Save you.
Stavo
studiando le battute per il film Remember me,
quando il mio
telefono di casa iniziò a squillare.
<
Pronto? >
<
Ehm…sei Robert Pattinson? > domandò una
voce femminile con un
sussurro.
“Come
diavolo hanno fatto a scovare anche questo numero?”
pensai
disperato: ogni volta che cambiavo numero di telefono c'era sempre
qualche ragazzina che riusciva a rintracciare il mio nuovo numero e
ogni volta scoppiava in lacrime dicendo che mi amava e mi chiedeva di
sposarla, oppure più semplicemente mi pregava di andare da
lei e di
morderla.
<
Sì, sono io. Con chi parlo? > chiesi scocciato.
<
Tu non mi conosci. Mi chiamo Carol e sono di New York. So che non
avrei mai dovuto telefonarti, ma ho bisogno di un favore enorme da
chiederti >
<
Dimmi tutto > dissi fingendomi interessato.
<
Se non è un problema, preferirei parlartene di persona. Non
è che
possiamo vederci? Sono disposta a venire anche io a Los
Angeles… >
<
Aspetta > la interruppi < hai detto che sei di New York?
>
<
Sì >
<
La prossima settimana dovrò venire lì per girare
il mio nuovo film.
Se ti va di aspettare un'altra settimana, possiamo vederci
lì >
<
Sarebbe fantastico, grazie mille > rispose entusiasta, e dopo
avermi lasciato il suo numero, chiedendole di chiamarla non appena
fossi arrivato a New York, riattaccai.
<
Rob, avanti, tra poco atterreremo > disse il mio manager
svegliandomi.
Erano
le quattro di notte e stavamo viaggiando con un aereo privato per
arrivare a New York, senza essere disturbati da paparazzi ed
eventuali fans.
<
Quanto manca? > chiese Emily, la mia coprotagonista,
sbadigliando.
<
Stiamo atterrando giusto ora > rispose la sua manager Alexandra.
<
Non vedo l'ora di buttarmi su un letto morbido > brontolai
massaggiandomi il collo.
<
Pazienta figliolo, ormai siamo arrivati >
Atterrammo
cinque minuti dopo e riuscimmo ad uscire dall'aeroporto senza dare
nell'occhio. Sfrecciammo verso il nostro hotel, e quando entrai nella
mia stanza mi buttai sul letto senza svestirmi.
<
Rob? Avanti, svegliati! Tra venti minuti iniziano le riprese! >
esclamò il mio manager svegliandomi nuovamente.
<
Che palle > brontolai uscendo dal letto e buttandomi sotto la
doccia.
Dopo
essermi vestito scesi nell'atrio, dove il mio manager mi aspettava
con tanto di caffè e ciambelle.
<
Ben svegliato! > esclamò sorridendo.
<
Chiudi il becco, Michael > borbottai addentando una ciambella e,
continuando a mangiare, arrivai al Greenwich
Village, pronto per girare la prima scena della giornata.
<
Buongiorno > salutò Emily sorridendomi.
<
'Giorno > risposi mugugnando.
<
Non sei ancora sveglio, eh? > domandò ridendo.
<
No, per niente > grugnii in risposta e mi allontanai verso la
sala
trucco.
Girammo
varie scene fino all'una, poi riuscimmo a sganciarci per la pausa
pranzo.
<
Alle tre e mezza vi rivoglio qui. Né un minuto prima,
né un minuto
dopo > disse il regista senza degnarci di uno sguardo.
<
Certo > risposi.
“Idiota”
pensai passandogli accanto.
Tornai
in camera e dopo aver fatto un'altra doccia veloce presi il cellulare
e chiamai Carol.
<
Pronto? > rispose dopo il terzo squillo.
<
Ehm…Carol? Sono Robert >
<
Oh, ciao. Grazie per avermi chiamata. Ero convinta che non lo avresti
mai fatto >
<
Ma no, figurati >
<
Hai già pranzato? >
<
No >
<
Dove ti trovi in questo momento? >
<
In un hotel vicino al Greenwich
Village >
<
Sì, ho capito. Dammi venti minuti e sono da te. E non
pranzare, per
favore > disse terminando la chiamata.
<
Ok > risposi con ancora il telefonino in mano, e dopo essermi
camuffato per bene scesi ad aspettarla in un angolo della strada.
