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Autore: ClostridiumDiff2020    07/04/2023    0 recensioni
Tanto tempo fa, in una terra lontana dell’antica Grecia, in un mondo molto simile al nostro…ci fu un’epoca d’oro di Dei onnipotenti e Eroi straordinari e tra loro vi era Iraklis, figlia del padre di tutti gli Dei, Zeus.
Il suo sogno è raggiungere il padre sull’Olimpo, ottenendo così l’immortalità e per questo si sta addestrando con il satiro Filottete. Se dimostrerà di essere un vero eroe, la sua umanità sarà trasmutata in vita eterna. Ma è ardua la strada e molto impervia.
Quando il suo maestro la invierà in missione Iraklis è pronta a tutto, tranne che all’incontro con Illiam. Quel fortuito incontro potrebbe portare non poco scompiglio nelle esistenze di entrambi portandoli a chiedersi cos'è che desiderano veramente più di ogni altra cosa al mondo.
(Illiam è ispirato al mio adorato Billy Russo e la storia è ispirata al film animato Hercules della Disney)
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Billy Russo, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 03





«Mangia…»
Lui la fissò prima di indicargli con la testa prima se stesso e poi la ciotola colma di stufato che lei gli porgeva.
Aveva provato, nonostante la consapevolezza che la paralisi fosse avanzata, ci aveva provato comunque, fallendo miseramente, il suo corpo non rispondeva più,      anche respirare iniziava ad essere sempre di più un’impresa.
 
«Non posso…» sibilò tra i denti con rabbia.
«Le mie braccia non si muovono… Le mani poi non le sento neanche più…E sinceramente anche il mio stomaco ormai mi è quasi estraneo… Smettila Ercolina… è finita…»
Concluse Illiam lasciando cadere la testa indietro.
«È finita!»
Ripeté colmo di rassegnazione.
 
Illiam si ritrovò il cucchiaio ricolmo di stufato a un soffio dal volto mentre la ragazza glielo porgeva con cipiglio deciso.
«Mangia…» ripeté Iraklis con uno sbuffo spazientito.
«Sei seria? Vuoi imboccarmi come un bambino?”
«Se voglio tenerti in vita? Cavoli sì! Lascia a Helios il tempo di cacciare e rimettersi in forze, ripartiremo, in un battibaleno Chirone ti rimetterà in sesto! Nel frattempo, anche tu devi rimetterti in forze, quindi mangia e non fare il marmocchio bizzoso!»
 
Lui la scrutò torvo ma infine aprì la bocca e le consentì di imboccarlo senza più protestare.
Vederla così impegnata e accorta non poté non dargli un tenue calore.
Alla fine si stava quasi abituando a quella surreale situazione ma poi lei poggiò la ciotola a terra e prese tra le braccia come un bimbo e lo sistemò così che stesse comodo e potesse riposare. Prese persino una coperta dal suo bagaglio e lo rimboccò.
 
Malgrado si sentisse estremamente a disagio si sforzò di dire qualcosa, non voleva più darle ragione e sentirsi apostrofare come un marmocchio bizzoso.
«Grazie… Mamma…» borbottò lui.
Quando la mano di lei si strinse sulla sua spalla una fitta al petto lo sorprese.
Mamma…
Era quasi doloroso, si graffiava la gola per una parola che troppe volte aveva invocato invano così chiuse gli occhi cercando di allontanare ogni pensiero.
«Riposati…Helios tornerà presto…»
 
Il buio lo avvolse per poco che delle surreali fiamme lo accecarono.
 
Due diavoletti ridevano danzandogli attorno, gli sgherri del suo padrone lo avevano trovato.
«Non pensavamo durassi tanto! Ma siamo pronti, quando morirai verremo a prenderti e banchetterà con i tuoi resti!” canticchiarono divertiti.
Illiam strinse i pugni e uno dei due demoni gli strisciò attorno alla gamba.
«Siamo così delusi, dovevi arruolare il guardiano del fiume e invece lo hai lasciato… sguardianato… E neanche hai avuto il buon gusto di farti uccidere! Avresti tolto degli anni alla tua condanna e invece ti godrai presto una condanna eterna!»
Illiam lo scacciò via con un calcio.
 
«Non sono ancora morto!» ansimò alle ombre che danzavano tra le fiamme.
I due demoni ghignarono «Manca davvero poco, piccola anima…»
Il respirò gli si inceppò in gola.
Non riusciva a respirare…
Spalancò gli occhi artigliandosi la gola non le unghie infine crollando a terra.
Uni dei due demoni gli si avvolse attorno al corpo.
«Il veleno deve essere arrivato al tuo miserabile cuore…»
 
Iraklis non riesco a respirare…
Avrebbe voluto urlare ma i demoni vermi gli scivolarono in gola e solo a quel punto si svegliò.
 
