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Autore: Nidafjollll    01/04/2023    5 recensioni
Fate. Belle e spietate da togliere il fiato.
Con falsi sorrisi e occhi ammaliatori tessono le loro trame ingannando gli sciocchi e servendosi di loro.
Chi fu lo stolto che andò in giro raccontando che loro fossero tanto pure e di buon cuore?
Le fate sono egoiste, sadiche e capricciose. I denti affilati e gli occhi brillanti di malizia.
Questa storia non sarà rose e fiori, ma cruenta e maligna. Verrà svelata la loro vera natura, i loro giochi perversi e la smania di potere.
Genere: Drammatico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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03: “Bagno





 

Vomitò.
Mirajane era china sul pavimento freddo, nuda, al buio e aggrappata con le mani ai bordi del gabinetto. La grande vetrata del bagno era aperta, lasciando entrare un leggero venticello che a contatto con la sua pelle le provocò un leggero tremore.
Solo la luna era testimone di tale miseria; la ragazza si chinò nuovamente scossa da un nuovo conato di vomito, accompagnato da una serie di brividi.
Cercava di fare il minimo rumore possibile. Mellos non si era nemmeno accorto della sua mancanza quando, furtiva e in preda al panico, scappò in bagno per rimettere qualsiasi cosa avesse nello stomaco.
Stremata si lasciò cadere a terra, raggomitolandosi in un intreccio e nascondendo il viso nell’incavo del braccio. Lontana dagli occhi e dalle orecchie di chiunque altro si lasciò andare ad un pianto silenzioso e liberatorio, lasciando in quelle lacrime tutto il male e risentimento che aveva provato in quei pochi giorni.
Assurdo!
Tutta la situazione aveva dell’assurdo.
Certo, Mirajane era a conoscenza dei suoi doveri da moglie - sua madre l’aveva preparata e istruita personalmente sin dal suo primo menarca - ed era conscia di dover soddisfare i bisogni carnali del suo sposo ma… a conti fatti era tutt’altra cosa.
Scioccamente ed ingenuamente aveva fin troppo sottovalutato la cosa e, ora, si ritrovava il corpo dolorante che la punzecchiava infido ad ogni movimento azzardato.
Era forse questo il ‘sesso’ di cui tutti parlavano e di cui non potevano farne a meno?
La ragazza era sicura di poterne fare a meno, allora.
Da quel poco della sua esperienza una cosa l’aveva appresa: a godere di piacere erano solo i maschi, signori. Mentre le dame dovevano sottostare a quella danza erotica che di piacevole aveva ben poco, secondo lei.
Con gesto delicato si portò lentamente la mano ad accarezzare il ventre indolenzito. Ricominciò a piangere e si morse il labbro inferiore con rabbia.

Passarono interi minuti, forse anche un’ora, prima che Mirajane ritrovasse di nuovo la forza di alzarsi da quel freddo pavimento.
Esausta si portò dinanzi al grande specchio in bagno ad osservare silenziosa la ragazza che ricambiava il suo sguardo cupo e triste al di là della superficie lucida dell’oggetto.
Gli occhi erano arrossati e gonfi - colpa del pianto, e i capelli scuri arruffati e con qualche nodo in bella vista. Il volto palesemente segnato dalla rassegnazione e stanchezza pareva più pallido, nonostante la carnagione abbastanza scura di lei.
Non si riconosceva in quel riflesso. Non era lei.
In soli due giorni e due notti suo marito era riuscito a piegarla; la vita a Corte non era come si aspettava.
Forse sua madre poteva impegnarsi di più e trovarle un partito migliore.
Invidiava Sila, quella stronza. A Mirajane sarebbe semplicemente bastato sposare un qualsiasi principe e sarebbe stata contenta. Invece no. Uno spocchioso Lord le era toccato. Uno spocchioso Lord che aveva il pieno e totale controllo sulla sua vita.
Almeno se fosse stata principessa un po’ di libertà sarebbe riuscita a conquistarla.
Forse era meglio farsi un bagno e svuotare la sua mente da tutti quei pensieri.
Sfortunatamente, però, della sua ancella non v’era traccia; era notte fonda e sicuramente era nei suoi alloggi a riposare.
E forse era meglio così…


