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Autore: Dreamer47    15/03/2023    1 recensioni
È il 2005.
Sam e Dean sono ancora all'oscuro dei piani di Azazel.
Le loro giornate sono intrise di mostri e di streghe, vogliono ancora trovare John ed uccidere l'assassino di Mary, quando una ragazza incontrata per caso entrerà a far parte della loro vita.
Hunters' legacies non è solamente la storia dei fratelli Winchester, ma anche quella di Abby Harrison, una giovane ragazza dal cuore spezzato e dal destino turbolento il cui unico scopo è la vendetta.
Insieme, riusciranno ad ottenere ciò che vogliono più di ogni altra cosa.
Genere: Erotico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: AU, Soulmate!AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Più stagioni
Capitoli:
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Hunter's Legacies
Capitolo 52
 

Sbatté le palpebre un paio di volte, mentre la luce filtrava dentro la stanza attraverso la finestra e sentí ogni fibra del suo corpo rilassata come non le succedesse da anni. 
Si trovò sdraiata sul petto nudo dell'uomo ed Abby sollevò il viso per osservare Edward dormire serenamente mentre la stringeva a sé con il braccio destro. 
Sentí il cuore battere velocemente al ricordo di come fosse stata bene con Edward quella notte, di come fosse stato premuroso e delicato nei suoi confronti, dopo essersela caricata addosso ed aver fatto le scale per portarla nella sua casa al piano di sopra senza mai smettere di baciarla.
Abby gli sfiorò il petto con una carezza dolce depositandogli un bacio sulla pelle mentre tutti i momenti che trascorsero insieme quella notte tornarono nella sua mente scaturendo in sé tante di quelle emozioni da farla tremare ancora una volta. 
Tutti i baci famelici di assaggiarla, di prenderla e di averla finalmente sua e tutti quelli dolci e carichi di desiderio. 
Abby aveva ancora la sensazione di sentire le sue mani muoversi sul suo corpo, delle sue labbra che scivolavano sulla sua pelle per esplorare il suo corpo. 
Ed Abby aveva fatto lo stesso con lui, mettendosi a cavalcioni su Edward e spogliandolo e baciando ogni singolo centimetro di pelle che avesse a portata delle sue labbra. 
E quando Abby lo aveva sentito scivolare dentro di sé, il suo cuore era tornato finalmente tutto intero. 
Senza ombra di dubbio, quella notte l'avrebbe sempre ricordata come una delle migliori che avesse vissuto. 
Sorrise sentendosi davvero felice mentre ancora lo guardava dormire e gli sfiorò il viso, prima di depositargli un casto bacio sulle labbra. 
Le sarebbe piaciuto passare un altro po' del suo tempo insieme a Edward, svegliarsi insieme e continuare da dove si fossero interrotti la sera precedente perché davvero stanchi, ma doveva andare quindi si tirò a sedersi senza fare troppo rumore. 
Erano le sette meno un quarto: avrebbe sicuramente fatto tardi se non fosse partita subito per il bunker e si sarebbe persa la colazione insieme a Mary; ma proprio quando si piegò per afferrare la sua maglietta da terra per indossarla nuovamente, le braccia dell'uomo alle sue spalle l'attirarono con forza contro il suo petto, stringendola a sé e depositandole un bacio fra i capelli profumati.
"Buongiorno rossa". 
Abby sorrise con felicità e si voltò verso di lui incrociando il suo sguardo: il contatto visivo era qualcosa che caratterizzasse il loro rapporto sin da quando si fossero incontrati la prima volta, ma la notte precedente non avevano smesso neanche una volta di guardarsi negli occhi e di comunicare in quel modo. 
Edward sorrise con dolcezza e si chinò su di lei per annullare la distanza fra di loro con un bacio non proprio casto a cui Abby non si sottrasse, ma anzi si aggrappò di più al suo corpo. 
Quando il desiderio si accese nuovamente dentro entrambi e Edward scese a baciarle il collo con dolcezza e fece vagare le mani sul corpo della ragazza con molta brama di averla ancora, Abby rise divertita e lo scostò appena scuotendo la testa. "Non fare così adesso, non posso restare ancora, Ed".
Si liberò della presa delicata dell'uomo che la guardò con aria confusa e scese dall'ampio letto per indossare i pantaloni con uno scatto sentendo gli occhi dell'uomo piantarsi su di lei probabilmente perché voleva delle spiegazioni, per poi sedersi sul bordo del letto con l'aria ancora parecchio assonnata. "Ma dove vai? Avremo dormito un'ora al massimo, rossa". 
"Lo so, ma devo tornare a casa da Mary.." sussurrò Abby accennando un sorriso verso di lui e sedendosi accanto a lui per indossare le sue scarpe, e fece per scattare in piedi quando il ragazzo la trattenne. 
"Aspetta, aspetta solo un momento.." sussurrò Edward accennando un sorriso, carezzandole una guancia e guardandola in viso per studiare il suo volto, e quando trovò ciò che cercava sorrise di più e addolcí la sua espressione. "Dio, sei così bella".
Abby lo sentí avvicinarsi fino a colmare la distanza fra di loro baciandole le labbra con dolcezza e facendo sparire tutti i suoi problemi, e la ragazza si ritrovò ancora una volta a ricambiare il suo bacio e le sue carezze, fino a quando lo sentí adagiarsi su di lei e distendersi sul suo corpo mentre quel bacio diventava sempre più profondo e intenso; Abby rise di gusto e sfuggí da quel contatto, rimanendo sotto di lui e guardandolo con spensieratezza. "Non vuoi proprio lasciarmi andare oggi, eh?". 
"Ti ho appena avuta, rossa. Non è facile per me permetterti di sgusciare fuori da questo letto". Edward sorrise e la guardò negli occhi, sfiorandole il viso e dandole un veloce bacio sul naso, per poi guardarla con aria più seria. 
Abby sorrise serenamente mentre lo spingeva via dal petto nudo con delicatezza, tornando a sedersi e scuotendo la testa mentre continuava a guardarlo nello stesso modo in cui avesse fatto la notte precedente. "Non uscirei dal tuo letto se non fosse per Mary, lo sai".
"Lo so, questo l'ho capito". Edward sospirò lentamente e le sfiorò la guancia con dolcezza, ed Abby si appoggiò alla sua mano mentre sentiva il cuore batterle più velocemente nel letto. "Ma non è comunque facile lasciarti andare". 
Abby sorrise e si morse il labbro inferiore mentre lo osservava sedersi al suo fianco ed intrecciare le dita alle sue, stringendola più vicina a sé; nei suoi occhi lesse tutto ciò che anche lei provasse e che avesse provato la notte precedente e prese un respiro lungo, avvicinandosi a Edward ancora una volta e baciandolo sentendo il respiro accelerato. 
Si allontanò dall'uomo con un sospiro, alzandosi e afferrando la sua giacca di pelle dallo schienale della sedia posta vicino ad un piccolo tavolo nella stanza di Edward, infilandola e lasciando cadere i lunghi capelli dietro le spalle. "Devo proprio andare adesso". 
Edward accennò un sorriso scontento perché sapeva di non avere alcuna possibilità di convincerla a restare e si diresse verso il suo armadio, estraendo ed indossando un paio di shorts grigi, e le si avvicinò ancora a petto nudo facendole segno di seguirlo, e per Abby fu molto difficile distogliere lo sguardo da quel corpo statuario. 
Le prese una mano fra le sue e la condusse nuovamente nel locale attraverso la scala interna che lo collegasse all'appartamento al piano di sopra, e Edward le aprì la porta del locale con una mano ed un grosso sorriso, seguendola poi fino alla sua auto. 
Le aprì lo sportello ed Abby stava quasi per entrare, quando Edward la trattenne per un braccio e la guardò nuovamente alla luce del sole sorto da poco, carezzandole una guancia. "Finirà quando andrai via da qui o hai intenzione di rivedermi?". 
Abby lo guardò per un lungo istante e una parte di sé avrebbe voluto dirgli che sarebbe finito tutto lì, che non volesse più vederlo, che non poteva e che non se la sentiva ancora, ma la ragazza gli sorrise felice ed annuì stringendo la sua mano. "Tornerò stasera, ok?".
