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Autore: susiguci    22/03/2023    3 recensioni
Dal Capitolo I
[... Merlin era in ritardo per l'inizio delle lezioni e, come sempre, correva per i corridoi, cercando di arrivare in aula più presto possibile.
Merlin non vide il ragazzo che allungò un piede al suo passaggio e si ritrovò a terra, battendo forte la bocca e il mento. Un rivolo di sangue gli usciva dalla bocca e Merlin si girò a guardare il ragazzo con tanto d'occhi!
'Chi è questo grandissimo figlio di puttana?' si chiese.
"Oh, Dio! Scusami!" disse il ragazzo, tendendogli una mano per farlo alzare.
"E perché dovrei? So che l'hai fatto apposta!"
Il ragazzo sorrise e scosse la testa. "Ok. Volevo farlo! Solo … non a te! Ho sbagliato persona!"...]
[..."Abbiamo cominciato con il piede sbagliato…" disse il ragazzo dispiaciuto.
"Già … con il tuo, per l'esattezza"...]
Capitolo I revisionato
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Galvano, Merlino, Parsifal, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Nessuna stagione, Nel futuro
Capitoli:
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Capitolo VIII

Not trusting is better















 

Per Arthur le cose sembravano tornate quasi del tutto alla normalità, almeno esteriormente: le solite abitudini, l'università, lo studio, sempre un po' scarsino, le sessioni di foto, qualche piccola sfilata, il weekend con gli amici, le serate nei locali. Spesso non aveva voglia di andare nei locali, ed era a causa di Merlin. Gli capitava spesso di vedersi con gli occhi dell'altro e non si piaceva. Allora si costringeva ad andarci apposta, nei locali: non voleva mica diventare come quel bacchettone! 

 

Purtroppo continuava spesso a venirgli in mente come Merlin l'avesse trattato quella sera nel suo bar, nonostante fossero passati ormai parecchi giorni. 

 

Quando arrivava a pensare che sarebbe stato meglio per lui non vederlo più, insensatamente, sentiva crescere la voglia di incontrarlo.

 

Paradossalmente si sentiva più vivo nei corridoi o nella biblioteca dell'università dove sapeva che avrebbe potuto incontrarlo che non nei suoi locali preferiti. E la cosa lo disturbava non poco.

Arthur sentiva che qualcosa era cambiato nei propri confronti da parte dei suoi amici, dalla sera della sua festa. Lo vedeva negli occhi di Leon, silenziosamente preoccupati per lui. Lo sentiva nelle parole di Lance, più comprensive, più amichevoli del solito. Lo percepiva dal sorriso triste di sua sorella, che correva ad abbracciarlo ogni tre per due, quando si trovavano nella stessa stanza. 

Aveva fatto il terzo grado a Morgana per sapere se dietro lo scherzo di quella sera ci fosse stato il suo zampino ma Morgana gli aveva giurato di non averlo fatto e lui le aveva creduto. Dalla prima volta in cui le aveva parlato di Merlin, in Francia, Arthur le aveva spiegato quanto quel ragazzo fosse diverso dalla maggior parte degli altri. E lei si era mostrata sorpresa e complice. Sua sorella sapeva essere malefica quando voleva, ma non per le questioni di cuore che lo riguardavano. Era preoccupata per lui, perché non si era mai interessato a nessuno veramente, nonostante frequentasse molti ragazzi ...  e anche quello la preoccupava. Vedere suo fratello così rassegnato e cinico riguardo l’amore all’età di ventun anni le faceva male. Quindi se Arthur aveva trovato una persona in grado di suscitare il suo interesse, questa era una novità degna di nota. Anche se il ragazzo in questione era fidanzato. E Merlin da subito le era piaciuto così tanto! Perché si sarebbe proposta di andare al salone di Merlin per poi invitarlo a casa, se avesse avuto in mente di rovinare tutto in quel modo? 

 

Parlando con altri amici era riuscito a sapere chi fossero gli autori dello scherzo, al quale normalmente non avrebbe quasi dato peso, ma che quella sera gli era costato decisamente caro. Si trattava di un gruppo di quattro ragazzi con i quali aveva seguito un corso di pallanuoto, anni prima.

