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Autore: Cladzky    17/03/2023    0 recensioni
Un colonnello di fanteria dell'esercito di sua maestà ritorna vittorioso in Gran Bretagna dall'India, scroccando un passaggio a bordo di un mercantile capitanato da un uomo che non gli va molto a genio. Purtroppo, le forze della natura, costringeranno i due e altri uomini addosso un'isola deserta di vita umana. Nel loro tentativo di tornare a casa, scopriranno di non essere soli.
Si tratta di un'opera che ho scritto su per giù in seconda media. Trovandola molto tenera nella sua ingenuità ho deciso di conservarla qui per non perderla.
Genere: Fantasy, Horror, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAP. III

LE BESTIE

Tutti avevano accerchiato il corpo del grosso serpente. Ora scrutandolo con attenzione, il collo, lungo almeno 4 metri, del serpente, era incastonato alla base, a quella che sembrava una pietra dello stesso colore verde. Ciò significava che quella creatura mastodontica, era un quadrupede, dal lungo collo ed un’altrettanta lunga coda. In tutto la creatura era almeno 11 metri.

    —Ora so cos’è quella belva!— Disse con occhi sgranati il capitano —È uno di quei dinosauri che tanto vengono discussi dagli studiosi di Londra!

    —Intende quelle creature antidiluviane esistite prima dell’uomo?— Chiese perplesso il colonnello.

    —Certamente! Ma dovrebbero essere estinti!

    —Questo non lo è.

    —Sa cosa significa?

    —Che adesso lo è e che per stasera avremo bistecche.

    —Ma no! Non ci arriva? Questo non è certamente l’unico di tutta l’isola! Ce ne saranno altri e di sicuro non erbivori.

    —Questo era un erbivoro?

    —Certo. Non vede la dentatura?

    —Al diavolo la dentatura! Se oseranno presentarsi gli suonerò un gran concerto con la mia pistola!

    —Pensa di poterli tenere a bada con una pistola?

    —Certamente!

    —Lo dicevo che era uno stupido!  Queste creature sono ben più grandi di quel cucciolo!

    —Quello era un cucciolo?

    —Esatto! E sua madre sarà grossa quanto la vostra casa!

    —Santi numi!

    —Dobbiamo andarcene al più presto da qui. Specialmente dalla spiaggia, se non vogliamo un’insolazione.

    Il gruppo si addentrò così nella foresta, ma non prima di aver squartato parzialmente il corpo dell’animale, per prenderne la carne. Dopo pochi minuti di marcia, si imbatterono in un altro abitante dell’isola, una lucertola lunga quanto un drago di Komodo, sormontata da una cresta arancione con sfumature viola. Il colonnello stava per sparare, ma Stewart lo fermò.

    —Che intenzioni avete?— Chiese sorpreso il militare.

    —Dobbiamo risparmiare i colpi— Rispose freddo il capitano —E quella salamandra poco cresciuta non può certo impensierirci.

    Ripresero dunque il viaggio e dopo un’ora trovarono un piccolo torrente. Dopo essersi consultati i membri dell’equipaggio trovarono saggio accamparsi lì. Infatti tutta l’acqua ammontava ad almeno due borracce, ben poche per 20 persone. Mentre costruivano una piccola barricata per evitare spiacevoli incursioni, con legno e pietre, il militare parlò col capitano, confidandogli alcune preoccupazioni.

    —Mi dica— Gli chiese con un che di preoccupazione —Come pensa torneremo in Inghilterra?

    —Ho già un piano.

—E quale?

    —Costruiremo una zattera.

    —E sarà in grado di raggiungere l’India?

    —Ovviamente no.

    —E come torneremo a casa?

    —Ci basterà arrivare alle rotte commerciali e aspettare che passi una nave.

    —Lei sembra avere una soluzione per ogni cosa.

    —E lei ha smesso di fare il buffone.

    —Non lo sono mai stato!

    —Sì, invece!

    —No, invece!

    E continuarono per diversi minuti. Furono però interrotti da un verso spaventoso, simile a quello di un leone, ma più acuto e stridolo. Il muro di cinta costruito non superava il mezzo metro, e la creatura si avvicinava. Furono preparati i fucili e i due litiganti tirarono fuori nello stesso istante la pistola. I passi si fecero pesanti e a qualche metro dal muretto spuntò dalla boscaglia di felci e alberi, un rettile bipede alto almeno dieci metri, colore tendente al nero, una lunga coda strascicata a terra ed una postura leggermente curva, spingendo in avanti il suo muso allungato.

    —Sparate!— Gridò il militare. Esplosero i colpi di fucili e pistole. Più spesso si dovettero ricaricare le armi, che sembravano ferire solo lievemente il dinosauro. Il mostro scosse capo e coda e urlando, sfondò con un calcio la piccola staccionata.

    —Continuate a sparare!— Urlò ancora l’ufficiale.

    —Dobbiamo scappare colonnello!— Cercò di farlo ragionare il capitano, continuando a sparare con il revolver.

    —Ricoprirci di disonore? Mai!

    —Quel coso non lo abbatteremo con i proiettili!

    —Meglio morire che scappare!

    —Ma stia zitto!— Poi si rivolse all’equipaggio —Uomini! Fuggite!

    Sembrava che quei ragazzi non attendessero altro. Tutti si diedero ad una fuga disordinata fra la boscaglia, dimenticando di portare con sé cibo e attrezzi. Anche Sprangton, probabilmente covava dentro di sé una paura segreta, perché vedendo che non c’era nulla da fare, corse come una lepre.

   
 
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