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Autore: miss_D24    10/04/2023    2 recensioni
Destiel AU
Letteralmente un universo alternativo dove non esiste il soprannaturale, ma questo riuscirà comunque a filtrare attraverso i sogni di Dean Winchester.
Le sensazioni di gioia e di dolore si fanno più reali di quello che dovrebbero ogni volta che Dean posa la testa sul cuscino e tutto questo è stato scatenato solamente da un unico fatto, o meglio, da un'unica persona.
È pura pazzia o sono forse i ricordi di una vita passata?
❌Attenzione: Questa storia può contenere piccoli spoiler riguardanti tutte le stagioni di supernatural, quindi, se non avete nulla da temere...Enjoy!
Genere: Hurt/Comfort, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Jack Kline, Sam Winchester
Note: AU, Lime, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate | Contesto: Nessuna stagione, Contesto generale/vago
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N/A: Spoiler dalla 13esima stagione

Dean fu invaso da un'ondata di incenso non appena varcò la soglia di quella sottospecie di negozio, insieme a Sam e a Castiel.
Si guardò intorno sospettoso.
Tutto ciò che vedeva, oltre al turbinio di colori caldi e sbrilluccichii, erano candele profumate, che rendevano l'atmosfera densa e certamente non inodore.
Un po' dappertutto, sugli scaffali, sui mobili e anche appesi, c'erano oggetti magici di ogni tipo, dalle sfere di cristallo, ai medaglioni e persino quelle che sembravano bambole voodoo.
Ovviamente Dean si rifiutava categoricamente di credere che qualcosa lì dentro non fosse una buffonata per attirare i clienti.
Sta di fatto, che il cartello sulla porta diceva "aperto" ma nel negozio non c'era nessuno.
Sotto sotto sperava che mai nessuno sarebbe arrivato e dato che il negozio era piccolo, dubitava che una strega con tanto di cappello si sarebbe materializzata dal nulla.
Sam, confuso quanto lui, si schiarì la gola e iniziò a vagare nel piccolo spazio.
Dean stava per fare dietro front verso la porta, quando l'improbabile accadde.
Davanti a loro era comparsa, in maniera del tutto inspiegabile, una donna di mezza età, dalla carnagione bianca come il latte e i capelli lunghi e mossi, color rosso fuoco.
Il suo sguardo carico di malizia era risaltato da un trucco blu acceso, come il vestito lungo che indossava e che rendeva la sua figura ancora più slanciata ed elegante.
I tre uomini nella stanza erano ancora interdetti dall'improvvisa comparsa della donna.
Era come se si fossero congelati dallo stupore, con gli occhi sbarrati e le parole sulla punta della lingua.
Ormai diventata impaziente, la donna misteriosa indossò un perfetto sorriso di cortesia, proprio quello adatto ad accogliere dei nuovi clienti. "Ciao ragazzi." Salutò con voce decisa e spigolosa.
Dean avvertì una familiare sensazione di déjà-vu, del resto come gli capitava spesso da un po' di tempo a quella parte.
Nel tono e nell'espressione che la sconosciuta aveva utilizzato, sembrava che anche per lei non fosse la prima volta che si incontravano. "Vi stavo aspettando." Annunciò infatti.
Certo, poteva essere la classica frase fatta dai veggenti per convincere il cliente delle loro false capacità, ma chissà per quale motivo, Dean percepiva una cruda sincerità nelle parole della donna.
"Beh, insomma!" tuonò alterata lei. "Siete molto più giovani di come vi ricordavo, ma non avrei mai immaginato che questa versione di voi fosse così amorfa!" Camminò spedita verso la porta d'ingresso e girò il cartello per segnalare la chiusura del negozio. Poi si girò di scatto e sparì dietro ad una libreria in fondo alla stanza, dove effettivamente c'era una porta nascosta da uno stendardo antico.
Dean si incamminò deciso in quella direzione, non prima di essersi assicurato che gli altri due lo stessero seguendo.
Mentre suo fratello pareva solamente incuriosito, Castiel era decisamente diffidente. Lo notò soprattutto non appena tutti e tre furono al di là della porta nascosta, dal modo in cui il suo compagno gli si avvicinò e gli mise una mano sulla parte bassa della schiena con fare protettivo.
