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Autore: Bloody Hell    19/04/2023    0 recensioni
«Ah, dunque quelli che ho manifestato sarebbero i poteri del cristallo dell’Opale…» conclusi, osservandomi le mani che emettevano energia bianca.
“Bello schifo”, pensai, lasciandolo per me questa volta. […] Quando rialzai lo sguardo, immersa nei miei pensieri, Vincent mi stava scrutando, da capo a piedi, con estrema attenzione, ed un mezzo sorriso beffardo sulle labbra.
“Per essere così giovane, chissà cosa diavolo devi aver fatto per diventare il Mentore di questo posto pieno di pazzi. Peccato, eri quasi un bel giovanotto…” anche questo pensiero rimase solo per me, un po’ vergognandomi, dato che era quasi 6 anni più grande di me.
«E… tu cosa vuoi da me?» mi accorsi solo in ritardo di avergli stupidamente dato del tu, come se fosse un mio confidente qualunque. Sorrise ancora di più, rilassando gli occhi e piantando le sue pupille nei miei.
«Che tu faccia parte di questa Congrega, Nives, come tutti gli altri cristalli esistenti.» si espresse, dopo un lungo silenzio, in cui ha ben palpato la mia crescente agitazione.
Merda, forse mostrarmi così sprovveduta e ingenua, non era stata una grande idea.
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Spoiler! (la storia è in fase di sviluppo, creazione e aggiornamento: è una demo di un fumetto)
Genere: Dark, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate, Triangolo
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«Didi, vieni qui vicino a me» una voce calda e dolce mi stava chiamando dalla piccola saletta di quella casa antica in cui abitavamo molti anni fa. Forse avevo 6, 7 anni. Tutto sembrava annebbiato e fin troppo luminoso intorno a me, come se stessi vivendo un ricordo. Era un posto accogliente e non era eccessivamente grande, ma caratterizzato da uno stile molto eccentrico. Mi ero persa ad osservare per l’ennesima volta il soffitto dell’entrata principale, fatto con pesanti travi di legno scuro, completato coi meravigliosi dipinti che riempivano le pareti. C’erano raffigurate creature lontane, d’altri tempi, simili a umani ma più animali, più… magici. Parevano degli elfi, o dei nani, con tratti somatici differenti dai nostri. E avevano le corna, delle corna a volte lunghe e longilinee, altre volte spesse e contorte su loro stesse. E poi avevano la coda, di diverso tipo, senza una apparente linea biologica a delinearne il perché. Forse no, non erano elfi, la loro pelle non era della nostra specie, non era umana: forse erano pellicce, oppure la colorazione tendente al viola era proprio la loro…

«Nonna, quelle creature cosa sono?» le chiedevo puntualmente, cercando il suo sguardo e indicando un punto non specifico. Con estrema pazienza e affetto mi si avvicinava, aveva una certa passione per quello che mi spiegava, si accovacciava al mio fianco e, prendendo la mia mano mi indicava ogni singola creatura raffigurata. Aveva la casa piena di statuette e quadri o affreschi di questi esseri maestosi, assieme ai simboli che rappresentavano sistema solare ed altri simboli antichi. Lei li chiamava Lierki. 

«I Lierki sono creature primordiali, sin da prima di noi umani, con la capacità di creare e lavorare con la magia degli elementi naturali, soprattutto quella dei cristalli»

«E quei mostri invece?» proseguivo, indicando ulteriori esseri malformati, di dimensioni immense, mostruosamente inquietanti. Mi affascinavano e terrorizzavano nello stesso momento, 

«Quelli sono i Fenlis, Didi. Esseri mostruosi nati dall’unione di umani e Lierki. Regole non scritte dell’universo, tesoro» concludeva, schioccandomi un bacio sulla fronte. Regole non scritte, che da piccola non comprendevo, ma che col tempo si fecero piuttosto chiare: le specie non possono mischiarsi, altrimenti usciranno dei mostri, ripensandoci poi a mente lucida. “Umani siete e umani rimarrete”, diceva il Papa. La nonna non andava mai oltre con le spiegazioni, era troppo pericoloso: la Chiesa e il Papa controllavano ogni cosa, dall’economia all’istruzione, dal cibo che mangiavamo fino ad arrivare a dirci come farsi un bagno. L’inquisizione insorgeva terribilmente in quegli anni. Era tutto decisamente troppo instabile. 

Un giorno, però, mi ritrovai particolarmente incuriosita, più del solito. La scoprii leggere un tomo pesantissimo: aveva un quantitativo di pagine indefinito, nel quale notai scritte formule e simboli piuttosto sinistri, o almeno secondo quanto imposto dalla Chiesa. Non me ne preoccupai, nonna era sempre stata un angelo e una guida per me. Non avevo paura di quello che faceva o nascondeva ad occhi indiscreti.

