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Autore: evil 65    17/03/2023    3 recensioni
La guerra per il destino della Terra di Mezzo è cominciata.
A vent’anni dalla creazione dei primi Anelli, Sauron ha dato il via ad una guerra di logoramento contro il popolo degli Elfi, distruggendo Eregiorn e costringendoli a rintanarsi nelle regioni del Lindon.
Malgrado i suoi migliori sforzi, Galadriel non riesce a contrastare l’ondata di morte che ha colpito il Regno. Tutto sembra ormai perduto… almeno fino a quando l’Oscuro Signore in persona non le propone un insolito accordo…
(Post Gli Anelli del Potere – Episodio 8)
Genere: Angst, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Galadriel, Sauron
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Eccovi un nuovissimo capitolo! Vi auguro una buona lettura e un piacevole weekend.




Capitolo 13 - Aria di tempesta


Mentre il cavallo di Galadriel procedeva a passo d’uomo lungo i sentieri che conducevano al Lindon, la mente della Nolde era in fermento.
Stava accadendo tutto troppo in fretta. Fino a pochi giorni prima, era assolutamente convinta che non sarebbe stata in grado di ammirare le foreste del regno elfico per almeno un altro paio di secoli… e ora, ad appena tre mesi dal cimentarsi dell’unione con l’Oscuro Signore, lei e il Tiranno si stavano recando ad un Consiglio che si sarebbe tenuto proprio nel palazzo di Re Gil-Galad in persona.
Il fatto che il sovrano avesse accettato la presenza di Sauron all’incontro dimostrava quanto l’attuale situazione fosse delicata. Forse perché, a occhio del Re Elfico, non potevano permettersi che il Regno di Numenor si trasformasse in una seconda Mordor.
Ma non erano state le motivazioni di Gil-Galad a tenerla sveglia nelle ultime notti… quanto la consapevolezza che, molto presto, avrebbe rivisto Celeborn ed Elrond.
All’improvviso si sentì osservata, e con la coda dell’occhio scoprì che Sauron la stava effettivamente scrutando con circospezione.
<< Interessante >> borbottò questi, pensieroso. La Nolde inarcò un sopracciglio. 
<< Che cosa? >>
<< Mi aspettavo che saresti stata felice di poter rivedere alcune vecchie conoscenze >> spiegò il marito << Invece, sembri piuttosto turbata all’idea di tornare dal tuo popolo. >>
L’Elfa imprecò mentalmente.
A quanto pare, non era stata così sottile quanto avesse inizialmente creduto… o più semplicemente, l’Oscuro Signore era fin troppo attento, il che non era un’ipotesi poi così fuori luogo, considerata la sua mente acuta e abilità strategica. Sicuramente era più abile nel discernere le piccole cose rispetto a molti altri.
<< Sono partita come il Comandante delle armate del Nord…  >> disse, dopo qualche attimo di silenzio << e tornerò nei panni della Regina di Mordor. Ho la sensazione che non sarò accolta con la benevolenza che spero. >>
Sul viso del Maia si dipinse un cipiglio scontento.
<< Per quanto preferirei affermare il contrario, mi hai sposato unicamente per proteggere il tuo popolo. Dovrebbero essertene grati >> sbuffò, e Galadriel si sentì invadere da un sentimento di… gratitudine, qualcosa che in passato non avrebbe mai associato al sovrano delle Terre di Mordor.
Ciononostante, le sue parole – per quanto apprezzate – non furono sufficiente per sopprimere l’angoscia che provava.
<< E quando vedranno la macchia indelebile che hai lasciato su di me? >> domandò stancamente.
Sauron ridacchiò, apparentemente divertito dalla sua scelta di parole.
<< La fai sembrare una cosa così oscena >> disse << Ma posso ricordarti che sei stata tu ad istigarmi? >>
Le guance dell’Elfa avvamparono al ricordo.