Si trovarono in un corridoio non troppo lungo e abbastanza illuminato da alcune lampade appese alle pareti. Sembrava l'ingresso di una casa vera e propria. Forse era lì che la "strega" faceva le sue sedute spiritiche con i clienti. O forse, semplicemente ci abitava.
Mentre Sam stava appena dietro alla donna, che subito entrò nella stanza alla fine del corridoio, Dean si girò verso il compagno, ancora teso dietro di lui, gli accarezzò dolcemente un braccio e lo prese per mano. "Tutto okay?" Sussurrò dolcemente. Castiel gli strinse la mano e affrettò il passo per raggiungere Sam. "Non lo so, ma ho una strana sensazione."

La stanza in cui erano appena entrati era veramente l'ingresso di una casa. Lo si poteva notare soprattutto dalla presenza di una vera porta d'ingresso alla loro sinistra, che quasi sicuramente dava sulla strada da dove erano arrivati.
La donna, sempre immersa in un silenzio carico di tensione, li condusse in un salotto dall'aria molto confortevole e con un gesto delle mani lì fece accomodare sul divano a tre sedute, accanto al camino acceso, unica fonte di luce presente nella stanza, oltre alla luce delle finestre che ormai non serviva più a molto, date le giornate sempre più corte di fine novembre, specialmente quel giorno piovoso.
Lei si sedette nel divano di fronte, più piccolo ma più elegante e dall'apparenza più comoda, poi finalmente parlò. "Non sapete quanto io abbia aspettato questo momento!" Annunciò soddisfatta e con un piccolo sorriso che le illuminava il volto.
Sorprendentemente, Dean non si sentiva minacciato da quella donna, anche se, sia lui che Sam e Castiel, non avevano una postura rilassata ed erano seduti come se fossero pronti a scattare in piedi da un momento all'altro, non riuscivano a percepirla come un pericolo.
"Rowena...?" Parlò Sam con voce insicura, ma carica di emozioni, come se in quell'unica parola avesse voluto esprimere tutte le domande ancora senza risposta che si erano posti non appena era iniziata quella situazione.
Il fratello maggiore lo fissò esterrefatto, ma non aprì bocca. Castiel non era da meno, mentre alternava lo sguardo dalla donna a Sam.
Quest'ultimo, invece, continuò a tenere gli occhi fissi davanti a sé, impaziente di ricevere una risposta.
Il minore dei fratelli guardò Rowena come se non fosse la prima volta che la incontrava e Dean conosceva abbastanza Castiel da poter dire lo stesso.
Facendo chiarezza nella propria mente, anche lui poté affermare di aver già sentito quel nome associato al viso pallido e spigoloso della donna. Nulla di nuovo insomma. Da quando erano iniziati i sogni, le sensazioni di questo tipo non lo sorprendevano più come le prime volte. Sperava solo di poter ricevere le risposte che tanto cercava.
"Oh!" Esclamò Rowena, fingendosi sorpresa "Vedo che ti ricordi di me, Samuel."
Prima che Sam potesse risponderle, il fratello lo precedette scattando in piedi innervosito.
"Ma si può sapere chi diavolo è lei? Siamo venuti qui per caso e sembra sapere già tutto di noi!" Prese fiato e si risedette passandosi una mano tra i capelli. "Sul serio, non mi dica anche che è una strega o simili, perché la mia sanità mentale non potrebbe sopportarlo."
Castiel gli prese la mano tra le sue. Pensando si trattasse di un gesto di conforto, Dean posò lo sguardo su quello del compagno e non appena capì cosa Castiel volesse realmente comunicargli, si separò immediatamente da lui, come se si fosse scottato. "Non mi dire che adesso credi anche tu a queste stronzate, Cas!"
"Dean, ascoltiamo cos'ha da dirci Rowena. Lo so che in fondo, anche tu credi che questa sia l'unica soluzione."
