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Autore: ClostridiumDiff2020    06/03/2023    0 recensioni
In un altro universo...
Un ragazzo ha incontrato un altro ragazzo cambiando radicalmente la sua storia...
Julian e Billy frequentano la stessa scuola ma non si erano mai incontrati e le loro strade sembrano su binari paralleli finché un giorno si ritrovano per caso seduti uno accanto all'altro e finiscono inesorabilmente per incontrarsi scontrarsi intrecciarsi...
Julian è della squadra di nuoto, punta ad essere preso da un'Università prestigiosa così da poter magari un giorno andare alle Olimpiadi.
Tra lui e il suo sogno c'è un piccolo ostacolo, la sua media voti è tragicamente bassa e deve assolutamente aumentare così quando la sua Tutor gli propone di affiancarsi a un altro compagno si ritrova costretto ad accettare.
Billy è più grande di lui, ha perso un anno di scuola pe motivi personali.
Si ritrova al suo ultimo anno, ha intenzione di arruolarsi nell'esercito e lasciarsi alle spalle la casa-famiglia dove è cresciuto sperando di trovare nell'esercito finalmente famiglia.
Quando i loro occhi si incroceranno Julian scoprirà che il suo cuore potrebbe aver saltato un battito...
Heartstopper...
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Billy Russo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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01. Pulse

 
 

bip
 
Aprire gli occhi parve un’impresa impossibile, il mondo sfocato confuso.
Dischiuse le labbra asciutte e screpolate.
Un’altra fitta di dolore, ancora…
 
Un tubo gli discendeva in gola rubandogli l’aria, gemette e quando cercò di muoversi una mano lo afferrò.
 
Calda, una stretta salda, rassicurante.
 
«Ehi, tranquillo…Sei al sicuro…»
 
Quella voce…
Una lacrima gli scivolò lungo la guancia, era rimasto veramente fino alla fine?
Avvertì il peso dell’altro sul suo braccio.
«Temevo… Che… Non ti… Che non ti saresti più risvegliato… Di averti perso per sempre…»
La sua voce è spezzata, scossa dai fremiti.
Avrebbe voluto stringerlo, se solo le sue braccia non fossero state tanto pesanti…
 
Cercò di invocare il suo nome…
Quel momento, quel calore improvviso, gli bloccava il cuore…

 
 






 



un anno e mezzo prima...

 
 

«Esci da quella tinozza, sei in ritardo!!!!» urlò Oscar sbracciandosi oltre il bordo della piscina.
Il ragazzo si protese più che poté sperando di essere notato ma quando rischiò di cadere in acqua arretrò e si lasciò cadere sula panca a bordo vasca.
Si rassettò i ricci scuri e incrociò le braccia.
 
«Ancora a mollo il pesciolino? Entreremo un’altra volta dopo la seconda campana sai che vuol dire…»
 
Marco atterò con un tonfo accanto all’amico, appoggiandosi anche lui a braccia conserte.
 
«Nessuno vi obbliga a star qua ad aspettarlo invece di andare in classe…»
 
I due si voltarono verso la ragazza che li scrutava a pochi passi da loro, Violet portava i capelli biondi intrecciati in lunghe ciocche viola.
 
Finalmente Julian emerse e si aggrappò al bordo, osservò il terzetto di amici,
«Avevo davvero bisogno di fare due vasche per schiarirmi le idee…»
Mentre si sollevava oltre il bordo i tre bofonchiarono svariate parole.
 
Annaffiare le idee…
Annacquare la tua media voti…
Tu hai sempre voglia di nuotare…
 
Si stava infilando nell’accappatoio quando Marco ringhiò un «Muoviti!»
 
«Mi date il tempo di asciugarmi?» chiese massaggiandosi gli occhi dorati circondati da un alone rossastro per via del cloro.
 
Un coro di No lo seppellì.
Julian rise osservando Marco farsi piccolo mentre Violet lo spingeva addosso a un brontolante Oscar.
Mentre i tre discutevano Julian schizzò nello spogliatoio e si vestì al volo.
 
Stavano ancora discutendo quando ne emerse facendo loro cenno di seguirlo e proseguirono fino all’aula.
 
Julian maledì la scelta di non aver asciugato i capelli osservando la professoressa Seniga. La sua insegnante di matematica gli ricordava sempre più Spock di Star Trek con le sue orecchie a punta, lo sguardo austero e severo di chi possiede un’inappuntabile logica. Quasi tutto gli ricordava l'ufficiale scientifico vulcaniano della nave stellare Enterprise.
 