Edward lesse la sincerità nel suo sguardo e annuì assumendo un'espressione più tranquilla, specialmente quando Abby lo spinse a chianarsi nuovamente su di sé per baciarlo con la stessa avidità della notte precedente; fece vagare le mani sul suo corpo e la spinse contro la portiera, baciandola con forza. 
"Non ti lascerò andare se continui a fare così, rossa". Edward sorrise contro le sue labbra quando si discostarono appena per prendere fiato e si guardarono negli occhi, e Edward fu sicuro che Abby sarebbe davvero tornata da lui. 
"Beh, conserva le tue energie per stasera allora, bartender".
La ragazza sorrise divertita e lo vide discostarsi quel tanto che bastava per guardarla meglio negli occhi, chiedendosi come avrebbe fatto ad aspettare che l'intera giornata passasse prima di rivederla ancora.
Le permise di entrare in auto e le chiuse lo sportello dopo averle rubato un bacio a fior di labbfa.
Poi le fece l'occhiolino e la osservò mettere in moto ed uscire dal posteggio, e Edward sospirò lentamente mentre la sua auto spariva nella strada. "A stasera, rossa".


Scese la grande scala del bunker con un sorriso sul viso sentendosi davvero piena di energie nonostante avesse dormito solo poche ore, e subito passò davanti alla grande sala comune che trovò vuota; camminò per il corridoio fino ad arrivare alla cucina, dove trovò Dean seduto sulla panca del tavolo che stesse raccontando l'ennesima favola alla piccola Mary per farle finire la colazione. 
Abby si sentí un po' dispiaciuta perché avrebbe voluto esserci quando sua figlia avesse aperto gli occhi quella mattina, eppure ci aveva messo tanto a tornare al bunker; si fece avanti all'interno della cucina schiarendosi la gola per farsi notare dalla bambina, che subito si voltò e sgranò gli occhi quando vide sua madre sorriderle.
Mary mollò la presa sul padre e corse nella direzione della donna, sollevando le braccia per essere presa ed iniziando a raccontarle tutto ciò che gli zii Sam e Dan le avessero insegnato nel week end che passò al bunker; Abby sorrise e la strinse più forte a sé, baciandole la tempia e sedendosi sulla panca opposta rispetto a quella di Dean, che le apparve appena più irrigidito quando la vide entrare. 
La donna continuò a far mangiare sua figlia tenendola sulle sue gambe e la strinse forte, raccontandola la vecchia favola del leone che suo padre Jack le raccontava quando anche lei fosse solo una bambina; presto la cucina si animò quando anche Sam e Dan vi entrarono e fu impossibile per Abby non notare gli sguardi che i tre ragazzi si stessero scambiando furtivamente. 
Sollevò un sopracciglio con aria indagatrice e si sollevò portando con sé anche Mary, avvicinandosi a Sam che fosse il più vicino e accennò un sorriso di cortesia quando porse la figlia fra le sue braccia, dicendo a Mary che lo zio Sam l'avrebbe portata a fare un bagnetto superdivertente e quando la bambina chiese di immergere anche le sue bambole, Abby vide Sam roteare gli occhi e sussurrare un piccolo ci risiamo
Aspettò che Sam portasse via Mary e alternò lo sguardo fra Dean e Dan, mettendo le braccia contro i fianchi e fissandoli con aria accigliata. "Beh? Che è successo ieri? Com'è andata all'inferno?". 
Dean sorrise amaramente e si voltò con il corpo verso Abby, in piedi vicino all'isola di metallo, e sollevò un sopracciglio appoggiando il gomito destro al tavolo e la guardava con aria accigliata e furente allo stesso tempo. "Se ti interessava così tanto, potevi venire ieri. Oggi è troppo facile presentarti qui e chiedere spiegazioni, non trovi?". 
Abby aggrottò subito le sopracciglia guardandolo con aria confusa e percependo della rabbia nelle sue parola, ma decise di non dargli peso e si voltò verso il fratello, chiedendo spiegazioni a lui. 
Vide Dan fare il giro attorno all'isola di metallo e appoggiarsi con i gomiti ad esso piegando la schiena, guardando la sorella con aria stranita. "Beh, le visioni di Sam non sono proprio state mandate da Dio..". 
Abby ascoltò molto attentamente l'aggiornamento del fratello, che le spiegò come Lucifer avesse architettato quel piano pur di uscire dalla gabbia per convincere Sam che fosse l'unico in grado di rinchiudere nuovamente l'Oscurità, e la ragazza scosse la testa perché era proprio tipico di Lucifer. 
Si morse il labbro e continuò a parlare con lui, sentendo come Sam fosse rimasto in gabbia per molto tempo con Lucifer per via di un accordo segreto fra Satana e Rowena, ed Abby non fu sorpresa neanche di questo, perché era tipico di Rowena trovare la creatura più potente e farsela amica. 
"Ma lui è rimasto in gabbia, giusto? Non c'è possibilità che Lucifer scappi da lì?".
"Resterà in gabbia fino alla fine dei tempi, decisamente non grazie a te!" esclamò Dean senza potersi trattenere, guardandola in cagnesco e fulminandola con lo sguardo. 
Prima ancora che Abby potesse guardarlo, si voltò verso il fratello per chiedere silenziosamente delle spiegazioni, ma vide come Dan sollevò le mani a mezz'aria e si tirò fuori dalla discussione scuotendo la testa, così Abby si trovò costretta ad incrociare lo sguardo furioso di Dean e sentí la rabbia montare dentro di lei, perché era lei a dover essere arrabbiata per ciò che avesse visto la sera precedente. "Ti sei svegliato con la luna storta oggi? Hai dormito male stanotte, mmh?". 
Dean sorrise amaramente e scosse la testa, continuando a guardarla storto come probabilmente non aveva mai fatto, lasciando che leggesse nel suo sguardo la delusione e l'assoluta rabbia nei suoi confronti mentre si alzava e raggiungeva la porta. "Beh, sicuramente la notte che hai passato tu è stata molto più piacevole della mia". 
Abby lo vide uscire dalla cucina e sparire nel corridoio e subito sgranò gli occhi, guardando il fratello che teneva lo sguardo basso: non c'era nessuno al mondo che conoscesse Dan come lei, così Abby lo guardò seria e assottigliò gli occhi afferrandolo dal braccio e costringendolo a parlare. "Dimmi subito che è successo!".
Dan sollevò lo sguardo verso il suo e sospirò, passandosi una mano fra i capelli scuri e facendo spallucce; non spettava a lui dire alla sorella ciò che fosse accaduto la notte precedente, né il modo in cui Dean fosse rincasato al bunker e avesse svegliato tutti fracassando una sedia contro il muro della sala comune perché non ragionava più. "Abby ti sei cacciata in un bel guaio stavolta e non ho idea di come potrai tirartene fuori, sorellina". 
"Che vuol dire? Che è successo?". 
Dan la vide sgranare gli occhi e stringere la presa sul suo braccio, così sospirò e fece nuovamente spallucce. "Ieri sera eravamo tutti preoccupati perché non rispondevi al telefono e Dean aveva paura che ti fosse accaduto qualcosa, che Amara ti avesse presa in qualche modo, ed è venuto a cercarti: ha seguito il GPS del tuo telefono ed è arrivato nel bar del tuo amico Edward e lui.. Dean vi ha.. visti. E quando è tornato qui era sconvolto".
Come se si trattasse di una molla, Abby schizzò immediatamente in mezzo al corridoio senza neanche rendersene contro mentre la forte rabbia cresceva dentro di lei, e si mosse velocemente fino a raggiungere la sala comune mentre sentiva il cuore battere velocemente nel petto, un po' per l'ira e un po' perché l'ultima persona che avrebbe dovuto scoprire ciò che avesse fatto la notte precedente era proprio Dean. 
Vide il ragazzo seduto a capotavola proprio sotto la scala di ferro battuto mentre sfogliava qualche articolo sul suo portatile alla ricerca di qualche fatto strano che potesse attirare la sua attenzione; Abby non ci pensò due volte prima di strattonarlo con forza fino quasi a fargli cadere il computer a terra, se solo Dean non lo avesse afferrato in tempo. 