Ragazzi non stupidi ma neanche particolarmente intelligenti. Certamente un po' immaturi. Una volta informati del suo orientamento sessuale, non era stato bullizzato da loro, solo perché sapevano chi era: il ricco ereditiere di Uther Pendragon. Magari avevano organizzato lo spettacolo pensando addirittura di fargli piacere. Pensare a quanti soldi dovessero aver speso, lo faceva sorridere. Cinque spogliarellisti professionisti, anche suddividendo la spesa in quattro, erano costosi: almeno millecinquecento dollari in totale.

'Che coglioni!' E dire che, conoscendoli, con loro era stato particolarmente chiaro perché evitassero cose del genere. Peggio per loro. 

Non li avrebbe ripresi. Non gli avrebbe detto nulla. Forse si erano resi conto che il loro regalo non era stato gradito, altrimenti ne avrebbero rivendicato la paternità.

Arthur si sarebbe limitato a non invitarli più in futuro. Per loro questa sarebbe stata la punizione peggiore. Non essere invitati alle feste della gente più ricca del paese, metteva fine al loro sogno di sentirsi parte di quel mondo agognato. Ad esempio di lì a poco ci sarebbe stata la tradizionale festa di Halloween, a casa sua, come ogni anno e non avrebbero ricevuto l'invito.

Anche se sentiva di non avere più molta voglia di dare altre feste. 

Già da qualche anno la festa di Halloween era diventata più una scusa per incontrarsi con gli amici. Quasi più nessuno si travestiva, anche se lui sotto sotto trovava ancora divertente mascherarsi.

 

In quei giorni agli allenamenti di basket, Percival gli era sembrato più chiuso e silenzioso del solito con lui. Ma forse era solo una sua impressione.

Un giorno gli aveva chiesto come stesse Merlin e lui senza guardarlo gli aveva risposto solamente: "Tutto a posto, grazie!"

A proposito di Merlin, non l'aveva più incrociato, neanche di striscio. Probabilmente aveva scelto di boicottare il caffè del mattino al bar della Greenwich, a causa sua: non ci voleva una cima per capirlo. 

Andarlo a trovare nel suo bar non era stata una buona idea. Se Merlin già prima ce l'aveva con lui, ora ce l'aveva ancora di più. E qual'era il modo in cui Merlin lo manifestava? Spariva! 'Un modo davvero maturo, Merlin! Complimenti!' si disse.

Purtroppo era anche il modo che più lo faceva infuriare. 

Con gli amici era abituato a parlare, a discutere Era anche arrivato alle mani in un paio di occasioni, per dirimere i contrasti che puntualmente si presentavano.

Anche lui era arrabbiato con Merlin perché il ragazzo si permetteva di giudicarlo, senza conoscerlo. Non era anche questa una cosa da persone superficiali? Merlin era un ragazzo bigotto, saccente e complessato. Tutta quella gelosia rivolta verso chiunque, non era altro che insicurezza!

Arthur in un primo momento si disse di aver fatto tutto il possibile per fare pace con Merlin. Ma si era poi accorto che in fondo non era proprio così! Nonostante tutto, non credeva di meritare di essere messo alla gogna per l'eternità da quel ragazzo.

 

Arthur non si vedeva così pessimo, in generale. Ma i pensieri negativi di Merlin nei suoi confronti lo stavano influenzando. Riuscivano a fargli mettere in discussione il suo modo di essere, del quale non si era mai preoccupato prima. Si vedeva vuoto, volgare, menefreghista e faceva fatica a sopportarlo. Una buona parte dei ragazzi che conosceva era come lui, se non peggio. Merlin non era Dio. Aveva anche lui un sacco di difetti. Eppure sentiva un pungolo rodergli l'animo in continuazione, anche quando non ci pensava.

 

Dopo due settimane senza vedere Merlin, Arthur poteva dichiararsi sconfitto.

La sera poi era diventata una tortura poiché ora sapeva dove trovarlo, senza poter tornare in quel bar. Merlin gli aveva fatto capire che sul lavoro non gradiva la sua presenza e l'aveva scacciato con grazia.

 

Aveva trovato un modo un po' banale, per poterci tornare. La scusa era di mostrare il bar a Leon e a Lancelot. 

