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Autore: desigra2005    10/03/2023    0 recensioni
Ci sono amori che nascono per magia quando gli sguardi si accarezzano e le pelli si sfiorano, che non conoscono limiti, distanze e religioni, amori incondizionati, puri. Questa è la storia di Loredana, giovane fisioterapista, che tra amori, drammi, spensieratezza e speranze colorerà la campagna romana.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Rimasi un lungo minuto in silenzio, Andrea ad occhi bassi continuava a sbriciolare dei grissini. “Tesoro, rendimi partecipe dei tuoi pensieri, questo silenzio mi sta uccidendo”. Guardai la sua mano calda stringere la mia gelida, ero molto combattuta dopo quanto mi aveva raccontato. “Come è finita tra voi?”. Nemmeno il secondo bicchiere di vino riuscì ad alleggerire i miei pensieri. “Rebecca aveva iniziato a frequentare anche i miei amici, probabilmente per vendicarsi di quanto male le avevo fatto in passato. Ogni giorno qualcuno veniva da me e adorava raccontarmi i particolari della loro serata, non ho mai saputo se lo chiedesse esplicitamente lei oppure semplicemente erano loro che si divertivano a farlo. Un giorno venni a sapere che qualcuno le aveva messo qualcosa nel bicchiere e lei aveva perso qualsiasi freno inibitore e si era intrattenuta con diverse persone contemporaneamente. Fui molto dispiaciuto dell’accaduto, cercai di parlarne con lei, le offrii tutto il mio sostegno nel caso in cui avesse voluto sporgere denuncia ma fu come parlare ad un involucro vuoto, della Rebecca che conoscevo non era rimasto più nulla. L’accompagnai in terapia e per qualche tempo ci riavvicinammo anche se misi in chiaro fin da subito che nei suoi confronti provavo solo un affetto fraterno e non amore. La sua ossessione nei miei confronti crebbe silenziosamente di giorno in giorno senza che io me ne accorgessi: aveva ripreso i rapporti con la mia famiglia a mia insaputa, si definiva come la mia fidanzata e qualsiasi ragazza mi si avvicinasse era vittima di atti persecutori. Un giorno venne da me e mi disse di essere rimasta incinta e che il figlio che aspettava era mio. Fu uno shock, non ero pronto, avevo appena iniziato il dottorato e dovevo ancora capire cosa avrei voluto fare in futuro; mi rimboccai le maniche e le dissi di stare tranquilla perché mi sarei assunto tutte le mie responsabilità ma con ciò non intendevo sposarla e costruire una famiglia insieme a lei. Quando si rese conto che le mie intenzioni non sarebbero mutate nonostante anche le rimostranze della mia famiglia, Rebecca mi confessò che il bambino non era mio e al mio sgomento mi sventolò sul viso il risultato negativo del test di paternità. Da quel giorno non ci siamo più visti”. Cercai per diversi minuti nel suo viso un indizio che mi suggerisse che era tutto uno scherzo ma Andrea rimase serio in attesa di una mia risposta. “Non so cosa dire. Mi sembra tutto così surreale, non riesco a capacitarmi di come tu possa essere stato così crudele e di come lei abbia cercato di incastrarti in una relazione malata raccontandoti una verità distorta. E’ un mondo che non mi appartiene e ti mentirei se ti dicessi di non avere paura”. Andrea si alzò velocemente e si inginocchiò facendomi voltare e prendendomi entrambe le mani. “Tesoro, non posso cancellare il passato ma posso assicurarti che ogni giorno combatto per essere un uomo migliore di quello che sono stato. Non voglio riempirti la testa di false promesse, non posso darti la certezza che l’oscurità in me non si ripresenti ma posso invece assicurarti che sto facendo del mio meglio”. Mi sembrava sincero, il dolore che attraversava i suoi occhi era reale. “Per questo tuo padre ti ha aggredito la sera del malore di Caterina? Perché avrebbe dovuto pensare che fosse colpa tua dopo tutti questi anni?”. Andrea si alzò e si accomodò di nuovo sulla sedia, ordinò un’altra bottiglia di vino e tornò a torturare i grissini. “In parte. Ha delle buone ragioni, probabilmente al posto suo avrei fatto altrettanto. Cosa sai dell’incidente di Edoardo?”. I battiti del mio cuore accelerarono velocemente. “Poco e niente; nelle cartelle cliniche non è stato fatto alcun riferimento alla dinamica dell’incidente ed anche le voci che si sono rincorse in tutti questi anni sono state le più fantasiose”. Entrambi bevemmo l’ennesimo bicchiere di vino e liquidammo il cameriere facendo scegliere a lui cosa portarci. “Immaginavo. Questo è il più grande peso che grava sulla mia coscienza e che minaccia di schiacciarmi ogni volta che la mia mente ritorna a quella sera. E’ stata tutta colpa mia, i miei genitori hanno cercato di insabbiare lo scandalo cercando di proteggerci il più possibile da quello che ne sarebbe derivato. Per tutta la mia infanzia mi sono sentito molto solo, mio padre era quasi sempre all’estero e mia madre cercava di seguirlo il più possibile, io rimanevo a casa con la tata di turno. Voglio premettere che non sto cercando giustificazioni per quello che ho fatto ma vorrei che tu avessi un quadro completo della mia vita. Per quei brevi periodi che i miei genitori erano a casa era come se non ci fossero, all’inizio cercavo di attirare la loro attenzione rendendo noti i miei successi: cominciai a sviluppare una vera e propria sindrome dell’eccellenza in ogni