Anime & Manga > Boku no Hero Academia
Ricorda la storia  |      
Autore: XShade_Shinra    28/02/2023    1 recensioni
Un pomeriggio di addestramento tra Aizawa e Shinsou, in compagnia della piccola Eri.
[Aizawa + Shinsou]
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Eri, Hitoshi Shinso, Shōta Aizawa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Make up your mind

 

Shinsou Hitoshi non era entrato alla U.A. per farsi degli amici: doveva diventare un hero e recuperare il dislivello che c’era tra lui e gli altri studenti del corso di eroe. 

Il suo quirk poteva fermare uno scontro ancora prima che iniziasse, ma questo valeva solo se l’avversario non conosceva il suo quirk – o era un idiota come Izuku Midoriya. Altrimenti Shinsou avrebbe dovuto combattere ed era lì la parte dove era più carente, quella dove Aizawa lo faceva allenare molto di più. 

Da essere solo un ragazzo alto e magro, aveva sviluppato una muscolatura forte e sinuosa come quella di un felino, l’ideale per essere atletico e leggero con l’arma da cattura ereditata dal proprio mentore. E se prima non riusciva nemmeno ad uscire dal gomitolo di stoffe nel quale si intrappolava da solo, dopo pochi mesi già riusciva a padroneggiarla come se facesse parte del suo stesso corpo. Aizawa ci aveva messo anni perché aveva imparato tutto da solo, lui invece aveva assimilato ogni sua spiegazione, messo in pratica ogni suo ordine, accettato ogni suo consiglio e spiato ogni sua mossa. Grazie ad Aizawa – colui che per primo ne aveva capito il valore e la lealtà – era certo di poter davvero coronare il proprio sogno. 

Gli allenamenti sul suo quirk, però, non erano secondari a quelli per il corpo. 

Il “Brainwashing” era una stranezza che, se messa in mano a un cattivo, avrebbe creato un nuovo villain degno del regime di paura che vantava All for One ai tempi bui, ma Aizawa aveva capito da subito che nel nobile cuore di Shinsou c’era l’ambizione di voler andare oltre ogni tipo di stereotipo e di abbattere ogni pregiudizio. La sua determinazione aveva bisogno di una spalla che lo aiutasse nel suo percorso formativo, qualcuno che si fidasse di lui al punto tale di fargli da cavia per aiutarlo ad addestrarsi con il proprio potere. 

Lui e Eraser Head avevano solo una regola limite: niente cose imbarazzanti. 

«Aizawa si arrabbierà…». La piccola Eri, accomodata sul divano in ecopelle grigia accanto a Shinsou, guardava preoccupata il proprio tutore seduto al tavolo davanti a uno specchietto.

Aizawa reggeva tra le dita un pennello da sfumature e se lo passava tra i due ombretti – marrone e pesca – sulla palpebra per rendere il colore omogeneo. 

«Non si arrabbierà: ho lo struccante». Shinsou mostrò alla bimba il flacone di struccante bifasico e dei dischetti di cotone.  

Lei non parve convinta. «Si arrabbierà… e ti appenderà per i piedi a un ramo come l’ultima volta…». 

L’altro si passò una mano dietro la nuca. «È stato un incidente… Non potevo sapere che nel bosco ci fossero anche Midoriya e All Might… E poi usare l’arma da cattura come altalena non mi sembrava imbarazzante…». 

Eri sospirò. «È pure truccato male…». 

Il rossetto viola era stato messo con una linea imperfetta che non seguiva il contorno delle labbra e un po’ di colore era andato anche sui denti; il fondotinta era stato più che abbondante e i peli della barba gli spuntavano come piccoli fili d’erba sul terreno arido; le sopracciglia avevano aumentato del doppio lo spessore e il fard gli aveva fatto le guance come quelle delle maschere tradizionali di Hyottoko e Okame. L’unica cosa decente erano la terra e l’illuminante, e ora l’ombretto. 

«Questo è a dimostrazione della teoria che volevo mostrare al sensei», disse Shinsou. 

