Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: crazyfred    28/02/2023    2 recensioni
Ritroviamo Alex e Maya dove li avevamo lasciati, all'inizio della loro avventura come coppia, impegnati a rispettare il loro piano di scoprirsi e lavorare giorno dopo giorno a far funzionare la loro storia. Ma una storia d'amore deve fare spesso i conti con la realtà e con le persone che ci ruotano attorno.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Sotto il cielo di Roma'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
 
 
 
 Capitolo 36


 


Le cicale di quel caldo pomeriggio toscano avevano lasciato il posto ai luccichii sparuti delle lucciole tra gli ulivi del parco. Qualche uccello notturno cantava indisturbato e nelle tende vicine il chiacchiericcio degli ospiti segnalava che era l’ora della cena era passata da un po’. Alex e Maya accaldati, nudi, i capelli arruffati, non ne volevano sapere di lasciare quel letto. Non c’era bisogno di dirsi nulla; le gambe intrecciate, le mani che giocavano a rincorrersi, le labbra che di tanto in tanto riaffermavano un concetto fondamentale: si erano ritrovati per non lasciarsi più.
“Certo che potevi dirmelo, eh, non ti avrei mica detto di no. Farmi credere che non ci saremmo visti per 3 settimane è stata una bella carognata” lo rimproverò Maya, fintamente indignata.
“Scusa” disse Alex, posandole un bacio sulla spalla, divertito “ma fino alla sera che siamo usciti non ero così sicuro che avresti gradito. E poi non sapevo se avrei trovato nulla, è pur sempre agosto”
“Mi stava bene anche una catapecchia sperduta nel nulla eh…”
“Adesso non esageriamo…Maya Alberici che si accontenta di un tugurio, ma neanche se fosse l’ultima opzione rimasta. E non dire di no perché poi ti cresce il naso come Pinocchio” aggiunse, sogghignando e baciandole la punta del naso.
Lei rise, il viso imporporato dal caldo e dall’emozione. Era facile dire che fosse bellissima in quel momento, ma per Alex era molto di più, andava ben oltre la bellezza fisica. C’era una luce in lei, che solo chi ha trovato la felicità può emanare: sapere che in qualche modo ne fosse lui il fautore lo faceva sentire un privilegiato. E Maya, incrociando lo sguardo del suo uomo, sentiva di poter toccare il cielo con un dito. Il mio uomo. MIO. Se è un sogno non svegliatemi. Si girò, a pancia a terra sul letto, sentendosi stupida all’idea di essere arrossita per un bacio sul naso e uno sguardo dopo aver passato le ultime ore avvinghiati e senza neanche un lembo di stoffa a dividerli.
 “Ad un certo punto dovremmo alzarci da qui” suggerì Alex, soffiando leggermente sul profilo della giovane, scendendo a posare un bacio sulle fossette di Venere, poco al di sopra della leggerissima linea d’abbronzatura sul fondoschiena.
“Non prima di lunedì mattina, grazie” ironizzò lei, giocando a fare la gnorri.
Alex ridacchiò tornando a sdraiarsi dall’altra parte del letto e massaggiandosi la fronte “Non so se ce la faccio a tenere i tuoi ritmi…ho una certa età” 
Maya si girò per prenderlo in giro ma si bloccò: aveva gli occhi chiusi, forse leggermente aperti per sbirciare, e sorrideva, appagato, come si sorride nei giorni più belli, quelli pieni di soddisfazione in cui nulla può scalfire la felicità. E per la prima volta in tutta la sua vita, quelle parole che non era mai riuscita a pronunciare quasi urlavano nella sua testa per uscire. Erano nitide, chiare, giuste. Non c’era nessun’altra alternativa né sinonimo. “Mi hai fregato di nuovo, Bonelli” gli disse, pacata.
Alex aprì gli occhi: era nuda di fronte a lui, come lo era stata nelle ultime ore, bella come una scultura di Canova, ma non più fragile o timorosa di rivelare quella parte di lei più segreta, oltre l’armatura. Ormai Maya era abituata a vivere senza la corazza e ci stava bene senza finzioni. Le scostò i capelli dal viso e lei gli dedicò un sorriso dolce e meraviglioso, senza alcuna timidezza o rossore. Le sue insicurezze, le sue fragilità e i suoi difetti li aveva abbracciati e ne aveva fatto la sua forza. 
