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Autore: Brume    01/03/2023    5 recensioni
1788, autunno. Oscar e André sono in viaggio per conto del generale e, dopo una notte agitata - soprattutto per lui - arrivano a Le Havre, dove si imbarcheranno per Londra. Ma, durante una sosta forzata in attesa dell' imbarco, arriva nella locanda dove alloggiano un uomo del padre e consegna ad Oscar una lettera. I due saranno costretti a tornare indietro e verrà loro affidato un incarico segreto, anzi, segretissimo.
Storiella di pochi capitoli, lontanamente ispirata alle storie gotiche ma, più che altro, alla figura (secentesca) di Madame Catherine Montvoisin (o Monvoisin)...meglio conosciuta come La Voisin: chiaroveggente, ostetrica,maga...ma , soprattutto, esperta nel creare veleni, per i quali si faceva profumatamente pagare.
Genere: Fantasy, Noir, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una piccola avvertenza. Nel testo a seguire, parlerò di alcuni veleni: non essendo esperta né di medicina né di farmacia,  le mie elucubrazioni sono ovviamente del tutto estranee al rigore scientifico quindi chiedo perdono, qualora trovaste errori più o meno madornali  al riguardo  =)





La stanza riservata ad André era di dimensioni abbastanza ampie  e conteneva, come il resto della casa, un arredamento piuttosto estroso, nulla a che vedere con la severa sobrietà di Palazzo Jarjayes;  oltre al letto a baldacchino e un trumeau alla sua sinistra, tra una finestra e l’ altra, vi erano anche un secretaire, un tavolinetto rettangolare e basso , un canapè e due poltroncine, a poca distanza dai piedi del letto. Un fuoco caldo ma non eccessiva regalava un piacevole tepore.

“Sono davvero lieto di guardarvi negli occhi, figliolo; ho temuto, seriamente, che voi non arrivaste a veder sorgere il sole.”


André lo fissò, confuso.
In cuor suo avrebbe voluto ribattere, domandando cosa fosse successo, ma dalla sua bocca non uscì nulla nonostante gli sforzi: iniziò ad agitarsi, allora, tanto che dovette intervenire Oscar posando la propria mano tra quelle dell’ uomo.
“Il Dottor Lassonne ti ha procurato alcuni salassi e, l’ uomo che vedi accanto, Monsieur Claude De Saint – Martin, è il suo speziale di fiducia” disse a bassa voce, quasi volesse rincuorare un bambino spaventato “… vedi, André… sembra proprio che tu sia stato avvelenato. Ecco il perché di tali parole.
L’ uomo fissò Oscar, sorpreso.
Era stanco, in affanno; non riuscendo proprio a parlare domandò alla donna che gli portasse penna e carta. Oscar fece come richiesto, posò un cuscino sulle gambe di André e gli fornì quanto richiesto, restando accanto a lui per ogni evenienza.

Avvelenato? Ho capito bene?  Scrisse. Lei annuì.

E come è possibile? Abbiamo bevuto e mangiato el stesse cose…

Lo speziale chiese di poter parlare.
“Vede, Monsieur Grandier, riguardo alla vostra ultima obiezione posso dirvi che potrebbero avere aggiunto il veleno solo al vostro cibo; per quanto riguarda la natura del veleno in sé ed il fatto che non vi siete accorto di nulla, ecco, spiegato: vi sono alcuni veleni che agiscono molto, molto lentamente. Bastano poche gocce in un bicchiere d’ acqua o nel caffè….Ma non preoccupatevi; ora. Pensate a stare meglio.  Con i salassi di Lassonne, abbiamo la quasi totale certezza di aver ripulito il vsotro sangue.”
André non aveva mai avuto fiducia in tale tipologia di cure, tuttavia il più era fatto

Come può essere? Chi può essere stato? Qualcuno a palazzo?

I convenuti al capezzale di André si guardarono.

