Anime & Manga > Lady Oscar
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Autore: Brume    12/03/2023    4 recensioni
1788, autunno. Oscar e André sono in viaggio per conto del generale e, dopo una notte agitata - soprattutto per lui - arrivano a Le Havre, dove si imbarcheranno per Londra. Ma, durante una sosta forzata in attesa dell' imbarco, arriva nella locanda dove alloggiano un uomo del padre e consegna ad Oscar una lettera. I due saranno costretti a tornare indietro e verrà loro affidato un incarico segreto, anzi, segretissimo.
Storiella di pochi capitoli, lontanamente ispirata alle storie gotiche ma, più che altro, alla figura (secentesca) di Madame Catherine Montvoisin (o Monvoisin)...meglio conosciuta come La Voisin: chiaroveggente, ostetrica,maga...ma , soprattutto, esperta nel creare veleni, per i quali si faceva profumatamente pagare.
Genere: Fantasy, Noir, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dopo quella sera -  e con la consapevolezza di un qualcosa che stava crescendo sempre più
all’ interno del proprio cuore - Oscar si comportò come se nulla fosse accaduto: non fu cattiveria, la sua, e nemmeno menefreghismo; semplicemente, dopo averci riflettuto a lungo, la donna  aveva pensato che l’ unica cosa da fare era  il  lasciare andare le cose al loro destino, senza intervenire, senza forzare alcunché. André, da parte sua, accettò la cosa come del resto aveva fatto ogni qual volta nella propria esistenza si erano presentate situazioni per così dire…atipiche: così,  i giorni passarono, l’ uno dopo l’altro , tra sguardi languidi e parole lasciate a metà. Passarono silenziosamente, quasi quieti  da un lato e, purtroppo, senza  fornire particolari risultati nonostante i due avessero messo in campo fino a quel momento qualsiasi idea passasse loro per la testa.
Lui era anche tornato al bordello ma, della bionda e misteriosa Narcisse,  non aveva trovato nemmeno l’ ombra. Così fu anche per il Nobile Branciforte, del quale non ebbero più alcuna notizia, diretta o indiretta che fosse.

Una svolta, tuttavia non si fece attendere.
Arrivò la prima settimana di dicembre, quando dal loro arrivo in città era passato un mese, forse più: al ritorno dal giro pomeridiano in  caserma dove si erano presentati su richiesta del padre di Oscar per riferire i consueti aggiornamenti , riferiti per altro sempre con un tono vago, vista la posizione del Barone  e la naturale inclinazione della donna , che non parlava se non aveva nulla di certo in animo . Ecco, in quella occasione, al caldo del salottino,  André apparve più pensieroso del solito.
Qualcosa gli girava per la testa, lei lo sapeva.
Era tardo pomeriggio, Brigitta aveva pochi minuti prima portato loro della cioccolata e di li a due ore la cena sarebbe stata in tavola.

“Mi duole ammetterlo, Oscar…ma credo che l’ ultima carta da giocare sia…tu.”
Disse tutto con estrema calma, come suo solito.
Lei finì di sorbire la densa bevanda e quando la tazza fu vuota, la  posò sul tavolino tondo di fianco.

“…Io, André? “ domandò.
L’ uomo annuì e  prese tempo, quasi avesse timore di parlare.
“Dunque?” lo incalzò la donna.

André si alzò in piedi, raccolse le tazze e le posò sul vassoio poggiato sulla credenza dietro di loro. Quando tornò a sedersi lo fece con due bicchieri, colmi di  cognac tra le mani.

“Senti Oscar, io penso che si stia sbagliando approccio. Pensaci: abbiamo fatto tutto ciò che è stato in nostro potere  e non abbiamo ottenuto nulla se non indizi che, per quanto possano essere di tutto rispetto, rimangono ancora pochi e inutilizzabili.  Ma abbiamo tralasciato una cosa,  la più ovvia.”

“Vai avanti…” lo esortò la donna.
Lui la fissò.
“La Voisin, come ben sappiamo, è una ostetrica. Potresti recarti da lei con una…scusa, diciamo così. Chiaramente, io verrò con te…”
Oscar  bevve un sorso di cognac e guardò André, in attesa di una risposta.

“Non ti nego di averci già pensato ma , prima, ho voluto provare tutte le alternative. Se, poniamo il caso, volessimo mettere in pratica il tutto… Che cosa dovrei fare?” domandò.

André si alzò e si portò davanti al camino, per sistemarvi un po' di legna.

“Nulla: sarò io ad agire, in un primo momento. Andrò al bordello, chiederò di Narcisse e poi le domanderò se conosce…conosce qualcuno che può aiutare…mia sorella. Se otterrò un nome, un indirizzo, allora agiremo insieme.

Oscar ascoltò tutto con estrema attenzione, ma non riuscì a trattenere una risata: di tutte le cose che aveva fatto durante la sua carriera, farsi passare per la sorella di André le mancava.

Tua sorella? Ma se non ci assomigliamo nemmeno per dispetto!” esclamò.

André sorrise.
“Beh, posso sempre dire che abbiamo madri diverse….” Butto lì.

Oscar continuò a fissare l’ uomo in volto; subito tornò seria , affermando che per lei poteva andare bene.  Quella strana idea rappresentava l’ultima cosa da fare e, visto che lei , comprensibilmente, voleva arrivare a fondo e risolvere il dilemma, diede il suo benestare.

“…d’ accordo, fratello. Quando cominciamo?”
 
