Film > Lo Hobbit
Ricorda la storia  |      
Autore: leila91    22/03/2023    10 recensioni
|Thorin/Bilbo
Bilbo Baggins è una persona giusto un filo abitudinaria.
Quando scopre che la sua poltrona preferita, nel suo bar preferito, è stata occupata da un'altra persona, non la prende troppo bene.
Non importa quanto affascinante sia questo misterioso usurpatore.
[Enemies to lovers - Modern AU]
Genere: Comico, Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bilbo Baggins, Bofur, Thorin Scudodiquercia
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Una poltrona per due

 

Alla mia Ghiandine, Cedro e Pampa ❤ 
grazie per la compagnia e la pazienza!

 


C’era un che di tremendamente rassicurante nell’essere una persona abitudinaria.
Avere una routine è qualcosa che dona pace al cervello, culla una persona in un confortante torpore e aiuta in qualche modo a cominciare la giornata col piede giusto: semplici gesti da ripetere mattina dopo mattina, che diventano quasi inconsciamente un mantra, un rito propiziatorio. Sveglia a un orario prefissato, tempi di igiene stabiliti, uscita di casa non oltre le 7.45 e tappa caffè sempre e rigorosamente al solito posto, l’Acorn Coffee.

Bilbo Baggins sentiva di aver ereditato da suo padre Bungo, non certo da quell’uragano di sua madre Belladonna, questa sua preponderanza ad attenersi a una routine.
Il rovescio della medaglia, però, stava nel fatto che lo sgarrare di qualche minuto, l’arrivare al caffè in ritardo, trovare l’acqua della doccia fredda per lavori di manutenzione nello stabile, o qualunque altro piccolo incidente che lo portasse a deviare dal suo percorso giornaliero prestabilito, era ahimé capace di mandare Bilbo ai matti, e di renderlo insofferente e insopportabile praticamente fino a sera.
Per questo motivo, quando aveva trovato la sua, sua!, poltrona preferita, quella che, da quando frequentava l’Acorn Coffee, aveva cominciato ad occupare ad ogni pausa caffè, osteggiata da un’altra persona, Bilbo era praticamente schiumato di rabbia, e si era quasi dimenticato di pagare dalla fretta di lasciare il locale.
Badate bene, l’affronto era successo non una, non due, bensì tre volte di fila!

Bilbo era ben consapevole che ad occhi esterni il suo comportamento poteva apparire assai ridicolo. Insomma, mica c'era scritto il suo nome sulla poltrona, no? Chi primo arriva meglio alloggia, è risaputo, ma era altrettanto vero che lui frequentava il locale da ben prima dell’Usurpatore, tanto da poter dire che ormai, quella postazione era diventata implicitamente sua di diritto. Era così che funzionava quando si diventava abituè in un bar o in ristorante; avere un posto personalizzato era un po’ alla pari dell’esclamare “il solito” non appena entrati.

“Uhu, il tizio è tornato, eh?”

Bilbo non degnò di uno sguardo Bofur, il malizioso e irriverente proprietario dell’Acorn Coffee: il barista lo conosceva ormai abbastanza bene da essersi accorto del profondo fastidio provato dal giovane non appena il nuovo avventore aveva osato appropriarsi del suo angolino.

Bofur ridacchiò, interpretando il forzato silenzio di Bilbo, giustamente, come conferma che la sua provocazione aveva colto nel segno.
“Potresti anche provare a parlarci, sai? Nel caso non te ne sia accorto, è un gran bel pezzo di manzo.” rincarò la dose, facendo diventare Bilbo del colore di una fragola matura.
Il giovane per poco non sputò il caffè.
“N-non ho alcuna intenzione di fraternizzare con il nemico!” balbettò, preso in contropiede, “Non importa quanto carino possa essere.”
Bofur, che alla parola “nemico” aveva alzato gli occhi al soffitto, ribatté: “Allora lo hai notato che è belloccio.”

No, a volerla dire tutta, Bilbo in realtà non lo aveva notato. A questo punto però, tanto valeva dare un’occhiata come si deve.
Maledetta la sua curiosità e il suo sapersi lasciar provocare tanto facilmente!