“Non vi sarebbe altra spiegazione: le razioni in caserma sono controllate, vi è sempre un sottufficiale presente nelle cucine. L’ unica spiegazione plausubile è che negli ultimi giorni in cui abbiamo risieduto a palazzo qualcuno….abbia attentato alla tua vita…”

CHI? Sono un semplice SERVO, Oscar…CHI può avere avuto una simile idea?

Lassonne fissò Oscar, lei guardò André.

“Hai litigato con qualcuno? Qualche tresca amorosa?” domandò il medico “…scusatemi, André, ma dovevo chiederlo….”

No, non ho litigato con nessuno. La maggior parte del tempo sono con Oscar in caserma. Oscar LO SA…. Non ho una vita al di fuori dei compiti attendente e militari. Sono sempre al suo fianco.

Lei dovette alzarsi, allontanarsi da li.
Avere letto quelle parole…quel Oscar lo sa…gli aveva stretto il cuore e provocato un improvviso vuoto allo stomaco.  ‘ Si, lo so, André. Lo so… ‘ pensò, tra sé.

“Ne siete certo? Godete di una bella presenza, direi oltre la norma, André: siete certo che una qualche inserviente, cameriera, non si sia invaghita di voi e che, non vedendosi ricambiata, abbia potuto agire in siffatta maniera?” domandò lo speziale.
André era sempre più stanco, più confuso. Ogni singola fibra del suo corpo era dolente: le botte prese a Saint Antoine, in confronto, gli sembrarono amabili carezze. In ogni caso,  per tornare alla domanda dello speziale, André  rispose senza indugio:
Non posso saperlo. Io non mi sono…accorto di niente.
 Infine, posò il tutto, Oscar lo raccolse e lo posò sul secretaire.
Lassonne si avvicinò all’ uomo, gli tastò il polso.
“Vi vedo stanco, è comprensibile. Ora riposate, passerò da voi oggi pomeriggio” disse e, insieme allo speziale, uscì lasciando così soli Oscar e André. Quest’ ultimo, stanco, provò a girarsi su un fianco con molta fatica.
“Lascia che ti aiuti, André” disse Oscar; ma lui negò, voleva restare solo, riposare, pensare.
Lei cercò gli occhi dell’ amico, trovandoli coperti da palpebre pesanti.

“Io vado, allora. Lascerò detto a Brigitta di portare del brodo e quanto prescritto dal medico poi tornerò a casa, devo conferire con mio padre…”
Lei rimase in attesa di un cenno che però non arrivò:André, esausto, stava già dormendo.



***                               ***                                           ***                                                       ***



Il Generale fissava con aria severa e preoccupata la figlia.


“Oscar, non dire nulla a Nanny, per ora. Ci penserò io con le dovute maniere” disse.

Avevano parlato per due ore, lei gli aveva riferito qualsiasi informazione della quale era entrata in possesso ma, prima di tutto, gli aveva parlato di André. Adesso, seduti l’ uno di fronte all’ altra, cercavano di capire come agire.
“Ho pensato sia stato meglio avvisarvi, visto probabilmente qualcuno in questa casa stava attentando alla vita di André e… potrebbe farlo con chiunque altro…”
“Già, ma chi? I nostri pasti sono cucinati sotto la diretta supervisione di Marie, le cantine sono presidiate da Jean , il maggiordomo ed il mio attendente controllano sempre che tutto sia a posto…” rispose il padre, sfregandosi il mento, preoccupato.

Oscar provò a fare mente locale. Poi, d’ un tratto, balzò in piedi: il generale fissò la figlia, stupito. Di norma, le sue esternazioni erano un filino più sobrie.
“Oscar, che ti prende?!” domandò con una certa apprensione, vedendola in piedi, lo sguardo perso nel vuoto.

Lei lo fissò, poi tornò a sedersi.

