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Autore: Cladzky    17/03/2023    0 recensioni
Un colonnello di fanteria dell'esercito di sua maestà ritorna vittorioso in Gran Bretagna dall'India, scroccando un passaggio a bordo di un mercantile capitanato da un uomo che non gli va molto a genio. Purtroppo, le forze della natura, costringeranno i due e altri uomini addosso un'isola deserta di vita umana. Nel loro tentativo di tornare a casa, scopriranno di non essere soli.
Si tratta di un'opera che ho scritto su per giù in seconda media. Trovandola molto tenera nella sua ingenuità ho deciso di conservarla qui per non perderla.
Genere: Fantasy, Horror, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PREFAZIONE

L’opera l’ho ritrovata, spillata in fogli a righe, in mezzo una pila di vecchi disegni, insieme ad altri temi che ci facevano scrivere alle medie. In quel periodo scoprii che scrivere mi divertiva quanto leggere e questi compiti d’italiano mi davano l'opportunità di unire l’utile al dilettevole. Letta oggi non è un capolavoro ma l’ho trovata sorprendentemente solida considerando il contesto. Non sono mai stato uno scrittore preciso e da giovane incominciavo molti racconti da un’idea senza curarmi di sapere dove andavano. A dodici anni, per la prima volta, scrivevo una breve storia effettivamente godibile, a differenza degli esperimenti precedenti, che mi garbano solo per ricordo e sono esilarantemente sconclusionati. Non mi azzardo a definire “L’isola delle lucertole” una bella storia ma certamente era la prima effettivamente professionale. Più informazioni nell’ultimo capitolo.


L’ISOLA DELLE LUCERTOLE

CAP. I

NAUFRAGIO

    —Voi dovete portarmi rispetto!— Sbottava il colonnello.

    —Voi siete un passeggero qualunque!— Rispondeva aspramente il capitano.

    —Qualunque sarete voi! Io sono il colonnello Sprangton, del quarto reggimento fucilieri, che ha appena riportato una strepitosa vittoria nelle Indie e la stessa regina d’Inghilterra vuole farmi i complimenti! Io mi distinguo da semplice marmaglia.

    —L’unica cosa in cui vi distinguete è stupidità!

    —Come osate!?

    —Oso perché questa è la mia nave e finché rimarrò su questa terra, voi seguirete le regole di questa bagnarola.

    —E quali sono queste regole?

    —Che tutti i passeggeri sono uguali.

    —E allora io sono un'eccezione!

    —Lei è un pallone gonfiato!

    —Incosciente!

    —Se ne vada!

    —Se ne vada lei!

    —E con quale autorità?

    —La mia!

    Subito dopo queste parole il capitano chiuse violentemente la porta della cabina. Al colonnello non rimase altro che andarsene sbuffando. Il tutto era cominciato dopo che il colonnello inglese si era ritrovato un qualunque pasto di riso, portandolo a chiedere un cibo ben più sostanzioso e con dal sapore a sua detta “quantomeno decente”. Ma quella notte ci fu qualcosa di ben più preoccupante di un piatto cucinato male.

    Quella notte l’oceano Indiano fu percosso da una violenta tempesta. Il barometro era più a destra che mai, con la lancetta che sembrava presa da convulsioni. Onde alte 15 metri si infrangevano sul grande mercantile, facendo vibrare lo scafo metallico. Il capitano Stewart aveva attraversato, con quella nave, già diverse volte lo stretto di Suez, da Singapore a Londra, ma fino ad allora il mercantile aveva attraversato un mare calmo o solo poco mosso. L’equipaggio fu preso di sorpresa e non sapendo come comportarsi in una simile circostanza finirono per uscire di rotta di almeno 20 leghe, giungendo esattamente nell’equatore. Il giorno dopo la nave era ancora preda dei venti e non potendo orientarsi con le stelle, rimaneva solo la bussola, che risultava però impazzita. La vedetta sul ponte, che da tempo si era rassegnata a non vedere nulla con quella nebbia, scorse in lontananza un’isola, dalla lunghezza di circa 3 leghe e dalla lunghezza di 6. Sebbene non segnata sulle carte e fuori da ogni rotta fu dato l’ordine di attraccare, ma preso dall’euforia l’equipaggio non controllò il fondale che si rivelò pieno di scogli. La chiglia fu perforata e le lancie furono gettate in acqua per remare fino all’isola. La nave, in meno di due ore, affondò fra i flutti.

   
 
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