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Autore: Altair13Sirio    18/03/2023    0 recensioni
[Darling in the FranXX]
Mille anni di pace non bastano a far svanire il passato. Quando dalle profondità della terra emergono dei giganti antichi, Hachi e Nana capiscono che il futuro dell'umanità è nuovamente incerto e dovranno agire per proteggere il mondo che hanno aiutato a costruire.
Formata una squadra di nuovi Parasite, i due adulti metteranno a disposizione le loro conoscenze e la loro esperienza per guidarli verso la battaglia, ma non tutto sarà facile per la nuova squadra e i ricordi di vecchi amici ritorneranno a galla dopo tanto tempo.
"Non credo che il caso possa andare così lontano... Forse il destino... E' così e basta. E ora noi dobbiamo prenderci cura di quei ragazzi!"
Genere: Azione, Science-fiction, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo, Violenza
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“Ho bisogno di vedervi entrambi.” Era stato tutto quello che Naomi aveva detto al telefono a Miku. Solitamente non aveva mai un tono così autoritario, sembrava quasi volerli rimproverare, ma nonostante tutto la ragazza che per tutti quegli anni aveva continuato a fornirle tutto il suo appoggio e darle affetto incondizionato non fu preoccupata; sapeva che Naomi sapeva essere un po’ brusca senza volerlo, questa cosa l’aveva imparata da Ikuno, in particolare quando diventava nervosa.
Miku sarebbe anche andata da sola, non voleva interrompere il lavoro di Zorome, impegnato con i test di aggiornamento per gli insegnanti come lui; dopo che la nuova società umana era decollata, il bisogno di educatori specializzati era cresciuto esponenzialmente ed era importante valutare periodicamente la preparazione di tali educatori. Per i veterani come lui sarebbe stata una passeggiata, ma i test lo avevano sempre reso nervoso e da qualche giorno quindi non faceva che ripetere e ripetere e Miku temeva che portarlo da Naomi potesse farlo irritare ancora di più, costringendolo a interrompere il suo studio.
Ma Zorome fu felice di accompagnarla. Disse che doveva prendere un po’ d’aria fresca, ma che non lo avrebbe fatto senza una scusa accettabile e sapevano entrambi che a Naomi non si poteva dire di no. La loro dottoressa e amica di lunga data era una donna che non ammetteva scuse.
Arrivarono al laboratorio di analisi dove la dottoressa gli diede appuntamento e per un attimo gli sembrò di essere degli estranei in quel posto: quello non era l’ospedale, lì non c’erano pazienti che andavano e venivano, ma la maggior parte di quelle persone erano sane e in attesa, quasi seccate addirittura perché pensavano forse di poter fare qualcosa di più importante invece che restare lì in fila… Ma una cosa che Naomi aveva sempre detto era che trascurare la propria salute era il peggior torto che si potesse fare a sé stessi; quel motto era stato affisso in una cornice all’ospedale centrale di Anemone, la prima città, pochi giorni dopo la morte di Ikuno anni addietro, e tutti i loro amici avevano osservato quella regola da allora.
Bastò parlare con una segretaria all’ingresso per sapere dove andare. Naomi aveva un ufficio stabile al piano di sopra, da un po’ di tempo preferiva lavorare assiduamente lì piuttosto che all’ospedale; non voleva ammetterlo, ma le sale e i corridoi di quel posto erano diventate di ghiaccio per lei da quando Ikuno se n’era andata, e dopo aver assistito al deterioramento di Kokoro non riusciva più a trovare piacere in quel lavoro. Preferiva starvi il meno possibile.
In questo modo non aveva più il contatto con il pubblico, non curava più le persone. Ma c’erano tanti altri modi per aiutare la gente anche dietro una scrivania o dentro un laboratorio, la malattia di Kokoro glielo aveva insegnato: ore e ore passate a trovare un modo per rallentare l’avanzata del male, notti insonni in attesa dei risultati dei suoi esperimenti, azzardi e salti nel buio con tecniche ancora da testare, tutto per dare alla sua amica un po’ di tempo in più… Alla fine forse non era stato abbastanza, ma era stato uno sforzo non indifferente e al suo funerale Mitsuru l’aveva ringraziata sentitamente.