“Padre, devo riferirvi una cosa che solo ora mi è tornata alla mente. André, allorquando il Barone citò il nome dell’intruglio che si presume abbia ucciso la sua…ehm…protetta , mi riferì una cosa. Disse che un giorno, mentre era intento a verificare i registri di entrata ed uscita delle merci, ascoltò involontariamente una conversazione dove una delle ragazze della lavanderia…ecco, dove una di loro  nominò l’ acqua tofana…”
Il Conte Jarjayes, abituato da sempre a recepire e ponderare ogni informazione, non sembrò stupido.
“…e non ha fatto un nome? Non ha ricordato altri particolari?”
Oscar accavallò le gambe e incrociò le braccia sul petto.

“No. Ha solo detto:  ‘Ne ho sentito parlare,  nemmeno molto tempo fa, all’ interno di Palazzo, Oscar…
ho ascoltato le chiacchiere di due lavandaie, mentre ero intento a verificare i registri.
 Una di loro disse, in modo scherzoso, che se il fidanzato l’avesse ancora tradita, probabilmente si sarebbe rivolta a qualcuno in grado di prepararle questo intruglio. Il nome mi è rimasto impresso, anche se al momento non ho compreso davvero cosa fosse…. credevo infatti si riferisse ad un qualche filtro magico confezionato ad arte da qualche tsigane di passaggio…’
se non erro. Queste furono le sue parole…”

Reyner de Jarjayes vagò con lo sguardo per la sala. La figlia lo guardò, restando in attesa di eventuali decisioni al riguardo.
Finalmente, dopo una decina di minuti, il  Generale si alzò recandosi alla finestra, ed invitò Oscar a fare lo stesso.
“Fino a quando André non sarà in grado di riferirci le informazioni che ha raccolto, non possiamo fare più di tanto. Da parte mia, cercherò di capire chi e perché abbia fatto simili esternazioni; tu, figlio mio, torna a Parigi e cerca altre informazioni: potresti, per iniziare, passare in rassegna i vari speziali….”
Oscar annuì.
“Si, ci avevo pensato… inizierò oggi stesso…” rispose.
Infine, si congedò da suo padre e, salutata Nanny che chiedeva notizie del nipote  - a cui Oscar rispose con pietose bugie per non farla preoccupare – risalì a cavallo. Sarebbe tornata a casa e, appurato che  le condizioni di André non necessitassero della propria presenza, avrebbe iniziato a raccogliere informazioni.


***                   ***                               ***                               ***                               ***
 
Quando la donna rientrò, si era fatto pomeriggio; non aveva ancora pranzato dunque, arrivata a casa, diede incarico a Brigitta di servirle un pasto e portarlo nella stanza di Monsieur Grandier. Lei si sarebbe data una rinfrescata e lo avrebbe raggiunto.
Meno di tre quarti d’ ora dopo, quindi, tornò dall’ amico dove trovò, posato sul tavolo, il pranzo che aveva richiesto. André dormiva ancora, quindi lei si accomodò ed iniziò a servirsi, senza mai smettere di pensare.

Ma che diamine sta succedendo? Chi vorrebbe il male di André e poi, perché? Che lui abbia qualche segreto che non ha mai avuto la forza di rivelarmi? No, impossibile…e…e poi…quella ragazza: che collegamento hanno le due cose?

Oscar posò la forchetta, prese del vino, lo versò. Poi, la sua attenzione fu deviata sull’ uomo, che si stava muovendo, nel letto; quindi si alzò, lo raggiunse. André era sveglio.

“Come stai?” domandò.
Lui , le braccia distese, le aprì rassegnato.
“Sono stata da mio padre, abbiamo pensato sia meglio agire con calma…”
André mosse il capo, fece cenno ad Oscar di guardare sul trumeau. Oscar notò che vi erano alcuni fogli ripiegati quindi li aprì e tornò a guardare l’ amico.

“Non ti sarai alzato….” Disse, preoccupata
Lui negò.

“…Leggi…” disse, a fatica, la voce roca.

La donna prese posto sul bordo del letto, il viso rivolto verso André.

