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Autore: PandoraSutcliff    16/03/2023    1 recensioni
"Era fottutamente arrapato, ed Ian non era in casa. Sicuramente, dopo una nottata passata a raccattare e riparare moribondi su un’ambulanza, il mattino seguente sarebbe stato stanco ed avrebbe dormito tutto il giorno, così non avrebbero potuto scopare prima di sera.
Sbuffò frustrato, spegnendo la sigaretta oramai consumata fino al filtro nel posacenere, tracannando subito dopo d’un fiato quello che rimaneva della birra. E poi lo vide.
Il portatile di suo marito era sul mobiletto della tv, e questo gli fece accendere una lampadina: avrebbe guadato un porno."
Cosa succederebbe se, tra la miriade di porno esistenti al mondo, Mickey si andasse ad imbattere proprio in quel porno, girato da un giovane ed esuberante Ian?
AMBENTATA DOPO L'UNDICESIMA STAGIONE, POSSIBILI SPOILER!
Genere: Comico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ian Gallagher, Mickey Milkovich
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ambientazione: finale 11esima stagione.
Headcanon: Ian è riuscito a trovare un nuovo lavoro come paramedico e Mickey, per la prima volta in vita sua, ha un lavoro onesto: è il nuovo barista dell’Alibi, gestito da Carl ed il suo collega sbirro.
I modi da selvaggio di Mickey (è stato sorpreso più e più volte a pisciare nella piscina condominiale) e le lamentele dei vicini gli hanno ben presto procurato un avviso di sfratto dal loro appartamento nel West Side. Sebbene Ian ogni tanto finga di rinfacciarlo a Mickey, in realtà non ne poteva più di quell’ambiente altezzoso, ma non voleva dargli la soddisfazione di dire “te l’avevo detto”.
Ringraziamenti: ringrazio mia sorella per avermi incoraggiata a scrivere questo delirio.
 
Fu dopo aver divorato la cena che Ian gli aveva amorevolmente lasciato da scaldare nel microonde, con una birra ben stretta nella mano destra ed una sigaretta in bocca, che Mickey si lasciò cadere con un profondo sospiro sul divano del loro appartamento, illuminato dalla giallognola luce dei lampioni, ma non prima di aver aperto la finestra. Quanto gli rompeva le palle, Ian, con quella storia del non volere una casa che puzzasse di fumo stantio! Ma d’altronde, non poteva nemmeno dargli torto: dopo un’intera infanzia trascorsa in una casa costantemente impregnata dall’odore sigaretta, con posacenere traboccanti di mozziconi un po’ ovunque, aveva tutto il diritto di volere che casa sua profumasse di qualche dozzinale deodorante per ambienti ai fiori di gelsomino, o stronzate simili.
Dalla strada, i rumori del South Side lo avvolsero come un caldo abbraccio materno, assieme alla tiepida brezza di quella notte fine estate. Si accese la sigaretta, diede una lunga sorsata alla sua birra ed accese la tv; era solo in casa, Ian aveva il turno di notte e lui era tornato a casa in anticipo, dopo che Carl aveva chiuso l’Alibi al pubblico due ore prima del previsto per festeggiare il compleanno di un collega. Mickey stava odiando quella giornata con tutto se stesso: si era dovuto svegliare all’alba per andare ad aprire il locale ai fornitori ed assisterli nello scarico di una decina di fusti di birra. Ian, invece, aveva passato l’intera mattinata ad occuparsi di Franny, mentre Debbie era impegnata a lavoro; l’asilo era stato chiuso per una derattizzazione speciale, e nessuno oltre lui poteva occuparsi della piccola.
Se Ian non fosse passato a salutarlo al bar, prima di saltare su un’ambulanza per restarci tutta la notte, probabilmente non si sarebbero rivisti prima della mattina del giorno seguente.
Non avevano nemmeno avuto tempo per una sveltina mattutina, e questa cosa aveva decisamente contribuito a rendere Mickey uno stronzo intrattabile per tutto il giorno. Diede un tiro alla sua sigaretta, cambiando pigramente canale. Notiziario, talk show, telenovela messicana, scadente film d’azione, televendita, talent da quattro soldi… Doveva assolutamente convincere Ian a fare l’abbonamento a Netflix, Hulu o qualunque altra piattaforma, magari dividendo la spesa con Carl, Lip e Debbie, pensò, prima di spegnere la tv.
La verità era che non glie ne fregava assolutamente nulla di cosa stesse passando in tv. Era fottutamente arrapato, ed Ian non era in casa. Sicuramente, dopo una nottata passata a raccattare e riparare moribondi su un’ambulanza, il mattino seguente sarebbe stato stanco ed avrebbe dormito tutto il giorno, così non avrebbero potuto scopare prima di sera.
Sbuffò frustrato, spegnendo la sigaretta oramai consumata fino al filtro nel posacenere, tracannando subito dopo d’un fiato quello che rimaneva della birra. E poi lo vide.