 

Filamenti densi e lattiginosi danzavano lenti per l’intera stanza, lasciando nell’aria un piacevole odore di marijuana.
L’incenso bruciava più che mai, facendo inebriare il giovane principe che, seduto su di una poltrona rinfoderata, sorseggiava con aria pensierosa il suo vino.
Parte del dolce nettare rossastro colò dal calice di cristallo che teneva, andando a sporcarsi la gola e il colletto della camicia bianca che indossava.
Che scocciatura, pensò.
Ormai la luna era alta nel cielo e alla Corte regnava il silenzio; tutti - perfino la servitù - erano tra le calde braccia del grande Dio dei sogni.
La sua mente ormai era annebbiata, pensieri poco lucidi gli ronzavano per la testa; la brocca di vino era quasi del tutto vuota. Per terra, addormentate e ubriache vi erano tre danzatrici mezze nude.
Tuttavia a fargli compagnia c’erano anche i suoi due fratelli: Sting e Elyas, il maggiore tra tutti loro - anch’essi addormentati in angoli diversi della stanza.
Molte cose c’erano da dire su Elyas… era il maggiore, certamente, ma non l’erede al trono. Era un bastardo e il suo sangue non era puro; in lui c’erano tratti da pixie, proprio come sua madre - l’amante ufficiale del Re.
Anche il suo aspetto era particolare, rispetto i suoi fratelli. In lui prevalevano i tratti della madre; infatti aveva un viso spigoloso e grandi occhi languidi neri come il catrame. Le orecchie non erano lunghe e affilate, ma si camuffavano bene tra i suoi lunghi riccioli violacei. Era il più alto e il più snello, il più irresponsabile e il più lascivo.
Era raro vederlo a corte, solitamente impiegava il suo tempo a compiere avventure a dorso del suo fedele destriero per tutte le terre di Sidhe. Essendo un bastardo non aveva doveri seri a cui adempiere, perciò si viveva la vita tra lusso e agiatezza come più preferiva.
“Alek…”
A parlare fu proprio Elyas, destatosi dal suo sonno, richiamando l’attenzione del fratello più piccolo che ancora era intento a sorseggiare vino.
Il principe in questione semplicemente non rispose.
“Alek, cazzo, dobbiamo dare una ripulita.” bofonchiò il maggiore, ancora assonnato ma con punta di preoccupazione nella voce. “Se tua madre domani dovesse trovarci così tu e Sting finirete in grossi guai.”
Non aveva del tutto torto. Il giorno seguente ci sarebbe stata la luna piena, un evento che a Corte veniva festeggiato con un banchetto periodico e vari rituali che cominciavano sin dal mattino, appena poco dopo il sorgere del sole.
Quella di domani sarebbe stata una luna dei fiori*, la favorita nella comunità magica.
Alek sbuffò. Si era completamente dimenticato di quella ricorrenza.
La situazione in quel momento non era una delle migliori; era completamente ubriaco e poco lucido - così come i suoi due fratelli, soprattutto Sting che ancora dormiva indisturbato. La stanza era piena di fumo di oppiacei e incenso e le tre cortigiane col quale si erano divertiti tutta sera erano prive di conoscenza stese sul freddo pavimento.
Dovevano dare una ripulita.
“Tu sveglia Sting, del resto mi occupo io.” biascicò il minore, alzandosi finalmente dalla poltrona e andando a riposare il suo bicchiere ormai vuoto vicino alla coppa di vino su un tavolino.
Con passo un po’ barcollante si avviò verso la porta di camera sua, richiamando con un gesto della mano le due guardie al suo servizio.
“Sbarazzatevi di loro.” disse. “E se osate soltanto riferire qualcosa a mia madre, la Regina, mi accerterò di tagliarvi la lingua io personalmente.” minacciò duro, lo sguardo di sangue ridotto a due fessure taglienti.
E mentre Elya svegliava loro fratello e le guardie si accingevano a scortare fuori le donne svenute, Alek spalancò tutte le finestre della sua camera per permettere al fumo che aleggiava tutt’attorno di uscire.
Se necessario avrebbe dormito quella notte con le ante spalancate.
Sting era sveglio, ora. Un po’ ubriaco, ma sveglio.
“Proporrei un bel bagno, che dite?”