 

Merlin era rimasto inebetito dalla presenza del trio. Arthur e Merlin si erano appena scambiati un magro sorriso.

Leon, da gentiluomo qual era, si era complimentato per il posto che aveva definito 'caldo e accogliente'.

Lancelot aveva osato di più. "La sera della festa ti abbiamo perso di vista. Mi è dispiaciuto. Avremmo voluto conoscerti meglio e parlare ancora un po' con te" disse sorridendo. 

Merlin sorrise. "A un certo punto non mi sono sentito bene e sono andato a casa. Scusatemi per non avervi salutato" disse Merlin mentendo, ma neanche più di tanto. I ragazzi sapevano sicuramente tutto.

Arthur chiese di potersi sedere a un tavolino con gli amici. Non voleva che Merlin pensasse che si sarebbero piazzati al bancone tutta la sera per distrarlo dal suo lavoro.

Merlin aveva preso le loro ordinazioni e dopo poco servì loro tre birre accompagnandole con un grande vassoio di salatini misti. Molto più grande del solito.

 

Due ore e altre sei birre dopo, Arthur approfittò  di un momento in cui non c'erano clienti e si avvicinò al bancone!

 

"Ho visto che hai fatto le cose in grande con i salatini. Grazie."

"Con i nuovi clienti si fa così…" disse disponendo piattini con patatine e pizzette sul banco.

"Senti…Non ti ho più visto in giro! Mi stai evitando?"

"No. Se alludi al bar dell'università, è meglio che io rinunci a fare colazione al bar per un po'. Abbiamo più spese del previsto, in questi giorni, a casa."

Arthur sospirò di sollievo. Poteva anche non credergli, ma la risposta era stata comunque gentile e rassicurante.

"Potresti risparmiare sull'autobus se ti facessi dare un passaggio da me al mattino. Riusciresti a dormire un po' di più o conoscendoti, a ripassare. Così ogni tanto potrei offrirti io la colazione al bar. Solo che non potrei riportarti indietro in tempo: al pomeriggio ho basket"

"Sei gentile, ma preferisco l'autobus. Mi fa sentire più … autonomo."

"Come vuoi. Ma se un giorno tu fossi in ritardo, tienimi presente…"

"Lo farò, grazie!"

'Adesso o mai più!' si disse Arthur con ansia. 

"Pensi che riuscirai un giorno a passare sopra quella cosa o resterai arrabbiato con me per tutta la vita?" chiese Arthur senza ironia.

"Non so cosa dirti, Arthur… sinceramente non lo so!"

Lo guardò: Merlin aveva un viso così pulito e innocente che per la prima volta sentì vero rimorso per ciò che aveva fatto. Forse ci sarebbe stato un altro modo di comportarsi con lo stripper dentro la torta. Avrebbe potuto fare un paio di passi indietro, con le mani davanti a sé, scuotendo la testa pur continuando a sorridere. E il ragazzo l'avrebbe lasciato stare. Così non avrebbe offeso nessuno, soprattutto Merlin. E qualcosa di simile avrebbe potuto fare con Cenred, che lo aveva baciato, proprio davanti a Merlin portandolo a pensare che fosse il suo ragazzo.

Davvero sarebbe bastato così poco?

Avvicinò la mano al bel volto di Merlin. Avrebbe voluto accarezzarlo, ma si fermò a metà strada e tornò indietro.

"Con il trucco stai bene, ma così ti preferisco…"

Merlin sentì le guance bruciargli e si riscosse turbato rispondendo per difesa con tono brusco: "Se avessi saputo di trovarti qui stasera, mi sarei truccato come una drag queen!"

Arthur non se l'aspettava, e aggrottò le sopracciglia deluso e amareggiato.

"Tu mi consideri un essere disgustoso, vero?"

"No … ma lo è quello che fai."

"Sono libero ... Non ho legami e non sto tradendo nessuno"

 

Merlin tacque mettendosi a sciacquare i bicchieri. Non gli piacevano quei discorsi.

Ma Arthur continuò. 

"Ero venuto qui per dirti ancora che mi dispiace. Ho sbagliato! Ma tu non provi minimamente a venirmi incontro!"

Merlin caricò la lavastoviglie.