Attesi
dieci minuti e poi vidi una ragazza uscire da una BMW nera e
guardarsi attorno.
<
Carol? >
urlai e lei si voltò per guardarmi.
<
Ciao! > esclamò agitando il braccio e mi fece segno
di entrare in
macchina < piacere, sono Carol
> disse sorridendo quando entrai in macchina e mi porse la mano.
Era
davvero una bella ragazza: non era molto alta e aveva un fisico
asciutto e muscoloso, aveva i capelli lunghi fin sotto le spalle neri
e lisci, gli occhi di un marrone vispo e la carnagione olivastra.
<
Robert > risposi stringendole la mano.
<
Hai qualche preferenza sul posto dove mangiare? >
<
Non direi >
<
Perfetto > disse sorridendo e dopo essere ripartita
guidò fino a
un McDonald's < se ti va di aspettare qui dentro prendo la roba
e
poi torno > aggiunse guardandomi.
<
Ma non c'è un McDrive? > ribattei.
<
Sì, ma sono lenti da far schifo. E poi… >
disse guardandomi <
conosco molto bene chi ci lavora dentro e ho modo di farmi fare un
po' di sconto > aggiunse furbamente < che cosa ti prendo?
>
<
Mmm…un Big Mac, le patatine grandi e una coca con dentro il
ghiaccio > dissi senza esitazione < offro io >
<
Scherzi? Hai deciso di incontrarmi senza nemmeno sapere chi fossi e
pretendi pure di offrirmi il pranzo? > ribatté
ridendo.
<
Ok, beh…grazie >
Sorrisi
passandomi una mano tra i capelli.
<
Figurati > ribatté uscendo dalla macchina.
Una
volta rimasto, solo accesi la radio e feci partire il CD che Carol
aveva dentro e, in pochi secondi, le note di Misery
Business
dei Paramore riempirono l'abitacolo.
Attesi
altri cinque minuti e poi la vidi tornare sorridendo trionfante.
<
Ti hanno fatto lo sconto? > domandai appena rientrò
in macchina.
<
Sì, di sei dollari > rispose entusiasta.
<
Fammi indovinare: hai qualche spasimante che pur di farsi notare da
te, lì dentro, ti fa lo sconto? > ipotizzai
ridacchiando.
<
Spasimante? Nah! Semplicemente ci lavora mio cugino >
ribatté
ridendo < ti piace? >
<
Cosa? > domandai senza capire.
<
La canzone > rispose aggrottando le sopracciglia.
<
Oh sì, certo! Mi piacciono molto i Paramore >
<
Io li adoro > ribatté < non mi sono mai persa
un loro
concerto. No ok, forse uno solo… >
<
Quello in Texas? >
<
Scherzi? Lì ero in prima fila! Non mi sono mai divertita
così
tanto! > esclamò riaccendendo il motore della
macchina <
quello in Gran Bretagna >
<
E come mai? >
<
Mi ero rotta la gamba mentre facevo surf… >
<
Fai surf? > chiesi sbigottito.
<
È la mia seconda passione > ammise sorridendo
imbarazzata.
<
Bello. Mi piacerebbe imparare ad andarci… >
Carol
guidò per diverso tempo, mentre sgranocchiava la sua
porzione di
patatine, ma nessuno dei due era deciso a interrompere il silenzio
parola.
<
C'è un motivo per cui ti ho chiesto di vederci…
> sussurrò
d'un tratto.
<
Immaginavo > risposi mentre finivo la coca cola < ti
serve un
autografo? Vuoi che venga al ballo della scuola con te? >
<
Spiacente, ma non sono una tua fan > disse brevemente <
cioè,
senza offesa… >
<
Figurati > risposi sorridendole e facendole cenno
perché
proseguisse < posso farti una domanda prima? >
<
Una sola > disse ridendo e mi unii alla sua risata.
<
Come hai fatto ad avere il mio numero? > domandai e con la coda
dell'occhio la vidi sorridere.
<
Tu conosci Michael Gutierrez? >
<
Certo, è il mio manager > risposi senza capire.