"Il tuo fidanzato ha ragione, Winchester," Disse Rowena ormai spazientita da quel teatrino che si era creato "e se voi adesso mi darete il tempo per spiegare, non crederete più che tutta questa faccenda sia una stronzata." Disse lanciando un'occhiata di rimprovero a Dean.
"Si, è vero, sono una strega. O per essere più precisi: ho assunto la consapevolezza di esserlo stata."
Anche se ancora molto confusi, nessuno dei presenti, ancora una volta, aveva avuto intenzione di interromperla. Osservarono Rowena immersi in un silenzio perfetto, carico di aspettativa e impazienza.
"Dovete sapere che questo in cui viviamo noi non è l'unico universo esistente. Ce ne sono infiniti altri, dove ognuno di noi esiste inconsapevole di altre realtà. Alcuni hanno la magia, altri sono abitati da creature soprannaturali che camminano tra gli umani o che si nascondono tra di essi, o in cielo oppure all'inferno. E molti altri sono completamente normali senza nessun tipo di anomalia, come questo in cui viviamo."
"Ci stai dicendo che tu vieni da un universo con la magia?" Chiese Sam insicuro, ma cercando di essere comprensivo.
"Porca miseria." Accanto a lui Dean si coprì il viso con entrambe le mani in segno di esasperazione, mentre Castiel continuava a guardare Rowena impassibile.
"Dean, smettila di fare l'idiota e dalle la possibilità di spiegarsi!" Ribatté il fratello con altrettanta esasperazione.
"Grazie Samuel, sei sempre stato il mio preferito per questo motivo e si, vengo da un universo molto particolare e pieno di cose che non potete neanche immaginare. Ma non starò qua a spiegarvelo nei dettagli, perché presto vi sarà tutto più chiaro."
Dean alzò un sopracciglio sfoderando un ghigno arrogante, una smorfia che invitava la donna a continuare a parlare, sebbene credendo ancora che tutta quella faccenda fosse un'epica burla.
"Nel mondo da cui provengo sono una strega. Non che sia importante, ma sono una delle più potenti che siano mai esistite. Voi due Winchester siete cacciatori del soprannaturale e durante la nostra conoscenza vi siete imbattuti in innumerevoli pericoli e situazioni disastrose, cacciandovi quasi sempre nei guai, cercando di salvarvi la vita a vicenda. Infatti, non per altri motivi siete morti e risorti almeno una decina di volte. Compreso te, occhi blu." Rowena rivolse la propria attenzione su Castiel, che la stava ancora fissando senza battere ciglio, nessuna emozione che tradiva il suo stato di momentanea apatia.
"Tu a differenza loro, non sei umano dall'altra parte. Sei un angelo." Rise amaramente "Non pensare che sia una cosa positiva, perché da dove vengo io, gli angeli sono degli stronzi con una scopa ficcata in culo, scusate il francesismo. Ovviamente tu poi sei cambiato perché hai capito l'umanità e l'hai amata. Sei persino morto per l'umanità e hai anche perso la tua grazia e le tue ali. Il tutto per salvare l'unica cosa che ti stava a cuore, anche se sapevi che non saresti mai stato ricambiato in quel senso.
Non sono affatto sorpresa che in questo universo voi due stiate insieme." Disse indicando Castiel e Dean, quest'ultimo adesso confuso, la smorfia arrogante di prima messa da parte.
"Almeno qui nessuno dovrà più sopportare i vostri sguardi carichi di tensione e pietà.
Ma ora bando alle ciance e arriviamo al punto.
Dopo una serie di eventi, io sono morta e successivamente sono diventata la regina dell'inferno, al posto di mio figlio, il mio povero Fergus!"
I tre uomini stettero ad ascoltare la donna che parlava di guerre tra angeli, che avevano portato Lucifero e Michele ad essere rinchiusi in una gabbia, proprio come quella nei sogni di Sam, fino ad arrivare alla nascita del nephilim, Jack. Poi, Rowena aveva raccontato loro di come era finita: il sacrificio di Castiel, Jack che diventava il nuovo Dio, la morte accidentale e inaspettata di Dean e il resto della lunga vita di Sam fino al loro ricongiungimento in paradiso.
