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Autore: Europa91    07/04/2023    0 recensioni
Odasaku è morto e Dazai non riesce ad accettarlo.
“Mettersi a piangere e urlare non avrebbe risolto nulla, anche se l’avrebbe aiutato a sfogarsi. Tornò con la mente al libro di Mori, quello sull’esistenza di realtà alternative e fu colto da un’illuminazione: se fosse esistito anche solo un mondo, un universo in cui Oda era ancora vivo, lo avrebbe trovato. Non importava come, lui avrebbe riportato Odasaku indietro. Se c’era anche solo una minima possibilità di salvarlo l’avrebbe trovata.“
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Chuuya Nakahara, Osamu Dazai, Sakunosuke Oda
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'People Exist To Save Themselves'
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Questo capitolo partecipa al Cow-t 13 – Sesta Settimana M3 - Morte



 

 

«Torna alla Port Mafia, Osamu»

Dazai stentò a credere alle proprie orecchie. Odasaku non solo si trovava davanti a lui ma gli aveva appena proposto di rientrare nell’Organizzazione. Si prese qualche istante per poterlo osservare meglio. Quattro anni non erano molti ma avevano lasciato solchi profondi sul viso del rosso che ora sembrava in qualche modo più maturo ed espressivo. Come sempre, Dazai si perse nel contemplare i dettagli, un accenno di barba sul mento, i capelli leggermente più lunghi di come li ricordava, il tutto accompagnato dalla spiacevole consapevolezza di come quello non fosse l’uomo che aveva perso. L’Oda Sakunosuke che in quel momento si trovava davanti ai suoi occhi era un Dirigente della Port Mafia, uno spietato assassino. Dazai lo sapeva eppure una parte di lui desiderava solo afferrare quella mano ancora tesa a mezz'aria fra loro.

«Sono spiacente ma mi vedo costretto a declinare l’invito» pronunciare quelle parole gli costò non poca fatica. Aveva valutato l’offerta, era allettante, ma la sola idea di tornare nella Mafia in quel momento lo nauseava. Oda accennò un sorriso, come se in fondo si fosse aspettato una risposta simile,

«Se sei ancora arrabbiato per quanto successo quattro anni fa…»

«Tu sai cosa è successo»

Non era una domanda, più che altro una mera constatazione. Odasaku avrebbe potuto aiutarlo a fare chiarezza sulla morte di Chuuya. In quel momento Dazai aveva bisogno di comprendere quali ragioni avessero spinto il proprio alter ego ad abbandonare la Port Mafia, poi avrebbe potuto pensare anche al resto.

«La morte del tuo partner è stata solo un errore di calcolo. Uno spiacevole effetto collaterale nella strategia adottata dal Boss. Non è colpa tua Dazai, te lo ripeterò all’infinito se necessario»

L’ex Demone Prodigio ora ci capiva meno di prima.

«Spiegati meglio» Odasaku lo guardò confuso per una manciata di secondi, prima di ritirare il braccio per passarselo sul volto.

«Sei cambiato Dazai. Un tempo non ti sarebbero importati certi dettagli»

«Chuuya non era un dettaglio» non ebbe nemmeno il tempo di soprendersi per le sue stesse parole che Oda riprese a parlare,

«Eri il Dirigente più giovane nella storia della Port Mafia, il braccio destro del Boss, eppure hai rinunciato a tutto per colpa di quello stupido incidente»

«Odasaku» un sorriso triste, nostalgico comparve sul volto del rosso.

«Era da quattro anni che non sentivo quel soprannome. Mi era mancato» Dazai avrebbe tanto voluto ribattere, raccontare la sua verità, di come lo avesse visto morire ancora e ancora. Avrebbe voluto mettere in guardia Oda, proteggerlo, salvarlo, anche da se stesso.

In quel momento però il desiderio di conoscere quali circostanze avessero portato alla morte di Chuuya stava prendendo il sopravvento. La scomparsa del rosso era un tassello importante, indispensabile per comprendere le decisioni prese dal Dazai di quel mondo.

«Cosa è successo?» Oda fece un passo indietro solo per poterlo osservare meglio.

«Sei diventato più alto»

«Parlami di Chuuya» ho bisogno di sapere come è morto,

«La Mimic» esordì il Dirigente prima di incontrare il suo sguardo. Dazai si fece immobile, perso in quelle iridi che gli avevano sempre ricordato l’oceano. Strinse i pugni quasi senza accorgersene, mentre le immagini della propria realtà tornavano ad avvolgerlo con forza. Rivide le proprie mani macchiate di sangue, mentre Odasaku spirava tra le sue braccia strappandogli la promessa di una vita migliore. Quella voglia crescente di porre fine alle proprie sofferenze contrapposta al desiderio di riavere quell’uomo nella propria vita.

«Ovviamente solo tu e il Boss conoscete tutti i dettagli o retroscena di quella storia» si affrettò ad aggiungere il sicario, riportandolo con la mente al presente.

«Chuuya non era in città» fu l’unica risposta che riuscì a lasciare le sue labbra che si contrassero in una leggera smorfia.

Durante i fatti della Mimic, quella Lumaca si trovava lontano da Yokohama. Era una di quelle poche cose su cui Dazai poteva dire di avere la certezza assoluta.

«Il Boss mi mandò a cercarlo» un presentimento si fece largo nella mente dell'ex Dirigente mentre iniziava a delineare tassello dopo tassello, quadro di quella realtà,

«Mori-san chiese a Chuuya di indagare sulla scomparsa di Ango, giusto?»

«Già»

In quel mondo, Chuuya aveva preso il posto di Odasaku.

Era Arahabaki il pezzo che il Boss aveva scelto di sacrificare. A quel pensiero Dazai scosse la testa, non aveva alcun senso. Oda era un mafioso atipico che non uccideva ma Chuuya era letteralmente un dio della distruzione. Mori non si sarebbe mai privato di quell’Abilità, come della sua forza.

«Perché mai il Boss…» sussurrò,

«Arahabaki sarebbe potuto diventare una minaccia» era ancora più assurdo. Tutta quella vicenda lo era.

«Sono sempre intervenuto per fermarlo in tempo»

«Non quella volta» finalmente Dazai comprese.

«Mori-san mi ha impedito di salvarlo» la verità era sempre stata davanti ai suoi occhi. Si diede mentalmente dello sciocco per non esserci arrivato prima.

Non era molto diverso da quanto avvenuto con Odasaku. Ancora una volta non aveva potuto fare nulla. In ogni realtà il fato sembrava prendersi gioco di lui.

Ripensò alla conversazione avvenuta con Verlaine, come alle parole di Ranpo. Improvvisamente tutto aveva acquistato un senso. L’ex spia francese aveva ragione, Chuuya era morto per causa sua. Dazai non era arrivato in tempo. Non aveva annullato l’Abilità del rosso e questa aveva finito con il consumarlo.

«Te ne sei andato nel cuore della notte senza fornire spiegazioni. Pensavo fossimo amici» nonostante tutto Dazai trovò la forza di sorridere,

«Non hai mai pronunciato quella parola con leggerezza» gli fece notare

«E non l’ho fatto manco ora. Torna alla Port Mafia Dazai, tu sai di appartenere a questo mondo»

«Perchè sei rimasto, Odasaku?» il rosso abbassò lo sguardo.