<
Ecco, è mio cugino. Cioè, è il cugino
di mia madre…Serena
Gutierrez… >
<
Serena Gutierrez? La violinista Serena Gutierrez? La…
>
<
Regina del violino? Sì, proprio lei > rispose
sorridendomi <
ecco, il numero me l'ha dato lui > sussurrò con un
sospiro <
dovresti licenziarlo > aggiunse dopo una breve pausa.
<
Sì, forse… > sussurrai ridendo <
quindi, vediamo se ho
capito bene…non sei una mia fan, quindi non vuoi un mio
autografo o
un appuntamento… >
<
Esatto >
<
E dal momento che tua madre è Serena Gutierrez, immagino che
tu non
abbia la minima intenzione di mettere le mani sui miei
soldi… >
continuai concentrato.
<
Perspicace il ragazzo > rispose ridendo.
<
E allora, perché hai voluto incontrarmi? > chiesi
curioso.
<
Vorrei che tu incontrassi una persona >
<
Chi? >
<
Forse la tua fan numero uno… > sussurrò
forzatamente < mia
sorella >
<
Tua sorella? >
<
Nicole > precisò continuando a guardare la strada.
<
Vuoi che vada a farle gli auguri di compleanno… >
ipotizzai
annuendo.
<
No, Robert, non centra. Vedi, mia sorella ha… >
incominciò, ma
lo squillo del mio telefono la interruppe.
<
È Michael. Aspetta un attimo > sussurrai accettando
la chiamata <
non sono in ritardo, vero? >
<
No, tranquillo. Ma dove sei? >
<
In macchina con tua cugina >
<
Quella giovane? >
<
Sì >
<
Salutamela > rispose ridacchiando < ti ha già
detto di Nicole?
>
<
Stava per farlo giusto ora >
<
Va bene, ci vediamo dopo > disse sospirando < Rob? Non mi
licenzierai, vero? > aggiunse ridendo.
<
Dipende. Ciao >
<
Michael? > domandò Carol.
<
Già. Ti saluta >
<
Grazie > rispose sorridendo e ricadde nuovamente nel suo mutismo.
Dal
canto mio, io mi stavo contorcendo le mani per l'imbarazzo che si era
creato.
<
Avanti, dicevi di Nicole? Perché vuoi che la incontri?
>
<
Vorrei che tu la aiutassi > rispose con il magone e in quel
momento aprii bocca < no, lasciami finire >
sussurrò <
Nicole è malata…ha la leucemia…
> riprese, ma un singhiozzo
la interruppe di nuovo < sono mesi ormai che le siamo tutti
vicini, ma da due settimane ha deciso di non voler più
combattere. E
allora ho pensato che se tu l'avessi incontrata, forse lei avrebbe
ritrovato la voglia di vivere… >
<
Michael non mi ha mai detto niente >
<
Mamma non voleva che si sapesse in giro > ribatté
tirando su col
naso.
<
Quanti anni ha? > domandai terrorizzato.
<
Quattordici >
<
È… >
<
Troppo giovane per morire > m'interruppe guardandomi negli occhi
<
ti prego, Robert. Se non fossi così disperata, non ti avrei
mai
chiesto niente >
<
Lo farò >
<
Sul serio? > domandò guardandomi speranzosa.
<
Sì, sul serio >
<
Grazie > sussurrò sorridendomi timidamente <
siamo arrivati >
aggiunse indicando il set cinematografico < domani in pausa
pranzo, va bene? > domandò mentre scendevo dalla
macchina e dopo
che mi appoggiai sul finestrino, annuii e Carol mi fece un cenno con
la mano, per poi ripartire.
Mi
diedi una veloce lavata, mi feci truccare e poi tornai a girare,
anche se avevo la testa totalmente altrove.
Alle
nove di sera rientrai nella mia camera, e dopo aver fatto una doccia
il mio cellulare vibrò. Con indosso ancora l'asciugamano, mi
sedetti
sul letto e lessi il messaggio.
“Se proprio domani non vuoi presentarti a mani vuote, puoi andare a prendere una vaschetta di gelato al pistacchio. È il suo preferito. Carol. P.S. Questo numero? Sempre per opera di Michael”
Sorrisi, e dopo essermi infilato un paio di pantaloni della tuta, andai a dormire.
<
Un chilo di gelato al pistacchio può andare bene? >
domandai
quando Carol mi venne a prendere.
