Film > Hellboy
Ricorda la storia  |      
Autore: Quella Della Pasta    04/03/2023    0 recensioni
Gli ultimi istanti della principessa Nuala. Tra ricordi, sogni e illusioni.
-
Partecipa al COW-T #13 col prompt (seconda settimana): Missione 2 (al fuoco!) - 04. Carboni ardenti.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
(Titolo da Set fire to the rain, di Adele. Quello della poesia in citazione mi è però ignoto, per cui se c'è chi tra voi che lo conosce, lo scriva pure nei commenti.)



 

Cerca di amare le domande, che sono simili a

stanze chiuse a chiave e a libri scritti

in una lingua straniera.

(Rainer Maria Rilke)

 

«Hai sempre amato il blu», le ha detto suo fratello – il suo gemello, la metà della sua anima – con quella sua voce insinuante da folletto delle caverne. Di chi conosce la più intima verità del mondo, perché non ha avuto paura di andare ad estrarla dalle viscere ardenti della Terra con le sue stesse mani.

Era vero. Nuala amava il blu. Come quel cielo che non ha mai visto, e di cui loro padre le raccontava. Quando gli elfi non si erano auto-imposti l’esilio per il peccato mortale dell’Armata d’Oro – o non avevano rinunciato al loro diritto di nascita sulla Terra, per come la vedeva Nuada. Suo fratello, più cieco di lei alla vista, finalmente, di quel cielo. Anche se era solamente un dipinto nella biblioteca del Dipartimento di ricerca. Un luogo così lontano dalle sue corde…

Blu, come l’acqua che Nuala si era trovata più volte a vedere, e toccare. Acqua sporca e calda, delle fogne sotterranee in cui il suo popolo si era ostinato a vivere – sopravvivere, secondo suo fratello, e lei non era così senza cuore da negarglielo – sognando invece di fiumi che si dipanavano come freddi nastri sotto quel cielo così desiderato e di cui ne riflettevano il colore all’infinito. Fino a stordirla, almeno nei suoi sogni.

Quando ha sognato suo fratello, però, era ben sveglia. L’avrebbe trovata, Li avrebbe condannati tutti.

Era corsa in biblioteca nella speranza di trovare Abe e il suo puntuale consiglio, ma non c’era. E s’era rassegnata a fare quello che il suo popolo, oramai, sapeva fare meglio. Nascondere ogni traccia fino all’autodistruzione.

Per questo, aveva gettato la mappa – la vera mappa – per il tesoro dell’Armata dritta nel caminetto. Che i tizzoni ardenti facessero quel che a lei era precluso di fare. Nuala amava troppo le storie del suo popolo per trovare le forze di fare a pezzi una delle rare testimonianze di esse. Una realtà che finalmente poteva toccare con mano, invece di sognarla soltanto. Toccarla, e restarne ferita. Come a stringere in mano un pezzo di carbone appena uscito dalle fiamme. Scottandosi, lacerandosi, certo. Ma imprimendo fino in fondo, fin nelle fibre della sua pelle eterna di elfa, quella verità che suo padre si era così disperatamente ostinato a tener celata. E lei con lui. Perché cos’è una storia, cos’è il passato d’oro, se di mezzo c’è la vita del tuo popolo…

Suo fratello ci aveva provato, certo. Ad irretire la sua mente allo stesso modo. Legame psichico, lo chiamavano le loro balie. Nuala lo ha sempre visto per quello che era: pura e semplice abilità oratoria. Nuada sapeva a cosa tenevi e ti avrebbe colpito lì, senza esitare. Ficcandoti in testa la sua visione del mondo come uno di quei dannati carboni ardenti cui Nuala aveva, inutilmente, affidato la salvezza di quel mondo che suo fratello, al contrario delle sue parole suadenti, voleva distruggere. Avrebbe impresso il suo marchio nella sua mente, più a fondo di quel che avrebbe potuto resistergli. E Nuala non poteva permettersi una simile debolezza. Non dopo che suo fratello gemello, la metà della sua anima, aveva ucciso loro padre a sangue freddo. Senza versare se non una misera lacrima di dispiacere.

Nuala non poteva permettersi debolezze. Ma gli occhi buoni di Abe e la sua gentilezza garbata erano stati troppo. Un balsamo per la sua vita da fuggitiva. E un’anima gemella che Nuala non sperava di incontrare. Li ricordava, i discorsi delle sue poche amiche, civettuole fantasie sul grande amore che il destino avrebbe riservato per ognuna di loro. L’anima gemella che Nuala non vedeva in nessuno se non in Nuada. Simile ad un’infezione, più che ad un lieto fine.

Ma parlare con Abraham, con un’anima così affine alla sua…aveva risvegliato in lei sentimenti che credeva di aver sopito egregiamente sotto la sua maschera di erede al trono elfico. L’unico germe sano a contrastare il germe malato che avrebbe finito per infettare l’albero del loro popolo. Solo Nuada esisteva, null’altro era importante. Proteggere loro padre e il loro popolo dalla sua follia guerrigliera, qualora si fosse innescata.

Poi Nuala era dovuta scappare, ed affrontare un mondo che aveva così superbamente creduto di riuscire a tener lontano. Tentazioni che soffiavano sulle braci mai del tutto estinte dei suoi desideri.

Scappare, sì. Vedere la terra di sua madre, degli elfi liberi delle storie di suo padre. E parlare con Abe di libri, di poesie e di nomi brutti e di quelli belli. Come un fiume in piena, fino a stordirsi. E Nuala lo voleva, lo voleva, anche a costo di farsi del male. Come a tener stretti in mano carboni ardenti che l’avrebbero bruciata, marchiata a fuoco per tutta la vita.

Ma ora, tutto ciò che Nuala vede, è l’oro colato della camera dell’Armata d’Oro. Un’apocalisse che non è stata in grado di prevenire. E il dolore di suo fratello, dell’altra metà della sua anima, vero e vivo sotto i suoi folli, infantili progetti di distruzione. Carboni ardenti sotto una colata di ghiaccio. Un’immagine folle come lui. Nuala può solo pregare perché si redima in tempo, ché lo spirito di suo padre sia indulgente con un figlio che dopotutto l’amava. Anche se in modo folle e distorto, come qualunque cosa toccasse.

La mano di Abe è fredda. Nuala la immaginava calda, così come le fiamme con cui ha cercato di distruggere la mappa che li avrebbe potuti condurre fino a quel luogo di morte.

Ed ora svanisce, come cenere soffiata via. Ma col sorriso di chi ha toccato il fuoco, anche solo una volta, e si è sentita finalmente viva.


 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Hellboy / Vai alla pagina dell'autore: Quella Della Pasta