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Autore: _Swan_    19/03/2023    2 recensioni
Con i decreti di Teodosio, la millenaria religione greca cessa di esistere. Ma dunque anche un Dio può trovarsi faccia a faccia con la fine? Davvero l'immortalità è persa per sempre?
Genere: Angst, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Antichità greco/romana
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                                                                       È TEMPO DI MORIRE




Seduto sul suo trono dorato, Zeus si accarezzava la lunga barba bianca, gli occhi, la cui espressione aveva terrorizzato migliaia di mortali, colmi di un’inedita tristezza. Al suo fianco, Era, avvolta in un semplice abito bianco si tormentava le mani mordendosi il labbro, la sua bellezza ultraterrena quasi del tutto scomparsa, divorata dal dolore e dall’angoscia.
“Sicché è finita.” fu Ares il focoso a rompere il silenzio.
“Non esistiamo più.” gli fece eco Afrodite. Lanciò un’occhiata al suo specchio fatto di perle e al suo posto vide per la prima volta una donna come tutte le altre.
“Dunque è questa la morte?” chiese Poseidone, agitando il suo tridente che, ai suoi occhi, ora appariva un ammasso di ferraglia.
Eos e Apollo erano gli unici a non essere tristi. Loro sapevano bene che il destino di ogni cosa è nascere e morire. Non avevano paura.
“Un nuovo potere, oramai, è sorto.” disse Atena con la sua solita praticità “ e il vecchio deve lasciargli spazio, è sempre stato così.”
“Per gli uomini.” la contradisse Artemide” ma per noi…”
“Nemmeno noi siamo risparmiati dal Fato.”
“Questa morte è peggiore di quelle che io ho sempre visto.” intervenne Ade "le persone che vengono da me sono ricordate, vivono nella mente dei loro cari, templi sono stati costruiti per loro. Noi, invece, spariremo dalla memoria dell’umanità. La Grecia si scorderà di noi. Che fine faremo?”
Un urlo li fece voltare tutti. Si spaventarono vedendo Afrodite con i lineamenti stravolti dal terrore, non capirono subito cosa stesse avvenendo, cosa l’avesse spaventata tanto. Poi videro.
“La mia mano!” urlò lei “la mia mano è …. è scomparsa!”
Era vero. Lì dove una volta c’era l’arto ora rimaneva solo il vuoto.
Non esistono parole per descrivere l’orrore che prese gli dei una volta capito quale sarebbe stato il loro destino. Per la prima volta si sentivano vulnerabili, fragili, mortali… umani.
Eos e Apollo li fissavano contorcersi ed urlare. Nella mente dell’Aurora non c’era terrore, solo l’immagine di un ragazzo nero come l’ebano che le sorrideva: Memnone.
Chissà, forse ora lo avrebbe rivisto.
Anche Apollo pensava ad un ragazzo. Il suo principe, il suo unico grande amore. Nemmeno l’ignoto gliel’avrebbe portato via. Nemmeno l’ignoto avrebbe spento il sorriso del sole. Svanì Persefone, aggrappata alla madre e al marito. Svanì Dioniso, con i suoi riti oramai simbolo di perversione. Svanì Era con le sue letali gelosie. E svanì Zeus, il Re, il più potente di tutto e di tutti.
Un calice d’oro rotolò nella sala oramai vuota. Un colpo di vento risuonò fischiando nel silenzio.
Dove erano andati? Non si sa. E loro non avrebbero mai saputo che il loro ricordo sarebbe sopravvissuto nei secoli, nei modi di dire, nell’etimologia delle parole, persino nei nomi di alcune malattie.
Erano spariti, ma avrebbero continuato a vivere.
Sarebbero rimasti comunque immortali.





 
   
 
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