E quel poco che siamo stati, credimi,
è stato maledettamente bello,
anche se certi ricordi ora mi fanno soffrire,
è stato tutto così strano,
eppure irrimediabilmente intenso,
era bello sprofondare in quel quotidiano così lontano,
immergermi in quella dolce monotonia,
a cui ancora adesso a volte penso;
il mio respiro tutto di botto si inchiostra di fumo,
anche stasera le corde del mio cuore le tappezzo di cerotti,
devi sapere che, nonostante il crudele morir delle stagioni,
nel mio essere risuona l'eco di mille sogni distrutti,
strascico stanco di una pagina accartocciata dalla vita,
cadavere spolpato di un sentimento inutile e irrisolto;
ti penso e non dovrei:
appartieni ad un passato così presente,
alle tiepide coincidenze in cui riecheggi,
eppure ti insinui tra i brandelli della mia mente,
nelle sere irrorate da un calore evanescente,
e in un soffio lambisci i miei pensieri,
li impasti di un'emozione che profuma d'antico,
e mi tieni sospeso tra un battito e un sospiro.
Anche se ci siamo frantumati l'uno lontano dall'altro,
ancora bussi alle porte della mia anima piena di graffi,
la stringi un po' a te un'ultima volta,
per un attimo che si traduce in un'eterna nostalgia,
per un attimo che infiamma le mie ferite;
come un tramonto autunnale appassisci -
anche oggi sei qui ma non ci sei mai stato davvero.
Forse sono l'unico a soffrire per la tua assenza,
forse tu nemmeno ricordi quel che non è mai successo,
forse tu sei andato avanti da un pezzo;
intrappolo di nuovo la mente nel passato,
perché non c'è nulla che voglia davvero dimenticare -
se l'amore non è dolore, allora cos'è?