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Autore: musa07    01/04/2023    2 recensioni
[AU-Conservatorio][KageHina][SakuAtsu]
"Hinata correva per i corridoi del Conservatorio illuminati dalla luce rosea del sole al tramonto, quasi avesse avuto le ali ai piedi. E nel momento in cui arrivò nell’aula, spalancando la porta incurante del fatto che dentro vi si stesse svolgendo una lezione o delle prove, beh: no, non si aspettava di farla franca[...]
Dopo il loro incontro di qualche sera prima, conclusosi in quel locale vicino al Conservatorio proposto proprio da Shoyo (dove Shoyo aveva parlato e Tobio si era praticamente limitato ad ascoltare quel monologo fervido e infinito), Tobio non aveva capito perché quell’altro da quel momento si era sentito in dovere, e in diritto, di tampinarlo ovunque. Lo aspettava all’entrata del Conservatorio alla mattina, fuori dalle sue lezioni (a proposito: come faceva a trovarsi sempre già lì? Si teletrasportava alla fine delle sue?) e, ovviamente, se lo ritrovava tra i piedi anche al momento del rientro. Per non parlare della pausa-pranzo o durante le prove dell’Orchestra[...]"
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Questa storia è il continuo di "Speed Date"
Saranno presenti diversi personaggi e diverse coppie
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Atsumu Miya, Kiyoomi Sakusa, Shouyou Hinata, Tobio Kageyama, Tooru Oikawa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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 “Dove le Parole finiscono, inizia la Musica”
 


 
CAPITOLO 2
 
- Hinata-kun, vedo che hai in mano il modulo di partecipazione per il concorso. – Shoyo venne risvegliato dai suoi pensieri grazie alla voce gioviale di Takeda-sensei. Questi era contento che i suoi studenti più promettenti accogliessero quella particolare occasione.
 
Il concorso al quale Takeda faceva riferimento era rivolto ai ragazzi degli ultimi anni di corso e prevedeva, per i vincitori, una borsa di studio e un contratto per un anno in una delle Orchestre Giovanili più prestigiose del Paese. La coppia avrebbe potuto portare un brano a scelta e uno scelto dalla Commissione in base al piano di studi dei due partecipanti e il giorno dell’esecuzione la Giuria avrebbe scelto quale brano far eseguire. Per chi lo desiderava, c’era anche la possibilità di partecipare al Concorso come parte dell’Orchestra e in questo caso sarebbe stato scelto – tra i fiati, gli archi e le vibrazioni – lo studente che si sarebbe dimostrato più meritevole, vincendo una borsa di studio sempre per un anno di studi di specializzazione all’Estero.
Le domande dovevano essere presentate entro la metà del mese corrente. Sarebbero state scelte dieci coppie che avrebbero partecipato alla selezione finale, scelte in base alla media dei voti degli esami sostenuti in quegli anni di studi e in base al voto ottenuto nelle pre-qualificazioni.
 
- Esatto. – squittì felice Shoyo, che non stava più nella pelle da quasi ventiquattro ore, alias dal momento in cui aveva visto la locandina appesa nella bacheca degli studenti e si era precipitato a cercar Kageyama.
Incredibilmente, non aveva dovuto sudar sette camicie per convincere Tobio a partecipare. A partecipare con lui, ovviamente. Non che Tobio, anche volendo, avrebbe potuto aver possibilità di scelta. Il trombettista sapeva esser molto convincente, se non altro perché alla fine ti beccava per sfinimento. Però Kageyama aveva posto una condizione prima di dare conferma definitiva dell’accettar di partecipare con lui o meno. Ed era proprio a questo che Shoyo stava pensando.
 