“Ti amo” disse, senza battere ciglio. Era tremendamente sicura di sé. Anche Alessandro si tirò su, guardandola come se avesse visto un fantasma. No, come una visione celestiale. Lei si mise allora a sedere su di lui, prendendo l’iniziativa con un coraggio che non sapeva nemmeno di avere e quelle due semplici paroline le avevano istillato. Portò le braccia attorno alle sue spalle e lo strinse a sé.
“In questi mesi ho avuto paura…avevo il terrore di darti di nuovo fiducia” confessò, guardandolo dritto negli occhi.
“E adesso? Non ne hai più?”
“Da morire” disse ridendo, con una smorfia “ma ho anche tante altre cose”
“Tipo?”
“Tipo il cuore che mi salta nel petto quando ti vedo e scoppia quando mi baci” e non ti dico quando facciamo l’amore “e poi la voglia matta di vedere la faccia di tuo padre felice come una Pasqua quando gli diremo di noi … perché lo sai che sarà così…”
Sì lo sapeva, e sapeva che pure Giulia sarebbe stata al settimo cielo. E anche Edoardo ora aveva deposto le armi. Se c’era un momento perfetto per loro, beh era proprio quello.
“E poi ricordati una cosa” continuò, prendendogli il volto tra le mani “per quanta paura possa avere, non sarà mai quanto l’amore che provo per te”
E lo baciò. Avevano passato il pomeriggio a baciarsi, ogni centimetro dei loro corpi era stato tracciato dalle loro labbra, ma quella nuova consapevolezza dei loro sentimenti aveva reso tutto diverso. Era come scoprirsi di nuovo, per l’ennesima volta. Ed ogni volta era sempre più bello e più vero. 
“Però io avrei un’obiezione da fare” ribatté Alessandro, riprendendo fiato e tirando i capelli di Maya dietro le spalle, percorrendo con le sue mani il suo profilo. Se c’era qualcosa a cui Maya avrebbe faticato ad abituarsi, erano proprio le mani di Alex e al tremito che le provocavano quando si posavano su di lei. Quel piccolo gesto provocatore era la garanzia che nulla di ciò che avrebbe detto era da prendere sul serio. “Anch’io ti amo … e non pensavo che nella mia vita avrei mai amato così. Però…”
“Però?” domandò lei, aggrottando le sopracciglia.
“Però questo non mi convincerà a restare a letto cinque minuti di più…” disse, portandola repentinamente sotto di sé “tutto questo amore mi ha messo fame!”
 
La cosa più bella del mar Tirreno è che, se hai un affaccio fronte mare, il sole non verrà mai a svegliarti al mattino. I risvegli sono graduali, piacevoli. Magari con l’odore di caffè che lentamente sale dal piano inferiore come una coccola. Alex aprì lentamente gli occhi riemergendo dal cuscino e dal lenzuolo che non ricordava di avere addosso quando si era addormentato. Maya…
Stese il braccio verso l’altro lato del letto, la vista ancora appannata dal sonno per mettere bene a fuoco, ma era evidente, al tatto, che si era alzata. Sceso al piano di sotto, la trovò seduta su uno degli scalini dell’ingresso, una mug tra le mani. 
“Sei qua…” la giovane si girò nel sentire la sua voce. Aveva i capelli scarmigliati e il viso, leggermente arrossato da quel weekend di mare, era puntellato di lentiggini leggere. Forse era poco oggettivo, ma per lui era bella da togliere il fiato.
“Avevo voglia di caffè” spiegò, mostrando la tazza.
“Ugh…e questo me lo chiami caffè? Non te lo sei levata il vizio dell’americano” si lamentò, esagerando di proposito, sedendo di fianco a lei.
“Quando il gatto non c’è…”
“Ti ho sentita un po’ agitata stanotte…” le disse, sistemandole i capelli dietro le orecchie per avere una scusa per poggiare un bacio sul suo collo. Come se avessi bisogno di una scusa.
“Scusa, dev’essere stato un brutto sogno”
“Così brutto che ti ha fatta alzare alle così presto in vacanza? Sono a malapena le 7” Maya annuì. “Ti va di parlarne?”
“Ho sognato…” esitò, come se pronunciare quelle parole fosse doloroso oltre che difficile, stringendo la tazza come se avesse bisogno di riscaldarsi e guardando il caffè come se in quel fondo nero potesse trovare le parole “…mio padre” 
Alex, allora
 si portò sullo scalino più alto aiutandosi con le braccia, sedendo dietro Maya per poterla prendere tra le braccia, senza dire una parola. Senza dire una parola, lei accolse quella stretta. Non faceva freddo, l’aria era frizzantina ma gradevole, ma quell’abbraccio le faceva bene al cuore.