Astrid lavorava al bordello da tempo. Il Barone è passato di li molte volte provando a farle cambiare idea, senza mai riuscirvi, proponendole una solida alternativa…così come ha riferito a noi. Narcisse mi ha detto che la alla fine aveva accettato ciò che l’ uomo aveva proposto…ma, allo stesso tempo, ha improvvisamente iniziato a non stare bene…finchè, una sera, l’ hanno trovata riversa sul letto, senza vita. La sua…’collega’ dice che subito il Barone è arrivato e l’ ha portata via, così come ha portato via una fialetta trovata accanto a lei; inoltre, cosa da non tralasciare, ha detto che Astrid era usa ogni sera bere una sorta di tonico. Narcisse ha qualche sospetto, secondo lei non è nessuno dell’ambiente, tutte le volevano bene. Ah: mi ha riferito che la sera prima della sua morte, Astrid ricevette la visita di una donna, ben tenuta, curata…
Non appena finì di leggere, Oscar fissò Andrè.

Tralasciando la tremenda curiosità riferita al nome che aveva letto più volte e che le aveva provocato strane sensazioni allo stomaco – Narcisse -  posò il foglio e guardò André.
“Una donna? Forse la moglie del Barone? Non dimentichiamoci che…che è la parte lesa, se vogliamo usare questo termine…”

André la fissò, scuotendo il capo, sconsolato.

“Tu…tu invece che riposare hai fatto tutto questo?” domandò, poi, Oscar.
Lui non rispose, ne verbalmente, né scrivendo. La donna si avvicinò all’ uomo, prendendogli la mano.

“André, non sforzarti. Ho avuto paura di perderti….ti prego…non devi farlo…non devi lasciarmi sola!” disse: le parole fluirono spontaneamente, senza alcuna censura. Anche se non lo dava a vedere, era tremendamente preoccupata.

Lui, sorpreso, sgranò gli occhi, sorrise.

“Non…non lo farò” fu la sua risposta.

I due si guardarono, a lungo, lei finalmente sollevata, lui quasi riprendendo colore dopo quella …dichiarazione ; ma il tenero ed inaspettato idillio fu ben presto disturbato da Lassonne, che entrò senza nemmeno bussare salvò poi fermarsi, quasi mortificato, a debita distanza.

“Scusate, pensavo che André fosse solo e mi sono preso la libertà di entrare. Se non vi dispiace, Oscar, dovrei visitarlo e procedere con una cura…ci metterò un’ ora, circa…” disse.
Lei si alzò, annuì.
“Tornerò più tardi” disse all’ amico; quindi, uscì.

Fuori dalla porta, le toccò appoggiarsi al muro, li vicino: si sentiva improvvisamente impotente davanti a tutto e temeva, fortemente, per la vita di André. Le gambe tremavano, il cuore batteva all’ impazzata.  Sentiva di dover reagire ma non vi riuscì; quindi, si impose di fare qualcosa di utile, razionale  ovvero iniziare a fare quelle indagini che si era prefissata, entrando in un mondo a lei sconosciuto, quello degli speziali.



****                                         ***                               ***                                                       ****



Oscar , lasciato André alle cure del medico, uscì e girovagò gran parte del pomeriggio, passando da un apothicaire all’ altro, vagando per Parigi in lungo ed in largo; le persone da lei interrogate furono quasi sempre disponili e gentili ma, ahimè, una volta che la donna si presentava – per correttezza e per giustificare domande che talvolta potevano risultare scomode – gli indagati, per così dire, timorosi, finivano per fornire risposte vaghe, inutili. In lei la frustrazione aumentò sempre di più, quindi, tanto che dovette imporsi di entrare nell’ ultima pharmacie  che era sulla sua lista.
Mai prese decisione migliore:  fu proprio qui,  nell’ ultimo luogo in cui decise di fermarsi, che ottenne informazioni davvero utili ma, soprattutto, precise. Era un ambiente presso il quale sapeva si servivano gran parte dei medici legati alle famiglie nobili, compresa la sua. Già dall’ esterno le apparve come qualcosa di imponente, mai visto: una volta entrata, ne ebbe la conferma.Fu subito rapita dagli arredi, enormi armadi muniti di cassetti entro i quali vi si trovava ogni genere di polvere animale, vegetale e minerale , che arrivavano fino al soffitto dove un enorme lampadario di cristallo illuminava tutto; poi vi erano dei lunghi banhi, situati lateralmente , dove erano invece  posti diversi vasi.  

