Fece
scivolare il dito lentamente, accarezzando la lunghezza del cerchietto
d’oro
che le adornava l’anulare sinistro, mentre con ansia fissava
insistentemente il
test abbandonato sul lavandino. Si mordeva il labbro,
nell’attesa del
risultato.
Non sapeva
come sentirsi. Erano sposati da poco più di tre anni, e
stavano insieme da
sette, eppure in tutto quel tempo non avevano mai discusso di bambini,
gravidanze e pannolini. Era pronta per diventare madre? In parte aveva
paura di
non esserne in grado, temeva di non poter dare la giusta importanza e
tempo a
quel bambino che forse stava per sconvolgerle la vita a
trecentosessanta gradi.
Ma dall’altra parte, le bastò immaginare un paio
di occhi rubino incastonati in
un visetto vispo e dai tratti paffuti ed un sorriso simile al suo ma
più
piccolo e sdentato per far sparire ogni dubbio. L’avrebbe
amato, era l’unica
cosa di cui era certa: che fosse il tempo sbagliato, loro tre lo
avrebbero reso
giusto. Avrebbero fatto funzionare tutto.
Sorrise. Fece
per prendere il test tra le mani tremanti -che fosse agitazione o
emozione, non
poteva saperlo-, ma una testa scura fece capolino
all’improvviso, facendola
saltare per la paura. «Shin!»
lo
sgridò, imbronciata. «Mi hai fatto prendere uno
spavento!»
«Ti ho
chiamata appena entrato in
camera, ma non mi hai sentito.» suo marito entrò
nel bagno e l’abbracciò da
dietro, affondando la testa nella sua spalla. «Cosa ti ha
fatto impensierire tanto
da non sentirmi arrivare a casa, Lena?»
Lei si morse il
labbro inferiore e
sospirò, comprendendo che rimandare il momento e mentirgli
sarebbe senz’altro
stata la scelta peggiore. «Per quello.»
indicò il test di gravidanza. «Stavo
pensando come avrei dovuto dirti che aspettavo un bambino, nel caso
fosse
positivo.»
Mentre parlava,
lui aveva sollevato la
testa e si era staccato da lei, lo sguardo serio. La fece girare verso
di lui,
fino a trovarsela faccia a faccia, anche se non riusciva ancora a
guardarlo negli
occhi. Dirgli che forse aspettava loro figlio mentre era girata
dall’altra
parte era stato senz’altro più semplice, ma ora
che la verità le era sfuggita
dalla bocca affrontare la sua reazione le metteva a disagio. E se lei
fosse
incinta ma Shin non desiderava bambini? Cosa avrebbe fatto?
La paura si fece
largo nelle sue vene,
quasi sopraffandola.
La paura che
però sparì quando si
decise ad incontrare quegli occhi rossi ed i suoi, e ne lesse
semplicemente la
tranquillità. «E come me lo avresti
detto?» le chiede dolcemente, scostando una
ciocca di capelli chiarissimi dal volto.
La voce le venne
fuori tremante,
quando gli disse: «Forse te lo avrei incartato e te lo avrei
messo sotto il
naso dopo cena, all’improvviso. Tu mi avresti presa in giro
dicendomi che al
tuo compleanno mancano due mesi, ma io ti avrei risposto che era un
regalo
anticipato, a meno che non avessi voluto aspettare altri otto mesi
prima di
vederlo.»
«Senz’altro
un piano ben pensato, Bloody Regina.»
commentò lui. «Avevi paura della mia reazione,
vero? Ti ho vista irrigidirti
quando sono entrato in bagno, nonostante la sorpresa.»
«Ad
essere sincera, sì.» Lena sospirò.
«In tutti questi anni non abbiamo mai parlato di crearci una
famiglia al di là
di noi due. Non so cosa pensi dei bambini, né se ne vuoi di
tuoi, ed io non ci
ho mai pensato. Ma ora che siamo qui, mi rendo conto che vorrei davvero
un
figlio da te.» gli sorrise dolcemente.
«È un desiderio che è nato nel momento
in cui ho realizzato che il mio ciclo era in ritardo, e non penso che
lo avrei
mai sentito tanto mio se non ci fossi stato tu.»
«Vale
la stessa cosa per me, tesoro.»
«Co-cosa?»
Lena era sbalordita, tant’era
la tranquillità con la quale lui disse quella semplice
frase, e Shin ridacchiò.
«Dici sul serio?»
«Certo.
Ti immagini un bambino che ha
i miei occhi ed il mio naso, i tuoi capelli ed il tuo
sorriso?» le sorrise, e
lei si rilassò visibilmente. «Lena, è
un argomento che interessa soprattutto
te. Una gravidanza comporta tanti cambiamenti nella tua vita, ed io
stavo solo
aspettando che tu ti sentissi abbastanza pronta anche solo per parlarne
con me.
Ma neanche io sarei stato così entusiasta di aver un figlio
se sua madre non
fossi stata tu. Ovviamente anche io ho il terrore di essere un pessimo
padre,
ma io e te siamo una splendida squadra, lo siamo sempre stati. Io e te
saremmo più
che in grado di essere dei buoni genitori, e su questo non ho
dubbi.»
Commossa, forse
anche a causa degli
ormoni, la giovane e probabile madre gli avvolse le braccia attorno al
collo,
abbracciandolo. «Sai, mentre stavo aspettando il risultato,
ho avuto anche io
la stessa visione di nostro figlio. Sarebbe bellissimo se fosse
determinato
come te.»
«E
cocciuto come te.» Shin le diede un
bacio sulla fronte. «Cosa preferiresti? Un maschietto o una
femminuccia?»
«A me
basterebbe che sia sano, ma se
proprio devo scegliere…» sorrise.
«Vorrei prima un maschietto che ti somigli
tanto.»
«Speriamo
che sia un maschio, allora.»
Lena lo vide ammiccare, facendola arrossire. «Così
dopo possiamo pensare alla femminuccia
che vorrei viziare.» affermò, per poi ridere
insieme a sua moglie.
Quel momento
servì loro a tranquillizzarsi,
ma questo non bastò ad azzerare la loro agitazione,
soprattutto nel momento in
cui Shin prese in mano lo stick. Si guardarono e, con uno scatto del
polso, lui
lo voltò.
Le linee
parlavano chiaro. Non incinta.
Lena
non si aspettava di essere così delusa,
ma lo capì nel momento in cui si ritrovò con gli
occhi bagnati di lacrime. «Oh»,
sospirò, asciugandosi le lacrime improvvise.
«Lena.»
Shin la strinse a sé, in un
tenero abbraccio. «Non piangere, amore mio. Ci riproveremo
finchè non diventerà
positivo.» provò a tirarle su il morale con un
sorriso d’incoraggiamento ed un
occhiolino, che le strappò una risatina.
E la famiglia
Nouzen, qualche mese
dopo, potè annunciare ai propri amici l’arrivo di
una cicogna per l’anno nuovo.