 

Ripensandoci, Mirajane, decise che l’idea migliore era quella di andare nelle sale da bagno comune del palazzo. Così facendo avrebbe evitato di svegliare il suo consorte e si sarebbe svagata per un paio d’ore in quella nottata nefasta.
Con passo leggero e felpato entrò nel grande guardaroba e si vestì in fretta con una semplice e leggera vestaglia di veli color avorio. Prese la sua spazzola per capelli e abbandonò la stanza, chiudendo piano la porta alle proprie spalle.
Trovare le sale da bagno non fu un compito difficoltoso; il giorno prima Mellos si era premurato di farle fare un tour veloce dell’intero palazzo e lei era predisposta da buona memoria - nonostante il labirinto di corridoi che vi erano.
Superò un paio di guardie in armatura che facevano la ronda e finalmente si ritrovò davanti le porte dei bagni. Erano alte e spesse, in legno chiaro di betulla.
Appena entrata aloni di caldo vapore iniziarono a solleticarle il corpo, donandole immediatamente un senso di beatitudine.
La stanza era enorme, con colonne in pietra pallida alte fino al soffitto. In angoli seminascosti si potevano intravedere vasi in terracotta contenenti braci ardenti su cui erano sparse erbe aromatiche che donavano all’ambiente un leggero profumo di fiori.
La vasca era enorme, ampia e dall’acqua di un colore lattiginoso. Le pareti, invece, erano interamente ricoperte da specchi.
Le fate erano vanesie e anche il più umile dei doveri - quali fare un bagno - doveva essere uno spettacolo lascivo e unico. Ovviamente era una stanza comune, dame e signori si potevano incontrare e fare il bagno insieme; il Popolo di certo non conosceva alcun senso del pudore.
In un angolo vicino all’ingresso vi era tutto il necessario per fare il proprio bagno: saponi, olii essenziali alle erbe, creme, lozioni e qualche secchiello da poter riempire con acqua fredda dalla fontanella.
Mirajane prese l’occorrente, mettendo il tutto nel suo secchiello, si spogliò e - preso un asciugamani morbido - si incamminò in direzione della grande vasca d’acqua calda.
A quell’ora pensava di essere l’unica in quel posto, e invece, ad attenderla dentro l’acqua trovò un groviglio di corpi nudi scambiarsi baci ed effusioni roventi.
Il colmo, per Mirajane.
Vederli le fece tornare alla mente ciò che Mellos la costrinse a fare quella notte e il fastidio, la rabbia, presero il sopravvento del suo corpo.
Lasciò cadere rumorosamente il secchiello per terra; un'espressione di gelo dipinta in volto.
Ma non erano gli unici. Poco lontano vi erano altre due giovani fate di sesso maschile che si contendevano una giovane.
Il colmo, veramente.


 