< È perfetto! > rispose sorridendo e in quel
momento vidi che sul
sedile accanto a lei c'era un ragazzo < lui è il mio
ragazzo,
Adam >
<
Piacere > ci salutammo entrambi e dopo essere salito in
macchina,
ci dirigemmo verso un ospedale poco distante dal centro della
città.
<
Meredith ti ha chiamata? > domandò Adam prendendo la
mano di
Carol e stringendogliela.
<
La dottoressa Grey? No, non ancora > rispose Carol.
<
Meredith Grey? Come la protagonista del telefilm? > domandai
sgranando gli occhi.
<
Già > rispose Carol guardandomi negli occhi
utilizzando lo
specchietto < le hanno copiato il nome, lo sai? >
continuò.
<
Davvero? > domandai sempre più sorpreso.
<
Ti giuro. Ma non è stato solo per lei. Nell'ospedale
c'è
un'infermiera che si chiama Izzie Stevens, poi c'è George
O'Malley e
anche Derek Shepherd, ma tutte lo chiamano Stranamore
>
<
Mi stai prendendo in giro, vero? > chiesi ghignando.
<
Direi proprio di sì > ribatté ridacchiando
< forza, siamo
arrivati > aggiunse aprendo lo sportello della macchina <
oh,
Robert? >
<
Sì? >
<
Ti prego, se inizia ad urlare non spaventarti >
<
Ci proverò > risposi stringendo la vaschetta di
gelato e
infilandomi gli occhiali da sole.
Entrammo
dentro l'ospedale, e prima di arrivare dentro la stanza 559, venni
fermato non so quante volte per firmare autografi.
Una
volta arrivati di fronte alla stanza, Carol mi disse di non farmi
vedere subito e lei e Adam entrarono dentro.
Restai
lì sulla porta, finché Carol non mi disse di
entrare e quando
entrai, vidi due occhi color nocciola farsi pieni di lacrime.
<
R…Robert? > domandò incominciando a
piangere < sto sognando
per caso? >
<
Non direi > risposi imbarazzato mentre mi avvicinavo a lei
<
tanto piacere, Nicole >
<
Il piacere è tutto mio > disse e in quel momento le
sue labbra
carnose si curvarono all'insù.
<
Ho portato un po' di gelato. Spero ti piaccia il pistacchio >
<
Da matti > continuò senza smettere di sorridere
< Michael non
sa tenere a freno la propria lingua, eh? > domandò
verso la
sorella.
<
Esattamente come mamma > rispose Carol ridendo < vado con
Adam
a cercare la dottoressa Grey, torniamo tra poco > riprese
baciando
la fronte di Nicole e mi sorrise dolcemente.
<
Hai anche le coppe di cialda? > domandò Nicole
tornando a
guardarmi.
<
Certo > risposi servendola < e così sei una
mia fan, eh? >
<
Già. Ho visto tutti i tuoi film >
<
Qual'è quello che ti è piaciuto di
più? >
<
Little Ashes > rispose senza esitazione < adoro Salvador
Dalì
> si spiegò dopo aver notato la mia faccia perplessa.
<
Ero convinto che dicessi Twilight > ammisi mentre mi gustavo il
gelato.
<
Oh sì, quello è al secondo posto > rispose
ridendo.
<
Posso farti una domanda? >
<
Chiedi pure > disse sorridendomi.
<
Perché hai deciso di smettere di combattere? >
domandai e vidi il
suo sorriso spegnersi.
<
Fa…fa troppo male > ammise mentre una lacrima
iniziava a
scendere < è…troppo stressante, non so se
mi spiego. E poi che
senso ha continuare se tanto dovrò morire? >
<
Tua sorella e i tuoi genitori sostengono che tu ce la possa fare
>
<
Loro sperano troppo. Lo sento che andrà così.
È come se tu
desiderassi ardentemente la Gioconda, ma sai che non potrai mai
averla perché appartiene al Louvre. Ecco, io mi sento
così. Mi
sento come se che la mia vita fosse la Gioconda e il Louvre fosse il
mio destino >
<
Il destino si può sempre cambiare, così come uno
sconosciuto può
dare talmente tanti soldi al Louvre da farsi vendere la Gioconda
>
risposi guardandola negli occhi.