"Come ti sei permesso a seguirmi?!". 
Il ragazzo la guardò e vide dentro di lei la stessa furia che ardesse dentro di lui e si ritrovò a stringere forte i pugni sentendo immediatamente la stessa voglia di spaccare ogni cosa che si fosse impadronito di lui quella notte quando fosse tornato al bunker. 
"Rispondimi!" esclamò Abby in preda furia alla cieca, scavalcando la sedia e avvicinandosi a lui per spintonarlo direttamente sul petto, facendolo indietreggiare con forza. 
"Non ti ho seguita: ti stavo cercando, ero preoccupato. Ma devo essermi preoccupanto per niente, dato come te la stavi spassando!" esclamò Dean smettendo di guardarla in cagnesco e ferendola con lo sguardo, perché prese a guardarla con una forte e sprezzante indifferenza. 
Abby sentí gli occhi pizzicare e ricacciò indietro le lacrime, stringendo forte i pugni e trattenendosi dal colpirlo dritto in viso perché non riusciva a sopportare che proprio lui parlasse in quel modo con lei; gli puntò un dito contro e lo fulminò con lo sguardo. "Vieni a farmi proprio tu questo discorso? Volevi solamente aggiungere una divinità alle tue conquiste oppure era solo l'ennesimo modo per ferirmi?". 
Un milione di pensieri iniziarono ad affollare la mente del ragazzo, specialmente perché in quel momento avevano ancora tantissimo lavoro da fare e l'Oscurità da rimettere in gabbia, ma rimase in silenzio per un lungo istante mentre iniziò a formulare un'idea che lo spiazzò e lo costrinse a guardarla con aria scioccata. "Sei stata a letto con il tuo amico barista perché mi hai visto baciare Amara?". 
La bocca di Abby si spalancò per dire un immediato e forte no, perché Edward le piaceva e le stava dando una mano a ricominciare, ma la ragazza rimase in silenzio a fissare gli occhi di Dean che la stavano studiando e stavano cercando di capire dove dimorasse la verità, ma Abby si sottrasse presto a quel contatto abbassando lo sguardo; scosse la testa e si voltò pronta a lasciarlo lì senza una risposta perché non voleva affrontare quell'argomento con lui senza averlo prima chiarito con sé stessa, ma presto la presa ferrea di Dean sul suo polso la fece desistere dall'allontanarsi, specialmente quando gli intimò con tono veramente alterato e perentorio di rispondere alla sua dannata domanda.
Abby si liberò dalla sua presa e lo guardò in cagnesco mentre avvertiva i suoi occhi diventare sempre più lucidi e avvertiva la sua voce tirarsi sempre di più. "No, Edward mi piace davvero. Ma vederti baciare Amara dopo che neanche quarantotto ore prima avevi detto di amarmi ancora, mi ha incentivata a decidere di andare avanti". 
Dean indugiò per dei lunghi istanti nei suoi occhi arrossati e presto la sua maschera di indifferenza crollò a tal punto che fu costretto a distogliere lo sguardo e a voltarsi; si lasciò scappare una risata nervosa e si passò l'indice ed il pollice della mano destra agli angoli delle labbra, scuotendo la testa e sospirando rumorosamente. 
"Non l'ho baciata perché lo volevo, ma perché dovevo" disse Dean scuotendo la testa ancora una volta e prendendo un lungo respiro per placare il cuore che battesse più veloce nel suo petto, e si voltò lentamente fino ad incrociare nuovamente il suo sguardo confuso e che non capiva cosa stesse dicendo. "Amara può leggermi nella mente e tutte le volte che l'ho vista ho sempre tirato su un muro dentro di me, dietro cui ho nascosto te e Mary perché non volevo che lei sapesse di voi, volevo proteggervi. Ma ieri mi ha baciato e io ho visto l'occasione per tentare di ucciderla con la Lama angelica. Se tu fossi rimasta ad osservare per qualche altro secondo mi avresti visto pugnalarla a morte, se solo la Lama non fosse stata inutile con una creatura come lei".
Abby rimase frastornata da quelle parole, guardandolo con aria confusa e spaesata mentre sentiva il pavimento crollarle sotto i piedi; vide la sua espressione piegarsi in un sorriso divertito, come a dirle che quella fosse l'ennesima dimostrazione dell'enorme scherzo cosmico che la fosse la sua vita. "Tu ci stavi proteggendo?". 
"Andiamo, dopo tutti questi anni non hai capito che agisco unicamente per proteggere la mia famiglia?" chiese Dean retoricamente allargando le braccia e sospirando, voltandosi nuovamente verso la parte opposta pur di non vedere più il senso di colpa nascere nei suoi occhi. "Comunque ho fallito, perché Amara è riuscita a buttare giù il muro e adesso sa di voi, quindi è stato tutto inutile". 
Abby rimase interdetta per qualche secondo, puntando il suo sguardo sulla sua schiena e sentendosi così piccola e cattiva in confronto a lui; si spazzò via le lacrime dalle guance e scosse la testa, tirando su con il naso mentre si chiedeva cosa avrebbe potuto fare a quel punto. "Che vuol dire che ti legge nella mente?". 
Dean si voltò a guardarla con aria perplessa, perché non riusciva a credere che le uniche parole che le fossero uscite dalla bocca fossero proprio quelle; avrebbe apprezzato sentirle pronunciare delle scuse per aver pensato che proprio lui avrebbe abbandonato suo fratello da solo all'inferno con Rowena e Crowley solamente per avere la possibilità di stare con Amara, anche se non avrebbero potuto far cambiare assolutamente nulla. 
Scosse la testa e sorrise amaramente, sospirando ed incrociando le braccia al petto mentre rimaneva a distanza. "Lo sai: io e lei siamo collegati per via del Marchio e qualsiasi cosa io senta per te, lei la proietta su di me". 
Abby strinse la mascella mentre sentiva il suo sguardo pesare come un macigno e infierire su di lei, sentendosi piccola come una bambina; lo vide fare qualche passo verso di lei avanzando lentamente, mentre la osservava con aria sinceramente dispiaciuta perché un po' Dean sentiva che le cose fra loro fossero precipitate anche per la sua mancanza di comunicazione. 
Probabilmente se non avesse tenuto per sé il suo piano, la situazione avrebbe preso una piega diversa. 
La guardò con insistenza e sospirò rumorosamente mentre sentiva uno strato lucido apparire sui suoi occhi, e subito Dean distolse lo sguardo scuotendo la testa. "Potevi scegliere se venire qui e arrabbiarti a morte con me e ricevere una spiegazione, oppure andare dal tuo amico Edward e divertiti un po'. Ma suppongo che tutto questo non abbia più importanza, giusto? Hai già fatto la tua scelta, Abby". 
La sorpassò senza aggiungere altro o aspettare che la ragazza potesse mettere in fila i suoi pensieri confusi e trovare le parole per controbattere, e si diresse a grandi passi verso il corridoio alle sue spalle per raggiungere suo fratello e Mary, cercando di scrollarsi di dosso la sensazione che fosse tutto andato a rotoli sotto il suo stesso sguardo. 
Furono inutili i richiami da parte di Abby, che gli chiese di aspettare e che non avessero finito di parlare perché Dean si rese sordo a quei richiami, ormai troppo stanco e deluso anche solo per poter continuare il discorso, lasciando Abby da sola in quella stanza a riflettere sulle scelte che avesse fatto. 


La notte buia veniva illuminata dai lampioni sul ciglio della strada mentre la sua auto azzurra masticava i chilometri ad una velocità moderata, dato che Abby aveva smesso di schiacciare il piede sull'acceleratore da quando avesse avuto Mary, guidando con cautela per proteggerla al meglio; guardò lo specchietto retrovisore ed accennò un sorriso amorevole verso la sua bambina, che dormiva beata sul seggiolino con la cintura ben salda sul petto. 
Tornò a guardare la strada con aria stanca e più seria, e si ritrovò a sospirare rumorosamente pensando che si fosse cacciata in un grosso guaio e che non aveva la più pallida idea di come rimettere le cose a posto, non quella volta. 