«Non avevo tue notizie nè un altro posto in cui andare» Dazai lesse fra le righe, tra lui e Oda non servivano parole superflue. Era sempre stato così, in ogni realtà o universo. Bastava uno solo sguardo per intendere l’uno i pensieri dell’altro.

«L’hai fatto per proteggere i bambini» l’uomo annuì impercettibilmente. Erano sempre stati il suo punto debole. Anche quel particolare non era cambiato.

«Il Boss aveva perso entrambi i suoi diamanti, la Port Mafia andava riorganizzata, non potevo permettermi di..»

«Mi dispiace» eppure Dazai era certo dovesse esserci dell’altro. Il suo alter ego non avrebbe mai lasciato Odasaku. Per quanto la morte di Chuuya potesse averlo scosso non avrebbe mai abbandonato Oda. Non senza una valida ragione. Scusarsi non era sufficiente ma non sapeva che altro dire.

«Abbiamo perso fin troppo tempo» tagliò corto il Dirigente invitandolo a seguirlo con un cenno del capo.

«È stata una piacevole chiacchierata» sussurrò avanzando di un paio di passi.

Odasaku lo avrebbe condotto da Mori. Non si sarebbe trattato di una sorpresa, eppure c’era una parte di Dazai che aveva sperato fino all’ultimo di essersi sbagliato. Oda in fondo sembrava essere lo stesso uomo che aveva visto morire nel proprio universo, solo schiacciato dal peso di nuove responsabilità che gravavano sulle sue spalle. Dazai non gliene dava una colpa. Odasaku avrebbe fatto il possibile per proteggere quei bambini resi orfani dalle guerre delle Port Mafia. Forse lui stesso si era reso responsabile più o meno direttamente di quelle morti. Non voleva saperlo. Fissò la schiena del rosso davanti a lui, mentre percorrevano l’ennesimo corridoio. In quattro anni la Port Mafia non era affatto cambiata, era esattamente come l’aveva lasciata.

«Sei silenzioso» gli fece notare Oda prima di invitarlo ad entrare nel vano dell’ascensore che li avrebbe condotti all’ultimo piano di quell’edificio e all’ufficio del Boss.

«Ti confesso che avrei così tante cose da dirti che non saprei nemmeno da dove iniziare. Il silenzio non è male»

«Ripeto sei cambiato Dazai»

«Che mi dici di te?»

«Sono solo invecchiato»

«Sei tornato ad uccidere» non vi era traccia di accusa nel tono di voce di Dazai, solo un lieve accenno di tristezza. Odasaku abbassò di nuovo lo sguardo.

«Per un po’ mi ero illuso di poter cambiare vita. Avevo un sogno, una sciocca fantasia nella quale mi piaceva rifugiarmi per evadere dalla realtà. Volevo diventare uno scrittore. Un uomo mi disse che per esserlo avrei dovuto smettere di uccidere, in fondo chi toglie una vita non può scrivere della vita»

Non era la prima volta che Dazai ascoltava quel racconto ma nell’udire quelle parole non poté evitare di provare un’inspiegabile senso di gelosia verso quella figura misteriosa che aveva finito con l’influenzare tanto il destino di Odasaku. Era solo grazie a quell’uomo se le loro strade si erano intrecciate.

«A cosa stai pensando?» Domandò il rosso riportandolo alla realtà. Una piacevole sensazione di déjà-vu lo colse facendolo sorridere,

«Odasaku lo scrittore, avrei tanto voluto leggere una delle tue storie» era sincero. Nella prima realtà che aveva visitato non lo aveva fatto. Si era limitato a scorrere distrattamente le informazioni trovate in rete, come la trama di quel romanzo che aveva portato il sicario alla ribalta sulla scena internazionale. Odasaku accennò ad un sorriso,

«Non è detto che ne sarei stato in grado» ammise quasi imbarazzato

«Penso che avresti fatto un buon lavoro» sarei stato il primo a sostenerti.

L’ascensore terminò la propria corsa troppo velocemente. Dazai avrebbe voluto rimanere più a lungo in compagnia dell’amico. Era una lenta agonia, Odasaku non gli era mai parso così vicino ma allo stesso tempo così lontano.

«Non sono più l’uomo che ero quattro anni fa, Osamu»

Era già la seconda volta che lo chiamava per nome. Dazai sapeva che non si sarebbe mai potuto abituare a quel suono. Era una sensazione intima, familiare che stonava completamente con la situazione nella quale si trovavano. Oda non aveva mai mostrato tanta confidenza nei suoi confronti, nemmeno nella propria realtà. Fu questa sensazione agrodolce, germogliata in un punto imprecisato all’altezza del petto a ricordargli di come quello non fosse affatto l’Odasaku che aveva perduto, ma un individuo diverso. Era semplice lasciarsi trarre in inganno, sognare una realtà diversa, non necessariamente felice tuttavia possibile. In quel mondo, Oda Sakunosuke era sopravvissuto altri quattro anni. Non poteva essere una coincidenza o un caso.

«Mi dispiace» fu l’unica risposta che lasciò le labbra di Dazai piegate in un sorriso malinconico. Si rammaricava per un sacco di cose. Non essere arrivato in tempo per salvare Odasaku, non aver compreso prima il piano intricato di Mori, per aver dato molte cose per scontate. Era vero quanto raccontava quel detto, ci si rende conto del valore di una cosa solo quando la si perde.

Ma tu non hai perduto solo Odasaku. In questa realtà ad esempio…

La voce della propria coscienza tornò a tormentarlo, ricordandogli dettagli che avrebbe preferito dimenticare. Mori aveva scelto di sacrificare Chuuya, il perché ancora gli sfuggiva.

«La morte di Nakahara non è stata colpa tua» Dazai non era d’accordo. Era il solo a possedere la capacità di salvare il rosso dall’autodistruzione. Quella Lumaca si era sempre fidata di lui. Non ne aveva mai compreso il motivo o forse era l’ennesima azione che aveva preferito ignorare piuttosto che affrontare.

«Se Chuuya ha attivato Corruzione l’ha fatto con la certezza che sarei intervenuto in tempo per fermarlo. Si è sempre fidato di me e questo è il risultato»

Si guardarono negli occhi mentre le porte dell’ascensore si chiudevano alle loro spalle.

«Anche io mi fidavo di te» dopo quelle parole, Dazai smise di respirare mentre osservava il profilo dell’uomo accanto a lui. Non aveva mai visto un’espressione simile sul volto dell’amico, sembrava deluso, rammaricato per un qualcosa che ancora gli sfuggiva. Aveva davanti ai propri occhi vari i pezzi del puzzle che racchiudeva i dettagli di quel mondo ma non riusciva ad incastrarli come avrebbe voluto. Dazai sapeva di cosa aveva bisogno. Non disse nulla, limitandosi a seguire il Dirigente fino a un ufficio dall’aria familiare.

Il Boss Mori Ougai se ne stava comodamente seduto alla propria scrivania. Accolse entrambi con un cenno del capo e un sorriso fin troppo cordiale. Non sembrava minimamente sorpreso del loro arrivo, forse lo aveva previsto sin dall’inizio.

