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Autore: Orso Scrive    11/03/2023    1 recensioni
Alan Knight, agente dell’Interpol, prosegue l’inseguimento dei due ladri d’antichità, Smith e Fournier, che era quasi riuscito ad acciuffare in Egitto. La sua caccia lo conduce tra le cupe foreste dell’Africa Nera, luoghi selvaggi e inesplorati, che celano insidie misteriose…
(Storia scritta nel 2017)
Genere: Avventura, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO SECONDO

 

Più tardi, mentre - seduto sopra la sua coperta - mandava giù la zuppa insipida ma comunque gradevole e di buon sapore, Knight domandò al suo compagno di viaggio, che stava immobile oltre il fuocherello, le gambe incrociate: «Dimmi, ti dice nulla il nome Tumbili?»

Mugambi, senza aver avuto nemmeno bisogno di riflettere, scosse la testa.

«No, non ho mai udito pronunciare questo nome, prima d’oggi. Perché me lo domandi?»

«No, niente, così per sapere… e, invece, hai mai inteso parlare, anche solo per pura casualità, di un regno delle scimmie giganti?»

Udendo quella frase, invece, il possente congolese inorridì, scrutando il poliziotto come se avesse proferito una bestemmia. Questa reazione non sfuggì all’inglese, che lo incalzò: «Allora?»

«Che cosa ne sai, signore, del regno delle scimmie?» chiese Mugambi, con un tremito nella voce.

Knight scrollò le spalle. «Io? Proprio niente. Quasi niente, anzi. Altrimenti non te ne avrei mai chiesto.»

Mugambi portò il cucchiaio di legno alla bocca, sorbendo gli ultimi rimasugli della sua minestra, lentamente, come se non avesse alcuna fretta per riprendere il discorso. Tutt’attorno a loro, ormai, si era fatto buio completo e, se non ci fosse stato il fuoco scoppiettante a illuminare la scena, non si sarebbero neppure potuti guardare negli occhi.

Dalla foresta, i versi e i richiami degli animali notturni giungevano incessantemente, di volta in volta acuti e stridenti oppure bassi e cupi. I più terribili suoni erano i ruggiti, che si levavano con fierezza a coprire ogni altra voce, per fortuna sempre a notevole distanza dal loro piccolo campo. Eppure, nonostante la lontananza, Knight sollevava spesso lo sguardo e si guardava attorno con fare nervoso, in cerca di eventuali occhi fosforescenti che lo spiassero da poco lontano; ma la calma impassibile di Mugambi avrebbe dovuto tranquillizzarlo più di ogni altra cosa.

Alla fine, però, il congolese, riposte in bell’ordine le stoviglie accanto a sé, si decise a ricominciare a parlare.

«Esiste una storia molto antica, presso la mia tribù e le altre della zona circostante» spiegò, con la sua voce profonda. «Per te, che sei abituato a vivere in un mondo dove tutto appare sicuro e certo, potrebbe essere solamente una strana leggenda, ma per noi essa rappresenta realmente fatti accaduti nel passato. Si dice che, un tempo, questa parte di foresta fosse abitata da gigantesche scimmie, le quali svilupparono un’intelligenza tale da riuscire a scavare una città nella roccia ed a praticare l’allevamento. Esse, divenendo sempre più audaci e potenti, assoggettarono anche gli esseri umani: dapprima, iniziarono rapendo donne e fanciulli dai villaggi, dopodiché resero schiavi anche gli uomini, costringendoli a svolgere per loro i lavori più umili e pesanti. Questa drammatica situazione, che si protrasse per lunghi anni, trovò infine, però, il proprio epilogo: un fiero re degli uomini giunto dal Sud, un liberatore valoroso e senza paura, difatti, guidò i propri eserciti contro le scimmie gigantesche, per porre termine al loro regno del terrore. Fu una mattanza, un massacro senza eguali: molti eroici guerrieri caddero nell’immane combattimento, ma anche le scimmie subirono numerosissime perdite. Dopo un’aspra campagna militare durata dieci anni, esse furono ricacciate nel folto della foresta ed agli schiavi venne restituita l’antica libertà. Il grande re dell’emisfero meridionale, prima di tornare nelle sue terre, istituì un corpo di lottatori scegliendoli tra i più audaci e potenti e, lasciando a ognuno di loro una donna perché si creasse una famiglia, decretò che essi ed i loro discendenti avrebbero continuato a vivere tra queste boscaglie, per tenere a bada le scimmie qualora avessero osato ardire di tornare all’attacco; per governarli, nominò loro re il proprio figlio minore, dal quale discese la stirpe dei sovrani della foresta. Nessuno, da allora, rivide mai più né le scimmie giganti né i loro audaci oppositori ma, come puoi tu ben vedere, quella storia ha lasciato il segno, e non troverai mai nessun abitante di queste terre che non la ricordi con la giusta dose di paura.»

Mugambi si fece silente e anche Knight restò zitto, perso nei propri pensieri. Perché mai, si chiedeva, Robert Park era perseguitato dal ricordo delle scimmie giganti? Che le avesse incontrate veramente? Difficile a credersi, dopotutto. Si trattava solamente di una leggenda, alla fine. E Alan Knight era un uomo troppo pragmatico per lasciarsi suggestionare da quelle storielle.

Più probabilmente, concluse tra sé, Park, proprio come lui, ne aveva udito parlare da qualche indigeno e, successivamente, smarritosi nella foresta e perduto il senno a causa del lungo girovagare senza una meta, doveva essersi convinto di aver veramente incontrato quelle scimmie di cui, invece, aveva solamente sentito raccontare.

Non c’era proprio nulla da temere, in quel momento, se non il morso di un coccodrillo che sarebbe potuto sbucare da un momento all’altro dalle acque ormai tetre del fiume; questo pensiero indusse l’agente di polizia ad allontanare un po’ di più dalla sponda il suo giaciglio.

«Dormiamo adesso» ordinò Mugambi, con fare pratico. «Domattina ci sveglieremo prima del levarsi del sole e, ai primi raggi, saremo già in movimento. Ti assicuro che, ben prima del prossimo tramonto, raggiungeremo i tuoi due fuggitivi.»

 

 
   
 
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