Titolo: I trust(ed) you
Autore: Jason_Trth Hrtz
Fandom: Fate: The Winx Saga
Pairing: Bloom x Sebastian
Rating: giallo
Parole: 1546
Avvertimenti: adulto x minore (non
accade nulla di estremamente esplicito), manipolazione, corruzione protagonista
Disclaimer: Questi personaggi non
mi appartengono, sono proprietà dei rispettivi autori
Note: se notate alcune differenze
con il canon, non siete voi che ricordate male, sono io a essermi preso delle
libertà.
I
TRUST(ED) YOU
«Se ti unissi a me,
avresti tutte le risposte che hai sempre cercato, Bloom».
Sentiva il suo respiro
caldo sulla guancia. Alcuni capelli ramati si erano spostati con l’azione e dei
filamenti le accarezzavano la pelle arrossata dall’agitazione. Pensare che lo
avesse fatto di proposito non sembrava più un’assurdità, dopo aver scoperto
tutti i raggiri di cui sia lei sia il resto di Alfea erano state vittime.
Sebastian l’aveva
fregata.
Si fidava di lui, si era
fidata dal primo istante in cui l’aveva incontrato e le aveva sorriso, facendo
battute sciocche per cercare di allentare la tensione.
A quanto pareva, la sua
vera faccia era un’altra.
«Per tutto questo tempo…»
strinse i pugni, troppo adirata per riuscire ad articolare frasi che non siano
una sequenza di insulti.
«Lo so, Bloom, lo so»
si limitò a dire lui, come se sapesse leggerle la mente, poi si ricordò che, in
effetti, Sebastian era in grado di farlo, con i poteri che aveva rubato
alle altre fate.
«Ti ho mentito. Ho dovuto,
per il bene dei miei compagni, da tempo perseguitati e ammazzati come animali,
perché ritenuti “pericolosi”», fece una pausa e le rivolse un risolino amaro
quando lei, con uno scatto della testa, lo fissò negli occhi, ora faccia a
faccia.
Usare quella carta con
lei era voler vincere facile. Bloom lo sapeva, eppure non riusciva a non
provare completa empatia per la situazione da lui descritta.
«Pensavo che proprio tu,
Bloom, fra tutti gli altri, saresti stata quella che avrebbe capito meglio le
mie motivazioni…»
«Motivazioni che hanno
massacrato fate innocenti!» non riuscì a trattenersi dall’urlagli in faccia,
nonostante la breve distanza che li separava.
«Anche nella mia gente c’erano
persone innocenti!» alza la voce Sebastian, pur trattenendosi visibilmente
dall’urlare. Anche lui si era fatto più vicino e nella semi-ombra riusciva a
vedere le vene del suo collo ingrossarsi.
I loro respiri a un
soffio l’uno dall’altro.
Doveva esporre il collo
per continuare a guardarlo negli occhi, vista la loro nuova posizione, ma nel
suo stomaco la Fiamma del Drago infiammava più potente di un vulcano in
eruzione.
La ragione non è più in
sua compagnia.
«Mi sono fidata di te…»
termina la sua frase, con la sensazione di avere una stalattite conficcata nel
petto. La squarcia fin dentro le viscere.
Lui la guarda con una
ritrovata dolcezza, in contrasto con la mascella irrigidita che pulsa sotto
l’intensità delle sue emozioni.
Lei non ha il potere di
sentire o leggere le emozioni, pensieri, altrui, ma in quel momento non sembra
averne bisogno per sapere ciò che Sebastian deve star provando o pensando.
I suoi occhi, il modo in
cui la guarda, come mai prima l’aveva guardata, le fece capire esattamente dove
sarebbe andato a parare con il suo discorso. E non sapeva se era pronta a
sentirgli dire quelle parole, non sapeva se sarebbe riuscita a mantenere la
calma, quando tutto quello che avrebbe voluto fare era radere al suolo,
bruciare, ogni cosa nel raggio della sua fiamma; come era già successo in
passato.
«E puoi farlo ancora,
Bloom» le disse mellifluo, sussurrando ora, senza neanche toccarla
fisicamente; come invece si era aspettata che provasse a fare in una situazione
del genere. La carezza della sua voce, simile a quella provata prima, quando il
suo fiato le aveva sfiorato i capelli, bastò a farla sentire sopraffatta.
Bloom scosse la testa.
Non poteva permettergli di entrare nuovamente nella sua mente.
«No» disse soltanto. Come
se dovesse convincere più se stessa, che Sebastian.
«Bloom--»
«No! Smettila!
Smettila!» scosse di nuovo il capo e agitò le braccia in un movimento dall’alto
verso il basso, come trapassata da una nuova energia. I suoi occhi assunsero la tipica tinta arancione.
«Esci dalla mia testa»
disse, scandendo ogni singola parola tra i denti che quasi stridevano insieme.
Avanzò di qualche passo verso di lui, e Sebastian indietreggiò. Arrivò a
toccare il muro con la schiena ampia, pur di provare a farla sentire in potere
della situazione. Fin lì ci arrivava anche lei. A quanto pare quel lato di
Sebastian era presente sia nella sua versione da “buono” sia in quella da
“ucciderò chiunque non mi sia utile”.
Ora era Sebastian quello
ad essere, fisicamente, con le spalle al muro, ma nonostante questo, quella che
davvero sembrava non avere vie di fuga era Bloom.
