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Autore: Hime Elsa    24/03/2023    0 recensioni
Meredith Rose è una ragazza irlandese di origini italiane di 24 anni che lavora in una focacceria gestita dai suoi genitori, occupandosi della preparazione delle focacce. Adora cucinarle ed ha chiamato il negozio "Rose e Focacce" proprio perché adora le focacce ed allo stesso tempo anche le rose, tant'è che la focacceria si distingue per essere abbellita di rose, scelta inusuale essendo un locale rustico.
Da sempre oggetto di bullismo da parte dei suoi coetanei a causa di un handicap di cui non le permette di parlare come gli altri, a causa di ciò non riesce ad instaurare un rapporto sociale con le persone, può solo contare l'appoggio e l'aiuto dei suoi genitori. Le cose iniziano a cambiare quando un certo Micheal viene assunto come fattorino del negozio e tramite questo ragazzo, conoscerà alcuni suoi amici e nuove persone, tra cui Anthony Pitton, un ragazzo dal carattere un po' tenebroso e dal passato tumultuoso. Come lei, anche Anthony si fida ben poco delle persone...
- IL RATING POTREBBE CAMBIARE DIVENTANDO UNA STORIA EROTICA!
- La storia verrà accompagnata da degli artwork disegnati dalla sottoscritta. (solo su wattpad)
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Raggiunsi il pub The King da solo dopo aver fatto una passeggiata per conto mio.
Stephen stava perdendo tempo nel scegliere un abito adatto all’occasione e Robert non trovava il suo fidato marsupio. Dal momento che quei due, con le loro inutili lagne da bambini dell’asilo mi stavano infastidendo e non poco, dissi ai miei due compari che sarei uscito per una passeggiata per poi raggiungere il pub da solo. Come se non bastasse, quelle sbadate delle ragazze si erano dimenticate di prenotare e c’era il rischio che non solo non avremmo trovato posto al pub che avevamo scelto, ma che non avremmo potuto cenare da nessuna parte in una piena domenica estiva a causa di una mancata prenotazione.
Erano le 19:00 precise e fortunatamente era rimasto un tavolo disponibile. Chiesi al cameriere di prenotare il tavolo ed aspettai gli altri fuori perché non mi andava di restare al chiuso per tutto il tempo.
Sentivo il bisogno di fumare, così mi accesi una sigaretta aspettando quegli idioti e le ragazze.
Mi sentivo tanto ansioso quanto emozionato e non capivo il perché. Era un semplice appuntamento al pub per mangiare un panino, nulla di così eclatante.
Poi mi ricordai che all’appuntamento era presente anche Meredith.
Non c’era niente da fare: ogni volta che pensavo a lei, il mio corpo reagiva. Che fosse sudorazione, eccitazione, battiti cardiaci... queste sensazioni erano totalmente collegate a lei.
Mentre aspettavo la combriccola fuori, arrivò una macchina lussuosa. Sembrava una BMW di ultima generazione.
Il proprietario dell’auto uscì e poteva essere un mio coetaneo, con lineamenti asiatici. Tuttavia c’era un’altra persona all’interno e quando questa uscì, rimasi totalmente di sasso.
Era Meredith.
Pensavo che sarebbe venuta con Micheal, invece perché era con quel tizio asiatico? Chi cazzo era?
Che fosse fidanzata ed io non lo sapevo?
Non potevo fare a meno di ribollirmi dalla rabbia. Tuttavia, a cosa serviva arrabbiarsi? La conoscevo forse da un mese e comunque non benissimo. Come se non bastasse, perché farsi il sangue amaro se in parte con lei non volevo provarci?
In realtà non sapevo neanch’io come sentirmi perché da un lato ero rincuorato, così magari l’avrei lasciata perdere e ritornare sui miei passi ma dall’altra ero deluso e parecchio amareggiato.
Meredith aveva con sé la lavagnetta e scrisse qualcosa. Sentii dire dal tizio asiatico «ma figurati piccola!», quindi presumo che sulla lavagnetta ci fosse scritto “grazie”.
Un momento, l’aveva chiamata... piccola?
Ma come si permetteva?! Solo io potevo chiamarla in quel modo... o no?
Guardai in lontananza Meredith con un’espressione perplessa e scrisse qualcosa sulla lavagnetta e quando quel coglione lesse cosa c’era scritto sopra, fece la sua stessa espressione.
Sentii poi esclamare quel tizio «e chi è questo qui?»
Ma a chi si stava riferendo? Vidi Meredith arrossire parecchio e si voltò dall’imbarazzo per poi incrociare il mio sguardo. A guardarmi, lei divenne ancora più rossa. Salutò il tizio asiatico con una mano e lo liquidò di brutto, per poi raggiungermi correndo. Mi guardò tutta felice, come una bambina. Era così... bella. Le sue guance così rosse e paffute, i capelli voluminosi e morbidi, il suo sguardo così tenero e dolce... era bella tutta, dannazione.