Sorrise sperando che le sue fossette potessero far breccia nel cuore di ghiaccio dell'insegnante, ma comprese ben presto che era fatica sprecata.
I tre amici con un sorriso carico di scuse sgattaiolarono in classe e lo lasciarono da sola contro l’austero vulcaniano.
 
L’insegnante attese che la porta si chiudesse e inarcò un sopracciglio.
«Venga, le rimangono almeno venti minuti di lezione Signor Kaminsky! Si segga e cerchi di non inzuppare tutta l’aula! Dopo dovremo parlare»
 
Julian si nascose nell’ultimo banco desiderando solo sprofondare, ma il difficile fu non dormire. Si era svegliato presto per allenarsi e adesso avrebbe solo voluto chiudere gli occhi e appisolarsi invece di scribacchiare formule che non comprendeva.
 
Quando la sua breve tortura finì si ritrovò la sua severa insegnante davanti al banco, stretta a un fascicolo pieno di documenti.
 
«Il suo rendimento scolastico è in calo Signor Kaminsky! Essere uno sportivo non la autorizza automaticamente a marinare la scuola e non le garantirà la promozione, comprende cosa sta rischiando?»
 
Julian annuì sentendosi sempre più piccolo sotto quel severo sguardo.
La professoressa non sembrò soddisfatta della sua espressione mesta, troppe volte l’aveva vista apparire su quel volto, così rincarò la dose.
«Perdere l’anno implicherebbe anche la cancellazione della borsa di studio e quella santa donna di tua madre non merita questo dopo tutti i sacrifici fatti per te!»
 
Lui strinse i pugni furioso, mentre le lacrime iniziavano a bruciagli gli occhi, deglutì a fatica mantenendo lo sguardo basso.
Dilatò le narici, trasse un profondo respiro.
«Si signora!»
 
Si concentrò su sua madre e sui suoi amici che lo incitavano ad ogni sua gara, ormai non era più solo per se stesso, doveva fare di più per loro.
Così sollevò lo sguardo sull’insegnante.
 
«Cosa posso fare per rimediare?»
 
Lo sguardo della professoressa si addolcì e gli passò un fascicolo.
«Vorremmo che si affiancasse a questo studente, si chiama William Russo, ha ripetuto più volte il secondo e il quarto anno, dato che è serio rischio il suo diploma io e il consiglio abbiamo deciso di trovargli un Tutor. Le chiediamo di dedicargli qualche ora dei suoi preziosi pomeriggi, che gli si affiancasse per le attività extrascolastiche. Siamo certi che se vi controllerete l’un l’altro vedremo un sicuro miglioramento nel rendimento di entrambi. Confidiamo che assieme riuscirete a guadagnarvi l’ammissione all’esame finale.»
 
Lui aprì e chiuse la bocca incredulo e finalmente si decise a parlare.
«Mi sta chiedendo di fare da tutor a un altro studente? Io? E poi quando ne avrei il tempo?»
«Mi sta dicendo che non vuole fare tutto il possibile per evitare perdere la sua borsa di studio?»
 
L’obbiezione dell’insegnante fu più che sufficiente.
 
«Nonono ci mancherebbe» si affrettò ad aggiungere Julian.
 
A quelle parole la professoressa sorrise «Ottimo! Direi che puoi iniziare anche subito, visto che la mia lezione è praticamente finita, va a conoscere il tuo nuovo compagno di studi, ti aspetta in biblioteca, l'abbiamo messo li a scontare la sua punizione, puoi raggiungerlo, e iniziare a scontare la tua! Per inciso Signor Kaminsky, non ammetterò più alcun ritardo da oggi!»
 
I suoi amici lo aspettavano fuori dall'aula impazienti
Marco lo scrutò dall'alto con il suo consueto sguardo torvo, Violet giocherellava con le sue ciocche viola mentre Oscar aveva le cuffie gatto calate sulle orecchie.
Julian osservò il fascicolo e scorse rapidamente il nome di quello che sarebbe diventato il suo gemello siamese.
 
«Russo…William…»
Poi sollevò lo sguardo sui suoi amici e disse tutto loro.
 
Il primo a reagire fu Marco che grugnì torvo.
«Gran brutta storia! Quel Russo... Billy lo chiamano, è un teppista di prima categoria! Un attaccabrighe nullafacente, ci credo, visto dove vive... Una specie di casa d'accoglienza, senza genitori ne regole. Sono tutti degli sbandati là dentro... Dice che si arruolerà il prossimo anno, una volta raggiunta l'età minima per non finire sotto a un ponte a prostituirsi per vivere o a sgozzare le persone... »
«Sei una vera pettegola Marco, non è da te parlare alle spalle di chi non conosci!» lo riprese Violet.
«Non è colpa mia se è quello che è» borbottò offeso Marco.
 
