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Autore: Koa__    19/03/2023    4 recensioni
Harry e Draco sono alle prese con l’organizzazione del matrimonio e tutto sembra procedere per il meglio. Nonostante il lavoro assorba la maggior parte delle energie del suo futuro marito, con l’aiuto di sua madre Narcissa, Draco riesce a mettere in piedi una festa di fidanzamento di tutto rispetto ed è proprio allora che la storia ha inizio. All’imponente ed elegante party è presente tutto il mondo magico, ma tra professori di Hogwarts che si ubriacano ed ex Serpeverde che lo prendono bonariamente in giro, un piccolo incidente sembra voler minare la felicità dei promessi sposi. “Tutto sommato”, osserva Draco a festa conclusa, lui e Harry ne sono usciti indenni. O così credono. Ciò che non possono neanche lontanamente immaginare è che qualcuno trama nell’ombra.
Sequel di: “Un matrimonio da sogno (o quasi)” e “Say yes to the dress!”
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Harry, Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Wedding Disaster'
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Tutti odiano Harry Potter




 
 

Hermione non si preoccupa neanche di bussare, in genere è più discreta e rispettosa degli spazi altrui, ma quel mattino irrompe direttamente nel suo soggiorno, materializzandosi a un palmo dal suo naso. Draco non può dire di sentirla,o vederla, percepisce a malapena un fruscio e forse addirittura un mormorio indistinto, probabilmente lo sta chiamando o addirittura commentando lo stato pietoso in cui hanno lasciato l’appartamento. Ciò che lo sveglia è la Granger che spalanca tende e finestre del salotto senza fare troppe cerimonie, facendo entrare un venticello fresco e tantissima luce. In tutta risposta, lui geme per il fastidio. Tutta quella esposizione gli ferisce la vista e allora si ripara a malapena, coprendosi gli occhi con l’avambraccio, per un istante quasi crede di potersi riaddormentare. Una vana speranza: Hermione ha una voce squillante che gli trapana i timpani e grazie alla quale spera di farlo alzare dal divano dove è crollato qualche ora fa, perché era talmente ubriaco che non ha considerato di alzarsi e andare a letto. Zabini e Pansy devono avercelo abbandonato senza farsi troppi problemi. Se ne sono andati da un pezzo, non ha esattamente idea di che ore fossero quando sono strisciati via dal suo appartamento, ma non importa realmente. Dopo che Blaise ha dichiarato di uscire con Luna Lovegood non ricorda più nulla di concreto, il resto della serata è offuscato. Ha in mente Pansy che a un certo punto è salita sul tavolino e ha iniziato a svestirsi perché, diceva lei, in tutti gli addii al celibato dev’esserci uno spogliarello. Non ricorda bene, ma è probabile che non abbia avuto cuore di dirle che vederla spogliarsi non gli fa davvero nessun effetto, anzitutto perché è la sua migliore amica e poi perché le donne proprio non gli piacciono. Quindi è plausibile che abbia fischiato e urlato, dichiarando che fosse il momento più alto dell’intera serata. Di certo ciò che più si avvicinava a un addio al celibato di tutto rispetto, considerato che hanno parlato molto più di Blaise e Luna che lui. Non può pensare a questo però, non adesso. C’è ancora Hermione che gira attorno al divano sopra al quale è steso e agita la bacchetta come una forsennata, ripulendo tutto il casino che hanno combinato. A Draco vederla muoversi così rapidamente fa venire da vomitare.
«Che diavolo ci fai in casa mia, Granger?» biascica a un certo momento, cercando di non morire. Ma tutta questa luce è legale? E soprattutto chi accidenti è che picchia in questo modo? «Che diavolo ci fai sveglia a quest’ora? Saranno le sei del mattino» mormora, cercando malamente di mettersi seduto. Impresa che gli riesce sebbene a fatica, perché il mondo sta girando? E perché ha voglia di vomitare? No, questa la sa: ha bevuto come una spugna è logico che ora lo stomaco si stia rivoltando.
«Sono le nove e mezza, Malfoy. Ti sposi tra poco più di due ore e stai ancora dormendo.» Aspetta, cos’ha detto? Sono le nove e mezza? Se ha ragione, e difficilmente Hermione Granger non ne ha, allora dovrebbe seriamente andare nel panico. Ha tipo un milione di cose da fare, tra cui controllare che il luogo in cui si sposeranno sia quantomeno accettabile e non un postaccio decorato da pezzenti. Ah, e poi dovrebbe darsi una ripulita e almeno provare a stare in piedi senza barcollare. Eppure invece di muoversi, ancora cerca di capire chi è, come accidenti è finito in questo stato e soprattutto perché non si è svegliato prima.