«Bentornato Dazai-kun, sono quattro anni che non ci vediamo. Mi scuso per l’increscioso disguido e l’incarcerazione ma come ben sai la prudenza soprattutto di questi tempi non è mai troppa. Indossi ancora il cappotto che ti ho comprato?»

L’ex Dirigente si sforzò di mantenere la calma. Era una provocazione bella e buona ma non sarebbe caduto in una trappola tanto infantile e prevedibile,

«Ovviamente l’ho bruciato» era la verità, pura e semplice. Dazai ricordava di aver dato fuoco a quel capo una volta tornato nel proprio appartamento. Lo aveva visto ardere lentamente, dilaniato dal dolore e dalla rabbia per la perdita di Odasaku.

«Allora caro Dazai, l’invito a tornare ad essere un Dirigente della Port Mafia è ancora valido»

«Non è forse stato lei a cacciarmi?» non poteva saperlo con certezza, ma ogni indizio raccolto sino a quel momento portava verso quella direzione.

Mori assunse un’aria fintamente sorpresa.

«Eh? Non te ne sei andato di tua iniziativa?» Dazai sorrise di rimando, scuotendo la testa

«Mori-san lei temeva che un giorno o l’altro le avrei tagliato la gola per diventare il nuovo Boss. Esattamente come lei ha fatto con il suo predecessore» fece una piccola pausa prima di aggiungere serafico «Un demone dà per scontato che gli altri siano demoni come lui»

Il sorriso che non aveva mai abbandonato il volto di Mori si allargò,

«Posso proporti uno scambio, mio piccolo Demone» Dazai si fece più attento. Poteva trattarsi dell’ennesima trappola ma era curioso di vedere dove il Boss sarebbe andato a parare con quella storia.

«Torna ad occupare il posto che ti spetta di diritto, sii nuovamente il mio braccio destro Dazai-kun e lascerò andare il ragazzo tigre»

«Che proposta allettante. Mi chiedo dove stia la fregatura» Mori non smise un attimo di sorridere incrociando le braccia sotto al mento prima di iniziare con lo spiegare.

«Con te al mio fianco la Port Mafia non avrà nulla da temere. Non ho bisogno di riscuotere la taglia sulla testa di quel ragazzino»

Dazai finse di rifletterci per qualche secondo, valutando i pro e i contro di quella proposta. La sola idea di tornare alla Mafia lo disgustava, d’altro canto gli avrebbe permesso di restare accanto a Odasaku per proteggerlo da ogni possibile minaccia. Avrebbe potuto utilizzare la propria posizione per scoprire altri dettagli sulla morte di Chuuya o su quella realtà in generale. Il ragazzino sarebbe stato liberato e l’Agenzia non avrebbe avuto bisogno di altro.

«Ho la sua parola Boss che Atsushi verrà rilasciato senza un graffio?» Mori recuperò un cellulare, compose un numero, attese qualche secondo,

«Liberate il cucciolo di tigre seduta stante» e riagganciò

«Bentornato alla Port Mafia, Dazai-kun»


 

***


 

«Non credevo che saresti tornato davvero» ammise Oda mentre lo accompagnava verso quelle che quattro anni prima erano state le sue stanze. Dazai non vi aveva mai soggiornato a lungo, il più giovane Dirigente nella storia della Port Mafia era solito fuggire da quella gabbia dorata alla prima occasione, scegliendo di trascorrere le proprie nottate nei posti più disparati. Aveva vissuto mesi in un container e prima ancora in una discarica abbandonata. Si ricordò del suo primo incontro con Odasaku, quando il sicario lo aveva raccolto ferito e privo di sensi di fronte alla porta propria abitazione. Sembrava essere trascorsa una vita da allora.

«Il Boss non mi ha lasciato molta scelta» ammise

«Sei sempre stato un pessimo bugiardo, avresti potuto rifiutare le sua offerta così come hai rifiutato la mia» il moro sorrise

«Così sembri quasi geloso»

«Quella tigre mannara è davvero così importante per te?» no, non lo era. Dazai manco conosceva quell’Atsushi ma sapeva quanto il proprio alter ego volesse salvarlo. Non era mai stato un buon senpai ma un amico gli aveva chiesto di diventare una persona migliore, prendersi cura degli orfani. Stava solo cercando di adempiere a quella promessa.

«Non sei contento del mio ritorno Odasaku?» l’uomo abbassò il capo,

«Lo sarei se fosse vero. Non giocare Dazai, non con me. Sappiamo entrambi come tu abbia un secondo fine in tutta questa storia»

«Se ti dicessi che qualcosa minaccia la Port Mafia e che anche la tua vita è in pericolo mi crederesti?» sembrava folle anche alle proprie orecchie ma non era riuscito a trattenersi. Aveva assistito troppe volte alla morte di quell’uomo.

«Sei cambiato davvero» lo sguardo deluso di Odasaku decretò la fine di quella conversazione. Lasciò il moro in piedi davanti alla porta del proprio appartamento consegnandogli un tesserino magnetico.

«Verrò domani mattina all’alba con i dettagli della prossima missione. Non uscire per nessun motivo. Oltre ad Akutagawa e Verlaine in molti non hanno preso bene la notizia del ritorno del figliol prodigo» Dazai si sforzò di sorridere.

«Akutagawa è diventato davvero forte. Presumo che sia merito tuo» Oda si irrigidì ma non si voltò,

«Era solo un ragazzino e tu l’hai abbandonato»

«Ho abbandonato tutti voi»

«Potevi parlarmene Dazai. Avrei potuto aiutarti»

«Sai perché non l’ho fatto» per lo stesso motivo per cui nella sua realtà aveva messo una bomba sotto l’auto di Chuuya. Per proteggerli.

Odasaku era una pedina pericolosa, lo era sempre stata. Aveva capacità notevoli ma si era sempre accontentato di ricoprire un ruolo marginale. Trovarlo alla dirigenza non era stata una gran sorpresa, senza Chuuya ben pochi nella Port Mafia potevano aspirare a ricoprire una tale posizione.

«Prima hai accennato ad una missione» cambiare argomento in quel momento gli sembrò essere la soluzione migliore,

«Il tuo ritorno è stato quasi provvidenziale, sebbene io non abbia mai creduto a certe coincidenze» fu la sola risposta che ottenne.

Oda aveva ragione. Non era frutto del caso se l’Abilità di Murray lo aveva condotto nel futuro. Dazai doveva solo scoprire quale minaccia incombeva sulle loro teste prima che fosse troppo tardi.

«Buonanotte Osamu» bastarono quelle parole a riportarlo alla realtà, ancora una volta il suono del proprio nome gli provocò una fitta al cuore.

«Buonanotte Odasaku» ti salverò a qualsiasi costo.


 

***


 

Dazai rimase immobile per qualche secondo sulla soglia di quel piccolo appartamento prima di decidersi ad entrare. Era tutto esattamente come l'aveva lasciato o come ricordava. Cercò tra i documenti della propria scrivania qualche possibile indizio sui fatti di quattro anni prima. Non trovò nulla. Anche il pc che aveva in dotazione, dopo una breve ricerca, gli aveva fornito le stesse informazioni già in suo possesso. Era di nuovo di fronte ad un vicolo cieco. Si lasciò cadere sul letto abbandonandosi ad un sospiro stanco e rassegnato meditando sulla prossima mossa.

