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Autore: lulette    27/02/2023    5 recensioni
Dal capitolo I
[...Era da un po' che Merlin ci pensava.
Il suo re passava ogni sera in camera sua con la sua fidanzata, Gwen. Li sentiva sospirare e gemere, fuori dalla porta. Erano settimane che nessuno poteva entrare nella camera reale dopo l'orario di cena, nemmeno lui...]
[...Gli frullava in testa quell'idea strana.
Era un mago.
E se per una volta avesse voluto usare la magia unicamente per sé? Perché non poteva utilizzarla per una cosa alla quale lui teneva così tanto? Perché doveva usarla per salvare Arthur e Camelot e non per altro?...]
[..."Che ci fai qui? Vattene via, Merlin!" urlò Arthur feroce.
Nell'uscire, il servo passò di fianco al letto e guardò il re con occhi furenti, sbottando: "Potevate almeno chiudere a chiave, sire!"
"Tira le tende del letto, prima di uscire!" gridò ancora Arthur.
"Tiratevele da solo!" e se ne andò sbattendo la porta...]
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Gaius, Gwen, Lancillotto, Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
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Semper prope te

(Sempre accanto a te)














 

L'aveva seguito tutto il giorno. 

L'aveva visto sparire nella stanza del re per ore, chiedendosi cosa mai avesse da fare, lì dentro. Poi la fidanzata del re era entrata e subito uscita da quella stanza. Era scoppiata in lacrime ed era corsa via. Subito dopo il re, trafelato, l'aveva seguita. Non molto tempo dopo era uscito anche Merlin. Era strano, sembrava ubriaco: vacillava, era mogio con gli occhi rossi e lucidi.

L'aveva visto andare in laboratorio. Qui, con suo grande sconcerto, aveva sentito tutto ciò che Merlin e Gaius avevano scoperto su di lui. Il suo segreto non era più tale, ma aveva ancora quella notte per agire e l'avrebbe fatto.





 

Con grande fatica Julius issò Merlin sdraiato a pancia in giù, davanti alla sella del suo cavallo. Il giovane mago era magro, ma era molto più alto di lui e trasportarlo fin lì a peso morto era  stato uno sforzo immane per uno come lui, poco avvezzo alla fatica fisica. Gli legò le mani e i piedi. Aveva molta strada da fare prima di raggiungere il luogo prefissato e sperava che il ragazzo non si svegliasse prima di essere arrivato. Avrebbe potuto tirare il fiato solo una volta che il mago fosse stato legato a quell'albero.

Era ancora buio e l'alba era lontana quando partì a bordo del suo cavallo appesantito da tanto carico.

 

Era dispiaciuto che si trattasse proprio  di Merlin. Il ragazzo era l'unico che a Camelot si era comportato in modo gentile con lui. Aveva un bel sorriso contagioso, occhi meravigliosi e un carattere simpatico e aperto. Tutte caratteristiche che avrebbe voluto per un suo ipotetico compagno. Se Merlin non fosse stato il potente stregone che era, Julius avrebbe cercato di conquistarlo e di averlo per sé. Era stato talmente concentrato sul suo obiettivo principale che non si era reso conto che Merlin poteva rappresentare la risposta a quell'altro desiderio che aveva considerato secondario. Purtroppo il ragazzo era la soluzione anche al suo primo desiderio. E una cosa escludeva l'altra. Oppure no? Era tardi. Con Merlin era stato sempre sgarbato e pretenzioso. Non poteva pretendere di piacergli.

Il ragazzo però, si era lasciato baciare dal grosso cavaliere e un altro dubbio gli venne in mente: che intrattenesse una relazione intima con il suo re? Quel mattino e anche quella notte Merlin era stato in camera del re a lungo. Sentì nascergli dentro una gran rabbia. Se quel ragazzo aveva così tante tresche non poteva certo essere il suo compagno. Eppure con la testa a penzoloni sul suo cavallo Merlin in quel momento aveva un'aria così innocente. Ripensandoci si era accorto che quando era uscito dalle stanze del re, il servo aveva tutto fuorché un'espressione felice. Forse la loro storia era ormai finita.

Si riscosse quando all' improvviso sentì un forte schiaffo al viso: non si era accorto dei rametti che lo avevano graffiato in piena faccia. Julius lo prese come un segno del destino.

 

'Il mio vero obiettivo rimane la magia!' si disse. L'amore sarebbe venuto di conseguenza. Una volta diventato un potentissimo stregone non avrebbe avuto problemi a trovare un bel ragazzo con cui stare.



