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Autore: EllyPi    10/03/2023    0 recensioni
Dopo la morte del tiranno Galbatorix ognuno prese la sua strada, due donne sedevano sui loro troni, due cavalieri alla ricerca di qualcosa. Il destino a volte porta a risultati diversi da ogni speculazione e previsione. Come procederà la storia di Alagaesia dopo la pace?
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castigo, Eragon, Galbatorix, Murtagh, Nasuada
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando atterrarono davanti al castello di Feinster, sulla collina che dominava la città, Ezefrina stava tremando come una foglia, febbricitante. Castigo si era spinto al massimo, facendo durare il volo meno di un’ora, mentre Murtagh riscaldava la duchessa con la magia.

Nasuada fissava il marito con la ragazza incosciente tra le braccia, preoccupata e lievemente alterata. Dall’ultima gravidanza, e specialmente dopo il parto, la sua mente talvolta vagava a briglie sciolte, senza che lei potesse fare nulla per tenerne le redini e arginare la negatività che inevitabilmente l’assaliva ogni tanto.

Puoi stare tranquilla, Magnificenza: se fossi al posto di lady Ezefrina, Murtagh avrebbe già ribaltato il mondo per te. , intervenne il drago nella sua mente, percependo i suoi pensieri negativi.

Sei sicuro che ora che la mia attenzione deve essere maggiormente riversata sui bambini, lui non si senta trascurato, e non cerchi premura per lui altrove?

Il drago la inondò di risentimento, una reazione che non aveva mai avuto con lei. Nasuada sussultò allora.

Lo sono, perché è il mio Compagno-di-Cuore-e-di-Mente. Tuttavia è scorretto chiedere a me di riportarti i suoi segreti. Lui ti ama, basterebbe chiarire la questione con lui direttamente.

La regina continuò a osservarlo mentre - dopo l’atterraggio - scendeva frettolosamente dalla sella, come dimenticandosi di lei e dei bambini, per consegnare la duchessa a due guaritori che erano accorsi assieme ai domestici.

Capisco che possa sembrarti disinteressato a te in questo momento, ma è un Cavaliere, e salvare i bisognosi è ciò che gli è richiesto.

Nasuada sospirò, cercando di tranquillizzarsi accarezzando i capelli sottili ancora, della neonata.

Murtagh osservò per tutto il tempo il percorso degli uomini di lady Lorana, finché non scomparvero dentro la porta del castello. Quando furono rimasti soli, non tardò a riscuotersi con un profondissimo sospiro di sollievo e voltarsi verso la regina, il volto che non aveva perso la preoccupazione. Si arrampicò fino alla sella, sedendosi davanti alla moglie. Le sorrise caldamente, ma Nasuada non rispose allo stesso modo. Le sue labbra allora tornarono in una linea piatta. “Perdonami se ho dovuto interrompere il tuo primo momento al mare, ma lady Ezefrina aveva bisogno di aiuto.”

La ragazza dalla pelle d’ebano scosse il capo, scacciando le sue parole. “Non è questione di un mio capriccio. Non c’entra nulla il mare…”

“E cosa, allora?”

“Mi ami ancora?”

Lui sussultò alla domanda, sbarrando gli occhi come un cervo davanti al cacciatore. “Perché mi chiedi questo?”

Nasuada guardò verso la città per non dover sostenere il suo sguardo da cucciolo. “Voglio sapere se ti senti messo da parte per colpa dei bambini.”

Murtagh emise un colpo di risata amara.

Le prese le guance tra le mani, voltando delicatamente il suo volto perché lo guardasse negli occhi. “Posso immaginare perché tu mi stia ponendo ora questa domanda, e francamente - lasciatelo dire da persona adulta e matura a un’altra - sì, si tratta di un tuo capriccio.”

Sospirò frustrato, facendo una pausa di qualche istante. “Ho dovuto aiutare una giovane, come avresti fatto anche tu, ma questo non significa che non ti ami più. Averti portata con me in questo viaggio dovrebbe dimostrartelo!”