Fu dietro uno di questi banchi che notò un uomo fissarla.  
“Posso esservi utile, Monsieur?” domandò questi facendosi avanti.
“Si, se non vi è d’ impaccio.  Mi chiamo Oscar François , Comte de Jarjayes e sto svolgendo una indagine per conto di un personaggio parecchio in vista , del quale per ovvi motivi preferirei non rivelare il nome. Vorrei sapere, se fosse possibile, la procedura esatta per recuperare ingredienti di …particolare uso, per così dire. ”
L’ uomo afferrò al volo. In modo  altrettanto scaltro, arrivò al sodo; si guardò intorno ed in seguito avvicinò il proprio viso a quello di Oscar.

“ Intende dire…poisons? “ domandò con voce bassa e scandendo bene le parole.

Lei annuì.

“Seguitemi, Monsieur: risponderò, per filo e per segno, tutto ciò che voi mi richiedete”.
I due attraversarono il salone e finirono  in una stanza sul retro, dove alcune  persone stavano sedute ad un tavolo, esaminando alcuni testi antichi, prendendo appunti da essi.
L’ uomo, che s presentò come Monsieur Antoine de la Court, pregò Oscar di sedersi e poi fece lo stesso.

“Qui, Signore, vengono trattati diversi farmaci. Forse voi non lo sapete, ma spesso facciamo uso di veleni – naturalmente in piccole quantità, come la digossina ottenuta dalla digitalis purpurea – per curare alcune malattie. Ma ciò che voi mi domandate, se non erro, è come potersi procurare tali veleni per usi ‘non certi’. E’ corretto?”

Oscar accavallò le gambe, si mise comoda.

“Esattamente.”
L’ uomo si fece ancora più serio.
“Posso solo dirvi che non è semplice. Non solo servirebbe una lettera di presentazioni  firmata da un medico , ma a questa andrebbe unita anche una sorta di prescrizione, contenente alcuni dati riferiti all’ individuo da curare ovvero peso, età, stato di salute… una anamnesi, insomma.  Per farla breve, affinché possa vendere tali sostanze, serve una sorta di giustificativo, insomma. ”

Oscar meditò su quelle ultime parole.

“Quindi, come immaginavo, è molto difficile procurarsi il tutto…” disse.
Si appoggiò allo schienale della sedia, pensò ad André, alla donna che era stata uccisa.
L’ assasino (o assassina) deve essere una persona dell’ ambiente, comunque che abbia una certa dimestichezza con intrugli, pozioni, medicamenti. Un medico, forse? Si domandò Oscar.
 In ogni caso, doveva essere una persona con una certa influenza….

“Avete mai sentito parlare di acqua tofana?” domandò, ancora, Oscar.
L’ uomo annuì, serio come sempre.
“Oh, si!... E’ un veleno subdolo: inodore, insapore.  Dovrebbe essere costituita da arsenico, belladonna e limatura di piombo i quali, insieme, provocano una morte lenta e dolorosa. Il malcapitato non si accorge di nulla, sa? Quando accade di solito è troppo tardi… Si dice che a Parigi esista una donna che da almeno un decennio faccia  uso di questo veleno ed in larga scala ma, naturalmente, propendo sia tutta una invenzione…è una voce, ripeto, nulla di più.”

“ …e non si dice altro? Che ruolo potrebbe avere? E’ forse una persona vicina al vostro ambiente?”

L’ uomo sorrise.
“ Tutto può essere, Monsieur le Comte. Tutto. Ad ogni modo, se non ricordo male, i pettegolezzi che ho udito al riguardo si riferiscono ad una donna appartenente -per matrimonio -  alla piccola borghesia, di professione ostetrica.Nell’ ambiente è conosciuta come La Voisin.”

