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Autore: Dreamer47    01/03/2023    1 recensioni
È il 2005.
Sam e Dean sono ancora all'oscuro dei piani di Azazel.
Le loro giornate sono intrise di mostri e di streghe, vogliono ancora trovare John ed uccidere l'assassino di Mary, quando una ragazza incontrata per caso entrerà a far parte della loro vita.
Hunters' legacies non è solamente la storia dei fratelli Winchester, ma anche quella di Abby Harrison, una giovane ragazza dal cuore spezzato e dal destino turbolento il cui unico scopo è la vendetta.
Insieme, riusciranno ad ottenere ciò che vogliono più di ogni altra cosa.
Genere: Erotico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: AU, Soulmate!AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Più stagioni
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Hunter's legacies
Capitolo 48

 
Il sangue colava giù dalla sua lama mentre i tre cadaveri giacevano a terra senza testa, all'interno del vicolo vuoto e buio di Denver ed Abby sollevò lo sguardo verso quello di Dean, che si affrettò a spostare i corpi lateralmente per far sì che non potessero essere visti immediatamente dalla gente che sarebbe passata l'indomani davanti a quella strada; la ragazza lo osservò per qualche istante in silenzio, dopo di che si chinò per aiutarlo a trascinare i corpi di quei vampiri e nasconderli. 
Erano partiti entrambi per dare la caccia a quel nido e stranamente Sam non aveva chiesto loro di potersi aggiungere com'era solito fare, ma ad Abby non importava poi così tanto: era rimasto a casa a badare alla piccola Mary al posto loro, e lo aveva fatto con felicità perché quella rappresentava l'unica situazione non sovrannaturale che gli fosse rimasta. 
Insieme, ormai due settimane prima Abby e Sam avevano mescolato il sangue di Crowley e quello della ragazza e avevano recitato le parole del libro mentre versavano il liquido rosso sulla copertina: la stanza era stata invasa da una forte luce accecante che li costrinse a chiudere gli occhi per qualche istante, fino a quando il lampo svaní ed il libro apparve esattamente come doveva essere: ricoperto di inchiostro, ma scritto in una lingua fin troppo strana anche per loro. 
Chiesero nuovamente aiuto a Castiel e Anael, ma neanche gli angeli avevano idea di che lingua si trattasse. 
Così Sam dopo innumerevoli tentativi aveva capito che ci fosse solamente una persona della quale potesse fidarsi e che avrebbe potuto aiutarli: chiamò Charlie, la loro amica informatica che si era subito messa a lavoro per tradurre nonostante l'idea di mentire a Dean non le piacesse, mentre Abby invece si rivolse ad un'altra persona, più vecchia e più potente. Rowena. 
Presto le misero a lavorare insieme in un magazzino abbandonato, mentre Castiel e Anael le sorvegliano per evitare che si ammazzassero a vicenda, garantendo così a Sam e Abby un po' di tempo libero per non far insospettire Dean, che da un po' di tempo aveva iniziato a credere che stessero nascondendo qualcosa. 
Dean aprì la porta della stanza che avessero preso e si voltò verso Abby dietro di lui, sorridendole debolmente e facendole segno di entrare mentre le teneva la porta aperta, ed Abby sorrise appena mentre entrava: si tolse la giacca gemendo di dolore, perché uno dei vampiri era riuscito a morderla sulla spalla facendole un male atroce. 
Sentí le mani del ragazzo scostarle la maglia ed Abby si abbandonò a quel contatto, toccando con la sua schiena il petto di Dean, che la canzonò sorridendo dicendole che avrebbe dovuto medicarla prima di pensare a qualsiasi altra cosa; si tolse la maglietta velocemente e si sedette sul letto dandogli le spalle così che Dean potesse lavorare meglio, e presto sentí le mani ruvide del ragazzo sulla sua pelle.
Mentre Dean si affrettava a disinfettare la sua ferita rimanendo alle sue spalle, Abby sospirò e chiuse gli occhi per qualche istante all'interno di quella stanza dell'ennesimo motel: non aveva ancora dimenticato ciò che avesse fatto quella sera di qualche settimana prima con Edward, non aveva dimenticato l'intensità con cui lo avesse desiderato, nonostante fosse ancora sicura di amare Dean.