“Era a casa” continuò.
“A Testaccio?” Maya fece sì con la testa.
“Mi ha detto … che … era contento per me e come mi sono sistemata” raccontò, la voce tremolante.
“Sono sicuro che dovunque sia è davvero orgoglioso di te”
“Ti ho mai parlato di lui?

“Molto vagamente” Era capitato a volte di raccontargli brevi episodi della sua infanzia ma molto en passant, e se la conversazione prendeva una via più seria, Maya trovava sempre il modo di sviare e cambiare argomento. Alex aveva capito che l’argomento era off limits e stava solo a lei decidere se, come e quando parlarne.
Luigi Alberici aveva due passioni nella sua vita: i libri e i cavalli. Ma in Italia né con la cultura, né tantomeno con i cavalli si può vivere facilmente e così, come tutti i romani con un gruzzoletto di famiglia, si era buttato sul mattone; ma suo padre era un buono e a patti con la politica e il malaffare non ci scendeva. L’attività non rendeva e, poiché la passione l'equitazione si era trasformato in vizietto per le scommesse, i debiti aumentavano, eppure aveva sempre fatto in modo che la sua famiglia non si accorgesse di nulla. Il medico aveva detto che aveva trascurato il cuore, ma Maya era convinta che tenersi tutto dentro, alla lunga, l’avesse ucciso.
“E così quando è morto abbiamo avuto la sorpresa”
“Maya, tuo padre era molto più di un debito, per quanto grande fosse. Hai di sicuro dei bellissimi ricordi”
“Sì, non lo nego … ma non si tratta di quello” Non era di certo il danno materiale il problema: lei, sua madre e i suoi fratelli si erano rimboccati le maniche e se l’erano cavata. Però avrebbero potuto farlo tutti insieme anche prima. “È che ha rotto qualcosa”
“Dentro di te”
Aveva mentito loro e aveva tenuto nascosto dei problemi che non erano solo suoi, ma erano di tutti loro, la sua famiglia. “Lui l’avrà fatto per … boh, orgoglio? Perché non lo so mica se è stato amore o senso di protezione. So solo che io ho smesso di fidarmi della gente, persino della mia stessa famiglia. Mi bastavo da sola … tutto il resto doveva servire ad uno scopo, doveva essermi utile. L’unica cosa che mi ha lasciato è stata l’idea che esiste una sola vita, un solo mondo giusto, quello con i soldi ovviamente, e per viverci bisognava essere qualcosa che non ero…non del tutto almeno” 
Invidiava sua madre, pur se inconsciamente, per essere riuscita a fuggire da quel fantasma e a fidarsi di Ruggero così ciecamente dopo quello che era successo. “Io non ne sono stata più capace. In tutti vedevo lui, mi chiedevo se nascondessero qualcosa e se potessi fidarmi e alla fine trovavo sempre la scusa per non farlo. Ad un certo punto era diventato più facile usarle le persone che apprezzarle e legarmi”
Diceva di avere una comitiva di amici, ma era solo gente con cui fare serata ed entrare nei locali in; blaterava sempre di avere come obiettivo il matrimonio, ma quello che cercava era solo un buon affare celato da un’unione coniugale.
“Allora devo considerarmi un miracolato?!”
“Abbastanza” sorrise Maya, amaramente, aggrappandosi al suo braccio come un koala farebbe con un albero, poggiando la testa su quella cicatrice che la mandava fuori di testa come poche cose … un giorno o l’altro si sarebbe fatta raccontare la sua storia “scherzi a parte, sono talmente un casino che a volte sono io a non capacitarmi di cosa ti sia innamorato”
“C’è anche bisogno di chiederlo?” domandò lui, sorpreso, facendo in modo che si voltasse. “Innanzitutto guardati, perché sei bellissima. Amo quella pieghetta sopra il labbro superiore che hai quando sorridi…ecco sì, proprio quella” le disse, sfiorando le sue labbra con un dito mentre si aprivano in un sorriso timido e il suo sguardo si illuminava “potrei dirti che amo il tuo collo lungo o le tue gambe ma sembrerei solo interessato al tuo aspetto fisico e non è così”
“Ah beh” ironizzò Maya “vorrei ben vedere!”