«Vedi, Didi, ci sono alcune cose del mondo antico, dei nostri antenati, che non possono rimanere nascoste, e soprattutto non possono essere dimenticate» mi aveva risposto, alla domanda su cosa rappresentasse tutto questo. 

«Qual è la loro storia allora? Dai nonna, dimmelo! Prometto di non dirlo a nessuno!» insistetti io, attratta da quell’enorme mistero. Era proibito conoscere quelle formule e conservare quei libri, lo sapevamo tutti in casa, ma con la nonna si facevano eccezioni. E si proteggeva un segreto famigliare secolare, che sarebbe altrimenti andato bruciato assieme a tutti gli altri libri e alle altre famiglie come la nostra, dalla Chiesa. 

«Secondo la leggenda e i testi antichi… I Lierki si estinsero improvvisamente, un giorno, e tutto il loro sapere andò perduto. Tranne quello sulla magia potente dei cristalli.

Un giorno, infatti, un uomo di chiesa, un frate come tutti gli altri, scoprì alcuni resti delle civiltà antiche, e, tentando di decifrarne i significati, scoprì che si era in grado di utilizzare i poteri dei cristalli per guarire la gente, per raggiungere i propri scopi o addirittura governare il mondo. 

Nel tempo, però, la Chiesa si ruppe profondamente da dentro, mentre una forza sovrannaturale, indubbiamente mandata dall’Universo, stava facendo rinascere un potere e una specie ormai estinta» mi si illuminarono gli occhi ad udire queste parole, e la interruppi senza remore. 

«Esistono i Lierki?» chiesi, trepidante, appoggiandomi con forza al suo braccio, facendole quasi rovesciare addosso la boccetta che stava preparando, assieme alla cera bollente di una delle sue enormi candele. Lei fece un sorriso dolce amaro, consapevole della mia innocenza di bambina, non badando alla mia irrequietezza. 

«Mi piacerebbe risponderti di sì, bambina, ma ciò che rinacque fu la conoscenza tra gli uomini» rimasi contrariata da tali affermazioni, iniziando a giocherellare con le sue numerose fiale contenenti oli, sali, pietre e rocce poggiate e dimenticate sul tavolo enorme che aveva nel suo studiolo. Era meravigliosamente pieno di cose, oggetti di ogni tipo, da fogli di carta a pergamene antiche, penne di ogni genere, piume, pietrucce con scritte delle rune, candele di ogni dimensione e fiammiferi, libri e tomi giganteschi dove appuntava i suoi pensieri e da dove spuntavano pezzi di fogli strappati e svolazzanti; pezzi di ossa e polveri di dubbia provenienza, anche se garantiva fossero del tutto naturali; oltre ad avere un immenso specchio di fronte al muro, che rifletteva ogni cosa presente in casa. Era messo in un punto tale che riuscisse a scrutare ogni angolo dietro l’osservatore. Per me, lei è sempre stata un genio. 

«Però, Didi, posso dirti che alcuni umani possono sviluppare dei poteri speciali che hanno a che fare coi cristalli» aggiunse, togliendomi delicatamente di mano una boccetta con dentro dei gusci di uovo rotto, aprendola e rovesciando parte del contenuto nella boccia che stava preparando. 

«Davvero??» balzai in piedi, istantaneamente, facendo ribaltare la sedia su cui ero seduta all’indietro. 

«Sì, è così. Ma a volte, sarebbe meglio non averli» mi guardò un attimo sospirando piano, con degli occhi vacui, forse guardando dietro di me, in un punto impreciso, ma riprese subito dopo. Concluse la sua boccetta chiudendola con un tappo di sughero fatto in casa, versandoci sopra della cera d’api calda di colore giallo pallido. Me la porse con delicatezza, accorgendomi in quel momento che l’aveva legata ad un filo intrecciato per far sì che potessi portarla al collo.

«E prima che tu mi chieda perché, sappi che qualunque cosa di diverso ci sia dalla chiesa è peccato. I cristalli sono una forza naturale, non sono un gioco Nives. E’ importante che tu lo sappia. Ed è importante che tu ne stia alla larga, se non ci sono io con te» nell’ultima frase, si abbassò al mio livello, puntandomi i suoi occhi verde chiaro nei miei, carezzandomi una guancia. Io annuii, non potendole chiedere ulteriori dettagli. Ormai conoscevo quando arrivava ai suoi limiti. 

 

Non parlammo più dei cristalli e dei loro poteri, da quella volta, fino ai miei 18 anni, momento in cui un’energia bianca e pizzicante si presentò nelle mie mani, prepotente, facendo tremare la terra quando…

   
 
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