Naomi però aveva giurato che non si sarebbe più lasciata prendere alla sprovvista in quel modo, avrebbe fatto di tutto per aiutare i suoi amici più di quanto avesse fatto con Ikuno e Kokoro, e adesso ne aveva la possibilità.
«Mi volevi vedere, Naomi?» Le domandò Miku dopo i soliti, espansivi convenevoli. Diversamente dalla dottoressa, lei sembrava non avere alcun riguardo per lo spazio personale altrui: se vedeva un suo amico, doveva per forza riempirlo di abbracci, baci e mille attenzioni. Solo dopo tutto questo – e Naomi non se ne poteva sottrarre – le due donne potevano sedersi e incominciare a discutere del motivo per cui fossero lì.
«Sì, avevo bisogno di confermare alcune cose e consegnarti personalmente i risultati delle ultime analisi…» Spiegò professionalmente Naomi, nascondendo però una leggera preoccupazione. Miku cercò di ignorarlo e prese i documenti ringraziandola.
«Sempre a lavoro, eh Naomi?» Commentò allegra. «Dovresti staccare la spina ogni tanto; io e Zorome pensavamo di fare un viaggio in montagna tra due settimane. Che ne diresti di…»
«Miku.» Naomi la interruppe gentilmente. «Prima la salute, poi il piacere.»
Naomi era sempre così, Miku non si sarebbe dovuta sorprendere eppure lo sguardo che le mandò la mise a disagio. Capì che non doveva tergiversare e allora tornò seria e iniziò a leggere i risultati delle analisi.
«Mi sembra tutto nella norma, o sbaglio?» Borbottò pensando che Naomi non l’avrebbe fatta venire fino a lì se fosse stato così. La sua ciocca bianca ogni tanto le entrava nel campo visivo, ormai troppo grande per essere nascosta e Miku non se ne era mai veramente preoccupata: come Ikuno, considerava i suoi capelli argentei come una medaglia, qualcosa di cui andare fiera.
«Sì, è tutto in ordine per i tuoi parametri. Ma ultimamente mi sono cadute sott’occhio le analisi di diverse pazienti e le ho potute confrontare con le tue per un po’, e ho notato qualcosa di strano…» Spiegò Naomi, che rimase composta nonostante la situazione a dir poco strana.
«Strano, in che senso?» Domandò Miku, che iniziava ad essere nervosa. Non capiva perché tutto a un tratto Naomi esitasse così tanto a parlare, di solito era schietta anche a costo di sembrare insensibile.
«Miku non sta male, vero?» Intervenne Zorome, che forse si sentì un po’ fuori posto a intervenire così, ma l’ansia di quella situazione stava cominciando a metterlo a disagio. La sua compagna gli fu grata per quella domanda, incapace di porla lei stessa.
«No, Miku sta bene.» Rispose rapidamente Naomi, rilassando un poco i suoi ospiti. «Tuttavia i suoi parametri sono sempre stati anomali, e credo di aver capito come mai.»
Un po’ sollevata, Miku strinse le spalle. «Bé, finché sono in salute non credo ci sia notizia che possa farmi tanto male. Non serve girarci attorno così tanto, dimmi tutto!»
Naomi fissò la sua amica, che le sorrideva come se non ci fosse nulla fuori posto in quel mondo caotico; e invece non c’era niente di normale in tutto quello e temeva veramente che darle la notizia adesso sarebbe stato devastante per lei. Miku non era mai stata veramente forte: si mostrava tale per dare la carica, aiutare gli amici che avevano bisogno di sentirsi sostenuti, ma in realtà era molto fragile e timida e uno shock avrebbe potuto farle molto male.
Alla fine sospirò. Naomi annuì dicendosi che era per quello che l’aveva chiamata e quindi non poteva fare la preziosa adesso: «Miku, negli ultimi tempi hai notato delle irregolarità… Qualche tipo di ritardo nel tuo… Intimo?»
L’altra la guardò stranita inarcando un sopracciglio. Non aveva capito assolutamente cosa volesse dire. «In che senso “ritardo”? Non ho mai fatto tardi a un appuntamento in vita mia…»
«No, non intendo questo.» Si morse la lingua Naomi, che fu sorpresa dalla totale mancanza di imbarazzo della sua amica. «Com’è il tuo ciclo mestruale, ultimamente?»
