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Autore: Dreamer47    22/03/2023    1 recensioni
È il 2005.
Sam e Dean sono ancora all'oscuro dei piani di Azazel.
Le loro giornate sono intrise di mostri e di streghe, vogliono ancora trovare John ed uccidere l'assassino di Mary, quando una ragazza incontrata per caso entrerà a far parte della loro vita.
Hunters' legacies non è solamente la storia dei fratelli Winchester, ma anche quella di Abby Harrison, una giovane ragazza dal cuore spezzato e dal destino turbolento il cui unico scopo è la vendetta.
Insieme, riusciranno ad ottenere ciò che vogliono più di ogni altra cosa.
Genere: Erotico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: AU, Soulmate!AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Più stagioni
Capitoli:
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Hunter's Legacies
Capitolo 54


"Sua moglie è stata molto irriverente nei nostri confronti. Siamo felici di non averla qui un secondo di più!" esclamò lo sceriffo sulla cinquantina e dei lunghi baffi argentati, indossando un grosso cappello ed un'espressione ancora irritata sul viso. "La cauzione è di duemila e cinquecento dollari". 
Dean sollevò un sopracciglio e guardò l'uomo seduto sulla sedia dalla parte opposta della scrivania, intento a preparare i documenti per l'uscita di prigione di sua moglie e lo guardò con l'aria di chi avesse capito il suo gioco. "È stata molto irriverente, eh?". 
"Sua moglie ha picchiato un agente. È fortunata a non essere stata denunciata". 
"Non ho dubbi che questa corrisponda alla descrizione di mia moglie. La faccia uscire, avanti" rispose Dean roteando gli occhi e sospirando rumorosamente sentendosi ormai stanco di quello scambio di battute, estraendo dalla tasca il libretto degli assegni mentre osservava l'agente sorridere soddisfatto e faceva segno ad un suo uomo molto più giovane di liberare la prigioniera. 
Il ragazzo lo vide iniziare a compilare un modulo e lo ascoltò dire che fosse accusata di un crimine molto grave e che presto Anna Grayson sarebbe stata convocata per l'udienza con il giudice, dove avrebbe dovuto rispondere dell'aggressione all'agente che fosse stato portato in ospedale con una prognosi di dieci giorni, e indicò la parte destra del suo modulo che gli porse insieme alla penna. "Deve firmare qui". 
Dean sospirò e scosse la testa firmandosi come Andrew Hegger e presto gli porse nuovamente il foglio con un sorriso finto di cortesia e si sistemò il lungo cappotto nero ancora bagnato nei punti in cui la stoffa avesse intrappolato la neve ormai sciolta, mentre il ragazzo scendeva dalla sua auto per arrivare alla centrale di polizia. 
Il secondo agente più giovane e smilzo si affrettò a fare il suo ingresso nel suo ufficio, portando con sé un Abby molto irritata e furiosa che gli intimò di toglierle subito le manette o gliele avrebbe fatte ingoiare; a quelle parole Dean non riuscì a trattenere una risata, che camuffò con un colpo di tosse quando lo sceriffo lo guardò storto.
Abby incrociò lo sguardo di Dean e aggrottò le sopracciglia, per poi sospirare e scuotere la testa; si lasciò trascinare all'esterno senza dire una parola, né ringraziarlo, ed entrò nell'Impala in silenzio provando però un certo effetto, perché era passato tanto tempo da quando fosse stata dentro quell'auto. 
Dean inserì la chiave nel quadro generale della macchina mentre se ne stava indeciso se parlarle o meno, ma fu Abby a voltarsi verso di lui per guardarlo con aria accigliata e infastidita. "Come diavolo sapevi che mi avessero arrestata? Non ho chiamato nessuno". 
"Beh Anna Grayson, risulto ancora come il tuo unico contatto di emergenza: mi ha chiamato lo sceriffo" rispose Dean sollevando un sopracciglio e facendo spallucce, per poi modificare la sua espressione e piegare le labbra in un sorriso divertito. "Ma che hai combinato? Lo sceriffo mi ha detto che hai investito un agente". 
"Questo non é affatto vero: stavo guidando e mi sono distratta solamente un momento e ho preso di striscio un cavallo, e poi il tizio ch-..". 
"Hai investito un cavallo?" chiese Dean interrompendola bruscamente e scoppiando in una sonora risata, mettendo le mani sul volante e piegando addirittura la testa all'indietro.
Abby rimase per qualche istante in silenzio ad osservare l'uomo al suo fianco che ridesse in quella maniera sguaiata, che le aveva sempre fatto scaldare il cuore, rimanendo interdetta ma accennando un sorriso divertito senza rendersene conto, voltandosi a guardarlo con tutto il corpo ed appoggiando il gomito sinistro alla spalliera. "C'era un ciuffo piccolissimo di peli attaccato al parafango, credimi! È il vecchio culo grasso dell'agente che si è sbilanciato ed è caduto da solo!". 
La ragazza lo vide sgranare gli occhi e ridere ancora più forte di quanto immaginasse possibile o gli avesse visto fare negli ultimi tempi, ed Abby aggrottò le sopracciglia allargando le braccia e scuotendo la testa, cercando di camuffare l'espressione divertita. "Oh ma insomma, la vuoi piantare?". 
"Scusami, ma questo è il momento più esilarante della settimana!" esclamò Dean fra una risata e l'altra perché proprio non riusciva a trattenersi, passandosi indice e pollice sulle palpebre e scuotendo la testa sentendo su di sé lo sguardo fintamente arrabbiato della ragazza. 
Abby lo guardò con attenzione e sospirò sentendolo ancora ridacchiare e incrociò le braccia al petto, pensando che fosse passato davvero tanto tempo dall'ultima volta in cui avessero parlato: probabilmente quando Anael si fosse ripresa fisicamente e Abby l'aveva portata via con sé nella sua casa a Summerfield per consentirle di ripristinare la sua grazia in un luogo tranquillo e meno frequentato del bunker, rifiutando per l'ennesima volta la proposta di Dean di tornare a vivere con loro che le avesse fatto ormai un mese e mezzo prima. 
Abby amava più di ogni altra cosa cosa sua figlia e avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei, ma vivere insieme a Dean e vederlo tutti i giorni, avrebbe voluto dire tornare ad essere risucchiata da quel vortice nero dentro cui fosse già sprofondata più di una volta e da cui aveva faticato per uscire aggrappandosi totalmente a Edward. 
Dean incrociò il suo sguardo nell'abitacolo buio dell'auto e tornò più serio, guardando nei suoi occhi e sospirando appena prima di volgere lo sguardo all'esterno della sua auto. "Da quant'è che non mangi?". 
Lo stomacò di Abby rispose al posto suo come se fosse stato interpellato, emettendo un suono inequivocabile che gli fece capire che la ragazza avesse davvero fame; Abby sorrise un po' imbarazzata e disse che avrebbe preferito tornare a casa, dove pensò che avrebbe potuto mangiare e prendere la sua auto per raggiungere Edward a cui avesse dato buca ormai da più di dieci ore, ma Dean scosse la testa e rifiutò l'idea di lasciarla andare senza assicurarsi che avesse mangiato; accese il motore e ignorò le proteste di Abby, che dopo qualche istante si rassegnò e si rilassò sul sedile, estraendo dalla sua tasca il telefono per scrivere un messaggio a Edward e rassicurarlo che fosse ancora viva e dicendogli che lo avrebbe richiamato al più presto. 