<< Lo so. >>
<< Inoltre, siamo sposati >> aggiunse il Maia << Dovevano aspettarsi che prima o poi sarebbe successo. >>
In verità, aveva lasciato i suoi parenti rassicurandoli che non si sarebbe mai lasciata sedurre dall’oscurità del marito. Cos’avrebbero pensato Elrond e Gil Galad, dopo aver scoperto che le erano bastati solo pochi mesi per infrangere quel giuramento implicito? Cos’avrebbe pensato Celeborn, alla vista di sua moglie ricoperta dal fetore dell’Oscuro Signore?
Scosse la testa per liberarsi da simili pensieri e disse: << Cionondimeno, temo per come interpreteranno le mie azioni. >>
Il Maia assottigliò lo sguardo.
<< Ti riferisci a tutti loro… o al tuo vecchio compagno? >> domandò con una cadenza oscura della sua voce tipicamente umana.
Galadriel si sentì attraversare da un brivido. Sì, era decisamente troppo attento.
<< Promettimi che non lo istigherai >>
<< Finchè si terrà a distanza, non hai di che preoccuparti >> ribattè l’Oscuro, ma questo non fece altro che accrescere i suoi timori. Dopotutto, Sauron era sempre stato bravo ad usare mezze promesse e verità per realizzare i propri obbiettivi. Ecco perché non lo avrebbe perso di vista per tutta la durata di questo Consiglio.
Dopo un altro paio d’ore, scorsero finalmente i primi segni di civiltà elfica.
Calde lacrime minacciarono di macchiare il volto di Galadriel. Rispetto ai desolanti confini di Barad-dûr le cinta della capitale sembravano quasi risplendere di luce propria, come gli stessi Silmaril.
Erano davvero una visione idilliaca, meglio di qualsiasi struttura costruita da mani mortali… o Uruk, se per questo, ma scelse di tenere certe osservazioni per sé. Dopotutto, non voleva rovinare l’umore del marito prima ancora di cominciare l’incontro.
Una volta raggiunti i giardini della città, trovarono Gil-Galad che li attendeva assieme ad un piccolo manipolo di soldati.
<< Alto Re >> salutò Sauron, mentre scendeva da cavallo << Dopo il nostro ultimo incontro, avrei sperato in un’accoglienza migliore. >>
<< Allora hai sperato male, Ingannatore >> fu la fredda risposta dell’Elfo. Il suo sguardo si addolcì quando incontro quello della moglie. << Comandante Galadriel… >>
<< È Regina Galadriel, ora >> ribattè Sauron, prima che l’Elfa potesse restituire il saluto << E verrà indirizzata con il titolo che merita. >>
Il sovrano assottigliò lo sguardo, tuttavia non mostro segni di rabbia o disprezzo nei confronti dell’Oscuro Signore. Il suo viso era una maschera impassibile di fredda indifferenza, ma Galadriel era abbastanza sicura che questo avrebbe irritato il marito ancora di più.
<< Naturalmente >> disse l’Elfo con tono diplomatico << Perdonate la mia maleducazione. >>
<< Non c’è alcun bisogno di scusarsi >> si affretto a rassicurarlo Galadriel << Siamo qui come amici, dopotutto. Possiamo tranquillamente ignorare simili formalità. >>
Lanciò un’occhiata d’ammonimento al marito, e questi si limitò a scrollare le spalle.
<< Se questo è il volere della mia regina… >>
Si bloccò, gli occhi improvvisamente puntati verso un angolo dei giardini. Galadriel seguì il suo sguardo, aspettandosi di trovare un contingente di soldati… invece – e con sua grande sorpresa – vide solo due individui dall’aspetto curioso.
Il più alto tra i due sembrava decisamente umano. Era piuttosto vecchio, con una barba grigia che gli arrivava fino alla vita, occhi di un azzurro tempestoso e lunghi capelli spettinati. Indossava abiti di fattura assai modesta, sporchi e raggrinziti, accompagnati da un ampio cappello a punta sulla testa. Inoltre, reggeva tra le mani un bastone di legno… da cui Galadriel riusciva a percepire un insolito potere.