Per un attimo Miku ebbe una grande paura e la sua confusione crebbe ulteriormente. «Ah…» Balbettò. «Ti riferisci a quello… Bé, come sempre, direi…»
«Come sempre, sarebbe a dire…?» La incalzò Naomi, che adesso non voleva mollare l’argomento.
Zorome osservava senza parole, incerto se fosse meglio farsi da parte e lasciare le donne parlare da sole oppure se fosse il caso di restare e ascoltare per evitare poi che Miku dovesse fargli un imbarazzante riassunto in seguito.
«Sì, lo sai… Come tutti, non mi dà problemi, sono sempre stata fortunata in questo…» Mormorò lei evitando a tutti i costi lo sguardo dell’amica, che temeva di aver già capito tutto. Lo smarrimento di Miku era evidente, così come fosse evidente il fatto che non sapesse cosa dire per salvare quella situazione; non aveva mai avuto imbarazzo a parlare di certi argomenti, ma la verità era che proprio quell’argomento costituiva una grossa insicurezza per lei sin da quando era una ragazza.
«Miku…» Mormorò Naomi dispiaciuta. «Tu non hai mai avuto le mestruazioni, non è vero?»
Il cuore di Miku si fermò per un attimo. Avrebbe potuto svenire da un momento all’altro per la tensione, ma sapeva che questo non avrebbe fatto altro che ritardare quella conversazione che sarebbe avvenuta comunque, quindi si costrinse a restare sveglia e soffrire l’umiliazione nel frattempo.
«Io… Certo che le ho avute!» Borbottò lasciandosi sfuggire una risata nervosa. «Ce le abbiamo tutte, no? Quel sangue che esce una volta al mese e ci… Sentiamo male… No, io non mi sento mai male, però è come se mi succedesse, ho dei tremendi mal di testa quando mi vengono…»
Lo sguardo costernato di Naomi la costrinse a chiudere la bocca. Niente di ciò che avrebbe inventato sarebbe riuscito a nascondere quella verità ormai: Miku era completamente ignorante in quella materia.
«Mi dispiace, Miku.» Sussurrò Naomi.
«E’… E’ tutto okay.» Borbottò imbarazzata l’altra. «E’ solo una seccatura in meno. Solo, mi sento un po’ persa quando si parla di queste cose…»
Naomi scosse la testa e allungò una mano per posarla su quella di Miku. «Non credo tu abbia capito esattamente la gravità della cosa.» Disse guardandola dritto negli occhi. Miku trattenne il respiro chiedendosi cosa altro ci fosse da sapere, anche Zorome sembrava aver capito ormai ma attese che fosse Naomi a confermarlo.
«Miku, tu sei sterile. Non potrai avere figli.»
Un battito di ciglia fu tutto ciò che arrivò da lei. Miku sembrò non cogliere il messaggio per un lungo periodo e rimase a guardare Naomi come se ancora dovesse darle quella notizia; poi, pian piano, la dottoressa vide quel mezzo sorriso sicuro di sé svanire dalle labbra della sua amica e la confusione prendere il suo posto, con lei che cominciava a cercare spiegazioni.
«Ma come… Non è possibile, sono sempre stata bene… E’ solo una anomalia, io non…»
Naomi rimase seria, costernata, e le disse chiaramente quello che sospettava: «Il tuo corpo si è sviluppato senza mai raggiungere quel livello, ottenere la possibilità di procreare. Non so se il processo non sia mai iniziato oppure se si sia interrotto molto presto, ma la quantità di globuli gialli nel tuo corpo uniti al resto dei parametri fuori dalla norma spiega tutto quanto.»
Il bianco asettico dell’ufficio si addiceva in parte a quel momento: freddo e distaccato, proprio come un medico avrebbe dovuto essere nel dare cattive notizie a un suo paziente. Naomi era stata così o almeno ci stava provando, perché sapeva di non averne per molto e se Miku avesse dovuto reagire male non sarebbe riuscita a contenersi. La gente diceva che tutto quello che aveva passato l’aveva indurita, era diventata di ghiaccio, ma si sbagliavano; c’erano ancora tante persone per cui si sarebbe sciolta ancora e ancora e vederle soffrire la faceva morire dentro ogni giorno un po’ di più.