Il portatile di suo marito era sul mobiletto della tv, e questo gli fece accendere una lampadina: avrebbe guadato un porno. Da quando stava con Ian non ne guardava più, in realtà, se non molto sporadicamente o in sua compagnia. Un bel solitario non gli avrebbe che fatto bene, pensò, dirigendosi verso l’oggetto del suo interesse. Afferrò la scatola di Kleenex sul tavolino, accese il portatile e si mise comodo, navigazione in incognito, sito porno di fiducia ed era pronto.
Poi, selezionò la categoria “gay”, trovandosi davanti una vasta selezione: fece scorrere il cursore, soffermandosi ad osservare le anteprima e leggere i titoli. Erano tutti inutilmente dettagliati e soprattutto lunghi, constatò. “Orsetto bruno mette a novanta giovane fotomodello tatuato e lo fa venire”. Sbuffò divertito dal naso, continuando a scorrere fino a quando non ne individuò uno che sembrava particolarmente interessante. “Sexy soldato rosso gode con il culo del suo amichetto biondino”.
‹‹Questo mi interessa…›› ridacchiò, cliccando sulla miniatura.
Non fece nemmeno in tempo a calarsi i pantaloni che il video partì, lasciandolo per una manciata di secondi totalmente spiazzato. Un corpo pallido e scolpito comparve sullo scherno, un gran bel corpo con un’aquila che arpionava un fucile tra le zampe tatuata sul costato. L’inquadratura si sollevò, rivelando il volto di un giovane Ian che si leccava indecentemente le labbra, avvicinandosi felino all’altro attore presente nella stanza. Era senza maglietta, indossava solamente dei pantaloni mimetici, le piastrine militari e gli anfibi.
Sì. Quello era proprio il video porno che Ian aveva girato da ragazzo, quando aveva mollato l’esercito nel pieno di una sua fase maniacale acuta, quello di cui Mickey aveva completamente rimosso l’esistenza. Una voragine si spalancò nello stomaco del moro quando, nel video, suo marito iniziò a baciare il biondino, calandogli i pantaloni fino alle caviglie per poi scendere in ginocchio e, senza troppi complimenti, iniziare a succhiargli il cazzo.
Era successo così tanti anni prima che oramai era acqua passata, eppure, anche se non riusciva a scollare lo sguardo dallo schermo, sentiva una grande –e forse irrazionale- gelosia montargli dentro.
A giudicare dal modo in cui i jeans avevano iniziato a tirare, era probabile che in qualche modo a lui ignoto, la visione di Ian, suo marito, che faceva un pompino ad un altro uomo, fosse tanto dolorosa quanto eccitante.
Si soffermò ad ascoltare i gemiti di Ian, ad analizzare le sue espressioni facciali, il modo in cui toccava quel ragazzetto con la faccia da scemo… Per poi lasciarsi sfuggire una mezza risata. No, non aveva nessun motivo di essere geloso. Quella non era nient’altro che una recita: stava fingendo, molto bene, certo, ma stava fingendo. Mickey conosceva Ian come il palmo della sua mano, conosceva i gemiti e gli ansimi che gli uscivano dalla gola quando facevano l’amore, le espressioni che assumeva il suo viso quando era eccitato e, soprattutto, come muoveva le mani sul suo corpo.
Era uno tutto premure e carezze, il suo maritino, un amante estremamente generoso, attento alle sue esigenze, anche quando decidevano di andarci giù pesante. Era chiaro come il sole che in quel porno da quattro soldi, stesse semplicemente eseguendo il compito per il quale lo avevano pagato con sterile distacco.
‹‹Amore, sono a casa! ››
La visione del video lo aveva assorbito talmente tanto che non si era nemmeno accorto del rumore delle chiavi nella serratura, così come della porta che si apriva, né tantomeno di Ian che, felpato gli era letteralmente arrivato alle spalle. Mickey trasalì violentemente, chiudendo con un po’ troppa foga il portatile.
‹‹Gesù Cristo, Ian! Mi hai fatto cagare addosso!››
‹‹Cosa stavi guardando?›› chiese incuriosito, notando immediatamente il pc sulle sue gambe.
Mickey rimase a fissarlo in silenzio, le sopracciglia inarcate: indossava ancora la divisa da paramedico, portava i primi bottoni della camicia sbottonati, aveva i capelli leggermente in disordine e Dio, quanto era sexy!
‹‹Ma non dovevi tornare a casa domattina?!››
‹‹Sì, in teoria, ma ho chiesto il cambio con un collega, mi doveva un favore.››
Avanzò verso di lui di qualche altro passo, lo sguardo indagatore.
‹‹Non hai risposto alla mia domanda.››
‹‹“Fatti i cazzi tuoi” ti soddisfa come risposta?›› abbaiò inspiegabilmente aggressivo Mickey.
Ian inarcò un sopracciglio, vagamente stranito: era perfettamente a conoscenza del fatto che Mickey fosse uno sboccato ed una testa calda -molto spesso anche di cazzo-, eppure, molto difficilmente scattava in quel modo sulla difensiva senza un valido motivo.
‹‹Mi stai nascondendo qualcosa…›› insistette.