attività alla quale mi dedicavo e se non vi riuscivo la rabbia era tale che alla fine iniziarono a farmi vincere, a farmi i complimenti anche se il piano non era il mio forte e così via. Loro non prestavano attenzione a ciò che dicevo o a ciò che facevo, spesso il giorno successivo mi veniva chiesto: come procedono le lezioni di piano? E ad ogni domanda del genere il mio cuore sanguinava perché voleva dire che il giorno precedente i miei racconti non erano stati degni di attenzione. Intorno ai dieci anni smisi di chiedermi il perché per loro non fossi importante e diventai un ragazzo introverso, taciturno, mi limitavo ad incontrarli il minimo indispensabile. Un bel giorno mia madre mi disse che a breve avrei avuto un fratellino e per me non ci fu notizia più bella, finalmente non sarei più stato solo al mondo e promisi a me stesso di proteggere quel bambino con tutto me stesso”. Non riuscivo a distogliere lo sguardo dal viso di Andrea, il suo racconto sofferente aveva toccato dei punti scoperti del mio passato, riuscivo benissimo ad immedesimarmi nella sua sofferenza. “Io ed Edoardo diventammo inseparabili, ogni minuto libero che avevo cercavo di passarlo in sua compagnia; in qualche modo cercavo di sopperire alla prolungata assenza delle figure genitoriali. Purtroppo, non avevo considerato l’adolescenza, la scoperta della sessualità, dell’amore, delle amicizie, sia quelle buone che quelle cattive; gli ultimi anni delle superiori lo trascurai, preferivo dilettarmi con Rebecca e la banda di squinternati che ci circondava. Essendo sempre vuota, casa mia si prestava ad ogni genere d’idea folle o meno che fosse; una sera decisi di dare l’ennesima festa, solo che questa volta persi completamente il controllo della situazione sia per quanto riguarda il numero di persone che vi parteciparono sia in merito a ciò che circolava. Edoardo che doveva essere a letto da ore assunse accidentalmente delle sostanze stupefacenti, andò in garage e si mise alla guida di un’ auto di papà; non so nemmeno come sia riuscito ad arrivare ai pedali visto che era solo un bambino! A notte fonda venne a cercarmi la tata, sconvolta, qualcuno aveva cercato di forzare la serratura della porta della sua camera ed uscendo non aveva trovato Edoardo nella sua stanza. Il panico si impossessò di me, mandai tutti a casa ed alcuni rimasero con me per le ricerche; penso di aver rivoltato ogni angolo di quella casa maledicendomi ogni volta. All’alba il telefono squillò sinistramente: Edoardo era stato trovato in fin di vita infondo ad una scarpata”. Calde lacrime scesero dai suoi occhi, resi più chiari dai demoni del passato. “Rimase appeso ad un filo per mesi ed io iniziai a punirmi in tutti i modi possibili: avrei dovuto essere io al posto suo! Nulla sembrava darmi sollievo se non proseguire nella via del non-ritorno”. Questa volta fui io ad alzarmi e ad accoccolarmi tra le sue braccia, lasciai che tutto il tormento represso venne sfogato e poi accarezzandogli i capelli cercai di consolarlo. “Non puoi colpevolizzarti per tutta la vita, non potevi prevedere quello che è successo. E’ vero sei stato incosciente ma non era compito tuo badare a tuo fratello per cui, se proprio vogliamo incolpare qualcuno di sicuro non sei tu”. Andrea si asciugò il viso con il dorso della mano e mi strinse forte a sé. “Avevo giurato di prendermi cura di lui e non l’ho fatto e per quanto apprezzi che tu stia qui ad infondermi coraggio e non già in aeroporto intimandomi di non cercarti più, non riuscirò a perdonarmi né stasera né mai”. Su una cosa aveva ragione, per quanto avessi cercato di allievare quel dolore le radici di quel supplizio si erano radicate troppo in profondità. “Una mia bravata adolescenziale ha cambiato per sempre tutte le nostre vite: Edoardo si è salvato ma a caro prezzo, avrà necessità di cure ed assistenza per tutta la vita; mia madre ha smesso di seguire mio padre e si è dedicata anima e corpo a quello che rimaneva dei suoi figli portando allo sfacelo il suo matrimonio; mio padre mi disprezza e mi vedrà per sempre come colui che ha reso disabile il figlio; Caterina è stata talmente attenzionata che tutta la pressione riposta su di lei le ha provocato tantissimi disagi sfociati poi nel grave disturbo alimentare che l’affligge quotidianamente. Dimmi, Loredana, come posso perdonarmi? Come posso vivere sapendo di essere l’unico responsabile di tutta questa pena? Prima di conoscerti io sopravvivevo, mi vestivo, mangiavo, andavo al lavoro e così via ma ero un automa. Tu sei riuscita con la tua dolcezza e la tua ingenuità a mostrarmi un’altra via, c’è ancora speranza per me di essere felice in questa vita”. Non ero sicura di voler essere considerata come una salvatrice ed in cuor mio speravo che il nostro incontro fosse stato per lui un colpo di fulmine, io ero innamorata di lui da diversi anni e nonostante le ultime rivelazioni sconcertanti sentivo che insieme avremmo potuto superare qualsiasi difficoltà ci si presentasse. Questo era quello che credevo fosse un punto fermo nella nostra relazione, non avevo preso in considerazione però come gli eventi spesso si divertono a metterci davanti ad ostacoli insormontabili riaccendendo le fiamme inceneritrici della nostra coscienza.
   
 
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