Nasuada fece una smorfia, imbarazzata e mortificata dal suo comportamento. “Mi sono ingelosita quando ho visto le attenzioni che hai riservato a Ezefrina. Avevo paura che le mie attenzioni solo ai bambini ti avessero allontanato.”

Lui piegò il capo di lato. “È giusto che tu presti le dovute attenzioni ai bambini, ma ti assicuro che non mi sento abbandonato né per questo motivo né per null’altro. Sei venuta a liberarmi, mi hai seguito in un viaggio in cui ho notato fossi costantemente fuori dalla tua zona di benessere, e questi sono solo i doni che mi hai fatto recentemente. Perché dovrei aver smesso improvvisamente di amarti?!”

Lei si lasciò scappare una lacrima di sollievo.

Murtagh si sporse per baciarla sulle labbra, con trasporto, dimostrandole di non desiderare altro nella vita che rimanere con lei. “Ti amo, Nas! Ogni giorno di più, non di meno.”

La regina sorrise scoppiando a ridere per quanto fosse stata stupida.

“Senti, c’è una cosa che non ti ho detto…” , continuò lui con espressione dolente.

“Dimmi, senza indugio!”

Aprì la bocca per risponderle, quando una voce ai piedi di Castigo li chiamò. “Vostra Maestà, Cavaliere, avete intenzione di scendere, o di continuare ad amoreggiare come giovani ancora in fase di corteggiamento?”

Era la voce - ma soprattutto il tono acido, e quella volta lo era particolarmente - di Lorana.

“Non ora… non posso.” , le sussurrò con occhi eloquenti. Nasuada capì si trattasse di un segreto da celare alla duchessa.

Con prontezza Murtagh prese Finiarel, slegando con una mano sola i lacci che legavano ancora Nasuada alla sella. L’aiutò a discendere come da un pendio scosceso, ma fatto di squame e non di ciottoli rotolanti, ritrovandosi davanti alla lady con le braccia conserte.  Guardandola bene, non era scontenta o arrabbiata come suo solito, ma negli occhi le luccicavano le lacrime, il suo labbro inferiore tremava dal dolore leggermente, poiché stava lottando visibilmente per mantenere la compostezza. Li squadrò stranita nei loro abiti anonimi, poi fece un cenno verso l’interno. “Vi ringrazio per aver riportato mia nipote. Accettereste di essere ospitati qui nella mia dimora? Non posso offrirvi oro che già non possediate in maggiore quantità, o la mia fedeltà perché essa risiede in Nasuada da anni.”

Gli sposi assentirono, seguendo lei e i domestici all’interno. Assegnò loro degli appartamenti ben arredati e caldi per la neonata, scusandosi di doversi subito assentare per vegliare sulla duchessa. Fu alla cena che ricevettero la notizia che la febbre di Ezefrina si era aggravata. L’umore del Cavaliere e della regina si fece nero, e accordarono unanimemente che fosse il caso di interrompere il viaggio.

La mattina, quando si recarono nel salotto di Lorana, invitati dalla stessa per rompere il digiuno della notte, la trovarono terribilmente irritata, tanto che osò non salutare nemmeno la regina quando la vide arrivare. Murtagh e Nasuada si accomodarono di fronte a lei, nel tavolo rotondo che era stato allestito con molti cibi salati e dolci, notando che per la prima volta, Lorana aveva perso l’appetito. Il silenzio aleggiò per molto tempo, finché non fu Murtagh a romperlo.

“Milady, posso sapere della salute di vostra nipote?”

La donna alzò gli occhi di scatto, feroce come un animale selvaggio. Finiarel si fece piccolo al petto della madre, accanto alla sorellina. “Mamma?” , la chiamò sussurrando, tremendamente spaventato, “Ci farà del male?”

