Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Enchalott    27/03/2023    4 recensioni
Questa storia è depositata presso lo Studio Legale che mi tutela. Non consento "libere ispirazioni" e citazioni senza il mio permesso. Buona lettura a tutti! :)
**************************************************
Dopo una guerra ventennale, i Salki vengono sottomessi dalla stirpe demoniaca dei Khai. Negli accordi di pace figura una clausola non trattabile: la primogenita del re sconfitto dovrà sposare uno dei principi vincitori. La prescelta è tanto terrorizzata da implorare la morte, ma la sorella minore non ne accetta l'ingiusto destino. Pertanto propone un patto insolito a Rhenn, erede al trono del regno nemico, lanciandosi in un azzardo del quale si pentirà troppo tardi.
"Nessuno stava pensando alle persone. Yozora non sapeva nulla di diplomazia o di trattative militari, le immaginava alla stregua di righe colorate e numeri su una pergamena. Era invece sicura che nessuna firma avrebbe arginato i sentimenti e le speranze di chi veniva coinvolto. Ignorarli o frustrarli non avrebbe garantito alcun equilibrio. Yozora voleva bene a sua sorella e non avrebbe consentito a nessuno di farla soffrire."
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Incomprensioni
 
Dasmi seguì la caduta trattenendo il respiro.
Se muore è finita. Il Kharnot mi degraderà, mia madre mi disconoscerà.
Avrebbe potuto afferrare il ragazzo per attutire l’urto, invece rimase impietrita.
Nusakan serrò le ali ai fianchi e piombò giù come un proiettile, ghermendo il suo cavaliere con il becco. Si girò in avvitamento dinamico, proteggendolo con il proprio corpo: piombò al suolo di schiena, le piume si levarono nell’aria con lo strillo acuto che seguì l’impatto.
Gli stallieri schizzarono semisvestiti dalle tende, scambiandosi occhiate esterrefatte nello scorgere l’uccello da guerra che si dibatteva nel fango, agitando le ali e sibilando di dolore. Dopo l’iniziale smarrimento, approssimarono la donna ritta ai margini della scena.
«Signora! Mia signora, state bene?»
Lei si riscosse. L’orgoglio giunse in soccorso e la risposta suonò asettica.
«Uno shitai ha preso il mio vradak per fuggire ed è precipitato.»
Se è morto non può parlare… se è morto sono salva. Se è morto…
Gli uomini si fiondarono a saggiare l’entità dei danni. Nusakan giaceva supino, intontito dalla collisione. Sul ventre, custodito tra gli artigli fatali, era rannicchiato un ragazzo minkari inerte.
«Perché si è girato per proteggere un ladro?» osservò uno dei garzoni.
«Per abitudine» giudicò un altro «Gli uccelli da guerra sono addestrati alla manovra, ma certo non spiega perché si è lasciato montare da uno sconosciuto.»
«Un momento!» sbottò un terzo «Quello è Shaeta! Per l’Arco letale, non credevo avesse tanto fegato!»
«Forse la nobile Dasmi si è accorta della sua assenza e l’ha seguito.»
«Silenzio!» impose il capo stalliere «Controllate se il vradak ha la schiena spezzata e tirate via di lì quel moccioso! Meglio per lui se ha reso l’anima a Reshkigal.»
I due obbedirono mesti al più alto in grado: un animale in quelle condizioni andava abbattuto, così si prepararono all’ingrato compito. Quello sibilò minaccioso, tuttavia aprì le zampe e lasciò il principe. Era vivo: i segni della frusta e le pupille dilatate destarono sospetti, ma lo sguardo severo del superiore li dissuase dall’esprimersi.
Sentendosi toccare, Shaeta sbatté le palpebre.
«Nu… Nusakan?»
«Ammaccato ma nulla di rotto» sentenziò lo stalliere più anziano «Siete precipitati da pochi metri, suppongo. Ragazzino, non so se inchinarmi alla follia del tuo piano o prenderti a nerbate.»
«Io… mi dispiace…»
«Hai idea del castigo riservato a chi nuoce a un vradak? Come ti è balzato in mente?»
«Sono… sì, sono troppo presuntuoso.»