«Un orfano?»
 
Julian scrutò entrambi.
Non aveva mai visto Violet davvero arrabbiata, almeno non con loro.
Ma nemmeno aveva mai sentito Marco sparare sentenze così caustiche.
 
«Sì vive in una casa famiglia, è vero so che quel posto è orribile ma non ci è finito per scelta, dovresti smettere di sparare sentenze!»
Marco ribatté e a quel punto anche Oscar volle mettersi in mezzo, con le cuffie messe di traverso trai suoi riccioli arruffati.
 
A quel punto Julian smise di ascoltare e si concentrò sui suoi passi che lo avrebbero condotto alla sua meta, li conosceva troppo bene, le discussioni tra i due amici potevano andare avanti all'infinito.
Concordava però con Violet, certe volte Marco si faceva fuorviare dai pregiudizi e dalle dicerie che sentiva a giro, nemmeno si prendeva la briga di controllare e Julian sapeva fin troppo bene quanto potessero danneggiare.
 
Oscar gli diede una pacca sulla spalla quando arrivarono davanti alla biblioteca.
«In bocca al lupo campione, vedi di portare a casa la promozione! Magari non sarà così terribile...»
 
Julian annuì trattenendo la porta, salutò rapidamente gli amici prima di entrare.
 
Un po’ si vergognava a sentirsi tanto sbagliato in quel luogo, umido, gocciolante, aggrappato al suo ingombrante borsone.
 
Avanzò sentendosi infreddolito e stanco guardandosi attorno senza troppa convinzione
Il difficile sarebbe stato spiegare all' allenatore che avrebbe dovuto sottrarre del tempo alla preparazione delle gare per colpa di quell'ingrato compito.
Ma era il solo modo per ingraziarsi il consiglio di classe e mostrarsi volenteroso, poteva solo ingoiare quel rospo.
 
Cercò la responsabile dell'aula e si fece indicare lo studente che avrebbe dovuto seguire, lei gli indicò un tavolo vicino alla finestra dove, nascosto sotto a un cappuccio c'era un ragazzo dalle spalle larghe, lunghe gambe mollemente abbandonate sotto al tavolo e braccia conserte.
Aveva abiti consunti e stropicciati, i pantaloni gli lasciavano le caviglie scoperte le scarpe erano bucate, la borsa di tela era aperta su un lato.
 
Julian gli si avvicinò guardingo, lo scrutò, non gli sembrava il terribile teppista di cui aveva parlato Marco ma solo un ragazzo annoiato avvolto in abiti di seconda mano.
 
E così quello era il suo nuovo compagno di scuola.
Si chiese quale destino avesse deciso di mettere in collisione i loro percorsi.
Ma era inutile chiederselo, ormai la professoressa Seniga gli aveva accollato quel peso, quel William "Billy" Russo.
Così quando gli fu davanti appoggiò lo zaino sul tavolo, forse con più enfasi del dovuto finendo per farlo sussultare,
 
Il cappuccio scivolò via mostrando un ciuffo di capelli scurissimi, un volto affilato ma ciò che maggiormente colpì Julian furono i suoi occhi.
Enormi pozze scure in cui fu certo di essersi immediatamente smarrito.
 
Rimase ad osservarlo, tentando di radunare le parole mentre l'altro lo osservava incuriosito e alla fine fu lui a prendere parola per primo.
 
«Sei il mio nuovo tutor?» gli chiese quasi annoiato.
Julian sorrise sentendosi un perfetto idiota, invece di annuire o confermare la sua identità e presentarsi si ritrovò a farfugliare un «Ehi...»
 
In quel preciso istante fu certo che il suo cuore si fosse fermato, quando l'altro divertito rispose un incerto «Ehi»
 
In quel momento Julian comprese che se le loro strade erano state parallele e quasi divergenti, in quel momento si erano decisamente scontrate, aggrovigliandosi come le sue viscere.
 
Billy spiccava in quella biblioteca come una scheggia di luce, improvvisamente agli occhi di Julian esisteva solamente lui, il suo sorriso sghembo e quelle meravigliose pozze oscure in cui già sapeva di adorar naufragare, una notte profonda colma di parole inespresse.
 
Sono fregato!
Pensò Julian mentre le farfalle gli si agitavano frenetiche nello stomaco.
 

   
 
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