«Beh» tenta di dire, ma la voce gli esce molto più roca di quanto vorrebbe. Quindi tossicchia un paio di volte nella speranza di riuscire ad articolare la frase che, nella sua testa, è più o meno chiara. «La situazione è cambiata e ho fatto fuori una bottiglia di rum da solo» confessa perché tanto è inutile mentire, quello che è successo è più che evidente dai bicchieri vuoti, che Hermione ha pensato bene di far sparire prima ancora che aprisse gli occhi. Adesso grazie al cielo ha smesso di girare per la casa come se fosse impazzita, ma il fatto che si sia fermata e stia battendo nervosamente un piede a terra, non migliora le cose, anzi fa solo aumentare il suo mal di testa.
«Avevi giurato a Harry che non avresti bevuto, è così che vuoi iniziare la tua vita matrimoniale? Con una sbornia?» Sì, pensa, anche se non lo dice. E probabilmente continuerà su questa linea ancora per un po’, sebbene al momento l’idea di bere sia impensabile. Tanto per dirne una gli scoppia la testa, quindi inizia a massaggiarsi le tempie in maniera lenta. In effetti sì, si è ubriacato. Ha passato di peggio, questo è vero, essendo amico di Pansy da una vita ne ha fatte di cotte e di crude, ma non può assolutamente passare per quello che non mantiene le promesse. Strofinarsi le tempie serve a poco, ad ogni modo, gli ci vorrà un dopo sbornia e un triplo caffè, questo è certo.
«Anzitutto abbassa la voce» esordisce, strascicando le parole e ancora schiarendosi la gola. «In secondo luogo, Zabini ha pensato bene di rivelarmi il suo più grande segreto proprio ieri sera e ne sto tenendo abbastanza, non trovi? Ho i miei segreti, quelli di Potter, i tuoi e adesso persino quelli di Blaise, scusami se mi sono scolato una bottiglia di Rum la notte prima di diventare il signor Potter.» Sì, lo diventerà ed è perfettamente inutile che da giorni stia cercando disperatamente di non pensarci. A quanto pare “Draco Potter” è un accostamento ancora più terribile mentre si cerca di non soccombere ai postumi di una sbronza colossale, il giorno del proprio matrimonio.
«Oh, mi dispiace» ammette lei, irrigidendo la postura e fermando il battere del piede sul pavimento. Grazie a Merlino ora se ne sta ferma, un altro secondo e l’avrebbe fatta sparire. Lei e il suo dannato piede.
«Senti, Granger» le dice, racimolando tutta la propria scarsa concentrazione. «Va tutto bene, però trova il modo di dire a tuo marito che sei incinta. Ieri sera lui e Harry erano proprio qui e Ron non aveva una bella faccia.»
«Già, ehm» mormora in imbarazzo. «Abbiamo avuto una discussione, lui dice che sono strana e si è convinto che lo stia tradendo e io mi sono offesa perché è il solito cretino e poi… Beh, non ho avuto il coraggio di dirgli la verità.» Nel sentirla parlare in quel modo, Draco sprofonda tra i cuscini del divano, massaggiandosi la radice del naso. Più per la disperazione nella quale sta cadendo, che per il dolore che ancora non passa. Appoggiare la testa sui cuscini e guardare il soffitto aiuta, quantomeno il mondo smette di girare. Gli occhi adesso fanno un po’ meno male, si sono abituati alla luce calda di giugno. Però il tizio che picchia contro la sua fronte non se n’è ancora andato, in più il proprio stesso odore gli fa venire la nausea.
«Ho passato tutta la sera a gestire i drammi sentimentali di Blaise, con Pansy che non faceva che lamentarsi che non aveva nemmeno uno straccio d’uomo con cui venire al matrimonio. Più che il mio addio al celibato era la festa del: “Lamentiamoci tutti con Draco”. Adesso non ce la faccio anche con i problemi tuoi e quelli di Weasley. Non oggi!» Oggi no, nella maniera più assoluta. Deve gestire se stesso che si sposa e questo basterebbe già da sé. Peccato ci sia anche sua madre che criticherà ogni petalo secondo lei fuori posto, suo padre che probabilmente deve ancora realizzare ciò che sta per succedere e soprattutto dovrà gestire gli zii di Harry che incontrano i suoi genitori. Non può farcela anche con questo.
«Nessun dramma, prometto» annuisce e Draco si sente un po’ egoista, oltre che stronzo, soprattutto. Eddai, può darle almeno la possibilità di un breve sfogo.
«E va bene» annuisce, stancamente. «Ti concedo trenta secondi per una confessione veloce, poi non voglio più sentirne parlare almeno fino a domani, chiaro?»
«Mi dispiace, dico davvero» ammette lei. «E so che glielo devo dire, ma sono in confusione e spaventata. Non sono neanche andata da un medimago a farmi visitare, ma da un medico babbano. Lo stavo per dire a mia madre ieri, ma poi ho cambiato idea perché non era giusto che Ron lo sapesse per terzo. Già si arrabbierà quando saprà che Draco Malfoy lo ha scoperto prima di lui. Però giuro che entro stasera glielo dico. Io sono stata un po’ distratta di recente e pensierosa, mi sto facendo tante domande su che tipo di madre sarò e Ron non fa altro che farmi arrabbiare con i suoi sospetti.»
«Harry dice che Weasley è sempre un po’ sospettoso, ma che così ci è nato. Probabilmente è solo un po’ insicuro. Ti do due consigli: vai da un medimago perché dei dottori babbani non mi fiderei mai nella vita. Secondo, dillo a Ron prima che lo scopra da solo perché, se mai dovesse succedere, se la prenderà a morte e lo sai meglio di me. E ora se permetti vado a vomitare.» Ecco, adesso che ha fatto il proprio dovere di bravo amico può, nell’ordine, vomitare, pisciare (magari non in quest’ordine) lavarsi i denti, farsi una doccia e bere caffè. Tanto caffè. Litri di caffè.
«Aspetta un attimo» lo ferma invece Hermione, rovistando nella propria borsetta dalla quale estrae una bottiglia di piccole dimensioni. Non è una pozione fatta in casa, ha un’etichetta verde con impresso sopra il viso di un uomo baffuto che regge una bottiglia di vino. Forse un qualche rimedio che non ha mai sentito.
«Nell’eventualità che non avessi mantenuto la tua promessa di non bere, sono venuta preparata. Prendi» gli ordina, mettendogliela in mano. «È un distillato magico dopo sbornia. Non ho idea se funzioni o meno, ma è stato creato da Bale Dillard, * il famoso medimago americano. Il pozionista che me l’ha venduta dice che è ottima.» Ah, beh, se lo ha detto un pozionista… Draco non si fida poi tanto, quei tizi sanno mentire piuttosto bene pur di vendere una boccetta in più e al Ministero sono impegnati notte e giorno per impedire ai ciarlatani di vendere robaccia che magari risulta anche dannosa per il fisico. Immagina però non gli rimanga altro da fare che fidarsi, Hermione non è una che si lascia fregare. Avrà come minimo preteso di sapere la lista degli ingredienti, che di certo il pozionista non le avrà mai dato (solo un idiota rivelerebbe una cosa simile a un cliente). Spera solo che non gli faccia male. Alla fine, dopo più di un attimo di tentennamenti, afferra la bottiglia, soffermandosi un istante a leggere l’etichetta dove una scritta recita: “Se hai bevuto troppo, bevimi” e soltanto alla fine lo fa. Senza annusare, se lo facesse probabilmente correrebbe in bagno a vomitare e preferisce evitare. Infatti il sapore è orrendo, ma ne vale la pena già per il fatto che l’espressione che fa, strappa un sorriso a Hermione.
«Immagino non sia succo di zucca» borbotta, grattandosi la nuca imbarazzata.
«Decisamente no!» Anzi sa di fango, per non dire qualcos’altro. Però i benefici, come succede con le pozioni, sono immediati. Si sente subito meglio, non ha più voglia di rimettere, la testa ha smesso di martellare e riesce anche ad alzarsi in piedi e a non barcollare. Quasi.
«Tutto ok?» indaga Hermione, titubante.
«Se mi riempio di bolle do la colpa a te e poi vado a cercare a casa questo Dillard per cruciarlo.»
«Non esagerare, Malfoy, non succederà niente del genere» replica, asciutta. «Però adesso dobbiamo sbrigarci, gli Auror metteranno le barriere magiche tra meno di mezz’ora. Fatti una doccia, io preparo un po’ di caffè» dice, camminando subito in direzione della cucina. A Draco non resta che obbedire e quindi scivola via verso il bagno. La doccia lo rimette al mondo, come spesso succede dopo una sbornia è quel passaggio fondamentale per riuscire a dare a se stesso un aspetto decente. La medesima cosa, ovvero la decenza, che sa bene di aver perduto ubriacandosi la notte prima del suo matrimonio, ma a questo non vuole più pensare. Ancora avvolto dall’accappatoio si lava i denti, il che gli cambia decisamente la vita perché non avere più quel sapore di morte in bocca è una liberazione. Si dice sempre di non voler esagerare con l’alcol perché poi finisce con l’odiare se stesso durante i postumi, ma ricade puntualmente nello stesso vizio. Contrariamente a quanto succede di solito, però, questa mattina la pozione ha funzionato e quando esce dalla camera da letto, vestito leggero con una camicia di lino bianca e morbidi pantaloni color cachi, sembra una persona degna del proprio rango e non un essere strisciante. Quando la Granger lo chiama all’attenzione, dicendogli che sono già le dieci meno cinque e ha solo pochi minuti per bere il suo caffè, Draco sta perfezionando i capelli, a cui tiene in maniera particolare. Non ha intenzione di pettinarli all’indietro come ha sempre fatto fin da quando era un bambino, questa volta li lascerà morbidi. Li ha ingelliati appena un poco, giusto quel tanto perché stiano fermi, ma l’effetto è molto morbido e naturale. Harry impazzirà, ne è certo. Ama i suoi capelli in maniera particolare, specialmente quando non sono laccati all’indietro, ma morbidi e un po’ spettinati. In effetti non gli ha rivelato neanche questo dettaglio, fa parte della sorpresa e già sa che lo lascerà a bocca aperta.


