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Autore: Nidafjollll    03/04/2023    4 recensioni
Fate. Belle e spietate da togliere il fiato.
Con falsi sorrisi e occhi ammaliatori tessono le loro trame ingannando gli sciocchi e servendosi di loro.
Chi fu lo stolto che andò in giro raccontando che loro fossero tanto pure e di buon cuore?
Le fate sono egoiste, sadiche e capricciose. I denti affilati e gli occhi brillanti di malizia.
Questa storia non sarà rose e fiori, ma cruenta e maligna. Verrà svelata la loro vera natura, i loro giochi perversi e la smania di potere.
Genere: Drammatico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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04: “Sila


 



 

Quella mattina Mirajane si svegliò all’alba, assistita dalla sua fedele ancella, Nyla.
Il grande giorno era dunque arrivato, suo malgrado. Da quel giorno in poi sarebbe stata lei stessa una delle dame da compagnia della principessa Sila, consorte dell’erede al trono: Malakhi Mistje-Mirada.
Molte cose non andavano bene alla fanciulla; primo tra tutti trovava umiliante il fatto di trovarsi a lavorare al servizio di qualcuno. E non si trattava di un qualcuno a caso, no. Si trattava di Sila, della famiglia reale Mistjelres, una sirena alquanto infida con la quale Mirajane aveva avuto il dispiacere di avere a che fare.
I ricordi dei loro incontri erano abbastanza lontani nel tempo. Risalivano a quando la principessa ancora non era maritata e viveva alla Corte Aqua; a quel tempo anche la famiglia Ypselanti si trovava a palazzo - prima di essere banditi, e da che avesse memoria tra lei e Sila proprio non scorreva buon sangue.
Tutta questa situazione era assurda!
Proprio quando pensava di essersi - finalmente - liberata di lei eccola qua nella sua nuova dimora a renderle la vita più dura di quanto già non lo fosse.
Cercando di liberare la mente dai pensieri negativi la mennow si lavò la faccia con acqua fresca e fredda, puntando successivamente lo sguardo sullo specchio dinanzi a sé.
Aveva dormito poco quella notte, tuttavia di occhiaie non ve n’era traccia - fortunatamente. Forse era grazie al bel bagno che aveva fatto quella notte; un vero toccasana!
E ripensando al bagno fu inevitabile pensare anche a chi c’era a farle compagnia. Un sorriso malizioso si disegnò sulle sue labbra, riuscendo per un momento a svuotarle la mente dalle preoccupazioni e lasciandosi andare ai dolci ricordi sui tre principi incontrati.
Mirajane era conscia dell’effetto che faceva agli uomini, ed essendo una delle poche creature acquatiche a Corte suscitava ancora maggior curiosità.
Era conscia di aver letteralmente stregato Elya ma, purtroppo, lui non rientrava nel range a cui puntava. Sfortunatamente era un bastardo e in quanto tale non avrebbe mai e poi mai potuto ambire alla corona o a una posizione di vantaggio come i suoi fratelli.
Un vero peccato, tuttavia; con lui il gioco sarebbe stato breve e facile.
A riportarla coi piedi a terra - alla cruda realtà dei fatti - ci pensò, ancora una volta, Nyla.
Con voce debole e sottile quest’ultima l’accompagnò alla cabina armadio, mostrandole una serie di vestiti di colore verde e spiegando che tale colore era riservato alle dame da compagnia dei reali.
Tra i quattro vestiti tra cui poteva scegliere, la mennow, scelse il più trasparente. Si trattava di abito lungo fino alle caviglie, attillato sul petto, di un verde chiaro che ricordava le foglie di salvia.
“Voglio i gioielli.” impartì successivamente con tono di voce che non ammetteva repliche.
Se proprio doveva fare la dama da compagnia perlomeno si sarebbe accertata di essere la più appetitosa tra tutte loro.
Infondo, incontrando Sila, forse avrebbe incontrato anche l’erede al trono. E gli Dei non vogliano che lei venga colta impreparata!
Un sorrisino fece capolino: di certo avrebbe sfruttato la sua posizione al meglio.