Lui finì di sistemare la legna e si alzò in piedi, appoggiando il gomito alla cornice del camino.
“Anche ora, se vuoi. Mancano alcune ore prima che il bordello apra i battenti…posso andarci subito.”
Oscar iniziò a giocare nervosamente con alcune ciocche di capelli.
Infine, si alzò a sua volta.
“Bene. Mettiamoci al lavoro, dunque” disse e, per il successivo quarto d’ ora, definì con André la precisa strategia da applicare, pregando dentro di sé che non succedesse nulla.

 Il suo André aveva già rischiato abbastanza…





 Verso le otto e mezzo un André  vestito alla bell’ e meglio , completamente calato nella parte  del fratello affranto e preoccupato,  lasciò Oscar sola nel salottino e si dileguò in direzione del bordello: come pensava, la casa d’ appuntamenti non era ancora aperta dunque, infilatosi nell’ ultimo vicolo di via Breguet e  raggiunta  l’ uscita di servizio, prese a bussare  vigorosamente sulla piccola porta in ferro. Dopo alcuni istanti, un uomo corpulento e dall’ espressione torva gli aprì, convinto fosse uno dei fornitori; quando se lo trovò davanti però richiuse subito la porta, pensando fosse invece
 l’ ennesimo scocciatore molesto. Ma André, che aveva previsto la mossa, lo fermò in tempo usando la sua gamba come… perno, riuscendo ad ottenere uno spiraglio; quindi , subito, attaccò la storiella che si era preparato.

“Vi prego, Signore, ascoltatemi: ho necessità di parlare con Narcisse. Non cerco avventure e non sono qui per farvi perdere tempo. Mi serve una informazione…Datemi una opportunità, vi prego!” supplicò.

L’ altro lo fissò con aria interrogativa.

“Si, si dicono tutti così! Sentite, anche se volessi, non saprei come aiutarvi. Dovrei parlarne con la Signora  e…giusto per informati, qui non c’è nessuna Narcisse. Lei è morta tempo fa.” Rispose brusco. Narcisse? Morta? Eppure mi pareva in buona salute pensò André, innocentemente; dopo una frazione di secondo, tuttavia, realizzò e sentì sbiancarsi in volto.

 Per non dare sospetti, cercò di reagire come se nulla fosse.

“Evidentemente mi sono confuso. Vedege, io cerco una ragazza bionda, esile, bella, leggermente claudicante…”
L’ omone, sempre immobile sulla porta e fedele al proprio dovere,  fece mente locale.
“Ora che mi ci fai pensare c’ è una ragazza che somiglia alla tua descrizione, ma si chiama Astrid. E’ roba che scotta, cosa vuoi da lei?” domandò.

‘ Roba che scotta ‘ ?

André cercò di infilarsi in quella che era una cucina e vi riuscì, riprendendo la recita.
“Sentite, io vorrei solo avere da lei il nome di una…come si chiama?…levatrice, ostetrica?  Ecco, si…una ostetrica. Vedete, mia sorella è stata sedotta da un uomo, un vigliacco che nel momento in cui ha saputo della gravidanza, si è dileguato. Tutto qui. Non voglio arrecare ulteriore disturbo. Noi non siamo parigini, abitiamo qui da poco e non conosciamo nessuno. Narcisse, o come caspita di chiami, so che potrebbe aiutarmi. Sono stato con lei, una volta, so che è una persona buona, di cuore.”

L’ uomo, che disse di chiamarsi Vincent, lo fissò senza dire nulla.

“E va bene…ma io non voglio rogne, sappiatelo: vi verrò a prendere, dovessi girare tutta Parigi!” disse. Poi, fatti alcuni passi, fece per uscire.
“Aspettate qui, vedrò cosa posso fare…Non sapete quante persone bussano a questa porta per i vostri stessi motivi…accomodatevi li. Farò alla svelta” aggiunse  indicando uno sgabello di legno accanto ad alcuni sacchi di farina.

André  fece come richiesto e  lo osservò uscire da li, ripensando alle parole che aveva udito.
 
Narcisse è morta tempo fa…c’è una ragazza che somiglia alla tua descrizione, ma si chiama Astrid. E’ roba che scotta…

…Dunque… se…se lei fosse la Astrid a cui si riferisce il barone…perché mi ha aiutato, quella notte, dandomi degli indizi? Il Barone…a che gioco sta giocando?  Cosa vuole , da noi?

Alcune ipotesi, probabilmente ciò che poteva rappresentare una sorta di verità, iniziò a farsi strada nella mente di André. Doveva assolutamente conferire con  Oscar….



“Monsieur, Madame vi attende. Proseguite oltre quella porta e prendete il corridoio. Girate a destra. La troverete li.”

André a momenti si spaventò, tanto era preso dalle proprie elucubrazioni. Non erano passati che dieci minuti. In ogni caso si alzò e ringraziò Vincent con enfasi - promettendo lui una bevuta o qualsiasi cosa avesse richiesto in cambio di quel favore – poi si recò dove gli era stato indicato.
La tenutaria , già abbigliata di tutto punto e pronta per la serata,  lo squadrò da capo a piedi non appena entrò.

“Buonasera, Monsieur. Purtroppo, come credo saprà, non ho molto tempo da dedicarvi. La Maison aprirà tra poco.”
André  annuì,  non perse tempo né animo.

“Mi duole disturbarvi; mi rivolgo a voi perché la persona che cerco, Narcisse, mi è stato riferito non essere più qui. Avrei bisogno di un aiuto da lei… ”

La donna davanti a sè trasalì a quel nome, tuttavia fece finta di nulla, anzi, ridacchiò.