<
Forse sono solo troppo vigliacca per combattere >
<
O forse hai troppa paura di non farcela e di deludere tutti per
provarci… >
<
Ma tu cosa sei? Un attore o uno psicologo? > domandò
ridendo.
<
Fino a qualche minuto fa avrei detto un attore, ora non lo so >
risposi unendomi alla sua risata < facciamo un patto. Tu
continuerai a lottare e io ti porterò con me alla premier di
Remember Me >
<
Lo faresti davvero? > chiese con occhi lucidi.
<
Sì, ma tu in cambio devi promettermi che non mollerai, che
cercherai
di sopravvivere per te e per i tuoi familiari. Nicole, la vita
è
troppo breve e bisogna fare di tutto per viverla fino in fondo. Non
credo che una ragazzina di quattordici anni l'abbia vissuta
già
pienamente >
<
Potrei essere una bambina prodigio. Oppure potrei essere come
Benjamin Button > rispose sorridendo.
<
Se tu fossi come Benjamin Button, non mi avresti detto che hai paura
>
<
Io non l'ho mai detto >
<
Non direttamente > dissi sorridendo < verrò a
trovarti domani,
ora devo tornare sul set >
<
Non sei costretto a farlo >
<
Lo so, ma voglio farlo > risposi facendole
l'occhiolino <
e domani ti porterò il mio gusto preferito, nocciola >
<
A domani, Robert >
<
A domani, Nicole > sussurrai andandomene.
Trascorse
quasi un anno dall'ultima volta che vidi Nicole, ovvero il giorno in
cui terminai le riprese di Remember Me. Come mi
aveva
promesso, stava combattendo e si stava riprendendo alla grande,
così
come io stavo per mantenere la parola data. Quella sera ci sarebbe
stata la premier del film.
Arrivai
sotto casa sua e suonai al campanello.
<
Robert! > esclamò Carol abbracciandomi.
<
Ciao Carol, come stai? >
<
Sto bene> rispose sorridendomi < forza, Nicole ti sta
aspettando in sala > aggiunse facendomi entrare.
<
Rob > sussurrò Nicole guardandomi e sorridendomi.
Quella
sera era semplicemente divina: indossava un vestito color azzurro
pastello che le arrivava fin sotto il ginocchio e aveva uno scialle
dello stesso colore che le copriva le spalle.
<
Sei splendida > risposi sorridendole mentre l'abbracciavo.
<
Anche tu >
<
Vogliamo andare? > domandai porgendole il braccio, ma Carol
bloccò
la sorella.
<
Prima voglio farvi una foto! > esclamò sorridendo e
dopo averci
immortalati con qualche scatto, ci fece uscire.
<
Ho un po' di paura… > ammise Nicole quando arrivammo
davanti al
tappeto rosso.
<
Non averne, ti starò accanto > la rassicurai.
<
Sì, ma… >
<
Siamo amici, no? >
<
Certo > rispose sorridendomi dolcemente.
<
Bene, allora fidati di me > sussurrai prendendola per mano e
trascinandola sul tappeto accanto a me.
Per
tutto l'inizio, Nicole se la cavò egregiamente. Si fece fare
un paio
di foto con me e iniziò a ridere quando le mie fans mi
reclamarono
per fare delle foto. Dopo una decina di minuti entrammo dentro la
sala per vedere il film.
<
Rob? > mi chiamò stringendomi il braccio.
<
Sì? >
<
Il regista sarà anche uno stronzo, ma tu hai recitato da dio
>
<
Grazie > risposi imbarazzato e non parlammo più fino
alla fine
del film.
Verso
le undici e mezza lasciammo la sala e ritornammo sul tappeto rosso
per scattare altre foto.
<
Allora Robert, chi è questa deliziosa fanciulla? >
domandò una
giornalista sorridendo.
<
Lei è la mia amica Nicole > risposi entusiasta.
<
Rob? > mi chiamò Nicole aumentando la presa sul mio
braccio.
In
quel momento mi voltai verso di lei e quando vidi che era pallida
come uno straccio, mi preoccupai.
<
Nicole, che cos'hai? > domandai, ma lei non mi rispose e svenne
<
aiuto! Aiuto! > iniziai ad urlare disperato mentre mi guardavo
intorno.