Il sensei batté le mani felice.
- Con chi parteciperai? – gli chiese entusiasta.
- Kageyama! – fu la replica altrettanto entusiasta.
- Ah, Kageyama-kun - sussurrò Takeda stiracchiando le labbra in un sorrisetto divertito. Ukai-sensei non era uno che elargiva complimenti o elogi nei confronti dei suoi studenti, ma Takeda gli aveva sempre sentito affermare che, nel suo corso, tre erano gli studenti brillanti e promettenti, e uno di questi era proprio Tobio.
- Ottima scelta. – lo lodò. – Trovo che Kageyama sia perfetto per te. Con la sua precisione e la sua meticolosità è in grado di frenare ma, al tempo stesso, esaltare e dare un senso alle tue irrefrenabili improvvisazioni stilistiche. –
E qui Shoyo – colto in sacco – si grattò la punta del naso imbarazzato. Takeda aveva pienamente ragione!
- Eh-eh… - ridacchiò nervosamente, facendo scoppiar a ridere di gusto il suo insegnante.
- D’altra parte – continuò quest’ultimo – proprio la tua maniera di improvvisare e far salti di modulazione della partitura son in grado di evidenziare e valorizzare la minuziosità di Kageyama-kun. – concluse, sorridendogli dolcemente, per poi portate lo sguardo verso gli occhi mielati di un altro dei suoi prediletti, nonché problematici e casinisti.
- Miya-kun, parteciperai anche tu? – gli chiese, piegando leggermente la testa di lato e attendendo.
- Ovvio sensei. - rispose Atsumu, asserendo vigorosamente con il capo e dando sfoggio al suo solito sorrisetto strafottente, che stava chiaramente ad indicare che per quanto lo riguardava, aveva già vinto.
- E tu con chi farai coppia? – gli domandò curioso, e quando il terzo dei suoi studenti prediletti – che completava quel trio – tentò di simulare un colpo di tosse per nascondere la risata che gli era salita prepotentemente alla gola, Takeda capì all’istante che l’obiettivo di Miya era un altro degli studenti tanto lodati da Ukai, anche se non suo allievo diretto.
- Ahehm… - biascicò Atsumu, tirando una gomitata a Motoya per farlo smettere di sghignazzare.
In effetti lui, nonostante fosse bravo a beccar la gente per sfinimento e con il suo sorrisetto ruffiano ma questa cosa con Kiyoomi evidentemente non funzionava, non aveva avuto una risposta positiva da parte del violoncellista. E sapeva di dover anche dei soldi a Motoya e Shoyo che avevano scommesso sulla sua disfatta.
Il giorno prima quando aveva fatto vedere il volantino del concorso a Kiyoomi, tutto pomposo, uscendosene con quella frase (ho bisogno del migliore), il violoncellista l’aveva squadrato con il suo sguardo in grado di farlo rabbrividire (e non di eccitazione in quello specifico caso) e sentirsi dire un sonoro “e che cosa ti fa credere, Miya, che io vorrei partecipare con te, in caso?”.
E alla sua risposta “perché io sono il migliore. Il meglio che tu possa desiderare, Omi”, Atsumu non sapeva ancora dirsi se avesse effettivamente scorto un sorrisetto di scherno apparire fugace sulle labbra di Kiyoomi o solo uno sguardo di palese fastidio e disprezzo, prima di superarlo.
 
- Non è finita qui. – proferì Atsumu, lanciando ai suoi due compagni di studio il suo solito ghignetto dei migliori, per poi rivolgersi verso Shoyo.
- Tobio-kun, eh? – il sorrisetto mordace si aprì ancora di più sulle labbra dell’alzatore. Sarebbe stato semplicemente da orgasmo multiplo battere Kageyama. Sakusa, a maggior ragione, doveva essere suo. Doveva assolutamente convincerlo!
 
- E tu Komori-kun, pensi di partecipare? – Takeda spostò ora lo sguardo su Motoya, che si strinse nelle spalle, sorridendo.
- Nahhh, non credo. Queste cose non fanno per me. – rispose.
E Takeda sorrise gentile. Lo sapeva che Motoya, a differenza di molti altri, suonava per il solo e puro piacere di suonare, per la gioia che ne ricavava. Tanto, con la sua bravura, aveva già ricevuto diverse proposte una volta che si fosse diplomato al Conservatorio. D’altra parte sarebbe stato impossibile non restare colpiti e ammaliati dalla musica coinvolgente, dalla carica, dalla forza, dall’energia che Motoya faceva scaturire dalla sua tromba. Era bellissimo come dalla sua musica emergesse il suo animo, la sua natura. La sua frizzante allegria era contagiosa. Mai una cattiva parola usciva dalla sua bocca, mai un cattivo gesto ma sempre una parola gentile per tutti, sempre qualche carineria delle sue fatta senza neppure rendersi conto del bene che faceva allo spirito altrui.
Se mai qualcosa pesasse nell’animo di Motoya o qualche compito fosse troppo gravoso e spiacevole, non lo dava mai a vedere ma affrontava sempre tutto con il sorriso rendendo anche il lavoro degli altri meno stancante. D’altra parte, quando erano più piccoli, Motoya aveva dovuto essere l’allegria anche di Kiyoomi.
 