Una volta terminati i preparativi, Mirajane, tornò nella stanza principale e ad attenderla  trovò il suo sposo. Pareva essersi appena svegliato, indossava ancora la veste da notte e sul viso aveva un’espressione ancora addormentata.
Ma appena vide la sposa s’illuminò.
“Mia cara, che incredibile visione.” si complimentò, gli occhi rosa ridotti a due fessure maliziose mentre con lo sguardo ripercorreva la silhouette sinuosa della giovine. “Vieni a salutarmi prima di andare a svolgere i tuoi doveri.”
La ragazza tentennò, indecisa. Ma non aveva altra scelta, perciò, a passo lento e strascicato si avvicinò piano al letto e a Mellos.
Quest’ultimo non perse tempo e la attirò a sé per un braccio, facendola cadere nel letto assieme a lui. In men che non si dica si ritrovò su di lei; il sorriso malizioso e lo sguardo cattivo.
La baciò con irruenza, facendo scontrare le loro bocche e insinuando la sua viscida lingua tra le labbra di lei. Nel mentre, una mano era finita a palpare con enfasi il suo seno.
“Non dimenticarti a chi appartieni e non osare mettere in imbarazzo il mio nome.” sibilò infine, con voce dura e minacciosa, staccandosi finalmente dalla ragazza e alzandosi dal letto. 
Lei era fumante di rabbia. Non solo quel viscido aveva ancora una volta abusato di lei, ma osava addirittura minacciarla. E visti i precedenti era piuttosto sicura che se solo avesse osato commettere un passo falso si sarebbe ritrovata sotto le mani violente di lui.
Fortunatamente sembrava non sapere nulla di ciò che era accaduto la sera precedente.
“Certo.” rispose semplicemente, dura, mentre abbandonava la stanza.


 

Sila era sicuramente una narcisa vanesia.
Adorava spendere ore e ore a rimirarsi allo specchio e prendersi cura di sé; la bellezza era tutto, un arma sicuramente non impassibile.
Sua madre glielo ripeteva sempre, quelle poche volte che si degnava di essere una vera e propria madre. Tuttavia Sila non la biasimava; era una regina e come tale aveva impegni più importanti che passare del tempo con la sua unica figlia.
Dettagli…
Perlomeno una cosa giusta nei suoi confronti l’aveva fatta: assicurarle un posto da regnante accanto a quello che sarebbe ben presto diventato Re delle intere terre di Sidhe. Così facendo le sirene avrebbero ben presto potuto regnare su mare e terra, incontrastati.
Ormai la giovane sirena era maritata da un bel po’ eppure lei non amava Malakhi.
Certo, era una bellissima fata… ma in lui c’era qualcosa di criptico che non riusciva a farsi andar a genio. E perdipiù era sempre impegnato da mille mila questioni di stato e riunioni; stavano insieme solo la sera, quando cercavano di concepire un nuovo erede per la famiglia.
D’altronde era quello il suo ruolo: procreare e donare alla Famiglia Reale una discendenza. Una vera noia.
Con la noia dipinta sul viso, Sila, era seduta composta alla sua toeletta in attesa della sua nuova dama da compagnia. Era in ritardo. Partiva già male - ma in fondo poteva aspettarsi solo questo da una semplice mennow.
Un sorriso tuttavia le increspò le labbra sottili; un sorriso cattivo e pieno di divertimento.
Era da anni che non vedeva Mirajane, da quando sua madre bandì da corte lei e la sua sciatta famiglia. Il motivo di tale ira da parte di sua madre nei confronti degli Ypselanti non l’aveva mai capito; ma di certo si trattava di una cosa grossa e succosa.
Si appuntò mentalmente di indagare.
Quella serata si sarebbe tenuto un Esbat* in onore della Dea e della luna dei fiori che faceva il suo ingresso. Quella era la luna prediletta in assoluto dalla regina Cyra che annualmente preparava un banchetto di fiori e dolciumi, festeggiando per tutta notte.
Sila aspettava Mirajane per iniziare i vari rituali propizi e iniziare a prepararsi per la serata. Non lo faceva di certo perché le mancasse la servitù - anzi, già aveva la sua fedele ancella; lo faceva per puro dispetto.
Più faceva lavorare la piccola mennow e più la sirena si sarebbe divertita.
Da piccole, nonostante il suo titolo da principessa, la supponente osava tenerle testa ma ora le cose erano ben diverse. Lei era nettamente superiore e avrebbe fatto sì che la sua nuova dama ricordasse da dove provenisse e qual’era il suo rango.
Proprio in quel momento si udì un leggero bussare alla porta; Sila s’illuminò.
La sua vittima era dunque arrivata.