Si sentiva in colpa e sapeva che sarebbe stato questione di tempo prima che Dean avrebbe affrontato l'argomento: la vedeva strana, schiva, elusiva e poi c'erano dei momenti in cui Abby tornava la solita di sempre, probabilmente quando la ragazza riusciva ad allontanare i sensi di colpa dal suo cuore. 
In fondo Dean era stato a letto con altre donne, avrebbe sicuramente capito se glielo avesse detto.
Eppure Dean non era stato in sé quando aveva passato la notte con Lydia e con Anne. 
Abby aveva flirtato con Edward per tutta la sera e lo aveva baciato intenzionalmente. 
"Sei così tesa, che c'è ragazzina? Tutto bene?". 
Abby si passò una mano fra i capelli e li spostò sul lato opposto rispetto alla ferita, e si voltò per guardare il ragazzo seduto sul letto alle sue spalle che stesse iniziando a prendere il disinfettante, guardandolo negli occhi; accennò un sorriso e sentí il cuore battere nel petto molto più forte.  "Sono solamente molto stanca, Dean". 
Dirgli la verità era escluso, non adesso che aveva ancora il Marchio almeno. 
Dean alternava dei momenti in cui si controllava a momenti in cui la furia omicida si impossessasse di lui, non riuscendo a sedare i suoi istinti primordiali dettati dalla cicatrice sul suo braccio. 
Neanche si accorse quando Dean le disinfettò la ferita e poi le mise un grande cerotto sulla spalla destra, e rimase in silenzio ed immobile per qualche secondo in più mentre sentiva lo sguardo del ragazzo sulla sua schiena nuda; Abby cercò le sue mani procedendo a tentoni e se le portò sul ventre per farsi stringere più forte mentre appoggiava la testa sul suo petto. Chiuse gli occhi mentre la preoccupazione per il maledetto Marchio continuava a crescere e una serie di pensieri iniziarono a invaderle la mente: Cain, Mary, Dean, Edward. 
Gli strinse più forte le mani come se fosse un galleggiante e chiuse forte gli occhi per trattenere le lacrime, mentre sentiva le braccia del ragazzo tirarla più vicino a sé.
Dean la guardava con sguardo preoccupato, affranto per ciò che Abby stesse passando ma capendo che il Marchio non fosse l'unico motivo di tanta agitazione. 
"Dimmi che staremo tutti bene, ti prego. Tu, Mary, Sam, i miei fratelli. Ti prego, dimmi che ce la caveremo e che staremo insieme, sempre". 
Dean rimase leggermente stranito dal suo tono spaventato e dalla maniera in cui Abby nascondesse il suo viso, così la fece girare con forza nella sua direzione e le afferrò il viso fra le mani per costringerla a guardarlo: gli occhi arrossati, la forte stanchezza, la paura, la disperazione, l'unica possibilità che avevano di farcela contro le mille che avevano di non riuscire a salvare Dean. 
Accennò un sorriso cercando di confortarla, sapendo però di non poterle dire davvero ciò che avesse bisogno di sentirsi dire perché Dean già da un po' aveva perso le speranze; sapeva che fosse solamente questione di tempo prima che il Marchio lo cambiasse di nuovo nonostante stesse lottando giornalmente con tutte le sue forze. Si chinò per baciarle delicatamente le labbra mentre le carezzava le guance con dolcezza, ma presto Abby si attaccò ad esse come se si trattasse di un salvagente, e lo baciò con urgenza, spingendolo sulla schiena e mettendosi a cavalcioni su di lui.
Era passato un bel po' da quando i due ragazzi avevano avuto un contatto intimo di quel tipo: u
n po' perché Mary richiedeva gran parte delle loro energie, così come le cacce e la loro vita in generale, ma anche perché Dean aveva notato un cambiamento nel comportamento di Abby da quando fosse tornata dal viaggio con Sam. 