Si piegò verso il suo orecchio con lentezza, senza perdere di vista Lorana. “No, piccolo, che domande! Sua nipote, sta male. Ti ricordi la ragazza di ieri, della spiaggia?”

Il bambino annuì piano, poi tornò a guardare Lorana, percependo la tristezza nei suoi occhi. “Mi dispiace.” , mormorò con voce mesta.

La donna l’udì e si nascose il volto tra le mani, singhiozzando. Murtagh si alzò dalla sedia subito, per andarsi a inginocchiare davanti a lei. Le rubò le mani, tenendole nelle sue - e ignorando galantemente l’umidità delle lacrime che bagnarono anche i suoi palmi - . “Vi prometto che salverò vostra nipote.”

La donna scosse il capo, chiudendo gli occhi, grandi lacrime che ripercorsero la strada lucida di quelle precedenti, fin sotto il suo mento rugoso. “Non si salverà, la febbre è troppo alta. I guaritori hanno deciso che solo una delle due sopravviverà.”

“Ezefrina o la bambina?” , chiese in conferma il Cavaliere, scioccato dalla notizia. La vecchia annuì con il capo. Murtagh strinse di più le sue mani. “Abbiamo promesso che avremmo protetto la sua bambina.”

Lorana tirò su col naso rumorosamente. “Anche io ho deciso di salvare la piccola. Ezefrina non aveva più la forza vitale necessaria per sopravvivere bene in questo mondo.” , mormorò, sfilando le mani da quelle del ragazzo moro, stringendosele al cuore, “Spero ardentemente che almeno la piccola sia diversa da sua madre.”

Murtagh la guardò dritto negli occhi. “Sono sicuro che se sarete voi a crescerla, sarà forte.”

Lorana piegò il capo di lato. “Credevo doveste essere voi a crescerla.”

La regina aprì la bocca. “Non abbiamo detto questo a vostra nipote. Abbiamo un protetto a Illirea, e accogliere anche la bambina le darebbe da subito una reputazione sbagliata: a differenza di lord Derrel, per lei non è necessario allontanarla dalla famiglia d’origine.”

“Allora come pensate di proteggerla a distanza?”

Il Cavaliere voltò il capo verso la moglie. “Potremmo assicurarvi che una volta adulta non cada nelle mani di un lord manesco o perfido.”

“Sono capace di organizzare matrimoni convenienti, non ho bisogno che la regina interceda per quello!” , sentenziò acidamente l’anziana.

Murtagh scosse il capo, guardando con più intensità Nasuada. La regina sospirò, poi annuì solamente al marito.

Si rivolse a Lorana direttamente. “Potremmo pre-arrangiare una promessa di matrimonio tra la bambina e nostro figlio, il principe.”

L’anziana scrollò le spalle, alzandosi poi lentamente in piedi. “Devo andare da lei, ora. Potrete comunicarmi la vostra proposta dettagliatamente più tardi.”

Lorana doveva davvero essere distrutta, perché mai avrebbe ritardato di accettare una proposta politicamente così invitante. Murtagh si alzò quando furono soli, andando accanto alla moglie.

“Ascolta: devo condividere con te questo, prima che mi divori del tutto da dentro.”

Nasuada annuì per farlo continuare.

“Il Nïdhwal, prima che morisse ha-” , la voce morì strozzata dalla deglutizione, “…maledetto lady Ezefrina. Morirà prima di tre giorni, e non possiamo farci nulla.”

“Intendi maledetto come Eragon ha fatto con Elva?” , sussurrò incredula la giovane dalla pelle d’ebano. Il marito annuì con le lacrime agli occhi. “Lei non era nessuno di particolarmente caro per me, ma… sapere di non poterla salvare mi sta distruggendo.”