Forse doveva semplicemente accantonare la morte di Chuuya e concentrarsi sulla possibile minaccia alla vita di Odasaku.

É questo che vuoi realmente?

No. Qualcosa gli suggeriva di come quei fatti fossero collegati. Fu allora che venne colto da un’illuminazione. Aveva bisogno di raccogliere altre informazioni.

Nonostante le raccomandazioni di Oda, decise di uscire dalle proprie stanze. Non sarebbe riuscito a chiudere occhio, tanto valeva impiegare il proprio tempo in qualcosa di utile.

Dazai aveva già incontrato sia Akutagawa che Verlaine, non sarebbero stati un grosso problema. Anzi avrebbe potuto sfruttarli per ottenere altri dettagli sul proprio passato o quello del rosso. Percorse il corridoio venendo attirato dal suono di alcune voci. Decise di seguirle cercando di essere il più discreto possibile.

«Dazai-san cosa ci fai tu qui?»

Era stato scoperto dopo una decina di passi. A parlare era stato un ragazzino dai curiosi capelli argentei dal taglio singolare. Era ammanettato e scortato da due energumeni armati alti il doppio di lui che sembrarono accorgersi della sua presenza solo in un secondo momento.

«Ehm ecco io» non sapeva cosa rispondere o come levarsi da quell’impiccio.

«Sta zitto moccioso. Ti sembra questo il modo di rivolgerti ad uno dei Dirigenti?» ruggì una delle guardie tirando un pugno allo stomaco del ragazzino, che si accasciò a terra piegato dal dolore,

«Dirigenti? Che vuol dire Dazai-san?» trovò la forza di domandare. Lo sguardo implorante che gli rivolse infastidì il moro. Si conoscevano? Dazai non lo poteva sapere, come non poteva rischiare di intromettersi in questioni che non lo riguardavano direttamente. Aveva altre priorità in quel momento.

«Che sta succedendo qui?» Akutagawa era appena comparso da dietro un angolo e si stava dirigendo a passo di marcia verso di loro. Il moro alzò gli occhi al cielo, ringraziando ironicamente la propria fortuna.

«Dove state portando Jinko?» Quelle parole bastarono per attirare l’attenzione del Dirigente. Quindi quel ragazzino dall’aria spaurita era il famoso Atsushi.

«Il Boss ha ordinato il suo rilascio immediato» spiegò uno degli uomini chinando il capo in segno di rispetto

«Perché mai avrebbe dovuto farlo?» Dazai alzò un braccio,

«Temo sia per causa mia»

«E tu cosa ci fai tu qui?» ringhiò il mastino attivando Rashomon

«Nessuno ti ha informato dei recenti sviluppi? Sono tornato alla Dirigenza» si affrettò a spiegare con noncuranza, esibendo il più falso dei sorrisi.

«Hai barattato il tuo ritorno con la liberazione della tigre» concluse il più giovane contraendo le labbra in una smorfia di puro disappunto.

«Bravissimo, sei sempre stato un po’ lento di comprendonio ma vedo che in questi quattro anni sei migliorato. Hai trovato subito la soluzione dell’enigma»

«Cosa vuol dire che sei tornato alla Dirigenza?» Atsushi si intromise nella conversazione fissando entrambi allarmato. Dazai sorrise, il proprio alter ego aveva nascosto il proprio passato, non doveva stupirsi per quella reazione di genuina sorpresa,

«Quattro anni fa ero il braccio destro del Boss della Port Mafia» iniziò con lo spiegare,

«Non può essere vero»

«Invece lo è. Questo bastardo era il mio superiore» sbuffò Akutagawa incrociando le braccia al petto.

«Non credere a nessuna delle sue parole Jinko. Dazai-san è il peggiore» l’uomo sorrise,

«Torna in Agenzia Atsushi-kun»

«Non posso farlo»

«Non possiamo liberarlo dobbiamo riscuotere la taglia…» dissero quasi all’unisono. 

«Gli ordini del Boss sono assoluti Ryuu. Fa il bravo bambino e anche tu Atsushi-kun torna a casa. Kunikida era terribilmente preoccupato» i due kohai lo guardarono sempre più confusi.

«Dazai-san»

«Ma Dazai-san» di nuovo avevano parlato insieme. Il Dirigente soffocò l’ennesima risata. Erano una bella accoppiata e dopo averli visti insieme ne aveva avuto la conferma.

«Ora sono molto impegnato, se volete scusarmi» fece per andarsene ma Akutagawa lo raggiunse, afferrandolo per la manica del cappotto.

«Come siete fuggito?» Dazai non poté evitare di sorridere di fronte a quell’ingenuità, decidendo di soprassedere sui modi fin troppo confidenziali dell'ex pupillo. Un tempo gli avrebbe fatto pagare cara quella sfacciataggine.

«Me ne sarei potuto andare in ogni momento ma speravo di ottenere delle informazioni»

«E le avete trovate?»

«Secondo te?» era divertente mettere alla prova quel ragazzino. Giocare con Akutagawa era stato uno dei suoi passatempi preferiti anche se non era irascibile quanto il proprio partner. Nonostante avesse professato più volte di odiarlo, la venerazione e il rispetto che provava nei suoi confronti erano palesi. Era questo particolare a differenziarlo da rosso insieme a tante altre piccole cose.

«Avete incontrato Oda-san»

«Bingo»

«Vi ha condotto lui dal Boss»

«Sei un vero detective, potresti seguire Atsushi-kun e iniziare a lavorare in Agenzia»

«Cosa state cercando?»

«Chuuya» Akutagawa si bloccò nel mezzo del corridoio annullando la propria Abilità Speciale,

«Cosa c’entra Nakahara-san? Sono passati anni dalla sua morte»

«Perchè pensi che io abbia lasciato la Mafia?»

«Oda-san ha detto che stato un ordine del Boss»

«E tu ci hai creduto davvero

«Non aveva motivo di mentire» Dazai abbassò il capo. Odasaku aveva sempre avuto un’aria paterna e rassicurante. Era così diverso da lui.

«Cosa sai della morte di Chuuya?»

«Ma che diavolo significa?»

«Rispondi alla domanda Ryuu o devo ricordarti quanto possa diventare pericoloso quando qualcuno disobbedisce ad un mio ordine?» Akutagawa fece un passo indietro. Gli occhi del Dirigente erano freddi, privi di ogni emozione o sentimento umano. Dazai-san non era cambiato.

«Stavamo indagando su quell’Organizzazione» iniziò incerto,

«La Mimic»

«Ero stato punito per aver agito di testa mia» Dazai tornò a sorridere, era avvenuta la stessa cosa nel suo mondo. Akutagawa aveva ucciso i prigionieri che tanto si era adoperato a catturare. Ricordava di essersi arrabbiato molto e di avergli sparato. 

«Si avevi fatto un ottimo lavoro» concesse ironico

«Mi spiace Dazai-san» un’ombra attraversò le iridi del moro, facendo brevemente riaffiorare il proprio passato. In quel momento era il Demone della Port Mafia a parlare,

«Mi sembrava di essere stato chiaro. Non mi servono le tue scuse»

«Chuuya-san tornò improvvisamente a Yokohama, corse in mio aiuto quando sfidai da solo il capo della Mimic» bastò questo a calmare Dazai. Pian piano ogni pezzo stava andando al proprio posto.