Il flusso dei suoi pensieri venne interrotto dal suo cellulare che prese a squillare ed Abby sospirò rumorosamente, chiudendo la chiamata di Edward pensando di essere davvero una grande stronza e che probabilmente avrebbe fatto meglio a lasciarlo andare per non coinvolgere anche lui nella sua vita incasinata. 
Spense il telefono e lo lasciò scivolare all'interno della sua borsa posta sul sedile passeggero, accendendo la radio e mettendola ad un volume basso per non svegliare la sua bambina, mentre ascoltava il suo respiro pesante e ripensava ciò che fosse accaduto qualche ora prima di lasciare il bunker, quando aveva bussato alla porta della camera che una volta condivideva con Dean; lo aveva visto irrigidirsi quando l'aveva vista sulla soglia e capì che da lì a poco le avrebbe detto di non volere parlare con lei e di andarsene, così Abby sospirò e rimase sulla soglia della porta guardando con il viso corrucciato. 
"Volevo solamente dirti che porto Mary a casa: domani c'è la scuola e ha bisogno di dormire"
Dean strinse gli occhi appena e si passò indice e pollice sugli occhi mentre sospirava, ricordando solamente in quel momento che il weekend fosse volato così velocemente e che avesse avuto davvero troppo poco tempo da passare con la sua bambina; si avvicinò al tavolo dietro alla porta, versandosi un po' di Whisky in un bicchiere e prendendone un lungo sorso, per poi notare che Abby fosse rimasta alla porta ad indugiare con lo sguardo su di lui. "C'è altro?". 
"Dean, noi.." aveva iniziato Abby sospirando e provando a fare un passo avanti, guardandolo con aria confusa e triste, ma venne presto zittita bruscamente. 
"È meglio che tu parta adesso se non vuoi incontrare traffico" aveva detto il ragazzo infilando la mano sinistra nella tasca anteriore dei suoi jeans, mentre teneva la destra a mezz'aria con il bicchiere fra le dita e la guardava con uno sguardo eloquente. 
Abby era rimasta a guardarlo per qualche altro secondo, poi sospirò rumorosamente davanti alla sua fermezza abbassando lo sguardo e scuotendo la testa, facendo un passo indietro e chiudendo la porta della stanza con un grosso nodo in gola; sospirò mentre camminava lenta attraversando il corridoio, fino a giungere nella sala comune dove trovò Mary addormenta fra le braccia di Sam, che la guardava e sorrideva come mai lo avesse visto fare. 
Si avvicinò in silenzio e gli sfiorò la spalla, dicendo a tono basso che lei e la piccola stessero andando via, osservando il cambiamento di espressione nello sguardo di Sam, che annuí un po' più serio; l'accompagnò fino alla sua auto sistemando la piccola sul suo seggiolino sul sedile posteriore e prima di andare, Sam si soffermò a stringere Abby in un forte abbraccio di incoraggiamento lasciando intendere che sapesse cosa fosse successo e che gli dispiaceva. 
Ma fra loro era sempre stato così: Sam non aveva mai voluto essere coinvolto nelle liti fra la ragazza ed il fratello, non si schierava da nessuna delle due parti. 
Eppure quella volta Sam sapeva che Abby fosse rimasta particolarmente ferita, così cercò di tirarla su e di infonderle un po' di coraggio depositandole un bacio fra i capelli. 
La vide entrare in auto e lei gli aveva sorriso debolmente, mentre accendeva il motore ed usciva dal garage del bunker.
Abby non ci aveva messo molto ad arrivare a casa, eppure adesso che avesse appena posteggiato nel suo vialetto sgranò gli occhi e si chiese quante altre sorprese le avrebbe riservato quella giornata, ringraziando che mancassero poche ore al suo termine. 
Vide la Jeep verde a motore spento con dentro Edward che l'avesse subito notata arrivare e Abby sospirò, scuotendo la testa; prese un lungo respiro incrociando il suo sguardo e scese dalla sua auto solamente dopo aver controllato che Mary dormisse ancora e si morse la lingua, chiudendosi lo sportello alle spalle con delicatezza e avvicinandosi al ragazzo. 
Si fermarono a pochi passi l'uno dall'altra e si guardarono, ed Abby capì subito che Edward fosse a metà tra l'essere infastidito ed il preoccupato.
"Allora stai bene! Non rispondevi e pensavo che.. Sai, con questa storia dell'Oscurità credevo che ti fosse accaduto qualcosa. Ma stai bene, quindi eri così indaffarata al bunker da non trovare il tempo di rispondere ad una delle chiamate che ti ho fatto oggi". 
Si, pensò Abby, la preoccupazione aveva decisamente lasciato spazio alla rabbia. 
Abbassò lo sguardo per qualche secondo sorridendo amaramente perché non c'era una persona che non fosse stata arrabbiata con lei durante quella giornata, ma presto tornò a guardarlo. 
"Quando diavolo imparerete che se non rispondo al telefono, non sono necessariamente un pericolo di vita?".
Edward sollevò un sopracciglio ed allargò le braccia davanti a quella risposta poiché non l'aveva capita fino in fondo, ed Abby scosse la testa accennando un sorriso amaro. 
"Lascia stare. Devo mettere Mary a letto, vuoi entrare?". 
Edward non disse nulla e la superò per dirigersi verso la sua Hyundai, aprendo lo sportello posteriore ed iniziando a liberare il corpicino della bambina da tutte quelle cinture di sicurezza, e sorrise mentre la guardava così inerme fra le sue braccia; si chinò per stringerla forte al petto e Mary subito si adagiò su di lui mentre ancora dormiva, e Edward la teneva stretta a sé saldamente mentre si avvicinava alla veranda in legno dove vide Abby aprire la porta di casa. 
Edward non ebbe bisogno di indicazioni dato che avesse già passato tanto tempo nella sua casa, e prestò salì le scale in autonomia mentre Abby lo seguiva fino ad arrivare alla camera rosa e piena di giocattoli di Mary, dove Edward la stesse già sistemando nel suo letto e le avesse appena rimboccato le coperte sorridendo teneramente. 
Abby passò una mano sul viso della figlia e le schioccò un forte bacio, sorridendo brevemente per poi uscire dalla stanza e chiudersi la porta alle spalle, tornando a sentire lo sguardo arrabbiato di Edward su di sé: riuscì a guardarlo per qualche istante, poi abbassò lo sguardo colpevole e si diresse al piano di sotto senza dire una parola. 
Entrò in cucina per prendere una bottiglia di Scotch dalla mensola più alta per non farvi arrivare Mary e prese due bicchieri, riempiendoli fino a metà dato che aveva davvero bisogno di un po' di coraggio liquido in quelle circostanze; vide Edward entrare nella stanza e subito sospirò facendo scivolare il suo bicchiere lungo l'isola di marmo nella sua direzione, accennando un sorriso, ma vide il modo in cui l'uomo non si sporse neanche per prenderlo. 
"Senti, mi dispiace di non essere venuta stasera al tuo locale, ok? Sono stata impegnata, sai che la mia vita è incasinata!" esclamò Abby divenendo più seria e sospirando, scuotendo la testa e mandando giù un po' del contenuto del suo bicchiere. 
Edward fece un passo avanti e si sedette sullo sgabello opposto a quello di Abby, proprio davanti a lei per poterla guardare meglio negli occhi e stavolta la ragazza non si sottrasse da quel contatto visivo; pochi istanti dopo l'uomo afferrò il suo bicchiere e mandò giù un po' di Scotch, scuotendo la testa e sospirando. "Non rispondevi. Ho preferito pensare che tu fossi in pericolo piuttosto che ti fossi pentita, che ti fossi accorta di aver fatto uno sbaglio la scorsa notte". 
La ragazza sospirò sentendo il dispiacere nella sua voce e scosse la testa, passandosi una mano sul viso con una grossa confusione nella mente, e appoggiò i gomiti all'isola di marmo inarcando la schiena e giocando con il suo bicchiere facendo oscillare il liquido all'interno, per poi tornare a fissarlo. "È possibile che io abbia agito spinta da impulsi sbagliati, ma non mi pento di quello che è successo fra noi. Tu mi piaci davvero tanto Ed, dico sul serio: quando stiamo insieme mi sento felice come mai, ma..". 