 

Gaius era molto preoccupato. Quando Merlin era uscito dalla porta lui si era svegliato, per attendere il suo ritorno. Ma era passato davvero troppo tempo. Merlin avrebbe dovuto tornare da almeno due ore. Il vecchio sobbalzava a ogni più piccolo rumore sperando di vederlo arrivare con il talismano.

 

'Julius!' pensò il vecchio 'Sono sicuro che é stato lui.' 

Si rivestì e andò a vedere nella stanza del tesoro che trovò spalancata, ma Merlin non c'era.

Il suo figlioccio era in pericolo.

Chi poteva aiutarlo?

'Lancelot! Lui è l'unico a conoscere il  segreto di Merlin.' Ma quando chiese alla guardia di chiamarlo urgentemente, questa gli disse che quella notte Lancelot non c'era. Provò a chiamare il grande drago, ma solo Balinor aveva il potere di evocarlo. E Balinor era lontano e comunque non avrebbe fatto in tempo.

Gaius era ormai disperato. Non si era mai ritrovato in una simile situazione. Non si era mai sentito più solo.

Sarebbe andato dal re. Non sapeva ancora cosa gli avrebbe detto. Sapeva che era un grande rischio e che non l'avrebbe mai fatto in un'altra situazione. Ma stavolta si trattava di un'emergenza. Non avevano bisogno di un nuovo stregone malvagio, anzi dello stregone malvagio più potente mai esistito. Senza contare che Merlin avrebbe perso tutti i suoi poteri.



 

"Maestà, perdonatemi!"

"Mmh… chi è? Che c'è?" brontolò Arthur.

"Sono Gaius. Ho bisogno di voi… Merlin è…"

"Cos'è successo a Merlin?" disse Arthur sedendosi sul letto con uno scatto.

"È sparito!"

Arthur rispose con ingenuità: "Avete provato alla taverna?"

"No, no, non è alla taverna. È stato Julius! L'ha rapito!"

"Il tuo allievo?"

"Sì!"

" E perché mai?" domandò il re, teso.

"Merlin ha preso un talismano dalla stanza del tesoro, per evitare che Julius Borden lo rubasse … e Merlin non si trova da nessuna parte e nemmeno Julius!"

"Di cosa si tratta?"

"Non lo so" mentì Gaius. "So solo che é molto pericoloso. E Merlin rischia la vita. Se Julius ha preso Merlin e il talismano potrebbe succedere qualcosa di terribile … ho paura, maestà!"

 

In poco tempo Arthur si preparò a partire. Non aveva mai visto Gaius in quello stato. 

"Julius è solo o ha degli uomini con sé?" chiese a Gaius una volta salito a cavallo.

"Credo sia solo, ma non ne sono sicuro."

"Allora prenderò un soldato con me! Se non mi vedi tornare entro la mattinata, avverti i cavalieri che vengano a cercarci."

"Aspettate, maestà" lo chiamò da dietro Valiant, vestito di tutto punto e già a bordo del suo cavallo.

"Lasciatemi venire con voi"

"Si tratta di Merlin. Non vorrei foste troppo coinvolto."

"Perdonatemi ma credo che anche voi lo siate. So che tenete molto a lui! Vi prego! Fatemi venire con voi!" chiese Valiant con aria supplice.

Arthur sospirò: "D'accordo!"


Il re cominciò a galoppare il più velocemente possibile, seguito da Valiant.

Il traguardo da raggiungere era la zona delle betulle vicino a Ealdor.

Arthur non era tranquillo. Era una zona piuttosto vasta e non sapeva quale posto avrebbe scelto Julius.

Quell'uomo non gli era mai piaciuto.

E adesso gli piaceva ancora meno. Non sapeva nemmeno in quale pericolo Merlin si fosse cacciato. L'importante ora era trovarlo e per il resto si sarebbero organizzati sul momento.


Merlin aprì gli occhi ma senza vedere quasi niente. Un dolore intenso alla testa gli fece lampeggiare la vista e quando provò a spostare la mano per toccare il punto del capo che tanto gli doleva, si accorse di non poterlo fare. 

Sbatté gli occhi più volte. Vide un bagliore lontano illuminare il cielo, ad est. Per il resto si trovava al buio.

Sentì qualcosa solleticargli le caviglie e guardò in basso.