Accanto a lui, spiccava una piccola donna dai piedi scalzi. Troppo bassa per essere umana, troppo esile per essere un Nano, con occhi pieni di curiosità infantile. L’Elfa non rammentava di aver mai incontrato – durante i suoi numerosi viaggi – una simile creatura.
Guardando accanto a lei, scoprì che Sauron non aveva ancora distolto lo sguardo dai nuovi arrivati.
<< Olorin >> sussurrò << Non mi aspettavo di trovarti qui. >>
<< Vorrei poter dire lo stesso, Mairon >> disse lo sconosciuto, il viso contratto da un cipiglio prominente << Ma per qualche ragione, i guai sembrano seguirti ovunque tu vada… o potrebbe anche essere il contrario. Chi può dirlo, quando si tratta di te? >>
Galadriel rimase piuttosto sorpresa dal tono familiare con cui l’uomo si era rivolto al marito. Ma ciò che attirò davvero la sua attenzione… fu il fatto che conoscesse il nome originale dell’Oscuro Signore, una conoscenza riservata a pochissimi individui.
<< Chi è? >> chiese al Maia, ma fu lo stesso straniero a risponderle, questa volta con un sorriso gentile.
<< Potete chiamarmi Gandalf, mia signora. Anche se il resto della tua gente ha cominciato a riferirsi a me come Mithrandir. Sono un viaggiatore errante… >>
<< È uno stregone >> lo interruppe Sauron, bruscamente << Un Istari. Un Maia costretto ad una forma mortale. Un affronto a tutto ciò che rappresentiamo. >>
La mente di Galadriel cominciò a galoppare.
Un altro Maia… qui? Nella Terra di Mezzo?
Il suo sguardo scattò subito verso Gil-Galad, il quale si limitò ad annuire sottilmente, confermando le parole del marito.
L’appena nominato Gandalf sospirò stancamente.
<< È stato il volere di Manwë in persona che io prendessi questo aspetto, Mairon. E a ben ragione, visto tutto quello che hai fatto da quando hai scelto di mettere piede sulla Terra di Mezzo. >>
<< Perché sei qui, Olorin? >> ringhiò Sauron, più impaziente di quanto Galadriel lo avesse mai visto.
Lo stregone inarcò un sopracciglio cespuglioso.
<< Per controllarti, ovviamente >> fu la sua risposta disinvolta << Dopo che non sei tornato ad Aman, Aulë e Yavanna erano preoccupati che avresti continuato l’opera del tuo padrone. E così hanno inviato alcuni di noi per ostacolare qualsiasi tuo piano che potrebbe danneggiare la Terra di Mezzo. >>
Sauron sbuffò sprezzante.
<< E devo dire che fin’ora avete fatto un lavoro egregio. Ti ci sono voluti solo vent’anni per avere finalmente il coraggio di affrontarmi! >> sogghignò, e questo era un sentimento che Galadriel non potè fare a meno di condividere.
Dov’erano stati i Valar, negli ultimi due decenni? No… negli ultimi secoli, quando Sauron aveva già cominciato ad ordire perfide macchinazioni per il futuro della Terra di Mezzo?
Avevano assistito alla morte di così tanti Elfi… senza fare nulle per intervenire, al di là del mandare qualcun altro a fare il loro lavoro? Qualcuno che, a quanto pare, non era neanche troppo bravo nell’adempirlo.
Sul volto dell’anziano si dipinse un’espressione al limite tra il colpevole e il rassegnato.
