido per essere più forte, come Marcel che ha accettato di diventare la Bestia, e non cambierò idea. Per secoli sono scappato dai Mikaelson e adesso, invece, voglio sentirmi degno di voi proprio perché non sono davvero vostro fratello. Sai, potrei chiedere a Hope di trasformarmi, o anche a Marcel, credo che lui abbia ancora delle fiale del tuo sangue, ma… non sarebbe la stessa cosa, io voglio che sia tu a farlo, che sia tu a crearmi, perché ci sia un legame speciale e inscindibile tra noi, un po’ come tra Elijah e Tristan, ecco…”

Tutto divenne improvvisamente chiaro per Klaus. Quello che lui aveva detto a Kol quel pomeriggio, quasi senza rendersene conto, preso dalla rabbia e dalla frustrazione per l’uscita di Hope e Hayley, aveva scavato un solco profondo in una ferita già aperta di Kol. Il ragazzo violento e scapestrato di tanti anni e secoli prima aveva già acquisito una diversa consapevolezza e sensibilità dopo aver conosciuto Davina, ma poi la sua perdita e la scoperta di non essere un Mikaelson lo avevano ferito ancora di più, era stato destabilizzato, sperduto. Lui lo aveva accusato di essere ancora quello di una volta, ma questo nuovo Kol era più sensibile e aveva bisogno di essere accettato, compreso e amato… specialmente da lui. E ora credeva di doversi guadagnare il suo amore e l’appartenenza alla famiglia combattendo e lottando per loro… e creando un legame unico e irripetibile, profondo ma tutt’altro che fraterno, con lui, diventando un ibrido, una specie di sua creatura.

“Va bene, tanto ho capito che non ti fermerai e, se davvero vuoi diventare un ibrido, preferisco essere io a farlo” capitolò. E, mentre lo diceva, si rese conto di un’altra cosa fondamentale: a Kol, così come a Hope, alla fine non riusciva a negare niente ed erano gli unici due esseri in tutto il mondo ad avere quell’effetto su di lui. Klaus Mikaelson si era tenuto lontano dai veri sentimenti per tutta la sua esistenza, credendo che l’amore l’avrebbe reso debole e preda dei suoi nemici e per questo all’inizio non voleva accettare neppure l’idea di avere una figlia. Poi, però, stando vicino a Hope, aveva capito che quell’amore che provava per lei, che gli faceva male, che gli dava insieme un dolore insopportabile e una felicità infinita, non lo rendeva affatto più debole ma anzi molto più forte, perché avrebbe usato ogni stilla di energia pur di proteggerla. E adesso aveva aperto il suo cuore anche a Kol, il giovane col quale aveva sempre avuto un rapporto così strano e che ora sapeva non essere suo fratello… ma molto di più. Facendolo diventare un ibrido, lo avrebbe reso una sua creatura per sempre.

“Hai pensato che, diventando un ibrido, tu sarai anche più forte di me?” gli domandò Klaus con un sorrisetto storto, cercando di spezzare la tensione del momento. “Tu sei anche uno stregone e pian piano imparerai a usare quei poteri immensi di cui parlava Vincent.”

“Non ti preoccupare, non ho alcuna intenzione di usare la mia potenza sovrumana contro di te” scherzò Kol, “e comunque, se non ti fidi, puoi sempre pugnalarmi e chiudermi in una bara, ormai è diventata una tradizione!”

Klaus rise piano e baciò Kol a lungo, stringendolo a sé. Poi si morse il polso e gli fece bere il suo sangue, accarezzandolo sui capelli mentre lo faceva, rendendosi conto che stava per unirsi a quel giovane in un modo che non poteva neanche immaginare. Sapeva già cosa significasse legarsi ad una propria creatura che poi si sarebbe educata e plasmata, lo aveva vissuto con Marcel ed era un legame talmente forte che non si era spezzato nemmeno durante tanti anni in cui erano stati rivali, perfino nemici… quindi, cosa sarebbe stato creare quel legame con chi già amava? C’era di che smarrirsi e ancora una volta pensò a Elijah e a come fosse incatenato a Tristan in modo irresistibile; ancora una volta pensò che riusciva a comprenderlo e non poteva più biasimarlo, neanche quando per stare con lui si era un po’ allontanato dalla famiglia. Ora sapeva che lui avrebbe fatto lo stesso per Kol.

“Bene, ora arriva la parte peggiore. Sai che ti devo uccidere per farti rinascere come ibrido” disse.