“Non  preoccupatevi, ci sono abituata. Vincent mi ha anticipato la vostra richiesta e, lasciatevelo dire, mon è la prima volta che capita; intendo dire che molte fanciulle, più di quante voi pensiate, vengono qui cercando aiuto, per restare nel totale anonimato. Ma un uomo…un uomo che bussasse alla mia porta  non era mai capitato. Ciò nonostante, per me non è un problema: fornirò a voi la stessa cosa che ho sempre dato alle altre persone, ovvero un nome.Sicuro. Ma vorrei prima sapere una cosa: cercate una soluzione o  una vendetta?”

André rimase basito. Con voce greve, rispose.  

“Vogliate scusarmi, Madame,  non so cosa intendiate ma …io cerco solo una persona, una qualsiasi, che possa aiutare mia sorella. Una donna del mestiere che sia discreta e che sappia fare il proprio lavoro. Non siamo ricchi, ma abbiamo qualche soldo da parte e soprattutto un buon nome da mantenere. Uno scandalo non farebbe al caso nostro. E’ tutto.Niente di più, niente di meno.”

La donna si avvicinò ad André  osservandolo a lungo, come aveva fatto all’inizio…forse  per capire se potesse fidarsi dell’ uomo.

 Lui rimase al gioco.
Madame infine si recò ad un tavolino poco distante e, in fretta – senza nemmeno sedersi - segnò alcune frasi su di un foglio che piegò e poi porse ad André.

“Capisco. Bene, qui troverà ciò che cerca…ed il relativo prezzo. Ora andate, si è fatto tardi; e….fate attenzione. Noi non ci siamo mai visti, né sentiti.”
André recepì l’ antifona: lasciò alla donna, anche se non richiesto, un sostanzioso mucchietto di livres. Quindi uscì, tornando diretto da Oscar. Erano passate poco meno di due ore, ma a lui parevano una eternità.



***                                           ***                                           ***                                           ***

Quando Oscar lo vide entrare, aveva appena finito di leggere alcune comunicazioni arrivate dal comando una mezz’ ora prima, nelle quali la si aggiornava sulla situazione sociale e politica della città; non era , quindi, decisamente di buon umore, quando lo accolse.

“Dimmi che hai buone nuove, André”  disse senza nemmeno salutarlo, i fogli ancora in mano.
Lui entrò nel salottino e si lasciò cadere, esausto, sulla sedia. Poi, prese il biglietto dalla tasca e lo lanciò ad Oscar.
“Ha fatto tutto come fosse la cosa più naturale del mondo, quasi fosse una consuetudine per lei, ed effettivamente me lo ha anche confermato.”
Oscar  aprì il tutto   e diede una veloce scorsa. André notò il momento in cui il suo sguardo andò a cadere sul nome,  perché la donna vi si soffermò parecchio.

“…Ma è lei? Ne siamo certi? Vi è solo un nome di battesimo…” domandò una Oscar sorpresa per
l’ inaspettato risultato.
Lui si tolse la giacca, si alzò, si versò l’ ennesimo cognac e tornò ad accomodarsi.

“Credo proprio di sì. Inoltre, ho scoperto un’ altra cosa, che potrebbe ribaltare la situazione.”

Oscar si fece seria.  

“Narcisse…non è chi dice di essere.”

“E chi sarebbe?... No, aspetta…non dirmi che…! ” André annuì.  Ingollò il contenuto del bicchiere d’ un colpo e rispose.

“Se stai pensando ad Astrid, hai ragione.”

A quelle parole, Oscar balzò in piedi, iniziando a camminare avanti ed indietro, nervosa.

“Ma che senso ha? Non è stata forse quella ragazza a raccontarti quella storiella strappalacrime? Vorresti dire che è stata tutta una farsa? Ed il Barone Branciforte? “
Oscar era livida di rabbia.

“Sono venuto a saperlo per caso, da Vincent, il tuttofare…”.
La donna arrivò davanti alla finestrella, dove si fermò, osservando la strada.

“André… credo proprio di aver capito cosa sia successo ma  una conferma ce la può dare solo questa Voisin quindi…mio caro, vediamo di trovarla alla svelta. Come pensavi di muoverti adesso?” domandò.
Lui prese a giocherellare con un legnetto che aveva raccolto dalla catasta di legna poco distante.
“ …agli occhi di tutti, tu dovrai essere mia sorella. Ho raccontato a Madame la classica situazione della giovane sedotta e abbandonata…quindi, Oscar, dovrai vestirti da donna, seguirmi e lasciare fare a me. Cerca solo di essere ehm…un filino più remissiva del solito.  Domattina, non troppo presto, ci recheremo all’ indirizzo che la tenutaria ci ha dato. Vedremo…vedremo poi cosa fare. Al momento.”
Oscar non era per nulla felice di vestire panni femminili ma non aveva altra scelta.

Malvolentieri, fece un cenno di assenso con il capo.

“ Riguardo al Barone, Oscar – perché so che li vuoi arrivare, come me del resto – beh, ci occuperemo di lui non appena avremo la situazione chiara. Una sola cosa dico: dobbiamo stare attenti. E’ più pericoloso di quanto si pensi.” Lei approvò ogni singola parola di André.

Preoccupata , si domandò se avvisare o meno il padre di queste novità; ma pensò fosse meglio di no.  Una cosa per volta, si disse ripensando a quella situazione assurda …Una cosa per volta, ripeté, chiedendosi in quali guai si era mai  cacciata. André, dal canto suo, uscì dalla stanza per andare a cambiarsi. Si sarebbero rivisti poco dopo.