«Eccomi» dice, vestito alla mano ancora chiuso nella custodia, già incantata a dovere, che volteggia alle sue spalle. Quando compare sulla soglia della cucina, Draco è consapevole di essere uno schianto. Lo è sempre, ma questo è il giorno del suo matrimonio e forse merito anche del sapore di morte che aveva in bocca fino a venti minuti fa, è un vero e proprio raggio di sole. Quando nota la Granger spalancare la bocca per lo stupore capisce di aver fatto un ottimo lavoro.
«Malfoy, sei…»
«Favoloso?» replica, alzando un sopracciglio e incedendo nella stanza con passo svelto e aggraziato. «Lo so, cara, grazie e penso proprio che dopo questo caffè mi sentirò ancora meglio» dice, afferrando la tazza colma che Hermione tiene in mano, bloccatasi però a mezz’aria quando l’ha visto apparire sulla soglia. Se lei reagisce in questo modo, e sono a malapena amici, chissà Potter che faccia farà quando lo vedrà. Ci pensa qualche istante, in un paio di fantasie che gli strappano più di un sorriso, che però nasconde abilmente dietro la tazza da caffè ben piena che inizia sorseggiare lentamente. Si sente piacevolmente inebriato dal sapore forte del caffè che, mescolato a una goccia di latte, lo rende più dolce. 

«E comunque neanche tu sei così male.» Ora che è tornato alla vita e che il suo cervello ha ripreso a connettere, riesce a notare anche il vestito: un abito azzurro che le arriva fino al ginocchio. Scarpe basse, dello stesso colore. Nessun cappello, ma una collanina d’oro che le penzola dal collo, la vera matrimoniale e un'acconciatura resa ancora più carina dai capelli perfettamente lisci. 
«Grazie, Draco, sei davvero gentile.»
«E il caffè è ottimo!» esclama, svuotando metà della tazza. «Sei brava, Granger. Fossi in te ci penserei per un eventuale lavoro futuro, sai nel caso la storia del Ministero andasse male.» Lei fa una faccia appena un poco contrariata, ma coglie subito l’ironia della situazione e inizia a sogghignare. In realtà sembra si stia sforzando, ma non pensa che la colpa sia della sua ironia pungente. In effetti ha un alone verdastro in viso che lo preoccupa.
«Tutto bene?»
«Mh, sì, è solo che questo odore mi dà nausea» dice, indicando la tazza.
«Allora sarà meglio farlo sparire» dice, ammiccando in sua direzione e cercando di farla sorridere. Beve il tutto in un paio di sorsi e alla fine ripulisce ogni cosa con un tocco di bacchetta, facendola volare le stoviglie fin dentro la credenza. Un istante più tardi, Draco è pronto a partire.
«Finite incantatem» dice, puntando la bacchetta contro la custodia del vestito e questa poco dopo si affloscia tra le sue mani. «Sono pronto!» esclama alla fine, impegnandosi per non far trapelare un lieve tremolio della voce. 
«Non hai dimenticato niente? Sicuro?»
«Sta tutto qui dentro» replica, indicando la custodia del vestito. Ha controllato sei volte ieri e un’altra poco fa. D’accordo ha controllato tre volte solo negli ultimi cinque minuti, ma questo non è il caso che Hermione lo sappia. Della sua pazzia ne è consapevole soltanto Harry e si reputa fortunato che lo ami nonostante tutto.
«Perfetto, allora prendi la mia mano» gli ordina e Draco lo fa, mandando giù un grumo di saliva che gli si è annodato in gola. Ci siamo, pensa, è arrivato il momento.

 

