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Autore: Saekki    19/03/2023    1 recensioni
"...Qualcosa di antico aveva deciso di muoversi, strisciare tra le ombre per reclamare il compiersi di un'antica vendetta. I tempi erano maturi, i venti di tempesta soffiavano forti, il grande disegno si sarebbe compiuto." Calatevi insieme ad Ilyria, la protagonista di questa storia, nel selvaggio mondo di Ophiria. Tra misteri ed antichi rancori, un passato da svelare ed un mondo che scivola sempre più verso il nero abisso, riuscirà la ragazza dai capelli corvini a trovare la propria strada?
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Cap.1- Ancora un respiro

 

 

-Lo scrosciare della pioggia incessante cozzava contro la strada di terra battuta oramai ridotta ad una pozza di fango viscido, impregnando il mantello nero e pesante di una figura minuta in ginocchio su quella medesima strada. I grandi occhi viola sbarrati mentre il volto candido dagli occhi e lineamenti affilati veniva illuminato dai bagliori rossastri di fiamme che come tempesta si mescolavano all'acqua, incendiando i tetti di paglia di quell'anonimo villaggio di provincia, avvolgendo i suoi abitati che tentavano inutilmente di sfuggire a quelle lingue di fuoco tra urla strazianti. E quelle grida si mescolavano al rumore di legno che va in frantumi, al pianto dei bambini lasciati soli, al ruggito che squarciava l'aria più dei tuoni in lontananza. Portandosi le mani a coprire quelle orecchie violentate da tanto caos fu la ragazzina inginocchiata ad urlare mentre le lacrime le solcavano le guance.-

Uno scossone svegliò Ilyria dal sonno nel quale era scivolata, le palpebre che si aprirono lentamente sotto l'orlo del cappuccio che le ricadeva sul capo. Una mano fasciata portata all'occhio destro per stropicciarlo raccolse involontariamente una lacrima che bagnava la guancia. Esalò un mezzo sospiro sollevando poi lo sguardo, la pioggia cadeva fitta ed insistente ma non pesante, tipico clima delle lande orientali nel tardo autunno, bagnando tuttavia inesorabilmente le vesti dei rifugiati che avevano trovato passaggio su quel carro logoro. Erano tre giorni che viaggiavano, tre giorni da quando il villaggio di Cohen era stato distrutto, tonalmente raso al suolo da una forza sconosciuta ma dalla potenza inarrestabile. Davanti a lei un ragazzo, di un paio di inverni più giovane, si stringeva in quello che rimaneva di un mantello lacero. Damien era il suo nome, erano stati vicini di casa per anni e fortuna, o sfortuna, volle che fosse ritrovato ancora vivo sotto le macerie della propria abitazione, il corpo della madre a fargli da scudo dalle travi crollate. .

Una storia tragica senza dubbio, ma su quella piccola colonna di sopravvissuti sui quali Ilyria poteva posare gli occhi le storie come quella erano la normalità, nessuno ne era uscito illeso, tutti avevano perso qualcuno. Stringendo le ginocchia al petto e cingendole con le braccia la ragazza dagli occhi violetti pensò a ciò che aveva perso lei, se da un lato non aveva mai conosciuto i propri genitori di certo sotto il fuoco incandescente aveva lasciato colei che l'aveva accudita da quando aveva memoria. Sapeva che la vecchia Elowen non era davvero sua nonna, ma per qualche motivo l'aveva cresciuta come propria nipote per almeno dodici inverni. Una mano chiusa a pugno venne portata alle labbra, mentre i denti affondarono contro le nocche, nel disperato tentativo di trattenere le lacrime che ancora una volta sentiva affiorare. La rabbia di essere stata impotente, la frustrazione di non ricordare nulla dell'accaduto né di come si fosse salvata né di che fine avesse fatto la donna che l'accudiva. Era stata trovata nel fango, nuda, tremante e delirante, trascinata via di peso e vestita di stracci. Solo quell'incubo a farle da tetra compagnia come ricordo della tragedia.

Delle voci distati la fecero tronare ancora una volta alla realtà, stirando di poco il collo oltre le spalle del conducente del carro trainato da un paio di cavalli malmessi tanto quanto coloro che trasportavano, un'espressione di stupore le si dipinse sul volto, un muro composto da alte palizzate si ergeva poco distante, nel quale un portone in legno era incastonato e sulla quale sommità del camminatoio svettavano delle guardie che tenevano alte delle torce che con difficoltà continuavano tuttavia a brillare nella pioggia. Alle proprie spalle, da un altro carro della colonna si levò un grido quasi liberatorio, rapidamente seguito da altre urla di gioia seppure flebili mentre la carovana continuava con il proprio incedere verso l'insediamento. Il pesante portone in legno venne aperto senza indugio al passaggio del primo carro, facendo ben sperare tutti i rifugiati nell'aver trovato almeno per il momento un porto sicuro. Qualche altra decina di metri e l'insieme della carovana giunse nella piazza principale, oramai ridotta anche questa ad una pozza di fango per la pioggia che aveva impregnato senza pietà alcuna il terreno.

Alcuni passi pesanti si mescolarono al nitrire dei cavalli esausti ed ai mormorii dei superstiti del disastro mentre le finestre delle case attorno a loro si aprirono, gli abitanti curiosi di capire cosa stesse succedendo quando infine un drappello di guardie imperiali, capitanate da un uomo in armatura fecero la loro apparizione, fermandosi a pochi metri dal gruppo di superstiti, una trentina in tutto, pochi uomini, quasi tutti bambini, ragazzi o donne. Lo sguardo dell'uomo che sembrava capitanare il piccolo manipolo di guerrieri armati squadrò i presenti dopo aver arrestato l'incedere della propria cavalcatura, gli occhi chiari color ghiaccio che sembravano tagliare in due l'aria, incastonati in un volto dai tratti ruvidi e spigolosi, la barba corvina screziata di bianco e lasciata incolta mentre la testa era coperta da un elmo in metallo che aveva sicuramente visto giorni migliori. Allo stesso modo la corazza che indossava recava lo stemma imperiale, un drago bicefalo al centro dei quattro quadranti di uno scudo in oro e argento. Ilirya deglutì vistosamente quando la voce dell'uomo, baritona e graffiante, ruppe finalmente il silenzio, attirando con ancora più decisione l'attenzione dei presenti.

< Cosa vi porta al villaggio di Acque Grigie? >

 

 


-- Ed eccoci al primo vero capitolo della storia, ancora siamo molto sul vago, ci sono tantissime cose da definire, da spiegare e via discorrendo, ma spero sarete abbastanza clementi da attendere il dispiegarsi della storia! Detto questo vi aspetto al prossimo capitolo, bye! <3

   
 
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