In quell’ufficio regnava il silenzio ora. Non c’era nulla che si potesse aggiungere, nessun commento per indorare la pillola, niente bei ricordi o pensieri positivi; nessuno stramaledettissimo viaggio mentale sarebbe riuscito a ripiegare quella storia e trasformarla in una morale, una esperienza da cui trarre forza o qualche scemenza simile. C’erano solo Miku e Zorome e Naomi che la fissavano impotenti, rassegnati.
E proprio il partner della ragazza si sentì tremendamente inutile. Perché sarà anche stato vero che come coppia si sarebbero potuti sostenere a vicenda, ma quando il problema riguardava una cosa così intima alla donna che cosa poteva fare uno come Zorome, che non sapeva niente di niente? Erano passati alcuni minuti e ancora non aveva avuto una reazione da parte di Miku, non sapeva cosa significasse tutto quello per lei; era Miku, in fondo, a ritrovarsi in quel casino. Lui era “pulito.”
«E’ un caso molto comune tra gli ex Parasite.» Riprese Naomi, provando a sbloccarla. «L’esposizione all’energia magmatica ha causato mutazioni genetiche in tanti soggetti, mutazioni che non sono state notate per molto tempo. Tante persone sono diventate sterili per aver pilotato i FranXX durante gli anni della pubertà.»
Miku si sforzò di trovare un momento per parlare, non voleva interrompere Naomi ma sentiva che sarebbe esplosa se non avesse detto qualcosa. «Gli… Ex Parasite?» Domandò con la gola secca. «Ma allora perché Kokoro e Ichigo non hanno avuto problemi?»
Naomi sospirò fermamente, quasi non la si notò. Purtroppo Miku le aveva proprio chiesto la cosa più difficile, quel fatto che preso da solo avrebbe finito per far nascere manie di persecuzione in chiunque. «Dipende tutto dai livelli di esposizione… E dalle energie spese durante le battaglie.» Lasciò un po’ in sospeso quelle parole, come se volesse aggiungere altro. Miku non voleva sentire altro.
Esposizione? Andavano a dirlo a lei, quando i suoi amici avevano fatto fuoco e fiamme a bordo dei FranXX? In confronto alle loro follie, non aveva mai pilotato sopra le righe, non si era mai presa un rischio in tutta la sua vita, e ora le dicevano che lei era rimasta nella trappola mentre le altre no? Aveva visto la sua amica Ikuno invecchiare letteralmente davanti ai suoi occhi; Ichigo aveva nuotato attraverso i liquidi corporei di uno Stridiosauro e Kokoro aveva sforzato il proprio fisico all’inverosimile per entrare nella modalità Stampede, per non parlare del fatto che avesse pilotato con un bambino in grembo! Questi erano comportamenti rischiosi, eppure la ruota aveva preso lei.
Qui non si trattava di quanto fosse stata esposta all’energia magmatica, qui si trattava di puro caso, ed era anche peggio per certi versi! Ma doveva pur esserci una causa scatenante, qualcosa che avesse aumentato le possibilità di rimanere scottati, o no?
Zorome ebbe per un momento la vista sul capo della sua fidanzata e scorse un ciuffo di capelli argentei tra i tanti che la donna aveva in testa. Spiccavano particolarmente sulla sua capigliatura rossa, eppure prima di quel momento non li aveva mai notati più di tanto; solo ora si rendeva conto di quanto si fossero estesi, da quando aveva cominciato ad averne sin da giovane. Quello era il marchio della sua condizione.
Ma se la ragazza non aveva mai esagerato alla guida del proprio FranXX, restando sempre nei limiti di ciò che sapeva di poter fare, a cosa era dovuto tutto quello?
Ebbe un tuffo al cuore quando si rese conto che nella coppia, il più impulsivo  era sempre stato lui; a pilotare in modo sconsiderato senza mai curarsi delle condizioni della propria partner era stato lui. Se Miku non poteva più avere figli, era solo colpa di Zorome.
Smise di ascoltare da quel momento e un profondo disagio iniziò a crescere in lui…
   
 
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