Dean guidò lentamente come a volersi godere quei pochi istanti insieme ad Abby e di tanto in tanto la osservava con la coda dell'occhio, fino a quando notò per la strada l'insegna di un ristorante cinese che entrambi conoscessero bene, esattamente lo stesso in cui erano soliti mangiare negli anni in cui facessero base da Bobby.
"Allora, che ci facevi in quella strada, quando hai investito il poliziotto a cavallo?".
Abby sollevò lo sguardo verso di lui mentre se ne stava seduto al tavolo di fronte a Dean, e fece spallucce per poi lasciare scivolare lo sguardo verso il resto della sala piena, iniziando a pensare di essere stati molto fortunati a trovare un posto per due in una serata affollata come quella. 
Ma Dean non aveva nessuna intenzione di archiviare l'argomento in quella maniera e la richiamò, perché Abby aveva chiaramente eluso la domanda facendo finta di nulla, e la ragazza si ritrovò a roteare gli occhi per poi tornare a guardarlo. 
"Passavo di qui per caso, giuro". 
L'uomo sorrise debolmente e scosse la testa, guardandola con aria accusatrice mentre lei guardava ogni cameriere che passasse vicino al loro tavolo con delle pietanze fra le mani che le facessero venire ancora l'acquolina in bocca e Dean la vide stringere le labbra perché stava davvero soffrendo. 
"Ti rendi conto che abbiamo passato gli ultimi undici anni a stretto contatto e che ti conosco come nessuno farà mai? So sempre quando mi menti e adesso lo stai facendo, quindi saltiamo questa parte e dimmi perché sei tornata qui a Sioux Falls". 
Abby spostò il suo sguardo su di lui mentre ascoltava le sue parole e sospirò divenendo più seria, ma presto abbassò lo sguardo perché pensava che avesse ragione: dopo metà della loro vita trascorsa insieme, una figlia e mille battaglie affrontate spalleggiandosi l'un l'altra non poteva sperare che Dean non riconoscesse le sue menzogne.
Tornò a guardarlo ed accennò un sorriso debole nella sua direzione, osservando la sua espressione sciogliersi e divenire meno seria mentre rimaneva in attesa di una risposta. 
Ma proprio quando Abby stesse per aprire la bocca per iniziare il suo discorso, si avvicinò il cameriere portando loro i piatti che avessero ordinato e la ragazza sgranò gli occhi davanti a quella bontà; disse che gli avrebbe raccontato tutto solamente dopo che avrebbe finito di mangiare e Dean acconsentì, perché anche lui aveva fin troppa fame per parlare invece che mettere sotto i denti ciò che avesse nel piatto.
Abby lo prese in giro perché come sempre Dean non aveva la più pallida idea di come si impugnassero le bacchette finendo sempre per utilizzare la classiche posate e Dean prese in giro Abby perché in preda alla fame aveva ordinato più piatti di quanto riuscisse realmente a mangiare, e la ragazza si ritrovò ad accennare un sorriso divertito verso di lui ed a passargli il piatto che non riuscisse a terminare. 
Inavvertitamente Dean le sfiorò il dorso della mano mentre afferrava il piatto che gli stesse porgendo mentre ancora rideva, ed i due ragazzi tornarono a guardarsi negli occhi mentre il cuore batteva forte nel petto. 
Solo per un attimo ai due sembrò che il tempo non fosse mai passato e che nulla li avesse mai separati.
Ma presto Abby spostò le sue mani e spostò lo sguardo sugli altri clienti, alla ricerca di qualcosa che la distraesse dai sentimenti che stesse spingendo nella parte più profonda di sé. 
Dean finí il piatto e pagò il conto per entrambi in modo molto veloce, tanto che la ragazza non se ne accorse neanche e aiutò Abby ad indossare il lungo cappotto proprio prima che varcassero la soglia dal ristorante, e la donna lo ringraziò con uno sguardo e con un sorriso; stavano per raggiungere l'Impala, ma Abby la superò in silenzio ed accennò un piccolissimo sorriso nella sua direzione, facendogli segno di seguirla e Dean senza rendersene conto si ritrovò a passeggiare in uno dei parchi vicini al ristorante. 
Falls Park, lo stesso in cui Dean ed Abby si recarono insieme qualche giorno dopo la morte di John Winchester. Il primo posto in cui Dean si fosse aperto con Abby, mostrandole come fosse fatto all'interno e che fosse molto diverso dalla corazza di arroganza e sarcasmo che indossava da tutta la vita. 
"Mio padre". 
"Mmh?". Dean la guardò con aria di chi non seguisse dato che si fossero seduti su una panchina del parco da un abbondante quarto d'ora e fino a qualche istante prima stavano parlando di come Mary avesse letteralmente costretto Sam a comportarsi da principessa e lui l'avesse accontentata pur di giocare insieme a lei, scatenando le battute e le risate del fratello maggiore. 
"Mi hai chiesto perché sono qui: per mio padre. È da due settimane che mi continuano ad accadere cose strane: luci che tremano in casa, la stanza che diventa fredda, oggetti che si spostano da soli. E stamattina presto ho trovato un suo vecchio appunto sul mio comodino, con su scritto di andare a Sioux Falls" disse Abby rabbrividendo appena dentro al suo cappotto e cercando di scaldarsi le mani sfregandole fra di loro. 
Subito osservò l'uomo davanti a sé sporgersi più avanti per afferrarle le mani e stringerle fra le sue con un sorriso divertito, facendole l'occhiolino mentre provava a scaldarla. 
Abby guardò nei suoi occhi verdi e sentí le sue mani tremare sotto il suo tocco e fu felice di poter dare la colpa al freddo pungente di quella sera.
Si schiarí la gola e fece spallucce, mordendosi le labbra ed abbassando lo sguardo per qualche istante. "Sono venuta qui e non sapevo chi o cosa cercare, fin quando mi è sembrato di vedere mio padre camminare sul marciapiede mentre guidavo e ho sterzato di botto per fermarmi, ma poi il cavallo si è messo in mezzo. Il resto lo sai". 
Dean ascoltò attentamente le sue parole e sospirò, sollevando un sopracciglio mentre la guardava con aria stranita di chi cercasse di capire; Abby accennò un sorriso imbarazzato e fece spallucce, appoggiando la schiena contro lo schienale, mentre lo osservava analizzare nella sua mente varie ipotesi. "Ne hai parlato con Anael? Lei e Castiel non si erano assicurati che tuo padre fosse in Paradiso?". 
"No, Anael è ancora molto turbata per la scomparsa di Castiel ed io non voglio che si preoccupi anche per questo.." sussurrò Abby facendo spallucce e guardandosi attorno nella speranza di vedere o sentire qualcosa, ma tornò a posare il suo sguardo deluso su quello dell'uomo fingendo un sorriso tranquillo mentre ancora Dean sfregava le mani contro le sue per scaldarla. "Si sta facendo tardi ed è chiaro che io mi sia sbagliata e che probabilmente la mia mente mi sta facendo brutti scherzi, quindi è meglio che ti lasci tornare a qualsiasi cosa tu stessi facendo prima di farmi uscire di prigione". 
Dean sgranò gli occhi ed annuì in maniera poco convinta: lasciò la presa su di lei con una mano per estrarre velocemente il cellulare della sua tasca, ma non trovò alcuna chiamata persa del fratello e sollevò un sopracciglio preoccupandosi immediatamente perché aveva mollato un caso in piena regola per accorrere in soccorso di Abby, e gli sembrò strano che il fratello non avesse chiamato per informarlo su eventuali sviluppi. 