Quella che Alek credeva ormai da considerarsi una serata conclusa ebbe dei risvolti.
Elyas, da solito mangia donne qual’era, per il loro bagno riuscì a sedurre ed avere la compagnia di due giovani pixie sorelle.
Sting non si tirò di certo indietro e - mentre loro fratello si lasciava andare a peccaminosi baci con una - decise di intrattenere l’altra. 
Quest’ultima, tuttavia, sembrava non le bastassero le attenzioni di Sting e cercava in ogni maniera un contatto con la pelle nuda di Alek, che guardava il tutto con sguardo impassibile.
Il suo unico scopo era quello di darsi una ripulita e rilassarsi un po’, cercando di farsi passare la sbornia - non certo un secondo round con delle pixie un po’ puttane.
All’improvviso, un rumore assordante, attirò l’attenzione dei presenti.
I due fratelli minori non faticarono a identificare l’intruso: si trattava della novella sposa di Lord Mellos, l’esotica creatura di Mare di cui non ricordavano la razza.
Elyas, invece, rimase rapito dal corpo nudo della giovine. I suoi lunghi capelli di un turchese scuro le arrivavano a solleticarle il sedere, tondo e sodo; oltre alla principessa Sila e a una delle sue ancelle non aveva mai visto capelli di un bel colore come quello.
Era di una bellezza disarmante, anche se in quel momento appariva nuda e poco curata; gli occhi erano leggermente gonfi e rossastri.
Sul volto tuttavia mostrava un’espressione di puro fastidio e schifo; le labbra carnose imbronciate all’ingiù.
Pareva non averli riconosciuti.
Sting fu il primo a parlare, anticipando Elyas che non riusciva a distogliere i suoi occhi dalla ragazza.
“Mirajane, che piacevole sorpresa trovarti qua.”
Quest’ultima lo guardò torva. Alternò lo sguardo tra lui e Alek e solo dopo aver visto i suoi glaciali occhi rossi parve riconoscere i due.
Il suo volto, dapprima, corrucciato si aprì in un sorriso.
Un falso sorriso.
“Scusate se vi ho interrotti, levo subito il disturbo.” sussurrò, abbassando la testa in un modesto inchino e girandosi di spalle pronta ad andarsene.
Mossa furba e calcolata, per lasciare i principi a rimirare il suo didietro quanto e come volessero.
“Resta,” la richiamò poco dopo Elyas.
Lei girò il viso in sua direzione, un sorriso malizioso a incresparle le labbra. Lo guardò interrogativa; ancora non sapeva chi fosse.
“Io sono Elyas, loro fratello.” si presentò rapidamente, allontanando da lui la pixie col quale era impegnato. “Prego, unisciti a noi.”
Alla fanciulla non servì sentirselo dire due volte che subito si unì a loro, entrando lentamente nella vasca.
La sua attenzione, principalmente, era rivolta a Sting - glielo si poteva leggere in volto. Infatti andò a posizionarsi tra lui e il maggiore bastardo.
Entrambi erano visibilmente rapiti dalla mennow. L’accerchiarono come si fa di consueto con un docile cerbiatto prima di saltargli alla gola.
Il minore tra i principi, tuttavia, la guardava a malapena - con sufficienza.
Certo, non poteva negare che fosse una gran bella giovine ma in lei leggeva grande ipocrisia celata da un falso sorriso e false buone maniere. Bastava vedere come li aveva guardati prima che si rendesse conto di chi avesse davanti; il suo sguardo cattivo e infastidito non gli lasciava libera la mente.
Non si fidava di lei. Ed era incredulo che i suoi fratelli fossero così pieni di loro stessi da non accorgersi che qualsiasi parola, mossa e sguardo di lei fossero una messinscena.
Destatosi dai suoi pensieri si ritrovò lo sguardo plumbeo di lei addosso. Lo squadrava con aria criptica, di chi non sapeva come comportarsi.
Alek ne aveva fin troppo.
“Io vado a dormire." sentenziò freddo, alzandosi e uscendo dalla vasca.
I suoi fratelli in tutta risposta brontolarono un po’, ma non lo trattennero; troppo impegnati a ricoprire di attenzioni Mirajane anche solo per non accorgersi delle due pixie che lanciavano sguardi di fiamme in loro direzione.
I suoi vestiti erano sporchi di vino stantio e puzzavano di fumo, così decise di lasciarli lì - qualche servo se ne sarebbe occupato. Prese solo un bianco asciugamani da avvolgersi in vita e abbandonò definitivamente la grande sala da bagno.

La sua camera ormai non puzzava più. Solo un po’, forse. E la densa cortina di fumo si era completamente dissolta.
Meglio così.
Senza preoccuparsi di vestirsi si buttò di peso sul letto morbido a baldacchino, coprendosi con un lenzuolo leggero. La sbronza gli era quasi del tutto passata e ora non voleva far altro che dormire; i suoi occhi stanchi supplicavano per un po’ di riposo.
Inevitabilmente - e senza poter fare molto per impedirlo - si ritrovò a pensare a Mirajane. E il suo sguardo magnetico fu l’ultima cosa che vide prima di addormentarsi.

 


 

 

***

Glossario fatato:

Luna dei fiori: nome con cui viene chiamata la luna piena del mese di maggio
  
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