Non aveva chiesto niente perché sapeva che al momento giusto sarebbe stata lei a tirare fuori l'argomento se ce ne fosse stato davvero bisogno, ma adesso che la sentiva muoversi su di lui e stringerlo più forte, Dean non riuscì a far altro che dimenticare tutte le cose negative, mentre le sue mani risalivano sul corpo della ragazza con urgenza per toglierle in fretta tutti i vestiti così come fece Abby, prima di abbandonarsi ad una lunga notte di passione. 
 
 
"Ci siamo vicini, davvero molto vicini. Ma ho bisogno di tempo e soprattutto spazio: avere Rowena come compagna di stanza non è semplice". 
Sam ascoltò la voce dall'altra parte del telefono della sua amica e rise di gusto nonostante fosse molto nervoso all'idea di nascondere ciò che lui ed Abby avessero organizzato alle spalle di Dean, coinvolgendo Charlie, Castiel e Anael, sperando che il fratello maggiore non scoprisse assolutamente nulla su ciò che stessero complottando; Dean gli era sembrato un po più teso in quelle settimane da quando Sam ed Abby fossero tornati dalla caccia, come se sospettasse qualcosa, ma suo fratello sembrava essersi rasserenato abbastanza da quando fosse tornato al bunker con Abby dopo aver passato qualche notte fuori e aver sterminato un nido di vampiri. 
Sam aveva visto suo fratello tornare a sorridere, tenere stretta Abby al suo fianco mentre fra le sue braccia si muoveva la piccola Mary, che iniziò ad urlare di felicità quando i suoi genitori fossero tornati a casa; si era letteralmente gettata fra le braccia del padre, che subito l'avesse stretta a sé e avesse respirato di nuovo il suo odore. L'odore di casa. 
E subito Abby si era avvicinata perché Mary reclamava anche lei, iniziando a ripetere per la felicità le parole mamma e papà
"Venite con me: io e lo zio Sam e lo zio Dan abbiamo costruito un grande castello per me e la principessa Lily" aveva detto Mary ridendo e afferrando il colletto della giacca del padre con decisione e prepotenza. 
"Chi è Lily?" aveva chiesto Dean aggrottando le sopracciglia e guardando la figlia con un'espressione curiosa. 
"È la mia amica che vive qui con noi!" aveva aggiunto Mary ridendo di gusto e afferrando più stretta la mano della madre, tuffandosi poi sul suo petto per essere presa fra le braccia. 
Abby e Dean guardarono istintivamente in direzione di Sam che li aveva accolti insieme alla bambina, e fece spallucce mentre li rassicurava con lo sguardo: aveva già controllato, Lily non era altro che un'amica immaginaria dato che l'EMP non aveva dato alcun segno di presenze nel bunker. 
I due genitori si rilassarono e si erano fatti condurre fino alla loro stanza da Mary, che aveva preso a correre più veloce per mostrare loro ciò che avesse fatto con gli zii, rimanendo sorpresi quando videro una grande costruzione a forma proprio di castello, così perfetta che probabilmente Sam e Dan avevano dovuto sistemare ogni pezzo che Mary avesse messo malamente in maniera tale che lei non se ne accorgesse. 
Sam sbatté le palpebre e tornò al presente, udendo le parole di Charlie al telefono che gli chiedessero di farla uscire da lì perché proprio non ce la faceva più a sopportare l'essere arrogante ed egocentrica di Rowena, ma il ragazzo si affrettò a spiegarle che non fosse possibile per la sua sicurezza. 
C'erano quasi e non potevano mollare proprio in quel momento: ad ogni costo avrebbero dovuto tradurre quel libro e salvare Dean. A qualsiasi costo. 
Dei passi attirarono la sua attenzione e Sam, seduto al tavolo principale della sala di lettura, mise via istintivamente il telefono, nascondendolo in tasca e voltandosi col viso verso il corridoio, dal quale vide sbucare suo fratello con un grande sorriso sul volto. 
Dean gli andò incontro e fece una delle sue migliori espressioni, salutando il fratello e sedendosi proprio davanti a lui, continuandolo a guardare. 
Sam accennò un piccolo sorriso ed aggrottò le sopracciglia, guardando il fratello con aria confusa. "Che hai da sorridere così tanto?". 