"Va tutto bene?". 
L'uomo scosse la testa e guardò lo schermo vuoto del suo telefono per qualche altro istante, per poi scuotere la testa e sospirare. "C'è qualcosa che non va e ci sono delle cose pazzesche che dovresti sapere". 
Dean iniziò a rivelarle tutto ciò che fosse accaduto, mettendola a conoscenza di ciò che Abby non sapesse guardandola sgranare gli occhi fino all'inverosimile, scaturendo in lui un leggero sorriso ironico perché sapeva quanto la situazione potesse sembrare incredibile; ciò di cui però i due ragazzi non si accorsero fu una figura femminile nascosta nel punto più buio del parco. 
La donna sulla cinquantina indossava vestiti dall'aria molto costosa e aveva un portamento quasi regale, il corpo asciutto e atletico, il viso magro a forma di cuore e degli occhi azzurrissimi che spiccassero sul suo volto adornato da una folta chioma rossa mogano tenuta legata in una coda molto alta; se ne stava in disparte ad osservare i due ragazzi parlare su quella panchina e si ritrovò a sollevare un sopracciglio, scocciata perché aveva preso un aereo e aveva fatto tanta strada per incontrare la donna seduta in quel parco, sperando di trovarla sola. 
Il suo telefono squillò nella tasca del suo cappotto e la donna sospirò, capendo che il suo momento personale fosse finito e dovesse tornare necessariamente a lavoro; diede un ultimo sguardo ai due ragazzi accennando un sorriso malinconico sospirando lentamente per poi voltarsi nella direzione opposta e sparire nuovamente nell'ombra esattamente nello stesso modo in cui fosse arrivata, lasciando che la brezza della sera portasse via le sue parole con la speranza che presto o tardi l'avrebbe potuta incontrare. "Tuo padre ti ha guidata fino a qui per permettermi di ammirarti da lontano, mio tesoro: è stato bello rivederti dopo tutto questo tempo, ma ci vedremo presto, piccola Abigail ". 


"Oh Dio, non ci credo!". 
Si portò la mano sulle labbra e aggrottò le sopracciglia, cercando supporto nello sguardo dei due Winchester che fecero spallucce nella sala comune pensando che anche per loro ci fosse voluto un po' di tempo per accettare l'idea. 
"Tu sei lo stronzo che scriveva di noi! Lo stesso stronzo che ha messo tutta la nostra vita dentro un cazzo di libro e ha venduto centinaia di copie in giro per il paese!" esclamò Abby sgranando gli occhi e indicando con un dito e sguardo accusatorio l'uomo in boxers davanti a sé, che si affrettò a chiudere la vestaglia di cotone che avesse appena indossato. "Tu, tu saresti Dio?". 
"È la stessa reazione che ho avuto io.." sussurrò un uomo sulla cinquantina con dei lunghi capelli bianchi ed un viso tondo e pieno che Abby avesse sentito chiamare da Sam e Dean con il nome Donatello, osservandolo accennanre una risata del tutto fuoriluogo e beccandosi un'occhiataccia dalla ragazza che però pensò che in un'altra circostanza le avrebbe fatto anche piacere conoscerlo, ma non in quel momento. 
"Scusami, Chuck ha per caso descritto dettagliatamente la tua vita sessuale e l'ha spedita in giro per l'America? Perché è quello che ha fatto con noi tre!". 
Chuck sospirò e si avvicinò di qualche passo alla ragazza, afferrandole una mano fra le sue e chiudendo gli occhi per qualche istante perdendosi dietro un sorriso e dietro chissà quale pensiero astratto, fin quando Abby tirò indietro la mano di scatto e l'uomo tornò a fissarla nuovamente negli occhi. "Si, è proprio vero: hai perfezionato Syria in una maniera sublime e speciale. Se tu morissi oggi, la tua anima finirebbe sicuramente in Paradiso".
Abby aggrottò le sopracciglia e lo guardò con aria di sgomento, facendo un passo indietro per poi cercare lo sguardo di Dean che subito si avvicinò a lei con un'espressione seria, fino a raggiungere il suo fianco e sfiorarlo con la punta delle dita; Dean capiva la sua agitazione ed il suo nervosismo nel venire a scoprire che Chuck in realtà fosse Dio e che avrebbe potuto impedire l'avvenimento della maggior parte delle cose brutte che fossero capitate loro. "Stiamo cercando di trovare Castiel, ok? Facciamo una cosa per volta". 
La ragazza lo guardò con un forte mal di testa e scosse la testa, spostando poi lo sguardo su Chuck che nel frattempo fosse tornato a mangiare i suoi cereali dalla tazza con un sorriso rilassato sul volto. "E come facciamo, Dean? Col Dio ubriacone e mezzo nudo che teniamo nel salotto di casa? Insomma Chuck è Dio, Dio è Chuck: mi farò venire il mal di testa se continuerò a ripeterlo".
Sam roteò gli occhi al cielo e sospirò, avanzando velocemente e sventolando le mani davanti ai due ragazzi con aria piuttosto seria e scocciata da quella perdita di tempo. "Non perdiamo di vista il vero punto della situazione: dobbiamo concentrarci sul trovare Castiel e Amara". 
"Io so dov'è Amara". 
La voce alle spalle dei ragazzi li fece voltare verso quello strano signore robusto e con i capelli bianchi sparsi in maniera disordinata che gli ricadevano sul collo, che li guardò con titubanza. 
"Mi ripetete chi diavolo è lui?" chiese Abby allargando le braccia e guardando l'uomo, inclinando la testa e pensando che le cose fossero diventate troppo strane da quando avesse smesso di frequentare il bunker. 
Sam roteò per l'ennesima volta gli occhi al cielo e fece finta di non notare lo scambio di sguardi fra suo fratello ed Abby che sembravano essere tornati improvvisamente in sintonia dopo quei mesi di lontananza, e si avvicinò a Donatello con aria interessata. "Te l'ho detto, Abby: è un profeta. Adesso Donny dimmi: come sai dove si trova Amara?". 
"È molto semplice, ragazzo. Io.." iniziò il profeta con un sorriso stranito sul volto, avanzando verso di loro per spiegargli tutto ciò che sapesse quando udì la porta in cima alle scale del bunker aprirsi. 
Tutti i presenti si voltarono verso l'origine del suono e videro sbucare sul pianerottolo della scala un uomo alto e robusto, con l'inconfondibile chioma lunga e corvina che assottigliò gli occhi per individuare qualcuno fra i ragazzi al piano di sotto. 
"Merda". 
Questo fu il primo pensiero di Abby quando si rese conto di aver completamente dimenticato di richiamarlo e sgranò gli occhi quando vide Edward scendere velocemente le scale con aria preoccupata, sgranando gli occhi e avvicinandosi velocemente mentre la guardava con aria accigliata e infuriata. 
"E lo show continua con un bel triangolo amoroso.." sussurrò Chuck sendosi sulla sua sedia per continuare a mangiare e abbassando parecchio la voce, ma fu abbastanza sufficiente da farsi sentire dai due Winchester e dalla ragazza che lo fulminarono con uno sguardo.
"Abby, mi hai fatto preoccupare: ieri ti ho aspettato per un paio di ore, ma non rispondevi alle chiamate e mi sono occupato di quel nido da solo! Che è successo?". 
La ragazza scosse la testa e lasciò il fianco di Dean, avanzando velocemente verso Edward ed allargando le braccia per stringerlo in un veloce abbraccio mentre l'uomo la stringeva e guardava con uno sguardo di fuoco il maggiore dei Winchester.