- Io comunque vi ricordo che a breva abbiamo gli esami di fine trimestre e le prove dell’Orchestra. Sapete che io apprezzo sempre la lodevole voglia di partecipare a questo genere di iniziative ma non dimenticate ciò che viene prima. E non serve che vi dica quanto Washio-sensei ci tenga all’Orchestra. - Anche Takeda, che lo aveva avuto come insegnante di composizione a sua volta quando era un allievo, rabbrividì al pensiero del suo occhio che riusciva a vedere tutto, tipo occhio di Sauron.
- In ogni caso, adesso la giornata è finita e vi ricordo di prendervi del tempo per voi e per riposarvi. – ricordò loro alla fine, prima di scendere l’enorme, quanto sofisticato, scalone in marmo facendo un segno di saluto.
 
- Cosa ti preoccupa, Hinata? –
E Shoyo si riscosse dai suoi pensieri, interrotti dalla domanda di Motoya.
- Kageyama ha detto che parteciperà con me solo se gli dimostrerò che il mio modo di suonare lo convincerà completamente. –
- Che stronzo, cazzo! – ringhiò Atsumu ma Motoya, al solito, calmò gli animi.
- Credo che voglia esser certo che non sia una perdita di tempo per entrambi. Che la vostra musica e il vostro modo di suonare si incastri. –
- Sì, qualcosa del genere. – replicò Shoyo, sorridendo timidamente – Solo che tu, Motoya-san, l’hai detto in modo più gentile e carino. –
E qui Atsumu si lasciò sfuggire un piccolo ghignetto sghignazzante, beccandosi due occhiate divertite di biasimo da parte degli altri due. Almeno Shoyo non aveva ricevuto un “no” secco.
- Piantatale con queste facce da culo. Vedrete: riuscirò a convincere Omi. D’altra parte la mia è un’offerta che non può rifiutare. –
- In quale punto esattamente? – gli chiese divertito Shoyo, iniziando a camminare all’indietro.
- Nella mia persona. – fu la risposta scontata e divertita, mentre avevano iniziato ad attraversare il lungo corridoio che portava alla sala prove.
- Ho sentito che Oikawa gli ha chiesto di partecipare insieme… - si divertì a percularlo Motoya, (mentendo spudoratamente).
- Cosa?! – andò in escandescenza Atsumu – No dai, cazzo! Omi non può scegliere di partecipare con una prima donna come quello. Pretenzioso, pieno di sé, borioso, vanaglorioso e saccente. –
- Tu ti rendi conto che ti stai descrivendo, vero? –
E Atsumu dovette convenire che non avevano in effetti tutti i torti, per poi fermarsi con sguardo preoccupato.
- Mori, ma Oikawa gliel’ha chiesto veramente? –
- No. – scoppiò a ridere il diretto interessato.
- Sei proprio stronzo, oh! Si vede che condividete parte del corredo genetico tu ed Omi. –
- Comunque Oikawa-san è strabravo. – si permise di intromettersi Shoyo e Motoya convenì annuendo con il capo, beccandosi un’alzata di occhi al cielo infastidita da parte di Atsumu, che proseguì per la sua cacciata nei corridoi. I due volevano scortare Shoyo da Kageyama prima di uscire dal Conservatorio.
 