***                               ***                                           ***                                           ****



Dopo una nottata intensa per nulla diversa da quelle che, per un motivo o per l’altro, essa aveva passato in quella casa, Oscar si alzò non appena aperti gli occhi e si diresse verso il manichino sul quale, la sera prima Madame Leguis , la governante, le aveva fatto trovare uno dei suoi abiti riadattati in fretta e furia alle proprie misure.
Lì, senza pensare a niente altro, lasciò cadere la vestaglia e indossò quel fardello , stando ben attenta a lasciarlo lasso, non troppo stretto. Alla fine, chiamò la moglie di Pierre, il custode e tuttofare affinché lo sistemasse per bene: una volta pronta, bussò quindi alla stanza di André, ma nessuno rispose; così, andò al piano terra dove notò che la stava aspettando. Lui, non appena la vide, fu tentato di dire qualcosa ma lei lo fermò all’ istante.

“E’ già imbarazzante di suo: ti prego, quindi, di non aggiungere altro” disse. André sorrise e allargò le braccia.

“In ogni caso, ti cade a pennello. Senti, Oscar, prima di dare il via a tutta questa pantomima, devo chiedertelo: sei davvero convinta? Siamo sempre in tempo a rimandare  o cercare una alternativa….”

Lei lo fissò come fosse uscito di senno.

“ Non ho fatto tutto questo per poi tirarmi indietro.Andiamo… e togliamoci  il  peso” rispose.
André si alzò dal tavolo dove aveva appena bevuto del caffè; si avvicinò e la prese sottobraccio.

“Bene. Hai tutto?” le domandò.
Lei mostrò lo stiletto che portava nella tasca della gonna,  lui la pistola che teneva nella tasca. Complici più che mai uscirono allora di casa, come due persone qualsiasi, pregando che tutto andasse per il verso giusto. Dopo aver camminato tra la gente e per i vicoli, chiacchierando amabilmente,  trovarono finalmente l’ indirizzo che cercavano ma…rimasero sbalorditi, nel vedere che si trattava di un palazzo tutt’ altro che cadente, come si sarebbero aspettati.  La signora, o chiunque ella fosse, non si trattava affatto male. Dopo essersi scambiati una veloce occhiata, André bussò al pesante portone.
 
Una donnicciola minuta dal viso affilato aprì loro, subito, quasi li avesse sentiti arrivare.

“Desiderate?” 

André , senza nemmeno aprire bocca, prese il foglio e lo porse alla donna la quale dopo averlo letto, li fece entrare senza fare ulteriori domande anzi, fornendo loro  indicazioni su dove trovare la Signora. Sempre in silenzio, i due percorsero stanze e corridoi di quello che era a tutti gli effetti un palazzo borghese,  fermandosi una volta raggiunta quella che doveva essere l’ anticamera di uno studio o di un salone, dove erano le sole persone presenti.  Dopo essersi seduti, nell’ attesa che qualcuno si mostrasse, i loro occhi iniziarono a raccogliere  ogni minimo dettaglio del luogo – dal colore delle tende agli oggetti che li circondavano.
Di lì a poco, una voce li invitò ad entrare: Oscar si alzò per prima, ma lasciò che André la precedesse.
Il luogo in cui  entrarono era…strabiliante e non per la bellezza, ma per un aspetto piuttosto bizzarro: le pareti erano coperte con carta da parati chiara sulla quale erano panneggiati tessuti borgogna; la stessa tinta rossastra ricopriva sedie, canapè, sgabelli ed un tavolo in legno massiccio. Ovunque, in quasi ogni spazio libero sotto, sopra, a lato del numeroso e ingombrante mobilio,  erano sistemati oggetti di varie fogge: un grande ritratto femminile, una bilancia, una cornucopia, bottigliette di qualsiasi forma, una sfera da chiaroveggente e perfino un gatto nero, impagliato…Ma della donna, nemmeno l’ ombra: a chi apparteneva, allora, la voce che avevano pocanzi ascoltato e che li aveva invitati ad entrare? I due non fecero in tempo a formulare una risposta che la stessa voce li richiamò, di nuovo,  facendoli voltare nella direzione dalla quale proveniva.

“Vi prego di scusarmi. Accomodatevi…”

A parlare fu una donnicciola dall’ aspetto qualunque che indossava un abito altrettanto insignificante, più che modesto; André prese atto che si trattava della stessa  donna che aveva visto in precedenza e quasi di sfuggita, anche se l’ espressione sul volto era totalmente diversa, più sicura, spavalda. Oscar si guardò intorno, pensando che sicuramente nel tempo in cui loro erano rimasti soli, la Signora li avesse osservati da chissà quale pertugio; André, invece, dopo la sorpresa si fece avanti,  riproponendo  il discorso che aveva preparato, da capo a piedi, senza tralasciare nulla.

Quella che doveva essere La Voisin ascoltò in silenzio, in modo a tratti disinteressato; infine, dopo una pausa a dir poco teatrale – uno di quei silenzi in partitura che Oscar detestava -  parlò.
“Eleonore , che voi conoscerete come Madame Manon, mi ha avvisata, tuttavia ne volevo avere conferma. Ditemi, fanciulla, siete certa di voler usufruire dei miei servigi? Ve lo devo chiedere per principio.”
Oscar lasciò perdere le proprie congetture,  si schiarì la voce e rispose.
“Si, Madame. Non posso permettermi di allevare un figlio da sola e nemmeno di gettare nello scandalo la mia famiglia. Mio fratello …” Oscar indicò con un gesto del capo André  “ ha provato a far ragionare il mio fidanzato, ma non ci è riuscito. Come vede, non ho scelta... ”

La donna, le mani in grembo, annuì, composta.