Abby chiuse gli occhi per qualche istante e si strinse a lui godendosi il momento, ma presto scosse la testa e sospirò rumorosamente, sciolse l'abbraccio e gli prese le mani fra le sue sentendosi davvero mortificata ad essersi completamente dimenticata di avvisarlo che fosse tornata al bunker. "Mi dispiace tanto Edward, davvero. Ma sono stata arrestata e..". 
"Sei stata arrestata?" chiese Edward sgranando gli occhi ed aggrottando le sopracciglia mentre la guardava con aria molto sorpresa. 
Abby annuì e stava per dirgli ciò che fosse accaduto, ma sentí Dean iniziare a ridacchiare divertito ripensando alla storia del cavallo e la ragazza decise che avrebbe raccontato tutto a Edward in un secondo momento. "Mi dispiace tanto di averti lasciato da solo ad affrontare il nido. Quando sono stata rilasciata, sono stata parecchio impegnata e..". 
"Adesso andare a cena fuori con il padre di tua figlia e passeggiare in modo romantico in un parco illuminato dal chiarore della luna tenendosi mano nella mano è definito essere impegnati? Devo aggiornarmi, ragazzi?".
Chuck non si aspettava che tutti i presenti nella stanza si sarebbero voltati verso di lui per fulminarlo con lo sguardo, specialmente Abby e Dean che si chiesero come diavolo facesse a sapere cosa avessero fatto la sera precedente e perché Chuck avesse sentito il bisogno di esternarlo proprio in quel momento. "Oh scusate, era un segreto?". 
Abby lo guardò con sgomento e scosse la testa, voltandosi poi a guardare Edward che sgranò gli occhi e la guardò con aria indagatrice e sorpresa. "No, Chuck non sa quello che dice. Non è andata così, te lo assicuro: noi..". 
"Sarebbe bello stare qui a parlare insieme di come ognuno di noi passi le proprie serate, ma abbiamo una certa urgenza di trovare il nostro amico angelo prima che Amara lo distrugga, quindi.." sussurrò Dean facendo spallucce e accennando un sorriso ironico, un po' perché si sentiva più infastidito del solito dalla presenza di Edward nonostante ormai ci avesse fatto l'abitudine e un po' perché pensava di andare in soccorso di Abby cambiando argomento, togliendola momentaneamente dai guai. 
Sam osservò lo scambio di una serie di sguardi di fuoco fra suo fratello e l'uomo appena entrato e si augurò che entro fra i due non scoppiasse l'ennesima rissa, ma cercò di ignorare questo presentimento ed avanzò di qualche passo verso Donatello che stava cercando di capire chi fosse l'uomo appena entrato nella stanza, spostando poi la sua attenzione sul minore di Winchester che si schiarí la gola al suo fianco. "Allora, dicevi di sapere dove si trova Amara? Portaci lì!". 


"La mamma lo fa sempre con le mani, perché tu usi il frullatore?". 
Edward iniziò a far scivolare l'impasto dal robot da cucina fino al ripiano d'acciaio, guardando con un grosso sorriso intenerito la piccola Mary alla sua sinistra che si stesse sporgendo sul top metallico della cucina per osservare cosa stesse facendo l'uomo, con il viso sporco di farina così come il maglione azzurro chiaro sotto al grembiule bianco. "Con il frullatore si fa prima" 
Abby che era rimasta sulla soglia ad osservare a braccia conserte Edward giocare bonariamente con la piccola Mary facendola ridere continuamente, sollevò un sopracciglio e fece scoccare la lingua all'interno della bocca, mimando un no con l'indice destro e sorridendo divertita mentre raggiungeva sua figlia e le faceva l'occhiolino, tirandosi su le maniche della felpa nera ed iniziando a preparare gli ingredienti sul ripiano metallico dell'isola del bunker. "Questa è la scusa che usa chi non sa cucinare, piccola. Cucinare è un'arte Mary, è anche fisica, ma soprattutto chimica: frullando la farina, il lievito, il sale e l'acqua insieme le molecole di glutine si rompono. Ma se le impasto a mano, le molecole rimangono intatte e verrà una base più abbondante, soffice e buona".
Mary sgranò gli occhi e guardò la madre con aria sorpresa quando la osservò unire gli ingredienti insieme fino ad ottenere un impasto omogeneo e più voluminoso rispetto a quello appena fatto da Edward nel frullatore; Abby scambiò un'occhiata vittoriosa con l'uomo al suo fianco, che si avvicinò ridendo divertito nella sua direzione e si chinò su di lei per darle un sonoro bacio sulla testa, facendola sorridere e facendole l'occhiolino. 
Edward si voltò verso Mary che lo guardasse con aria felice e divertita, e si abbassò al suo livello sollevandola dai fianchi e caricandosela in spalla sentendo la sua armoniosa risata riempirgli il cuore. "Non è ancora detta l'ultima parola, piccola: il nostro impasto può ancora battere quello della mamma se durante la lievitazione diventa più grande del suo!". 
La bambina rise di gusto e si strinse all'omone che la tenesse stretta a sé, e Mary si tenne ai suoi lunghi capelli e lo abbracciò stretto. "Si, battiamo la mamma, zio Eddie!".
Abby e Edward si scambiarono un'occhiata fugace quando sentirono il modo in cui Mary lo avesse chiamato e l'uomo cercò ci nascondere che quell'appellativo fosse così importante per lui; non aveva mai sopportato i bambini prima di conoscere Mary. 
Ma come faceva con tutti, Mary aveva stregato anche il cuore di Edward e gli aveva fatto perdere la testa per lei, riducendosi a fare dei giochetti infantili e divertendosi insieme alla piccola, dimenticando in quei momenti il fatto di essere un veterano e un cacciatore di mostri. 
Abby sorrise divertita e si avvicinò ai due, sollevandosi sulle punte per baciare Edward sulle labbra mentre sentiva Mary tirargli capelli in modo delicato. 
I due si scostarono solamente quando la piccola iniziò a reclamenre la loro totale attenzione, battendo le manine sulla loro testa.
Abby la guardò e le sfiorò i capelli mentre ancora stesse sulle spalle di Edward, osservando la sua piccola ridere divertita. "Perché non vai a giocare nella tua stanza, mmh? Ci vorrà del tempo prima che la pizza sia pronta! Inizia ad andare: troverai papà, io arrivo subito". 
Mary accennò un sorriso e schioccò un grosso bacio sulla guancia della madre e su quella di Edward: non se lo fece ripetere due volte e corse immediatamente lungo il corridoio per raggiungere il padre nella stanza. 
Abby sorrise divertita e spostò lo sguardo su Edward, avvicinandosi con aria serena a lui mentre lo osservava togliersi il grembiule chiaro dal quale si sollevò una nuvola di farina bianca, e la ragazza rise divertita portandosi le mani alle labbra e scuotendo la testa. 
Edward rise insieme a lei e incrociò il suo sguardo, piegando il grembiule e facendo spallucce. "Che c'è di tanto divertente, rossa?". 
"È solo che ci troviamo in un bunker super segreto e nostro salotto c'è Dio che fa terapia di coppia con Lucifer assistiti da Sam e mio fratello, per fargli unire le forze e sconfiggere la zietta Amara e noi ci limitiamo a cucinare.." sussurrò Abby ridendo di gusto e facendo qualche passo avanti per avvicinarsi al ragazzo. 