Non può dire di non aver fantasticato sul proprio matrimonio, perché lo ha fatto. E non intende nella vita in generale, ma proprio nell’ultimo periodo. I primi tempi del fidanzamento, quando ancora non sapeva che Rosamund Brown cercava in tutti i modi di sabotarli, lui e Harry hanno discusso di ciò che desideravano e allora è capitato che ci ragionasse un po’ sopra. Se dev'essere onesto lo ha anche sognato: una notte i fiori delle decorazioni hanno preso vita, lo hanno assalito e soffocato prima che potesse pronunciare il fatidico “Sì”, alla fine si è svegliato sudato e sconvolto. Non succederà niente del genere, si dice appena dopo essersi materializzato nell’ampia radura che lui e Harry hanno scelto. Ché ché ne dicano le sue paranoie, nessuna maledizione impera sopra le loro teste, pronta a scatenarsi. Va tutto bene, il fatto che i mesi appena passati siano stati terribili non significa che il giorno delle sue nozze sarà altrettanto brutto. Andrà bene, Draco ci deve credere se vuole mettere un passo avanti all’altro. Gli Auror innalzeranno delle barriere e ci saranno le massime protezioni offerte dal Ministero della Magia. Il fatto che il fiato gli si spezzi in gola e lo stomaco si stringa per l’emozione ha più a che vedere con quello che si trova davanti, che con la paura. C’entra con quella meraviglia che gli si è dipinta in viso e con il lavoro magnifico che è stato fatto in quel posto. Anzitutto lui e Harry avevano ragione, la bellezza delle scogliere in estate è magnificente e sebbene il sole non sia ancora situato nel punto giusto, già tutto è stupendo. La giornata è ottima, tira un filo di vento dal mare che sciaborda contro gli scogli bianchi, giù dallo strapiombo. Il cielo è terso e il sole è già caldo. Nell’aria c’è un profumo intenso di fiori freschi che lo inebria. Lo ha sognato, certo, ma non avrebbe mai neanche immaginato di vedere niente del genere. I due alberi che lui stesso ha fatto crescere con un colpo di bacchetta proprio ieri mattina sono rigogliosi e traboccano di delicati petali rosa, che di tanto in tanto vengono soffiati dal vento creando, ai loro piedi, un tappeto di fiori di ciliegio. Draco vi si avvicina a passo lento, solleva il viso e si copre la vista per ripararsi dal sole che si fa largo tra i rami, creando magnifici giochi di luci e ombre. L’arco che le piante formano naturalmente è stato abbellito da un palco squadrato di colore bianco, sopra al quale verrà effettivamente svolta la cerimonia. Lo hanno decorato con due vasi di fiori posti ai lati, sono gigli, i suoi preferiti. Alle sue spalle, una volta giratosi così da poter guardare meglio, scorge due colonne di panche ben allineate l’una dietro l’altra. Anche queste sono fatte di un bel legno bianco e sono state posizionate di modo da creare una sorta di navata al centro. Ognuna è stata abbellita con del candido tulle e fiori freschi, iris viola con screziature gialle che emanano un profumo dolce e intenso. Spostando lo sguardo alla propria destra, Draco fa caso anche a un altro palchetto di fattura e colore identici a quello che ha già visto, questo però servirà ai musicisti. Hanno scelto un quartetto d’archi per suonare durante la cerimonia. Niente di troppo sopra le righe o particolare, ma un qualcosa di classico ed elegante in pieno stile Malfoy. Al di là del palchetto, dove già alcuni violinisti si stanno preparando a suonare, fa caso a un paio di tende da campo di piccole dimensioni. È certo che siano incantate e più grandi all’interno, ovviamente, ma sa perfettamente di cosa si tratta. Tempo fa Hermione aveva fatto loro notare che, sposandosi in campagna e non essendoci una casa nelle vicinanze, sia Harry che Draco necessitassero di un luogo riparato in cui rilassarsi prima della cerimonia. Un posto insomma in cui cambiarsi d’abito e bere una tazza di tè prima del fatidico momento, una in cui potersi adeguatamente celare alla vista dell’altro. Di quelle tende ce ne sono giusto un paio, una a fianco dell’altra. Immagina di doverne raggiungere una il prima possibile, quantomeno per sedersi e chiudere gli occhi per un po’. La pozione di Hermione ha funzionato subito, ma si è alzato da meno di mezzora e sente d’aver bisogno di pace per metabolizzare quanto sta per succedere. E lo farà senz’altro, appena dopo essersi assicurato che i suoi genitori siano arrivati. Non li vede ancora nei paraggi, ma scommette che saranno in orario: non sono soliti tardare agli appuntamenti, specialmente quando sono importanti. Tuttavia, prima di andare a rilassarsi, dà un’altra occhiata attorno a sé. Alla propria sinistra, oltre la zona in cui stanno e dove si celebrerà il matrimonio, vede un ampio spazio che sarà dedicato al ricevimento. C’è una cucina di campo dove degli Elfi Domestici stanno già lavorando alacremente al banchetto. Subito prima c’è una gigantesca tenda sotto la quale sono stati allestiti tavoli, sedie e una zona dove si potrà ballare. Hanno fatto un ottimo lavoro non c’è che dire, è tutto assolutamente perfetto ed elegante. A dirla tutta si sente un po’ un infame ad aver dubitato.
«Draco, Hermione.» A parlare è la voce squillante della signora Weasley che cammina a passo svelto in direzione sua e della Granger. Veste con abito giallo canarino che non le sta affatto male e porta un cappello dello stesso colore dalla tesa larga, Arthur è subito dietro di lei, in un vestito blu scuro e lo saluta con una stretta di mano. Hanno entrambi un sorriso cordiale, anche se non lo dicono mai apertamente, considerano Harry alla pari di un figlio e che siano emozionati proprio come lo sarebbero due genitori è evidente.

«Buongiorno a voi» li saluta allargando un sorriso che va da una guancia all’altra da quanto è ampio. Non si sente da meno di questo, anche se ha ancora quella paura buona che gli strizza lo stomaco per l’emozione. «Arthur, Molly, avete fatto un lavoro favoloso con i fiori. Adoro gli iris e i gigli, è tutto perfetto e non vi ringrazierò mai abbastanza per l’aiuto che avete dato a me e a Harry.»
«Ah, sciocchezze, caro» replica, accarezzandogli una guancia con fare materno ed elargendo un sorriso bonario. «Per la famiglia si fa questo e altro.» Famiglia, sì, Draco fa parte della loro famiglia adesso. Hanno accolto lui così come hanno accettato Hermione ed Harry prima di loro. Non dovrebbe arrossire, non per una sciocchezza del genere, ma è il giorno del suo dannato matrimonio e può anche permetterselo.
«A proposito, Harry è già arrivato?» domanda, cambiando argomento. Da quando si è materializzato e ha iniziato a guardarsi attorno ne ha anche approfittato per vedere se il suo fidanzato era nelle vicinanze. Non ha notato nessuna chioma spettinata, ma potrebbe essere già dentro la propria tenda o da qualche altra parte a fare chissà cosa.
«Sarà di ritorno tra poco, è andato a Little Whinging a prendere i suoi zii. Andavano in auto fino all’entrata del Paiolo Magico e poi mostrava loro la Passaporta. Si tratta però di babbani che non hanno mai preso prima dei mezzi magici, impiegherà un po’ prima di arrivare» spiega Arthur. Già, ha ragione. Potter era anche piuttosto preoccupato per la faccenda dei suoi parenti babbani, sebbene cercasse di non darlo troppo a vedere. Nessuno di loro ha mai amato troppo la magia, la sola volta in cui qualcuno ha usato il loro camino per materializzarsi in soggiorno ne sono rimasti sconvolti per giorni, o così gli ha detto Potter. Quel che è certo è che non sono interessati alla vita di maghi e streghe. Non hanno mai davvero fatto domande a Harry riguardo la sua vita a scuola né gli hanno fatto visita nella nuova casa, non hanno neppure voluto sapere cosa faccia per vivere. Potter stesso ha cassato la faccenda in maniera superficiale, dicendo soltanto che il suo lavoro è l’equivalente magico di Scotland Yard e a zio Vernon è bastata come spiegazione. Da questo a prendere mezzi di spostamento magici però ce ne passa. Immagina che sia un qualcosa di particolarmente complesso da mettere in atto, forse è anche per questo che si è portato Ron come aiuto. Considerato che Potter non si vede, e che soprattutto non si potranno incontrare né parlare immagina non gli resti altro da fare che andarsi a rilassare un po’.
«Sarà meglio che vada nella mia tenda, ci siamo promessi che non ci saremmo visti prima delle nozze.»
«Ma naturalmente, caro» annuisce Molly «e se ti serve qualcosa fammelo sapere che ti raggiungo subito.»
«Ho tutto quello che mi serve, solo avvisatemi quando arriveranno i miei genitori.» Non gli serve insistere per strappare a tutti i presenti la promessa di essere avvertito nel momento in cui Narcissa e Lucius oltrepasseranno la barriera magica grazie alla Passaporta. Sa che se la caveranno perfettamente anche da soli e che anzi troveranno la maniera per trarre vantaggio da tutto questo, d’altra parte sono pur sempre due Serpeverde e nonostante tutto restano persone ambiziose. Approfitteranno dell’occasione per farsi belli con i presenti e parlare bene del nome della famiglia Malfoy, facendo crescere le loro quotazioni. Draco conosce il copione a memoria e per una volta sente di non volersi neppure arrabbiare. Non può pretendere da loro più di quanto non siano effettivamente in grado di dare al momento, gli hanno già mostrato la loro vicinanza, quella sera a Villa Edera. Forse con il tempo riusciranno a capire sino in fondo e ad accettare ciò che è, e la famiglia che desidera costruire assieme a Harry, ma per il momento è sufficiente la loro presenza.
«Perfetto, allora vado» dice, incamminandosi verso la tenda di sinistra che gli è stata indicata come quella riservata a lui. Come aveva supposto all’interno è decisamente molto più grande, c’è spazio almeno per una decina di persone ed è munita di salotto, cucina e camere da letto. Decide di dedicarsi immediatamente al vestito, che appende in quello che sembra una sorta di appendiabiti di ridotte dimensioni. Appoggia le scarpe a terra, sistema i calzini sopra a un letto e poi recupera una piccola custodia dove conserva i gemelli d’argento con gli occhi di serpente, per i polsini della camicia e il cravattino nero che metterà al collo. C’è tutto quanto di necessario per sposarsi nella maniera più adeguatamente elegante possibile, ora non gli resta che aspettare. Afflosciandosi malamente su una delle poltrone del piccolo salottino, con il caldo di giugno che a dire il vero percepisce a malapena là dentro, Draco chiude gli occhi e sospira. Si sta per sposare, tra poche ore sarà il signor Potter e non sa esattamente come prenderla. Ricorda la morsa allo stomaco che ha avuto prima a casa, quando si è reso conto di quello che stava per fare e poi anche ieri sera, quando Zabini e Pansy hanno iniziato a prenderlo in giro sul fatto che non sarebbe più stato un uomo libero e allora si rende conto che più il momento si avvicina e meno ha paura. Oh è ancora nervoso, teme che qualcosa possa andare storto perché è un dato di fatto che suo padre e lo zio di Harry non si siano ancora mai incontrati e non hanno di sicuro molti punti in comune e c'è la possibilità che possa succedere un disastro come accadde al matrimonio di Dudley e Melissa, l’anno scorso, ma nonostante tutto è incredibile che in lui non ci sia la benché minima traccia di terrore. Chiudendo gli occhi e inspirando di nuovo l’aria rarefatta di quella tenda che sa di polvere, Draco si sente immensamente felice.  