La Lumaca aveva sostituito Odasaku nel salvataggio di Akutagawa. In questo modo Gide non aveva scoperto l’Abilità dell'ex sicario bensì quella di Chuuya. Anche così però qualcosa sembrava sfuggirgli.

«Quel tizio europeo era completamente fuori di testa» fu allora che Dazai comprese.

«Cosa hai detto?»

«Tizio europeo?»

André Gide. La soluzione era sempre stata lì, davanti ai propri occhi. Gide aveva combattuto durante la Guerra che aveva sconvolto il continente europeo. Aveva avuto modo di vedere un’Abilità simile sul campo di battaglia.

«Esatto» rispose tranquillamente.

«Non capisco che sta succedendo?» Dazai gesticolò con fare annoiato

«Il nostro amico europeo si trova ancora nei sotterranei o ha deciso di vivere tra noi comuni plebei in superficie?» domandò. Akutagawa ci mise parecchi secondi prima di collegare,

«Verlaine-san dimora ancora nei sotterranei ma non credo sia una buona idea disturbarlo a quest’ora»

Bastò una sola occhiata per zittire il possessore di Rashomon.


 

***


 

Dazai sapeva a cosa sarebbe andato incontro. Era conscio della tempesta che le proprie parole avrebbero provocato. Stava per accusare più o meno direttamente Verlaine per la morte di Chuuya. Forse era davvero impazzito e quello era solo l’ennesimo maldestro tentativo di suicidio.

Dopo essere stato sconfitto, privato di gran parte del proprio potere l’ex Re degli Assassini aveva preferito rifugiarsi nei sotterranei della Port Mafia e collaborare con l’Organizzazione giapponese. Dazai poteva dire di aver compreso quella scelta, conoscendo il legame che univa il biondo con il possessore di Arahabaki.

Quando raggiunse i suoi appartamenti non fu sorpreso di trovarlo ancora sveglio, intento a leggere un libro in una qualche lingua europea.

«Non mi aspettavo una tua visita» furono le prime parole con le quali lo accolse.

«Vedo che hai accettato la proposta di Mori. Sei di nuovo nella Mafia» si affrettò ad aggiungere con la solita apatia che lo caratterizzava.

«Non sono qui per parlare di questo» Paul gli rivolse un sorriso stanco prima di mettere un segnalibro e richiudere il volume che teneva aperto sul proprio grembo.

«Ti ascolto»

«Ho scoperto la verità su quanto accaduto a Chuuya»

«Verità? Non credo di comprendere»

«Mi hai accusato di averlo ucciso»

«Sei forse venuto fin qui per negarlo?»

«Non sono arrivato in tempo per salvarlo. Hai ragione, Chuuya è morto a causa mia»

«Allora Dazai dimmi, perché sei qui?»

«André Gide. Ti dice qualcosa questo nome?» la sorpresa che lesse sul viso dell’ex spia durò solo un secondo

«Non vedo come…»

«Mi chiedo se Mori ti abbia mai mostrato il verbale sulla morte di Chuuya» disse porgendogli dei documenti che il francese si affrettò a recuperare dalle sue mani

«Qui è indicato il nome del dotato di Abilità contro il quale ha combattuto, colui che lo ha spinto ad attivare il proprio potere»

«André Gide»

«Aveva già visto l’abilità di Chuuya vero? Forse in Europa?» Verlaine scosse il capo,

«Conoscevo Gide solo di fama, come la storia della sua unità» Dazai si era aspettato una risposta diversa, tuttavia fu abile nel mascherare la propria delusione. Il biondo proseguì,

«Ricordo che Gide operasse da qualche parte sul fronte tedesco. Sicuramente avrà incontrato Arthur o quell’altro»

«Quell’altro?» Verlaine fece un rapido cenno con la mano, come a voler indicare di passare oltre e non soffermarsi su quel particolare di poco conto

«Non è importante, mi riferivo ad uno dei Poètes» concesse intuendo la curiosità di Dazai e impedendo qualsiasi domanda in merito.

«Forse mi sono sbagliato» si trovò ad ammettere il moro «Credevo che Gide avesse preso di mira Chuuya per un qualche motivo personale» come nella sua realtà aveva fatto con Odasaku, eleggendolo ad unico messia in grado di portarlo verso la redenzione

«Non era un ragionamento così sbagliato. Gide può aver riconosciuto la mia Abilità. Durante la Guerra tutti conoscevano la portata del mio potere. Può aver collegato Chuuya a me»

«Ma se non avevate conti in sospeso non vedo come…»

«Penso che esista ancora una taglia sulla mia testa. Ho fatto infuriare parecchia gente nel vecchio continente»

«Quel Poète di cui parlavi?»

«Oh lui è il meno pericoloso. Comunque non sarebbe stato una minaccia per Chuuya. Non gli avrebbe mai fatto del male» Dazai preferì non porsi domande in merito, a volte faticava a comprendere i discorsi di Verlaine. Era come se il biondo vivesse in una propria dimensione fatta di ricordi e rimpianti.

«Gide non può aver scambiato quella Lumaca per la Bête» ammise con rinnovata convinzione

«Non, certo che no, ma può averlo collegato a me. Forse sperava di attirarmi, usarlo come esca, anche se sono il primo ad ammettere come questa ipotesi sia piuttosto fantasiosa»

«Mori-san ha aiutato Gide ad entrare nel Paese. Faceva tutto parte di piano per ottenere una stupida licenza per l’utilizzo dei poteri» Verlaine lo fissò sorpreso

«Stai cercando di far ricadere le tue colpe sul Boss?»

«Ti sto solo riportando la realtà dei fatti. Spetta a te crederci o meno»

«Hai lasciato la Mafia perché ti sei sentito usato»

«Non so perchè io mi sia comportato in quel modo» per quanto Dazai si sforzasse non riusciva ancora ad accettare l’idea di aver abbandonato Odasaku per Chuuya

«Perché hai perso qualcuno di importante»

«Non parlare come se sapessi tutto»

«Come credi che mi sia sentito dopo la morte di Rimbaud? Il mio partner era morto in un Paese straniero, solo, senza ricordi del proprio passato. Tutto a causa mia»

«L’hai detto tu stesso che non si può cambiare il passato»

«Né tu né io però ci abbiamo mai creduto» il biondo fece un sospiro, ripensando ad una stagione lontana che non aveva nulla a che fare con il giovane Dirigente. Non riuscì ad impedirsi di sorridere, lui e quel ragazzino erano più simili di quanto gli sarebbe mai piaciuto ammettere.

«Perché Dazai, perché sei venuto da me proprio ora?» non riusciva a comprenderlo

«Forse per ricevere il tuo perdono. Un amico mi ha esortato a diventare una persona migliore eppure per quanto ci provi finisco con il commettere sempre gli stessi errori»

«Cambiare non è mai facile»

«Parli ancora per esperienza?» Verlaine sorrise in un modo che gli ricordò Chuuya,

«Può darsi. Sin dal primo momento in cui vi ho visti insieme ho capito perché fossi tanto importante per lui.»

«Mi dispiace per Chuuya» farò il possibile per salvarlo, insieme a Odasaku.