"Ma cosa? È Dean, è questo il problema?" chiese Edward a tono basso e relativamente calmo tanto da far aggrottare le sopracciglia alla ragazza che rimase interdetta per qualche secondo. "Io lo so che una parte di te lo ama ancora, lo so che avete una figlia e questo vi lega, ma da quando ti ho conosciuta ti ho sempre vista sgobbare per toglierlo dai pasticci, ti ho visto quasi morire pur di aiutarlo". 
Abby sollevò un sopracciglio sentendosi immediatamente tirata in causa e lo fulminò con gli occhi, sentendosi ancora troppo suscettibile per la storia del Marchio. "Tu non sai tutta la storia, Ed: lui è finito nei guai per proteggere me e Mary, lui fa sempre così. Il minimo che potessi fare era proprio aiutarlo ad uscirne!". 
"Ok, mettiamo che sia così! Ma non mi avresti baciato qualche mese fa in quel motel se fossi stata davvero felice di stare con lui, non avresti trascorso la scorsa notte insieme a me se avessi avuto ancora il minimo dubbio sulla vostra relazione.." sussurrò Edward sollevando le mani a mezz'aria e guardandola con tutta l'aria di chi non la volesse attaccare ma di chi stesse semplicemente provando a ragionare e sospirò. "Ti è bastata una sola sera con me per tornare a sorridere: ti ho vista stamattina Abby. Tu sorridevi e non ti avevo mai vista così raggiante, quindi cos'è cambiato durante questa giornata?". 
Abby abbassò lo sguardo e sospirò, scuotendo la testa e avvicinando nuovamente il suo bicchiere alle labbra, sentendo quel liquido alcolico bruciarle nella gola e nel petto e avrebbe voluto scolarsi tutta la bottiglia per riuscire a smettere di pensare che le parole di Edward fossero tutte vere, ma poi tornò a guardarlo. "Dean ieri notte era al tuo locale: pensava che mi fosse accaduto qualcosa di brutto perché non rispondevo ed è venuto a cercarmi proprio mentre noi.. E ci ha visti. E l'ultima cosa che volevo fare era proprio ferirlo". 
Edward rimase per qualche secondo atterrito, senza dire una parola e rimanendo sconvolto dall'imprevedibilità degli eventi, sgranando gli occhi per la sorpresa perché davvero non si aspettava che la situazione potesse prendere quella piega inaspettata, ma scosse la testa e la guardò con aria seria e sicura di sé. "Mi hai detto quello che avete passato insieme, so quanto siete stati legati. Ma so anche che meriti di essere felice a prescindere dal ruolo che Dean occuperà nella tua vita, e sono sicuro che se lui fosse qui concorderebbe con me. Io potrò renderti davvero felice e proteggerò te e la tua bambina sempre, se me lo lascerai fare". 
Abby chiuse gli occhi e abbassò scuotendo il capo, mentre il cuore le batteva più forte e la confusione regnava nella sua testa, pensando a quanto le cose fossero più semplici circa undici anni prima, quando il suo unico problema era di non riuscire ad esprimere i suoi sentimenti con Dean.
Lo guardò negli occhi e sospirò rumorosamente, mordendosi il labbro inferiore con nervosismo. "Ho bisogno di un po di tempo per pensare, Edward. Non so davvero cosa fare e..". 
Iniziò a ridere divertito, scuotendo la testa e guardandola dritta negli occhi. "Sarà un problema, perché domani sera ti porto a cena fuori. Sai, il nostro appuntamento". 
"Il nostro appuntamento.." sussurrò Abby nascondendo il viso fra le mani e ridendo per il nervosismo. 
Lo sentí alzarsi e fare il giro dell'isola fino a raggiungerla ed afferrarla dai fianchi, sollevandola dallo sgabello per farla sedere sul marmo freddo e sorridendo mentre la guardava e le abbassava le mani dal viso. "Non faremo nulla che tu non sia davvero sicura di voler fare. Andremo a mangiare una pizza o del cibo cinese, o quello che vuoi, e poi ti riporterò qui, d'accordo?". 
"No" disse Abby aggrottando le sopracciglia e scuotendo la testa con aria fintamente arrabbiata mentre però sorrideva, sentendo le sue mani sui suoi fianchi e cercando di allontanare i loro visi perché se non si fosse controllata avrebbe passato la notte di nuovo in compagnia.
Ma Edward sorrise divertito e l'avvicinò di più a sé, carezzandole il viso con delicatezza e facendole l'occhiolino. "Andiamo, è l'unico giorno in cui Andy mi può coprire totalmente al locale. Ti passo a prendere alle 8, rossa". 
"Non mi senti? Ho detto di no!" esclamò Abby ridendo divertita, serrando le braccia al petto e scuotendo la testa, ma presto sentí Edward chinarsi su di lei ed annullare la distanza fra i loro volti depositandole un bacio sulla guancia e poi incrociando i loro sguardi mentre la teneva stretta ancora dai fianchi. "Questo è scorretto, Ed". 
"No rossa, non lo è. Questo sarebbe scorretto". L'uomo sorrise e si avvicinò di nuovo, prendendosi tutto il tempo necessario per baciarle le labbra con un bacio tutt'altro che casto e dolce, facendo scivolare le mani sul suo corpo e stringendola in un forte abbraccio, mentre sentiva Abby ricambiare ogni suo singolo tocco e bacio, avvertendo il modo in cui prolungasse quel contatto per non lasciarlo andare.
Dopo interminabili secondi allontanarono di qualche centimetro i loro visi e si guardarono negli occhi rimanendo in silenzio per qualche istante.
E di nuovo Edward aveva preso il suo cuore che si era scheggiato ancora una volta al bunker, e aveva rimesso insieme i pezzi. 
Facendola sentire esattamente come quella mattina, quando si era svegliata fra le sue braccia. 
Edward le sorrise dolcemente e le sfiorò il volto con entrambe le mani, non riuscendo a fare a meno di pensare a quanto la ragazza fra le sue braccia fosse bella ed a come gli avesse completamente stravolto la vita. "Ci vediamo domenica sera, che il mondo possa cascare o no". 
Abby lo guardò affascinata per qualche momento perché doveva ammettere che Edward non assomigliasse a nessun tipo di uomo che avesse mai frequentato, e si morse il labbro mentre lo sentiva sfiorarle la guancia e farle l'occhiolino; Abby sospirò rumorosamente annuendo e contro ogni logica si sporse quel tanto che bastasse per baciarlo ancora, mentre il suo cuore batteva all'impazzata nel suo petto e sentiva le mani di Edward scendere fino ai suoi fianchi per sollevarle la maglietta e stringerla direttamente dalla pelle. 
Mise una piccola distanza fra di loro e gli sorrise con felicità, per poi spintonarlo dal petto in modo giocoso e scuotendo la testa con aria fintamente irritata, nonostante il suo unico desiderio fosse quello di attirarlo di più a sé per riprovare le stesse sensazioni della notte precedente. "Adesso devi proprio andare, bartend".
Edward annuí e senza aggiungere altro si chinò a baciarla per l'ultima volta con dolcezza, ma dopo poco si allontanò e le sorrise teneramenre mentre usciva dalla sua cucina fino a dirigersi all'ingresso per uscire dalla casa, raggiungendo così la sua auto ed accendendo il motore, sorridendo di cuore mentre partiva per dirigersi verso il suo bar. 


"Devi scegliere: puoi essere felice con Edward, che mi è sembrato davvero molto preso da te quando sei finita in ospedale, oppure cercare un modo che ti faccia perdonare da Dean, ma senza avere la garanzia di come finirà. Insomma sai quanto io gli sia affezionata, ma la vita con lui è sempre altalenante". 
Abby aggrottò le sopracciglia e guardò Silver con aria confusa, stupendosi della tranquillità con cui stesse parlando di un argomento così delicato mentre sceglieva dal suo armadio i vestiti che sua sorella avrebbe indossato quella sera per l'appuntamento con Edward; Silver osservò un vestito bianco piuttosto bello che Abby tenesse nel suo guardaroba, stupendosi del fatto che non glielo avesse mai visto indossare e la guardò con un sopracciglio alzato come a giudicarla male, perché se non lo avesse messo sua sorella maggiore quella sera Silver lo avrebbe portato con sé. 