"Il ruolo di Jack come nuovo Dio sembrava essere sotto controllo, fino a quando Lucifero riuscì ad evadere dal Vuoto e attraversare la barriera del suo universo di appartenenza.
É solo una mera coincidenza che la sua anima sia capitata in questo universo.
Per camminare sulla Terra, ovviamente aveva bisogno di un tramite. E quale se non lo stesso che ha avuto nell'altra realtà? Proprio Nicholas Novak che all'epoca era solo un ragazzino che aveva appena raggiunto la maggiore età. Non mi stupisce per nulla il fatto che sia riuscito a manipolare tuo fratello, per farsi dare il consenso di possedere il suo corpo." Disse rivolgendosi direttamente a Castiel. "Ci sono stati dei momenti in cui Nick riprendeva il controllo del suo corpo, anche se molto brevi e molto rari. Era proprio in quei momenti che Jack si metteva in contatto con lui in cerca di un modo per liberarlo dalla presenza di Lucifero e di rispedirlo nel Vuoto.
Quattro mesi fa, in uno dei suoi sempre più rari attimi di lucidità, Nick decise di porre fine a quell'inferno, prima che Lucifero prendesse completamente il sopravvento. Sapete già com'è finita." Concluse più seria che mai, con un velo di compassione negli occhi.
"Quindi mio fratello non è mai stato una persona crudele. Ci ha lasciato per proteggerci." Rifletté Castiel a bassa voce, le spalle incurvate in un atteggiamento di sconforto.
Dean gli si fece più vicino, prendendogli una mano e posandovi un bacio sul dorso. Non si era ancora completamente abituato a manifestare quel tipo di affetto in pubblico, ma dato che il pubblico consisteva in Sam, che era il loro sostenitore numero uno e una strega che apparentemente sapeva tutto della loro vita alternativa, aveva deciso di fare un'eccezione, dato che il suo compagno necessitava molto più di semplici parole di conforto in quel momento.
Non gli lasciò andare la mano nemmeno quando Rowena riprese a parlare.
"So tutto questo perché un effetto collaterale della scomparsa di Lucifero da questo universo, ha fatto si che voi iniziaste a ricordarvi della vostra vita alternativa, qualcosa a che fare con tutte le catastrofi apocalittiche che avete affrontato. Ed è per questo che Jack mi ha contattata e mi ha raccontato tutto, donandomi anche i ricordi dell'altra vita. Voleva darvi una scelta: continuare a ricordare o dimenticarvi completamente di tutto e andare avanti come se nulla di tutto questo fosse mai successo. Io sono in grado di farlo, se lo desiderate."
Sam e Dean si guardarono per alcuni istanti, senza usare le parole, sufficienti per decidere il da farsi. Come sempre si capirono al volo, comprendendo i desideri l'uno dell'altro.
Poi, fu Sam a parlare: "Vogliamo ricordare."
Sarebbe stato molto più facile per entrambi se avessero scelto di dimenticare.
Sam, ogni volta che si svegliava da un incubo riguardante la gabbia o dell'essere stato un drogato di sangue di demone, si ricordava quanto fosse stato difficile il suo periodo di ripresa dalla dipendenza da eroina, mentre gli incubi di Dean erano tempestati dalla morte di persone a cui aveva voluto bene, in questa vita e nell'altra. Entrambi avevano scelto di ricordare perché eliminare quella vita, anche se non l'avevano vissuta direttamente in prima persona, sarebbe stato come eliminare tutto il percorso che avevano fatto per arrivare fino a dove erano ora. La vita nell'universo soprannaturale era stata piena di orrore, perdite e sofferenza, ma anche di risate, persone e creature incredibili e avventure che mai sarebbero potute capitare a loro nell'universo attuale. Ricordare tutto quello li avrebbe resi più forti. Ce l'avrebbero fatta, come sempre, insieme.
Rowena sorrise compiaciuta "Sapevo che avreste detto così, Jack vi conosce molto bene."
Nessuno fece tempo a rispondere perché dal fondo del corridoio sentirono una voce infastidita accompagnata da passi svelti che si stavano dirigendo nella direzione della stanza dov'erano accomodati loro.