“Conoscevo la mia assistente leale, discreta, ma mi sono innamorato del tuo essere…non so come dire…sempre e comunque te stessa, oltre la facciata. Io ti ho messo in situazioni difficili ma non ti sei mai scomposta, non le hai mai usate a tuo favore. E poi amo la passione che metti quando prendi a cuore qualcuno o qualcosa…per essere una persona che aveva un ostacolo emotivo, direi che te la cavi piuttosto bene”
“Ho imparato dal migliore”
“Non ci giurerei”
“Giuro io per te…è vero, ne hai fatte di cazzate e sei stato uno stronzo a volte, ma sei tornato sui tuoi passi e questo non è da tutti. E poi cerchi sempre di fare la cosa giusta, il che non significa necessariamente fare contenti tutti, ma stare bene qui” spiegò la giovane, mettendo la mano sul petto dell’uomo all’altezza del cuore “e se ti chiedi perché ti amo, beh è anche per questo”
“Anche?”
Maya annuì “anche per me la lista è lunga … dalle cose più superflue a quelle più profonde”
“Sarei curioso di conoscere quelle più superflue”
“Dovreste saperle già” dichiarò, poggiando la mug sulle scale “credo di essere stata abbastanza… com’è che dicono in inglese…vocal …in queste notti”
Maya avvicinò il suo viso a quello di Alex, portando le labbra alle sue e invitandolo a dispiegarle con un colpetto sfacciato della lingua.
“Mi eri mancata da morire” soffiò Alessandro, arpionando con foga le mani tra i lunghi capelli, mentre quelle della ragazza erano già sotto la sua tshirt; ma quel bacio era destinato a non proseguire oltre: il telefonino aveva infatti altri piani ed Alessandro non poteva sottrarsi, nonostante le proteste di Maya.
“Ringrazia che è il tuo compleanno o quel coso lo avrei già buttato giù per il dirupo” decretò lei, alzandosi dalle scalette sbuffando e andando nella piccola cucina.
“Credimi lo avrei fatto di persona … pronto? … Ciao Puffetta! … Grazie!...”
 
Quando, allo scoccare della mezzanotte, la sera prima, era salita in camera con una bottiglia di spumante dal frigobar e due bicchieri per festeggiare, Alessandro era rimasto stupito. “Ti sei ricordata?!” aveva esclamato. Perché non avrei dovuto? Non c’era però da biasimarlo: da quando lavorava per lui era la prima volta che gli faceva gli auguri, ma di solito erano in vacanza e l’ordine di non disturbarlo, a meno che non fosse lui a farsi vivo, era tassativo. Poi, a dirla tutta, lei era così … faticava persino a trovare un solo aggettivo per descrivere la Maya di 12 mesi prima … che interrompere le sue vacanze per un messaggio di buon compleanno per il capo era fuori discussione, non ci si sprecava.
Quasi avrebbe voluto chiedergli scusa ma non ce n’era stato tempo, perché Alex disse una cosa l’aveva lasciata senza parole: “Se un anno fa mi avessero detto che sarei stato così felice, io non ci avrei creduto”
Lo aveva detto con tutta la semplicità del mondo, scostandole i capelli dalla nuca e poggiandole un bacio sulla spalla nuda, prima di stappare la bottiglia; ricordava come fosse ieri il giorno in cui si erano rivisti, dopo le vacanze, e quelli successivi: intrattabile, a tratti dispotico e chiuso in sé stesso come mai lo aveva visto prima. Al di là di quello che era successo tra di loro, era diventato un’altra persona: i suoi occhi erano limpidi, sereni, il suo viso alleggerito dal peso di una vita in cui non si riconosceva e che lo aveva inglobato come un bozzolo con una crisalide. Stava compiendo un anno in più ma ne dimostrava paradossalmente diversi in meno, nonostante le rughette, qualche capello grigio che si nascondeva bene in mezzo agli altri e gli occhiali che giurava essere da riposo. Ed il cuore a Maya batteva forte nel vederlo così, felice con poco e non solo quando era da solo con lei, ma anche al telefono con la sua famiglia, come quella mattina.
 
Chiusa la telefonata, Alex rientrò nella tenda, dove Maya era tornata già da un po' per lasciargli un po' di spazio e privacy con la sua famiglia, come se loro potessero vederla da una semplice telefonata.
“Ho chiamato il room service, ho pensato che per cambiare potremmo farci portare la colazione anziché fare da noi. È un giorno speciale, ci vuole qualcosa di speciale” decretò Maya, energica e propositiva.