 

I suoi genitori sono arrivati sani e salvi, Hermione fa capolino verso le dieci e mezza dicendo che lo stanno cercando, ma che Harry non si è ancora fatto vivo. Di quest’ultima cosa non se ne preoccupa neppure, come ha detto anche Arthur occorrerà del tempo per far arrivare a destinazione dei babbani. Non che in genere abbiano problemi con i mezzi di trasporto magici, ma perché sono le persone meno aperte alla questione che abbia mai incontrato. Inizierà a preoccuparsi per davvero se alle undici e mezza non si sarà ancora fatto vivo, anzi a quel punto sarà andato a cercarlo di persona. Adesso desidera soltanto pensare a sua madre e a suo padre, quindi ne approfitta per scivolare fuori dalla tenda. C’è un buon numero di gente che fa avanti e indietro, molta più rispetto a prima. Chi gestisce il banchetto è impegnato a organizzare i posti a tavola, ad aiutare gli Elfi nel loro lavoro e poi ci sono i musicisti che provano i brani della cerimonia e un chiacchiericcio sommesso di qualche ospite già arrivato. Come aveva previsto, i suoi genitori non hanno perso neanche un momento per darsi da fare e già stanno intessendo pubbliche relazioni, se così le si può chiamare. Ferma il proprio passo svelto solamente per un istante e dà una rapida occhiata al capannello che hanno formato assieme a Hermione, Molly e Arthur con i quali stanno chiacchierando più o meno amabilmente. Narcissa aveva giurato che avrebbe ringraziato la signora Weasley per l’aiuto che gli aveva dato e una Black, come ripete spesso, non è quel genere di persona che non mantiene la propria parola. Draco sorride nel notare la sobria eleganza di sua madre che contrasta con l’abito di Molly, molto più appariscente e dozzinale. Mamma invece è perfettamente elegante e adeguatamente non eccessiva. Ha la giusta quantità di gioielli, una parure composta da orecchini e collana che sua nonna gli ha lasciato in eredità, guanti bianchi che le coprono le mani sino agli avambracci, un cappello della medesima tonalità lilla del vestito che ha una veletta di pizzo che le copre gli occhi ben truccati. Papà invece ha scelto un abito chiaro con le code, un tait da cerimonia che ha arricchito con i soliti dettagli quali il bastone, un cravattino nero e l’anello con il blasone di famiglia al dito. Ha i capelli appena un poco più corti del solito, mamma deve averglieli regolati con l’aiuto della magia, ma sono le occhiaie che gli scavano il viso che attirano la sua attenzione. Papà è già molto provato dal non uso della magia, la Maledizione Imperius per lui è stata un colpo ancora più duro ed è convinto che sia molto più stanco di quanto non dia a vedere.
«È stato un piacere dare una mano» sta dicendo Arthur, attirando con quelle parole la sua attenzione. Draco si riscuote e riprende a camminare, sebbene in maniera molto più composta. «Piuttosto» continua il signor Weasley. «Mi dispiace molto per quello che vi è successo, le Maledizioni hanno effetti terribili.»
«Stiamo bene» replica papà con tono asciutto e in apparenza freddo. Sembra infastidito da quella che è la genuina premura di un uomo che nei suoi confronti ha sempre avuto tutt’altri sentimenti. Draco però si rende conto, e forse per la prima volta, che Lucius sembra più a disagio che indifferente. D’altra parte le cose sono così cambiate dai tempi della guerra che alcuni hanno semplicemente faticato a stare al passo, papà è senz’altro una di quelle persone. Probabilmente è anche colpa anche dell’isolamento dentro al quale ha forzato se stesso o forse è questione di carattere, a dire il vero non ne è sicuro. Sa con esattezza che Arthur ha seppellito secoli fa ogni rancore nei confronti dei Malfoy. Harry dice che l’ha fatto anche per via della morte di Fred, che lo stava logorando, per la quale incolpava ogni Mangiamorte avesse sostenuto il Signore Oscuro. A un certo punto però si è reso conto che l’odio lo stava distruggendo e allora ha iniziato a lasciar andare ogni sentimento negativo. Gli è servito del tempo, non ha neanche accettato subito il fatto che Potter uscisse con lui, all’inizio era in evidente imbarazzo. Senz’altro ha impiegato più tempo della signora Weasley per salutarlo con il sorriso cordiale che gli rivolge adesso. Però immagina che un uomo rigido come suo padre, un qualcuno che dopo la guerra ha dovuto rivalutare se stesso e costruirsi una vita molto diversa rispetto a quella che aveva avuto sino ad allora, si senta non a proprio agio nell’accettare così tanta gentilezza. Draco ricorda di quella volta che lui e il signor Weasley si sono presi a pugni al Ghirigoro, immagina che per lui superare il proprio passato sia ancora più difficile che per Arthur.