“Mademoiselle, vi devo ulteriormente avvisare: ci sono possibilità che, dopo il mio intervento, non possiate concepire, almeno per un anno e mezzo  a seguire. Nel mio lavoro non utilizzo …strumenti ma bevande, pozioni sapientemente create ad hoc.  Voi dovrete solo  fornirmi il vostro peso e l’ attuale stato di salute. Per il resto, attenetevi attentamente, e ripeto attentamente, alle mie indicazioni…”
Oscar, calata nella parte, abbassò il capo.
“Non ho alcun ripensamento, posso assicurarvelo:  se vorrete  concedermi questo favore, vi saprò ricompensare adeguatamente, risponderò ad ogni vostra richiesta economica, nel limite delle mie possibilità” disse. André mostrò i denari e arrivò in suo aiuto, approfittandone per affondare il colpo.
“Madame, perdonate l’ardire di questa mia:  la tenutaria della casa d’ appuntamenti mi ha riferito, in tono confidenziale,  che voi potreste aiutarci anche a…a dare una lezione al disgraziato che ha abbandonato mia sorella…”

La donna aguzzò lo sguardo, quasi una fiamma si fosse accesa dentro lei. Improvvisamente, cambiò atteggiamento.
“…non so di cosa stiate parlando, Monsieur…” rispose; infine, si alzò, domandò ad Oscar quanto le serviva e  aprì lo sportello di un mobiletto poco distante. Una volta afferrata una piccola boccetta verde  sparì oltre la porta dalla quale era entrata, nascosta sapientemente dalla carta da parati, a mala pena percettibile.  Oscar e André a quel punto rimasero in silenzio, attendendo pazienti.
 Era meglio non rischiare ulteriormente, non aggiungere una sola parola.
Quando tornò, una mezz’ora dopo, la donna aveva riempito la boccetta fino a metà, posandola tra le mani di Oscar come se fosse una sacra reliquia.

“Questo è ciò che vi serve. Dovete berlo tutto, al massimo in due riprese. Nel giro di qualche ora, vi sarete  liberata del fardello; quindi riposatevi, almeno fino alla fine della giornata ed anche per il giorno a seguire.  Che usiate o meno ciò che vi ho dato,  la mia tariffa è quella che vi hanno riferito.”

André si interpose tra loro.

“D’ accordo. Qui c’è il vostro compenso” disse ; quindi, eseguirono lo scambio e la donna più anziana si mise a contare i soldi.
“E’ tutto a posto. Potete andare.” disse, infine.

Oscar fu la prima ad uscire, senza nemmeno salutare; solo André accennò ad un piccolo inchino. Quindi, uscirono in silenzio.





“Quella donna mi ha messo i brividi” disse Oscar non appena furono usciti dal portone, mentre rifletteva al riguardo della direzione da prendere.
“Anche a me…” rispose André  emettendo un sospiro di sollievo “ ora però sbrighiamoci, togliamoci da qui: non credo che la faccenda sia finita, si è svolto tutto fin troppo alla svelta.”
Lei pensò che André avesse pienamente ragione; non solo non era finita, ma probabilmente erano – anche in quel momento – sotto l’ occhio vigile di qualcuno.

“Ti vedo pensierosa. Che cosa suggerisci di fare?” domandò l’ uomo.

Oscar si appoggiò con le spalle al muro e sollevò il viso verso il cielo.

“Dobbiamo rientrare in questa casa, voglio scoprire cosa si cela oltre quel salotto. Voglio vedere il suo laboratorio, se esiste; raccoglierne prove e, con quelle…andare poi nel caso recarmi a fare due parole con il conte…”
André non fu sorpreso di una tale risposta, anzi…

“Il problema è: come?”

La donna si guardò in giro.

“Potremo dividerci e girare intorno al palazzo, insomma…vedere se è possibile infiltrarci senza essere visti. In alternativa, aspettare che lei esca – dovrà farlo prima o poi –  ed entrare con qualche scusa.

André pensò che erano entrambe soluzioni pericolose…ma cosa non lo era mai stato, nella loro vita? Sollevò le braccia, le incrociò al petto, meditò ancora un attimo, infine…
“Trovo che sia più semplice la seconda opzione: attendere che esca ed infilarci in casa. Con quelle vesti, tuttavia “ disse indicando con un cenno del capo l’ abito di Oscar “ ti troveresti scomoda. Se vuoi un consigli torna a casa, sistemati. Io ti aspetterò qui…” disse.
Lei ne convenne. Conciata così non avrebbe avuto modo di muoversi agilmente e con comodità dunque, senza aggiungere altro, pronunciando un ‘torno subito’ mentre già si stava muovendo, si avviò a passo svelto verso il palazzo di zia Hildegarde: sempre più convinta che, nel bene o nel male, entro sera dovevano avere per le mani uno straccio di prova.
Era la loro ultima occasione.


Fu di ritorno entro tre quarti d’ ora. Aveva una espressione tirata.

“Ho incontrato il Barone. Lui non mi ha vista, ma io si,  l’ ho visto sfrecciare a tutta velocità dentro una carrozza. Narcisse o come diavolo si chiama era con lui, l’ ho intravista. Tu sei certo che quel Vincent sia una persona fidata, André?” chiese.

