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Autore: Helen_Rose    05/03/2023    1 recensioni
A grandissima richiesta di IRoccoPerSempre, ecco qua la raccolta di minific.
Enjoy!
Genere: Comico, Hurt/Comfort, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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"Non vuoi mai stare con me!" è la lamentela ricorrente di Diego.
Rocco sbuffa, ormai spazientito.
Da giorni, tenta di far sì che il figlio scenda a patti con l'impossibilità di seguirlo nell'imminente trasferta.
"Non posso portarti con me a Torino, Diè, avà; lavoro tutta la settimana.
Però, rimani con mamma e Diana!"
"Uffa, papà! Io non ci voglio stare, da solo, in mezzo alle femmine."
L'adulta inarca un sopracciglio. D'altronde, avrebbe dovuto immaginare che, per vie traverse, i retaggi culturali di Rocco Amato sarebbero stati trasfusi nel figlio.
 
Sentendosi immancabilmente responsabile, percependo il peso dello sguardo della moglie su di sé, il marito tenta di correre ai ripari:
"Ma che dici, a papà? Guarda che deve rimanere almeno un uomo, in casa. Sennò, chi fa il capofamiglia?"
Irene gli ha già lanciato uno sguardo assassino; ma lui le strizza l'occhio.
Sta cercando di attutirne la delusione responsabilizzandolo, evidentemente.
 
Infatti, Diego s'è già illuminato in viso:
"Mentre non ci sei, il capo divento io?"
Rocco sorride davanti alla facilità con cui il piccolo terremoto ha abboccato.
"Nca ciertu! Controlli tutto al posto mio. Poi, quando torno, mi racconti."
"Evvai! Allora resto. Tu parti pure."
Il padre strabuzza gli occhi e scuote il capo in segno di sconcerto, mentre la madre si lascia sfuggire una risatina, che in pochi istanti diventa complice.
"Ah! Non è ancora il momento, e già mi caccia, già mi vuole fare le scarpe!"
 
A questo punto, con la compostezza data dai suoi nove anni, Diego si sente in dovere di rettificare:
"Papà, questo non me lo puoi proprio chiedere. E poi, che senso ha, se nonno è molto più bravo di me?"
Rocco lo scruta, perplesso:
"Ma a fare cosa, Diè?"
"A riparare le scarpe." replica, con estrema naturalezza.
La madre corre in cucina, per evitare di scoppiargli a ridere in faccia: sarà pure spietata con chiunque, Rocco incluso; ma non le pare carino far sentire il figlio in difetto per innocenti malintesi linguistici.
Il padre si trattiene a stento.
Diego li osserva, perplesso.
 
~
 
Inutile specificare che, appena il padre parte, prende questo compito affidatogli incredibilmente sul serio. Anche troppo.
I primi due giorni, giusto per non smontarlo, Irene finge di gradire che si preoccupi di dove va, cosa fa, con chi, come si occupa della casa e della sorellina.
Sì, perché la duenne Diana di certo non è immune dal controllo del fratello maggiore, mai così accorto verso la sua incolumità.
Normalmente, era tutto un raccomandargli di fare attenzione, anche perché la piccola peste era ben felice di farsi coinvolgere.
E a differenza della madre, le bastano giusto un paio d'ore per tradire la propria insofferenza; con grande dispiacere di Diego, che per onorare il padre, arriva a provocare l'isteria di madre e sorella.
 
Non sapendo più come arginare le costanti ingerenze del controllore, Irene pensa di portarlo al Paradiso e affidarlo alla nonna.
Agnese, per tutta risposta, ride di gusto.
"Non ti preoccupare, gioia; si vuole sentire importante, ma ora si mette a giocare."
"Speriamo... Grazie, signora Agnese. Ora scappo, ché sotto Natale è un macello."
 
Diego chiede di poter disegnare coi bei colori che vede in bella mostra sui tavoli.
Poi, a bruciapelo, domanda alla nonna che programmi abbia per la serata.
"Beh, dopo il lavoro vado a casa, preparo la cena e mi metto a guardare la televisione."
"Con nonno Armando?"
"No, stasera deve allenare i ragazzi."
"Allora, vieni a cena da noi?" le propone, speranzoso.
Agnese gli sorride, senza alzare lo sguardo dalla macchina da cucire. "Grazie del pensiero, gioia, ma ho bisogno di riposare."
 
"Ma non è pericoloso, restare da sola?"
Alza lo sguardo di scatto. Agnese Amato sarà pure una donna all'antica, ma aveva sempre dato la mera illusione al padre -e soprattutto al marito- di poterla comandare.
Figurarsi se si faceva impressionare da figli, nipoti, e a maggior ragione dai bimbi.
Si alza appositamente per assestare uno scappellotto al malcapitatissimo nipote.
"Piccirì, ancora deve nascere chi può dettare legge ad Agnese Amato.
Amunì, torna a disegnare e smettila di ascoltare le fissarie che ti dice to patri, che come tutti gli uomini non capisce nenti, soprattutto di donne.
E lascia in pace a to matri, mischinedda."
 
~
 
Così, Diego attua degli stratagemmi per osservare tutto e tutti, ma senza farlo percepire.
E non appena il padre rimette piede a casa, ci tiene a farlo presente.
“Diè, ma quando ti ho detto di sostituirmi come capofamiglia, non intendevo ‘asfissiale tutte’…” commenta Rocco, divertito. Sta praticamente sussurrando, perché Irene gli era già sembrata sufficientemente irritata al telefono; vorrebbe evitare di far passare il messaggio per cui sia lui stesso a pretendere una sorta di resoconto dal figlio.
“Ma se me l’avete insegnato tu e il nonno: ‘le cose, o si fanno bene, o non si fanno’!” recita solennemente, imitando la voce profonda del padre.
Sto crescendo un mostro  si ritrova a pensare Rocco, incerto sul sentirsi più orgoglioso o divertito. Probabilmente, entrambi gli stati d’animo gli appartengono in ugual misura.
“E allora, sintemu: le abitudini sono state rispettate?” lo interroga, volutamente serioso.
“Signorsì, signor Capitano.” risponde il vice-capofamiglia, mettendosi sull’attenti.
“Attenzione, Diè: quello è nonno. Io sono il Tenente.” lo corregge, trattenendo le risa.
“Ah… E io?” domanda Diego, evidentemente confuso.
“Sottotenente, si capisce.”
“Ah. E perché chiami la mamma ‘generale’? È superiore o no?” s’informa, incuriosito.
A Rocco scappa una risata. “Quella è una gerarchia a parte, Diè; da nonno Armando, nonna Agnese è generale, e in casa nostra lo è mamma. È un titolo che si addice loro.”
Il figlio annuisce, fingendo di aver compreso perfettamente. La realtà è che gli seccherebbe molto sentirsi ripetere, come corollario della spiegazione del padre, l’immancabile ‘lo capirai quando sarai più grande’. È una fissazione degli adulti.
“Signor Tenente, Le restituisco il comando. Le donne vogliono fare tutto di testa loro e s’arrabbiano se vuoi aiutarle.” dichiara il poverino, con tanto di sospirone teatrale e stretta di mano simbolica.
Rocco gli sorride bonariamente. “Figlio mio, vorrei poterti dire che crescendo le cose miglioreranno, ma peggioreranno e basta. Sappi, però, che le donne sanno cavarsela perfettamente da sole… Forse, pure meglio di noi.”
   
 
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