Edward si lasciò contagiare dalla sua risata pensando che quella fosse una situazione piuttosto surreale, e non ci pensò un secondo di più per avvolgerle le braccia attorno alla vita ed avvicinarla a sé; Abby accennò un sorriso e gli sfiorò la guancia rimettendo a posto una ciocca riccia che si fosse ribellata e fosse scivolata dal codino alto che Edward si avesse fatto prima di iniziare a preparare l'impasto. 
Si chinò su di lei per baciarla in maniera tutt'altro che casta perché Edward aveva sentito la sua mancanza ed Abby ricambiò con la stessa intensità mentre si stringeva a lui.  
Quando quel bacio stava diventando qualcosa di più, qualcosa che non fosse adatto alla cucina del bunker, Abby ridacchiò e scosse la testa mentre sentiva il suo cuore battere più velocemente; mise una leggera distanza fra i loro volti per poter guardare meglio nei suoi occhi nocciola e si morse il labbro inferiore con nervosismo, per poi sospirare leggermente.
Ciò che sentiva per Edward aumentava la sua intensità giorno dopo giorno, facendole capire cosa Abby volesse davvero e a che cosa non sarebbe più stata risposta a rinunciare.
Gli sfiorò una guancia mentre sentiva il fiato venirle meno e si aggrappò più saldamente alle sue braccia, sentendo il cuore battere piú velocemente nel petto ed abbassando lo sguardo sul suo petto fasciato da una leggera maglietta di cotone nera a mezze maniche. "Senti Edward, per quello che ha detto Chuck prima.. Non è come pensi: Dean è il contatto di emergenza per il nome che uso sotto copertura. E quando mi hanno arrestata, la centrale lo ha chiamato ed è venuto a riprendermi per portarmi a casa. Non è successo niente tra noi". 
Per qualche istante, Edward rimase rigido ad ascoltare le sue parole: dentro di sé sentiva una grande rabbia che in altri tempi lo avrebbe costretto a dare un pugno al muro per scaricarsi.
Ma da quando Abby era entrata nella sua vita, lo aveva aiutato a controllare i suoi sentimenti negativi.
Fece un lungo respiro e con l'indice ed il pollice della mano destra le sollevò il mento per incrociare i suoi occhi azzurri così limpidi da fargli vedere l'oceano.  
La guardò in modo molto serio mentre analizzava le sue parole ed il suo sguardo, sentendo il suo respiro accelerato. 
Sospirò rumorosamente ed  annuì in silenzio, sfiorandole la guancia destra con estrema delicatezza mentre studiava i suoi occhi: Abby sembrava così sincera, il sguardo era così puro che Edward presto si sciolse in un'espressione sorridente. 
Voleva disperatamente crederle, voleva che rivedere Dean e passare del tempo con lui non le facesse capire che tutto ciò che voleva fosse qualcosa di diverso da ciò che già avesse.
Ma in cuor suo Edward sapeva che Abby non avrebbe mai smesso di provare dei sentimenti forti per Dean, ma riusciva a percepire ciò che Abby provasse per lui ogni volta che lo guardasse negli occhi.
Ogni volta che la tenesse vicina e sentiva il suo cuore battere più velocemente, il respiro accelerare. 
"Mi fido di te, Abby".
Parlò con voce rauca e profonda, ed il cuore di Abby iniziò a scalpitare nel suo petto facendola deglutire con fatica. 
Con una frase e quello sguardo carico di amore, Edward aveva appena quietato il caos che si fosse scatenato dentro Abby qualche ora prima, quando Dean si fosse avvicinato a lei in modo molto diverso. 
Con dolcezza gli sorrise e si sollevò sulle punte dei piedi per baciarlo delicatamente gustandosi quel momento così intenso.
Stare vicino a Edward era sempre un'esperienza mistica.
Sciolse la presa su di lui e gli sorrise, sospirando di felicità e si allontanò da lui dicendo che avrebbe cercato Mary, perché troppo preoccupata dalla presenza di Lucifer nel bunker. 
Quando uscí dalla cucina e sentí lo sguardo del ragazzo su di lei, Abby tornò nuovamente a pensare alle parole che Dean le avesse detto il giorno prima: la situazione stava precipitando e grazie alle indicazioni di Donatello erano riusciti ad individuare il luogo in cui si trovasse Amara, e Dean aveva deciso di andare ad affrontarla da solo mentre gli altri pensavano a mettere in salvo Castiel e con lui anche Lucifer.
Ma prima di andare, Dean l'aveva richiamata con una scusa chiedendole di seguirlo nella stanza di Mary e prima che potesse anche solamente dire una parola l'aveva baciata: non era stato niente di passionale o di malizioso, e nessuno dei due aveva intenzione di avvicinarsi al letto che padroneggiasse la stanza. 
L'aveva baciata in modo molto dolce ed Abby sentiva le braccia possenti di Dean cingerle i fianchi per attirarla di più a sé: a Dean non importava che Edward fosse nello stesso bunker e che sicuramente lo avrebbe preso a pugni se avesse saputo cosa stesse facendo, perché Dean aveva solamente bisogno di un po' di carica e di forza prima di andare ad affrontare e ingannare l'Oscurità. 
E se invece fosse morto perché Amara si fosse stancata dei suoi tradimenti e del suo continuare a resisterle, almeno sarebbe andato via senza alcun rimpianto. 
Si era presto allontanato dalle sue labbra e le aveva sfiorato il viso con delicatezza, guardandola con lo stesso grande amore che avesse sempre caratterizzato il suo sguardo. "Resta qui. Quando tutto sarà finito con l'Oscurità e se sopravviveremo, torna al bunker. Torna a casa dalla tua famiglia, torna a casa da me. Torna da me, ragazzina. Ho bisogno di te".
Abby lo aveva guardato a bocca aperta ed era rimasta impietrita, sentendo il petto esplodere per la moltitudine di sentimenti che la sua mente avesse rispolverato nel momento in cui si fosse instaurato quel contatto fra loro due; era tornata a guardare quegli occhi verdi da così vicino dopo così tanto tempo e aveva sentito gli occhi pizzicare, mentre il cuore batteva forte nel petto e si chiese perché ogni volta che pensasse di stare quasi bene, Dean trovasse il modo per farla cadere nuovamente a picco. 
Non si era stupita di sentire i suoi sentimenti per Dean tornare a galla e bussare alla porta del suo cuore, ma Abby si era sentita così arrabbiata e furiosa tanto da liberarsi in fretta dalla sua presa, mentre lo guardava in cagnesco.
Non poteva comportarsi così, non adesso che stava bene, non adesso che avesse instaurato una relazione così profonda con Edward.
Non disse una parola, ma si era limitata ad uscire dalla stanza sentendosi disperatamente stanca e frastornata, ed era partita subito insieme agli altri e ad Edward nel folle tentativo di salvare Castiel, e di conseguenza Lucifero.
Abby sapeva che avrebbe dovuto raccontare a Edward ciò che fosse accaduto fra lei e Dean il giorno prima, avrebbe dovuto dirgli la verità e parlarne insieme a lui, ma aveva deciso di non dire nulla perché lei stessa non avrebbe saputo come riuscire a spiegare ciò che sentisse dentro di sé. 
I sentimenti che provasse per Edward erano ciò che di più certo avesse Abby, ed erano estremamente forti.
Ma Dean.. Era tornato nella sua vita da cinque minuti e l'aveva già stravolta. 