Riconobbe la testa di Julius sotto di sé: gli stava legando le gambe  con una corda sottile. Provò a muovere i piedi e sentì la corda incidere la pelle delle caviglie. 

Era legato come un salame. Dalle caviglie al collo. 

Provò a usare la magia, per liberarsi. Ma gli occhi non s'illuminavano. E la formula magica mormorata sulle labbra non ottenne alcun effetto. Doveva essere legato a una betulla.

 

"È inutile Merlin! Non puoi farci più niente!" Julius si rimise in piedi. "Comunque, sei stato bravo! Hai dormito tanto!"

"Mi hai dato un colpo cosí forte che per poco non mi mandavi nell'aldilà" disse Merlin con livore.

"Vedi di essere gentile con me, Merlin! Non ho mai avuto intenzione di ucciderti né è mia intenzione farlo. Ma non costringermi a cambiare idea: dovrai essere collaborativo e obbediente."

"Ti daró una delusione, Julius, ma io non sono lo stregone più potente. Ce ne sono alcuni più forti di me" mentì Merlin.

"E chi? Morgana? Non credo, altrimenti adesso ci sarebbe lei sul trono di Camelot."

"No, io intendevo…"

"Emrys?"

"Esatto..."

"Non sono in grado di trovarlo" ammise Julius.

"Forse io posso farlo!"

"Bugiardo! Stai solo cercando di evitare l'inevitabile…"

"Io so dove si trova uno dei suoi rifugi, anche se spesso non c'è. Una volta però l'ho visto. Se vuoi ti ci porto. Non è neanche così lontano."

"Sì, così appena ti slego, mi fai un incantesimo e ti riprendi il talismano. La tua magia mi sembra abbastanza potente. Vedrò di accontentarmi."

"Dove ce l'hai?"

"Sul cavallo! …Tanto non ti slego."

"So che puoi controllare gli animali" provò Merlin ad indovinare, ripensando al cavallo impazzito di Valiant.

"Sì, qualcuno, ma non tutti!"

"Perché ce l'hai con Valiant?"

"Non ce l'ho con lui. Non m'importa niente di lui."

"Hai cercato di ucciderlo!"

"No. Volevo solo vederti usare la magia!"

Merlin rimase a bocca aperta. "E non c'era un modo meno cruento?"

"Che ne so. Mi sembrava una buona idea. E poi l'hai salvato…"

"Che farai quando sarai un potente mago?"

"Sicuramente userò la magia più di quanto lo faccia tu. Per te è sprecata!"

"Non puoi saperlo. Io la uso per salvare il re e gli abitanti di Camelot."

"Io ho intenzione di usarla per diventare, ricco, potente e famoso. E ovviamente saprei ricompensare le persone a me fedeli. Tu non vorresti essere una di queste persone? Ti ho sempre trovato carino e così legato sei addirittura irresistibile."

Merlin rabbrividì di orrore. Quel Julius era un tale egoista. Ed era pure sadico. Però avrebbe potuto sfruttare l'occasione per guadagnare un po' di tempo. Finché Julius non avesse avuto il talismano in mano forse non tutto era perduto.

"A Anch'io ti ho trovato bello fin da subito. Se solo fossi stato più … cortese!"

"So di essere stato un po' cafone e me ne dispiaccio. Quando voglio, sono in grado di 'corteggiare' un uomo molto bene."

"Si vede che non volevi, allora…"

"Si vede che avevo in mente cose più importanti!"


Arthur e Valiant avevano girato tra le betulle in lungo e in largo. Il re cominciava a disperare, quando videro un cavallo legato ad un albero in lontananza.

Lasciarono i cavalli e decisero di proseguire a piedi, più silenziosamente possibile, nascosti dalla vegetazione.

Avvicinandosi, sentirono delle voci. Poi li videro: Julius era in piedi davanti a Merlin, strettamente legato a un tronco di betulla.

 

"Dimmi la verità, Merlin, ti andrebbe di venire via con me?" stava chiedendo Julius.

"Veramente oggi stesso sarei dovuto partire assieme a Valiant…"

 

Valiant sbarrò gli occhi. Quella notizia gli giungeva nuova, ma forse Merlin mentiva a quell'uomo. Guardò Arthur in cerca di risposte ma il re evitò i suoi occhi.

 

"Ti piace davvero allora? Io credevo te la facessi con il re" disse Julius a Merlin.

Merlin rimase di ghiaccio. Come faceva quell'impiccione a sapere di loro? "Hai capito male. Non mi interessa nè l'uno nè l'altro! Ma anche un uomo che prova a fare cadere un brav'uomo in un burrone, non credo faccia per me..."