Nasuada appoggiò il figlio a sedere sulla sedia lì accanto, affidandogli nuovamente la sorella, poi prese il capo del marito tra le braccia, tirandolo al suo petto. “Non è facile avere sempre tanto potere tra le mani e trovarsi impotenti, a volte. Ma è normale, e ciò che possiamo fare è davvero rendere la vita della bambina più felice di come ha vissuto sua madre, e fare in modo che non arrivi mai a voler compiere un tale gesto.”

Murtagh annuì, inspirando rumorosamente. Alzò le braccia, a sua volta tirando la moglie in un abbraccio.

 

Mentre passeggiavano in silenzio nei giardini, lasciando il principe correre sulle sue gambe inesperte sull’erba, e ogni tanto cadere sul sedere ben imbottito, venne annunciata loro la nascita della piccola Èleuthera. Affidarono i principi a delle domestiche che passavano lì intorno, tanto avrebbero avuto sufficiente cura dei principi da non far loro accadere nulla - per paura delle ripercussioni su loro stesse, nel caso - , più che per il loro addestramento ad accudire bambini nobili, poi corsero all’interno, chiedendo dove fossero gli appartamenti di Lorana. Vennero scortati dal castellano in persona davanti a una grande porta a due battenti di legno, da cui proveniva un leggero grugnito prolungato. Entrarono, trovando Lorana accanto al corpo della nipote, coperto da un telo bianco, tra le sue braccia un fagotto con una piccola creatura dai capelli rossi. Sorrisero involontariamente quando la videro, poi tornarono seri, viste le circostanze.

Lorana alzò gli occhi su di loro. “Mio figlio era un debole, e così è stato per sua figlia. Ma Èleuthera imparerà tre volte la dose di forza che serve a un individuo per sopravvivere in questo mondo. È il mio compito, negli anni che mi restano.”

Murtagh e Nasuada annuirono debolmente e sperarono che la loro proposta venisse dimenticata, cancellata dalla perdita della nipote. Sapevano fosse un pensiero meschino, ma subito dopo aver mosso l’idea di promettere in sposo anche un bambino di un anno e poco più, se ne erano già pentiti.

Lorana guardò la piccola, sfiorandola con una mano rugosa. “So per cosa siete venuti.”

La regina deglutì rumorosamente, stringendo con più forza il gomito del marito.

“Avete promesso di proteggerla: e così vi costringerò a fare. Accetto la vostra proposta, promettendo questa bambina al principe Ruaidhrì, perché siano un giorno marito e moglie.”

Nasuada sospirò, annuendo. Dall’esterno doveva sembrare sollevata.

Il marito si spostò una mano sul petto, augurando felicità alla neonata, poi si voltò indietro e a grandi falcate uscì all’esterno, per sbollire tutte le sensazioni negative che aveva accumulato in quegli ultimi giorni. Nasuada sapeva che non era necessariamente solo la rabbia per aver promesso la vita di uno dei loro figli per la seconda volta in un paio di mesi, perciò lo lasciò andare.

Camminò anche lei per tutto il castello per smaltire la vergogna che provava. Sapeva che ogni nobile genitore nel passato e nel futuro avrebbero fatto esattamente quello che aveva fatto lei, ma non riusciva comunque a non chiedersi se fosse giusto plasmare a tal punto la vita del figlio. D’altronde, suo padre le aveva fatto il favore di non combinarle mai un matrimonio.

Si riunì con Murtagh nelle loro stanze, trovandolo sul davanzale a fissare il vuoto. Si accostò a lui, appoggiandogli il capo su una spalla. Aveva già ripreso Finiarel dalla domestica che lo aveva guardato quel pomeriggio, e il piccolo era assopito tranquillamente tra le sue forti braccia. Alzò gli occhi azzurro-ghiaccio su di lei. “Non voglio riportare l’argomento a galla fino a quando i nostri figli non saranno in età da matrimonio, ti supplico.”

Nasuada annuì, spostandosi a dargli un bacio alla tempia. “Te lo prometto: cercheremo di non parlarne più fino ad allora.”

  
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