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Autore: MadameGirodelle    21/03/2023    4 recensioni
Tratto dal manga “storie gotiche” di Ryoko Ikeda, che narra la vita di alcuni personaggi secondari (e non)di Lady Oscar, quali Fersen, André e Girodelle. La vicenda di svolge durante il matrimonio del fratello maggiore di Victor (chiamato affettuosamente Florian, in casa). Avrà un incontro molto particolare.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Victor Clemente Girodelle
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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“Signorino Florian, signorino Florian, dove siete? Dove vi siete cacciato?”

La vecchia governate continuava a girare per casa, in cerca di quel bambino poco avvezzo alla mondanità in cui si era improvvisamente trovato. Lui che era cresciuto lontano dalla vita di corte, lontano dalle mille sfaccettature della falsità. Lui che si era visto abbandonato due volte: la prima dai suoi genitori, la seconda dalla sua famiglia affidataria. Quel bambino non voluto, quello a cui dover lasciare un’eredità. Quel padre che lo aveva sempre detestato, quella madre che pensava solo a sventolare le sue gonne per tutta la reggia di Versailles.

“Ecco, vi ho trovato. Finalmente, venite, non potete perdervi questo giorno importante. Vostro fratello si sposa”.

Il bambino dagli occhi di ghiaccio, abbassò lo sguardo verso il suo libro e sospirò.

“Lasciatemi solo, non voglio venire. Voglio continuare a starmene qui. D’altronde sfrutto solo il mio tempo in cose più utili”.

“Signorino Florian…”

“Ho detto lasciatemi”.

“Vostro padre ha espressamente…”

“Chi? Da quando a  mio padre interessa ciò che faccio? Ah già… un altro modo per far vedere agli occhi di questa gente la sua famiglia ‘perfetta’ è piena di lustro?”

“C’è qui anche una bambina… ehm… bambino… magari potreste giocare insieme con le spade”.

“No, non mi va”.

Fece spallucce, continuando a leggere e sfogliare le pagine del libro. 

“Ve ne prego, riceverò una sonora ramanzina se non vi presentate”.

“E va bene… lo faccio solo perché mi state a cuore, da quando sono arrivato siete stata gentile con me”.

Disse alzandosi e mettendo il libro sotto al braccio.

 

_____________________

 

“Guardate, c’è il giovane Florian”.

Disse una ragazzina dai capelli castani, indicandolo e rivolgendosi al suo gruppo di amiche.

“È un ragazzino molto bello, adesso mi farò notare da lui”.

“Non avete sentito, contessina? Si dice che non sia particolarmente attratto dal gentil sesso”.

“Ma che sciocchezze… conteeeee”.

Urlò la ragazzina, correndogli incontro.

“Conte, lieta di fare la vostra conoscenza. Io sono la contessina De Lamber, figlia del conte De Lamber, amico del re”.

Disse la ragazzina, porgendogli la mano, aspettandosi che gliela baciasse.

“Ehm…”

Un imbarazzato Victor le prese la mano e gliela strinse.

La ragazzina lo guardò impietrita ed insoddisfatta.

“Allora è proprio vero che siete cresciuto in campagna, non avete buone maniere. Non si tratta così una damigella, lo farò presente a mio padre”.

Disse infuriata, voltandosi verso le amiche che guardarono la scena con aria maliziosa.

“Ve l’avevo detto; non è attratto dal gentil sesso”.

Victor guardò le ragazzine andar via. Sospirò affranto. Ma che ne sapevano quelle di com’era? Loro così frivole, come sua madre, come suo padre. Così maligne, così stupide.

Voltò lo sguardo di lato.

“Non ci pensare. Lo dicono anche di me”.

“Eh?”

Alzò la testa, si trovò davanti un ragazzino biondo, dagli occhi color ghiaccio. Con lineamenti fin troppo aggraziati per sembrare un bambino.

“Sono Oscar François De Jarjayes. Tu devi essere Victor De Girodelle?”

“Sì… sono io”.

“Cos’è quel libro? Uh, Dante, la Divina Commedia. Hai buon gusto”.

“L’hai letta?”

“Sì, insieme al mio migliore amico, André”.

Il ragazzino sospirò ed abbassò lo sguardo.

“Che hai? Ho detto qualcosa?”

“No, nulla”.

“Capisco… non hai molti amici, vero?”

“Direi di no”.

“Se ti va possiamo esserlo noi”.

Victor sgranò gli occhi.

“Io… mi farebbe piacere… non ho mai avuto… un amico”.

“Bene. Dimmi un po’, oltre leggere la divina commedia tiri anche di scherma?”.

“Sì, certamente”.

“Perfetto, anch’io. Qualche volta verrai da me, ci sfideremo”.

“Ne sarò… lieto”.

“Senti un po’, com’è la campagna? È bello stare lì?”

Per la prima volta, Victor, si accorse che questa domanda gli era stata rivolta in maniera così sincera, senza malizia nel volerlo prendere in giro. Sorrise ai teneri ricordi.

“È bellissimo. Puoi correre a piedi scalzi e sentire l’erba fresca sotto i piedi, vedere le albe e sentire gli uccelli che cantano al mattino. Non ci sono regole o rigide etichette da seguire… è così… sincero come luogo”.

“Sarà sicuramente bellissimo. Io vorrei tanto andarci, ad Arras… anche se mio padre non me lo permette… non ancora, intendo. Dice che devo prima pensare al mio dovere, fare carriera. Però vicino casa c’è un bellissimo laghetto, dove in estate faccio il bagno… e mi diverto tantissimo, io ed André andiamo a cavallo, duelliamo, poi… se vuoi, in estate, puoi venire”.

Victor le sorrise.

“Certo. Quindi… tuo padre è il generale Jarjayes?”

“Già… uno… tosto”.

“Capisco…”

“Sei troppo taciturno, devi scioglierti un po’. Stai ancora pensando a quelle ragazzine?”

“No, assolutamente”.

“Non ci sarebbe comunque nulla di male se non ti piacessero le ragazze, ma i ragazzi”.

“A me… piacciono le ragazze, ma quelle sincere, non quelle papere che girano per la corte di Versailles… una come… la Beatrice di Dante”.

Oscar iniziò a ridere chiassosamente.

“Ahahahahah, scusa, ma mi hai fatto morire. Sai che anche io le ho sempre considerate delle papere? Vanno in giro pieeeene di piume. In primis le mie sorelle. Ahh, una volta hanno provato a mettermi uno di quegli abiti ridicoli”.

“Come? Come si può mettere un abito ad un bambino!?”

“Ah, tu non lo sai? Io sono la sesta figlia del Generale, il quale, non avendo avuto maschi, mi ha allevata come tale. Io, per quanto ne so, ti conosco già; tu sarai il mio futuro secondo, nella guardia reale. Così dice mio padre”.

“Sei una bambina, dunque”.

“E non vorresti più parlarmi?”

“No, assolutamente, anzi”

“Oscar, dobbiamo andare”.

“È mio padre… bene, lieta di aver fatto la tua conoscenza, Girodelle”.

“Lieto di averti conosciuto… un giorno, dunque, ci rivedremo. Potremmo duellare insieme”.

“Ed insieme, fianco a fianco, proteggeremo i reali”.

Gli disse la bambina, sorridendo e porgendogli la mano, che lui strinse ricambiando il sorriso che, per la prima volta, si stupì, era più sincero di qualunque altro avesse mai fatto finora.


 
   
 
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