Arthur non voleva lasciare perdere. "Sentiamo allora … tu che sei così 'diverso' dagli altri ragazzi, Percival è l'unico ragazzo che hai avuto finora?"

Merlin ci pensò su. Poteva essere sincero. Non aveva nulla da nascondere a parte quell'episodio orribile. Ma per il resto non aveva niente da perdere!

"No, ho avuto un ragazzo… per un anno, subito dopo che andasti via. Fu una storia importante e quando finì fu molto dura. Ho poi avuto qualche flirt, parecchi in realtà, ma non ho legato seriamente con nessuno in quel periodo. È stato un periodo un po' folle."

"Come lo è stato per me, allora!" sorrise Arthur, pensando che l’altro avrebbe potuto comprenderlo.

"No! … Per flirt intendo qualche bacio e basta, … non come te!" insinuò Merlin con un pizzico di rammarico. Poi afferrò con una pinza alcune olive da un barattolo gigantesco, e le mise in piccoli vassoi, infilzandole ciascuna con uno stecchino e continuò:

"L'anno della maturità ho scelto di passarlo senza distrazioni, cioè senza ragazzi: solo casa e scuola in vista degli esami. E dopo ho conosciuto Percy."

Arthur lo guardò come se non lo riconoscesse.

 

"Sai, ero in errore, ma pensavo,... pensavo che ti avrei ritrovato ancora … hai capito … illibato!"

"Illibato? Addirittura!" Cosa diamine stava dicendo Arthur?

"Pensavo fossi un ragazzo poco interessato al sesso."
"Al sesso fine a se stesso. È ancora così ... in genere. Ho sempre ricercato l'amore. Anche se non sempre è andata bene."

"Al tempo, ho creduto stupidamente che mi avresti … aspettato!"

"Davvero, Arthur? E in base a cosa?" Merlin era esterrefatto. "Perché tu hai aspettato me? Non ci credo neanche se me lo giuri in arabo!"

Arthur eluse le domande di Merlin.

 

"Non ho detto che lo pretendevo. Solo che per un po’ l’ho sperato. A causa di come ti comportavi e di quello che dicevi. Credevo l'avessi capito … ormai posso anche dirtelo. È passato tanto tempo. Tu … beh … tu mi piacevi! Mi piacevi davvero, intendo!"

"Oh … ok! Faccio un po' fatica a crederci, ma se lo dici tu… Comunque va bene. Non è un problema. Mi dispiace solo di averti dato l'impressione di essere così irreprensibile. Credo che tu mi abbia sopravvalutato."

"Ci siamo frequentati così poco. Sono io ad aver frainteso, ma non significa che io sia rimasto deluso. Quello che mi hai detto ti fa sembrare più vicino a noi poveri mortali" disse Arthur ridacchiando. "Davvero non sapevi di piacermi?"

"No, non me ne sono mai accorto! Non credo che tu mi abbia lanciato alcun segnale."

"Come no? Merlin! Andiamo! ... Sei stato tu, il primo! Mi hai baciato! Nessuno mi aveva mai sorpreso così tanto. Per me fu … incredibile. Per te no?"

"Il motivo lo sai: c'era il tuo ex che meritava una lezione..."

"Non dirmi che provavi gelosia al posto mio"

"Non nel senso classico del termine, ma i tradimenti mi smuovono sempre qualcosa, anche se non mi riguardano in prima persona…"

 

Arthur sorrise con amarezza. "Per fortuna la cotta ormai mi è passata, altrimenti adesso sarei potuto rimanerci male! Credevo che quel bacio fosse un segnale da parte tua … E l'invito fuori, invece? L'invito a casa mia? … Non ti sei chiesto nulla?"

"Non direi, mi dovevi ancora trecento dollari! Ho un bel ricordo di quella serata, lo ammetto, comunque non successe niente."

"Solo perché dovevo partire e sapevo come la pensavi"

"Mi hai rispettato per quello?"

"Mi piacerebbe dirti di sì, ma non sono così cavaliere. La verità è che eri un osso duro. Simpatico e dolce da un lato. Freddo e scostante dall'altro. Per avere ragione di te, l'unico modo sarebbe stato drogarti e saltarti addosso …"

 

Merlin istintivamente si allontanò di un passo. E lo guardò con grandi occhi sperduti.