 
Tooru non aveva saputo di quel concorso se non esattamente ventiquattro ore prima a sua volta, quando Tetsurou si era presentato a lui, mentre si stava esercitando, con quell’identico volantino che avevano recuperato sia Shoyo sia Atsumu. E i due si erano messi a scartabellare tra i loro spartiti per trovare un pezzo di rilievo per Violino e Pianoforte. Optando niente meno che per la
Sonata numero 9 di Beethoven - Kreutzer.
- Tranquillo, tanto sto già diventando scemo con Rachmaninoff. – aveva riso Kuroo quando Tooru gli aveva chiesto se ne fosse sicuro – Cosa vuoi che sia spararmi anche Beethoven? – indubbiamente quel ragazzo faceva dell’autoironia, dell’autocanzonatura, la sua miglior arma. Oltre che il suo sorrisetto. Che tante vittime mieteva. E tra queste anche proprio il ragazzo che gli stava di fronte. Che comunque, a sua volta, tanti cuori aveva infranto e continuava ad infrangere.
 
- Tobio-chan mi fai sentire il tuo Re a corda vuota, per favore? – Tooru in quel momento si trovava con Kageyama.
Avevano appuntamento esattamente tra decina di minuti con gli altri due che facevano parte del quartetto per il concerto di beneficenza e si erano ritrovati prima per esercitarsi su di un passaggio di attacco particolarmente ostico.
Tooru aveva imbracciato il suo violino - cosa che stava facendo anche Tobio - per accordarlo dopo essersi tolto l’orologio dal polso destro.
Tobio eseguì la richiesta e il suono si propagò nell’aria. Le due casse armoniche degli strumenti vibrarono l’una sull’eco dell’altra. Istintivamente, i due sorrisero per la sensazione ogni volta sconvolgente di sentire come il violino vibrasse e fosse vivo su di loro.
- Partiamo da questa battuta, ok? – proferì Tooru, indicando con la punta dell’archetto il punto sullo spartito.
- Ok – replicò l’altro, cacciando l’aria fuori, sistemando la tensione dell’archetto, per poi posizionare nuovamente il violino sulla spalla, spostando gli occhi verso del suo senpai ad attendere il suo segnale di attacco.
Era indubbiamente esaltante suonare con uno virtuoso come lo era Oikawa.
 
Tobio, pur essendo un talento naturale che però si esercitava fino a sputare sangue, aveva il grande dono di voler sempre apprendere da chi considerava più bravo di lui. E per lui Oikawa, non solo come violinista ma anche come musicista in generale, era il top di gamma. Quindi ascoltava sempre i suoi consigli. Resi ancora più preziosi dal fatto che Tooru raramente li dispensava a lui.
 
- Ammorbidisci il polso, Tobio-chan. – suggerì Oikawa, ma non c’era traccia alcuna di fastidio o impazienza nella sua voce, quando sentì il terribile suono meccanico che il tremolo di Tobio stava producendo.
- Ahh, scusa. – si scusò terribilmente mortificato Tobio.
- Non c’è niente di cui tu ti debba scusare. – lo tranquillizzò Tooru, posizionandosi dietro di lui.
– Svuota la mente. – gli suggerì, mentre gli prendeva la mano destra nella sua per fargli mollare la tensione sull’archetto, facendo una leggera pressione sul polso.
- Rilassa. – gli ripeté in un sussurro divertito dato che Tobio, se possibile, si era irrigidito ancora di più.
Sussurro che arrivò come un soffio alle orecchie di Kageyama, il quale – docilmente – eseguì e con un grosso sospiro si lasciò guidare dall’altro, sentendo come si fosse abbassato quel tanto che bastava per poter arrivare a lui. Sentendo il calore che il suo corpo sprigionava sulla sua schiena.
- Ti rendo nervoso, Tobio-chan? – sussurrò nuovamente, Tooru, ma ora c’era indubbiamente una nota ammiccante nel tono.
- No, ovviamente. – replicò beffardo Tobio, restituendogli il sorrisetto.
- Peccato. Così si perde metà del divertimento. – ed ora il sorriso era diventato ferino, da predatore, mentre si sfidano con lo sguardo. Mollando gli occhi l’uno dell’altro solo nel momento in cui la porta della stanza si era aperta.
Erano arrivati Kiyoomi e Koushi per le prove del quartetto, non accorgendosi che nell’altra entrata i tre trombettisti non si erano persi nulla. E in tutto quel quadretto, l’attenzione di Shoyo e Atsumu era stata attirata da due cose totalmente differenti.
Quello che aveva colpito Hinata era che l’espressione di solito concentrata – e accigliata – di Kageyama, in quello scambio di battute tra i due (che a loro tre, da fuori, era stata praticamente impossibile da sentire ma solo da osservare) era un’espressione divertita e ammiccante, e non gliela aveva mai vista prima di allora.
 