"Madre, quante volte ti ho detto che non mi piace che tu faccia le tue sedute con i clienti in salotto?! Non voglio far sostituire ancora le tende perché hanno preso fuoco!"
Castiel spalancò gli occhi e rabbrividì al suono di quella voce non affatto sconosciuta.
"Fergus, caro, smettila di essere così irritante quando sono presenti ospiti! Questa non è una seduta, è solo una chiacchierata con vecchi amici."
"Fergus?!" Esclamò ancora più sorpreso Castiel.
Un attimo dopo nella stanza entrò un uomo basso e robusto, vestito molto elegantemente per essere solo il preside dell'unico liceo presente a Lawrence. Alla vista dei tre ospiti presenti in casa sua parve sinceramente stupito. "Professor Novak. Cosa ci fa lei qui? Insieme al suo fidanzato poi. Non so chi sia lo spilungone, ma buonasera ragazzi. Non so come facciate ad essere amici di mia madre e sinceramente non mi interessa."
Dean lo riconobbe subito. L'uomo che nel suo sogno si era suicidato prima che Castiel si dirigesse verso Lucifero armato di lama angelica. Si ricordò che nell'altro universo era stato il re dell'inferno prima di sacrificarsi per chiudere lo strappo tra i mondi che aveva creato Jack nascendo. Lanciò un'occhiata a Sam che aveva la sua stessa espressione stupita. Anche lui ricordava.
"Lei non si chiamava Crowley di nome?" domandò in tutta risposta Castiel.
"Crowley è il mi secondo nome. Lo uso perché il mio primo nome mi disgusta. Non sopporto di avere origini scozzesi. E mia madre, per aver mantenuto la tradizione."
Rowena alzò gli occhi al cielo "Il signor Novak e i signori Winchester sono venuti a trovarmi per ricordare una conoscenza che avevamo in comune, nulla di più, caro."
Crowley analizzò velocemente i tre uomini, sospettoso. "Beh, Novak ci vediamo a scuola. Signori Winchester, è stato un piacere."
Una volta fuori dalla stanza e lontano dalle loro voci, Rowena sospirò afflitta. " Lui non sa nulla. Sono in grado di restituirgli i ricordi, ma tornerebbe ad odiarmi come nell'altro universo. Voglio rimediare ai miei errori come madre e avere un rapporto migliore con lui, almeno in questa vita."

Giunto il momento dei saluti, Castiel e Sam uscirono dalla porta di casa, mentre Dean rimase ancora un attimo, con ancora una domanda a cui voleva dare risposta.
"Prima hai detto a Cas che il lui dell'altro universo sapeva che io non l'avrei mai ricambiato. Credi che-" "Dean, caro, devi sapere che l'altro te era testardo a livelli impossibili, lui non avrebbe mai ammesso i suoi veri sentimenti. Forse non se n'era nemmeno reso conto, talmente era preso da cose più importanti, come salvare il mondo una volta si e l'altra anche.
Sai, le anime gemelle esistono. Riescono sempre a trovarsi, indipendentemente da chi siano nelle diverse realtà. Possono essere amici, amanti o nemici, perché no? Ma il loro legame sarà indissolubile fino alla fine."
Dean lanciò uno sguardo in direzione del fratello e del compagno che si stavano dirigendo verso l'auto. Il suo sguardo si soffermò su quest'ultimo. "Spero veramente che sia così."


***


Il viaggio verso casa fu immerso in un silenzio carico di riflessione, fino a che Sam indicò al fratello un indirizzo. "Portami lì."
Dean, che stava guidando, si girò di scatto verso il sedile del passeggero. "Prego?" Domandò sorpreso, subito dopo ritornando con lo sguardo fisso sulla strada.
"Ho bisogno di vedere una persona." Sam si contorse le mani in grembo, poi strofinò entrambi i palmi sulle cosce fasciate dai jeans scoloriti. Era nervoso e aveva paura di essere giudicato. "É l'indirizzo del mio sponsor."