In quella che sperò essere una maniera discreta, voltò la testa spostando lo sguardo dal bancone verso il suo angolino del cuore, la poltrona rossa posta vicino a un caminetto elettrico, per sbirciare finalmente con un po’ di attenzione il suo indegno occupante.

Oh no.
Bofur aveva ragione.

 

*

 

Thorin Durin prese un altro sorso del suo americano macchiato caldo e sollevò appena lo sguardo.
I suoi occhi azzurri scandagliarono velocemente l’ambiente circostante prima di tornare a posarsi sulla tazza ancora calda.
Bingo.

Gli ci erano voluti tre giorni ma finalmente era riuscito ad attirare l’attenzione di Bilbo Baggins.
La prima volta che Thorin l'aveva visto era stata in realtà una decina di giorni prima: era entrato quasi per caso all’Acorn Coffee - per Thorin un bar valeva l’altro, purché il caffè non fosse sufficientemente forte e non bruciato - e oltre a trovare un ambiente originale e confortevole, seduto comodamente su una poltrona in quello che sembrava l’angolino più confortevole del locale, aveva visto l’autore di libri per bambini che i suoi nipoti adoravano.

Ora, una persona normale si sarebbe avvicinata, e, dopo essersi presentata, avrebbe chessò, fatto dei complimenti? Detto “ Ehy, lei è Bilbo Baggins, l’autore delle Avventure di Frodo? Molto piacere, i miei nipoti sono suoi fan sfegatati, potrebbe farmi un autografo”?

Una persona come Thorin Durin, invece, che per quanto benedetta dall’aspetto di un attore hollywoodiano o di un dio sceso in terra aveva a fare da contraltare anche una timidezza che spesso si traduceva in atteggiamenti fin troppo bruschi, aveva lasciato che il suo cervello escogitasse un intricato piano alternativo.
Studiare le abitudini del proprio oggetto dei desideri, per poi procedere a “rubare” il suo posto preferito di modo da attirarne l’attenzione su di sé.
E ad attirare l’attenzione Thorin ci era riuscito eccome, ma se avesse potuto leggere fra i pensieri di Bilbo in quel momento,avrebbe notato che non le cose sul suo conto non erano esattamente del tutto lusinghiere.
Poco male, nulla a cui non si potesse porre rimedio.
Forse.

Thorin azzardò nuovamente un’occhiata in direzione del bancone e questa volta il suo sguardo e quello di Bilbo finalmente si incrociarono.
Quest’ultimo, probabilmente sentendosi colto in fallo, arrossì vistosamente e Thorin, senza del tutto volerlo, non potè che provare un piccolo moto di orgoglio nell’essere la causa di quell’adorabile imbarazzo.
Tanto valeva giocarsi il tutto e per tutto: sfidando la sorte indirizzò all’altro un sorriso a dir poco malizioso e un occhiolino che lasciava poco spazio all’immaginazione.
Bilbo aprì la bocca, a metà fra l’incredulo e l’infastidito e Thorin non riuscì a trattenere una sonora risata.


 

*


Bofur aveva seguito tutta la scena ovviamente, e se la rideva sotto i baffi. Dei baffi veri, s’intende, ridicoli e a manubrio, uno dei suoi due tratti distintivi.
“Chiudi la bocca prima che ci entrino le mosche” disse a Bilbo, che di fronte al palese gesto a metà tra la provocazione e il flirtare fatto da Thorin era letteralmente rimasto senza parole.
Bilbo sembrò ritrovare la capacità di parlare, dato che si girò di scatto verso di lui, sibilando: “Ma lo hai visto?! Si prende anche gioco di me, adesso!”
“A me è sembrato che volesse provarci, sinceramente.” rispose Bofur, “Oh, guarda, sta venendo qui. Forse questo strazio sta finalmente per finire.”

“C-cosa?” Bilbo tornò a guardare verso la poltrona realizzando con orrore che effettivamente sì, Thorin si era alzato e stava venendo verso di loro.
O meglio, verso di lui, considerato che Bofur si stava dileguando verso il retrobottega.
“Bofur! Non ti azzardare a lasciarmi qui da solo!”
“Buona chiacchierata” fu la risposta melliflua che ottenne dall’altro.
“Bofur! Brutto infame baffuto, questa me la pagh-”
“E’ libero questo posto?”