Dean fece spallucce e si rilassò sulla sedia appoggiandosi alla spalliera, incrociando le mani sullo stomaco continuando a sorridere. "Abby è tornata ad essere felice, e non intendo solamente all'apparenza. Insomma, credo che questa volta possa essere la chance giusta per essere davvero una coppia, una famiglia vera. E poi mia figlia mi ha appena detto che sono l'uomo della sua vita, quindi non mi dovrò mai preoccupare dei ragazzi che le ronzeranno intorno quando sarà più grande perché lei starà sempre con me". 
Sam rise di gusto, sentendosi però commosso dall'ingenuità e dalla dolcezza della piccola Mary, che era davvero la bambina più buona e amorevole che avesse mai conosciuto. "Si, fino a quando non avrà sedici anni e ti dirà che la sera esce con un certo Ralf!".
Dean rispose con una smorfia disgustata ma presto tornò a sorridere, facendo spallucce e pensando che non avesse alcuna fretta di vedere sua figlia crescere, ma che piuttosto preferisse godersi ogni singolo istante dei suoi quasi due anni, tenendola sempre vicino a sé. 
Fece spallucce e sospirò, guardando poi il fratello con aria appena più seria ed estrasse il giornale dalla sua giacca, passandola al minore ed indicando una notizia in prima pagina. "Comunque ho trovato un caso in Ohio: persone scomparse nel nulla, scomparse anche di prigione, senza una schema regolare, a parte appartenere alla stessa famiglia". 
Sam sollevò un sopracciglio e lesse brevemente l'articolo per avere più informazioni possibili, analizzando nella sua mente tutte le possibili vie con cui si sarebbe potuto collegare a loro, e sospirando sollevò lo sguardo fino a quello del fratello. "Pensi ad una maledizione di famiglia?".
"Non lo so, ma dobbiamo andare a controllare prima che qualcunaltro si faccia male, Sammy" rispose Dean alzandosi e facendo spallucce, sorridendo nuovamente e intimandogli di fare lo stesso. "Per fortuna Dan ha dei giorni liberi a lavoro, quindi può stare con Mary mentre noi staremo via". 
 
 
Degli strani suoni uscirono dalla sua bocca mentre raccontava una delle sue solite strambe fiabe e cercava di imitare il verso di un drago, facendo ridere di gusto Mary che stava mangiando seduta al tavolo come una piccola adulta, in maniera composta ed elegante: Dan rise insieme a lei, non riuscendo a fare a meno di pensare a quanto sua nipote gli avesse rapito il cuore. 
Aveva persino preso dei lunghi permessi dal lavoro per passare più tempo con la sua nipotina, per prendersi cura di lei. 
Mentre Dan la guardava mangiare in autonomia, perché ormai Mary si sentiva abbastanza grade per farlo da sola, rimase qualche secondo in silenzio mentre la piccola sembrava immersa completamente nel cartone che stesse guardando in TV, e le carezzò la testa: i capelli biondicci le erano cresciuti molto, era diventata più alta e cominciava ad avere un portamento elegante e preciso. 
Per quando ricordasse poco di sua madre, nonostante Isobel fosse morta quando aveva più o meno undici anni, Dan iniziò a pensare che Mary le somigliasse davvero molto: i suoi modi eleganti e gentili gli ricordavano proprio quelli della sua mamma, e Dan si chiese come sarebbero andate le cose se Isobel non fosse mai morta: lui e le sue due sorelle avrebbero avuto una vita normale, Abby sicuramente avrebbe conosciuto solamente la normalità e non sarebbe mai partita per le cacce. 
"Zio, sono pienissima.." sussurrò Mary facendo una smorfia, allontanando il piatto da lei di qualche spanna e puntando i suoi occhi verdi verso l'uomo seduto davanti a lei. 
Dan sorrise e si sporse sul tavolo per pulirle il viso che si fosse leggermente imbrattato mentre cercava di centrare la bocca con la forchetta e notò Mary avesse lasciato davvero pochissimo della sua cena, così fece spallucce e sorrise. 
Raggiunse il suo lato del tavolo e si piegò sulle ginocchia per arrivare alla sua stessa altezza, guardandola con aria divertita per farle capire cosa volesse, e Mary sorrise, gettandogli le braccia al collo e schioccandogli un dolce bacio sulla guancia mentre Dan ricambiava energicamente la sua stretta. 