"Parli come se fosse facile! Insomma io e Dean abbiamo un passato travagliato, con Edward invece è tutto nuovo, fresco e così dannatamente romantico".
Silver roteò gli occhi dato che ne stavano parlando ormai da una buona quindicina di minuti e le avvicinò al vestito al corpo per vedere come risultasse appoggiato su di lei e fece un largo sorriso, trovandola splendida, ma poi intercettò lo sguardo severo della sorella e sospirò. "Ok, hai detto che Ed ti piace ma che Dean è la persona che probabilmente amerai per sempre, ma come fai a sapere che Edward non possa farti innamorare perdutamenre e non possa avere un'influenza positiva su di te? Potrebbe tornare a farti sorridere sorellina, togliendoti questo broncio perenne che hai messo su da un paio di mesi! E poi a Mary piace tanto, non fa altro che dirmi quanto si diverta con l'amico della mamma". 
Abby sorrise e sbuffò sedendosi sul letto della sua stanza mentre si soffermava a guardare il pavimento sentendosi confusa su come avrebbe dovuto agire, e sentí la sorella minore lasciare perdere la scelta dell'outfit e sospirare prima di sedersi accanto a lei, piegando sul suo ventre il vestito bianco che avesse eletto come vestito della serata. "A me piace Edward: è così premuroso e ti guarda.. Come se fossi la cosa più preziosa ed importante della sua vita. Ma Dean, lui è l'amore della tua vita e se sei così indecisa, probabilmente non dovresti uscire con Edward stasera".
Abby la guardò immediatamente stupendosi delle sue parole e sospirò, portandosi le dita alle tempie e massaggiandole con delicatezza per far passare quel mal di testa che martellava incessantemente facendola soffrire. "Lo so, ma quando sono con Edward ho sempre la sensazione che nulla di brutto potrà succedere nella mia vita. E ogni volta che il mio cuore si spezza.. lui lo ripara. Non so come spiegartelo, Silver". 
La minore le passò una mano sulla schiena, ignorando il telefono che avesse preso a vibrare nella sua borsa perché per qualche ora Matthew sarebbe riuscito a gestire il piccolo Nathan senza di lei, e Abby appoggiò la testa sulla spalla della minore, che la vide così triste e indecisa. 
"Affronta una cosa per volta, ok? Esci stasera con Edward e non pensare a domani: cerca di capire cosa provi davvero per lui e riparti da quello, va bene?". 
Abby la guardò per qualche istante ed annuí con un sospiro, abbassando lo sguardo sul vestito che ancora Silver stringesse e vide il modo in cui sua sorella minore fece un grosso sorriso, intimandole di prepararsi perché altrimenti avrebbe fatto aspettare Edward. 
Silver si affrettò a far correre sua sorella sotto la doccia, pensando che fosse davvero tardi e che in soli quindici minuti avrebbe dovuto fare una sistemata al viso della sorella, dato che delle grosse occhiaie le cerchiassero gli occhi per via delle poche ore di sonno, e presto la fece vestire e la truccò, sistemandole i capelli e mettendole degli orecchini che probabilmente Abby non avrebbe mai scelto, facendo quasi sentire a disagio fin quando la ragazza si guardò allo specchio e sgranò gli occhi trovandosi davvero incantevole: il vestito bianco che fosse molto aderente sul busto terminava con una grossa gonna larga, indossava degli stivaletti neri con un leggero tacco che la slanciassero, facendo apparire la sua figura più esile di quanto in realtà non fosse, il trucco aveva disteso il suo viso adornato con dei ciuffi di capelli che ricadessero sul suo collo, mentre gli altri erano legati in una lunga treccia rossa. 
Non ebbe il tempo neanche di dire quanto fosse stupita di quel cambiamento, che sentí il campanello suonare tre volte di seguito e si ritrovò a sgranare gli occhi sentendo lo stomaco rigirarsi per il nervosismo, provando la sensazione di non volere più lasciare la sorella perché se la stava facendo sotto e non voleva più uscire. 
Lo sguardo severo di Silver la fulminò, facendole capire che non fosse uscita con i suoi piedi probabilmente l'avrebbe trascinata fuori di peso, così Abby prese un respiro profondo e si diresse verso la porta d'ingresso dopo aver dato un bacio sulla fronte di Mary, che stesse giocando con le sue bambole sul divano del salotto. 
Aprí la porta con titubanza e cercò di sorridere e mostrare la propria felicità, quando il fiato le si spezzò e pensò che il sangue le si fosse seccato nelle vene tutto in un istante, quando al posto degli occhi nocciola di Edward incontrò quelli verdi di Dean. "No, tu non dovresti essere qui. Che è successo?". 
"Stai bene? Mary mi ha chiamato dicendo che non stavi bene e io sono subito corso qui e.." iniziò a dire Dean tutto d'un fiato mentre la osservava dalla testa ai piedi, sgranando gli occhi e guardandola con aria spaventata, quando le parole gli morirono in bocca e si ritrovò a notare quel vestito bianco che conoscesse perfettamente, serrando subito la mascella. "Stai andando ad un appuntamento?". 
Abby deglutí a fatica mentre osservava con aria sconvolta il suo sguardo accusatorio che improvvisamente passò dall'essere preoccupato ad essere furioso, e aggrottò le sopracciglia. "Io.. Che vuol dire che Mary ti ha chiamato?". 
"Papà!!". 
La piccola Mary mollò le sue bambole e sfuggì alla presa della zia, correndo e sorridendo verso il padre per abbracciarlo forte, felice che fosse arrivato così velocemente dopo la sua chiamata e Dean istintivamente la strinse forte, mentre la bimba pressava il viso sul suo addome con una risata felice. 
Abby sgranò gli occhi e si piegò sulle ginocchia, sgranando gli occhi e strattonando la figlia per un braccio mentre la fissava con aria furiosa, e Mary abbassò lo sguardo iniziando a dondolare su se stessa sapendo di essersi cacciata nei guai. "Mary Athanasia, hai chiamato tuo padre dicendo che c'era un'emergenza senza neanche dirmelo?".
"Ho sentito che dicevi alla zia Silver che stavi male perché avresti voluto sistemare le cose con papà, così l'ho chiamato: non arrabbiarti con me mamma, pensavo che fosse la cosa giusta!". 
Abby rimase interdetta per qualche secondo quando sentí le braccia esili di sua figlia stringerle il collo, mentre udiva Mary iniziare a piangere in maniera incontrollata e scusarsi con la voce spezzata dai singhiozzi, dicendole ancora una volta che volesse solamente prendersi cura di lei come facesse Abby ogni giorno; la ragazza sospirò e ricambiò la stretta chiudendo gli occhi sentendoli pizzicare, pensando a quanto fosse commovente la sensibilità dei bambini. 
La sollevò fra le braccia e presto Mary le passò le gambe attorno al busto, continuando a piangere a dirotto mentre si nascondeva dietro alla lunga treccia che Silver avesse sapientemente annodato con cura e attenzione; Abby fece segno col capo a Dean di entrare e il ragazzo sospirò, seguendola fino al salotto dove la vide sedersi sul divano, e Dean salutò Silver con un gesto della mano. 
"Basta piccola mia, non piangere.." sussurrò Abby allontanando appena la bambina dal suo petto che si sedette sulle sue ginocchia e mostrò il suo viso arrossato dal pianto e dalle lacrime, piangendo a dirotto senza controllo. "Guardami, dai sù: un respiro dopo l'altro topina, dai".
Mary scosse vigorosamente la testa e strinse forte il vestito della madre, respirando più lentamente senza rendersene conto e calmandosi. "Non sono una t-topina..". 
"Oh, certo che lo sei: una topina dispettosa" aggiunse Dean sorridendo ed allungando le braccia verso la figlia per farla sedere sulle sue gambe, baciandola la guancia ancora bagnata dalle lacrime e facendole il solletico, sentendola ridere di gusto. 