Gli uomini lo fissarono in silenzio. Nessuno gli credette: lo conoscevano e lo stimavano per come curava gli animali, assurdo che ne avesse sottratto uno per metterlo in pericolo.
«Portatelo alla mia tenda! Me ne occuperò di persona.»
Dasmi interruppe il conciliabolo con evidente urgenza. Gli stallieri preferirono interpretarla come un’intenzione punitiva privata ed evitarono domande scomode. Depositarono il ragazzo al padiglione con una parvenza di riguardo, poi tornarono ai recinti, squadrando scontenti i barbagli dell’alba.
La guerriera lo costrinse dentro con la solita brutalità, mollando la presa ai piedi del giaciglio. Per restare eretto Shaeta strinse i denti.
«Il vostro credo vieta la menzogna» la biasimò.
«Che intendi!? Ho distinto con chiarezza il tuo maldestro tentativo di scappare!»
«Sai che è una fandonia! Per colpa tua Nusakan ha rischiato di morire!»
«Osi calunniarmi!? È ciò che hai bisbigliato ai garzoni?»
«No.»
Dasmi aggrottò la fronte: al posto suo avrebbe spiattellato tutto, screditando a buon diritto il suo aguzzino.
«Perché?»
«A differenza tua ho preferito accertare che Nusakan stesse bene.»
«Significa che fornirai in seguito la tua lacrimevole versione a Sheratan? Ti consiglio di ripensarci, potresti peggiorare il tuo soggiorno tra i Khai.»
«Risparmia le minacce, non ti farò rapporto.»
Lei rimase a bocca aperta: si sarebbe giocata la carriera scommettendo il contrario.
«Non arrovellarti sulle mie ragioni» continuò Shaeta «È Nusakan che mi preme, la nuova sella non lo affligge. Hai “notato” anche quello mentre te ne stavi impalata a guardarci cadere?»
«Etarmah! Ero sbalordita, assurdo che ti abbia protetto!»
«Lo farebbe anche con te se gli destinassi un minimo di umanità. Invece lo maltratti, detesti i vradak e lui se ne accorge. Perché vuoi diventare reikan
La ragazza lo afferrò per il colletto, sollevandolo di una spanna.
«Non sono affari tuoi! E poi non ti credo! Vuoi ricattarmi, stai pensando a qualcosa da estorcermi in cambio del tuo silenzio.»
«È la cattiva coscienza a filtrare i miei propositi. Se la metti così, ti accontento. Non rivelerò che mi hai costretto a montare, se adotterai l’arcione che ho progettato, magari ribattuto da uno del mestiere. Con l’ago sono un disastro.»
«Una sporca intimidazione, come immaginavo!»
«Yakuwa, l’avete inventato voi. A Minkar si dice “male non fare, paura non avere”, ti esorto a seguire il nostro saggio principio.»
«Un Khai non ha paura!»
Shaeta indagò l’avversaria, che lo teneva per il bavero. Si accorse di non traballare sulle punte dei piedi e di non percepire l’artiglio gelido del panico. Non era piacevole, paventava la frusta, ma non si sentiva annichilito come un tempo. Dasmi intimidava e manteneva, eppure non lo zittiva né con la forza né con l’astuzia.
Sto diventando imprudente o è l’effetto del veleno.
Gli sembrò di udire la voce gentile di Danyal: stai diventando un uomo e come tale agisci. Anche l’accento ruvido di Valka irruppe nelle riflessioni: non credere a tutto ciò che ti dicono, fidati dell’istinto. Fu attraversato da un’evidenza sconvolgente.
«Tu ne hai» replicò «Eri paralizzata dal terrore.»
La guerriera spalancò gli occhi. La pupilla verticale si dilatò catturando il verde chiaro.
Lo spinse all’indietro, facendolo cadere sul pagliericcio. Gli piantò un ginocchio nel
ventre, strappandogli il fiato ma non la determinazione.
«Cosa!?»
«Riconosco quanto provo da sempre. I predatori da guerra per te non sono creature da comandare, ti spaventano e basta.»
«Tenti di sminuirmi, shitai!? Ti trinceri dietro la benevolenza del Šarkumaar e sai che non posso strapparti il cuore!»
«Non sono mai ricorso a sua altezza Mahati e non lo farò ora.»