 

Mirajane non era tipo da essere nervosa o impacciata, ma ora, dinanzi alle alte porte della stanza di Sila si sentiva piccola piccola. Le due guardie la guardavano con malizia e questo - almeno in parte - le fece riacquistare fiducia in sé.
Non poteva mostrarsi debole o inferiore a lei. Non l’avrebbe permesso ne ora ne mai.
La porta si aprì mostrando il viso grazioso di una fanciulla. In un primo momento, la mennow, pensò che fosse una sirena; ma le lunghe orecchie affilate da fata la mandarono in confusione.
Esteticamente sembrava una creatura acquatica; aveva una chioma di una chiara tonalità di azzurro e occhi limpidi e cristallini come due pozze d’acqua pura. Era alta e sinuosa, le labbra carnose, il viso a cuore e zigomi alti.
Era bellissima.
Ma non bella quanto lei, chiaro.
“Che piacevole sorpresa rivederti qui, Mira.”
A parlare non era stata la giovane alla porta, bensì Sila, che la invitò ad accomodarsi nella stanza.
La sirena era comodamente seduta su una poltrona foderata in pelle, in fondo alla stanza; la schiena dritta e lo sguardo fiero.
Non era cambiata dall’ultima volta che l’aveva vista. I suoi grandi occhi color sabbia erano sempre illuminati da punta di cattiveria e la bocca, piccola e sottile, era dipinta a formare un ghigno divertito.
I suoi lunghi capelli di cobalto erano lasciati sciolti in disordine sulle spalle gracili e sottili.
Mirajane semplicemente non le rispose, la guardò torva e successivamente si aprì in un falso sorriso.
“Ti presento Defne, la mia ancella.” sorrise falsa indicandole la fanciulla dagli occhi cristallini che le aveva aperto la porta. “E’ un ondina*, venuta direttamente con me dal Mare.”
Ecco cos’era! Un ondina; ora si spiegava le orecchie - a conti fatti si trattava di una fata, comunque.
“Direi di iniziare a prepararci in vista dell’importante serata, tu che dici?” sibilò infine, socchiudendo gli occhi in un sorriso divertito. “Vai in bagno e portami la mia brocca d’acqua.”
Un ordine.


 