“Mi sembra un’ottima idea” Alex la guardava incantato, ancora come se non credesse che quella fortuna fosse capitata a lui. Era brutto da dire forse ma erano attenzioni che era abituato a dare ma poco a ricevere; abbiamo una certa età, finiva col giustificarsi, con il lavoro e i figli non abbiamo un attimo per noi, ma il lavoro, i figli e l’età erano ancora lì e quell’attimo era spuntato, neanche troppo magicamente: se il cuore vuole, può funzionare. “Che c’è?”
“Mi sento fortunato”
“Per un cappuccino e una torta fatta in casa?!”
“Ovviamente no…e lo sai”
Essere insieme era il più grande colpo di fortuna che potesse essergli capitato, perché per quanto potesse aver fatto o non fatto per convincerla a tornare insieme tutto dipendeva da lei; ma non era quello ... averla vicino, in qualsiasi modo lei avesse voluto, anche solo come amica e confidente, era l’unica cosa che importava, per quanto difficile se lo sarebbe fatto bastare: averla al suo fianco in quei mesi era l’unica ragione che lo aveva tenuto sano di mente e con gli occhi bene aperti. Senza, era facile ricadere negli stessi errori, facendosi andare bene l’opzione che avrebbe recato il minor scandalo; del resto, agli occhi degli altri, lui era quello che non sbagliava mai, il vincente, il perfetto.
“Hai presente questa cicatrice?” le disse, alzando la manica della tshirt.
“Come no?! Che rimanga tra noi …” disse Maya, ironica “ci sbavo sopra dalla prima volta che l’ho vista”
“Sei tutta matta!!!” esclamò l’uomo, ridacchiando, mentre stringeva la giovane a sé, posandole un bacio tra i capelli profumati “Beh insomma puoi considerarlo l’ultimo sgarro della mia vita prima … prima che arrivassi tu a ricordarmi che non si vive solo per gli altri ma anche per sé stessi”
“Cosa?” Passò a raccontarle della cotta clamorosa che si era preso per una ragazza del liceo, Silvia, dai lunghi capelli neri e mossi e gli occhi azzurri.
“Adesso divento gelosa” lo prese in giro Maya, sedendo sullo sgabello dell’isola.
“Non devi preoccuparti…innanzitutto ora è sposata e con un figlio per quanto ne so e poi era più una fissazione che un sentimento vero: più lei non mi filava e più io mi intestardivo. Solo che la stronzetta si era decisa a darmi una chance giusto la notte prima dell’orale della maturità”
Si era dato da fare per impressionarla, con le poche risorse che aveva, i risparmi del lavoretto dal carrozziere, e i consigli degli amici del quartiere. “Hai presente la Passeggiata del Gelsomino, vicino al Vaticano? Beh quando andavo io al liceo era ancora una ferrovia dismessa, per accedere bisognava scavalcare dei cancelli e delle inferriate nella vecchia stazione e mi sono fatto questa per tenerle aperto il passaggio”
Certo aveva fatto colpo, ma dopo era dovuto andare in ospedale a mettere i punti, con suo padre che, alle 5 del mattino, se ne stava affacciato alla finestra ad aspettarlo visto che non c’erano i cellulari ed il giorno dopo c’era mancato pochissimo che l’orale fosse un disastro, avendo dormito sì e no un paio d’ore. “Ancora mi ricordo il ...chiamamolo broncio di mio padre e la delusione stampata in faccia a mia madre finché non sono usciti i quadri con i risultati. Forse sono stato estremo, ma allora ho giurato a me stesso che non li avrei mai più delusi con tutti i sacrifici che facevano per me, non sarei mai più uscito dai binari, soprattutto per amore ... non poteva valerne la pena. Ma mi sbagliavo, certe volte ne vale la pena”
“Ah sì?”
“Mm mm. Con te per esempio ne vale sempre la pena” dichiarò, prendendole il mento tra pollice e indice e avvicinandola a sé quel tanto che bastava per ridurre la loro esigua distanza e baciarla. Era come tornare a casa, ogni volta che le loro labbra si incontravano, una gradevole sensazione di tepore e sicurezza li circondava. “Ascolta” disse lui, guardandola negli occhi.
“Ahia!” esclamò Maya “sento puzza di brutte notizie”
“Ma nooo…volevo solo dirti che mia madre sta organizzando una cena per il mio compleanno per questa sera”
“Appunto, ho capito”
“Cosa hai capito? Sentiamo…” scherzò lui, appoggiandosi al piano della cucina, le braccia conserte e un sorriso beffardo stampato sulle labbra.