Bilbo si girò, tremante, trovandosi di fronte il proprietario di quella voce profonda.
Deglutì senza riuscire a rispondere.
Di frasi gliene vennero in mente parecchie.
Sì, bravo, tu mettiti qui, e io mi riprendo la mia postazione adorata.
O anche: bella faccia tosta, avresti dovuto fare questa domanda quattro giorni fa, quando mi hai spodestato.
Ma la più preoccupante era indubbiamente: No, è occupato, ma se vuoi puoi sederti in braccio a me.

Dei, ma che gli stava succedendo? Quant’era bello quel ladro di poltrone…
Questi inclinò la testa, divertito dal silenzio prolungato.
“Signor Baggins? Tutto a posto?”
Bilbo finalmente si riscosse.
“Ci conosciamo?” chiese, sorpreso che l’altro conoscesse il suo nome, e chiedendosi vagamente se Bofur c’entrasse qualcosa.

“Non ufficialmente, no”, rispose il ladro - Bilbo s’impose di chiedergli al più presto il nome, non poteva andare avanti ad appellarlo così - e in quel momento tirò fuori dalla borsa un libro dall’aspetto vagamente familiare.
Non appena lo riconobbe, Bilbo arrossì vistosamente. Era una copia de “Le avventure di Frodo”. Una delle vecchie edizioni, peraltro. E come Bilbo  ben sapeva, aveva una sua foto stampata sul retro. Per fortuna si trattava di una versione abbastanza lusinghiera, grazie photoshop.

“Ti ho riconosciuto subito, la prima volta che sono entrato qui dentro. I miei nipoti adorano i tuoi libri, sai? Mi tocca leggergli un paio di capitoli ogni volta che gli faccio da babysitter.”
Quanto era ingiusto che oltre a somigliare a un divo di hollywood, quel tipo avesse anche una voce calda come cioccolata? Pensò Bilbo.
“Oh, beh, ne sono davvero onorato”, disse invece a voce alta, “Signor, ehm?”
“Chiamami Thorin” rispose questi con un sorriso e tendendogli la mano.
“Thorin”, ripetè Bilbo, stringendola, “Suona decisamente meglio di Ladro di poltrone.”
Thorin strabuzzò gli occhi.
“Cosa?”
“Cosa?” ripeté Bilbo, realizzando con orrore che la sua voce pensiero doveva essere uscita un po’ più alta del solito.
Si fissarono per cinque secondi buoni senza sapere come uscire da quella impasse, poi finalmente scoppiarono entrambi a ridere sotto lo sguardo attonito degli altri avventori, e quello esasperato ma soddisfatto di Bofur, che si era fermato a spiarli dalla porta che portava nel retro.


 

*


Un paio di caffè e un autografo più tardi, entrambi erano dovuti scappare nei rispettivi uffici, ma si erano detti d’accordo di ritrovarsi all’Acorn Coffee per l’ora di pranzo.
Bofur aveva assistito a tutta la scena, nonché all’adorabile saluto che si erano scambiati fuori dal locale.
Bilbo, riacquistata la sua calma e la buona educazione, aveva teso la mano da perfetto gentiluomo, ma Thorin, invece di stringerla, gli aveva preso il mento fra le dita per soffiare all’altro un veloce bacio sulle labbra.
A giudicare dal sorriso estatico e dallo sguardo sognante del signor Baggins, il gesto non gli era dispiaciuto per nulla.
Bofur era corso a recuperare dal magazzino una seconda poltrona da far trovare accanto all’altra per l’ora di pranzo.

Sia mai che per colpa sua quella clamorosa enemies to lovers potesse andare in fumo!






 
Credo che questa sia in assoluto una delle storie più idiote che io abbia mai scritto, dal titolo alla conclusione ^^"
Spero vi abbia strappato un sorriso <3
grazie di aver letto e grazie a chi vorrà commentare.
alla prossima, 

Bennina vostra❣
 
   
 
Leggi le 10 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Lo Hobbit / Vai alla pagina dell'autore: leila91