La fame d’aria fu la prima cosa che avvertì, la sola in un mondo offuscato e lattescente.
Malgrado tutto oltre quell’insensibilità quasi totale poteva percepire il caldo corpo di Iraklis premuto contro il proprio.
Un po’ attenuava il suo panico, ma stava soffocando e il suo cervello non riusciva a focalizzarsi su qualcosa a lungo.
 
«Sta calmo! Il veleno sta avanzando più velocemente di quanto avessi pensato, ma sono con te, non temere, non ti lascerò andare, MAI! Te lo prometto!»
 
Fu il calore di un momento, poi via di nuovo verso il vento, il sole e Illiam si smarrì, alle sue spalle la vita, la speranza, ogni vaga speranza di gioia…
 
Iraklis non mi abbandonare…
 
Gemette Illiam alle tenebre.
Voleva aggrapparsi al ricordo di quella dolcezza, il volto concentrato della ragazza mentre raffreddava lo stufato prima di porgerglielo con cura.
La sua mano protesa per una carezza.
Avvertiva la sua stretta, poteva sentire quel calore, era come se l’essenza di lei lo stesse trattenendo impedendogli di sprofondare.
Una scintilla di luce pura che scacciava le ombre dei due schiavi di Hades avviluppati attorno al suo corpo.
Avvertiva i loro artigli lambirgli la pelle, ma la luce di Iraklis li teneva lontani.
E finalmente aprì gli occhi.
 
 
La prima cosa che sentì di nuovo fu la stretta della ragazza, appisolata accanto al suo giaciglio, la sua mano intrecciata alla propria.
 
«Non ha voluto lasciarti nemmeno un minuto, mi ha detto che te lo aveva promesso! E so bene che lei non viene mai meno a una promessa…»
 
Illiam sbattè le palpebre disorientato finché non inquadrò l’origine della voce.
Il centauro Chirone lo osservava da sotto i suoi occhiali spessi e la folta chioma grigia.
Aveva già incontrato prima un centauro ma la creatura che gli stava davanti era antico, saggio e sotto il suo sguardo Illiam perse ogni sua residua arroganza.
 
Chirone lo scrutò serio.
Illiam non capiva, come poteva essere vivo, il veleno gli aveva fermato il cuore, bloccato il respiro… Aveva avvertito le Parche recidere il suo filo, i demoni aggrovigliarsi attorno alla sua anima e poi?
 
«Sai cosa ha fatto per te? Cosa ha sacrificato?»
Illiam scosse la testa confuso, ma cercando di sollevarsi avvertì nuovamente il calore di Iraklis nel petto.
«Le era rimasta solo una scintilla di divinità da quado è nata, l’unico ricordo del padre celeste… E ha scelto di donarla a te, per permetterti di resistere al veleno e arrivare vivo qua da me!»
 
Illiam si voltò traendo a sé la mano di lei.
Avvertiva quella scheggia di immortalità che gli scaldava il petto.
 
«Meritatelo…» sussurrò il Centauro prima di andarsene.
 
Lui deglutì e si portò la mano della ragazza al petto.
«Perché?» sussurrò di nuovo.
Rimase ad osservarla ancora un po’colmo di imbarazzo, non lo conosceva davvero, cosa aveva fatto, cosa li aveva portati in collisione l’uno contro l’altro…
 
Le scostò una ciocca di capelli dal volto e lei lentamente si svegliò con un mezzo sorriso.
 
«Stai bene?»
 
Lui imbarazzato annuì.
«Vieni! Sdraiati accanto a me, devi riposare Ercolina…» sussurrò trascinandola sul letto prima di abbracciarla. Voleva nasconderla il volto, temeva che il suo sguardo colpevole le svelasse la verità. O forse voleva solo impedirle di scorgere le sue lacrime.
 
«Il tuo stufato…»
La sua voce incrinata tradiva comunque la sua emozione.
«Credo sia la cosa più buona che abbia mai mangiato… Grazie di esserti presa cura di me…»
La strinse maledicendo il suo tremore.
«Hai freddo piccolo?»
 
La domanda di Iraklis gli strappò un sorriso, si preoccupava ancora per lui.
«No…» ansimò lui.
Il calore della scintilla divina ardeva nel suo petto, non avrebbe mai più provato il gelo della solitudine, erano legati, lo sarebbero sempre stati, un legame forse più forte del potere dell’Oltretomba stessa.






[Capitolo revisionato il 07.04.20232]

   
 
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