 

A questo punto sia Arthur che Valiant si guardarono stupiti e una smorfia di rabbia attraversò il viso del cavaliere.

 

"Non lamentarti! È grazie a quello se ti ha baciato?" fece Julius.

"Era un bacio di riconoscenza…"

"Sì, certo. Anch'io bacio così tutti quelli ai quali sono grato …"

"Mi lasceresti la mia magia, se venissi via con te?"

 

Arthur emise un singulto soffocato e scivolò a sedere per terra, facendosi anche male, ma nemmeno ci badò e guardò Valiant con occhi persi.

Valiant sapeva che per il re quello era un vero colpo e lo aiutò a tirarsi su. Poi sussurrò serio: "È vero!" e strinse le labbra in un sorriso forzato. Arthur avrebbe voluto urlare. Non poteva crederci, non voleva crederci. Valiant lo sapeva, mentre lui no!


"No, non ti lascerei tenere la tua magia. Guarda solo i tuoi vestiti…io indosserei abiti ampi e splendidi" lo schernì Julius.

 

"Sono sempre stato in incognito, Julius!" disse Merlin come per giustificarsi.

 

Il re non si era ancora ripreso dallo choc. Anche fisicamente non si sentiva tanto bene. In un attimo diventò bianco come un cencio e si ricoprì di sudore freddo, si accucciò a terra nascondendo il viso tra le radici frondose e vomitò.

 

"Vedi che la tua magia sta meglio a me che a te? Io la prenderò e se ti comporterai bene ti metterò sotto la mia protezione..." stava dicendo Julius con voce più suadente.

"Dovrei lasciare Camelot?"

"Certo che sì. A meno che non decida di diventarne il sovrano. Se me lo chiedi, potrei anche farlo."

"No. Non desidero affatto rimanere a Camelot!"

 

Arthur ci rimase male, nonostante avesse chiesto a Merlin di abbandonare Camelot proprio quel giorno. Poi capì il vero motivo di quelle parole. Merlin voleva proteggerlo. Voleva che Julius stesse lontano dal suo regno.

 

'Che situazione assurda!' pensò Arthur 'Non appena scopro che Merlin possiede la magia, c'è già qualcuno che vuole rubargliela.'

 

Merlin andò in panico, quando vide Julius voltarsi e avvicinarsi al cavallo.

Poi percepì un movimento con la coda dell'occhio, e quando voltò il capo alla sua destra, scorse il luccichio di un'armatura. Arthur! Con Valiant! Erano lì per salvarlo. Si sentì sollevato, ma poi si accorse che Julius aveva ormai raggiunto il cavallo. Non avrebbero potuto aiutarlo.

 

"Julius! Julius, devo dirti una cosa…" quasi urlò Merlin.

L'uomo si voltò verso di lui. "Cosa devi dirmi ancora?"

"Accetto la tua proposta. Verrò con te, ma prima volevo farti una richiesta…"

Julius fece un piccolo sorriso e si avvicinò. 

"Se posso, volentieri…"

"Vorrei un bacio per suggellare la nostra unione"

 

Valiant e Arthur ognuno a modo suo accusarono il colpo causato da quelle parole.

 

Julius sorrise. Il sorriso più aperto che Merlin gli avesse mai visto fare.

"Sei sicuro?" disse guardandolo negli occhi.

"Sì, baciami…" E aggiunse a voce più alta sperando che gli altri due capissero il suo intento "...ADESSO!"

Julius accostò le labbra a quelle di Merlin.

 

Per fortuna re e cavaliere compresero il segnale di Merlin e si mossero in contemporanea, uscendo dal cespuglio e correndo verso di loro.

Arthur afferrò le braccia di Julius, portandogliele sul retro della schiena e strattonandolo malamente per allontanarlo da Merlin. 

Valiant con la spada cominciò a tagliare le corde che tenevano bloccato Merlin. Ma erano tante e difficili da tagliare.

Julius liberò un braccio dalla stretta del re e urlò una formula magica spingendo la mano aperta verso l'alto. Gli insetti non lo avevano mai tradito e sperò che proprio stavolta non l'abbandonassero. 

Arthur riportò quel braccio ribelle al suo posto e cioè dietro la schiena di Julius.

 

Una inquietante nuvoletta nera si avvicinava velocemente al gruppo e il ronzio sinistro che proveniva da questa si trasformò in fretta in un rumore quasi assordante.

