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Autore: Donatozilla    26/03/2023    1 recensioni
Italia, Genova. La cittadina, in un primo momento tranquilla e in pace, è sconvolta dall’improvviso attacco di una creatura distruttiva e misteriosa e i cittadini non possono che fare tre cose: scappare, nascondersi e pregare che tutto finisca bene.
Genere: Dark, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Porto di Genova, ore 10:58.

Gennaro tirò un sospiro mentre sedeva nella sua barca, al momento attraccata nel porto di Genova.

Solitamente era solito far fare un giro ai turista con la sua barca, ma oggi non c’era praticamente nessuno da accompagnare. Quindi ora si trovava lì senza nulla da fare, aspettando qualche possibile cliente.

Si guardò intorno, osservando alcuni turisti che si fermavano ad osservare rapiti l’oceano che si stagliava dinnanzi a loro, altri che salivano sulle barche della concorrenza e così via.

Ma nulla.

Nessuno si degnava di avvicinarsi a lui.

‘Cristo santo…’ pensò con uno sbuffo, mentre tirava fuori dalla tasca sinistra l’accendino e una sigaretta.

Se la portò alla bocca, l’accese e tirò un profondo respiro. Buttò fuori dalla bocca il fumo, tirando un sospiro di sollievo. Fumare era una delle cose che tanto lo aiutavano a rilassarsi. Certo, non era un fumatore incallito, ma fumava abbastanza da preoccupare i suoi amici che gli dicevano di smettere di fumare o, come minimo, di fumare con moderazione.

“Finirai per ammazzarti così.’ dicevano, e lui di risposta rideva sempre a tali idee. Non sarebbe mai arrivato il giorno in cui un po’ di fumo lo avrebbe fatto secco.

Riprese a fumare mentre ad osservarsi intorno, attendendo pazientemente l’arrivo di turisti e possibili clienti sulla sua barca. Erano ancora le 11 del mattino, dopotutto. C’era ancora tempo per altri possibili turisti prima che chiudesse baracca per la giornata.

D’un tratto un rumore lo fece sobbalzare.

Un rumore mai sentito prima, quasi impossibile da descrivere.

‘Quasi’ perché la cosa più vicina a cui poteva essere descritta era il rinviare di tuono, ma c’era qualcosa di diverso in esso. E per di più non poteva neanche essere un tuono, era una bellissima giornata con nessuna nuvola all’orizzonte.

Pensò allora di essersi immaginato tale rumore ma si guardò intorno, il suo sguardo che incontrava quello degli altri presenti, quasi come chiedesse con lo sguardo se anche loro avessero sentito quel rumore.

Notò come anche tutti i presenti erano confusi quanto lui mentre si guardavano intorno, dando conferma a Gennaro di non essersi affatto immaginato quel rumore.

Fu tentato di urlare un ‘cos’è stato’ ad altri proprietari di barche vicino a lui ma non ne ebbe la possibilità.

Perché l’acqua sotto la sua barca esplose, come se qualche bomba sottomarina fosse esplosa di colpa, portandosi dietro la sua barca e molte altre nelle vicinanze.

Ma Gennaro non poté vederlo.

Morì sul colpo.


Padiglione Jean Nouvel, 2 minuti prima.

Luca picchiettava il suolo con i suoi piedi, mentre osservava i vari visitatori e turisti. Solitamente sarebbe stato un casino per quanto gente solitamente c’era, ma oggi era tutto abbastanza calmo, parecchio tranquillo. Così tranquillo che non poté trattenere il sorriso rilassato che era ora dipinto sul suo volto, mentre osservava con occhi socchiusi quanto accadeva intorno a lui. Quel giorno era probabilmente la giornata più tranquilla in tutti i suoi anni che lavorava come guardia al Jean Nouvel.

Certo, c’erano state giornata tranquilla anche in passato, ma questa particolare giornata le batteva tutte in quanto a pace e serenità.