Lui sollevò leggermente le sopracciglia e allargò le braccia.

“Naturalmente non posso metterci la mano sul fuoco, Oscar…ma credo di si. Alla fine ho chiesto solo di poter parlare con lei, non ho fatto nulla di strano… “ rispose.

Oscar annuì.
“Tu, nel frattempo, hai notato qualcosa?” domandò.

Lui la afferrò per la manica della giacca e le indicò un luogo ad un centinaio di metri da li,
nell’ ennesimo vicolo.

“Laggiù, a sinistra, sembra che si sia una vecchia entrata di servizio; la porta non viene utilizzata da un bel po', è in legno e non dovrebbe essere difficile da manomettere. Ci sono stato prima, potremo entrare da li.”
Oscar fissò il punto indicato accertandosi anche che ci fossero adeguate vie di fuga.
Fatto ciò,  diede un cenno di assenso ad André e poi si incamminarono per raggiungere la vecchia entrata.

“Tu stai di guardia, io vedo cosa posso fare” disse lui mettendosi subito al lavoro per non  perdere altro tempo. Iniziò  saggiando consistenza e maneggevolezza; la porta risultava ovviamente chiusa, ma scardinarla non sarebbe stato difficoltoso.
“ …bene, direi che potremo anche farcela” disse ,in attesa delle decisioni di Oscar.
La donna controllò intorno a loro e pure le facciate delle case accanto. Lungo la piccola  strada, poco più di un vicolo, il passaggio era scarso; non vi erano entrate dirette alle abitazioni, ma solo finestre e, più in la , un paio di cancelli in ferro.
André si guardò  ancora intorno.
Una persona li stava raggiungendo, trascinandosi, stancamente. A parte quella, non vi era nessuno.

“Fallo, André.Ora!” esclamò la donna non appena il tale si fu allontanato.
 Lui fece appello alle sue forze e con un movimento deciso sollevò la porticina quel tanto per sfilarla dai cardini: la prima ad entrare fu  lei; seguita André che subito si affrettò a rimettere la porta al proprio posto.

“Tutto bene?” domandò Oscar. André, a parte il fiato corto per lo sforzo, annuì.
Entrambi, allora, sollevarono lo sguardo e ispezionarono il cortiletto in cui si erano ritrovati.

“Sembra non venga usato da parecchio tempo, quella legna e quelle botti, laggiù, sono rotte e colme di ragnatele” osservò Oscar. Lui, a sua volta ispezionò con lo sguardo il portichetto a due arcate sotto il quale erano riposte.

“Resta da capire se c’è una porta e dove ci conduce” rispose. Prontamente, si mosse e andò sotto il porticato.
“Ecco, qui” disse dopo una breve ricerca.
 Oscar osservò la piccola entrata.

Avevano entrambi il cuore in gola e i nervi a fior di pelle. Anche un solo piccolo, piccolissimo errore avrebbe mandato a monte la  loro ricerca.
Prima di iniziare a liberare il tutto, Oscar si allontanò da André, tornò nel cortiletto. Alzò lo sguardo  per l’ ennesima volta e notò che tutto era a posto. A parte ciò che avevano trovato ,non vi erano altre vie di uscita/entrata.

“Spostiamo tutto” disse, quindi. Iniziarono a lavorare, alla svelta, provando a non fare rumore. Quando il passaggio fu sgombro esaminarono la porta ed André si accorse subito  che non sarebbe stato semplice manometterla; al contrario di quella che dava sulla strada  la struttura era in ferro e presentava alcuni lucchetti.
“Ci servirà un grimaldello o qualcosa di simile” disse “ …Ed io ho con me solo un piccolo coltello…a parte la pistola, ovviamente… “
Oscar in quel momento prese dalla tasca della giacca lo stiletto.
“Prova con questo… magari…può aiutarti. Ha la punta fine, credo possa funzionare.”
Lui, poco convinto, iniziò allora manomettere la porta; il lavoro prese più tempo del previsto.
“André, sbrigati. Sento arrivare dei passi, dalla strada …”
Lui, il sudore negli occhi nonostante fosse l’inizio di dicembre, cercò di affrettarsi. Le mani agivano svelte, ferme.
“Hai fatto?” domandò lei, mentre i passi si avvicinarono.
“No, non ancora…”

In quel momento i passi si avvicinarono ed entrambi trattennero il fiato, pronti a tutto. Ma nessuno diede loro fastidio.
“…per fortuna…era solo qualcuno di passaggio!” esclamò André , quindi attese un attimo ancora e ritornò al lavoro. Contro ogni previsione…i lucchetti, visto anche le condizioni non ottimali, saltarono. Non persero tempo: pur  con un po' di difficoltà , viste le dimensioni del passaggio, si infilarono in quella che sembrava una cantina, richiudendo la porta in qualche modo.
Oscar, la prima ad entrare.
“Non è usata da molto tempo, direi” furono le prime parole di André, pronunciate sottovoce.
Lei lo fissò ed annuì, poi tornò a guardarsi intorno.
“ Confermo…non è usata da parecchio tempo. Ci sono solo carabattole, intravedo qualche mobile e vecchi stracci e…aspetta un attimo! Quella cosa laggiù cosa è?!” disse, indicando un largo panno scuro che sembrava coprire una superficie piana, forse una o più mensole.