La ragazza continuò a camminare per il corridoio fino ad arrivare alla stessa stanza in cui Dean l'avesse portata prima di uscire dal bunker, la stessa stanza che un tempo condivideva con lui, ed osservò Mary e suo padre giocare insieme ad uno strambo gioco inventato dalla bambina, quando ad un tratto la piccola si alzò da terra e protese le sue manine verso il padre con un sorriso. 
Abby vide Dean sorridere di gusto e farle l'occhiolino, afferrando le sue piccole mani ed iniziando a muovere la figlia dalle braccia, mimando un ballo divertito e scoordinato, facendola ridere si gusto. "Manca la musica, papà! Ancora!".
"Prima della musica, la danza è fatta di numeri amore mio.." sussurrò Dean correggendo la figlia con un grosso sorriso, fermandosi per qualche secondo e ripartendo in un ballo più composto ed ordinato che Abby non gli avesse mai visto fare. "Un, due, tre, quattro; un, due, tre, quattro. Bravissima tesoro, così!". 
Abby rise di gusto appoggiandosi alla porta ed incrociando le braccia al petto, sgranando gli occhi quando vide padre e figlia interrompere il loro ballo e voltarsi verso di lei: si affrettò ad invitarli a continuare a ballare e a divertirsi senza badare alla sua presenza che se la rideva nel vedere Dean soddisfare ogni singola richiesta della figlia. 
"Voglio vedere voi, voglio vedere voi!" esclamò Mary iniziando a saltellare per la stanza, trascinando dalla mano Dean per avvicinarlo ad Abby, per poi guardare entrambi con gli occhi da cucciolo tipici dello zio Sam. 
Abby si affrettò a dire di no ed a scuotere la testa, dicendo che avrebbe preferito vedere lei e suo padre continuare a ballare e divertirsi, ma davanti a quel viso tenero e quei pozzi azzurri Abby pensò che avrebbe fatto sempre qualsiasi cosa che sua figlia le avrebbe chiesto di fare; avanzò nervosamente e scosse la testa, mordendosi il labbro inferiore mentre sentiva la mano sinistra di Dean sfiorare la sua mentre l'altra scendeva a stringerle forte il fianco. 
Mary iniziò a contare il tempo ed a storpiare le note della canzone che venissero fuori dalla piccola radio, ed Abby rise divertita spostando lo sguardo sulla figlia che prese a battere le mani per la felicità, e poi guardò Dean negli occhi nello stesso modo: tutti i suoi sentimenti erano ormai riafforati a galla, uno dopo l'altro l'attanagliavano senza neanche tenere in considerazione lo sforzo che avesse fatto per nascondere il suo amore nel punto più profondo di lei. 
Ma era bastato quel riavvicinamento fra loro in quei lunghi mesi d'assenza per rovesciare l'enorme vaso dentro cui avesse rinchiuso i suoi sentimenti e per farle sentire nuovamente il terremoto dentro di lei che fece riemergere dal punto più profondo di sé ciò che provasse veramente per Dean. 
"Allora, ci hai pensato? Ti trasferirai qui?". 
Abby distolse lo sguardo dal suo per osservare il modo in cui Dean le stesse sfiorando il dorso della mano e sentì come la presa sul suo fianco si fece più forte per avvicinarla ancora a sé.
Accennò un sorriso amaro e scosse la testa, per poi sollevare lo sguardo fino al suo e guardarlo in cagnesco perché era tremendamente furiosa con lui e Dean doveva averlo intuito dato il sorrisino divertito che gli si dipinse sulle labbra. "Credi che basti così poco, Dean? Credi che un bacio e una richiesta di tornare qui possa rimettere le cose a posto fra me e te?". 
L'uomo sospirò lentamente e continuò a muoversi in maniera quasi scoordinata rispetto alla musica, se non fosse stato per Abby che lo muovesse nella direzione giusta, e lesse nei suoi occhi una profonda rabbia. "Beh, certo che no ma..".
"Mi hai detto di andare avanti e l'ho fatto!" esclamò Abby interrompendolo di colpo, guardandolo con astio e facendo un passo indietro per mettere un po' di distanza fra loro. "Io non voglio rovinare il mio rapporto con Edward per tornare qui e permetterti di spezzarmi il cuore, ancora e ancora. Non ti permetterò di fare niente di tutto questo". 
Per qualche istante Dean vide nei suoi occhi la supplica di lasciarla andare e di non tornare mai più sull'argomento, ma l'uomo sollevò le dita fino al suo viso ed accennò un sorriso quando lesse nei suoi occhi che una piccola, minuscola ed incontrollabile parte di Abby gli stesse confessando che sarebbe voluta rimanere lì con lui; non ci pensò due volte ad afferrarle nuovamente il braccio e ad attirarla nuovamente a sé, mimando nuovamente un ballo da cui Abby non si tirò nuovamente indietro quando sentí Mary urlare di felicità e tornare a canticchiare la canzone che uscisse dallo stereo. 
Dean accennò un sorriso e l'avvicinò di più a sé fino a sfiorare con il viso il suo guardandola negli occhi da così vicino, e strinse di più la presa su di lei fino ad insinuare il viso fra i suoi capelli; respirò dopo tanto tempo il suo odore, quello che Dean non avrebbe potuto dimenticare mai. 
Risalí con il viso e le sfiorò il collo esposto con le labbra, depositandole un tenero bacio per poi raggiungere il suo orecchio con la bocca, dove utilizzò un tono basso e quasi rauco per parlarle. "Volevo solo proteggere te e Mary, per tutto il tempo. Non ho mai avuto dubbi su quello che provo per te. Non è mai cambiato ragazzina, mai". 
Abby teneva ancora la sua mano sinistra attorno alle sue spalle, mentre la destra era avvolta attorno a quella di Dean che le sfiorava il dorso con il pollice disegnando degli invisibili cerchi concentrici; quel contatto fu così profondo dopo tutto quel tempo che la fece tremare, ma quando udì le sue parole sentí il cuore esplodere letteralmente dentro di sé. 
Una parte di sé sarebbe voluta rimanere a nascondersi dentro quell'abbraccio mentre sentiva Mary urlare di felicità e ballare attorno a loro; Abby si sarebbe voluta nascondere sul suo petto e non staccarsi mai. 
Ma mise un po' di distanza e lo guardò negli occhi sollevando lentamente lo sguardo fino a lui e trovandolo così vicino; vide dopo mesi l'uomo che aveva amato per quasi tutta la sua vita e che adesso non si nascondeva, ma anzi la guardava con aria sorridente e serena come se non fosse mai cambiato nulla. 
Scosse la testa ed abbassò lo sguardo sul suo petto: nonostante una parte di sé volesse così disperatamente dargli un'altra chance e provarci ancora, Abby decise di non farlo.
Aveva bisogno dell'amore che Edward le dava ogni giorno, del suo essere presente. 
Non le aveva mai fatto del male, si era sempre preso cura di lei. 
Stava attento ai suoi bisogni. 
Edward era tutto ciò che Abby avesse sognato da quando era solamente una bambina che fantasticava sull'idea dell'amore. 
Non voleva perdere l'unica persona che davvero le facesse bene al cuore.
"No. Devi lasciarmi andare". Scosse la testa e fece un passo indietro, osservando le loro mani allontanarsi sempre di più fino a lasciarsi completamente, mentre Abby ancora indietreggiava e sollevò lo sguardo molto serio e dispiaciuto verso di lui. "È troppo tardi, Dean..". 