Sospirò di felicità, perché Dan non riusciva a capire come l'arrivo della figlia di sua sorella avesse potuto fargli rivalutare così tanto la paternità, iniziando a pensare che forse un giorno ne sarebbe stato capace: si sarebbe potuto impegnare davvero, magari avare qualche piccolo marmocchio in giro per casa. 
Dan prese il piatto quasi vuoto della piccola e lo portò nel lavandino per lavarlo subito, voltandosi un'ultima volta nella direzione della nipote per trovarla totalmente presa dal suo cartone; sorrise ed aprí presto il rubinetto dell'acqua, quando un forte boato nel bunker lo fece trasalire e il sistema d'allarme iniziò a suonare, staccando la luce ed attivando quelle rosse d'emergenza. 
Subito si voltò verso Mary per tranquillizzarla, ma ciò che vide lo lasciò basito per qualche istante: vi era un uomo davanti a lei intento a fissarla con aria seria, e subito Dan pensò che fosse un demone venuto per prenderla. 
Ma non fece in tempo ad avvicinarlo per colpirlo in viso, che l'uomo scomparve dalla stanza così come sua nipote, lasciando Dan senza parole ed occhi sgranati.
La luce si ripristinò e Dan si chiese se quello fosse il segno che quell'uomo fosse uscito dal bunker portando con sé la bambina, ma rifiutò di accettare quell'ipotesi: si mosse velocemente per il bunker fino ad arrivare alla sala lettura, dove estrasse da sotto al tavolo principale la sua pistola con le rune antidemone intagliate sulle punte, e si guardò intorno in silenzio. 
Continuò a camminare con il cuore che batteva forte per l'agitazione e la paura che potesse succedere qualcosa di brutto alla bambina, e presto Dan rimase basito quando vide Mary seduta sul tavolo in fondo alla sala mentre l'uomo con una lunga e folta barba grigia e dei capelli dello stesso colore lunghi fin alle spalle la guardava negli occhi con aria seria e triste allo stesso tempo. 
Mary sollevò una mano verso di lui e gli sfiorò una guancia barbuta con la sua manina accennando un sorriso mentre lo guardava, e l'uomo abbassò il capo con aria appena più sorridente, stringendo la sua manina con la sua. 
"Mary vieni subito dietro di me!" esclamò Dan con un tono severo e imperativo, al quale la bambina obbediva sempre. Ma non questa volta. 
Mary si voltò a guardarlo brevemente e fece un sorriso allo zio avendo tutta l'aria di chi sapesse ciò che stesse facendo, ma Dan si fece ancora più vicino notato come l'uomo non si muovesse e sembrasse addirittura sotto shock; Dan allungò una mano per afferrare di peso la bambina, trascinandola via dal tavolo e mettendola dietro di sé, per poi notare che l'uomo continuasse a fissare il vuoto con sguardo vitreo, così si voltò a guardare la bambina. 
"Mary, vai subito nella 7b e chiuditi dentro. Sta al centro del disegno a terra e non aprire a nessuno!". 
"Ma zio..".
"Subito, Mary!" esclamò Dan sgranando gli occhi e guardandola con l'aria perentoria di chi non accettasse un no come risposta. 
La bambina iniziò a correre velocemente verso il corridoio e Dan rimase in ascolto fino a quando divenne impossibile per lui udire i suoi passi, e poi si voltò verso quell'uomo che ancora rimaneva immobile a fissare il vuoto. 
Dan lo studiò, muovendosi attorno al tavolo mentre lo fissava e si chiedeva chi diavolo fosse e perché stesse agendo in quella maniera, cercando di sforzarsi di riconoscerlo, ma non aveva la più pallida idea di chi fosse. 
"Mary è così bella. Immagino che quando sarà grande sarà stupenda almeno quanto lei". 
Dan sollevò un sopracciglio a quella parole, sentendo un grande fastidio crescere dentro di lui per il modo in cui quell'uomo stesse parlando di sua nipote, ma poi lo vide sollevare lo sguardo fino a lui e accennare un sorriso molto debole e stanco. "Non temere, non le farei mai del male. E neanche a te. Chiama tua sorella e dille che ho fatto ciò che prevedeva il nostro patto". 