Quello che aveva notato Atsumu, invece, era come Kiyoomi mentre tirava fuori il suo strumento dalla custodia, avesse dedicato un piccolo sorriso deliziato al proprio cello.
- Oh, vorrei ricevere anch’io un sorriso del genere da parte sua. Lo stesso sguardo carezzevole. – Motoya imitò il tono di voce e il modo di parlare di Atsumu, per prenderlo bonariamente in giro. E Atsumu non si scompose minimamente. Anzi, accettò la sconfitta scoppiando a ridere. Si rendeva conto di star letteralmente sbavando dietro a Kiyoomi.
- A me vanno bene anche degli insulti pur di ricevere qualcosa da lui e purché mi rivolga la parola. – proferì Atsumu, che lo stava letteralmente scannerizzando.
- Tu stai male.  – lo piccò divertito Motoya – No, sul serio: fatti curare. –
- Ehh senti bellino, lascia perdere, visto che tu sei quello che fissa il pacco di mio fratello in modo insistente e poco sgamabile poi. – lo redarguì seccato il biondo.
- Non è mica colpa mia se tuo fratello ha un pitone tra le gambe. – fu la risposta serafica di Motoya mentre si stringeva nelle spalle - Come te del resto. L’attenzione degli occhi cade per forza lì. -
- Motoya-san che ne sai tu del cazzo di Atsumu-san? – rise di cuore Shoyo, mentre si allontanavano di poco per non disturbare l’esecuzione dei quattro.
- Perché quando casualmente (e qui mimò le virgolette) passa a trovarmi a casa si mette sempre in mutande. –
- Eh? – chiese interdetto Shoyo, piegando la testa di lato.
- Metto in mostra la mercanzia, Shoyo-kun, nel caso in cui Omi-Omi si degnasse di metter fuori il naso dalla porta della sua stanza, dove si rintana puntualmente quando io arrivo nel loro appartamento. Oh, a proposito di cazzi… Mori? -
- No, non mi chiedere niente dell’attrezzo di mio cugino perché non ti risponderò. – si negò Motoya mentre recuperava il cellulare dalla tasca dei pantaloni che aveva iniziato a trillare. – Oh, guarda un po': parli del pitone… - disse, mostrando il display illuminato del telefono.
- Ma perché quel coglione di mio fratello chiama te invece che me?! – si alterò Atsumu.
- Perché sono indubbiamente più affidabile.  Dai, muoviamoci che lui e Rin ci stanno aspettando fuori. In bocca al lupo con Kageyama, Hinata. -
 
Ma la prova, per Shoyo, sarebbe stata rimandata. Non sarebbe stata sicuramente per quel giorno. Tobio aveva altri impegni per quella sera.
 
 
 
 
Come al solito Tooru, che aveva la mania di dormire a stella, occupava più della metà del letto.
Allungando un braccio, mentre si stiracchiava nella dolce incoscienza del dormiveglia, la mano andò a sfiorare la schiena della persona che giaceva profondamente addormentata al suo fianco.
Oikawa spalancò gli occhi, per poi addolcire l’espressione, sorridendo alla visione dell’altro. Lentamente, senza nessuna fretta, si avvicinò a lui, sentendo il fruscio delle lenzuola al suo passaggio. Appoggiandosi sull’avambraccio, si sollevò di poco scostandogli una ciocca di capelli da davanti agli occhi, per poi abbassarsi verso il suo volto.
Soffiandogli delicatamente sugli occhi chiusi, l’attenzione delle sue labbra si portò poi verso l’orecchio.
- Ehy, bell’addormentato: è l’ora della colazione. -
 


 
Continua…
 
 
 
 
   
 
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