<< Non è stato facile limitarmi a questa forma. Mi ci è voluto del tempo per recuperare le forze e rammentare il motivo per cui ero stato mandato qui >> ammise, rivolgendo all’Elfa uno sguardo pieno di compassione << Ma ora sono qui… e sarai felice di sapere che non ti perderò più di vista. >>
Galadriel vide le mani del marito stringersi in pugni serrati. Era visibilmente arrabbiato, più di quanto lei lo avesse mai visto dal giorno in cui aveva rifiutato la sua alleanza, e questo la innervosiva.
Lo sguardo del Maia si posò sulla creatura che li osservava accanto allo stregone.
<< E chi è la tua piccola amica? >> chiese, con finta gentilezza.
Sorpresa di essere stata indirizzata, la creatura sollevò la testa e lo guardò con occhi pieni di sfida.
<< Nori Brandipiede >> proclamò con orgoglio << Sono una Pelopiedi. >>
Gli occhi di Sauron si spalancarono sorpresi.
<< Un mezz’uomo. Hai scelto certamente un alleato di tutto rispetto, mio vecchio amico. >>
<< Nori si è dimostrata in più occasioni una ragazza inventiva e determinata, di grande coraggio e bontà d’animo. Non avrei potuto desiderare una compagna di viaggio migliore. >>
L’Oscuro Signore alzò gli occhi al cielo.
<< Non dubito della sua determinazione, ma del potere che possiede. È così che speri di “ostacolare i miei piani”, Olorin? Raccogliendo randagi e mandandoli a morte certa? >>
<< Questo è sempre stato il tuo problema, Mairon >> ribattè l’Istari, freddamente << Credi che in guerra la vittoria possa essere ottenuta solo attraverso il potere… ma sai cos’hai imparato, vivendo su questa terra? Che sono le piccole cose a influenzare il destino dei regni, atti disinteressati di cui tu non saresti mai capace. Sei sempre stato cieco e arrogante, ed è per questo che non raggiungerai mai i tuoi obbiettivi. >>
A quanto pare era la cosa sbagliata da dire, poiché la temperatura dei giardini cominciò ad alzarsi bruscamente. Galadriel vide petali di fiori e foglie evaporare come acqua lasciata al sole, e l’odore di cenere e fiamme provenienti dal marito.
Cautamente, gli mise una mano sul braccio, nel tentativo di calmarlo.
<< Mairon… >>
<< Stanne fuori, Galadriel >> sibilò il marito… ma la Nolde non si lasciò intimidire, e invece strinse la presa.
Al contempo, l’Istari sollevò il bastone, la cui punta cominciò pian piano a illuminarsi di un intenso e pallido bagliore. Fu allora che Gil-Galad si fece avanti.
<< Vi pregherei di non combattere all’interno di queste sale >> disse con voce autoritaria << Vi ricordo che per il momento siete tutti miei ospiti. >>
I due Maia non risposero, limitandosi a scrutarsi l’uno l’altro per quello che a Galadriel sembrò un tempo interminabile. Poi, lentamente, il bagliore attorno a Gandalf cominciò ad attenuarsi, e di conseguenza calò anche la temperatura attorno a Sauron.
L’Elfa emise un sospirò di sollievo, imitata dalla Pelopiedi. A quel punto, Gil-Galad annuì soddisfatto.
<< Seguitemi >> ordinò loro, il suo tono cordiale recuperato << Ar-Pharazôn e gli altri governanti sono già in attesa all’interno. >>

* * *

Erano passati due decenni dall’ultima volta in cui Galadriel aveva visto di persona Ar-Pharazôn, ma il tempo si era rivelato stranamente gentile con l’ormai ex Cancelliere.
L’uomo sembrava molto più alto e imponente, circondato da un’aura di regalità che mai avrebbe inizialmente associato al servizievole politico di Numenor. I suoi vestiti rispecchiavano questo aspetto, dorati e lucenti quanto le guglie reali della stessa Numenor.