André si avvicinò al catafalco scavalcando il cadavere di un roditore piuttosto grosso e, con un movimento rapido, tolse il pesante velo: quello che videro fu terrificante:disposti su due mensole vi erano dei barattoli in vetro, ognuno dei quali conteneva organi con tutta probabilità umani; la donna ne contò almeno sei, e poi ne vide altri,  al cui interno vi erano…feti. Bambini mai nati.
Su ogni contenitore era riportata una sigla.
Accanto a questi, ve ne erano altri, più piccoli, contenenti liquidi e, alcuni, quella che sembrava polvere.

“Mio Dio, ma questa donna è un mostro!” disse André lasciando cadere il panno che ancora teneva in mano. Oscar si fece seria.

“Non può avere fatto tutto da sola: le sigle riportate sono troppo specifiche per chi non è del mestiere, vi sono termini in greco, alcuni in latino. Ricordo che il dottore Lassonne, anni fa, mi insegnò alcuni trucchi del mestiere   che potevano tornare utili nel caso mi fossi ferita, spiegandomi che medici e speziali utilizzano spesso sigle specifiche nei loro miscugli. Me lo riferì, nel caso mi fossi trovata davanti a medicinali specifici” disse indicando le diciture.
André si abbassò per leggere da vicino.
Una smorfia di disgusto comparve sul viso dell’ uomo.
Oscar invece continuò la sua ricerca - per vedere di trovare altre cose simili - ma, a parte un vecchio armadio con appesi alcuni abiti logori, non vide nulla.  André, invece, qualcosa aveva intravisto: un passaggio, oltre l’ armadio che avevano giustappunto osservato.

“Oscar, di qua! Ho trovato un passaggio “ disse prontamente.
Lei lo raggiunse e, insieme spostarono il tutto.
Oltre l’ armadio effettivamente si apriva un passaggio che, non appena aperto, mostrò una stanza e poi un corridoio, più puliti ed accoglienti della cantina dalla quale erano appena usciti. Lentamente, trattenendo il fiato, lo percorsero tutto e mano che avanzavano, andò a delinearsi quelli che dovevano essere i sotterranei. Oscar allora cercò una scala che potesse portare ai piani alti e la trovò senza difficoltà.

Andrè si offrì di andare in avanscoperta.

“Tu seguimi, salirò io per primo” disse iniziando a camminare. Entrambi misero mano alle pistole.
La scala in legno, tremolante, li condusse senza problemi e interferenza alcuna fino al primo piano, sbucando nell’ ennesimo corridoio; qui si immobilizzarono poiché André notò che vi era qualcuno, in lontananza sentì un chiacchiericcio intenso.

“Ed ora?” disse ad Oscar.

“Restiamo nascosti, vediamo cosa succede… “

Trattenendo il fiato e con occhi sempre  bene aperti,  rimasero nascosti in una nicchia che notarono per caso alla loro destra; una volta fu tornato il silenzio, ripresero il loro cammino.

Quell’ ala non pareva abitata o, quando meno, non era usata dalla Voisin: lungo il passaggio osservarono si alcuni ambienti forse appartenenti alla servitù quindi…ecco spiegato il perché di una rara presenza umana; forse, le voci che avevano sentito appartenevano  a qualche cameriera che si era attardata o era tornata li per un motivo a loro ignoto.  Una volta che André finì di controllare tutto, camminando radente il muro e spiando nelle stanza, ripresero la ricerca rendendosi conto che quella casa era una sorta di labirinto, tanto si rivelò contorta.
 Corridoi, stanze, anticamere…nulla era lineare, continuo; ogni volta che arrivavano in un luogo, trovavano almeno altri corridoi o anticamere e, più di una volta, pensarono di essersi persi. In tutto questo, si accorsero che in quel palazzo erano presenti pochissime persone.
Dopo una ventina di minuti  e quasi demotivati da una ricerca che pareva andare a vuoto, André fece caso che la stanza nella quale erano appena  entrati assomigliava parecchio alla sala d’ aspetto da loro visitata poco prima. Oscar si  immobilizzò e lo stesso fece l’ uomo: sì, era certamente l’ esatto luogo. I loro sguardi cercarono d’ abitudine un posto adatto per nascondersi; ma trovarono tutt’ altro.
“Quella non è la porta dello studio?”  disse André, indicando un punto alla loro sinistra.
“Si…” rispose Oscar, che poi si incamminò in quella direzione e subito  posò l’ orecchio sulla porta.

“Non c’è nessuno: entriamo!” disse.
André afferrò la pistola e la sfilò dalla tasca, lei fece lo stesso.
Tutto continuava ad essere avvolto nel silenzio, come se gli occupanti della casa fossero usciti. Anche nello  studio ,come auspicato,  non vi era nessuno…quindi si divisero, controllando  qualsiasi cosa che potesse loro tornare utile. Non potevano perdere tempo: mentre André girava per la stanza, verificando eventuali spioncini ed attento a qualsiasi movimento, lei si occupò di frugare nella scrivania e negli armadietti, per recuperare quanto più materiale possibile. Una volta finito, Oscar si ritrovò per le mani un plico di lettere, alcuni flaconi ed un libro mastro. Era abbastanza.

“Andiamo, André, svelto!” disse, allota, tenendo ben stretto il bottino.

Senza indugiare ulteriormente cercarono la via del ritorno: davanti a loro stanze, corridoi, tutti uguali; di tanto in tanto qualche nicchia e spazi che sembravano murati da poco. In questo alternarsi di ambienti, a volte scevri di ogni abbellimento, a volte occupati da quadri alle pareti, Oscar e André finirono per perdersi.