Api. Uno sciame. Immenso. Arthur e Valiant erano in parte protetti dall'armatura, ma avevano i volti scoperti, privi di elmi. 

Dopo i primi dolorosi becchi sia il re che il cavaliere cercarono di allontanarsi rotolando per terra fino ad infilare le teste all'interno di piante dalle larghe foglie, come riparo da tutte quelle api. 

Merlin non era stato attaccato dalle api e riuscì a piegarsi fino a terra per prendere la spada di Valiant con cui finire di tagliare le ultime corde che lo ancoravano all'albero.

Vide Julius raggiungere il cavallo e rovistare nella sacca.

 

"No! Arthur" gridò Merlin. "Il talismano no!"

Arthur tagliò con la spada le radici della pianta dal terreno e con tutte quelle foglie in testa corse come un forsennato verso Julius e si buttò su di lui, immobilizzandolo.

Dalle mani dell'uomo schizzò via il talismano rotolando. Merlin era finalmente libero e con il braccio alzato e gli occhi dorati cercò un rimedio magico contro le api. Nonostante le api e nonostante Julius, Arthur fissò lo sguardo su Merlin. Un conto era sapere e un conto era vedere con i propri occhi. Aveva lo sguardo di chi si trovasse di fronte a un Dorocka: pieno di stupore e terrore. Julius approfittò di quella distrazione per sgusciare da sotto il re. Subito una nebbia densissima avvolse tutti e tutto. Merlin sapeva che il vapore era in grado di calmare le api e di impedire loro di volare per un po'.

Arthur tolse la pianta dalla testa, ma non vedeva assolutamente niente a causa della nebbia. Valiant era messo nelle medesime condizioni. Con un nuovo incantesimo Merlin creò un forte vento che spazzò via nebbia e api in un colpo solo. 

Julius aveva ritrovato il talismano. Ma ormai Merlin era libero, potente e arrabbiato. In più due combattenti armati fino ai denti e altrettanto arrabbiati lo guardavano con le spade in mano. Julius non avrebbe più potuto fare nulla e si arrese.

Alzò le braccia.

"Dammi il talismano di Aldanius" fece Merlin allungando la mano verso di lui. L'avrebbe distrutto appena possibile.

 

"Arthur, ora non è più pericoloso a parte con gli animali, ovviamente. Ma ci penserò io a fermarlo nel caso…" disse Merlin con astio e guardando Julius negli occhi si pulì la bocca con il dorso della mano, perché gli fosse chiaro il disgusto che aveva provato nel baciarlo.

Tornarono indietro. Julius legato, sul cavallo insieme ad Arthur e Merlin su quello di Valiant.

Julius fu imprigionato non appena arrivò a Camelot. Ci avrebbe pensato il re con il consiglio reale ad occuparsi di lui.

 

Prima di separarsi, Arthur disse a Merlin di volergli parlare. Il ragazzo rabbrividì all'interno. Aveva cercato di procrastinare quel momento il più a lungo possibile, ma adesso temeva di trovarsi in grossi guai.

 

Merlin raggiunse le stanze di Arthur. Erano arrivati alla resa dei conti. Arthur aveva scoperto la sua magia. Il meglio che Merlin potesse aspettarsi era di essere mandato via con Valiant.

Entrò con il cuore che gli batteva forte.

"Mi farete tagliare la testa?" chiese subito.

Il re scosse la testa. "Ancora non lo so, Merlin!"

Arthur era ancora sporco da prima e con l'armatura addosso.

Era serio, cupo, ma sempre bellissimo.

"Posso togliervi l'armatura, per l'ultima volta?" chiese gentilmente Merlin.

"Non me l'hai mai detto…" disse Arthur freddo, senza neanche considerare la sua domanda.

"Avrei voluto… tante volte, ma non ci sono riuscito. Vi chiedo perdono…"

"Chi lo sa, oltre a Julius e a Valiant?"

" Valiant l'ha scoperto perché ho dovuto salvarlo ... Lo sanno i miei genitori ovviamente e poi Will, Gaius, Lancelot… ma nessuno di loro ne ha colpa." Ad ogni nuovo nome, Arthur sentiva come un pugno dritto allo stomaco.

"Siamo rimasti giusto io e pochi altri!" Merlin sentì addosso lo sguardo del re. Arthur non l'aveva mai guardato così con gli occhi glaciali e l'espressione più dura sul volto.