«Perché sei subdolo! Vuoi favorire Valka, sono sicura che con lui canterai come un nai! Così avrà le armi per vendicarsi di me!»
Shaeta avvertì l’ira montare sia per la costrizione sia per il discredito rivolto all’amico.
«Non capisci niente di uomini! E non alludo a quelli con cui giochi a fare l’adulta!»
Dasmi rise tra le zanne, optando per il sarcasmo.
«Ti credi parte della categoria, Minkari?»
«Aspetto che mi giudichino gli altri.»
«Anch’io sono “gli altri” e vedo solo un involto di stracci! Sei talmente stupido nel tuo mieloso altruismo da siglare un patto a vantaggio di un uccello, scordando te stesso» gli strinse la destra in una morsa «Accetto lo yakuwa. Se sei un uomo, terrai la bocca chiusa. Inoltre, dimostrerai la tua mascolinità a mio vantaggio. Il veleno scorre nel tuo sangue. Ti hanno illustrato l’effetto complementare, vero?»
«Non ho bisogno di incentivi per essere sincero.»
«L’esito corporeo, non quello psichico. Figurarmi di condividere l’amplesso con un Minkari mi ripugna, sarà sufficiente che Kayran ti trovi avvinghiato a me in preda all’eccitazione. Frena le fantasie e spogliati!»
Shaeta avvampò nel realizzare la tenacia della nemica ma non obbedì. Lei gli aprì i vestiti con uno strattone e gli denudò il torace, esaminando l’abrasione violacea che sbocciava dalla spalla per sparire lungo il dorso. Si ribellò a vuoto, ritrovandosi forzatamente prono.
«Smettila di rivoltarmi come un sacco!»
«Una bella piaga. Ti fa male?»
«No!»
«Mh, bugiardo. Sai come fanno i Khai a lenire il bruciore?»
Dasmi si piegò sulla sua schiena e lambì i margini della ferita dal basso verso l’alto. Il movimento della lingua calda gli provocò un accesso di brividi, la pelle s’increspò come per una folata del vento invernale. Lei se ne accorse e ripeté il passaggio, fermandosi alla curva del collo.
«Il tuo sangue è dolce» sussurrò leccandosi le labbra «Il tuo odore sta cambiando.»
Shaeta riconobbe i segnali del basso ventre e strinse i pugni per non emettere suono.
«Interessante. Niente tatuaggi e comunque il tuo corpo è ricettivo. Ti stai eccitando, non è così?» lo provocò Dasmi.
«No!»
«Si vede che non ti ho stimolato a sufficienza. Dimentico che non l’hai mai fatto e che non sei un Khai. I maschi della mia gente non richiedono tante moine.»
«Io non… non ti voglio, è inutile!»
«Un’altra menzogna. Preferisci che rimpolpi il veleno che hai in circolo per scoprire cosa ti piace? O forse no, è sufficiente che mi tolga gli abiti. Ricordo bene quanto successo la prima volta che mi hai vista al naturale.»
Lo costrinse supino affinché la guardasse. Sciolse la cinta di cuoio che fermava i lembi della tunica pesante e le trasparenze della camicia rivelarono le sue splendide forme. Si strusciò contro di lui e gli allentò i pantaloni perché non ostacolassero la risposta, ma constatò che era già evidente. Era fresco ma non spiacevole contro di lei. La tenne indietro appuntandosi omeri: le mani, ruvide per i calli originati dalla spada, erano le stesse di un demone e la presa non aveva nulla da invidiare a quella di un guerriero.
Mentre era assorta in quell’analisi, il principe le fece mancare l’equilibrio. La rovesciò servendosi di una mossa elementare e la sovrastò: le iridi brune bruciavano di collera e allo stesso tempo luccicavano di lacrime, la chioma gli piovve disordinata sulle spalle, conferendogli un aspetto selvaggio.
Dasmi impiegò un attimo a riaversi dallo stupore.
«Non osare starmi sopra, shitai
«Non è ciò che vuoi? Appariresti debole e Kayran ne sarebbe disgustato.»
Dannazione! Nessuno mi ha mai schienata, non lascerò il privilegio a un sottomesso, neppure per simulazione!
