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Autore: Fiore di Giada    19/03/2023    1 recensioni
Lui, Kaidan Laois, si sentiva come un naufrago sballottato da onde tempestose.
E Roran mostrava una serenità insolita, ben lontana dal suo carattere cupo e introverso.
Reclinò la testa da un lato, frenando a stento un singhiozzo. Il suo cuore bramava il calore di un abbraccio, ma la sua indole di guerriero lo costringeva a non posare la maschera.
La lotta all’ingiustizia, ne era consapevole, aveva un prezzo elevato.
[Legata a "Anime a confronto", "Farewell Hero" e "Sarai di nuovo libero". Consigliata la lettura delle suddette storie per capirci qualcosa]
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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La luce della luna si irradiava nel cielo, d'un intenso colore blu, privo di nubi, e inargentava le case della città di Evra, immersa nel silenzio notturno.
Il vento, di tanto in tanto, spirava tra le foglie degli alberi, riempiendo l'aria di delicati e sempre mutevoli fruscii.
Kaidan, seduto alla finestra, lasciava vagare lo sguardo sul paesaggio. Finalmente, la battaglia si era conclusa.
Pur con fatica, avevano allontanato i demoni comandati dalla crudele Morrigan.
Si passò una mano sulla fronte e rimase immobile, gli occhi velati di lacrime. La sua feroce nemica, servendosi dei suoi poteri, non aveva esitato a evocare lo spirito di sua moglie, Aine, morta anni prima.
Le aveva creato un corpo d'argilla e l'aveva trasformata nella comandante di una squadra demoniaca.
Un pallore spettrale, repentino, velò il suo viso e, d'istinto, strinse la mano sul petto, pugnalato da una fitta di dolore. Gli occhi dorati di Aine, gonfi di lacrime, si materializzavano nei suoi sogni.
Gli domandavano perdono per un attacco vile, da lei mai voluto.
– Tu volevi essere libera... Libera... – si disse, amaro. La bellezza della sua amata sposa era equiparabile alla fierezza adamantina del suo carattere.
Lei, abile piromante, non avrebbe mai accettato di tradire i suoi nobili ideali di giustizia.
E lui, in tempi assai remoti, si era innamorato di questa sua limpidezza.
Ma quel sentimento, così puro, era stato la rovina di entrambi.

La porta, con un debole fruscio, si aprì ed entrò Roran.
Kaidan alzò la testa e il suo sguardo si posò sul giovane principe di Namida.
Poi, un sorriso benevolo sollevò le sue labbra. Per lui, estrema speranza d'un popolo triste, non aveva esitato a rischiare la sua vita e l'integrità del suo spirito.
Roran era un giovane coraggioso, ma su di lui aleggiava un'ombra immeritata.
La sua famiglia l'aveva accusato di un odioso fratricidio.
Scosse la testa. Dapprima, il suo affetto paterno l'aveva spinto a schierarsi con lui e a porsi contro l’ottusa sicumera dei sovrani e di Morrigan.
Poi, il senso opprimente d'ingiustizia aveva rafforzato la sua risoluzione.
No, non si poteva accettare una simile ingiustizia!
E aveva pagato la sua scelta con ferite e cicatrici.
 
– Che ti succede? Ti fanno male le cicatrici di Morrigan? ‒ domandò Roran, preoccupato.
Kaidan sbarrò gli occhi, stupito. Il suo amato principe non aveva visto la battaglia da lui sostenuta contro la sua sposa.
Eppure, pur non comprendendo completamente la realtà, non si era lasciato ingannare dal suo sorriso.
Si era ben accorto del suo desiderio di solitudine, nonostante la vittoria.
Le sue mani, gentili, si posarono sulle spalle del principe. Le sue disgrazie l'avevano segnato, ma non avevano distrutto la sua gentilezza.
Il principe di Namida sapeva andare oltre il suo egoismo.
Roran fissò su di lui uno sguardo perplesso e alzò un sopracciglio. Non ignorava l'affetto di Kaidan per lui.
Ma quell’atto, così repentino, racchiudeva una supplica disperata, eppure pacata.