Sin dal mattino il secondogenito della Famiglia Reale aveva preso parte ai riti per Esbat, assieme ai suoi fratelli.
Aveva bruciato candele dai colori sgargianti, si era purificato con dell’incenso al gelsomino e aveva pregato la Dea. La parte religiosa della giornata era volta al termine, ora si prospettava soltanto una notte di follia e divertimento - sempre con rispetto per la luna e la Dea.
Oltre a Elya, il maggiore, Sting era di certo il più allegro e ilare.
Ovviamente il più cattivo tra i fratelli era il minore: Alek, le cui gesta e crudeltà si narravano per tutta Sidhe - bastava uno sguardo di troppo e il giovane principe era capace di cavare gli occhi a chi lo guardava.
Tuttavia questa indole cattiva l’avevano tutti i suoi fratelli; perfino Malakhi che sul volto aveva sempre un’aria impassibile. Tutti ma non Sting, lui era quasi innocente - tratto alquanto raro nelle fate, di solito di indole capricciosa.
Caratterialmente si direbbe essere il più simile al padre; il Re, conosciuto da tutti per la sua bontà e saggezza. La corona non era mai stata in mani più sicure e con la sua ascesa le guerre tra gli Unseelie* e il Mare erano giunti a termine con giusti accordi.
Al popolo Unseelie erano state riconosciute terre e un proprio capo mentre al Mare era stata fatta una ghiotta offerta: il figlio maggiore delle fate come sposo per la principessa degli abissi.
Malakhi, come sempre, vedendo la sua sposa rimase impassibile con il solito sguardo di sufficienza dipinto negli occhi rossi opachi. Mentre Sting lo invidiò; quella bella sirena tutta per lui…
Essere il secondogenito era una posizione non molto comoda: aveva tutte le responsabilità e studi, proprio come il maggiore - in caso di sbalzi per il diritto al trono, ma allo stesso tempo non veniva preso in considerazione seriamente quando si trattava di questioni importanti. Era un po’ la riserva.
Una merda.
Ad ogni modo quella di oggi era stata una giornata particolarmente calma e piacevole, e la sera si sarebbe sicuramente dato al vino e all’allegria. Chissà, magari avrebbe rivisto in maniera privata la piccola Mirajane.
La sera prima aveva avuto il piacere di incontrarla alle sale da bagno; una visione. Peccato solo ci fossero i suoi fratelli, soprattutto Elya che non perse tempo a sbavarle dietro come un troll* in calore - cosa che fece anche lui, onestamente, ma in modo più discreto.
L’unico ostacolo a quella piacevole conoscenza era e rimaneva suo marito; il vecchio e grigio Lord Mellos. Un vero peccato.
Ma era sicuro di riuscire a trovare un modo per poter aggirare quella fata; d’altronde lui era un principe di sangue turchino e l'altro un semplice lord al suo comando.
“Abbiamo finito?” domandò irrequieto il principe, rivolgendosi al giovane servetto che gli sistemava l’orlo delle maniche.
Quest’ultimo bofonchiò un paio di scuse e si tirò indietro a capo chino, lasciando al suo padrone lo spazio per rimirarsi allo specchio.
I capelli neri erano arruffati ma tenuti fermi da una coroncina in edera e fiori intrecciati, lasciando sbucare dai lati le orecchie affilate. Indossava una camicia bianca con le maniche a sbuffo e sopra un completo di colore verde - proprio come i suoi occhi.
Il naso all’insù e il sorriso birichino lo facevano sembrare un folletto, ma la bellezza disarmante del giovane apparteneva a una razza nettamente più superiore.
Sua madre adorava la luna dei fiori e per l’occorrenza aveva organizzato il ‘banchetto dei fiori’, invitando la nobiltà a festeggiare e pregare la nuova luna. Si sarebbero tenute danze fino all’alba; ritirarsi prima delle luci del sole era inaudito!
Ormai il sole era calato e sin dalla sua stanza, Sting, poteva già sentire l’inizio di un valzer suonato dai musicisti di corte.
L’Esbat era iniziato.
In trepidante ed eccitato si appuntò in tutta fretta una spilla argentata raffigurante un fiore sul petto e abbandonò le sue stanze.
A differenza di Elya o Alek, lui, aveva ben poche occasioni per poter divertirsi senza il peso delle responsabilità o senza venir risucchiato in affari di stato o dispute da risolvere.
Certe volte invidiava quei due: entrambi di due ranghi diversi ma entrambi troppo lontani dalla corona che gravava, invece, sulle sue spalle.
Tuttavia quella era una serata importante per vari motivi - per il divertimento, questo senz’altro, ma avrebbe anche rivisto le sue due sorelle dopo mesi e mesi.
Le due principesse erano andate a far visita al popolo Unseelie, risiedendo nella dimora del loro capo: Jarina, una puck alquanto selvaggia ma altrettanto saggia.
Una chioma turchese, nondimeno, attirò immediatamente la sua attenzione non appena fece il suo ingresso nel grande salone del trono addobbato a festa.
Tutto attorno si fece sfocato, e gli occhi del giovane principe non videro più nessuno se non Mirajane.


 