<< Cancelliere Pharazôn >> lo salutò Sauron << O è Ar-Pharazôn, adesso? >>
<< Lord Hallbrand, vedo che non avete perso la vostra lingua tagliente >> ribattè l’uomo, sogghignando, e senza mostrare tracce di paura << O è Lord Sauron, adesso? >>
Le labbra del Maia si arricciarono in un sorrisetto.  << Dipende molto da chi lo chiede. >>
L’uomo assottigliò lo sguardo, mentre cinque soldati alle sue spalle portavano le mani fin troppo vicine alle loro spade. Fortunatamente, una semplice occhiata ad opera del sovrano fu sufficiente per farli desistere da qualsiasi azione offensiva.
Sotto la guida di Gil-Galad, vennero tutti condotti alla stessa sala in cui - mesi prima - era stato deciso il destino di Galadriel. L’Elfa fu assai felice di scorgere Elrond tra i partecipanti, ma il suo sorriso si abbassò all’assenza di Celeborn.
Dovette rammentare a se stessa che, mentre il suo vecchio amico era un ambasciatore – e quindi obbligato a presenziare a questo tipo di incontri – suo marito non aveva alcuna autorità riguardo le decisioni del Lindon.
Dopo qualche altro minuto, sopraggiunse anche Re Arvedui, il sovrano delle terre di Umbar: alto e tarchiato, aveva ben poco da invidiare a colui che gli aveva dichiarato guerra, e il viso attraversato da una prominente cicatrice lo identificò subito come un guerriero veterano.
Dopo che tutti si furono finalmente sistemati, cominciò il Consiglio. Dapprima cordiale, divenne pian piano sempre più acceso con il proseguire dei dibattiti.
<< Ho accettato di partecipare a questo Consiglio per mera cortesia >> disse a un certo punto Ar-Pharazôn, rivolgendosi al regnante di Umbar << Numenor ha rivendicato le terre di Umbar per diritto di concessione, e non intende tirarsi indietro. >>
<< Concessione?! >> sbottò l’altro, visibilmente adirato << Il nostro regno è stato creato con il sudore e il sangue di coloro che VOI avete esiliato! Non avete alcun diritto sulle nostre terre! >>
Galadriel si tese al tono che stava assumendo la discussione. Non erano passati neanche dieci minuti, eppure sembrava che una guerra fosse già imminente.
<< Posso rammentarvi la ragione del vostro esilio? >> ribattè Ar-Pharazôn, con un sorriso cordiale << Avete cospirato con sobillatori e traditori per spodestare il vostro legittimo sovrano. E anziché mandare i vostri antenati al patibolo, egli decise di concedere loro la grazia e spedì alcune delle sue navi per assisterli nella creazione di questo regno. Ergo, Umbar appartiene a Numenor tanto quanto ai suoi governanti. Voi esistete solo perché il nostro regno ve lo permette. >>
Lo sguardo che Arvedui gli rivolse fu pieno di disprezzo.
<< Pensi di poterci ricattare così? >>
<< Non era la nostra intenzione iniziale >> ammise il sovrano numenoriano, senza un briciolo di vergogna << Ma dopo i vostri continui rifiuti di aprire trattative commerciali con noi, sono stato costretto a forzarvi la mano. >>
<< È questa la scusa che userete, quando anche altri regni si rifiuteranno di accogliervi a braccia aperte? >> si intromise Sauron << Forzerete loro la mano? Chi saranno i prossimi, mi chiedo? Mordor… oppure i regni degli Elfi, che tenete in così alto disprezzo? >>
Gli occhi dell’ex Cancelliere lampeggiarono di rabbia.
<< Da che pulpito viene la predica, Lord Sauron >> sibilò, prima di guardare il resto del Consiglio << Devo forse rammentare a qualcuno di questo tavolo quanto la brama di conquista dell’Oscuro Signore abbia danneggiato la Terra di Mezzo? >>
<< Oh, vi assicuro che lo ricordiamo bene, Re Pharazôn>> disse Gil-Galad, pur senza alcuna traccia di cameratismo << Proprio per questo, è nel nostro comune interesse non assistere alla nascita di un altro tiranno. >>
Fu allora che la delegazione numenoriana cominciò a protestare animatamente, e presto anche gli elfi cominciarono a sbraitare contro di loro. Quella che era cominciata come una semplice conversazione tra regnanti divenne, in breve tempo, un vero e proprio dibattito politico e morale sulla legittimità di una guerra.