Castiel, seduto nei sedili posteriori, cercò di non far caso alla conversazione, anche se impossibile dato che erano tutti e tre confinati in uno spazio chiuso di pochi metri quadrati. Provò comunque a far finta di non ascoltare guardando fuori dal finestrino, in rispetto della conversazione personale che stava avvenendo tra i due fratelli.
"Okay." Rispose Dean calmo. Sam lo guardò preoccupato, evidentemente cercando qualcosa da dire e dopo un attimo di silenzio, il fratello maggiore, capite le sue intenzioni, lo stroncò sul nascere: "Sammy... Non hai bisogno di giustificarti. Posso solo immaginare come tu ti senta adesso, dopo le cose che abbiamo scoperto oggi. Se hai bisogno di un aiuto che io non posso darti, sono ben felice che ci sia qualcun altro che possa farlo."
Sam sospirò, visibilmente più rilassato. "Grazie Dean." "Solo, ricordati che io e Bobby ci saremo sempre, per qualunque cosa."

Una volta rimessi in viaggio, appena Sam fu giunto a destinazione, Castiel prese posto sul sedile del passeggero. "Sei preoccupato, Dean."
"Lo sono sempre Cas, per il mio fratellino. Dopo tutte le stronzate che ha fatto in questa e nell'altra vita lo sarò sempre. Ma nonostante questo mi fido di lui. Con questo suo problema della dipendenza ero spaventato a morte, ma ho capito che in questo caso non toccava a me aiutarlo; anzi, non avrei nemmeno saputo cosa fare.
Sono contento che abbia uno sponsor e che vada agli incontri dei Narcotici Anonimi, anche se non ne parliamo quasi mai."
"Sono sicuro che supererà tutto questo alla grande. É un ragazzo sveglio."
Dean sorrise orgoglioso, allungò una mano e la posò sul ginocchio del compagno, stringendolo appena. "Sai, è da quando abbiamo lasciato la casa di Rowena che ho iniziato a ricordare sempre di più, anche inconsapevolmente. Fergus, o Crowley, quello che è, è l'uomo che nel mio sogno si è tolto la vita. Nell'altro universo era un demone, il re dell'inferno." Dean rise. Mai nella vita avrebbe mai immaginato di parlare di universi alternativi, angeli, demoni, apocalissi e chi più ne ha più ne metta. "Più che un alleato, era nostro nemico il più delle volte. Ma alla fine, si è sacrificato per salvarci. Poco dopo ti ho guardato negli occhi mentre morivi anche tu. Non avevo mai provato un dolore simile, per altre persone che non sono Sam, intendo." Si girò per qualche secondo verso Castiel, che lo stava guardando con occhi pieni di qualcosa che superava il semplice affetto. "Tu ricordi qualcosa?"
"No, niente di niente. Potrebbe essere che questa cosa su di me non funzioni, o potrei iniziare a ricordare da un momento all'altro o addirittura tra anni, chi lo sa? Ma va bene così. Non ho bisogno di ricordare chi ero in un'altra vita per essere me stesso in questa."
Dean annuì e mentre inforcava la strada che portava alla casa dove aveva vissuto la maggior parte della sua vita, portò più in alto la mano che era ancora poggiata sul ginocchio del compagno, al di sopra della coscia e si soffermò lì. Se all'esterno appariva sicuro di quello che stava facendo, dentro di sé, il suo cuore stava battendo all'impazzata timoroso del fatto che non sapeva se le sue intenzioni fossero chiare o se risultava solo un pervertito. Non osò togliere gli occhi dalla strada mentre parcheggiava, più per paura di scorgere l'espressione del compagno.
D'altra parte Castiel non fece nemmeno caso al nervosismo di Dean, talmente era in tensione; in maniera del tutto positiva si intende.
Era la prima volta che il suo ragazzo osava azzardare qualcosa di più che dei semplici baci, anche se effettivamente stavano insieme da poco più di due settimane. E oltre al fatto che avevano deciso di andare con calma, Castiel voleva aspettare che Dean si sentisse sicuro e a suo agio, dato che per lui era un'esperienza del tutto nuova. Se non fosse stato così probabilmente Castiel gli sarebbe saltato addosso anche in quel momento.
