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Autore: crazyfred    21/03/2023    2 recensioni
Ritroviamo Alex e Maya dove li avevamo lasciati, all'inizio della loro avventura come coppia, impegnati a rispettare il loro piano di scoprirsi e lavorare giorno dopo giorno a far funzionare la loro storia. Ma una storia d'amore deve fare spesso i conti con la realtà e con le persone che ci ruotano attorno.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sotto il cielo di Roma'
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 Capitolo 37


 



“Che è successo?”
Maya aprì la porta dell’appartamento ad una Lavinia con il fiatone che, avendo trovato l’ascensore occupato, non aveva perso tempo ad aspettare e s’era fatta 5 rampe di scale a piedi. “Entra …”
“Mi dici che è successo? Stai male? Sei ferita?” Era in fila alle casse al supermercato, dopo aver finito il suo turno in reparto e si era trovata con un messaggio di sua sorella che recitava: SE NON SEI AL LAVORO VIENI SUBITO. È UN’EMERGENZA.
Non se l’era fatto ripetere due volte e da Trionfale aveva fatto correre Philippos, che l’aspettava nel parcheggio del market, verso Testaccio a tutto gas, incurante del traffico, dei vigili appostati e di possibili autovelox. Sua sorella invece era tranquilla, i capelli umidi che le gocciolavano sulle spalle, pantaloncini, top bianco e infradito, con una leggera abbronzatura sulla pelle che la facevano sembrare il ritratto della salute. La prese per mano e, senza dire nulla, la portò in camera sua, facendola sedere sul letto, davanti all’armadio con le ante spalancate. “Aiutami! Non ho un cazzo da mettermi!”
“Sei seria? Mi hai fatto venire fino a qui come una pazza, con Phil che aspetta di sotto in divieto di sosta e la macchina accesa perché non sapevi cosa mettere? Ho persino lasciato i surgelati alla cassa perché non potevo passare a casa!”
“Ma sei scema? Perché ti fai prendere da queste ansie ingiustificate?”
“Ingiustificate? Maya! Ti ho chiamata per sapere cosa stava succedendo e non mi rispondevi…”
“Per forza ero sotto la doccia… ma ti pare che se stavo veramente male chiamavo te e non il 118? Tu stai fuori… e comunque ti avevo mandato un messaggio” Lavinia controllò il suo telefono e si rese conto che aveva 
accidentalmente spento i dati mobili.
“Dì a Phil di andare via, ti pago io un taxi dopo, dai!”
“Ma quindi si può sapere che è successo?” Mentre faceva la domanda e riattivava i dati sul cellulare furtivamente, Maya avviò una videochiamata sul gruppo Whatsapp delle amiche.
“Una chiamata di gruppo? Maya che succede?” esordì Olivia, entrando nella call. Lavinia guardò la sorella con un’occhiataccia eloquente, della serie che ti avevo detto?!
“Fermati Olli, ci farai venire il mal di mare!”
“Scusate ma sto andando a sistemarmi!!!”
“Toh! Guarda chi si vede … la stronzetta!” esclamò Maya, sarcastica, alla seconda arrivata “dove ti sei andata a nascondere per non farti raggiungere?”
Una risata leggermente cavallina risuonava dall’apparecchio: era Monica. “Siamo al mare dai miei per qualche giorno”
“Capito la bastarda?!” Maya, a quella domanda retorica, mostrò lo schermo del telefono a sua sorella, confermando che era davvero Monica l’interlocutrice.
“Scusa” disse Lavinia, confusa “ma non eravate insieme in Toscana in campeggio?”
Anche Olivia, da casa sua, fece eco a questa obiezione. “Eh, lo credevo anche io” spiegò Maya.
“E invece?”
“E invece…” ripeté, sorridendo sorniona.
No way!”
You better believe it!