Che razza di nome era mai questo? Pensò la donna. Forse…forse un soprannome, ovviamente, per non destare sospetti…
Oscar si alzò.
Ora possedeva tutto ciò che le poteva servire.

“Grazie, siete stato molto gentile, non vi rubo altro tempo.” Disse; al  contempo, fece per alzarsi.

“Monsieur, sono solo voci, quelle che vi ho riferito. Ma posso informarvi ulteriormente, se lo volete…”

“Vi ringrazio per il tempo che mi avete dedicato. Siete stato molto utile” rispose Oscar,
nell’ accomiatarsi. L’ uomo annuì e accennò ad un inchino.

“Per qualsiasi cosa, rimango a vostra disposizione” rispose; infine, si salutarono: lui  rientrò nel negozio ed Oscar, ancora immobile davanti alla porta d’ entrata, meditava sulle parole che aveva pocanzi ascoltato. Una donna, forse di professione ostetrica, che a quanto pare ha libero accesso a parecchi luoghi ed ha una conoscenza estesa di particolari sostanze… giovane non lo è di sicuro, deve avere esperienza, mezzi, qualcuno che la copra in un certo senso…devo riflettere, riflettere attentamente…pensò. Poi, quando un refolo di aria fresca le procurò brividi di freddo, sembrò ridestarsi.
Si guardò in giro: la sera era scesa su Parigi e lei doveva tornare da André; riferire ciò che aveva scoperto a Lassonne e pensare alle prossime mosse.



***                               ****                             ***                                                                  ***

Quando rientrò a casa, la cena era già in tavola; lasciò quindi il soprabito alla sua cameriera personale e si portò nel piccolo salone, dove la tavola imbandita aspettava. Notò che Lassonne vi era già seduto.
“Buonasera, Dottore” disse non appena lo vide.  Lui, che stava leggendo alcuni fogli, nell’ udire la voce della donna li posò e si alzò.

“Madamigella…”

I due si accomodarono,  insieme.

“Vi vedo stanca…”
Lei nicchiò.
“Solo un po'. Mi sono recata nelle varie farmacie ma solo nell’ ultima che ho visitato, quella presso Pont Neuf, ho trovato davvero ciò che cercavo. Il capo farmacista ha risposto esaurientemente alle mie domande, soprattutto,  mi ha riferito alcune voci che parlano di una donna, assai esperta nell’ uso di veleni.  La chiamano La Voisin. Ufficialmente, professione ostetrica.”

Lassonne, che stava bevendo del vino, per pocò non lo sputò in faccia al suo illustre ospite.
“Come dite? Una donna? Ostetrica?”

“Si. Quando ho fatto riferimento all’ acqua tofana, l’ uomo mi ha riferito che nell’ ambiente gira questa voce,  la quale citerebbe la figura di una donna che di questo rimedio ne confezionerebbe in larga scala...”

Lassonne apparve un poco confuso. Posò il bicchiere sul tavolo e guardò la donna negli occhi.

“Mi stata dicendo che…potrebbe esservi una sorta di avvelenatrice in giro? Una persona che campa su questo?  Santo Cielo, non sarebbe la prima volta, sia io che voi conosciamo bene le beghe di Versailles…tuttavia la notizia mi turba profondamente, ha qualcosa di davvero macabro….”

Oscar prese della zuppa e ne mangiò qualche cucchiaio.

“Dottore, voi mi conoscete, sapete come agisco. Ho subito provato a fare tutti i ragionamenti e le connessioni del caso e… anche se esistesse, quale coinvolgimento potrebbe avere con la povera ragazza del bordello e con André?  Se nel caso della defunta mademoiselle Astrid posso anche abbozzare alcune ipotesi…André, lui, cosa c’entra? Più che stare con me a Palazzo o in caserma…inoltre, è fuori discussione la lealtà e onestà nei miei confronti. Inoltre…il Barone… ”

Il medico annuì.
“Avete ragione: Ci sono alcune persone coinvolte, talmente distanti tra loro per estrazione sociale e caratteristiche che è difficile stabilire un collegamento….” Disse.
Infine, dopo aver meditato per un attimo, aggiuse:
“Forse dovreste fare intervenire anche vostro Padre, Oscar. La faccenda potrebbe essere più grande e complicata di quanto pensiamo. Con il vostro attendente fuori uso, siete sola a portare avanti le cose…” disse.