«André Gide lavorava per l’esercito tedesco. Lui e la sua unità sono stati usati dalle nazioni europee che hanno giostrato la guerra da dietro le quinte. Non solo i Poètes ma anche la Torre dell’Orologio e altre Organizzazioni europee erano coinvolte in questi giochi di potere. Il tuo Boss ha combattuto sul fronte. Sicuramente sa di cosa sto parlando»

«A quel tempo Mori-san era un medico»

«Come io ero una spia. Come vedi nella vita si cambia»

«Ti ringrazio Paul» il biondo fece un cenno col capo.

«Leggerò questo rapporto, se troverò una sola prova del coinvolgimento di Mori Ougai in questa storia nessuno lo potrà salvare dalla mia vendetta» Dazai sorrise.

«Fa ciò che credi, non sarò certo io a fermarti»


 

***


 

La mattina arrivò troppo presto. Dazai non aveva chiuso occhio ripensando alle parole di Verlaine. André Gide poteva aver visto in Chuuya una possibilità di riscatto. Il francese desiderava ardentemente la morte per espiare le proprie colpe ma forse in quella realtà era mosso da intenti differenti. Dazai aveva svolto delle ricerche in rete, effettivamente il Re degli Assassini figurava ancora come uno dei criminali più pericolosi e ricercati al mondo. La sua taglia era abbastanza alta da motivare le azioni di Gide? Non ne era sicuro. C’era ancora un tassello che sembrava sfuggirgli.

Alle prime luci dell’alba un leggero bussare lo riportò alla realtà. Si affrettò a spegnere il pc e sistemare gli appunti che aveva raccolto durante l’ennesima notte insonne. Quando aprì la porta Odasaku lo accolse con uno sbadiglio, al contrario di lui sembrava esausto.

«Buongiorno, hai fatto le ore piccole?» indagò porgendogli una sedia e una tazza di caffè, condite dal solito sorriso amichevole e sincero che riservava solo all’amico.

«Ho solo aiutato il Boss a risolvere un casino con dei trafficanti»

«Sembrano quasi i vecchi tempi in cui eri un semplice tuttofare» Odasaku prese un sorso,

«L’unica cosa che è cambiata da allora è il fatto che sia tornato ad uccidere» quelle parole fecero gelare il sangue nelle vene di Dazai. Soprattutto per il tono neutro con il quale erano state pronunciate.

«Se prima tentavo di risolvere certe questioni pacificamente ora preferisco arrivare subito al sodo. Ecco perché te lo chiederò solo una volta Dazai: che è successo ieri sera?»

«Non so proprio a cosa tu ti stia riferendo»

«Hai parlato sia con Akutagawa che con Verlaine. Le telecamere di sorveglianza hanno ripreso tutto. Sei troppo intelligente per esserti dimenticato di un simile particolare»

«Forse volevo che tu lo sapessi»

«A che pro?»

«Sto indagando sulla morte di Chuuya» Oda sbuffò contrariato,

«Ne abbiamo già parlato…»

«André Gide, l’uomo che ha combattuto contro di lui, il capo della Mimic, possedeva la tua stessa Abilità»

«Ma che stai dicendo?» Dazai gli pose una copia degli stessi documenti che aveva consegnato a Verlaine,

«Sto cercando di rimediare ad un errore, voglio essere una persona migliore»

«Pensi che basti questo a convincermi? Non posso fidarmi di te Dazai. Ti terrò d’occhio per tutta la tua permanenza alla Port Mafia» una parte del moro ne fu felice.

Oda bevve un altro sorso di caffè prima di aggiungere,

«Comunque il nostro prossimo incarico riguarda un’Organizzazione americana» Dazai si fece immediatamente più attento,

«Si chiama Guild» aveva già sentito quel nome

«Sono gli stessi che hanno messo la taglia sulla testa di Atsushi» Odasaku annuì,

«Per qualche ragione sembrano interessati al tuo amico. Mori-san ci ha chiesto di indagare. Con discrezione»

«Atsushi-kun dovrebbe essere già tornato in Agenzia»

«Data la situazione Akutagawa ha ritenuto opportuno trattenerlo e il Boss ha acconsentito alla sua richiesta»

Dazai strinse i pugni.

«Suvvia non arrabbiarti per così poco, aiutami ad indagare sulla Guild e il tuo amico Jinko potrà tornare a casa tutto intero.» Il moro alzò le spalle rassegnato.

Non conosceva praticamente nulla su quell’Organizzazione d’oltreoceano. Aveva trovato solo qualche notizia frammentaria sul nuovo e giovane leader che li guidava ma poco altro.

«Abbiamo una pista?» domandò afferrando il proprio cappotto.

«La loro nave è ormeggiata al porto»


 

***


 

Dazai aveva scordato la sensazione data nel lavorare a stretto contatto con Odasaku. Si sorprese nell’osservare il proprio amico, incantandosi sulla sua figura più volte di quanto sarebbe stato disposto ad ammettere. Oda sapeva ciò che doveva fare, aveva esperienza, fisicità, sembrava perfetto per un’operazione sotto copertura come quella. Ripensò a Chuuya e all’ultima disastrosa missione che avevano svolto insieme, quando Dazai aveva tentato, senza successo, di farlo vestire da donna per impersonare sua moglie.

«Perché sorridi?»

Odasaku era attento ai dettagli. Riusciva ad intuire ogni suo cambio d’espressione o stato d’animo. Anche quello non era cambiato. Non importava in quale mondo si trovasse, Oda Sakunosuke sarebbe sempre rimasto la persona per lui più importante.

«Pensavo a Chuuya» si trovò ad ammettere quasi imbarazzato.

«Ovviamente» c’era una sottile nota di fastidio nella voce del rosso che Dazai non riuscì ad interpretare. Prima che gli potesse chiedere spiegazioni però si sentì afferrare per un braccio, finendo schiacciato contro il petto dell'ex sicario.

«Sta zitto» gli intimò stringendolo a sé

«Ma cosa?»

«Non vogliamo farci scoprire. Una guerra tra la Port Mafia e la Guild è l’ultima cosa di cui al momento abbiamo bisogno» Dazai si trovò ad annuire.

«Siamo qui solo per ottenere informazioni»

«Esatto»

«Allora perché Akutagawa si trova sul ponte della nave?» Oda seguì con lo sguardo il punto indicato da Dazai,

«Quel ragazzino si farà ammazzare» il moro trattenne a fatica una risata

«Nah lo abbiamo cresciuto bene. Non morirà ma sicuramente farà scoppiare una guerra»


 

***


 

Atsushi era sfuggito al controllo di Akutagawa e mentre cercava di tornare in Agenzia era stato rapito dalla Guild. Il mafioso li aveva inseguiti fino al porto, da lì spiegato il motivo per cui ora si trovava su quella nave.

«Quindi volevi solo salvare il tuo caro Jinko» concluse Dazai divertito dalla piega assunta dall’intera vicenda. Odasaku aveva appena terminato con la propria ramanzina e lui aveva pensato di alleggerire la tensione con quella battuta.

«Non mi sembra il caso di scherzare» lo riprese l’ex sicario.

«La Port Mafia non si farà coinvolgere in una guerra tra Organizzazioni» concluse Dazai riacquistando un cipiglio serio, fissando con la coda dell’occhio il possessore di Rashomon, in quel momento fin troppo silenzioso.