Se non si univa a lui,
con molte probabilità non avrebbe trovato mai la verità sulle sue origini, la
sua famiglia, il potenziale della sua Fiamma del Drago. Con altrettante
probabilità dovrà trovare il modo di ucciderlo, e con lui tutte le risposte che
potrebbe facilmente avere, se “solo” si unisse a lui.
Ma, se si unisse a lui,
vorrebbe dire tradire le sue amiche e tutte le fate di Alfea, senza contare la
memoria delle fate che sono state strappate alla vita come vittime sacrificali
non volontarie.
Qualsiasi cosa facesse,
qualcuno ne avrebbe pagato il prezzo.
Si trattava di scegliere
tra il suo dolore o quello degli altri.
Quale le sembrava più
sopportabile?
«Ci stai pensando troppo,
Bloom…» come un Diavolo tentatore, Sebastian le sussurrava parole di conforto,
per spingerla nella direzione da lui desiderata.
Aveva le mani alzate,
come segno di resa, a promettere che non avrebbe usato i suoi poteri contro di lei, per minacciarla o costringerla a fare alcunché.
Che collaborazione
funzionale sarebbe mai potuta essere, se dovevano
costantemente guardarsi le spalle dalla minaccia che rappresentavano l’uno per
l’altro.
«Se prometti di
abbandonare ogni presupposto di salvezza per il resto del mondo delle fate, io prometto
di aiutarti a trovare te stessa. La tua vera essenza, quella che ti è stata
nascosta e portata via contro la tua volontà…»
Si vergognava di
ammetterlo anche solo a se stessa, ma più Sebastian
parlava, più le conseguenze le sembravano giustificare i mezzi.
Doveva solo essere
egoista.
Non sarebbe stata la
prima volta che agiva per i suoi interessi, nonostante la vicinanza con Alfea e
le altre fate le avesse fatto capire che l’unione faceva davvero la forza,
anche se allo stesso tempo ti rendeva vulnerabile.
Tuttavia, un’unione di
convenienza con Sebastian sembrava presentare zero vulnerabilità, per lei.
Lo avrebbe usato per
ottenere la verità, poi avrebbe potuto tradirlo e ritornare ad aiutare le fate.
Accidenti.
Si era appena dimenticata,
come un’idiota, che Sebastian poteva leggerle la mente.
Le sorrise con un angolo
della bocca sollevato, come se non fosse sorpreso delle sue macchinazioni da
eroina mancata.
«La stai facendo più
complicata di quello che necessita», la sua voce era ritornata sui toni bassi a
cui era abituata.
Sebastian abbassò le
mani, e in quel momento Bloom ebbe l’impressione che ogni trattativa ragionevole
aveva raggiunto il suo tempo limite.
Che strategia avrebbe
usato, ora?
E lei sarebbe stata
pronta con un contrattacco?
Mosse un singolo passo
verso di lei, poi una mano le sostenne la guancia calda e umida di una lacrima
solitaria, che solo in quel momento si rese conto di aver versato. Avrebbe
voluto sapere quando, esattamente, era successo.
Le accarezzò con il
pollice le lentiggini che dipingevano il suo viso.
E lei non fece nulla. Non
reagì in nessun modo che avrebbe avuto senso.
Perché non aveva paura? Sebastian
stava forse usando uno dei poteri rubati per privarla o alterare le sue vere
emozioni? Tutti i suoi dubbi e tentennamenti morali? Musa aveva fatto qualcosa
di simile con Sam, in passato, quando il ragazzo aveva rischiato di morire, ma
Bloom sapeva che Sebastian avrebbe dovuto presentare qualche effetto
collaterale su di lui, se quello era ciò che le stava facendo.
Eppure, lui traspariva più
tranquillo che mai, come se lei non lo avesse minacciato di trasformarlo in un
fiammifero consumato.
Le mani di Bloom si
rilassarono dai pugni in cui erano stati stretti fino ad allora,
improvvisamente non sembrava avere più senso resistere.
Sebastian, notando
sicuramente la sua calma improvvisa, così rara per lei, e non più pronta a
incenerire tutto, le avvolse anche l’altra guancia. Le sue mani le tenevano la
testa e la portarono a puntare lo sguardo solo su di lui e nient’altro intorno
a loro.
Non che avrebbe mai potuto
distogliere lo sguardo da Sebastian. Era come una calamita ogni volta che
entrava in una stanza.
«Tutto questo può
risolversi senza altre morti, se le fate decidono di seguire il mio comando» le
disse, poi alzò il mento e la guardò con gli occhi quasi socchiusi: «averti
dalla mia parte li convincerebbe ad arrendersi».
Bloom aveva il
presentimento che il discorso non fosse ancora finito, quindi si impose di
trattenere la lingua e ascoltare ogni sua parola, fino alla fine.
«Da soli siamo forti, ma
insieme saremmo imbattibili», un’altra carezza, di entrambi i suoi pollici,
le movenze ricordavano lo spolverare un tesoro sepolto appena ritrovato e che
si maneggia con estrema cura. La sua voce le strisciò nei padiglioni
auricolari, sentì sulla pelle le tracce lasciate dalla loro marcia.
«Bloom…» sembrò
voler concludere il suo discorso lasciando un’aria di aleggiata attesa intorno
a loro.
Il suo volto si avvicinò
al suo, come a scrutarla meglio, e lei non provò a scansarsi. Non ci riuscì, era
come assuefatta da lui, la sua figura, le sue parole, i suoi occhi neri come il
male incarnato.
Non se ne rese conto
finché non era già accaduto.
Le labbra di Sebastian
toccarono le sue, e Bloom chiuse gli occhi.