Poi riuscii a leggere cosa c’era scritto sulla lavagnetta: “solo una persona può chiamarmi piccola”.
Una persona... che si stesse riferendo a me?
Quando l’accompagnai a casa sua dopo quella bizzarra uscita escogitata da quella pazza di sua madre, io la salutai chiamandola “piccola” e non mi pare che le diede fastidio.
Decisi perciò di andare al dunque.
«Perdonami ma quello che c’è scritto sulla lavagnetta è riferito a me?»
Lei si pietrificò un pochino e per un attimo non disse nulla, poi con la testa fece di sì.
Non so perché ma mi sentivo così soddisfatto e orgoglioso che avrei urlato dalla gioia. Non era tipico mio comunque.
«N-non ti d-da’ fastidio, vero?»
Merda, mi mettevo pure a balbettare adesso?
Lei fece no con la testa.
A questo punto le domandai chi fosse quel coglione cercando di usare un tono neutrale. Non ci riuscii perché il mio tono, alla faccia della neutralità, era proprio seccato. Lei notò il mio repentino cambio di atteggiamento ma non si scompose. Mi rispose scrivendo qualcosa sulla lavagnetta.
«"È un mio vecchio compagno di liceo. L’ho incontrato mentre stavo uscendo di casa e mi ha dato gentilmente un passaggio"»
«Capisco...» feci io con fare pensoso.
«Pensavo che venissi con Micheal...»
«Iooo eee Micheaal noon viiiviaaamoo viciiniii... luiii arriveraaa daaa soooloo iiin biciii» mi rispose sentendo finalmente la sua voce.
«Eeee tuuu?»
«Io? Oh beh, sono arrivato da solo perché reduce da una passeggiata e dal momento che le tre signorine del cazzo si sono dimenticate di prenotare il tavolo per noi -l’ho saputo tramite messaggio mentre stavo raggiungendo il pub, quindi ho dovuto fare le corse perché al telefono, questi qui del pub manco rispondevano...-, sono riuscito a prenotare uno disponibile, che era addirittura l’ultimo. Altrimenti ci giocavamo la serata...»
«Eeee iii tuoiii aaamiciii...?»
«Si stanno ancora preparando e non mi andava di aspettarli, soprattutto quando Stephen fa baccano perché non sa cosa mettersi. Quindi ho voluto prima fare una passeggiata e poi raggiungere il pub da solo»
Guardai poi il suo vestito: arrivava fino al ginocchio ed aveva come pattern delle fragoline rosse, mentre il vestito era rosa. Ora che ci penso, anche alla festa di Charlotte e quando la beccai nella sua focacceria aveva i vestiti color rosa, perciò dedussi che lei amasse tantissimo il rosa.
Sulla parte superiore aveva un coprispalle che copriva interamente il busto. Il tessuto del coprispalle sembrava un po’ pesante, non abbastanza adatto per l’estate che faceva un caldo terribile in quella serata.
«Ma hai freddo per caso...?»
«Nooo, peeercheee..?»
«Hai questo bolerino parecchio pesante addosso, non ti conviene toglierlo?»
«Tuuu diiiciii...?»
Sembrava un po’ a disagio, come se non la sentisse di togliere quel coprispalle.
«Miii prooomettiii chee...» non riuscì a finire la frase perché era imbarazzata oltremisura.
«Che?»
«... cheeee noon leee guaaarderaiii?»
Guardare cosa?
Aspetta, forse intendeva le tette?
Il vestito sulla parte superiore era molto scoperto probabilmente.
Alla fine si tolse il bolerino e potei vedere il suo vestito completamente.
La parte superiore era molto scollata e il petto le usciva abbondantemente, non aveva neanche il reggiseno.
Il vestito non lasciava spazio all’immaginazione e le bretelle erano decorate con perline rosse rimandando al colore delle fragole.
Purtroppo non potei fare a meno di guardare quel bel busto generoso e rimasi con la faccia da pesce lesso.
Lei notò il mio sguardo sul suo petto e lo coprì immediatamente con le mani guardandomi delusa e ferita.
«Perdonami se le ho guardate, non volevo metterti a disagio. Comunque sei davvero bellissima»
«D-diciii suuul serioooo?»
«Non dico mai menzogne, se faccio un complimento è perché dico la verità. Giuro che appena ti ho vista, mi è mancato il respiro»
Si sentì tranquillizzata tant’è che tolse le mani sul petto.
Tuttavia si sentiva ancora insicura a causa della scollatura molto scoperta ma non aveva intenzione di rimettersi il bolerino: il caldo si faceva sentire e dentro lo era ancora peggio.
«È c-cheee ioooo hooo prooovaatoo iiil vestiiitooo solooo oggii e-eee nooon pensavooo che foosseee cooosì scoollaatoo… non hooo a-aavutooo iil teeempooo diii modificaarlo…»
«Piccola, tranquilla, non c’è bisogno che tu mi debba dare spiegazioni. Anzi, ti proteggerò io dalle occhiate moleste e indiscrete»
   
 
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