Kol, in realtà, sembrava più tranquillo di lui.

“E cosa vuoi che sia? Sono stato ucciso e poi riportato in vita almeno tre o quattro volte, una in più o in meno non mi cambierà la vita!” ribatté.

Ma sarà straziante per me doverti fermare il cuore e vederti morire, anche se so che poi ti risveglierò, pensò Klaus, ma non diede voce a questa sua angoscia, Kol in realtà sembrava sereno e lui non voleva che si turbasse.

Lo abbracciò forte, si distese sul letto con lui tenendolo tra le braccia e gli affondò la mano nel petto, afferrandogli il cuore e stringendolo, bloccandolo fino a farlo fermare. Vide Kol trasalire, ma anche trattenere il più piccolo lamento, ugualmente preoccupato di non far sentire in colpa Klaus per avergli fatto, per quanto involontariamente, del male. Poi il giovane si abbandonò nell’abbraccio caldo e tenero di Klaus e pian piano perse colore, respiro e ogni afflato di vita. L’ibrido rimase con lui, tenendogli fermo il cuore con una mano ma stringendolo al suo petto con l’altra, in un istinto di protezione e affetto: lo avrebbe vegliato per tutta la notte per dar modo al suo sangue di entrare in circolo e di effettuare la trasformazione.

Del resto era la stessa cosa che, nella Città dei Morti, Vincent stava facendo con Marcel: gli aveva fatto bere il siero e poi gli aveva fermato il cuore affinché si risvegliasse come la Bestia. Vincent, però, di sicuro non aveva provato tanta angoscia, Marcel era un suo caro amico, certo, ma nulla di più, e trasformarlo nella Bestia era necessario per il bene di tutti.

Kol, intanto, si era ritrovato in una dimensione del tutto inaspettata. Era vero, gli era già capitato altre volte di morire e ricordava anche quando, sul piano ancestrale, doveva guardarsi dalla vendetta degli Antenati che avrebbero voluto distruggere lui e tutti i Mikaelson. Ora che gli Antenati stessi sapevano che lui non era un Mikaelson il piano ancestrale sarebbe dovuto risultare un luogo più accogliente, ma non era affatto così.

“Beh, forse non deve essere un luogo accogliente, altrimenti tutti ci vorrebbero venire” disse a sé stesso, ridacchiando della sua stessa battuta, ma era una risata nervosa. Quel luogo sembrava ancora più inquietante di quello in cui si era trovato quando gli Antenati lo braccavano: era un posto oscuro, malsano, sembrava fatto di muffa e decomposizione, ricordava l’interno di una tomba ma era anche peggio, non c’era la pace eterna che ci si aspetta di trovare in una tomba, piuttosto nell’aria aleggiava qualcosa di malvagio. Strane ombre si proiettavano sul terreno irregolare e a volte qualche luce malaticcia si affacciava in un angolo oscuro per poi svanire chissà dove.

“Questo non sembra neanche il piano ancestrale, sembra più… il Sottosopra!” cercò ancora una volta di scherzare Kol, che però adesso cominciava davvero a preoccuparsi. Se quello era il piano ancestrale dov’erano gli Antenati? Dov’era Ivy? Perché tutto era così incredibilmente macabro e spaventoso?

Kol fece qualche passo in una direzione a caso, tanto lì non c’era modo di capire dove andare. Poi, finalmente, vide una luce, una luce vera, non quelle fiammelle cimiteriali che gli mettevano ancora più ansia. E in mezzo a quella luce, come un’apparizione angelica… Davina!

“Davina? Sei davvero tu?” mormorò il giovane, che avrebbe voluto correre verso di lei, ma temeva che si trattasse di un’allucinazione. La strega, però, si mosse nella sua direzione e il suo sorriso luminoso sciolse ogni dubbio residuo.

“Sono davvero io, Kol. Gli Antenati mi hanno permesso di incontrarti grazie al tuo coraggio e perciò   hanno voluto premiarti permettendoti di passare questo tempo con me” disse lei, dolcemente. “Quando i Notturni di Greta mi hanno avvelenata non c’è stato neanche tempo per salutarci e adesso gli Antenati ci offrono quest’occasione perché sono fieri di te. E lo sono anch’io, tanto.”

“Davina, io…” Kol aveva gli occhi pieni di lacrime, ma non voleva mostrarle alla ragazza, non voleva rovinare quell’ultimo momento che avevano per dirsi addio. Però era difficile, improvvisamente era come se quegli ultimi due anni non fossero mai trascorsi e lui l’avesse appena perduta.