«Le pozioni della signorina…» continua Lucius, subito però interrompendosi. «Voglio dire della signora Granger Weasley erano davvero molto potenti e mi sono state molto d’aiuto.»
«Oh, Hermione è bravissima con le pozioni» si rallegra Molly, fiera. Non sa perché si faccia avanti allora, ma decide di intervenire forse perché teme che la conversazione possa spegnersi facendo cadere tutti in un imbarazzante silenzio.
«Madre, padre» dice in una sorta di saluto, che attira la loro attenzione. «Sono contento di vedervi in buona salute.»
«Lo stavamo dicendo proprio ora» interviene sua madre «le pozioni sono state efficaci.»
«Mi fa piacere» annuisce. In quei frangenti, Draco rimugina su tantissime cose e a dirla tutta non sa nemmeno il perché. Pensa a quanto sia bella sua madre quel giorno, a come il suo sorriso sembri molto meno forzato rispetto a quanto non lo sia di solito a eventi del genere. Pensa a suo padre e a quel rigore grazie al quale si impone di non biasimare troppo se stesso per il proprio passato. Ma, più di tutto, Draco pensa a Harry che al suo contrario non ha la fortuna di avere i suoi genitori presenti. Sua madre non prenderà quella Passaporta e non sarà vestita di un delizioso abito lilla. E allora tutte le divergenze che ha avuto con lei diventano d’improvviso un po’ sciocche, così come stupida e insensata è la loro lontananza. In parte è per questo che le si avvicina, baciandola su una guancia, in altrettanta misura invece c’entra con il fatto che oggi si sente felice e ha voglia di farlo. Non è un gesto che fa spesso, al contrario non sono mai stati avvezzi a scambiarsi alcun tipo di effusioni ed è chiaro che Narcissa se ne sorprenda. La sente sobbalzare e quindi irrigidirsi in quella sorta di abbraccio che improvvisa, salvo poi rilassarsi immediatamente dopo.
«Sei bellissimo, figlio mio, anche se non indossi ancora quel tuo vestito» dice lei, accarezzandogli una guancia in maniera lenta. La sua tenerezza gli è sconosciuta, a tratti addirittura lo sconvolge, il che è evidente dallo stupore che non riesce a nascondere.
«Se vuoi prima della cerimonia puoi venire nella tenda e vedere come mi sta. Se ti va, naturalmente.»
«Verrò con piacere» annuisce lei. «Così ti do anche qualche consiglio che ti sarà senz’altro utile.» Draco alza gli occhi al cielo e trattiene uno sbuffo divertito, sa che con “Consiglio” intende dire che criticherà ogni cosa, ma gli sta bene. Oggi gli andrà bene tutto purché nessuno tenti di sabotare alcunché. Pensa anche che Narcissa molto presto passerà in rassegna ogni dettaglio di quel posto, dando il tormento ai camerieri, quindi si dice di voler giocare d’anticipo, facendole notare quanto siano splendidi gli addobbi floreali. Ed è proprio allora che sente la voce di Harry provenire da poco lontano. Lui è qui, è arrivato. Tra poco si sposeranno. Per tutti i folletti, sente di nuovo quella morsa allo stomaco che quasi lo fa piegare su se stesso, respira a fatica e… fa caldo, non è vero?
«Penso siano arrivati» borbotta Molly, spingendosi sulle punte dei piedi per poter vedere al di là del gruppetto di persone che oscura loro la vista. Draco, che è decisamente più alto di lei, vede giusto una testa rossa e nient’altro. Oh, sa di aver fatto una promessa: non si dovranno incontrare prima della cerimonia, ma se lo scorge da lontano non vale, vero? Spera davvero che non valga o comunque non gli importa, ha bisogno di vederlo proprio adesso. Deve assicurarsi che sia reale, che non abbia ferite mortali addosso o strane cicatrici spuntate sul viso. Purtroppo è proprio quando sta per incrociare il suo sguardo che Hermione lo afferra per un braccio trascinandolo via da lì, ma che cavolo…
«Scusate» dice, con quel tono spiccio che usa quando non ammette repliche. «Gli sposi non si devono incontrare prima della cerimonia, torna subito nella tua tenda prima che vi lanci un incantesimo addosso.»
«Ma» tenta, sapendo già che è inutile. Sarà anche più bassa e minuta di lui, sarà anche un po’ verdognola in faccia, ma è sorprendentemente forte e anche molto decisa. Sa bene anche per conto proprio che non servirà a niente ribattere, però ci prova lo stesso: «devo salutare i suoi parenti, presentare loro i miei genitori e…»
«Non farai niente del genere, ci penserà Harry» replica lei, spingendolo con poca delicatezza dentro la tenda. «Non vorrai scatenare qualche strana maledizione.» No, non lo vuole. Però non può affidare un compito del genere a uno come Potter.
«Ma Harry è un rozzo poveraccio educato dai babbani e cresciuto in un sottoscala, cosa ne sa di come si facciano delle presentazioni ufficiali?» La Granger ferma il proprio passo all’improvviso, poi si volta e lo guarda stranita. Si sono allontanati rispetto a dove stavano prima, da qui non riesce neanche più a sentirlo parlare.
«Ah, non vi capirò mai a voi due» sbotta, spingendolo dentro la tenda. «Resta qui.» Draco sta per infischiarsene e seguirla, non può impedirgli di vedere il suo fidanzato nonché futuro marito. Nient’affatto! Le vuole bene, mantiene il suo segreto come un buon amico leale e fidato, ma per nessuna ragione intende darle retta. Harry gli è mancato e ha bisogno di accertarsi che stia bene e che, qualunque cosa Kingsley gli abbia detto, non riguardava una qualche pericolosa missione. Quindi marcia con decisione verso l’uscita, ma prima che riesca a scostare la tenda un fischio attira la sua attenzione. Sembra un richiamo, sì, è come se qualcuno stesse cercando di chiamarlo. Draco si guarda attorno confuso, sembra arrivare dalle sue spalle. Chiunque sia lo sgriderà di certo, non si fischia a un Malfoy.
«Ehi, sono qui» dice una voce che proviene da uno dei letti. Draco, curioso, torna sui propri passi per vedere di chi si tratti ed è allora che vede George Weasley, sdraiato comodamente, con le braccia incrociate dietro la nuca che ora lo guarda con un sorriso sghembo.
«Ciao!» esclama.
«Che ci fai qui dentro?» Non è molto in intimità con persone che non siano Ron, che fa quasi ridere a pensarci, ma è lui lo Weasley con il quale ha più contatti. Tra lui e Ginny aleggia ancora un discreto imbarazzo. Gli altri invece li vede di rado, alle feste comandate o a qualche cena organizzata alla Tana. Con George non ha mai avuto molte discussioni, sebbene sia da sempre uno dei pochi Weasley che riusciva a rispettare anche prima di innamorarsi di Harry. Lui e Fred gli sono sempre piaciuti, dovrebbe prendersi la briga di dirglielo una volta tanto.
