Storie originali > Poesia
Ricorda la storia  |      
Autore: Cladzky    30/03/2023    2 recensioni
Un piccolo poema in versi liberamente rimati sull'inizio del divino. Un'analisi sui primi pensieri del primo motore e le sue prime creazioni, fortunate o meno. Un'analisi sull'onnipotenza e l'eternità. Una rivalutazione sul dio abramitico.
Genere: Fantasy, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Fosforo ed Espero'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

In principio era il verbo all’alba dei tempi

E il tempo eternava e lui lo subiva

Solo vagava negli spazi empi

E sempre tornava donde partiva.

 

La mente operava essendo lei sola

Partendo dal nulla studiava sé stessa.

Trovandosi dentro non una fola

Scoprì la noia e indagò appressa.

 

La lingua ancor non esisteva

Ma lo pensiero non ne abbisogna

E al dolore, sua sola leva

Diè l’imago che per pria sogna:

 

“Oh com’è dura essere i primi

D’un mondo nuovo e pien di me.

Non ho passato né il motivo

Per cui esisto od il perché.

Non ricordo quando nacqui

Nè un istante è ancor passato

Da quando s’io primo giacqui

E all’ignoto son dannato.”

 

Questo è il primo sillogismo

Cui universo mai assistette

E dal ponderar di quel deismo

Un’altra forma formarsi stette.

 

Il verbo quasi non si accorse,

Non avendo occhio alcuno

Od orecchio e naso, forse

Del concetto era digiuno.

 

“Io sono” Pensò il secondo

Nello stesso luogo al primo

Perché lo spazio in questo mondo

Nullo era o così stimo.

 

Sentendo ciò la prima nata

Si stupì ma infine tacque

Credendo d’essersi ingannata

E inavvertito pensier nacque.

 

Ma il secondo continuava

E lamentossi “Sono solo!”

Così il primo allor turbava

Giacché mirava a opposto polo

 

Cercava invano il positivo

Della primordiale condizione

E quel vociare era tardivo

Alla sua stoica evoluzione.

 

Non l’aveva superata?

E perché allor tornava?

Indagò l’ansia riformata

E con ragion l’ottenebrava.

 

“Se non v’è rimedio a questo tarlo

Debbo scervellarmi io sì tanto

Da pensar senza pensarlo?

Commiserarmi non ha vanto!”

 

Il secondo sentiva e sorpresa pone

“Questo pensar mi giunge novo,

Mai ragionai a tal conclusione!

Sia qualcun altro ospite all’ovo?”

 

Terror prese il core al primo

Che mai avendo conosciuto altro

Non potendo immaginar che fosse

Avea creato senza sapere

Una sua copia identica in tutto

Financo a poter creare

Come lei fu creata

Nell’ipotesi un terzo

Anch’ello capace.

E di nuovo il primo

Senza sapere

Cancellò la seconda

Così come la creò.

 

“Questo dunque è il mio potere?

Questo dunque è lo mio scopo?

Dare forma in questo etere

A tanti me, ma è forse d’uopo?

 

Col pensiero ho io distrutto

Il mio primo figlio eguale

E lui avrebbe me distrutto

Se per primo pensò eguale.

 

Che vuol dire esser scomparsi?

So io forse cos’ero prima

Di nacquer in sì campi sparsi?

Neanche riesco farmi stima.

 

Nulla, nulla, nulla, nulla

Ecco cosa mi attendeva

Fossi stato in pien trastulla

E prima mossa quei faceva!

 

Mai più io creerò eguali!

Sol io devo restar sopra

Ch’anche fosser d’alma tali

Che amatissimo mi scopra

 

Non potrebbe, cogli eoni

Evolver tanto da odiarmi assai

Per qual si voglia e abbandoni

Ogni virtude e me spazzai!

 

Se poi della mia ver natura

Mimano ogni sentimento

Che ho fatto io per paura?

Troverei lo stesso mio ardimento.”

 

Così ragionosse la mente primera

E così elaborò uno schema infinito

Al fin del quale, la cerebral cera

Diè forma a un diverso animo definito.

 

“Tu sarai il mio secondo

Seguirai ciò ch'io dico

Poter ti concedo su questo mondo

Ma non su me, il grande antico.”

 

“Grande antico” Disse l’animo

“Sei tu dunque il mio creatore?”

Si compiacque che il primo spasimo

Del figliol fosse un onore.

 

“Tu lo dici perché lo sono”

“Dimmi allora chi creò voi”

Chiese ancora l’eco al tuono

E a lei tacetter li squarquoi.

 

“Orsù rispondi” Pressava lei

E lo primiero non sapeva

Dedusse nulli esser rei

E dell’alba esser coeva

 

Ahilei pora prima mente

S’illudeva l'omni-principio

E scarta preventivamente

Chi di lei fu participio.

 

“Non ci son altri pria di me

E come me mai verranno”

Così diceva e inverocché

Invidiava il frutto del suo affanno

 

“Fortunata sei o piccola stella

Tu saprai già che dovrai fare

Fossi stata una mia sorella

Chi un impegno ti avrebbe a dare?”

 

“Non si può avere un semplice scopo

Pur senza te, o grande vetusta?

Sol tu puoi pensare a cos’è il dopo

E quale via è quella giusta?”

 

“Troppe domande fai, picciol creato

Ascolta ora, indagatore infante

Da questo punto spazial dato

Io ti distinguo in un più distante.”

 

Presto detto, dall’unico punto

Ne partì un diverso e fulminea 

Una dimensione trae qui spunto

Tutta costruita su un’unica linea.

 

La geometria da lì si allargò

Quando il primo trovandosi pari

Volle innalzarsi e su volò

Creando un piano che li divari.

 

Due dimensioni non gli bastavano

Una terza pensò e fu più dura

Ma infine sbocciò dal piatto piano

E ammirò profonda la sua creatura.

 

“Che meraviglia” Disse la stella

 spostandosi ella in tre direzioni

“Fai lo stesso” La sfidò quella

Cui primato non ha obiezioni.

 

E quell’anima fece quanto potè

Pensando a quanto avea pria chiesto

Se pria ci fosse stato chi o che

Avesse natali dato al prio desto.

 

Pria, pria, ecco che cercava!

E una quarta parete si formava.

Non più l’istante eterno durava

Ma una nuova dimensione si acquistava.

 

“Sento il gravo degli eoni!"

Lamentossi il padre e adirato:

“Su di me così pur ti poni!”

A distruzion fu ei tentato

 

Ma forse l’orrore dell’oblio

A cui sentenziò il fratello

Lo mordeva e si mostrò restio

A punirlo e si fè bello.

 

“Grande ingegno dimostrasti

E merti quindi ch’esso viva:

Lascerai ch’io t’appuntasti

Con un nome di mia inventiva?”

 

“Sol se un anco io ti dia”

Insistè la picciol stella

E il creator disse “Così sia!”

“Jahvè!” Reverenziò bassa quella.

 

Deliberò allora la più bella

Un nome di sogno vessillifero

“Tu sia nomata, compagna novella

D’ora innanzi la sommo Lucifero!”

 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Poesia / Vai alla pagina dell'autore: Cladzky