E prima che Mickey avesse tempo di ribattere, suo marito, rapido come un felino, gli si era lanciato addosso, sfilandogli il portatile dalle mani. Ci fu una breve colluttazione che vide come epilogo Mickey schiacciato sul divano dal peso di Ian, che per cercare di immobilizzarlo gli aveva quasi parcheggiato il culo in faccia. Per quanto si impegnasse nello scontro fisico, Ian aveva sempre la meglio su di lui, complici la sua considerevole stazza e l’addestramento militare.
Tentò appena di protestare quando, dalla sua prospettiva, intravide suo marito aprire il portatile, inondando la stanza dei gemiti sporchi e pornografici del video.
‹‹Non è come sembra!›› urlò Mickey, cercando di sovrastare con la sua voce l’audio del porno.
Ci furono attimi di silenzio che parvero ore, nei quali, dopo essersi dimenato come un capitone in trappola, si era riuscito a liberare dal peso del rosso, chiudendo con una manata il portatile. Era letteralmente a pochi centimetri dalla faccia di Ian, eppure, non riusciva ad alzare lo sguardo: sapeva che lo stava guardando, sentiva i suoi occhi su di lui. La verità era che si vergognava profondamente, non perché era stato sorpreso da suo marito a guardare un porno, ma perché era proprio quel porno.
‹‹Mickey.›› lo richiamò piano Ian, poggiandogli delicatamente la mano destra sotto il mento, incoraggiandolo ad alzare lo sguardo. ‹‹Mickey… ››
Fu solo allora che Mickey obbedì a quell’implicita richiesta, spostando lo sguardo in quegli occhi buoni di cui era così fottutamente innamorato. Gli rivolse un sorriso appena accennato, carezzandogli il mento con il pollice.
‹‹Mi dispiace che tu lo abbia trovato, mi auguro solo che non ti abbia fatto soffrire…››
‹‹Cosa?›› domandò spiazzato il moro, corrugando la fronte.
‹‹Mi avevano offerto un bel po’ di soldi, ero un ragazzino ingenuo ed ho accettato. Ma ti giuro, è stata una delle scopate più tristi della mia vita, lui era un moscio, non mi eccitava nemmeno.››
‹‹Mi prendi per il culo? Cioè, mi stai chiedendo scusa perché mi hai trovato a guardare un porno?!››
Ian rimase a fissarlo per un paio di secondi, la testa inclinata leggermente di lato ed il volto contorto in un’espressione di genuina perplessità.
‹‹Non sei nemmeno un po’ incazzato?››
‹‹Mick, sei sicuro di non essere ubriaco o fatto?››
‹‹No, sono solamente molto, ma molto arrapato! Ho preso il tuo pc, cercato un porno ed ho trovato te che ti scopavi un coglioncello sbarbato… Poi tu sei entrato all’improvviso ed io pensavo che ti saresti incazzato.››
L’espressione di Ian mutò da perplessa ad intenerita. Dio, se amava quel selvaggio testa calda che aveva sposato! Lo strinse in un abbraccio, la mano destra a giocherellare tra i suoi capelli scuri, appena all’altezza della nuca.
‹‹Sai, sono felice che tu non ci sia rimasto male.›› disse con un sorriso, stampandogli un bacio sulle labbra. ‹‹E sono anche molto, ma molto felice di sapere che sei arrapato almeno tanto quanto lo sono io…›› continuò, facendogli scivolare una mano tra le cosce.
Mickey ricambiò il sorriso, saltandogli a cavalcioni sul bacino non appena la mano di Ian raggiunse il cavallo rigonfio dei suoi pantaloni.
‹‹È da tutto il giorno che aspettavo questo momento, signor Milkovich.›› ansimò tra un bacio e l’altro Mickey, mentre lottava contro i bottini della divisa di suo marito.
‹‹Farò in modo che ne sia valsa la pena, allora, signor Gallagher.››
 
ANGOLO DELL’AUTRICE
Oooh boy, da quanto tempo non scrivevo su EFP! Mi sento super nostalgica in questo momento, e mi sento di condividere questo sentimento con tutt* voi.
Ma adesso, basta cincischiare.
Finalmente, questa ff su Shameless è finita. Sebbene sia una One Shot e pure abbastanza breve, ci ho messo una quantità spropositata di tempo. Scrivevo due righe, poi cancellavo, poi chiudevo, poi rileggevo tutto dopo una settimana e mi faceva schifo, poi provavo a rimediare e la trovavo passabile, poi volevo lanciare il computer… E così via, nei secoli dei secoli.
Mi sono particolarmente divertita ad immaginare e scrivere i personaggi di Mickey ed Ian, i miei bambini preziosi, dispensatori di gioie e dolori, in un contesto più leggero e quasi demenziale.
In linea generale, mi posso ritenere soddisfatta di questo mio piccolo tributo ai miei Gallavich. Probabilmente la rileggerò domani e mi farà di nuovo schifo, chi lo sa. Spero solo che abbiate trovato la lettura di vostro gradimento.
Grazie,
Pandora Sutcliff
  
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