Qualche secondo di silenzio e un gioco di sguardi complici bastò alle due sorelle per intendersi e riempire la stanza di urla acute e gioiose, quasi uno squittio ad ultrasuoni mentre si abbracciavano e saltellavano estasiate per la stanza mentre anche dal telefono arrivavano applausi e cori da stadio.
“Non ci credo!" "Ce l’avete fatta!”
“In certi momenti non ci credo nemmeno io…” ammise Maya, ricomponendosi con un sorriso di quelli che non vanno via facilmente ancora stampato sul suo volto.
“Tutto merito mio e della mia spintarella, che se aspettavano un altro po’…” precisò Monica.
“Non è vero! Guarda che prima che lui partisse per le vacanze siamo usciti insieme … ed era praticamente cosa fatta, stavo solo aspettando che tornasse per…” Maya lasciò la frase in sospeso, ammiccante.
“Beh, in effetti la faccia di una che ha passato il week end a farsi una sana scopata dopo l’altra ce l’hai tutta”
“Olivia!!!” la rimproverò Lavinia.
“Eddai Lavì, se escludiamo quello in viaggio non ci sono bambini e siamo tra di noi, non fare la puritana! Guardala, è proprio il ritratto della salute!”
Maya arrossì però era vero, si sentiva bene totalmente: di testa, di cuore e anche di fisico.
“Sono così contenta per voi, ve lo meritate!” esclamò Monica “e poi così sarete degli zietti perfetti per il bambino per quando nascerà”
“O bambina” decretò Lavinia “il mondo ha bisogno di più donne che può”
“Guarda te se devi metterti a fare i tuoi comizi pure in questo momento” la rimproverò Maya “adesso però ragazze mi dovete aiutare, c’è un’emergenza in corso e io sono nel panico più totale. Alex mi passa a prendere tra un’ora e mezza e io non so cosa mettere”
“Maya Alberici che non sa cosa mettere? Questa sì che è nuova” decretò Olivia, ironica “Lavi, misurale la febbre per cortesia”
“Beh dipende qual è il mood della serata” iniziò a ragionare sua sorella in maniera razionale, mentre Maya poggiava il telefono sulla toeletta tra il letto e la finestra, in modo da avere un’inquadratura larga “… appuntamento galante, festeggiamento, serata tranquilla…”
“È il suo compleanno oggi, no?” domandò Monica.
“Beh allora è un festeggiamento, ci vuole qualcosa di speciale. Non avevi un tubino nero con lo scollo a cuore. Elegante, raffinato e con la mercanzia esposta il giusto. Ti ha detto dove ti porta?”
“Eh” sospirò Maya “qui casca l’asino. Andiamo a cena dai suoi…” “COSAAAA?” le amiche e sua sorella in coro iniziarono ad accavallare i loro commenti.
“Già a questo punto, Maya? Ma non stai correndo troppo?” “Certo che tu passi proprio da un estremo all’altro”
Se ci pensava, razionalmente, era proprio così. Prima ci aveva messo una vita a decidersi se fosse il caso di buttarsi e fidarsi di nuovo e ora, dopo neanche 3 giorni, andava a casa dei suoceri … come suona strana questa parola, va beh per ora chiamarli “i suoi genitori” è più che sufficiente. Vista dall’esterno, condivideva a pieno le impressioni delle altre ragazze; ma così faceva un tantino male, perché sapevano com’era la sua situazione, quella di Alex e la fatica che avevano fatto per trovare un equilibrio, un equilibrio che comprendeva anche le rispettive famiglie. La loro non era una situazione ortodossa, non lo sarebbe mai stata e non si poteva pretendere che le tempistiche fossero le stesse di tutte le altre coppie. Che poi, per dovere di cronaca, ogni relazione ha i suoi tempi!