Presto Abby e Dean spiegarono alla figlia che la parola emergenza poteva riferisi solamente ad un male fisico e la madre le spiegò che tutto ciò che le servisse per stare bene fosse proprio lei, e che avendola al suo fianco sarebbe stata bene, e nel dirlo Abby si ritrovò appoggiata alla spalla di Dean senza neanche rendersene conto, completamente vicina a lui mentre carezzava il viso della bambina.
"Papà può restare qui stanotte?". 
Subito Abby e Dean si scambiarono un'occhiata, leggendo uno negli occhi dell'altra dei sentimenti contrastanti e l'unico a prendere parola fu proprio Dean, che tornò a guardare Mary con un sorriso. "Ti farebbe stare meglio?". 
"Si papà, promettimi che resterai!". 
Dean guardò negli occhi verdi della sua bambina che si voltò a guardarla perché sapeva che l'ultima parola spettasse alla sua mamma, ed Abby sospirò accennando un grande sorriso carezzandole la guancia con dolcezza. 
"Certo, il tuo papà può restare quanto vuole qui con noi!". 
Mary si sporse per abbracciare entrambi e genitori e i due ragazzi la baciarono contemporaneamente, per poi voltarsi a guardare l'uno negli occhi dell'altra. 
Venne istintivo a Dean sfiorare la testa di Abby con una carezza gentile e dolce accennando un sorriso nella sua direzione, ed Abby si ritrovò a fare altrettanto. 
"Adesso è l'ora di andare a letto però, mostriciattolo.." sussurrò Silver avvicinandosi ridendo di gusto e afferrando la piccola fra le braccia con forza, che rise e si dimenò. "Dai un bacio alla mamma e uno a papà e andiamo di sopra!".
Mary li strinse nuovamente e li baciò, prima di essere portata via dalla zia al piano di sopra per essere messa a letto dopo aver lavato i dentini; Abby e Dean si scambiarono uno sguardo per un lungo istante, e Dean allungò una mano verso il suo viso per sfiorarle la guancia e non c'era più traccia della rabbia e della delusione che Abby avesse letto nel suo sguardo il giorno prima al bunker. "Mi dispiace di essere piombato qui e di aver rovinato qualsiasi cosa tu debba fare stasera". 
"No, dispiace a me di non avere controllato Mary a sufficienza" rispose Abby sospirando e scuotendo la testa, facendo appena spallucce mentre guardava nei suoi occhi verdi. 
Dean la guardò con aria seria studiando i suoi occhi mentre ancora le sfiorava la guancia, ma Abby si sottrasse da quel contatto visivo e prese la parola prima che l'uomo al suo fianco potesse fare qualche altra domanda. "Ci sono novità su Amara?".
Dean accennò un sorriso debole e face spallucce, mentre sospirava al solo pensiero di ciò che si fosse spinto a fare pur di raccogliere qualche informazione in più sull'Oscurità. "Ci stiamo lavorando".
Ascoltò le sue parole ed udí il suo tono strano della voce, conoscendolo benissimo: qualcosa lo preoccupava, lo teneva in tensione e non gli permetteva di agire lucidamente. 
Abby avrebbe voluto chiedere cosa ci fosse che non andasse più del solito, eppure per la prima volta era davvero fuori dai giochi almeno per metà. 
Non voleva essere nuovamente trascinata dentro. 
Con fatica sollevò lo sguardo serio fino ad incrociare quello di Dean che non l'avesse mai distolto da lei, e studiò i suoi occhi verdi che le confermarono che ci fosse qualcosa che non andasse. 
Non seppe dire se passarono solo una manciata di secondi o dei lunghissimi minuti, ma nessuno dei due disse più nulla e si limitarono a guardarsi con un sorriso sulle labbra. 
Dean si schiarí la gola e deglutí a fatica, mentre Abby strinse appena la mascella perché era davvero passato tanto tempo dall'ultima volta che lo avesse guardato in quella maniera. "Sei bella da spezzare il fiato con questo vestito". 
La ragazza sorrise imbarazzata ed abbassò nuovamente lo sguardo mordendosi il labbro inferiore, sentendo nuovamente il cuore battere così forte da quasi schizzarle fuori dal petto.
Forse era stato troppo duro con lei e forse le aveva fatto troppo male nel corso della loro relazione. 
Dean se ne rendeva conto solamente in quel momento, mentre indugiava sul suo viso con le dita con una carezza per poi scostarle i ciuffi ribelli che Mary avesse scombinato da quella treccia perfetta. 
"Che mi risponderesti se ti chiedessi di tornare al bunker?". 
Abby sollevò di scatto lo sguardo nella sua direzione, tradendo la sua sorpresa e guardandolo con aria dubbiosa mentre assottigliava gli occhi per leggere nei suoi se fosse un'idea buttata lì in un momento nostalgico o se fosse davvero ciò che volesse. 
"Si, insomma. È successa una cosa. Volevo dirtelo ieri, ma ero arrabbiato. Venerdì ho preso Mary a scuola e le maestre mi hanno trattenuto per parlarmi". 
"Certo che ti hanno trattenuto: provano a farsi notare da te dal primo giorno in cui Mary ha cominciato ad andarci" rispose di getto Abby sollevando un sopracciglio e guardandolo con aria infastidita perché non voleva sentire quei racconti, ma presto udì la risata di cuore di Dean che scosse la testa e si affrettò a spiegarsi. 
"Mary ha litigato con un bambino e lo ha spinto a terra: le maestre hanno notato dei comportamenti che sono riconducibili ad un improvviso cambiamento nella vita della bambina e l'unica cosa che è cambiata è che..". 
"..non vive più con i suoi genitori sotto lo stesso tetto, certo" disse Abby annuendo completando la sua frase, voltandosi nella sua direzione ed appoggiando il gomito sinistro alla spalliera del divano mentre sospirava. "Perché non me l'hai detto subito?". 
"Abbiamo avuto fin troppa carne sul fuoco, non trovi?" chiese Dean sollevando un sopracciglio per guardarla con aria più seria, soffiando aria dal naso al ricordo di Edward che la teneva stretta a sé ed Abby che lo baciava, ma cercò di rimuovere quei pensieri e sospirò. "Se tornassi al bunker forse Mary starebbe meglio. E sareste entrambe più protette, specialmente adesso che Amara sa della vostra esistenza".
Abby scosse la testa e sospirò perché per un momento aveva dimenticato dell'esistenza della sorella di Dio nelle loro vite e della maniera morbosa con cui si fosse attaccata a Dean, e strinse la mascella al ricordo del bacio che Amara e Dean si fossero scambiati, ma presto sentí le dita del ragazzo sollevarle il viso dal mento e tornare a guardarla negli occhi. "Allora cosa mi rispondi? Torneresti al bunker con me?". 
Abby lo guardò per un lungo istante negli occhi e strinse le labbra in una smorfia, perché sembrava l'idea migliore per risolvere tutti i loro problemi e per far sì che Mary non crescesse arrabbiata con il mondo, e che anzi fosse felice insieme ai suoi genitori, ma sospirò e scosse la testa mentre parlava con voce bassa. "Non so se ci riesco, Dean".
L'uomo la guardò per dei lunghi istanti e iniziò a riflettere su come un venerdì sera di qualche settimana prima, nel momento in cui avesse messo Mary a letto nella sua stanza nel bunker, sua figlia avesse iniziato a chiedere perché lei e la sua mamma non vivessero più insieme a lui, se avessero litigato come fanno i grandi, chiedendo con le lacrime agli occhi al padre di farle tornare perché le mancava passare tutti i giorni con loro e non voleva più continuare a stare lontano da loro. 
"Io voglio solamente tornare qui con la mia mamma e stare con te e con gli zii".
A Dean si era davvero spezzato il cuore in quel momento, perché sapeva che lui ed Abby stessero facendo del male alla loro bambina stando separati, e avrebbe voluto davvero dire a Mary che la vita degli adulti fosse molto diversa da quella dei che potesse immaginare e che non sempre era facile rimettere a posto le cose, ma invece si era ritrovato a promettere alla sua bambina che presto sarebbero tornati nuovamente tutti insieme. 