«Vuoi davvero lasciare la tigre mannara a queste persone?» gli domandò all’orecchio non appena Oda si fu allontanato. Il Demone Prodigio sorrise con fare complice,

«Ovviamente no. Ora va. Distrarrò Odasaku in modo che tu possa correre a salvare il tuo amato Jinko» Akutagawa arrossì fino alla punta delle orecchie,

«Io.. non.. Dazai-san non farti idee sbagliate..voglio ammazzarlo» si trovò a balbettare.

«Certo, certo, ne sono sicuro, ora va» disse dandogli una pacca sulla spalla.

Proteggi gli orfani

Ci stava provando.


 

***


 

«Perché l’hai lasciato andare?» Dazai fece spallucce, specchiandosi negli occhi blu del Dirigente seduto accanto a lui.

«Akutagawa è sempre stato forte ma allo stato attuale possiamo considerarlo come una spada senza un fodero. Ha bisogno di qualcosa che lo sproni e lo spinga a dimostrare appieno il proprio potenziale»

«E pensi che quel fodero possa essere Nakajima Atsushi?» il moro si trovò ad annuire con rinnovata decisione

«Insieme potrebbero eguagliare persino la vecchia Soukoku» fu il turno di Oda di sorridere,

«Ed ecco che torni a parlare di Chuuya» Dazai sembrò sorpreso da quell’affermazione, come dal tono di voce usato dall'ex tuttofare.

«Cosa stai insinuando?» ma in quel momento un’esplosione catturò l’attenzione di entrambi.

Non appena il fumo proveniente dalla baia si diradò videro Akutagawa impegnato in un combattimento contro non uno ma ben due membri della Guild.

«Non hai insegnato a quel ragazzino a come non attirare l’attenzione?» sbuffò Odasaku prima di impugnare le proprie pistole. Dazai sorrise complice,

«Credevo che l'avessi fatto tu in questi quattro anni»

«Sta indietro Osamu»

«Guarda che so badare a me stesso» rispose quasi offeso

«Non lo metto in dubbio ma al momento dobbiamo agire con cautela. Se si dovesse scoprire che ben due Dirigenti sono coinvolti»

Dazai si fece da parte. Non disponeva di informazioni sufficienti per stabilire il grado di pericolosità della Guild, forse avrebbe dovuto fermare Odasaku. Impedirgli di combattere. In qualsiasi caso era troppo tardi, il rosso era partito all’attacco.

Non si accorse di essere osservato.

«Non ti muovere» intimò una voce sconosciuta alle proprie spalle puntando un’arma alla sua tempia. Dazai prese un lungo respiro.

«Deve esserci un errore. Sono qui solo per fare una passeggiata» rispose cordialmente prima di venire interrotto dal rumore di uno sparo. L’uomo cadde a terra con un foro nel cranio. Era stato un colpo perfetto, preciso, pulito, dalla traiettoria impeccabile. Poteva essere stata solo una persona, un cecchino professionista.

«Odasaku» mormorò guardandosi intorno.

«Ti avevo avvisato di fare attenzione» quando i loro sguardi si incrociarono sorrisero entrambi.

Dazai non poteva credere ai propri occhi. Aveva sempre saputo delle abilità del proprio amico ma vedere Oda all’opera era uno spettacolo al quale non avrebbe mai pensato di poter assistere. Odasaku uccideva senza esitazione e con una precisione quasi disumana. Grazie a Flawless poteva prevedere gli attacchi del nemico e con questo vantaggio in pochi minuti aveva sbaragliato completamente il piccolo esercito che la Guild aveva posto a guardia della nave.

C’erano stati dei momenti in cui Dazai aveva quasi scordato di trovarsi in una realtà alternativa. Riavere Odasaku al proprio fianco, ridere e scherzare con lui gli avevano quasi fatto perdere di vista il proprio obiettivo. Forse in quel mondo Oda era al sicuro. Forse la sua ricerca era terminata e potevano vivere insieme. Distratto da questi pensieri non si accorse dell’imminente attacco nemico. Solo quando avvertì il corpo di Oda cadere contro al proprio Dazai tornò alla realtà.

Cercò di afferrarlo quando qualcosa di caldo bagnò la propria mano.

No. Non poteva essere vero.

Non di nuovo.

«Odasaku»


 

***


 

Quando Akutagawa e Atsushi giunsero sul molo si trovarono davanti agli occhi una scena surreale. Oda Sakunosuke era steso a terra in un lago di sangue, Dazai era chino su di lui e cercava di fare il possibile per tamponare la ferita lungo il suo fianco. Anche il giovane Dirigente aveva i vestiti imbrattati di rosso ma non sembrava curarsene.

«Sono stato uno stupido, Odasaku perdonami» mormorò tra le lacrime.

«Va tutto bene»

«Risparmia il fiato. No non va bene, dobbiamo subito portarti da un medico»

«Dazai»

«Cosa?»

«Ormai è troppo tardi, non mi restano che pochi minuti»

«Non è vero. Mi rifiuto di accettarlo»

«Dazai ascoltami» il moro si bloccò. Era la stessa supplica che aveva sentito nella propria realtà. Oda aveva usato il medesimo tono di voce mentre alzava debolmente un braccio per accarezzargli il volto rigato dalle lacrime. Fu come vivere l’ennesimo déja-vu.

«Mi dispiace Osamu. Per tutto»

«Non avrei mai dovuto lasciare la Mafia, abbandonarti, sei tornato a uccidere per causa mia. Hai rinunciato al tuo sogno per un mio errore» Odasaku trovò la forza di sorridere,

«La morte di Chuuya non è stata colpa tua. Eravamo tutte delle pedine in quella storia. Non ti biasimo per essertene andato. Avrei così tanto voluto seguirti»

«Perché non lo hai fatto?»

«Lo sai il perché»

«Non doveva finire in questo modo»

«Sono io il responsabile della morte di Chuuya»

«Ma che diavolo stai dicendo?»

«Il Boss mi aveva dato l’ordine di tenerti lontano da lui. Sono stato io a chiuderti nei tuoi appartamenti mentre Chuuya veniva consumato dalla sua stessa Abilità. Per tutto questo tempo ho solo desiderato ricevere il tuo perdono. È questa la ragione per cui sono tornato ad uccidere. Dopo ciò che avevo fatto a Nakahara nulla mi avrebbe salvato dalla dannazione eterna. Non avrei comunque potuto realizzare il mio sogno, non con il peso di quella colpa sulla coscienza»

«Odasaku»

«Perdonami Dazai, non avrei mai voluto ferirti. Sei cambiato, ti sei messo dalla parte di chi salva le persone. Sei migliorato un pochino»

«Non è vero, ho ancora così tanta strada da fare, tanto da imparare»

«Sono orgoglioso di te. Penso che incontrarti sia la cosa migliore che mi sia mai capitata» sussurrò prima di chiudere gli occhi. Per sempre.

«Odasaku. Sei un idiota»

Dazai non poteva credere a quanto appena accaduto. Oda era morto tra le sue braccia. Di nuovo. Si era svolto tutto troppo velocemente perché potesse realizzarlo. Un attimo prima ridevano e scherzavano sulla condotta di Akutagawa e quello dopo si trovava a stringere il cadavere dell’amico in un lago di sangue.

«Non è giusto» fu tutto ciò che riuscì a dire abbracciando quel corpo ormai senza vita.