Quella fu decisamente, ufficialmente, la giornata peggiore che Mirajane potesse mai immaginare. Dire che Sila fece i capricci era dir poco; impartì ordini per tutta la mattinata e per tutto il pomeriggio facendo ingoiare amaro alla povera mennow, ferita nell’orgoglio.
Ma si sarebbe vendicata, questo era poco ma sicuro.
Nessuno la umiliava in tal modo e riusciva a scamparla; così come l’avrebbe fatta pagare a suo marito Mellos, avrebbe fatto lo stesso con la giovane principessa.
Prima o poi.
Fortunatamente non fu costretta a servirla pure la sera. In quanto moglie di uno dei Lord di Sidhe era invitata al banchetto, dunque - con questa scusa - poté ritirarsi molto presto nelle sue stanze a sfogare la frustrazione in un bel e meritato bagno preparato prontamente da Nyla.
Rimase a mollo nell’acqua per molto tempo, lasciando la testa ciondolare sul bordo della vasca. Intanto la sua ancella provvedeva a spalmarle sul corpo una lozione alle erbe, rinfrescante.
E nel frattempo la mente della mennow vagava.
Senza che quasi se ne accorgesse si ritrovò dinanzi il grande specchio della cabina armadio, nuda e in piedi, mentre Nyla provvedeva a mescolare della tintura verde pastello da usare per dipingere il corpo della padrona con floreali ghirigori.
Avendo la pelle scura la pittura chiara risaltava maggiormente.
Successivamente la vestì con un abito bianco, semplice ma adornato da molti veli trasparenti che ricadevano leggeri sulle gambe sottili, creando una specie di vedo-non-vedo molto sensuale.
I capelli, invece, vennero raccolti in uno chignon lasciato morbido dal quale sfuggivano alcune ciocche e lasciando il collo - e le branchie - scoperti. Dei fiori colorati e foglie verdeggianti furono inseriti tra i capelli.
Infine, utilizzando la stessa pasta con cui aveva decorato il corpo, la serva, andò a colorarle le labbra, applicando poi del kajal sugli occhi plumbei.
Osservandosi con attenzione Mirajane si trovò assolutamente perfetta e sensuale; le forme del proprio corpo che si intravedevano dai veli limpidi.
Nonostante tutto tirò un sospiro di rassegnazione; ad attenderla nella stanza c’era già pronto Mellos che con poca pazienza la richiamava.
Il mattino Sila, la sera Mellos: la giovine non poteva sperare in peggio.
Svogliata si trascinò in camera, puntando lo sguardo incattivito su suo marito vestito di tutto punto e con un fiore all’occhiello.
“Bella come sempre.” sibilò mellifluo con sguardo malizioso.
Raggiunse la sua sposa e si prese del tempo per ammirarla, passando una mano famelica sul suo corpo prima di strizzarle una chiappa e lasciarle un bacio umido tra i seni.
“Stammi vicino e non osare allontanarti.” iniziò a illustrare, severo. “Se ti parlano annuisci e non fiatare; accetta i complimenti con umiltà e rimarca il fatto di essere felice con me. L’unico uomo che ti possiede.”
Mirajane storse le labbra disgustata al sentire quelle ultime frasi.
Ma parlava seriamente? No perché sarebbe potuta scoppiargli a ridere in faccia da un momento all’altro.
Annui.
“Andiamo, allora.” e così dicendo Mellos le porse un braccio.
Braccio che la fanciulla fu costretta ad accettare mentre, insieme, lasciavano le stanza incamminandosi in direzione della musica che li avrebbe portati al banchetto.

Una volta giunti a destinazione ella rimase completamente stupita, era la prima volta che vedeva la maestosa sala del trono e ora se la trovava davanti in tutta la sua magnificenza decorata da edera rampicante e fiori dai colori sgargianti.
In fondo alla sala si poteva intravedere una lunga scalinata in pietra che conduceva a due troni.
Accanto ad essi vi erano i vessilli raffiguranti lo stemma reale: una corona di spine su sfondo verde.
Tra la folla individuò facilmente Sila con la sua chioma bluastra, che la guardava divertita sventolando una mano guantata. Al suo fianco vi era una giovane fata dai capelli argentei e gli occhi rossi; l’erede al trono.
Finalmente Mirajane lo vedeva; era differente dai suoi fratelli che di aspetto somigliavano di più al padre. Malakhi, invece, rispecchiava di più le caratteristiche tipiche di sua madre.
Doveva incontrarlo. Doveva parlarci. Doveva un qualsiasi cosa, ma doveva attirare la sua attenzione.
Quasi speranzosa si girò verso Mellos: “Quello è l’erede al trono? Non me lo presenti?”
Di tutta risposta, ad ogni modo, ricevette solo una severa e dura occhiata. Un no.
Fantastico.
Doveva liberarsi di Mellos e trovare il modo di farsi presentare a Malakhi.
E quale ottimo modo di conoscere l’erede se non tramite il fratello minore?
Proprio in quel momento si accorse degli occhi color bosco di Sting che non facevano altro che sorriderle furbamente.
Sì, lui sarebbe stata un’esca perfetta.

 



 

 

***
 

Glossario fatato:

Esbat: rituali religiosi pagani/neopagani in cui si festeggia la Dea, associata alla luna ogni qualvolta vi sia luna piena. 

Ondine: fata dell’acqua.
Sono prive di anima, dal carattere mutevole: talvolta dispettose come le sirene che attirano umani in acqua per cibarsene, altre docili e amichevoli.
Risiedono in pozze d’acqua e possiedono una voce bellissima e melodiosa. Sono considerate creature di bellezza al pari di una fata o sirena.

Unseelienome comunemente usato per catalogare gli esseri ‘cattivi’ del Piccolo Popolo.

Troll: creatura umanoide che vive nelle foreste.
Descritto come ruvido, rozzo dotato di un grande naso e una coda pelosa. Di carattere molto stupido o birichino; molto puzzolente.

  
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