Distrattamente si guardò l’orologio: ore 11. Ancora un ora e sarebbe arrivata ma sua pausa pranzo, che consisteva nei gustosi panini che sua moglie Elisa gli preparava ormai da anni. “Mia cara e dolce Elisa” pensò con un sorriso Luca. Eh sì, sua moglie era decisamente una delle cose migliori che gli potessero mai accadere. Così dolce e premurosa, mai si sarebbe immaginato di esser così fortunato.

I suoi pensieri, tuttavia, furono interrotti da un rumore alquanto strano e che mai aveva sentito. Era incredibilmente forte, così forte che lo sentirono tutti i presenti che, come lui, si fermarono per guardarsi intorno con sguardi confusi e interrogativi.

Poi, tutto d’un tratto, un enorme e roboante esplosione d’acqua proveniente dal porto attirò l’attenzione di tutti che urlarono sorpresi, mentre i loro sguardi puntarono dritti all’enorme colonna d’acqua che ora si prostrava dal porto.

Confusi e sotto shock nessuno osò muoversi, troppo occupato a osservare quello spettacolo scioccante.

Questo finché non iniziarono a cadere le prime barche.

L’esplosione d’acqua, una così forte che non si era mai vista, fu talmente potente che sparò in aria molte delle barche del porto e ora stavano cadendo come gocce di pioggia sul Padiglione Jean Nouvel.

In un attimo ci fu il caso.

I vari turisti e visitatori iniziarono a correre all’impazzata, la paura che prese possesso delle loro menti e dei loro corpi facendoli muovere in automatico.

Fu allora che Luca e i suoi colleghi entrarono in azione.

Iniziarono a portare al sicuro i vari turisti, cercando di rimanere più calmi possibile e mantenere un minimo di sicurezza, ma data la situazione era quasi impossibile.

Luca vide con la coda dell’occhio varie persone essere schiacciate dalle barche cadenti: turisti, visitatori e riconobbe alcuni colleghi fare la stessa identica fine.

Era uno spettacolo tremendo.

Un fischio di qualcosa che cadeva gli fece alzare lo sguardo, e sbarrò gli occhi quando vide una barca che stava per cadere su di lui e alcuni turisti che stava portando al sicuro. Con un balzo li spinse via, portandoli al sicuro.

Lui invece? 

Non fu del tutto fortunato: la barca gli cadde sulle gambe, risparmiando il resto del suo corpo, ma rompendole sul colpo. Luca non riuscì neanche a sentire il suo stesso urlo nel caos generale, mentre i turisti che aveva appena salvato di erano rialzati ed erano scappati via.

Non poteva farne certo loro una colpa.

D’un tratto, però, altri rumori sovrastarono le urla terrorizzate: passi pesanti che facevano tremare la terra, insieme a un suono molto simile a quello che aveva iniziato tutto questo ma stavolta vicino, molto vicino.

I passi si fecero più vicini mentre le persone rimaste immobili a fissare ciò che stava scatenando tutto ciò ricominciarono ad urlare e a scappare per il terrore.

Luca, invece, iniziò pian piano a perder conoscenza a causa dell’enorme dolore che stava provando ma prima che svenisse vide ciò che aveva causato tutto ciò. Non lo vide del tutto a causa della vista offuscata, ma ciò che vide servi a farlo tremare del terrore: riuscì a vedere solo delle enormi zampe. Zampe appartenenti alla cosa responsabile di tutto ciò: era enorme, non riusciva neanche a capire quanto grossa fosse. Le sue zampe anteriori erano massicciò e muscolose, con le mani che possedevano quattro dita che si appoggiavano al terreno con le nocche, mentre le zampe posteriori erano decisamente più magre ma abbastanza muscolose da sorreggere quel corpo massicciò, con le ginocchia piegate in avanti e con tre dita per piede.

Vide la cosa dirigersi verso la città, la stessa città dove sui moglie stava facendo chissà che cosa, forse ancora ignara di quanto stava accadendo.

“Elisa…” fu l’ultima cosa che pensò mentre cedeva finalmente al dolore e alla stanchezza, mentre l’essere avanzava lanciando un verso mostruoso.