«Ti salvo la vita, amico» se ne esce George, alzandosi da dove sta e dandogli una sonora pacca sulla spalla. «Se esci da quella tenda, Hermione ti mangerà vivo. Non cercherei neanche lontanamente di disobbedirle, di recente è un po’ strana» sussurra, toccandosi la tempia come se volesse fargli capire che non ci sta tanto con la testa. Draco emette uno sbuffo sonoro, tzé, come se non sapesse già da solo che la Granger ha qualcosa di diverso dal solito. Vorrebbe quasi ribattere a tono dicendo che sa bene che non si disobbedisce a una donna incinta, quantomeno per rispetto e che se lo fa è solo perché deve vedere Harry, ma ricorda all’ultimo momento che ha giurato solennemente di non rivelare la faccenda della gravidanza a nessuno. Quindi ricaccia quelle parole giù in gola e si morde le labbra. Incrocia le braccia al petto mostrandosi forse più contrariato di quanto non lo sia effettivamente.
«Però ho una soluzione.»
«Mh, e quale?» Aveva pensato al mantello dell’invisibilità del padre di Potter, ma è a casa dentro a un baule e ci sono potentissime barriere magiche, non ha davvero senso filarsela per una sciocchezza simile e comunque dubita che George ne abbia uno altrettanto buono. «Potresti ascoltare quello che dicono, mai sentito parlare di orecchie oblunghe? Io e Fred le inventammo al nostro settimo anno a Hogwarts» dice, gonfiando il petto orgoglioso di se stesso. Subito dopo però abbassa la voce e gli parla in confidenza: «Tuttora le vendo al Ministero a un prezzo maggiorato e non se n’è mai accorto nessuno perché sai, non è che quei tizi abbiano un vero senso per gli affari. Però vogliono ascoltare i fatti altrui e io faccio affari d'oro!» Draco sputa una risatina dal naso intanto che alza gli occhi al cielo, fintamente esasperato. Non lo è e non è nemmeno sconvolto a dirla tutta, Fred e George sarebbero stati due perfetti Serpeverde. Ecco perché i gemelli gli sono sempre piaciuti, hanno un gran intuito per i soldi e in un questo li ha sempre trovati geniali. Nel caso delle orecchie oblunghe, immagina non ci sia altra soluzione. L’alternativa è affrontare un cane da guardia incinta che probabilmente passa le sue mattine a vomitare di nascosto dal marito.
«E il cane da guardia non se ne accorgerà?» domanda, indicando Hermione fuori dalla tenda con un cenno del mento.
«Garantito!»
«E va bene, immagino di non avere molta scelta.»
«Perfetto!» replica George, tirando fuori dalla tasca della giacca una di quelle finte orecchie. «Siccome è il tuo matrimonio non ti chiederò cinque galeoni.»
«Graz…»
«Potrai darmeli con comodo nei prossimi giorni» lo interrompe, facendo spallucce, prima di uscire dalla tenda strizzandogli l’occhiolino. Ecco, gli sembrava strano. Che tipo quel George, pensa mentre sparisce là fuori. Draco sospira, srotola le due orecchie e ne lancia una in direzione del capannello, radunatosi attorno a Harry. Vede a malapena attraverso la feritoia della tenda che si è ricavato e allora nota Ron, il più alto di tutti, Hermione di schiena accanto a lui, i signori Weasley, ovviamente i suoi genitori e anche tutti i Dursley al gran completo: Petunia, Vernon, Dudley e Melissa. Quest’ultima è la moglie del cugino di Potter, a cui finalmente i Dursley hanno rivelato l’esistenza della magia. In una telefonata che Harry ha ricevuto da suo cugino sembra che Melissa, a fronte di quella straordinaria rivelazione, abbia iniziato a ridere sguaiatamente, pensando che suo marito e i suoi genitori fossero impazziti. Soltanto dopo aver capito che faceva sul serio è svenuta, cadendo a terra come un frutto troppo maturo. Fatto che è avvenuto a malapena una settimana fa. Sembra incredibile, tuttavia, che Melissa in quel gruppetto di babbani dia l’impressione di essere quella più a proprio agio. Nota Vernon, rubizzo in volto, strizzato in un abito blu scuro decisamente troppo stretto per la sua mole. Capelli tirati indietro e tenuti fermi con del gel, dal quale spuntano alcuni ricci grigi. Dudley in un abito rosa confetto decisamente terribile si guarda attorno come se cercasse di capire chi è e in quale lingua parlano tutti i presenti, Melissa al suo contrario è fine ed elegante. Veste di rosso, in un abito che le sta d’incanto e che fa risaltare la sua carnagione chiarissima. Infine c’è Petunia, sicuramente la più composta tra tutti. Potter non riesce a vederlo, il che gli fa dubitare del fatto che Hermione abbia davvero lanciato su di lui un incantesimo, però sente la sua voce.
«Zio Vernon, zia Petunia» dice, con voce impostata. «Questi sono Narcissa e Lucius Malfoy, i genitori di Draco.» Ecco, è proprio il momento a cui sperava di assistere e invece è stato relegato in questa stupida tenda. «Signori Malfoy, loro sono i miei zii: Petunia e Vernon mentre lui è mio cugino Dudley e lei è sua moglie Melissa Penton.» Mh, sì, può dire che se la sia cavata. Niente battute idiote, niente sarcasmo, maniere non pompose, ma nemmeno troppo sbrigative. Lo ha istruito bene, non c’è che dire. Ancora qualche anno e lo farà diventare il principe dei poveri. Aprendo un po’ di più la tenda intanto che tiene l’orecchia oblunga in mano, Draco riesce a vedere suo padre, che pare si stia fintanto trattenendo. Vede chiaramente la sua faccia ed è sicuro che stia pensando a come accidenti ha fatto a finire in una situazione del genere. Dopo tutto quello che ha combinato nella vita, si ritrova imparentato non soltanto con dei senza bacchetta, ma con i peggiori e intolleranti babbani che ci siano in tutta l’Inghilterra. Vernon non sembra d’umore migliore e fissa Lucius in cagnesco. Pare un cagnolino molto tenace, pronto a mordergli la gamba da un momento all'altro. Anche se è discretamente lontano riesce a scorgere i suoi occhi piccoli e diffidenti, squadrare le persone che ha davanti come se avesse appena visto spuntargli una seconda testa.
«Molto piacere, signora Malfoy» interviene Petunia, stretta in un vestito rosa a pois bianchi che è sicuramente meno peggio di quell’outfit da pellegrino che aveva al matrimonio di suo figlio. «Il suo abito è incantevole.»