“Adesso basta!” tuonò in quel marasma, ferma “In questo momento non sono felice, di più. E non mi rovinerete questa felicità. Io questa sera voglio festeggiare il compleanno del mio compagno assieme alla sua famiglia, che a voi sembri opportuno o meno per me è totalmente irrilevante. Ora, se volete aiutarmi a fare una bella figura continuiamo questa cosa che ho voluto condividere con voi perché siete mie amiche, altrimenti chiudo tutto e me la vedo da sola, qualcosa mi inventerò” Fuori, per le strade di Roma, ci saranno stati 30 gradi o giù di lì, ma in quella stanza l’atmosfera era polare. “Sarà una cazzata? Non lo so, forse, ma ci vogliamo provare insieme”
“Perdonaci, hai ragione” esordì Lavinia, accarezzando la schiena di sua sorella e facendola sedere accanto a lei sul letto.
“Scusa Maya, hai ragione” la seguì a ruota Monica “io più di tutte so cosa stai passando, non mi sarei dovuta mai permettere di giudicare”
“Daje Maya, spacca tutto! Sei la mejo!” decretò Olivia “e scusaci!”
Tornando serene e composte, insieme le ragazze passarono in rivista tutto l’armadio di Maya. Erano arrivate alla conclusione che non dovesse sfoggiare nulla eccessivamente elegante, non doveva sembrare una snob o una ricreduta; da evitare anche i toni troppo scuri, abiti lunghi o scollature sulla schiena: doveva essere curata naturalmente, ma restare sé stessa.
“Oltretutto ti conoscono già, non c’è nemmeno l’ostacolo della prima impressione, no?!” le domandò Olivia e Maya annuì.
“L’importante è che non ti fai venire l’ansia da prestazione” le ricordò Monica. Come se questo avrebbe dovuto tranquillizzarla: l’idea di essere seduta a tavola con Alex e Giulia di fronte a Maria – Cesare era l’ultimo dei suoi problemi e il primo dei suoi sostenitori – la terrorizzava.
“Eh! E ti pare facile?”
“Devi essere prima di tutto a tuo agio che te stessa e pensare solo a passare una bella serata, tanto che fai colpo o meno con i suoi Alex non cambia idea”
Quelle parole, pur così banali, suonavano come la più grande rivelazione. No, non lo avrebbe fatto. Quel pensiero fu sufficiente a metterla di buon umore e a farle ritrovare sicurezza in sé stessa e soprattutto in quel sentimento che lei ed Alex condividevano.
Alla fine aveva optato per tinte neutre, dai toni leggeri e romantici, sia per i vestiti - dei pantaloni lunghi e morbidi e un top bianco leggermente lavorato, sia per il trucco. Un piccolo vezzo e un tocco di colore nel carré di Hermès di nonna Alberici, quello delle occasioni buone, ad impreziosire la cinta del pantalone. Portami fortuna, nonnina. Ogni dettaglio era stato deciso, senza tralasciare neanche un particolare: capelli, scarpe, accessori, persino la pochette era stata scelta con cura. La madre di Alex non avrebbe avuto nulla da ridire.
“Ora manca solo una cosa” aggiunse Monica.
“Cosa? Abbiamo preparato tutto!” esclamò Maya, cadendo dalle nuvole.
“Vai a mani vuote?”
“Oddio … no raga non posso presentarmi senza niente. Aiuto! Che faccio?” PANICO. TERRORE. CATASTROFE. ROVINA. Quando Alex era andato con lei da sua madre aveva portato dei pensierini sia per Matilde che per Ruggero, nonostante quel pranzo non significasse nulla se non una giornata in compagnia di amici e aveva tenuto a specificare che era un’abitudine che gli aveva insegnato sua madre. E lei non aveva pensato a nulla, talmente di fretta erano andate le cose da quella mattina.
“Chiama un fioraio e fatti preparare un bouquet e manda Alex a prendere un vino, che lui si intende di queste cose” suggerì Monica.
“Sono d’accordo” si intromise Lavinia, ridacchiando “anche perché i fiori non sono proprio cosa sua...”
“E qui ti sbagli…poi ti racconto però. Adesso devo chiudere ragazze perché devo chiamare Alex”
“Noooo” protestarono le amiche al telefono.
“Lavi fai partire tu una videochiamata, voglio vedere la nostra piccioncina al telefono!!!” esclamò Olivia.