E adesso che Dean guardava Abby negli occhi perdendosi come sempre dentro quei pozzi azzurri, sapeva che anche la donna davanti a sé gli stesse velatamente chiedendo la stessa cosa; il loro sguardo divenne più intenso e improvvisamente nella mente di entrambi vi era posto solamente per tutti i ricordi positivi e belli, per le sensazioni piacevoli e felici provate insieme.
Senza accorgersene Dean si ritrovò a stringere appena più forte la presa su di lei, facendo salire la sua mano sinistra per tutta la coscia destra scoperta di Abby, e si chiese da quanto tempo la stesse toccando con un gesto cosi intimo dettato dall'abitudine, abbassando lo sguardo per osservare la sua stessa mano. 
Abby sgranò appena gli occhi quando si rese conto della sua mano ruvida a contatto con la pelle nuda della sua coscia che avesse scostato il suo vestito senza riflettere, e deglutí a fatica mentre lo vide tornare a guardarla con una strana espressione sul viso. 
Sarebbe bastato poco per avvicinarla di più a sé e trattenerla, impedendo che Abby potesse andare a quell'appuntamento, ma Dean si ritrovò a distogliere lo sguardo e a sospirare. "Dio, non riesco a.. Scusa, non dovevo toccarti così..". 
Abby rimase perplessa per qualche istante e sgranò gli occhi, specialmente quando lo vide alzarsi bruscamente e mettere maggiore distanza fra di loro, e la ragazza iniziò a pensare che quella reazione fosse la conseguenza di ciò che Dean sapesse fosse successo con Edward, ma si ritrovò palesemente nel torto quando il ragazzo si voltò nuovamente verso di lei. 
"Devo andare". 
"Perché? Hai promesso a Mary che saresti rimasto". 
Dean strinse la mascella e scosse la testa, mentre indossava di nuovo la sua giacca evitando accuratamente il suo sguardo. "Tornerò domani prima che si svegli". 
Abby aggrottò le sopracciglia e lo vide passarle davanti per raggiungere l'ingresso senza aggiungere una parole, e la ragazza schizzò in avanti appena in tempo per bloccarlo da un braccio, ma Dean non si voltò a guardarla. "Che è successo?". 
Strinse la mascella, scosse la testa: qualsiasi fosse stata la sua reazione, adesso non c'era più il Marchio da incolpare. 
C'erano solamente la sua rabbia e le delusioni accumulati in tutti quegli anni. 
Si voltò ad incrociare il suo sguardo confuso e Dean sospirò, allargando appena le braccia. "Ti meriti una persona come lui, Abby. Edward può renderti felice più di quanto io abbia mai potuto fare". 
"Questo dovrei deciderlo io, non trovi?" chiese Abby aggrottando le sopracciglia e lasciando la presa su di lui, allargando le braccia. 
Dean scosse la testa sorridendo nervosamente e stringendo forte i pugni, mentre si trovò costretto a distogliere lo sguardo e si chiedeva perché non riusciva mai a smettere di provare quei sentimenti verso di lei. 
"Sai che ti dico, Dean? Puoi portare Mary al bunker se ti va: oggi, domani, fra una settimana. Ma non tornerò mai lì, insieme a te". Abby lo guardò con aria perplessa mentre Dean si avviava a grandi passi verso la porta; la ragazza si sentí così infastidita che neanche provò a fermarlo, voltandosi dalla parte opposta per raggiungere il mobiletto bar che vi fosse nel piccolo salotto.
Dean si fermò con la mano a mezz'aria sulla maniglia della porta e si voltò ad osservare Abby che si allontanava a grandi passi, lasciando oscillare quel vestito bianco che Dean conoscesse a memoria perché glielo aveva sfilato almeno un milione di volte nella loro casa del Kentucky. "Forse mi sono espresso male prima, ragazzina. Ma quello che intendevo è che devi tornare al bunker anche tu". 
Abby mandò giù un lungo sorso di Bourbon che si fosse versata e si voltò verso di lui, reggendo con una mano il bicchiere mentre metteva l'altra contro il fianco. "Io devo? E vuoi dirmi come pensi di costringermi?". 
"Non fare la bambina! Amara potrebbe usarti come ostaggio e..". 
"Sempre meglio che passare ogni giorno in tua presenza!" esclamò Abby sovrastando il suo tono di voce, facendo dei passi avanti nella sua direzione senza neanche rendersene conto e avvertendo il cuore battere più velocemente nel petto per la rabbia. "Io non posso farlo, non posso vivere tutti i giorni con te!". 
"È una questione temporanea, finché non troveremo un modo per sconfiggere Amara! Metterai da parte la tua rabbia ed il tuo rancore per un po' e poi potrai anche tornare ad odiarmi!". 
"Odiarti..". Abby sgranò gli occhi ascoltando quelle parole e sentí gli occhi pizzicare, ma non voleva dargli quella soddisfazione così ricacciò le lacrime e mandò giù l'ultimo sorso di Bourbon prima di puntargli un dito contro. "Dio cosa darei per riuscire ad odiarti, ma non posso! Non ci riesco perché non posso smettere di amarti, non importa che tu sia un uomo che sta soffrendo o un demone che ha perso il controllo".  
Il campanello suonò proprio in quell'istante ed Abby abbassò subito lo sguardo pensando che Edward non potesse azzeccare momento migliore e si spazzò via dal viso le due singole lacrime che fossero scivolate sul suo viso per la forte rabbia; si avvicinanò all'ingresso per prendere la sua borsa a tracolla e la sua giacca leggera di cotone che Silver avesse scelto per lei, e gli passò accanto senza neanche rivolgergli uno sguardo. 
Dean la osservò infilare la giacca e sistemarsela addosso, portandosi la treccia sulla spalla destra ed osservando il suo riflesso sullo specchio posto all'ingresso prestando attenzione che le lacrime non avessero sciolto il trucco. 
"Abby, dico sul serio: devi tornare al bunker. Non posso proteggerti da Amara se siamo separati".
Lo sguardo glaciale che Abby gli riservò gli fece quasi accapponare la pelle, e Dean sospirò scuotendo la testa. 
Non si aspettò di vedere Abby fare qualche passo veloce per avvicinarsi nuovamente a lui e togliersi bruscamente la collana a forma di cuore blu che Dean stesso gli avesse regalato tanti anni prima. 
Gliela sbatté sul petto e lo guardò in cagnesco, sentendosi tremendamente furiosa con lui e con sé stessa: lo amava ancora nonostante tutto e sapeva quanto anche lui ancora l'amasse, ma non era disposto a darle ciò di cui avesse bisogno.
Tranquillità e serenità, un taglio alla caccia. 
"Se non fosse per Mary sparirei per sempre senza lasciare più traccia, pur di allontanarmi da te. La cosa peggiore che mi sia capitata nella vita è stata proprio innamorarmi di te, Dean".
Lo aveva ferito, lo lesse nei suoi occhi verdi che la guardavano con aria allibita per la sua reazione. 
Ma ad Abby non sembrava importare, dato il modo in cui lo stesse guardando.
Scosse la testa e si allontanò da lui per dirigersi verso la porta d'ingresso, mentre Dean stringeva fra le mani quella collana che era a tutti gli effetti il simbolo del loro amore. 
La vide aprire la porta e ricambiare l'abbraccio di Edward per ringraziarlo dei fiori che avesse comprato per lei e Dean la sentí ridere prima di chiudersi completamente la porta alle spalle per fare in modo che i due ragazzi non incrociassero lo sguardo, nonostante fosse sicuro che Edward avesse notato la sua Impala parcheggiata sul marciapiede opposto alla casa. 
Sentí il rumore della grossa Jeep di Edward rombare e li sentí allontanarsi senza che potesse fare nulla: sospirò e mise la collana a forma di cuore nella sua tasca, avvicinandosi al mobiletto bar e versandosi un lungo bicchiere di Bourbon. 
Portò il bicchiere alla bocca e si sedette sul divano, scuotendo la testa e pensando di aver appena commesso un grande sbaglio nel lasciare che Abby andasse via in quel modo, senza nemmeno provare a fermarla. 

 
  
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