“Ma…non è la stessa via che abbiamo fatto all’ andata?” esclamò Oscar, vedendosela brutta.  
“…ne ero quasi certo…ehi, Oscar, aspetta…laggiù--- C’ è una porticina: entriamoci, sia mai…” rispose pronto l’ uomo. Oscar camminò velocemente e aprì di scatto e con forza la porta, sperando di poterla utilizzare come nascondiglio…ma  davanti a sé vide una grossa ombra scura che andò man mal delineandosi, lasciandola senza fiato.

“Barone di Branciforte! Voi qui?”  esclamò Oscar, ben attenta a non fare cadere nulla, mentre il sangue le si gelava nelle vene.
Lui la fissò ed un ghigno comparve quasi immediatamente su quel viso che lei ricordava, un tempo, affranto.

“Potrei dire la stessa cosa di voi. Che ci fate qui?”

André, dietro ad Oscar di un passo, trattenne il fiato.

“Diciamo che avevo bisogno di un consulto da parte della Signora” rispose Oscar in modo sarcastico. L’altro uomo, di fatto scoperto,  provò ad alzare le mani su di lei; fortunatamente, la donna non solo schivò il colpo, ma gli sgattaiolò  in mezzo le gambe, rialzansosi iniziando a correre. André non attese oltre e iniziò a correre a sua volta.
In nobiluomo, preso inizialmente alla sprovvista, sguainò poi la spada, brandendola verso i due fuggiaschi e cercando di raggiungerli; ma loro , nonostante proseguissero alla cieca, furono più svelti e in tal modo si venne a creare una discreta distanza.  In poco tempo e con enorme sorpresa, riuscirono con una ottima dose di fortuna a raccapezzarsi e raggiungere la cantina attraverso la quale erano entrati in casa e poi il piccolo cortile.
André afferrò la porticina in legno; il Barone di lì a poco li avrebbe raggiunti, non poteva attardarsi. Tuttavia,  uno dei cardini si era incastrato, rallentando di molto l’ operazione.
Oscar, di guardia, vide il Barone avvicinarsi sempre più e si trovò costretta ad estrarre la spada, ingaggiando di fatto un duello. Quando André, stanco di armeggiare, diede disperato un calcio alla porta, si voltò, afferrò Oscar e iniziarono a correre.

“Maledetti, maledetti!...vi acciufferò, statene certi!” urlò il Barone; André strinse la mano di Oscar.
“Sbrighiamoci…si mette male!”
Oscar, con la mano libera sistemò la spada nel fodero e poi prese la pistola.

“Non vorrei arrivare a tanto, ma se serve…”

Il Barone avanzava sempre più e un attimo prima che riuscissero a raggiungere la strada,Oscar si sentì afferrare e strattonare.

“André…aiutami! “esclamò.

Lui non se lo fece ripetere due volte: si fermò, sferrando un pugno in pieno viso all’ altro uomo, pugno che però non sortì alcun effetto.

“…Credete di cavarvela così, eh?” esclamò il nobile, difendendosi .
Con un pugno tramortì André, lasciandolo riverso sul selciato ed Oscar, senza badare più a nulla, si inginocchiò al suo fianco, picchiettando la spalla con vigore. Alcune persone, nel frattempo, si erano riversate sulla strada; tra di esse, alcuni uomini appartenenti alla compagnia comandata dalla donna, in quel momento impegnati in una ronda. Tutto, nel giro di pochi secondi.
“Ma è…il nostro Comandante!” sentì dire Oscar, riconoscendo la voce di Julian e Maurice.
Subito dopo sentì alcuni passi e notò che i suoi uomini si erano interposti tra lei ed il Barone, i fucili spianati.
Oscar allora, con uno sforzo, cercò di fare alzare André; semi incosciente, lui seguì le indicazioni della donna e insieme percorsero alcuni passi.

“Non finisce qui” sentirono dire al Barone di Branciforte. La voce rimbombò tra i vicoli.

In quell’ esatto istante, a pochi metri di distanza, si fermò una carrozza.
“Salite, presto!” disse una voce dall’ interno. Oscar non se lo fece ripetere due volte e, caricando il corpo massiccio di André in qualche modo, salì. Davanti a lei si trovò una donna: la stessa che aveva visto insieme al nobiluomo una fredda mattina.

“Vi prego, fidatemi di me” disse la donna senza aggiungere altro, porgendole la mano per aiutarla.
Oscar allora prese posto, sostenendo André, intontito.
“Astrid, giusto? Credo dovreste spiegarci molte cose…” domandò in modo secco, quasi maleducato. L’altra mosse la testa per confermare.
“Si, ma non ora. Allontaniamoci da qui. Nel tragitto, se avrete pazienza,   vi racconterò tutta la verità.”
Astrid diede un colpo al tettuccio della carrozza, che partì all’ istante, a spron battuto.
“Dove andiamo, se posso chiedervelo?”

La donna più giovane si sporse in avanti, accarezzando il viso di André,
“Vi porterò fuori Parigi, al sicuro.” rispose.

La carrozza prese a correre sempre di più.
“Spero che questo non sia l’ ennesimo scherzo del destino, Madamoiselle, perché in tal caso non vi assicuro riguardo le mie reazioni” mormorò Oscar.
Astrid annuì e prese a guardare fuori dal finestrino.

“Se siete pronta ad ascoltarmi, vi dirò tutto.Visto che siete impaziente,lo farò subito.”

Oscar la fissò con una espressione torva. Poi, fissò André.

 Astrid, dopo l’ ennesimo attimo di silenzio, prese quindi a parlare, senza più fermarsi per le tre ore che seguirono.  
   
 
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