“Che devo chiedere al cameriere se può portarci una candelina da mettere sul ciambellone perché poi quando torniamo a Roma ci dobbiamo salutare. Ma va bene così, non c’è problema” E davvero non c’era problema, non lo diceva solo per farlo stare tranquillo. Sapeva che ci sarebbe voluto del tempo ma era certa che ci anche loro sarebbero stati insieme nei giorni importanti, nelle feste di famiglia. Non era più questione di se, ma solo di quando.
“Mamma vuole che vieni anche tu” sorrise, soddisfatto.
“Co-cosa?” Maya strabuzzò gli occhi ed era sicura di avere un’espressione da pesce lesso, ma poco le importava. Non era affatto sicuro di aver capito bene, forse aveva esagerato con lo spumante ed era ancora un po’ alticcia e aveva le allucinazioni uditive oppure era colpa degli incubi notturni. “Testuale: porta pure Maya stasera
Sapeva che sua madre sapeva, glielo aveva detto e non poteva pretendere da lui che la loro fuga romantica fosse completamente segreta: era pur sempre un padre e doveva restare reperibile, per quanto anche a lui sarebbe piaciuto tanto scappare da tutto e da tutti per qualche giorno. Ma aveva giurato di averlo detto solo a lei e che gli altri sapevano che c’era un urgente meeting di lavoro al Nord, che si doveva fidare.
E lo avrebbe fatto, perché tra Alessandro e sua madre c’era un rapporto speciale, profondo ma non morboso e lei non ne era gelosa: a naso, le sembrava molto simile a quello tra lei e suo padre e non lo avrebbe mai ostacolato: solo il cielo sapeva cosa avrebbe dato lei per poter avere solo 5 minuti ancora con suo padre, per un suo sorriso o per sentire 
per davvero quelle parole che aveva solo sognato uscire dalla sua bocca … non era neanche sicura di ricordare più il suono e il colore della sua voce e le faceva malissimo.
“Allora, ci vieni?”
“Dove?” domandò Maya, ancora frastornata.
“Ma come dove?!” sorrise Alex, bonario “Dai miei, con me”
“Solo noi?”
Alex intuì dove Maya stava andando a parare “Beh sì, solo noi … e Giulia. Edoardo è in vacanza con i cugini e mia sorella pare abbia una serata con delle amiche, al massimo la incrociamo di passaggio”
“Va bene”
“Sì?”
“Sì certo” confermò, serena “se è vero che tuo padre non sa nulla, non vedo l’ora di vedere la sua faccia”
Maya si portò dietro di lui, allungandosi quasi sulla sua schiena e stringendosi a lui. Per la prima volta, dal venerdì, iniziavano entrambi a realizzare e razionalizzare quanto era accaduto tra loro: sarebbe stato facile e forse anche riduttivo dire che stavano vivendo qualcosa di magico e speciale, che ritrovarsi era la cosa più bella che potesse capitare. Erano stretti in un abbraccio, ma nessuno dei due si era forse mai sentito così libero, non solo di poter essere sé stessi completamente, ma anche di vivere quella relazione totalmente, senza ostacoli; non era solo più un concentrarsi su sé stessi e sul presente, giorno per giorno, ora erano pronti ad aprirsi al mondo, insieme, e proiettarsi insieme verso il futuro. Non era necessario progettare ma entrambi riuscivano benissimo ad immaginarsi un futuro in cui c’era anche l’altro.




 

Devo essere onesta con voi, oltre al lavoro c'è un altro motivo per cui pubblicare sta diventato un parto ultimamente: manca pochissimo alla fine di questa storia (uno o due capitoli a seconda di come dividerò le prossime parti) e francamente mi intristisce l'idea di essere davvero al capolinea. Sono contenta che i protagonisti stiano finalmente vivendo il loro happy ending ma è la fine di un'era. Anyway, bando alla tristezza: questo capitolo è un po' una ricompensa per chi voleva un po' più di spazio per Alex e Maya nello scorso capitolo. So che forse la "sorpresa" è stata troppo veloce ed era giusto soffermarsi su di loro nel dopo, ma con i loro tempi...si erano appena ritrovati, era giusto concedere un po' di privacy, no? XD
Abbiamo scoperto anche qualcosa di più del loro passato e delle loro fragilità, ormai credo non ci sa più nulla di nascosto tra loro e sono pronti a viversi pienamente. E questa volta anche agli occhi del mondo circostante. A presto, 
Freddie ^_^
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: crazyfred