Si liberò con facilità, ma non riuscì a prendere il sopravvento. Rimasero allacciati come in un vero amplesso. Shaeta avvertì il calore di lei contro l’addome e la razionalità si volatilizzò. L’insicurezza e l’inesperienza vennero in suo soccorso, funzionando come una doccia fredda. Non così le parole della nemica.
«Se anche risultassi il più forte, non sapresti come proseguire. Non sei in grado di darmi piacere o di trarlo da me, sei indietro in ogni aspetto della tua patetica vita!»
«Credi sia difficile!? Non voglio unirmi a te! Non voglio che sia per svago o per sfregio! Non voglio mancare di rispetto a me stesso, a Valka e neppure a te!»
Lei aggrottò la fronte, sapendo che stava pronunciando la verità in cui si identificava. Il veleno non lasciava scampo, ma era meno energico della tempra del ragazzo.
«Il moralismo non muta l’evidenza: mi desideri, lo sento.»
«È alchimia, una normale reazione alla provocazione in cui ti sei impegnata.»
«È stata scatenata dai miei artigli, sì. Tuttavia…» socchiuse le palpebre e fece scorrere le dita sulla sottile peluria che gli fioriva dall’ombelico fino all’inguine «Giura sul tuo sacro Engesha che non brami ciò che vedi.»
Lui trattenne un gemito.
«Non darò la parola per gioco.»
«Solo un sì o un no. Mi vuoi?»
«N-no… no! Sì, io… dèi, mi gira la testa!»
Dasmi scoppiò a ridere, dileggiando la sua incertezza. La risposta non era importante a fronte della mortificazione cui lo stava sottoponendo: un coetaneo khai le avrebbe reciso la gola, invece l’ostaggio se ne stava a coda bassa a farsi umiliare. Decise di porre fine al divertimento, scrollarselo di dosso e replicare la scena per Kayran, certa del trionfo. Fu un errore di calcolo. Shaeta la bloccò, mostrando che l’addestramento era servito.
«Lasciami, sudicio insetto!»
«Sul sacro testo giuro che ti voglio. Ti voglio proteggere da te stessa, dal cieco orgoglio e dalla guerra.»
«Cosa!?»
Perché dovrebbe? Sono una nemica, l’ho sminuito e ridicolizzato!
«Non capisci, vero? Altrimenti non avresti spezzato il cuore a Valka. Non sono il solo a dimostrarmi indietro. A te manca ben altro.»
«Se non molli la presa ti ammazzo!»
Allungò la mano al coltello, ma Shaeta l’anticipò. Si chinò e le sfiorò le labbra. Durò talmente poco che Dasmi si chiese se fosse stato uno scherzo dell’immaginazione.
Io, fantasticare su di lui? Impossibile!
Lo afferrò per i capelli, viso conto viso come erano in quel momento.
«Che diavolo pensi di…!»
«Dasmi.»
Entrambi sussultarono alla voce inconfondibile. Valka li osservava dal divisorio della tenda, l’espressione indecifrabile, le dita contratte sull’elsa della spada. Non degnò il ragazzo di un’occhiata, focalizzando su di lei lo sguardo rubino.
«Fatelo senza sbraitare o le sentinelle daranno l’allarme» mormorò glaciale.
Uscì dalla tenda senza aggiungere altro.
 
 
Mahati serrò i battenti, escludendo l’intero mondo dai suoi appartamenti. Yozora lo guardò con apprensione, domandandosi dove fosse stato.
«Mi punisci con la reclusione?»
Lui posò le spade e sganciò il mantello, lo sguardo volto al tramonto.
«Dovrei?»
«Prima è opportuno parlare.»
«Stai considerando il tuo prima. Il mio avrebbe comportato mettermi al corrente degli incontri con Rhenn e soprattutto di ciò cui ho assistito. Poiché non si è trattato di un’eccezione, vero?»
«Non lo nego. Ma non è stata un’insolenza nei tuoi riguardi.»
«Come preferisci che la interpreti?»
«Una promessa.»
Il Kharnot le piantò addosso occhi di fuoco.
«Prioritaria su quella di sincerità e condivisione a me rivolta?»
«Diversa. Non ho invalidato quanto ci siamo scambiati.»
Lui emise il fiato e prese a sciogliere i legacci. Yozora non si diede per vinta.