Finito di sistemarsi l’ombretto, Aizawa abbassò le mani al grembo e si sporcò appena i pantaloni neri in una strisciata glitterata. 

«Manca solo il mascara?», chiese lei. 

«No, va bene così. Aizawa sensei, metta a posto il pennello». 

Come una brava marionetta, Aizawa obbedì e lo ripose nell’astuccio impolverato di trucco. I suoi occhi persero la patina d’ombra che li rendeva vitrei e senza vita, ritrovandosi davanti al proprio riflesso con la faccia intonacata e pasticciata. Trattenne un verso e fissò lo specchio come se potesse svenire da un momento all’altro. 

La bimba puntò i piedini sulla seduta del divano e nascose il viso tra le ginocchia. «Addio, Hitoshi…». 

«Esagera–». 

Shinsou non fece in tempo a finire di rincuorare la bimba che l’arma da cattura di Aizawa gli si strinse al collo come un cappio e venne portato a un palmo di naso dal viso del docente, facendo volare via i dischetti di cotone. 

«Shinsou! Che cavolo significa questa buffonata?!». 

L’alunno sorrise tirato e sollevò l’indice della mano che ancora reggeva lo struccante, mentre l’altra era impegnata ad allentare la presa dell’arma da cattura. «Era un test, sensei!». 

«Se era un test alla mia pazienza, non l’hai superato per nulla!». Aizawa aveva lo sguardo severo e alcuni denti pittati di viola esposti in un ringhio. Nonostante il trucco faceva paura come il peggiore dei villain. 

«No, no… professore! Po-posso spiegare!». 

«Sarà meglio». Aizawa si girò verso Eri, che ancora teneva il faccino nascosto. «Stai ridendo, Eri-chan?». 

La bimba trasalì e scosse il capo. 

Aizawa sbuffò e si ritrovò costretto a liberare Shinsou per non dare un dispiacere alla bambina. «Intelligente invitare anche Eri-chan…». Sibilò all’orecchio di Shinsou. 

«Al contrario di Midoriya ho un istinto di sopravvivenza molto forte», ghignò il ragazzo. 

Tipico. Ad Aizawa piaceva anche per questo. «Eri, viene ad aiutarmi a togliermi il trucco?». 

La bimba, tranquillizzata dal tono e dal silenzio di Shinsou, spiò appena la situazione e, accertatasi che il ragazzo fosse ancora in questo pianeta, scese a terra con un saltello. Recuperò i dischetti di cotone e corse da Aizawa, che la fece sedere sulle proprie ginocchia. 

«Ah, sensei. Un attimo», disse Shinsou. «Devo spiegarle il mio esperimento!». 

Aizawa lo fulminò con gli occhi ridotti a una fessura arrossata. «Sto ascoltando». Non avrebbe atteso più di una manciata di secondi con quella roba appiccicosa addosso. 

Shinsou annuì e gli porse lo specchio, dove Aizawa si fissò disgustato. 

«Ogni volta che allenavamo il mio quirk, le facevo fare qualcosa di semplice o qualcosa che lei sapeva comunque già fare: usare l’arma da cattura, arrampicarsi su un albero, parlare, correre. A questo punto mi sono chiesto: cosa succederebbe se le dessi un comando che lei non sa fare?». 

Aizawa sollevò un sopracciglio e continuò ad ascoltarlo. La tesi era buona. 

«Quindi le ho messo davanti i pennelli». Shinsou indicò l’astuccio che li conteneva. «Le ho detto “Prenda il pennello per il fondotinta” e lei non si è mosso. Allora sono stato più specifico con: “Prenda il pennello kabuki”». Ne indicò uno dalle setole dense e corte. «Ma anche lì non sapeva cosa fare perché non lo conosceva. «Dunque ho capito che se non comprende un compito preciso, semplicemente permane in stato catatonico. Infatti l’ordine “Prenda il primo pennello a destra” lo ha capito subito». 

«Ed era proprio necessario farmi truccare?». 