Dan lo vide voltarsi e dirigersi verso le scale per risalire e andare via, e solo in quel momento intuí di chi potesse trattare. 
Non lo aveva mai visto prima. 
Si fece avanti fino a raggiungere le scale in ferro battuto e rimise a posto la pistola mentre lo guardava. "Tu sei Cain, non è vero? Ma che cosa vuoi da mia nipote?".
L'uomo si voltò verso di lui con un sorriso debole e triste e fece spallucce, fermandosi a metà scale con le dita sul corrimano. "Mary non è solo Mary, come Abby non è solo Abby. È stato bello rivederla prima di morire".
Lanciò un ultimo sguardo all'uomo confuso e che non capisse proprio nulla di ciò che Cain stesse dicendo, e fece un sorriso triste sospirando e continuando a muoversi su quelle scale per raggiungere la porta, oltre cui svanì nel nulla lasciando il ragazzo senza parole e senza una spiegazione; senza pensarci ancora Dan corse velocemente nel corridoio per raggiungere la 7b, iniziando a bussare alla porta in maniera energica fino a quando Mary gli aprì la porta con un sorriso calmo e pacato. 
Mentre Dan si chinò per abbracciarla forte dopo essersi assicurato che stesse bene, iniziò a riflettere sul fatto che Mary non avesse neanche emesso un grido quando aveva visto Cain pararsi davanti a lei e l'aveva seguito senza esitazione, rimanendo calma e pacata, toccandogli addirittura il viso, e anche adesso Mary risultava tranquilla e sorridente mentre stringeva forte lo zio fra le braccia, il quale non faceva altro che ripetersi quanto fosse stato stupido a lasciare che quel contatto potesse avvenire. 
 
 
Rimasero svegli e in silenzio tutta la notte distesi sul letto, sentendosi ancora parecchio scossi per ciò che fosse successo la sera precedente: alla fine erano venuti a capo dle caso per cui avessero lasciato il bunker, capendo che ci fosse Cain dietro quelle strane sparizioni e Dean si era reso conto che il momento preannunciato da Cain stesso fosse ormai arrivato. 
Dean doveva ucciderlo. E lo aveva fatto. 
Aveva usato di nuovo la Lama per necessità e aveva di nuovo perso il controllo. 
Aveva lottato con Cain, ma lo aveva anche supplicato di fermarsi. Uccidere Cain sarebbe stato per lui il punto di non ritorno e questo Dean lo sapeva bene. 
Sapeva che Cain rappresentasse l'unica chance di sopravvivere a quel Marchio e di controllarlo. 
Eppure quando Cain lo aveva guardato in viso e gli aveva detto che non fosse stato in grado di fermarsi e per questo stava uccidendo la maggior parte dei suoi discendenti per bloccare la dinastia del male, qualcosa si spezzò dentro Dean. 
Stava davvero cercando di aggrapparsi alla sua famiglia per controllarsi, specialmente a Mary perché voleva che lei fosse fiera di suo padre. 
Eppure adesso Dean era sicuro che non aveva più alcuna speranza. 
Se Cain, demone pluricentenario, non fosse riuscito a controllarsi, che speranze aveva lui, essendo un semplice umano? 
Dean aveva affondato la Lama dentro di lui liberando il dolore che avesse dentro con un grido straziante, e poi si era fatto forza uscendo con le sue gambe dal fienile dove si fosse svolta la lotta per raggiungere suo fratello, Abby, i due angeli e Crowley che lo attendevano. 
Aveva passato la Lama a Castiel con estrema calma ma intimandogli di tenere quell'affare lontano da lui, per poi liquidare il Re dell'inferno facendogli sapere che lo avesse semplicemente usato per riavere indietro la sua arma, e poi si era lasciato andare contro Sam, accasciandosi contro il suo petto senza più forze né energie. 
Si era lasciato trascinare nella sua auto mentre Abby lo stringeva forte per fargli sentire che non fosse solo, ma Dean sapeva di essere arrivato ormai all'ultima spiaggia. 