«Lo hai visto tu stesso. L’erede al trono distante dal suo ruolo, in preda a una visione distruttiva e incontrollabile. Non si sarebbe mostrato a nessuno in quelle condizioni, tantomeno abbassato a chiedere aiuto, si sarebbe lasciato annientare e basta. Non ho potuto negargli il conforto o lasciarlo solo né ignorare il pericolo che ci coinvolge. Non è stata una nostra scelta, il caso o gli dèi hanno voluto che trovassi il libro, che Rhenn fosse presente e lo collegasse alle percezioni che lo inquietano.»
«Ogni singolo Khai è al suo servizio ma ha preferito te!»
«Per il mio sangue salki, per il mio modo di pensare e di accettare la diversità. Voi ripudiate chi non è conforme ai dettami di Belker.»
Il principe batté i pugni sul tavolo con veemenza.
«Etarmah! Ti ha implicata, ti ha messa a repentaglio per soggiogarti attraverso la compassione, terminate altre risorse! Per oltraggiarmi! Altrimenti non avrebbe taciuto con me, io gestisco i nemici di Mardan in terra e in cielo!»
«No, mio prezioso. Troppa vergogna, troppo cruccio di essere tacciato di follia. Sei suo fratello, il suo unico legame, ma anche un rivale e un severo metro di paragone. Se tu manifestassi la chiaroveggenza, ti rivolgeresti a lui?»
Mahati sfilò la camicia e ruggì un’imprecazione. Mosse alcune falcate nervose lungo l’arco delle finestre, poi si arrestò difronte a lei.
«A te. Ma tu sei mia. Rasalaje è tenuta al segreto, lei è la sua spalla, il confine del suo diritto!»
«Non è un’amica.»
Il demone spalancò gli occhi e riprese a spogliarsi furibondo, liberando le ciocche corvine dai fermagli.
«Di tutte le scuse che ho sentito… tsk! Sei la kalhar della principessa reale, ti senti leale nei suoi confronti?! Dacché a ingiuriarla ci pensa già Rhenn!»
«Nei suoi e nei tuoi. Deploro il modo in cui la tratta, mi sono espressa con entrambi superando la liceità e auspico che lei lo rimproveri, che lui la apprezzi, che il matrimonio dia frutto. Ma non posso costringerli. Quel libro custodisce il futuro della tua gente, l’identità del Signore dei Khai, il suo sangue. Se Rasalaje scoprisse che è negato al suo ventre, come reagirebbe? E Rhenn, che non le ha dato un figlio, perderebbe il regno. Sono certa che l’avrebbe interpellata una volta scongiurato tale aspetto.»
Mahati tolse i bracciali e prese ad armeggiare con la cintura.
«Non farmi ridere!»
«Allora per non incrementare la tua ilarità eviterò di informarti che lo Shikin risulta decifrabile quando sono presente. Hai sperimentato di persona il suo strano potere.»
«Ho maggiore esperienza con gli inganni di Rhenn! La tua ingenuità è estenuante! Un po’ di ladi, del sangue diluito con il kihaku ed è fatta!»
Yozora lo osservò sfilarsi i pantaloni e scaraventarli sul pavimento al colmo della rabbia. Anche così era attraente da morire.
«Per giorni ho pensato a uno scherzo, a uno sgarbo e ho cercato di rifiutare la sua compagnia senza offenderlo. Poi l’ho scorto in preda a un malessere tanto pesante da impedirgli di muoversi, in balia di termini che non sapeva di pronunciare, che faticava a ricordare, sovrastato dal disagio di essersi mostrato privo di razionalità a un ostaggio di guerra. Gli ho promesso il silenzio perché l’ho visto sereno quando ha capito che l’avrei assistito, che non avrebbe lottato anche contro la solitudine. Mi sento in difetto per non avertene parlato.»
Mahati sollevò imperioso la destra. La nudità non lo rendeva meno temibile.
«Non ti credo! Io vengo prima di tutto, prima dei patti segreti, del prossimo re, della sopravvivenza di Mardan! Mi hai ridotto al ruolo di una miserabile appendice, hai ignorato gli avvertimenti e l’elementare buonsenso! Ti sei prestata al suo gioco, hai addirittura dimostrato di prediligerlo! Ci hai pensato? Ti preoccupi di Rhenn, neppure un accenno a come io mi senta!»