 
Alex entrò dalla porta lasciata aperta in punta di piedi, emozionato come se fosse la prima volta che ci mettesse piede e come se non fosse stata lei stessa a chiedergli di salire. 
“Maya?”
Dalla camera da letto, la ragazza lo invitava a raggiungerlo.
“Eccoti!” esclamò, sorridente, vedendolo entrare nella stanza. Era in piedi davanti allo specchio, intenta ad indossare gli orecchini.
“Sei bellissima, ma questo già lo sai” le disse e, avvicinandosi alle spalle, scostò i capelli per poggiare un bacio sul collo profumato “hai cambiato profumo?” le domandò, notando una nota più fresca rispetto a quello che gli era più familiare.
“Non ti piace?”
“Al contrario, ti rispecchia di più”
Maya non era più la ragazza che fingeva di essere una donna vissuta, una femme fatale altezzosa e snob; certo non era la classica ragazza della porta accanto, ma era sincera, senza fronzoli, senza paura di mostrarsi anche nelle sue debolezze: quella fragranza, frizzante e vivace come lei, ma anche dolce e sofisticata, la rappresentava totalmente.
Maya si impose di frenare il brivido che le era sceso lungo la schiena a quel tocco sul collo e al tocco delle sue mani sui fianchi. Altrimenti non ne usciamo …
“Mi aiuti con questo?” gli disse, passandogli una catenina che aveva sulla toeletta.
“Ma è il ciondolo che ti ho regalato io?”
“Che domande …”
Maya non aveva perso tempo: i fiori, prevedibilmente, erano presto appassiti a causa del caldo e non aveva potuto portarli a casa con sé, ma appena tornata aveva adattato il cuoricino d’argento in una catenina con altri ciondoli. Ad Alex scappò un risolino divertito ma anche imbarazzato mentre con le sue grandi dita non riusciva ad armeggiare con la chiusura: in un baleno tornò a quel tardo pomeriggio di ottobre, in una situazione molto simile a quella eppure così diversa. Non c’era più il timore di sfiorarsi, non c’era nemmeno il disagio di trovarsi da soli in una stanza in una situazione tanto intima; quella confusione di mente e cuore ora però aveva un nome bellissimo: amore.
“Sei perfetta” commentò “e comunque solo a te poteva venire in mente di usare un foulard come cinta”
“Lo hai notato?”
Alex annuì, compiaciuto di aver colpito nel segno: forse era solo deformazione professionale, ma gli piaceva non essere uno di quegli uomini che non si accorgono nemmeno se la loro donna è andata dal parrucchiere.
“Direi che non manca nulla. Possiamo andare…abbiamo un po’ di giri da fare, no?”
“Aspetta, manca ancora cosa” disse Maya, staccandosi da lui per prendere la pochette che aveva scelto e lasciato alla rinfusa sul letto e riversando dentro, meccanicamente, quello che era nella borsa con cui aveva viaggiato. Alex si stupì che fosse capace di far entrare tutto in una pochette. Misteri di donna. Alla fine, prese il cellulare dal comò e rovistò per un po’ finché non ebbe trovato quello che cercava.
“Premessa” esordì, portando al petto il telefono come per nascondere qualcosa “ho organizzato questa cosa convinta che non saremmo stati insieme per il tuo compleanno e avevo ancora qualche giorno”
“Si può sapere che c’è?”
“Tadà!” esclamò, mostrandogli lo schermo del telefono. C’era una foto di un giradischi vintage, di quelli a valigetta che si usavano negli anni ’60; suo padre ne aveva uno identico quando lui era un bambino, diceva che era stato il primo acquisto che si era concesso appena aveva iniziato a lavorare. Non lo vedeva dal 1980 o giù di lì, quando a casa era arrivato un mobile stereo avveniristico e full optional, con radio, mangianastri e addirittura equalizzatore oltre al piatto per i dischi.
“Cos’è?” chiese, confuso e preso alla sprovvista.
“È il tuo regalo di compleanno, tontolone!” lo prese in giro, picchiettando sulla sua testa con un pugno “Visto che ti piacciono i dischi in vinile ho pensato di prendere un giradischi per ascoltarli insieme quando … quando sei qui”
“Davvero?” Maya annuì, orgogliosa si aver fatto centro e averlo colto di sorpresa.
“Beh, questo è un modello nuovo di zecca, con tanto di porta USB e bluetooth ma il design è vintage e il colore sta bene con il resto dell’arredamento. Non ti piace?”
“Ma no, che vai a pensare. È assolutamente perfetto. È solo che … che sono stupito…non so se hai tirato ad indovinare, ma ne avevamo uno praticamente identico”
“Anche io ho i miei complici, sai…” lo stuzzicò, facendo l’occhiolino “mi dispiace solo che non sia arrivato in tempo”
“Ma stai scherzando?! Abbiamo tutto il tempo che vogliamo, non c’è fretta…”
Con niente, Maya riusciva a mandargli in pappa il cervello. Non per il regalo in sé e per sé, anche se dimostrava di tenere a lui e di prendere sul serio i suoi interessi, ma perché voleva condividere con lui anche passioni che magari non capiva appieno o non le piacevano. Perché è questo che le coppie fanno: si incontrano a metà strada e proseguono insieme il loro cammino.
Prima di uscire, Maya fermò Alex sull’uscio della porta. “Fermo! Hai dimenticato una cosa…”
Alex non capì, non aveva nulla con sé quando era entrato, ad esclusioni delle chiavi dell’auto che erano nella tasca posteriore dei pantaloni.
Maya allora, con un sorrisetto furbo e ammiccante, agitò un mazzo di chiavi per aria come fosse una campanellina.
“Hai dimenticato queste. Ti serviranno d’ora in avanti”
Erano le chiavi di casa, di quella casa. Le labbra di Alex si aprirono ad un sorriso sghembo, soddisfatto e impertinente di chi già prefigurava e pregustava il tempo che avrebbero passato lì, insieme.
“Lo sai che non posso per qualche giorno, vero?” domando, tornando serio e prendendo le chiavi tra le mani.
“Certo che sì, ma ho fatto il pieno nel weekend” commentò Maya, sorniona “credo di avere ancora qualche giorno di autonomia prima di andare in riserva”
“Un modo per stare insieme lo troviamo” promise l’uomo “e poi Giulia ti adora, lo sai”
Maya, soddisfatta, strizzò l’occhio e incamminandosi verso il pianerottolo “Allora vedi che quelle chiavi possono sempre tornare utili?”



 

Eccomi,lo so s, come al solito sono in un ritardo pazzesco. Perdonatemi ma come vi ho detto, oltre alla difficoltà di stare al computer nei momenti liberi ora che ci sto già tutto il giorno, si è aggiunta anche la malinconia di una storia che non vorrei finisse. Siamo arrivati al penultimo capitolo: ancora un ultimo passo e metteremo la parola fine ad una storia che ci ha fatto compagnia a lungo. Ormai non c'è granché da dire, se non goderci la felicità dei due innamorati.
A presto, 
Freddie ^_^
 
   
 
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