«Grazie, Petunia, è davvero gentile. Anche lei è molto elegante.» Ecco, se c’è una cosa che sua madre sa fare è lisciarsi la gente, ingraziarsi persone che di norma non si calcolerebbe se non fosse per un tornaconto personale. In questo caso non ne guadagnerà granché, ma Narcissa sa perfettamente come comportarsi a un evento sociale importante per lei e per la sua famiglia, quindi sorride compiacente e annuisce. Mentre per quanto riguarda la zia di Harry, basta che qualcuno le faccia un complimento su quanto sia elegante, pur non essendolo affatto, e subito si ringalluzzisce. Draco vede spuntare un gran sorriso su quel volto cavallino e quindi tirare una rozza gomitata al marito, direttamente nel costato. Questo si scuote, massaggiandosi lo sterno e bofonchiando poche parole di circostanza: «Molto piacere a entrambi» dice, in modo secco e poco cordiale. Pare evidente che non gli piaccia l’idea di stare lì e non fa niente per nasconderlo. Lucius non appare poi tanto diverso, con i suoi modi melliflui suona più come una serpe velenosa pronta a scattare che come un qualcuno di onestamente gentile.
«Incantato» sibila ed è chiaramente schifato, non c’è dubbio su questo. Almeno non si sono insultati e nessuno sta lanciando cazzotti o calci, considerato come è andata al matrimonio di Dudley, è già un gran risultato.
«Harry, caro» interviene a quel punto la signora Weasley. «Sono quasi le undici, penso sia il caso che tu ti vada a preparare. Devi cambiarti d’abito e darti una rinfrescata, la tua tenda è quella di destra. Draco sta già occupando la propria.»
«Sì, in effetti ho bisogno di togliermi questi vestiti» annuisce lui. «Vogliate scusarmi.» Lui ancora non lo vede, ma lo sente spostarsi e percepisce il rumore dei passi sull’erba fresca. Passi che si fermano e che non proseguono, ma che al contrario tornano indietro. Nel sospiro che emette in direzione di suo zio e di Lucius, questa volta nota un modo di fare molto meno cordiale, decisamente meno affabile e parecchio sarcastico. Non c’è bisogno di vederlo in faccia, Draco lo conosce meglio di chiunque e i suoi silenzi spesso parlano più di mille parole. Soltanto alla fine di un breve non parlare si rivolge direttamente a suo zio Vernon e poi anche a Lucius. Ancora non riesce a vederlo in faccia, ma nota le sue mani sposarsi sulle spalle di suo padre e del signor Dursley. Ha quasi paura di quello che sta per succedere: «Voglio darvi un aiuto per rompere il ghiaccio. Lucius, mio zio Vernon mi disprezza sinceramente.»
«Che diavolo stai dicendo, ragazzo?» borbotta questi, sibilando tra i denti.
«Non essere modesto, zio» ribatte Harry, salace. «Credimi, Lucius, sono cresciuto in casa sua e mi ha odiato dal primo all’ultimo giorno che abbiamo vissuto insieme. Zio Vernon, devi sapere che il padre di Draco una volta ha cercato di uccidermi. Beh, forse erano due volte, ma ti assicuro che non è stato un incidente.»
«U-ucciderti?» balbetta questa volta Vernon.
«È stato tanto tempo fa. La sostanza è che non è vero che niente vi accomuna, come state certamente pensando. Provate a parlare di quanto mi odiate, sono certo che avrete di che discutere. A più tardi.» Draco non riesce a credere alle proprie orecchie. O meglio non riesce a credere all’orecchio oblungo che ha ancora stretto in una mano e che fissa come se cercasse da lui chissà quale verità. Una volta avevano scherzato su questa cosa, era stato proprio Harry a sostenere che suo zio e Lucius avessero in comune l’odio per lui e che poteva essere un buon argomento di conversazione. Pensava scherzasse e invece lo ha fatto davvero. A fatica trattiene una risata, intanto che lascia andare l’orecchio oblungo e lo dimentica, facendolo cadere per terra. Non impiega molto a rendersi conto che è solo e che nessuno lo potrà sentire, quindi inizia a ridere sguaiatamente, tenendosi la pancia intanto che gli occhi cominciano a lacrimare. Ecco perché lo ama, perché lo vuole sposare. Ecco perché… Ma Draco non riesce a finire il pensiero, un fruscio alle sue spalle attira la sua attenzione. Proviene da fuori e non ci mette molto a capire di chi si tratta. Scorge la figura di Harry, alta e slanciata, illuminata dalla luce, come un’ombra che si proietta sulla stoffa.
«Vattene, Potter, non possiamo ancora vederci.»
«Lo so, Ron si è raccomandato all’infinito e infatti non ho intenzione di entrare»
«Ed Hermione ha fatto lo stesso quindi entra nella tua tenda, cambiati e ci vediamo più tardi.» In realtà non vorrebbe essere così duro, ma deve. Ha fatto una promessa e non vuole sfidare la sorte più di quanto non abbia fatto di recente, quindi si fa appena un poco più indietro e nega di nuovo.
«Eddai, solo un minuto, è importante.»
«Se non te ne vai, tuo zio e mio padre non saranno i soli a non sopportarti. Visto che tutti odiano Harry Potter comincerò a farlo anch’io. Anzi, già ti detesto. Non ho mai smesso dal primo giorno di scuola. Quindi vai via.»
«Non posso» replica Harry ancora più determinato. «C’è una cosa che ti devo dire prima che ci sposiamo. Un segreto e non posso sposarti se non te lo dico.» Un segreto? Ha detto davvero segreto? Proprio quella parola lì? Eh, ma che cavolo! Ma tutti a lui? Ma per caso c'è una scritta sulla fronte che dice: "Svelatemi i vostri segreti più reconditi?” Prima Hermione, poi Zabini e adesso Harry… Draco preferisce concentrarsi su questo che sul fatto che il suo futuro marito non possa sposarlo se non gli dice questa fantomatica verità. Perché è quello che ha detto e Draco lo sta elaborando e lo elabora anche negli istanti successivi, che trascorre in silenzio mentre, fuori, Potter, aspetta senza aggiungere una parola. Sa che tocca a lui decidere, anche se a dirla tutta non gli ha dato molta scelta. Ovviamente non dice di no, a patto che non entri. Perché non ha idea di quello che ha combinato, ma è certo che lo strozzerà se ha fatto qualcosa di stupido. E se invece vuole lasciarlo, perché l’idea lo sfiora a un certo punto, beh, allora lo ucciderà proprio. Parola di Serpeverde.




 

Continua 



 

*Nome di fantasia, così come mi sono inventata il fatto che esista un distillato magico dopo sbornia.

 

Note: Come promesso nello scorso capitolo, questo è arrivato molto più velocemente. Questa settimana ho avuto la testa più libera e anche più tempo per dedicarmi alla scrittura. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Il prossimo, sul quale inizierò subito a lavorare, sarà l’ultimo dopodiché saluterò questa coppia e questo fandom. 
Koa

 
   
 
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