Era entrato dentro il bunker trascinando i piedi e rimanendo ancora in silenzio, mentre si lasciava guidare da Abby come se fosse cieco e non riuscisse ad orientarsi dentro quella che ormai chiamavano casa. 
Aveva visto Dan avvicinarsi di fretta e farfugliare qualcosa su Cain, ma Abby e Sam lo zittirono subito dicendogli di non parlarne proprio in quel momento, ma Dean non ci fece caso poi di tanto. 
Una volta in camera si lasciò guidare dalla ragazza fino al letto, dopo avergli tolto i vestiti imbrattati di sangue e avergli messo su qualcosa di pulito, facendolo entrare a forza sotto le coperte.
E lo aveva stretto forte a sé quando Dean si mise su un fianco e le diede le spalle, incapace anche solo di sostenere il suo sguardo. 
Ma Abby gli passò un braccio sulla vita e lo strinse forte a sé, affondando il viso sul suo collo e depositandovi dei piccoli baci, mentre con l'altra mano gli carezzava i capelli per tranquillizzarlo. 
Passò poco prima che sentirono la porta aprirsi e videro sbucare la piccola Mary mentre si stropicciava il viso ancora molto assonnata, sorridendo però ed avvicinandosi al letto dalla parte del padre: era una scena che ormai capitava tutte le notti, dato che Mary si presentasse nella loro stanza per dormire insieme a loro. 
Normalmente Dean ed Abby la rispedivano a letto perché non volevano instaurare cattive abitudini, ma quella notte fu diverso. 
Dean la vide avvicinarsi a lui nel buio della notte e per la prima volta in quella serata accennò un piccolo sorriso sincero, allargando le braccia e facendo un po' di spazio alla piccola che entrò subito nel letto insieme a loro con aria felice mista alla sorpresa. 
Mary si distese di fianco accanto al padre e si sentí abbracciare forte, ricambiando la stretta in silenzio e dandogli dei piccoli baci sul viso, ridendo divertita perché sapeva che suo padre avrebbe fatto qualcosa per farla ridere, ma non quella notte. 
Dean si limitò a sospirare ed a carezzare il viso della figlia, che appoggiò poi la testa sul suo petto mentre lui la stringeva forte, e sentí Abby sporgersi di più verso di lui per stringerlo più stretto, carezzando anche la schiena della loro piccola. 
Passò poco prima che entrambi udirono il respiro di Mary cambiare e sprofondare nuovamente in un grande sonno, e Dean accennò un sorriso commosso capendo in quel momento che se avesse mollato e non avesse più combattuto quella battaglia con sé stesso, Mary non glielo avrebbe mai perdonato. 
Intrecciò le dita con la mano destra di Abby che sporgeva sul suo torace e se la portò alle labbra  baciandone il dorso con delicatezza, e la ragazza sorrise dolcemente contro il suo collo, stringendo Dean e Mary più forte in quel loro abbraccio che sapeva di casa, sapeva di amore. 
Chiuse fuori i brutti pensieri, decidendo che si sarebbe preoccupata domani di pensare a un modo per accelerare la decriptazione del libro e di parlare con Mary, per farle raccontare cosa fosse successo quando Cain fosse andato al bunker per conoscerla, nonostante sapesse che quella fosse l'unica clausola che Cain avesse imposto nel loro patto: lui le avrebbe fornito un modo efficace per salvare Dean, ma Abby gli avrebbe dovuto concedere di vedere Mary almeno una volta. 
Allora Abby non gli aveva chiesto il perché, ma aveva intuito che si trattasse di Colette: probabilmente voleva solamente capire se Mary fosse solo Mary o se avrebbe trovato una traccia della sua amata. 
Continuò a carezzare i capelli del ragazzo quando una vibrazione nei suoi pantaloni la fece quasi sussultare, perché pensava di aver lasciato il suo telefono insieme a tutta la sua roba nella sala comune, ma si sbagliava. 
Estrasse il suo cellulare e notò un messaggio appena arrivato, chiedendosi chi fosse, dato che fossero le quattro del mattino passate. 