Genova, ore 11:15.

Correva.

Alex correva come un dannato, come se il diavolo gli stesse alle calcagna e, dopo quanto aveva visto, forse non si sbagliava.

Stava appena tornando a casa dalle sue lezione mattutine all’università, con l’unico pensiero che aveva per la testa essere andare a casa per mangiarsi un bel piatto di pasta fatta in casa, seduto sul divano a guardarsi chissà che serie su Netflix.

Poi tutto è andato a quel paese quando quella… cosa è arrivata.

Prima c’è stato un frastuono enorme proveniente dal porto, un frastuono così forte che probabilmente l’avrebbe sentito tutta la gente di Genova.

Poi c’è stato un altro suono. Un verso. Un verso mai sentito prima e che gli fece accapponare la pelle.

La cosa più vicina a cui poteva paragonare quel verso mostruoso che aveva sentito insieme a tutti i passanti accanto a lui, era probabilmente al verso di una balena. Ma c’era qualcosa di sbagliato in suddetto suono. Era decisamente più profondo al verso di una balena normale, e si concluse con un brontolio altrettanto profondo quanto il verso iniziale.

Poi ci sono stati i passi. Passi pesanti.

E poi un palazzo è andato distrutto quando qualcosa ci passò letteralmente attraverso.

Fu lì che scattò il panico.

Iniziò a correre insieme ai vari passanti attorno a lui, le urla di terrore sovrastate dai passi dell’enorme creature che continuava ad avanzare.

Non si voltò neanche una volta per vedere il suo aspetto, fosse matto se lo avesse fatto.

Sentì alcune persone rimaste parecchio indietro urlare ancor di più, prima che suddette urla venissero fermate dai passi della creatura. Doveva averlo schiacciato nella sua avanzata.

Il suo respiro si fece più pesante, le gambe si fecero Man mano più molli, la stanchezza di quella fuga improvvisa che si faceva sentire.

Doveva fermarsi. Riprendersi.

Si nascose dietro un palazzo, le spalle al muro mentre cadde al suolo, respirando a fatica e le guance bagnate. Non si era neanche accorto di aver pianto.

Sentì i passi della creatura farsi più vicini.

No.

Non ora.

Era ancora stanco. Non sarebbe riuscito a scappare in tempo.

Sentì, tuttavia, la gigantesca creatura virare a destra, ignorando il palazzo dietro cui si era nascosto.

Alex tirò un sospiro di sollievo.

“Sono salvo… grazie a dio, oh dio grazie…” pensò.

Un attimo prima che la coda della creatura, la cui estremità era piatta e formata da due lobi, attraversasse il palazzo e facendolo crollare su di lui.

Non ebbe neanche il tempo di urlare.


Ore 11:45.

Marta singhiozzò mentre si nascondeva in ciò che rimaneva della Basilica di Santa Maria Assunta insieme ad altre persone sfuggite al disastro. 

La cosa, qualunque cosa fosse, si trovava ancora vicina al luogo in cui si nascondevano ma al momento sembrava occupata a continuare la sua avanzata.

Non capiva come tutto questo stesse succedendo, sul perché stesse succedendo.

Stava passando una bella giornata insieme ai suoi amici, quando d’un tratto tutto è andato in malora quando quella cosa era arrivata, distruggendo tutto ciò che incontrava nella sua avanzata.

Era scappata insieme ai suoi amici ma… lei era l’unica sopravvissuta, dopo che delle macerie di un palazzo caddero su di loro.

Disperata era corsa senza una meta per tutta Genova finché non arrivò alla Basilica e si nascose, trovando altre persone nascoste lì.

Poteva sentire i singhiozzi e i lamenti di alcuni dei presenti, alcuni di loro bambini che non comprendevano appieno quanto stava succedendo.