<< Una soluzione pacifica sarebbe ottimale >> disse Gandalf, ma in pochi secondi anche la voce dello stregone divenne solo rumore di fondo in mezzo a quella bolgia di opinioni discordanti.
Quando cominciarono a volare insulti, Sauron si chinò verso Galadriel. 
<< Non pensavo che un Consiglio Elfico sarebbe stato così divertente >> le sussurrò, e l’Elfa dovette fare appello a tutto il suo autocontrollo per non schiaffeggiargli quel sorriso compiaciuto dalla faccia.
Qui era in gioco la pace della Terra di Mezzo! Come poteva trovare una simile situazione “divertente”?
“Cosa ti aspettavi?” le sussurrò una voce compiaciuta nel retro della sua mente “Stiamo parlando di Sauron, dopotutto. Scommetto che ha organizzato questo Consiglio solo per non destare sospetti! Probabilmente, non vede l’ora che Numenor dichiari guerra alla Terra di Mezzo, così da poter interpretare il ruolo di magnanimo salvatore.”
E per quanto non volesse ammetterlo, una simile ipotesi sembrava fin troppo sensata.
Sauron voleva approfittare della situazione… oppure, si stava semplicemnte  comportando come suo solito, fingendo irriverenza anche di fronte a un potenziale pericolo? In momenti come questo, non avrebbe desiderato altro che poter leggere le emozioni del marito tanto quanto lui era in grado di fare con lei.
<< Basta! >> urlò all’improvviso Ar-Pharazôn, mentre sbatteva un pugno sulla superficie del tavolo << Pensate davvero che Numenor resterà a guardare mentre mettete in dubbio la legittimità dei suoi domini? Non siamo più la nazione isolazionista di un tempo! Non mostreremo la pancia come tartarughe al minimo segno di aggressione o intimidazione! Noi combatteremo e prevarremo! >>
E prima che uno degli altri ospiti potesse anche solo provare a controbattere, l’uomo si alzò in piedi e li indicò tutti con fare imperioso.
<< Che questo sia un avvertimento a tutti i regni della Terra di Mezzo! >> proclamò a gran voce << Numenor è pronta alla guerra, se necessario! Coloro che sceglieranno di allearsi con i traditori di Umbar… saranno considerati nemici della nostra isola e trattati di conseguenza! Così ho parlato, e così sarà, per ordine di Ar-Pharazôn! >>
<< Per ordine di Ar-Pharazôn! >> risposero i suoi soldati, quasi fossero animati da una specie di fervore religioso. E proprio così, in Galadriel scomparve anche l’ultimo barlume di speranza che la guerra potesse essere evitata.
Ar-Pharazône i suoi soldati abbandonarono la sala con passo marcato, lasciandosi dietro un’atmosfera cupa e silenziosa, piena di preoccupante aspettativa. Naturalmente, fu Sauron il primo a rompere quella quiete.
<< Beh… poteva andare meglio >> ridacchiò.
Questa volta, Galadriel non riuscì a trattenere un sospiro.
<< Sta zitto, Mairon. >>
 
 
 


Sauron: nope, non credo che lo farò!

E così, il nostro amabile sovrano di Numenor da prova di tutto il suo delirio di onnipotenza, che come i lettori di Tolkien sanno bene fu una delle maggiori cause della caduta del suo regno.
Arvedui è un sovrano OC che ho creato per il regno di Umbar, il cui nome è ispirato all’omonimo discendente di Isildur.
E sì, ho coinvolto anche Gandalf e Nori… perché li adoro entrambi.
  
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