Davina si avvicinò e gli prese le mani.

“Tu dici a tutti che sono stata io a cambiarti e a renderti migliore e forse è vero” disse, “ma non puoi negare che anche tu sei riuscito a diventare più forte, a aprire il tuo cuore all’amore e alla compassione. Quando i Notturni mi hanno uccisa, ho temuto davvero che, per la disperazione e la solitudine, tu potessi tornare ad essere quello di prima, a massacrare e uccidere per divertimento, ad essere una sorta di Squartatore. E invece tu ti sei dominato, hai pianto, ti sei disperato, hai maledetto tutto e tutti e poi… poi hai deciso che potevi ricominciare da capo e che dovevi farlo nel modo giusto sapendo che io ti guardavo e che ero preoccupata per te.”

“È così” confermò Kol. “Sapevo che tu potevi vedermi e volevo che fossi… che fossi comunque fiera di quello che ero riuscito a diventare.”

“Ed io lo sono. Sono fiera di te, orgogliosa e commossa per tutto quello che hai fatto e per quello che hai deciso di fare” dichiarò affettuosamente la giovane strega. “Avrai in te i poteri dei vampiri, dei lupi mannari e delle streghe, e solo Hope sarà più potente di te. Tu la proteggerai, la potrai guidare insieme a Freya e Vincent, a Hayley e Klaus, perché non abusi mai dei suoi poteri. Tu contribuirai a fare di Hope la luce che porterà pace e prosperità a New Orleans e, insieme ai tuoi amici, distruggerai i Notturni che invece vogliono solo odio e morte. Sarà anche grazie a te se tutto ciò che noi streghe desideravamo potrà finalmente avverarsi, come potrei non essere incredibilmente orgogliosa di quello che sei riuscito a diventare? E non solo per merito mio, tutto ciò faceva già parte di te, io ti ho solo aiutato a tirarlo fuori.”

I due si abbracciarono, un abbraccio tenero e caldo che riempì Kol di luce e di pace, anche in quel luogo spaventoso.

“E sono contenta anche di sapere che non resterai solo” sorrise Davina, staccandosi da lui. “Mi sarebbe dispiaciuto se fossi rimasto triste e malinconico per il resto della tua esistenza, però devo anche confessare che avrei provato una punta dolorosa di gelosia vedendoti stringere e baciare un’altra ragazza, magari un’altra strega… Invece così è diverso. Sì, lo sappiamo entrambi, Klaus non mi è mai piaciuto, ma devo ammettere che l’amore per Hope lo ha cambiato e poi… beh, che dire? Lui c’era, c’è sempre stato, anche quando stavamo insieme. Dicevi di volerti staccare dalla famiglia, quando neanche sapevi che non era veramente la tua famiglia, ma in realtà ricercavi sempre in qualche modo l’approvazione e l’attenzione di Klaus. E di lui… no, non posso proprio essere gelosa!”

Davina rise e Kol si sentì arrossire: era stato così evidente? Possibile che una parte di lui avesse un attrazione insopprimibile per Klaus e che l’avesse repressa perché credeva che fossero fratelli? E Davina l’aveva capito… Kol ebbe la vaga sensazione che fosse meglio cambiare argomento.

“Ma perché questo posto è così spaventoso? Insomma, più che il piano ancestrale sembra il Sottosopra!” disse.

“Forse perché sei tu che te lo aspettavi così, anche senza saperlo” rise ancora Davina. “Mi sa che non ti ha fatto bene guardare quella serie TV…” *

Questa volta rise anche Kol, ricordando che lui aveva seguito compulsivamente le stagioni mentre Davina si chiudeva in un’altra stanza, affermando che di brutture ne vedeva già abbastanza nella realtà. Insomma, quell’ultimo saluto tra i due stava diventando un commiato dolce e amaro insieme, esattamente quello che era mancato a Kol che si era visto morire Davina tra le braccia senza neanche una parola. Gli Antenati gli stavano facendo davvero un bel dono.

Fine capitolo settimo

 

* Sinceramente in questo periodo sto guardando la stagione 4 di Stranger Things e non riesco a staccarmene, da qui i rimandi a questa serie TV nel corso della storia! XD Però mi sembra che Kol sarebbe proprio il tipo da divertirsi a guardarla e così ho immaginato che lo abbia effettivamente fatto…

 

 

 

   
 
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