Oscar posò il cucchiaio nella zuppa. Non aveva più fame.
Si rilassò, allungò le gambe sotto al tavolo, lasciò vagare gli occhi nella stanza e pensò; Lassonne non aveva tutti i torti, tuttavia…no, ce l’ avrebbe fatta da sola, non le andava di coinvolgere nessun altro…

“Credo che mi ritirerò nelle mie stanze. Una ultima ma importante cosa: André…come sta?”

“Gli sto somministrando un antidoto che dovrebbe fermare il processo del veleno. Da quanto mi ha detto lo speziale, Monsieur Claude, del quale mi fido ciecamente, ha per fortuna assunto solo che poche dosi di veleno. Si salverà, Oscar…ma ci vorrà molto tempo e non so se il suo corpo tornerà quello di prima….” Rispose.

…si salverà, Oscar…Sorrise. Si sentiva sollevata. Mai notizia poteva essere più felice.

“Bene. Allora io…mi ritiro. Passerò ad accertarmi delle sue condizioni, poi tornerò al lavoro, devo ricostruire un po' di cose.”

Detto ciò, si alzò e si recò al primo piano, verso la stanza presso la quale André riposava.
Facendo meno rumore possibile entrò e si portò verso il letto, più in la. Notò che le pesanti tende alle finestre erano già state tirate e che, sul comodino, vi era una tazza di brodo. André dormiva beato, o così sembrava  ed il volto  era rilassato; fu sorpresa, piacevolmente, di questa novità.

Con cautela, si lasciò cadere sulla poltroncina, stanca, e socchiuse gli occhi per alcuni istanti.
André…per fortuna ti salverai…ho avuto davvero tanta paura, stavolta…pensò.
Lui, sorprendendola, si mosse e aprì gli occhi.

“Non preoccuparti, Oscar, mi salverò” disse, con voce abbastanza chiara. Oscar trasalì, aprì le palpebre.

Ma come fai, sempre, a leggermi dentro?

“…Ti ho svegliato? Non volevo… scusami, André”

“No, in realtà non dormivo. Sonnecchiavo. Ti ho sentita entrare…” rispose.
Oscar si alzò e si avvicinò all’ uomo. Notò che qualcuno lo aveva lavato e sbarbato.
“Stai meglio?” domandò.
Lui annuì, cercò di sistemarsi i cuscini dietro la schiena. Lei intervenne per rendergli il compito meno arduo.
“Grazie, Oscar… “ rispose lui “ in ogni caso si, sto meglio…affaticato ma un po' meglio. Anche la mia voce è tornata, fa ancora un po' di bizze…è solo il fiato che manca, a volte…”

Oscar, sollevata oltre ogni modo, gli posò una carezza sulle guance.

“Non è sconveniente che tu stia qui, Oscar? Non dovresti attardarti nelle stanze di un uomo celibe, lo sai? “

Lei prese quella frase seriamente e per un attimo rimase li, basita.
Poi entrambi scoppiarono a ridere; André, tra mille smorfie di dolore.

“Sono lieta di trovarti bene. Ho parlato con Lassonne, prima… “
André annui, diventò serio.

“Grazie, Oscar, per aver fatto tutto questo per me”

Lei, che inavvertitamente e senza farci caso aveva accolto la mano dell’ uomo tra le sue, arrossì.

“Non dirlo nemmeno per scherzo….” Fu la sua risposta.

“Ti vedo stanca. Cosa hai fatto, oggi? “ domandò poi, lui, togliendola da ogni imbarazzo

“Sei sicuro di volermi ascoltare? E’ una storia lunga…”

“Non ti prometto che non crollerò, ma ho voglia di ascoltarti o almeno posso provarci…vorrei tanto capire anche io…cosa ho fatto di male per meritarmi questo”.