L'impala si fermò davanti casa, accanto alla porche di Gabriel. Senza dire una parola, Dean continuò ad accarezzare l'interno coscia del compagno, sentendo con le dita il tessuto dei pantaloni più tirato rispetto a prima. Poi si bloccò, notando che Castiel non stava muovendo un muscolo. "Sto..." tirò via la mano, insicuro. "...facendo qualcosa di sbagliato? Scusa, avrei dovuto assicurarmi che tu-" "Dean, taci per favore!" Tuonò seccato Castiel prima di sporgersi sul sedile dell'altro e fiondarsi sulla sua bocca con un bacio tutt'altro che casto. Poi si tirò indietro di scatto e accarezzò con una mano il viso di Dean. "Non hai fatto nulla che io non volessi, dolcezza. Aspettavo solo il momento in cui tu saresti stato pronto." Entrambi erano senza fiato, ma nonostante questo ripresero a baciarsi con foga, con le mani che cercavano di toccare l'altro il più possibile. "Cas..." Mormorò Dean sulle labbra del compagno. "Andiamo dentro casa, si sta un po' stretti qui dentro." Disse non solo alludendo allo spazio dell'impala.
In meno di un minuto erano scesi dall'auto, avevano attraversato lo spazio che li separava dalla porta d'ingresso ed erano entrati in casa. Non appena chiusa la porta Dean si fiondò sulla bocca di Castiel, con una tale impazienza lasciata da quei pochi istanti che li avevano separati, poi iniziò a slacciare i bottoni della camicia del compagno, esortandolo a fare lo stesso. Castiel si chiese se tutta quell'audacia da parte di Dean derivasse dal fatto che non correvano pericolo di essere scoperti, dato che Bobby sarebbe rientrato dal lavoro in serata, oppure dalla troppa astinenza che aveva praticato. In merito a ciò, si domandò quando fosse stata l'ultima volta che Dean era stato con una ragazza. Il solo pensiero che ce ne fossero state durante il loro periodo di amicizia lo faceva ingelosire e non poco. Con uno scatto di possessività gli slaccio la cintura e quasi ghignò al gemito sorpreso del compagno e quest'ultimo, non volendo aspettare oltre, lo condusse al piano di sopra, nella sua stanza. Il tutto ovviamente senza staccarsi un secondo l'uno dall'altro.
Finirono di spogliarsi a vicenda, rimanendo entrambi in boxer. Dean non poté fare a meno di ammirare Castiel, il suo Cas. Non avrebbe mai detto che sotto i completi formali che indossava sempre, ci fosse stato un fisico così tonico e muscoloso. Certo, ogni volta che ci aveva passato le mani sopra, a quel fisico da dio greco, l'aveva percepito, ma guardarlo con i propri occhi era tutta un'altra storia. Dall'altra parte Castiel lo stava guardando come se volesse mangiarlo, con i capelli disordinati, che gli davano un'aria selvaggia e gli occhi blu quasi del tutto inghiottiti dal nero delle pupille dilatate, tanto quanto era il suo desiderio. Erano molto diversi dagli occhi di tutte le ragazze con cui era stato, i quali fin troppo dolci e quasi da vittima, che gli avevano suscitato solo un senso di soddisfazione temporanea. Gli occhi di Cas, invece, gli facevano girare la testa e lo facevano sentire come se lui fosse stato una preda, la quale si sarebbe arresa al suo predatore molto volentieri.
Castiel lo spinse all'indietro, facendolo cadere sul letto e lo seguì anche lui, mettendosi sopra.
Continuarono a baciarsi e a toccarsi per minuti, mai sazi di quei piccoli ma focosi gesti, i bacini di entrambi che sfregavano l'uno contro l'altro in cerca di soddisfazione, percependo la durezza ancora intrappolata nei boxer, che ormai faceva male per il troppo desiderio.
Poi Castiel, ancora sopra di lui, gli fece scorrere una mano sulle natiche, portandolo più verso di lui, e una volta raggiunta l'altezza dell'inguine, allargò lentamente l'elastico dei boxer, come per chiedere il permesso di procedere. Dean lo lasciò fare, paralizzato da quel vortice di estasi che stava provando ai piani bassi, facendolo gemere più forte. Poi si irrigidì e un lieve senso di ansia si fece spazio in lui.