– Se ti dicessi che non è il caso, mi crederesti? – domandò. 
Il giovane, per alcuni istanti, fissò sul maestro uno sguardo perplesso. 
– No. Non ti crederei e continuerei a farti domande. In qualsiasi caso. Perché voglio vederti sereno. Non voglio vedere persone piangere. Ne basta uno di triste. – rispose, fermo.
Il mago guerriero si irrigidì, poi chinò la testa e strinse i pugni, cercando di trattenere le lacrime. Tali parole vibravano di sincerità, pronunciate da Roran.
Ma gli ricordavano il tragico destino della sua sposa.
E, in quell’istante, al dolore si aggiungeva il peso della rabbia.
Perché non era riuscito a liberare Aine da quella crudele prigionia?

Un lampo, ad un tratto, ruppe il silenzio e illuminò il paesaggio di un riflesso spettrale.
Roran, per alcuni istanti, rimase immobile, come una statua, lo sguardo fisso davanti a sé.
Kaidan lo fissò, stupito. Di solito, era lui a confortare, con la sua calma, il giovane principe tormentato.
La situazione, in quel momento, si era invertita.
Lui, Kaidan Laois, si sentiva come un naufrago sballottato da onde tempestose.
E Roran mostrava una serenità insolita, ben lontana dal suo carattere cupo e introverso.
Reclinò la testa da un lato, frenando a stento un singhiozzo. Il suo cuore bramava il calore di un abbraccio, ma la sua indole di guerriero lo costringeva a non posare la maschera.
La lotta all’ingiustizia, ne era consapevole, aveva un prezzo elevato.

Roran sospirò, poi gli cinse le spalle con le braccia e gli fece appoggiare la testa sulla sua spalla.
Il più grande, sentendo quel tocco, si irrigidì, come una statua di pietra e le sue guance, velate di barba, s’imporporarono. Non poteva negarlo, gli piaceva essere abbracciato…
Tra le braccia del suo amato figlio adottivo, si sentiva bene.
‒ Io… Io so di non potere ripagare il debito che ho con te… Tu, in questi momenti, mi hai amato come un padre ama un figlio… - cominciò.
Si interruppe e trasse un sospiro. In quel momento, aveva ricordato la sua triste situazione famigliare.
Ma Kaidan aveva bisogno d’un approdo per la sua anima tormentata.
L’uomo sorrise, intenerito. Era commovente la premura del suo allievo e figlio adottivo.
Pur di aiutarlo, allontanava il ricordo della sua tragedia.
La mano di Roran, delicata, si appoggiò dietro la nuca dell’altro.
‒ Se è possibile, quando il cuore pesa, bisogna alleggerirlo. Che cosa ti tormenta, amico mio? Sembri un criminale gravato dai rimorsi, ma tu hai un cuore giusto… ‒ concluse.
Le lacrime, impetuose, ripresero a bagnare le guance del combattente più anziano. 
‒ Un criminale… Hai detto la parola giusta, figlio mio… Io non ho saputo salvare mia moglie… Ho permesso che Morrigan si servisse di lei come di un’arma… Nemmeno la sua morte è stata rispettata... Maledetti! ‒  gridò.
Sopraffatto dalla pena, si abbandonò all’abbraccio del giovane, il corpo scosso da singhiozzi sempre più violenti.
Il giovane principe serrò ancora di più le braccia su di lui e le sue dita, gentili, accarezzarono i suoi capelli. Kaidan, oltre il suo carattere solitario, celava un cuore nobile e una ferrea volontà.
Sua moglie aveva avuto la fortuna d’essere stata amata da una persona tanto meravigliosa.
Un fremito d’ira, come una scossa elettrica, percorse il suo corpo. Chissà con quali magie Morrigan aveva usato lo spirito di quella sfortunata donna…
La sua crudeltà sembrava non conoscere limiti.
Appoggiò la fronte contro quella dell’altro.  La pena del suo maestro e amico rafforzava la sua risoluzione.
Tante, troppe lacrime erano state versate a causa della dea Morrigan e di suo zio Erwen.
Una simile, odiosa realtà doveva cambiare.
Namida doveva essere libera.
Stai tranquillo, amico mio. Loro pagheranno. Le tue lacrime saranno vendicate col loro sangue., pensò Roran, mentre un altro tuono rimbombava nella stanza, presto seguito dal ticchettio della pioggia.










 

   
 
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