"Mi dispiace davvero, ma anche se non ve l'ho detto, non vi ho mai tradito, Arthur. Io ho usato la magia per voi… solo per voi!"

"La magia è malvagia… come puoi possederla se non sei malvagio anche tu?"

Gli occhi di Arthur mutarono e si riempirono di lacrime di delusione. Merlin sentì un dolore acuto al petto.

"Ascoltatemi. Vi prego! Voi conoscete solo la magia oscura.

Perché è quella che si manifesta con arroganza e colpisce per rubare, distruggere e annientare. Ma al mondo esiste anche una magia buona, più discreta, che per forza di cose è obbligata a nascondersi. È quella che fa da scudo, che salva, protegge, e se necessario uccide ma sempre e solo per difendere…

In realtà la magia non centra… la magia non ha una volontà propria. Sono i maghi a farla agire in modo crudele o buono. Assomiglia al potere di un re. Se il re lo amministra con saggezza e cuore, avrà un regno prospero e felice. Se un re lo usa solo per brama di fama e ricchezze, avremo un regno spaventato e sottomesso, mentre i regni limitrofi ad esso saranno sempre sul piede di guerra."

"Ho capito cosa vuoi dire. È una cosa che non avevo considerato... Se è così come dici penso sia una buona notizia."

"Mi fa piacere che la pensiate così" sorrise leggermente Merlin.

"Credevi davvero che ti avrei fatto giustiziare, se l'avessi saputo prima?"

"Se l'aveste saputo all'inizio, ho pensato di sì. Mi odiavate!" ridacchiò Merlin al ricordo. "Col tempo ho pensato che … no, non mi avreste fatto giustiziare, ma temevo che mi avreste allontanato da voi. E non l'avrei sopportato…"

Arthur si asciugò gli occhi.

"Ora però ti chiedo di farlo. Di allontanarti e di sopportarlo..."

Merlin si avvicinò ad Arthur, parlando con voce carica di angoscia.

"È davvero necessario? Arthur, io sono più che in grado di trasformare i sentimenti che ho per voi in qualcosa di più alto, di più puro. Sto parlando di una forma di dedizione straordinaria, di un'amicizia forte come non ne esistono altre, senza mai chiedervi niente di più"

"Non è quello che ho visto quando ti ho baciato!"

"Solo perché mi avete completamente preso alla sprovvista. Non me l'aspettavo minimamente, altrimenti non mi sarei comportato così. Potete perdonare un unico attimo di debolezza? Non si ripeterà più…"

"So che sei sincero, ma sento che sono io a non potermi fidare completamente di me. Tu hai sempre avuto una vita dura e sai cosa significhi fare dei sacrifici e subire delle privazioni. Io invece non lo so. A parte una disciplina militare ferrea, tutto ciò che ho desiderato, l'ho sempre avuto. Con te intorno, prima o poi cederei e pretenderei di essere amato da te."

"Ma io non ve lo permetterei! Vi insegnerò ad amarmi in un modo nuovo, un modo che possa trascendere il desiderio e la fisicità. Potremmo amarci con l'anima e con la mente. In fondo è quello che abbiamo sempre fatto finora. Solo che adesso ne siamo consapevoli. È stato bello e sarà meraviglioso …Ve lo giuro, Arthur!"

"No, Merlin. Io non credo nell'amore ... platonico. Siamo troppo giovani, vivi e pieni di ardore… non è proprio possibile! Forse tu potresti, ma io non ci riuscirei. E non sarebbe giusto, in particolare per te, che non hai ancora conosciuto l'amore."

"Conosco l'amore, da quando conosco voi!"

Al re si bloccò il respiro.

"Non dirlo … per favore!"

"Maestà, che fine ha fatto il vostro intento di tenermi accanto a voi a qualsiasi costo? Donarmi a Valiant, spendere un patrimonio, tralasciare il fatto che sono alternativo... È solo a causa della mia magia, dunque?"

"No, credo che la magia non c'entri, non più di tanto almeno. E mi dispiace tanto perché la colpa è tutta mia. Ho giocato con i sentimenti ma ne sono rimasto invischiato. Il mio finto bacio non era poi così finto. Ho provato un intenso desiderio di andare oltre, ma ...

"Voi non prendereste in considerazione l'idea di amarmi… con tutto voi stesso? È chiaro se voi lo vorreste, io lo vorrei ancora di più di voi!"

Arthur si mise le mani nei capelli con fare disperato: "Ti prego di non insistere!"