Il compagno notò subito la sua insicurezza e si fermo, addolcendo lo sguardo. Ora nei suoi occhi blu non vi era esclusivamente passione e desiderio, ma anche affetto...Amore.
Dean sussurrò con un velo di imbarazzo, sentendo le guance arrossire: "É la mia prima volta con..." "Lo so dolcezza," mormorò Castiel con voce roca. Gli baciò la mascella ruvida, coperta dalla barba di un giorno e gli sussurrò nell'orecchio "ti sentiresti più sicuro se stessi tu sopra?" e quelle parole fecero risvegliare il vigore di prima. Senza rispondere, Dean invertì le posizioni e si lasciò guidare sia dal compagno e sia dal suo istinto, facendo le cose che piacevano a lui stesso.
Così facendo passarono gran parte del pomeriggio su quel letto, a sperimentare, a conoscersi l'un l'altro, ad entrare in un'intimità mai provata prima.
Come tutte le prime volte, non fu un'esperienza da mozzare il fiato, soprattutto per Dean che aveva poca idea sul da farsi, ma entrambi si sentirono molto in sintonia, legati non solo in senso fisico: Appartenersi l'un l'altro.
Era la prima volta che facevano l'amore.


***

Nella stanza regnava la pace dei sensi, i respiri di entrambi si stavano calmando, così anche i battiti del cuore. Da minuti se ne stavano lì, abbracciati, con il lenzuolo che copriva le loro gambe intrecciate, fino ad arrivare appena al di sopra della vita.
Dean poggiava la testa sul petto di Castiel, le mani di tutti e due che continuavano ad accarezzare i propri corpi sudati e appiccicosi. Non che in quel momento gliene fregasse loro qualcosa.
"Dirai alla tua famiglia quello che abbiamo scoperto su tuo fratello?" Mormorò Dean, lasciandogli poi un soffice bacio sul petto.
"No. C'è stato fin troppo dolore nella mia famiglia riguardo alla scomparsa di Nick, non vorrei farglielo passare di nuovo. E poi, sarebbe molto difficile da spiegare non avendo delle prove. Conoscendo mio padre, se gli raccontassi una cosa di questo tipo, mi rinchiuderebbe nello stesso ospedale psichiatrico in cui è stato Nick." Rispose. "Voi lo direte a Bobby?"
"No. Per lo stesso motivo. Anche se ci crederebbe non voglio dargli anche questa preoccupazione. Finché non è una questione di vita o di morte e finché io e Sam stiamo bene.
A lui importa questo." Sospirò. "Nell'altro universo, come anche in questo, è stato l'unico padre degno di essere chiamato tale, per me e per Sam. Certo, John ci ha provato, ma la perdita della mamma l'ha devastato irrimediabilmente." Castiel lo strinse più forte e affondò il naso tra i suoi capelli, respirando il profumo chimico dello shampoo economico che Dean era solito usare, ma che su di lui calzava a pennello, facendogli provare un senso di familiarità.
"Cas...Tu credi nell'esistenza delle anime gemelle?" Domandò un po' insicuro. "Si, Dean. E tu?"
"Tempo fa avrei detto di no. Ma ora ci sono tante cose a cui ho iniziato a credere."


***


N/A: Non ho scusanti per il ritardo madornale. In tutti questi mesi ogni giorno ho pensato a come avrei potuto scrivere questo capitolo veramente complicato ( soprattutto la parte della spiegazione dell'esistenza dei vari universi e quant'altro) ma alla fine sono riuscita a superare il blocco dello scrittore. Per il resto, ho tutta la storia dentro la mia testa, devo solo capire come metterla per iscritto.
In questo capitolo si arriva alla colonna portante dell'intera storia e i nostri protagonisti hanno avuto la risposta alle domande fondamentali e non meno importante, hanno iniziato un nuovo e fondamentale capitolo della loro relazione. Ora la domanda è: la pace durerà per sempre? Presto arriverà un'altra sconvolgente novità ;)

Bea



   
 
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