«Sì, perché era una cosa che non sapeva fare, ma ho utilizzato dei termini generici ed è riuscito a capirmi comunque. “Si metta il fondotinta” ha funzionato bene, perché le ho prima indicato il trucco da usare e lei lo ha passato sul viso con il pennello. Il fatto che il risultato sia stato…», Shinsou barcollò un attimo per la scelta della parola più aderente al contesto, «… deludente è perché lei non ha la mano per metterselo». Indicò la barba coperta male, le strisciate di colore diverso sul viso e delle zone dimenticate. «Quindi se guido le persone a fare una cosa che non sanno fare, ci riescono, ma la riuscita dipende dalla loro dimestichezza». 

Aizawa osservò per bene il proprio viso e si passò un polpastrello sull’illuminante in crema che gli metteva in risalto il ponte del naso dritto. 

«Quello non sapeva a cosa servisse e le ho spiegato passo a passo come applicarlo, idem per la terra». Shinsou posò il dito sulla superficie dello specchio, all’altezza delle sue svirgolettate di terra sotto gli zigomi. «In questo modo lei è riuscito a fare un buon lavoro e avendo imparato come sfumare bene il trucco, anche l’ombretto ne ha giovato».

Il docente controllò con sguardo critico il maquillage della palpebra. Shinsou aveva ragione: lì il colore era ben steso. «Perché non ho l’eye-liner? Già che c’eri…».

Shinsou si portò una mano dietro la nuca. «Visto che ha gli occhi sempre irritati, non volevo che le bruciassero a causa dell’eye-liner o della matita nera. È per quello che ho evitato anche il mascara…». Gli passò lo struccante dall’etichetta “delicato per gli occhi”. 

Aizawa sbuffò una risata e fissò lo studente con espressione fiera. «Bel lavoro, Shinsou, hai scampato d’un soffio la punizione». Aprì il detergente e lo diede a Eri, che imbibì un dischetto di cotone per lui e iniziò a passarlo delicatamente sulle sue guance ispide. 

Le gote di Shinsou si colorarono appena di rosa. «Grazie, sensei». 

«Piuttosto, tu come fai a saperne così tanto di trucco?». 

Il ragazzo fece spallucce. «Mi sono dovuto truccare da solo per fare il figurante alla casa infestata al festival scolastico. Internet è pieno di tutorial e abbiamo la stessa forma del viso…». 

«Capisco…».

Aizawa non aveva chiesto se avesse fatto foto, né aveva avuto problemi a sottostare al suo quirk, senza provare a combatterlo nemmeno una volta. 

Il loro era un rapporto di fiducia completo e totale, nel pieno rispetto reciproco – anche se  Aizawa era uno dei professori più temuti di tutta la U.A. per i suoi metodi che non facevano sconti a nessuno. 

 

***


Monoma aprì la porta della propria camera e fu sorpreso di trovare Aizawa sulla soglia. Era quantomeno inusuale che si recasse al dormitorio della classe della quale non era responsabile. 

«Professore… cercava Vlad?». 

«Ho già parlato con lui». Era serio e composto come al solito. «Monoma, ti andrebbe di aiutarmi con gli allenamenti di Shinsou?». 

La domanda del tutto inaspettata fece trasalire il giovane per un solo millisecondo, poi si passò una mano tra i capelli, portandosi i ciuffi all’indietro, e fece un sorriso da divo. «Ma ovviamente! Sapevo che questo giorno sarebbe arrivato! Certo che mi va di aiutare Shinsou, dopotutto a breve entrerà nella sezione B, visto che siamo i migliori e lui è il migliore! Cosa devo fare?». 

Aizawa nascose un ghigno dietro la propria arma da cattura avvolta al collo. «Ho la netta certezza che fargli sapere cosa si prova a essere vittima del suo stesso quirk possa essere molto istruttivo per lui…». 
 

Fine.


 

Note

Questa piccola shot è nata dal mio amore per Shinsou e Aizawa (ed Eri, naturalmente!). Spero di poter ampliare questi missing moment tra i due attraverso una breve raccolta. 

Grazie per aver letto. ^^ 

 

Partecipa al COWT#13, W2, M3 prompt#13.

  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Boku no Hero Academia / Vai alla pagina dell'autore: XShade_Shinra