Merlin si sentì ferito come se uno stiletto gli avesse trapassato il cuore, anche se aveva messo in conto il rifiuto da parte di Arthur. "Perdonatemi, ma dovevo chiedervelo… lo capite?"

"Lo capisco, sì!" disse il re con voce roca.

"Mi mancherete, maestà" disse Merlin abbassando gli occhi. 

Arthur allungò una mano per stringere quella del suo ormai non-più-servo.

Merlin prese la mano del re tra le sue e si abbassò, appoggiando un ginocchio a terra. Alzò la testa per guardare il suo re da sotto in su con il viso rigato di lacrime. Arthur si sentì scioccato da quell'immagine di Merlin. Il ragazzo era semplicemente bellissimo. E così triste.

 

"Forse… un giorno…" disse Arthur con profonda commozione nella voce.

"Non dite altro! Forse… un giorno… me lo farò bastare."

E baciò la mano del re con estrema riverenza.

Arthur non riuscì più a trattenere le lacrime. Nemmeno ci provò. Sapeva anche lui che da quel giorno la sua vita non sarebbe stata più la stessa. I tempi felici ed avventurosi vissuti da principe e da giovane re erano ormai finiti. Nessuno l'avrebbe più consolato, aiutato, rallegrato in quel modo spontaneo. Nessuno l'avrebbe più apostrofato 'testa di fagiolo' o 'babbeo reale' facendolo sentire ogni volta come un uomo normale: una sensazione irripetibile e incredibilmente liberatoria. 

Nessuna persona lo avrebbe fatto più sentire così completo e nessuna amicizia, nessun amore avrebbe più potuto dargli quella sensazione di intima complicità e di intensa gioia che aveva cercato e trovato solo con Merlin.

Arthur si sentì perso e per un istante pensò che tutto quello fosse sbagliato. Avrebbe solo voluto stringere quel ragazzo. Merlin si alzò in piedi.

"Sappiate che non vi libererete di me tanto facilmente…" sorrise.

Il re aprì la bocca, turbato.

"Cos'è una minaccia, questa? Mi stai dicendo che d'ora in poi, dovrò temere te e la tua magia?"

"No, Arthur! Voglio solo dire che vi rimarrò comunque fedele e che cercherò di proteggervi anche da lontano!"

"Non preoccuparti per me. Me la caverò! Spero che tu possa essere felice ..."

"Grazie! Auguro lo stesso anche a voi… Addio, maestà!"

Merlin si girò e uscì, mentre il re provò la sensazione di una perdita insopportabile. Stava perdendo una parte di sé, la parte migliore di sé. 

Sentiva un intenso dolore fisico, come se il servo uscendo si portasse via con sé un suo braccio, o una gamba.


Merlin s'incamminò insieme a Valiant e al suo piccolo seguito. 

"Perdonatemi, non ho avuto tempo di dirvelo, prima, ma tra poco proseguirete senza di me…" 

Valiant prese un profondo respiro

"Devo dire che per certi versi me l'aspettavo, ma la verità è che ci speravo."

"Mi chiedo perché non abbia capito prima che uomo voi foste…"

"Ti ringrazio. Ma sono arrivato tardi. Ormai ho capito a chi hai donato il tuo cuore. Ma promettimi che se avrai bisogno me lo farai sapere. "

"Vi ringrazio"

"Ti devo la vita e non lo dimenticherò! Anche se per salvarmi hai perso tutto quello che avevi."

Merlin gli sorrise.

"Ho fatto una scelta che si è rivelata essere quella giusta. Lo rifarei…"

"Dove andrai?"

"Un po’ qua, un po' là! Non preoccupatevi avrò diversi posti in cui rifugiarmi. E poi … sono uno stregone"

Valiant assentì con il capo. "Buona fortuna, allora!"

"Anche a voi, Valiant!"

 

Quando fu solo, Merlin camminò in giro per un po' senza una meta. Era una giornata di sole, tersa e luminosa come poche ne aveva viste. 

Si sedette su un masso per pensare e senza aspettarselo cominciò a piangere disperatamente.

Pianse a lungo e dopo essersi sfogato gli sembrò di stare un po' meglio. Si tolse di dosso la pesante sacca e si mise a camminare su un immenso prato ricco di fiori gialli e rosa, sfiorandoli con le mani al suo passaggio.