«Quante volte ancora dovrò vederti morire?»

Fu allora che le ultime parole di Oda gli tornarono alla mente. Finalmente ogni pezzo del puzzle era andato al proprio posto.

Mori aveva deciso di sacrificare Chuuya utilizzando Odasaku per separarlo dal proprio partner. Gide, aveva poi provocato il rosso che si era trovato costretto a liberare Arahabaki. Dazai però non era riuscito a salvarlo rimanendo imprigionato nei propri appartamenti. Per questo aveva abbandonato la Port Mafia e Oda. Il Dazai di quell’universo aveva sempre saputo la verità per questo aveva deciso di cambiare vita.

L’ex mafioso si chiese cosa avrebbe fatto al suo posto.

Aveva appena perso Chuuya e scoperto come il responsabile fosse Odasaku.

Mentre ora li aveva persi entrambi, era quasi peggio della realtà precedente. Si prese il volto tra le mani abbandonandosi ad un nuovo dolore. Nel mondo del Boss Dazai, Chuuya era al proprio fianco, come lo era stato in ogni realtà che aveva visitato fino a quel momento. Per la prima volta Dazai si trovò completamente solo.

«Dazai-san» la mano di Atsushi sulla sua spalla lo fece sussultare.

«Dazai-san dobbiamo andarcene da qui, tornare alla Port Mafia per fare rapporto» le parole di Akutagawa suonarono così vuote alle sue orecchie.

«Lasciatemi qui»

«Non scherzare Dazai. Dobbiamo andarcene»

«Non possiamo lasciare Odasaku»

«Ormai è morto» lo sguardo che Dazai gli rivolse ebbe il potere il far indietreggiare anche il pericoloso mastino della Port Mafia,

«Tutto questo è successo anche per causa vostra» esordì accusando entrambi i kohai,

«Tu ti sei fatto rapire come un idiota e tu sei dovuto correre in suo soccorso. Siete davvero due mocciosi» era la rabbia a farlo parlare in quel modo. Ormai Dazai aveva perso il controllo delle proprie emozioni. Era guidato solo dal proprio dolore che lo stava consumando dall’interno.

«Con tutto il rispetto, Oda-san vi ha fatto da scudo con il proprio corpo. È morto per proteggervi» alle parole di Akutagawa il Dirigente parve calmarsi.

«Ero io che dovevo salvarlo. Sono venuto sin qui per questo, per salvarlo»

Entrambi i ragazzi si scambiarono occhiate confuse.

«Ho provveduto a neutralizzare ogni altra possibile minaccia, ora però dobbiamo tornare alla Port Mafia»

«Odasaku, non posso lasciarlo. Non voglio lasciarlo»

«Jinko prendi il corpo di Oda-san e vieni con noi» il ragazzo tigre fece come detto troppo sconvolto per protestare.


 

***


 

Da quel momento in poi una serie di ricordi confusi affollarono la mente dell'ex più giovane Dirigente della storia della Port Mafia. Akutagawa e Atsushi lo riportarono nelle proprie stanze, lo aiutarono a ripulirsi dal sangue di Odasaku e lo misero a letto. Il ragazzo tigre poi tornò in Agenzia informandola di quanto successo.

Dazai non seppe dire quanto tempo trascorse nel proprio letto, dormiva solo che per qualche ora per poi svegliarsi in preda agli incubi sulle varie morti di Oda alle quali aveva assistito. Non voleva mangiare né vedere nessuno. Doveva solo riacquistare le forze per utilizzare la propria Abilità e tornare alla realtà originale.

Fu in quel momento che Verlaine bussò alla sua porta. Era l’ultima persona che Dazai si sarebbe aspettato di incontrare.

«Oda Sakunosuke. Fu lui a tenerti lontano da Chuuya» fu tutto ciò che disse prendendo posto accanto al letto.

«Lo so. Prima di morire ha chiesto il mio perdono»

«E tu glielo hai concesso?»

«Non ho fatto in tempo»

«Non posso accusare Mori di quanto successo come non posso radere al suolo questo posto» si trovò ad ammettere il francese con riluttanza,

«E io non posso riportarti Chuuya»

«Risparmiatelo Dazai. I morti non possono tornare in vita» il moro avrebbe voluto dissentire. Si era imbarcato in quella folle avventura per provare il contrario, per riavere Odasaku al proprio fianco.

«Hai perso sia Chuuya che Oda. Posso comprendere il tuo dolore»

«Credevo che un essere artificiale non conoscesse certe emozioni umane»

«Sai cosa intendo Dazai»

«Somigli molto a quella Lumaca» Verlaine si sforzò di sorridere,

«Penso sia inevitabile»

«Anche se non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce, Chuuya era contento di averti alla Port Mafia»

«Ho sempre desiderato una sola cosa, la sua felicità. Non volevo che crescesse come me, che diventasse un’arma al servizio di qualche governo»

«Grazie a te Chuuya ha potuto scegliere il proprio destino»

«Ha scelto comunque l’oscurità»

«Ha trovato un posto dove potesse essere se stesso. Dove nessuno cercasse di sfruttarlo per la propria capacità»

«Teneva molto a te»

«Lo so»

«Tempo fa mi hai domandato come fossi riuscito ad andare avanti senza Rimbaud. La verità è che non l’ho fatto. Una parte di me è morta insieme a lui. Così mi sono concentrato su Chuuya, in fondo era tutto ciò che mi restava di Arthur e non serve aggiungere altro.»

«Fino a questo momento sono riuscito ad andare avanti solo grazie a lui» Paul lo fissò confuso,

«Avevo perso Odasaku ma potevo comunque contare sulla presenza di quel piccolo irascibile al mio fianco. Risvegliarmi ora in un mondo senza di lui…»

«Non possiamo cambiare il passato Dazai. Il destino di Chuuya era già scritto»

«No» non lo avrebbe mai accettato. Stava combattendo quella crociata per salvare Odasaku, perdere anche Chuuya era un’ipotesi che si rifiutava di prendere in considerazione.

«Se tu avessi la possibilità di cambiare le cose, di riavere Rimbaud nella tua vita cosa faresti?» l’ex spia gli sorrise prima di alzarsi e voltargli le spalle, uscendo da quelle stanze senza degnarlo di una risposta.

Dazai si sorprese per quel comportamento.

Si rimise sotto le coperte cercando di riordinare i propri pensieri. Futuro o meno aveva finito col perdere nuovamente Odasaku. Scosse la testa. Doveva fare tesoro di quell’esperienza. Aveva avuto modo di scrutare nel proprio futuro, realtà alternativa o meno. Una volta tornato nel proprio mondo, Dazai avrebbe indagato su quella Guild come su André Gide e il suo ruolo durante la Guerra in Europa.

Non avrebbe rinunciato, si sentiva ad un passo dal trovare finalmente una realtà ideale. Avrebbe salvato Odasaku. Questa sarebbe stata la sua ultima occasione. Avrebbe fatto ancora un tentativo poi si sarebbe arreso a quel destino beffardo che sembrava divertirsi nel prendersi gioco di lui.

Chiuse gli occhi preparandosi ad attivare la propria Abilità.

Fuori dalla porta Paul Verlaine sorrise.

«Buona fortuna Dazai» si limitò a sussurrare.



 


 

  
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