Sbirciò dalla finestra di poco, giusto per vedere cosa la creatura stesse facendo ed eccola lì: occupata ad avanzare imperterrita. Ripose la sua testa nel suo nascondiglio. Quella era l’unica volta in cui aveva potuto vedere bene o male la creatura, considerando che la prima volta era occupata a scappare per la sua vita. Aveva visto solo la schiena del mostruoso gigante, notando la pelle grigiastra (o forse era solo il grigio del fumo?) con due grosse estremità sulla schiena, simili a pinne dorsali ma nient’altro, anche perché il mostro era anche coperto dal fumo generatosi dalle fiamme della distruzione che si era lasciato dietro.

Infatti l’intera Genova era ricoperta dalle fiamme della distruzione provocata dall’avanzamento di quell’essere, il fumo delle fiamme che si alzava fino al cielo e rendendolo grigio quando fino a tre quarti d’ora prima era soleggiato.

D’un tratto sentì rumori di jet che volavano al di fuori della Basilica, e puntò lo sguardo nuovamente fuori. Vide degli aerei dei combattimento, appartenenti all’aeronautica militare italiana, volare contro l’essere sparando dei missili che andarono ad impattare i sul corpo del mostro.

La creatura lanciò un verso di sorpresa, mentre gli aerei continuavano a sparargli contro.

L’essere alzò la propria cosa, colpendo un aereo e distruggendolo facendolo precipitare al suolo, causando ulteriori esplosioni. 

Proseguì, poi, con l’alzare una delle sue zampe anteriori per colpire un altro aereo come farebbe una qualsiasi persona mentre scaccia un insetto, e l’aereo andò per queste ad impattasti contro un altro. Le due macchine volanti finirono per precipitare contro un palazzo vicino, causando un esplosione e facendolo crollare.

Mentre tutto ciò accadeva, l’essere continuava ad avanzare e a lanciare versi e gemiti infastiditi mentre gli aerei continuavano a sparagli contro, Marta e il resto dei rifugiati che continuavano ad osservare quanto stava accadendo con occhi sbarrati.

Anche se il fumo era fitto da non far vedere quasi niente, le esplosioni facevano capire che gli aerei lo stavano colpendo ovunque: alle spalle, sulla schiena, alla testa, in qualsiasi punto del corpo, eppure il mostro continuava ad avanzare imperterrito e a lanciare solo versi infastiditi, come se i vari missili non gli facessero niente.

Tutto ciò continuò per altri cinque minuti, finché alla fine ogni singolo aereo fu abbattuto dalla creatura, con essi che precipitavano al suolo o contro altri palazzi scatenando ulteriore distruzione.

La creatura lanciò un verso, un ruggito che ricordava il verso di una balena ma più profondo seguito da un brontolio, e continuò il suo cammino.

Marta e gli altri rifugiati si limitarono ad osservare la creatura andarsene via con gli occhi sbarrati, e rimasero lì nascosti, finché non arrivarono i soccorsi a prenderli.


Quanto accaduto a Genova rimane tutt’ora un mistero. La creatura, denominata come Soggetto Whale per via dei suoni da cetaceo che emetteva, è spuntata dal mare nei pressi del orto di Genova da dove ha iniziato il suo attacco. Non sappiamo cosa sia, ne da dove possa provenire. La distruzione recata dalla creatura è stata immane, con centinaia di morti e dispersi dopo l’attacco e la città messa a ferro e a fuoco. Abbiamo tentato di fermare la creatura dopo aver approvato l’intervento dei militari, ma neanche questo è bastato a fermarla e, dopo un ora e mezzo di distruzione, la creatura è ritornata in mare ed è sparita. Stiamo facendo tutto il possibile per aiutare gli abitanti di Genova da questo tragico incidente, e a cercare la creatura, che sembra sparita nel nulla, prima che possa attaccare di nuovo. Abbiamo chiesto aiuto a governi alleati ad aiutarci in questo momento difficile e tragico, ma vi assicuriamo che è tutto sotto controllo. Ci riprenderemo da quanto accaduto e ricostruiremo ciò che è andato distrutto, e faremo in modo che i eventi del genere non accada più.

Il Governo Italiano.

   
 
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