Cominciò a correre, sempre più forte. Corse a lungo fino a non avere più fiato. Si accorse di un invitante laghetto dalle acque limpide nascosto alla sua vista da alcuni cespugli. Si tolse tutti i vestiti in un attimo e si tuffò. L'acqua gelata lo ritemprò subito dalle fatiche della lunga corsa. Nuotò per molto tempo, poi si mise a giocare: faceva capriole e tuffi gettandosi dai bordi più alti della riva, urlava e rideva.

Era un addio. Un altro.

Aveva preso la sua decisione e stava salutando quella che era stata la sua vita fino a quel momento. Era stata meravigliosa, nonostante si fosse spesso lamentato.

Quando fu stanco, uscì dal laghetto e si sdraiò ancora nudo sul prato, per asciugarsi al sole.

 

Era giunta l'ora. Si alzò e con la magia fece quell'incantesimo che aveva fatto già tante volte. Si specchiò nell'acqua del laghetto. Ed eccolo lì, Emrys o Dragoon il grande. Avrebbe dovuto cercare un nuovo nome. Troppo impegnativo quello di Emrys e troppo odiato da Arthur quello di Dragoon.

Recuperò un coltello dai vecchi abiti e tagliò la lunga barba fino a farla diventare una corta cornice bianca sul vecchio volto. Tagliò anche i capelli, troppo riconoscibili anche quelli e che ora risultavano lunghi all'incirca quanto quelli di Gaius. All'occorrenza avrebbe potuto legarli. 

Quel vestito rosso e lungo era un'altro tratto facilmente identificabile di Dragoon. Vivendo nei boschi attorno a Camelot avrebbe finto di essere un'umile taglialegna. E con un nuovo incantesimo si rivestì da capo a piedi. Indossava camicia e pantaloni color écru, stivali marroni e un'ampia casacca di lana di pecora, grezza e riccia. La cosa che più gli dispiaceva dei vestiti era dover rinunciare ai suoi fazzoletti da collo. In particolare a quello rosso, rosso come lo stemma e il mantello di Arthur, ma anche a quello blu che gli donava particolarmente perché faceva risaltare il blu dei suoi occhi.

Non sarebbe potuto tornare al rifugio di Dragoon, perché Arthur lo conosceva. Ma aveva già in mente parecchi posti dove avrebbe potuto soggiornare o passare la notte. Soprattutto c'erano così tante grotte: avrebbe vissuto come aveva fatto suo padre Balinor quando le cose con Uther si erano messe male in passato ed era fuggito da Ealdor! All'improvviso si ricordò di una cosa importante. Sua madre e suo padre. Avrebbe dovuto scrivergli una lunga lettera dettagliata per spiegare loro cos'era successo ma soprattutto per tranquillizzarli. Viceversa avrebbe potuto vedere suo padre, furioso, marciare su Camelot da solo, pieno di orgoglio ferito e magari portandosi dietro Kilgharrah. L'ultimo pensiero doloroso fu per Will. Il matrimonio! Avrebbe dovuto fargli da testimone! Gli sfuggirono due lacrime di rabbia. Il suo amico non l'avrebbe mai perdonato. Ma non avrebbe potuto partecipare. Si era ripromesso di non farsi più vedere in giro come Merlin: la voce avrebbe potuto arrivare fino a Camelot. Gli avrebbe scritto al più presto, ma si sentì improvvisamente solo come non mai.

Nel salutare Gaius, Merlin gliel'aveva chiesto ed era stato contento di vedere un barlume di gioia negli occhi inondati di lacrime del vecchio amico. Gaius sarebbe stato i suoi occhi e le sue orecchie a Camelot. Al pensiero del mentore, si sentì un po' rinfrancato.

E grazie alla sua mediazione forse, con il tempo, avrebbe potuto riavvicinarsi al re. 

E ad occhi aperti cominciò a immaginare di tornare ad essere per Arthur un punto di riferimento importante. Il re avrebbe imparato a fidarsi di lui, a confessargli le sue paure, ad instaurare un rapporto di affetto e complicità. E il tutto senza la fregatura del desiderio e dell'amore.

 

Certo da parte sua, ci sarebbero stati ancora quei pensieri e quei sentimenti, ma affievoliti dall'età e temperati dall'esperienza e dal buon senso. Forse sarebbe dovuto essere tutto così, fin dall'inizio.

'Se mi avesse conosciuto nelle vesti di vegliardo, sarei potuto rimanere con Arthur fino alla fine. 

Vegliardo sì! Ma sai che noia!'








 
   
 
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