Rimase sorpresa quando lesse il mittente e sgranò leggermente gli occhi, mentre leggeva. 
"Thedford, Nebraska
Sarò lì domani alle 18:00, c'è un branco di licantropi.
Se hai voglia di cacciare e vuoi unirti a me, sai dove trovarmi, rossa
". 
Mise istintivamente il telefono via, posandolo il più lontano possibile da lei mentre le immagini di ciò che fosse successo l'ultima volta con Edward passarono nella sua mente, e subito chiuse gli occhi quando il senso di colpa esplose dirompente nel suo petto chiedendosi per quale motivo Edward avesse deciso di scriverle proprio in un momento come quello. 
Sentí il viso di Dean voltarsi verso di lei ed incrociò il suo sguardo indagatore, a cui rispose con un sorriso. "Tutto bene, ragazzina?". 
Abby lo guardò per qualche secondo, specchiandosi nei suoi grandi occhi verdi e accennò un sorriso, carezzandogli una guancia e avvicinandosi a lui di più fino a baciargli delicatamente le labbra con dolcezza, mentre il cuore le batteva più forte nel petto. 
Sospirò e appoggiò la fronte alla sua, mentre sentiva una mano del ragazzo lasciare il corpicino della figlia per carezzare il suo viso. 
Dean la osservò con fare indagatore, sollevandole il viso dal mento e guardandola attentamente negli occhi per qualche istante: Abby poteva tranquillamente dire che non esistesse davvero nessuno che l'avesse conosciuta così bene come Dean, a parte suo padre.
Dean aveva capito che Abby nascondesse più di una cosa e glielo stava confermando adesso, che aveva abbassato nuovamente lo sguardo per non lasciare che lui capisse; strinse forte la mandibola e sospirò rumorosamente, perché aveva deciso che dopo quella orribile giornata avrebbe dovuto lasciarsi tutte le altre cose orribili alle spalle. "Non mi interessa". 
Abby sollevò lo sguardo verso di lui, aggrottando le sopracciglia in preda alla confusione non capendo il senso della sua frase, e Dean parve intuirlo perché accennò un piccolissimo sorriso amaro e fece spallucce, mentre con la mano sinistra stringeva a sé la sua piccola e con l'altra invece sfiorava ancora il viso della ragazza ed i suoi capelli. 
"Sei strana ultimamente: a volte ti perdi nei tuoi pensieri e guardi il nulla, e io lo so che stai pensando a qualcosa che non vuoi dirmi. Ma siamo una famiglia e tu non mi hai mai lasciato da solo neanche quando lo meritavo, quindi il minimo che io possa fare è dirti che non mi interessa: qualsiasi cosa tu abbia fatto, dimenticala ragazzina, d'accordo?". 
Abby avrebbe tanto voluto abbassare lo sguardo e negare qualasiasi cosa, rendendosi conto solamente in quel momento che quelle fossero le stesse parole che Edward le avesse detto quella sera, dicendole di dimenticare ciò che fosse successo fra loro e tornare alla sua vita per non sentirsi troppo in colpa; ma la ragazza rimase in silenzio e sospirò mentre annuiva, avvicinandosi nuovamente a lui. 
Dean appoggiò la schiena sul materasso portando con sé la sua bambina e invitando Abby ad appoggiarsi su di lui, mentre iniziò a carezzarle i loro capelli per farle tranquillizzare, ed Abby altrernava delle carezze alla figlia e al petto dell'uomo. 
Tirò su il viso e lo guardò per qualche istante, incerta su cosa dire o cosa fare, ma il suo sguardo la tranquillizzò e accennò un sorriso. "Non ti lascerò cadere, Dean. Starai bene, non ti lascerò mai, te lo prometto". 
L'uomo sorrise ed annuì baciandole la fronte, conscio che Abby ci avrebbe potuto provare ma che non ci sarebbe potuta riuscire fino in fondo, e si sporse per darle un bacio casto e veloce, per poi tornare a fissare il soffitto con aria stanca e abbattuta, pensando però che fosse davvero un uomo fortunato per avere una donna come Abby al suo fianco e una piccola e dolce bambina che lo amasse tantissimo.
 
  
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