"Dio, Merlin! È uno scherzo! Lo capisci che sto scherzando, vero?" quasi urlò Arthur.

Merlin rispose con tono pacato ma inquietante.

"Sì, certo! Ma alcuni scherzi sono peggio di altri." E siccome nel frattempo erano giunti altri clienti si rivolse a loro.

 

Arthur rimase lì ancora un po', mangiandosi le dita: avrebbe dovuto stare più attento. Ma neanche Merlin era un agnellino quando ci si metteva. Forse era solo molto sensibile al problema. Forse qualcuno vicino a lui aveva subito quello su cui si era permesso di scherzare. Una sua amica o un suo amico. 'Oh, Dio! E se fosse capitato a Merlin?"



 

'No, non adesso!' si disse Merlin. I sintomi erano quelli. Brividi, sudorazione istantanea al volto, nausea e respiro accelerato. Non voleva avere un attacco di panico sul lavoro.

I battiti del cuore gli rimbombavano nelle orecchie e la testa prese a girargli. Tutto come le altre volte purtroppo. Si diede dello stupido. Possibile che un solo accenno alla cosa, fosse in grado di mandarlo ko in quel modo? Si era solo illuso di aver superato quell'episodio.

 

Si avvicinò a fatica alla collega dicendole che andava in pausa cinque minuti.

Uscì nel retro del bar, trasformato in piccolo magazzino, in mezzo a pacchi di bottiglie di ogni genere. 

Presto sarebbe arrivato il momento più temuto: la sensazione di soffocamento. Si sedette per terra, per non rischiare di farsi male cadendo.

Portò la testa un po' all'indietro per respirare meglio.  

Cominciò a rantolare.

 

"Merlin! Dio! Che ti succede?" Arthur l'aveva seguito. Il pallore di Merlin e la sua andatura ondeggiante lo avevano impensierito. Si accucciò accanto a lui e Merlin si attaccò con le mani al maglione di Arthur, per avere più equilibrio, ma anche per avere un po' di contatto umano, che in genere serviva a tranquillizzarlo in parte. Mise in atto la respirazione veloce che i medici gli avevano consigliato. Arthur lo teneva per le braccia e lo incitava a respirare. "Bravo, Merlin, respira!" Non aveva idea di cosa fare se non qualcosa che aveva visto in qualche film.

Dopo un po' Merlin ebbe un brutto attacco di tosse, infine cominciò a singhiozzare disperato. Arthur con le mani, avvicinò la testa di Merlin al suo petto, sorreggendolo senza stringerlo. Provava una gran pena per quel ragazzo. Lo sentiva così fragile e avrebbe voluto farlo stare meglio. 

Merlin si scostò, si alzò e si asciugò il viso.

"Mi dispiace, Arthur… Grazie a te l'attacco è durato meno del solito. Sto meglio e tra poco starò bene. La gente si spaventa in genere. Sei stato gentile, anche se io … non ti ho trattato bene!"

Arthur avrebbe voluto chiedergli se avesse subito ciò che credeva, ma forse non era il momento. Non voleva avesse un altro attacco.

"Non importa. Vorrei solo che tu ci ripensassi! Se me ne darai la possibilità, non ti deluderò di nuovo! Ora so esattamente cosa avrei dovuto fare."

Merlin lo osservò. La solita bellissima faccia da schiaffi, velata di preoccupazione e di speranza. Impossibile credergli. Impossibile dirgli di no. E gli era così grato di non averlo lasciato da solo in quel momento che gli uscì detto: 

"D'accordo! Hai vinto, Pendragon! Sei la prima persona che perdono così in fretta, per una cosa così grave!" E sorrise vedendo i tratti di Arthur distendersi all'improvviso.

"Adesso devo tornare al lavoro. Grazie ancora, Arthur!"

"Aspetta! Devo chiederti una cosa importante …"

"Non ora!"

"E quando? Tu non ci sei mai, se non sono io a cercarti. E non vuoi che venga al bar…"

"Hai ragione. Mi farò sentire io stavolta…"

"Non ci credo …"

"Ti devi fidare …"

'Fa' diverso!' pensò Arthur scettico. 