La principessa avvertì il tremito delle proprie membra. Essere oggetto della sua sfiducia era devastante, accorgersi di quanto non aveva considerato e scorgere in quelle parole un’altra realtà la sconfortò. Lacrime di dispiacere le velarono la vista e si maledisse per quella reazione infantile.
«Mi dispiace. Volevo aiutare una persona in difficoltà, io ho solo… ho pensato che al suo posto avresti gradito il riserbo. Se fossi tu il Signore dei Khai, avrei potuto salvaguardarti e sostenerti.»
«Io, un demone che ama!? Per gli dei, ragioni come un hanran
«S-scusami, non intendevo…»
La voce si spezzò in un accesso di pianto. Yozora si coprì il viso con le mani e annegò nella bruciante lacerazione che divideva, in base alle leggi di quel mondo e senza appello, dovere e amicizia.
Mahati si morse le labbra, rimproverandosi l’eccessiva durezza.
Per l’Arco Infallibile, non sto impartendo una lavata di capo a uno dei miei guerrieri.
Colmò lo spazio che li separava, la cinse e le accarezzò i capelli.
«Perdonami» sussurrò «Quando si tratta di te, perdo la lucidità. Non sopporto che lui abbia le tue attenzioni, che si avvalga della tua bontà. È vero, ogni Khai occulterebbe episodi di quella natura. Sono travolto dall’incertezza, temo che, indugiando accanto a Rhenn, un giorno mi abbandonerai e mi sento impazzire!»
«Non ti lascerò!»
«Talora le circostanze ci portano altrove a prescindere dalla volontà. Prego gli Immortali affinché non accada e non mi basta.»
«Non capisco.»
«Sono convinto che Rhenn sia la tua ultima asheat, contro di lui non ho mai vinto.»
Lei fissò sgomenta il comandante supremo dell’armata demoniaca domandare venia, affidarle le proprie inquietudini, inghiottire l’orgoglio e paventare una sconfitta sulla base del vissuto.
«C-come?»
«Non saprei interpretare altrimenti l’ostinazione nei tuoi riguardi. Non si arrende, in qualche modo riesce a catturarti restando immacolato agli occhi della corte. È il candidato più indicato a tentarti, è consapevole del suo carisma, ti conosce e di lui non sospetteresti.»
«Perché dici questo?»
«Hai sempre il suo odore addosso. Se ti prendesse, non me ne accorgerei e per te sarebbe naturale cedergli. Dimmelo! Ti sei data a Rhenn?!»
«Sei ingiusto! Io non ho bisogno delle doti khai per fidarmi di te!»
Mahati stese gli artigli e in un colpo solo ridusse a brandelli le vesti. Le impedì di fuggire e la baciò in un crescendo di passione che si arrestò sul margine del talamo.
«La rabbia è un responso schietto. Eliminerò dal tuo corpo ogni traccia di lui.»
La spinse sulle coltri di seta e riprese ciò che aveva interrotto. La lingua percorse impudica l’epidermide, sostando dove sapeva di provocarle un piacere intenso.
Lei si contorse gemendo quando il calore della sua bocca raggiunse i seni e le mani forti si posarono sui fianchi, accarezzandole il ventre con i pollici. Dolce e tirannico come sapeva essere.
«Non voglio che tu mi tradisca per la curiosità di sapere com’è l’amplesso. Non voglio tradirti perché da mesi non possiedo una donna, sognare te mentre entro in un’altra.»
La voce vibrava di desiderio, lo sguardo era incontenibile brama. Sollevò le braccia e sganciò la chiusura del pendente che portava al collo, il thyr divampò seguendo il movimento armonioso della muscolatura. Sfilò l’anello che lei gli aveva donato e lo posò accanto al monile blu.
«Ora sono nudo. Non possiedo nulla, non sono altro che un uomo.»
«Sei… tutto.»
Mahati si portò l’indice tra le zanne tranciò di netto l’artiglio. Fece per continuare con i rimanenti ma lei lo impedì.
«Non farlo. Sono parte di te.»
«Ambisco mandarti in estasi senza ferirti, senza veleno. Non userò pietà e non mi fermerò. Ti ascolterò solo quando mi implorerai di continuare.»
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Enchalott