Abby accennò un grandissimo sorriso dietro cui nascose tutto il suo dispiacere mentre il suo orgoglio pulsava nel petto e si voltò verso la piccola Mary che ancora rideva e non si fosse accorta di nulla, e le baciò la testa con dolcezza dicendole che stesse andando a prepararle la cena e di continuare a giocare con il papà, che si affrettò a sorridere anche lui senza fare capire a Mary quanto quel ballo gli avesse fatto male. 


L'orologio segnava le due e mezza del mattino nel bunker e i ragazzi facevano a turno per dormire mentre controllavano che Lucifer e Chuck non litigassero ma anzi elaborassero un piano, e quando quella sera Sam  avesse detto ai due fratelli Harrison di andare a riposare almeno qualche ora, Abby non n'era stata poi così felice. 
Dormiva male ultimamente e dopo tutto quello che era successo nelle ultime ore, il sonno era proprio l'ultima cosa a cui pensava.
Dopo essersi girata e rigirata su quell'enorme letto, così grande e vuoto senza Edward, Abby decise di scendere dal materasso ed uscire dalla sua camera, dirigendosi poi nel corridoio ed accennando il primo sorriso della serata quando vide la porta socchiusa della stanza di suo fratello. 
Entrò lentamente e se la chiuse alle spalle, guardando Dan dormire in una delle sue assurde posizioni per il cui la mattina seguente si sarebbe sicuramente lamentato per il forte mal di schiena. 
Si infilò nel letto insieme al fratello cercando di non svegliarlo e di fare piano come faceva quando era solamente una bambina e faceva dei brutti sogni, ma Dan sgranò immediatamente gli occhi e cercò subito di prendere la lama che tenesse sotto al cuscino per colpire l'intrusa nel suo letto, accorgendosi solamente dopo che si trattasse di sua sorella. "Abby?! Avrei potuto ucciderti! Ma che ci fai qui?".
"Non riuscivo a dormire.." sussurrò la ragazza con voce spezzata facendo spallucce ed appoggiando la schiena alla testiera di legno del letto, abbassando lo sguardo sulle sue mani che iniziò a torturare per il nervosismo. 
Dan avrebbe iniziato a sbraitare e l'avrebbe cacciata dal suo letto perché aveva davvero bisogno di dormire, ma notò la maniera in cui Abby nascondesse il suo sguardo e capí immediatamente che qualcosa non andasse in lei; rimise a posto il suo pugnale e si sedette sul materasso accanto a lei, aggrottando le sopracciglia ed osservandola con aria curiosa. "E non potevi tenere sveglio Edward, invece che me?". 
La sorella si voltò a guardarlo con aria ferita, facendo spallucce e accennando un sorriso amaro dietro cui nascose il suo dolore. "Se n'è andato". 
"Che vuol dire che se n'è andato?" chiese Dan sollevando un sopracciglio con titubanza dopo averci pensato su qualche istante e svegliandosi totalmente, ma quando vide Abby scuotere la testa e abbassare nuovamente lo sguardo, capí che qualcosa doveva essere andata davvero storta, così sospirò. "Che è successo?". 
La donna fece spallucce e sospirò mettendo su il broncio, e per un istante a Dan sembrò di tornare indietro alla loro infanzia, quando la notte la piccola Abby di cinque e sei anni si intrufolasse nel suo letto perché aveva avuto degli incubi e a Dan toccava calmarla per non svegliare il loro padre. "Dean mi ha chiesto di tornare qui dopo che tutta la faccenda con Amara sarà finita e io ho detto di no, perché.. perché non voglio vivere questa vita. Volevo solamente tornare al bar con Edward e stare con lui e Mary, vivere una vita quasi normale; ma Edward ci ha visti mentre ballavamo perché Mary adesso ha questa fissazione per la danza, e mi ha fatto un'unica domanda.. e io non ho saputo rispondere". 
Dan ascoltò le parole della sorella con attenzione e sollevò un sopracciglio mordendsi il labbro, inclinando appena il viso e trattenendo una risata di cuore perché Abby negli ultimi tempi era riuscita a rompere uno dopo l'altro gli equilibri che si erano venuti a creare in quel bunker. "Cosa ti ha chiesto?". 
Abby deglutí a fatica e sospirò sentendo uno strato liquido formarsi suoi suoi occhi, e scosse la testa mordendosi il labbro mentre ricordava ciò che fosse accaduto qualche ora prima.

Era appena entrata in cucina per prendere una birra dopo aver cenato insieme agli altri, quando aveva trovato Edward con entrambe le mani appoggiate al bancone darle le spalle. 
Non ci aveva dato troppo peso nonostante avesse visto uno strano comportamento da parte del ragazzone durante la cena e si era avvicinata a Edward, sfiorandogli la schiena con le dita ed appoggiando il capo fra le sue scapole: lo abbracciò stretto e sorrise inalando il suo odore mischiato a quello del sigaro che si ostinasse a fumare, e depositò un bacio al centro della sua schiena.
Tenerlo stretto a sé le dava tutta la felicità di cui avesse bisogno, le riempiva il cuore e la faceva stare bene.
Rimanendo insieme a Edward, Abby riusciva a dimenticare tutti gli orrori della caccia, tutti i mostri che avesse ucciso e che l'avessero quasi uccisa.
Tutto il dolore e la sofferenza, la paura ed il caos.
Gli angeli, i demoni.
Il bene, il male.
Tutto spariva quando stava insieme a Edward.
Ed Abby stava così bene che non avrebbe mai rinunciato al suo rapporto con lui.
Edward si mosse nervoso dentro al suo abbraccio e si voltò verso di lei liberandosi dalla sua presa.
Abby osservò il suo viso ed aggrottò le sopracciglia quando incrociò i suoi occhi nocciola così arrabbiati: il viso era contratto in un'espressione arrabbiata, le labbra erano strette in una smorfia furiosa.
Ed Abby pensò di averlo visto così arrabbiato solamente quando parlava di ciò che gli fosse accaduto durante il suo decennio nei Marines.
Pensava di averlo davvero aiutato a superare quegli orrori, pensava di avergli fatto sputare fuori tutto il veleno che l'esercito gli avesse cacciato in gola a forza.
Ed invece Abby in quel momento capí che ci fosse ancora del lavoro da fare.
Si avvicinò di più e accennò un sorriso tranquillo, sollevando una mano per sfiorargli il viso.
"Che ti passa per la mente, bartender?". 
Edwaed aveva scosso la testa e si era liberato della sua mano con rabbia, continuando a guardarla in cagnesco e fulminandola con lo sguardo. "Devi essere molto onesta adesso Abby, perché non ti darò più questa occasione. Non posso vivere con questo dannato dubbio ancora, quindi dimmelo una volta per tutte. Dimmi se lo ami ancora". 
Abby gli riservò un'occhiataccia per il modo in cui Edward avesse scacciato la sua mano, ma quando udí le sue parole sgranò gli occhi e lo guardò come se fosse pazzo, sorridendo ironicamente per respingere la concreta possibilità di perderlo. "Perché mi chiedi questo?". 
"Perché è stato Dean a riportarti a casa dopo il tuo arresto, perché oggi sono venuto a cercarti e ti ho visto ballare con lui nella sua stanza e ho visto il modo in cui lo guardavi: è qualcosa di speciale e di unico, e se lo guardi così dopo tutto questo tempo che non state più insieme, io non so più cosa pensare.." sussurrò Edward scuotendo la testa ed allargando le braccia, facendo un altro passo avanti mentre il suo sguardo cambiava: era ancora molto arrabbiato, così tanto che avrebbe potuto distruggere la cucina e spaccare qualcosa a terra, eppure aveva iniziato a guardarla con aria ferita e sofferente. "Vedo il modo in cui ti guarda e non lo sopporto, mi fa' impazzire".
