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Autore: oscar 82    19/03/2023    1 recensioni
Arthur non è morto a Camlann. Merlin lo ha salvato e ora i due sono sull'isola di Avalon, in attesa che il Re si riprenda del tutto. Da qui partono i fatti, da qui Mago e Re iniziano il capitolo più importante della loro relazione...
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gwen, Merlino, Principe Artù | Coppie: Gwen/Artù
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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La mente di Merlin dimorava  nella nebbia.
 
Non ricordava come i suoi passi, il suo potere lo avessero guidato fino alla foresta, né tantomeno come avesse potuto evocare le acque  senza pronunciare incantesimo alcuno, comandando  soltanto al fiume di contorcersi e stritolarsi su se stesso, invertendone il  corso naturale. 
 
Si ritrovò nel mezzo di un turbine, la magia che piegava il liquido a suo piacimento, colpendo come pioggia violenta piante, animali e tutto ciò che lo circondava. Fu quando il furore dell’acqua lo investì facendolo cadere a terra, che riacquisì il contatto con la realtà. Bastò un cenno della mano per sedare onde e vortici e riportare tutto alla calma, mentre si accasciava contro un albero, stremato e zuppo fino alle ossa. 
 
Fu lì che Arthur lo trovò. La magia aveva percepito come sempre l’arrivo del suo amato Re, ma Merlin era rimasto con il capo chino e le braccia intorno alle ginocchia.

“Merlin”.


Nessuna risposta.

“Merlin? Ti prenderai una polmonite. Sei fradicio”.
“Posso asciugarmi, lo sai”.
“Sì, ma non lo hai fatto. Sei sfinito. Dai, vieni qui. Lascia che ti aiuti”,


fece il Re, inginocchiandosi per avvolgerlo in una coperta. Gentilmente, con un lembo, gli tamponò i capelli gocciolanti. 
Merlin aprì finalmente gli occhi, che ancora sfavillavano d’ oro e li puntò dritti in quelli, bellissimi e preoccupati, di Arthur.
 

“Come sapevi che ero qui?”
“Lei”.


Certo, che domande. La magia.

“Non voglio rientrare”,

sottolineò seccamente.

“E non ho intenzione di raccontarti o di scusarmi…”
“Va bene”.


Il mago sgranò gli occhi.

“Aspetta. Che?”
“Ho detto che va bene. Niente domande, restiamo qui”.

 
Arthur sorrideva,  la sua espressione tranquilla. Merlin aveva temuto la sua reazione. Invece se ne stava semplicemente accanto a lui, continuando a scaldarlo con la coperta. 
 

“Se mi asciugo, posso abbracciarti?”,


chiese.

“Avanti”,


gli fece cenno il Sovrano. 
Le iridi del mago balenarono e in un attimo l’acqua scomparve dagli  abiti e dalla capigliatura corvina. Si accoccolò tra le braccia del Re, stupendosi ancora una volta di quanto fosse sempre così caldo anche in pieno autunno, come la più brillante delle stelle, come il Sole.
 

“Prometti”.
“Cosa?”
“Che lei non ci dividerà. Se mi dici di partire, lo farò. Conosco i miei doveri. Ma, per favore dimmi solo che potrò tornare a Camelot, che non è una separazione definitiva, perché mi ucciderebbe”,


sussurrò.
 

“Ricordavo che tu fossi immortale, Emrys”,


cercò di sdrammatizzare il Re. 

“Ci sono così tanti modi di morire, Arthur”,


disse, amaramente.
 

“È colpa mia”,

sospirò Arthur.

“Sono un disastro con le parole, non riesco a convincerti che niente ci separerà, Merlin”,


concluse con dolcezza, stringendolo. 

Merlin scosse il capo.

“Non sei tu che devi dispiacerti.  Avrei dovuto aiutarti con l’incontro di oggi, e guarda:  ho solo peggiorato la situazione con Gwen, oltre che a torturare la natura con la mia rabbia”.
 
“Non pensarci ora”.

 
Alzò il viso per incontrare lo sguardo di Arthur:

“Sì, invece. Sono io quello più potente, più pericoloso, e devo riuscire a controllarmi. È che...”,


deglutì,

“… Mi sembra sempre ci sia qualcosa che mi porterà a perderti”,


terminò in un soffio di fiato.
Il Re portò una mano sulla guancia del mago:

“Non mi perderai, e io non perderò te”.


Merlin chiuse gli occhi, abbandonandosi per un attimo al tepore del tocco di Arthur. Era così bello che gli accarezzasse il viso, così teneramente.  
 
Dal viaggio verso Avalon e dal soggiorno sull’isola, il contatto fisico - per anni negato - cresceva costantemente fra loro. Arthur forse non era bravo con le parole, ma compensava con una gestualità sempre più dolce e intima, che mai mancava di togliergli il fiato. 
 
Forse il tempo avrebbe guarito le sue ferite e placato il suo bisogno. 
 
O forse avrebbe sempre sofferto, perché sapeva che mai la sua anima né la sua magia avrebbero smesso di reclamare il possesso sul Re.
 
Era suo, anche nei momenti in cui era lontano. Era suo e Merlin avrebbe combattuto dieci, cento, infinite volte per Arthur, se ce ne fosse stato bisogno. Non avrebbe mai smesso di offrire il proprio potere, il proprio cuore a questo nobile, intrepido e adorato mortale.
 

“Sono pronto a rientrare”,

mormorò, tranquillo.

“Restiamo ancora. Ti va?”,


chiese Arthur in un sussurro, restìo a rompere la bolla di perfezione che si era creata tra loro.

“Come desiderate, mio Signore”,

assentì, inalando il suo profumo mescolato a quello della notte ormai sopraggiunta.
  
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