André si rabbuiò giusto un attimo. Anche la sua voce ne risentì.

Oscar si preoccupò che non si sforzasse troppo ed iniziò il suo racconto; lui seguì con attenzione, almeno fino ad un certo punto; poi, mente e corpo iniziarono a cedere.  Ma il più era detto, Oscar glie lo doveva.

“…Non vai a dormire…?” domandò ad un certo punto André, gli occhi mezzi chiusi.
La sua Oscar era pallida, stanca, ed era molto preoccupato per lei.

“Si, si vado…così riposi anche tu…ho tante cose da fare, ancora…” rispose lei.

“Oscar, ti prego, non fare sciocchezze. Devi riposarti...” la implorò, con le ultime forze rimaste.

Ma lei non lo stava ascoltando: appoggiata alla poltrona, aveva chiuso gli occhi, lasciando cadere le braccia  inermi al di fuori dei braccioli. Lui rimase a fissarla, lo sguardo colmo d’ amore, finché non si addormentò a sua volta ma non prima di avere ringraziato Dio, o chi in sua vece, per avergli permesso di averla al proprio fianco.



L’ indomani mattina Andrè accusò alcuni dolori che gli procurarono parecchio fastidio.
Era presto, non erano nemmeno le sei ed Oscar, non appena udì che qualcosa non andava,  balzò in piedi. Dopo l’ evidente stupore nel trovarsi ancora in quella stanza, si rivolse a lui.

“…Cosa c’è, André? Mando a chiamare Lassonne?” disse con voce roca.

“No…non preoccuparti. Mi aveva preventivamente  avvisato che…che il mio corpo avrebbe potuto avere una simile reazione. Scusami se ti ho svegliata” disse.  Il poveruomo però continuava a contorcersi così, d’ istinto, mandò a chiamare una delle cameriere che giunse, dopo poco.
“ Bonjour, Mademoiselle “ disse posando una brocca di acqua fresca sul comodino “ posso fare qualcosa per voi? Volete che vi serva qui  la colazione?”
“Si, grazie. Mi fermerò qui ancora un attimo. Per cortesia…mandi a chiamare il dottor Lassonne” rispose.

La cameriera allora uscì e lei, d’ istinto, si versò dell’ acqua. Aveva la gola arsa.

“Io…non lo farei” sentì dirsi da André.
Un lungo brivido percorse la schiena di Oscar.
“André ma noi…noi qui…siamo al sicuro” provò a rispondere.
Lui scosse il capo, non parlò ma si fece intendere benissimo.
E se davvero fosse come dice lui? Come possiamo fidarci? Ma no…non è possibile… cosa devo fare….devo indagare anche qui, in casa mia? pensò sconsolata.  Tuttavia posò il bicchiere con buona pace di André, il quale pareva al momento essersi ripreso.
“Vai a dormire, Oscar, dopo avere fatto colazione. Sei stanchissima…”
Lei annuì, giusto per farlo contento ma, in cuor suo. sapeva che non doveva perdere tempo.
Attese dunque la colazione e l’ arrivo di Lassone: solo dopo aver sentito dalla chiara voce del dottore che André stava abbastanza bene e che quell’ episodio non gli aveva causato traumi tornò nella propria stanza.

Davanti alla porta, prima di aprirla, si fermò però ancora una volta: con la coda dell’ occhio aveva notato, osservando fuori dalla finestra che stava propri davanti ai suoi alloggi, una figura conosciuta.

Il Barone?!

La vecchia conoscenza stava passeggiando per la strada, soffermandosi ogni tanto ad osservare la città intorno a sè, in compagnia di una donna giovane, molto giovane. E che aveva tutto l’ aspetto di una….una…cocotte!
Restò a guardare per un po', si volle accertare di averci visto giusto; la conferma l’ ebbe poco dopo, quando la carrozza con le insegne nobiliari del Barone passarono per la strada sottostante.







 
   
 
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