 

Guardandolo andar via, Arthur era consapevole di aver provato qualcosa di nuovo per Merlin, ma forse era solo perché si era sentito felice e orgoglioso quando l'altro gli aveva dimostrato sincera gratitudine.




 

Merlin era un po' nervoso.

Era sabato sera e Merlin finalmente aveva organizzato la famosa cena insieme agli amici nel monolocale di Percival, con l'intento di fare conoscere il suo ragazzo ai suoi amici. Era riuscito chissà come a far stare cinque sedie attorno al tavolo e lo spazio per muoversi era molto esiguo. 

 

Aveva invitato Gwaine, Gwen e anche suo fratello Elyan, che conosceva da una vita. 

Elyan era sempre stato un buon amico, discreto e onesto e sebbene frequentasse anche un'altra compagnia di amici, capitava spesso che passasse del tempo assieme a loro.

Era anche simpatico. Elyan aveva conquistato completamente Merlin per la reazione che aveva avuto quando Merlin aveva fatto coming out, subito dopo la partenza di Arthur per Parigi.

"Davvero?" aveva detto ridendo "E io che credevo che avessi delle mire su Gwen. Tu capisci che nel caso avrei dovuto odiarti! Niente di personale, fratello. Sarebbe naturalmente scattata la modalità 'protezione sorellina'."*

Gwen e Merlin erano ottimi amici da sempre. Ma quando la ragazza aveva quattordici anni gli aveva svelato il suo segreto. "Sono innamorata di te Merlin. Mi sei sempre piaciuto ma ora sento che è diverso"

Per Merlin fu molto faticoso ma decise per il bene di entrambi di essere sincero. "Tu mi piaci Gwen e ti voglio molto bene: sei la mia migliore amica. Ma non mi sento pronto … tu sei più matura di me. Le ragazze sono più precoci."

"Ti aspetterò!"

"No, non farlo. Io voglio che la nostra amicizia non finisca e che non cambi mai. Io ti vedo come la sorella che non ho mai avuto. Ti vedrò sempre così. Ti prego, Gwen!"

La ragazza pianse tante lacrime ma fu bello e strano farsi consolare dalle stesse braccia del ragazzo per cui soffriva. Con il tempo la ragazza riuscì a rassegnarsi e a godere di nuovo del legame così forte che la univa a Merlin.

L'anno successivo, a quindici anni, lui e Gwen stavano mangiando un gelato quando la ragazza gli sorrise: "Merlin sarai contento di sapere che ho una nuova cotta per un ragazzo!"

Merlin non era così sicuro che fosse una buona cosa, ma voleva sembrare felice per lei e sorrise.

"Lo conosco?"

"Oh, sì!"

"Chi è?" chiese Merlin sulle spine.

"Beh, è … Gwaine!"

"No!" Merlin si portò le mani al viso e cominciò a respirare ansiosamente.

"Che cos'hai, Merlin!"

"Scusa … scusami … forse ho un attacco … ma sta già passando…"

"Santo cielo! Ma sei geloso anche di me? Tu non mi hai voluta!"

Merlin continuava a tenersi la testa con le mani

"Non sarai geloso di Gwaine?"

"N-no! Cioè sì. È per tutti e due … Voi vi metterete insieme e non vi importerà più di me. Non sarà mai più come adesso!"

Per fortuna la crisi durò poco. L'amore che provava per i due amici superava il suo egoismo e persino la sua gelosia.

"Non pensare mai una cosa del genere. Prima di tutto saremo sempre noi tre amici, i tre moschettieri, ricordi?"

Merlin si asciugò il viso. "Ed Elyan?"

"Lui può fare d'Artagnan!"

Entrambi risero. Ma quando Gwen rivelò a Gwaine i suoi sentimenti lui rispose all'incirca come Merlin. Le disse che era una delle ragazze più carine che avesse conosciuto ma che ormai la vedeva solo come un'amica e blablabla… 

 

Da quel giorno Gwen cambiò. Smise di interessarsi ai ragazzi e cominciò ad essere sempre più devota agli amici, ad essere sempre disponibile per loro ma anche con le persone in generale. La verità era che era stata lesa nella sua autostima, in un momento molto delicato della sua adolescenza, a causa del doppio rifiuto degli unici ragazzi di cui si era innamorata.