Abby cercò le parole per dirgli quanto il suo pensiero fosse sbagliato e che ciò che avesse visto quel pomeriggio fossero solamente  due genitori che stessero semplicemente esaudendo uno dei desideri della loro bambina e che non ci fosse più niente fra lei e Dean, ma le parole le morirono in gola senza che potesse farci niente; scosse la testa sentendo gli occhi pizzicare perché non aveva la più pallida idea di cosa rispondere in quel momento.
La paura che Edward uscisse dalla sua vita la paralizzava al punto da non riuscire a farla ragionare. "Non è così, io..".
"Quando sei entrata nel mio locale la prima volta sentivo che saresti stata pericola per me ed infatti abbiamo iniziato ad uscire insieme, e sono finito per innamorarmi di te fino ad arrivare qui, mentre faccio il ridicolo e mi sporco di farina solo per far divertire Mary.." sussurrò Edward sollevando le mani per afferrarle il viso fra le mani con un sorriso speranzoso, annuendo mentre guardava nei suoi occhi. "Non occorre che me lo dica anche tu adesso se non ti senti pronta, ma ho bisogno che tu risponda adesso alla mia domanda: tu lo ami ancora?".
Abby lo guardò come se quella fosse l'idea più ridicola del momento e all'inizio stava quasi per convincerlo, se solo i suoi occhi azzurri non l'avessero tradita lasciando intendere che tra tutta la confusione che Abby avesse avuto in testa nell'ultimo anno, l'amore per Dean era sempre stata l'unica cosa di cui fosse stata assolutamente certa. Abbassò lo sguardo e scosse la testa, sentendo delle lacrime bagnare il suo viso e il senso di colpa batterle nel petto perché aveva davvero perso la testa per Edward e stare insieme a lui la faceva sentire felice come mai prima d'ora.
Scosse la testa e tornò a guardare nel suoi occhi, facendo spallucce e sollevando le mani fino ad intercettare le sue che ancora le avvolgevano il viso. "Tu lo sapevi, Ed. Quando è iniziata fra di noi, sapevi che lo amavo ancora, non l'ho mai negato". 
Per qualche istante Edward rimase a guardarla negli occhi con aria profondamente ferita, ma quando un sottile strato lucido fece capolinea sui suoi occhi nocciola il ragazzone scosse la testa, lasciando la presa sul suo viso e voltandosi nella direzione opposta per non incrociare più il suo sguardo e per non farle sapere quanto profondamente lo avesse ferito. 
"Ma mi sono allontanata da lui per mia volontà. Ho scelto te, Ed". Abby avanzò fino a giungere al suo fianco, afferrandogli il braccio sinistro per costringerlo a voltarsi, ma Edward rimase rigido e non incrociò il suo sguardo. "E ho continuato a scegliere te, ogni giorno. Io voglio solamente tornare al bar: solamente tu ed io, Andrew e Mary. Tu mi fai stare bene e mia figlia è pazza di te, e io voglio..".
"Sai quanto questo suoni ambiguo e confuso, Abby?". Edward si voltò di colpo e la guardò con aria quasi arrabbiata, scuotendo la testa ed allargando le braccia senza più parole. 
Abby strinse la mascella e cacciò indietro le lacrime, avvicinandosi a lui ed afferrando la sua mano destra fra le sue sentendo il suo cuore pulsare velocemente fra il senso di colpa e la sofferenza. "Quello che sto cercando di dire è che era da tanto tempo che non mi sentivo così, Ed: così desiderata, così amata, così in pace nonostante la nostra vita sia così piena di esseri diabolici che continuano a sbucare fuori per rovinare la nostra felicità. Quella che tu mi dai ogni giorno. Questa è la verità". 
Edward strinse la mandibola serrando i denti e scosse la testa, sentendosi un mostro perché leggeva nei suoi occhi il panico e la sofferenza che l'idea di perderlo le procurasse.
E sicuramente si sarebbe allungato verso di lei per tenerla stretta e baciarla, dirle che si sentisse un idiota per ciò che avesse detto.
Ma il treno della rabbia era già partito e Edward sapeva che si sarebbe odiato l'indomani per ciò che stesse per fare.
Scosse la testa e nuovamente si liberò dalla presa di Abby, superandola e raggiungendo il tavolo alle sue spalle mentre si ripeteva che non poteva continuare a vivere in quella maniera, sentendosi continuamente in bilico sui sentimenti che Abby provasse per lui. 
"Sei solamente arrabbiato per ciò che credi di aver visto, Edward. Lo capisco, ma proprio tu non hai nulla di cui preoccuparti. Io so cosa voglio. Davvero". La donna rimase a guardarlo con la speranza che Edward capisse e che tornasse sui suoi passi, mentre il suo cuore batteva forte nel petto e si tenne stretta al bancone d'acciaio, osservandolo scuotere la testa con fermezza. 
Deglutì a fatica e scosse la testa con aria incredula, percependo qualcosa che non aveva mai sentito fra di loro: vi era solamente un'enorme silenzio e la distanza fra loro sembrava aumentare ogni istante di più, come mai prima d'ora. "Quindi vuoi dirmi che è finita, stai rompendo con me?".
Edward si voltò immediatamente nella sua direzione e la guardò negli occhi con aria molto seria, facendo sì che Abby sentisse lo stomaco rigirarsi ed il cuore che battesse più velocemente, mentre le mani le sudavano per l'ansia.
L'ultima cosa che voleva, era proprio lasciare Abby.
Ma Edward era così furioso al ricordo di come avesse visto le mani di Dean muoversi sui fianchi di lei, a come l'avesse stretta a sé durante il loro ballo, al modo in cui Abby e Dean si erano guardati.
Strinse i pugni e scosse la testa, perché sapeva che sarebbe stata un'impresa ardua lasciarla andare specialmente per ciò che provasse per lei, ma sarebbe stato ancora più duro e complicato fingere di non capire cosa ancora ci fosse fra lei e Dean.
Così prese un lungo respiro ed iniziò a riflettere su cosa fosse la cosa giusta per sé stesso: era stato un amico per Abby, una roccia, qualcuno a cui appoggiarsi per consolare il suo cuore infranto. 
Le era stato accanto quando faceva male e le era stato accanto quando invece era diventato tutto perfetto. 
Avevano fatto insieme delle bellissime esperienze, la più bella fra tutti fu proprio innamorarsi ogni giorno di Abby. 
Si era preso cura di lei, del suo cuore spezzato e di sua figlia. 
Edward credeva che tutto ciò sarebbe bastato ad Abby per dimenticare il suo amore per Dean ed innamorarsi di lui, e pensava che se in quel momento Abby gli avesse confessato di essersi innamorata anche di lui, sarebbe stato un motivo valido per restare. 
Ma Edward non aveva intenzione di dividerla con nessuno.
Deglutí a fatica e scosse la testa mentre ancora la guardava negli occhi azzurri e lucidi, notando come fossero uno specchio dei suoi e come faticasse a trattenere le lacrime. "Tutto questo non è abbastanza per me, Abby. Mi dispiace". 

Abby sbatté le palpebre e tornò al presente, voltandosi verso il fratello che l'avesse sentita parlare con la voce spezzata dal dolore e accennò un sorriso amaro, afferrandola con delicatezza e abbracciandola stretta mentre le carezzava i capelli, nella speranza di tranquillizzarla e di consolarla.
 
  
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