Sentiva come una missione: quella di votarsi anima e corpo agli amici: il suo compito era quello di aiutarli senza pretendere in cambio nulla. E quando un ragazzo le piaceva, non solo non prendeva iniziative, ma cercava di evitarlo per la paura inconscia di un ulteriore, insopportabile rifiuto.

E nemmeno Merlin e Gwaine se ne accorsero, almeno non nei primi tempi.



 

Merlin fece sedere Percival.

"Eccoli qui. Ti presento Gwen, Elyan e Gwaine"

Il viso di Percival era già rosso fuoco.

Gwen e Elyan furono ben impressionati da Percival.

Gwaine sedeva di fronte a Percival, con aria seccata.

Elyan si sedette, mentre Gwen si avvicinò all'angolo cucina e bisbigliò a Merlin: 'Cavoli! È bellissimo!' per poi tornare a sedersi.

Cominciò Elyan: "Percival, dove vi siete conosciuti tu e Merlin?" chiese giocherellando con un grissino.

"Al mare, l'estate scorsa, a Canvey Island…"

Poi fu la volta di Gwen. "Che facoltà hai scelto?"

"Fisioterapia dello sport, e tu?"

Gwen ebbe un attimo di tentennamento poi con un sorriso rispose: "Io non vado all'università. Faccio la parrucchiera, anzi l'assistente parrucchiera, nel salone dove Merlin fa il truccatore."

Percival cominciò ad avere le onde colorate sul viso: "Sì, certo, scusa. Merlin me l'aveva detto…"

Il suo ragazzo arrivò in suo soccorso. Dopo due domande di fila, Percival aveva bisogno di una tregua.

"Spero che a tutti piaccia il polpo con le patate" disse Merlin mentre serviva gli ospiti, per poi sedersi accanto a Percival.

Fu infine il turno di Gwaine. "La tua faccia ha uno strano colore…" disse masticando adagio le patate.

L'atmosfera in un attimo si raggelò. 

"Gwaine, vorrei che tu fossi più gentile, per favore …" disse Merlin turbato dalle parole dell'amico.

Percival gli toccò una mano. "Grazie, ma vorrei pensarci io…" E si rivolse all'altro, che si tirò via il ciuffo dagli occhi con un gesto del capo.

"Ho dei problemi di circolazione … in più ho la pelle del viso molto chiara e sottile … e la timidezza peggiora il tutto. E tu Gwaine? Che problemi hai? Perché ti rivolgi a me in questo modo maleducato che mette in imbarazzo il tuo amico, mentre cerchi di creare imbarazzo a me? Io non ti ho chiesto: - Come mai hai tutto quel fondotinta sul viso e quell'ombretto pacchiano che ti fanno tanto sembrare un panda?-"

 

Dopo un istante di gelo, per fortuna, Gwaine scoppiò in una risata irrefrenabile, che lentamente contagiò tutti i ragazzi, persino Merlin e Percival.

Gwaine si alzò e agguantò la mano di Percival sopra il tavolo, in una presa forte e virile.

"E per fortuna che sei timido" disse ancora Gwaine. "Esame superato! Sei fantastico Percival!"

Merlin guardò il suo ragazzo. Non l'aveva mai visto così felice e orgoglioso. E anche Merlin si sentì felice e orgoglioso di lui.

Il resto della serata fu piacevolissima. Gwaine fece sbellicare tutti dalle risate con le prodezze passate, sue e dei presenti. 

Alla fine Gwaine dopo aver abbracciato Merlin, abbracciò anche Percival, facendosi promettere che sarebbe stato presente per altre uscite insieme.












 

*Discorso ispirato al film "Harry Potter e il principe mezzosangue." Ron parla a Harry di Dean Thomas che corteggia sua sorella


Chiedo venia!

Avrei dovuto usare le sterline fin dall'inizio, ma a questo punto continuerò con i dollari. Questo perché mi trovo più a mio agio a fare i conti con questi ultimi che non con le sterline. Consideriamola una licenza poetica, anche se è solo un grossolano errore dell'autrice ಠಿ⁠_⁠ಠ







   
 
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