<
Sono un medico, fatemi passare! > esclamò un uomo e
dopo aver
scansato la sicurezza, mi raggiunse < ha difficoltà a
respirare
ed è troppo pallida. Ha assunto qualche droga prima di
venire qui? >
domandò il dottore guardandomi.
<
No, ha la leucemia > risposi stringendo la mano di Nicole.
<
Oh, no. Presto, bisogna chiamare un'ambulanza > disse afferrando
il telefono, e nell'attesa che l'ambulanza arrivasse, il dottore le
fece la respirazione artificiale.
L'ambulanza
arrivò nel giro di cinque minuti e quando la fecero stendere
dentro,
volli salire con lei.
Accanto
all'ambulanza, però, trovai un fotografo di una rivista
scandalistica che ce l'aveva a morte con me, anche se io non ne avevo
mai capito il motivo.
<
Pure dei malati si prende cura Pattinson? Certo che pur di far
crescere la sua notorietà ne inventa una tutti i giorni
>
sussurrò il fotografo mentre scattava diverse foto, ma lo
sentii
chiaramente e tornai indietro solo per tirargli un pugno, centrando
il naso.
Entrai
dentro l'ambulanza e chiusi entrambi gli sportelli.
<
Spero che non le faccia causa… > disse il medico
guardandomi.
<
È l'ultimo dei miei problemi… > risposi
continuando a guardare
Nicole.
<
Il suo respiro si è stabilizzato, ma è ancora
priva di coscienza >
Arrivammo
all'ospedale dove Nicole veniva curata e rimasi lì
finché non si
riprese.
<
Robert? > mi chiamò Carol con gli occhi gonfi
< mia sorella
vuole vederti > sussurrò facendomi entrare.
<
Nicole > dissi avvicinandomi al letto.
<
Credo di aver movimentato un po' troppo la serata > rispose
ridendo.
<
Come stai? > chiesi accarezzandole un braccio.
<
Come una ragazza leucemica che è appena svenuta. Ma sto
meglio. Se
non altro, sono ancora viva > sussurrò sorridendo
< tu perché
sei ancora qui? >
<
Che vuoi dire? >
<
Credevo che dovessi partire per girare Eclipse >
<
Prima volevo che tu ti riprendessi >
<
Ecco, fatto. Sto bene ora, Rob. Ma torna non appena hai finito di
girare il film >
<
Lo farò, te lo prometto > risposi chinandomi per
baciarle la
fronte e poi me ne andai, prendendo il primo aereo per Vancouver, per
raggiungere il set di Eclipse.
<
Michael, sono Rob. Lo so che sei in luna di miele, ma sei anche il
mio manager. Chiamami appena puoi, devo parlarti >
Spensi
il telefono e poi mi diressi verso la mia roulotte. Le riprese di
Eclipse duravano ormai da cinque mesi e non vedevo
l'ora che
finissero per potermi riposare e tornare a casa.
<
Robert? > mi chiamò Kristen mentre si avvicinava a me.
<
Oh, ciao Kris > risposi mentre mi accendevo una sigaretta.
<
Fumare ti fa diventare i polmoni neri > obiettò.
<
Parla la santarellina >
<
Io perlomeno ho smesso > ribatté facendomi la
linguaccia <
nella mia posta c'era una lettera per te. Te l'ho portata davanti
alla tua roulotte >
<
Grazie > risposi sorridendo.
<
Figurati, ma chi è che ti scrive da New York? >
domandò curiosa.
<
New York hai detto?! > risposi sgranando gli occhi.
<
Sì, ma… >
Non
le diedi il tempo di finire la frase, che corsi fino alla roulotte
per leggere la lettera. Avevo spedito anche io una lettera a Nicole
due settimane fa e aspettavo ancora una sua risposta.
Presi
la lettera, aprii velocemente la porta, mi sedetti sul letto e poi
aprii la busta, iniziando a leggere.
“Robert,
immagino
che tu sia sorpreso di ricevere questa lettera ed io, se devo essere
sincera, sono sorpresa di scriverla. Anzi, speravo proprio di non
dovertela mai scrivere.
Vedi,
non è facile quello che sto per dirti, ma glielo avevo
promesso…e
in ogni caso, l'avrei fatto.
Nicole
è morta. Ieri sera, verso le undici. Stavamo parlando, e
d'un tratto
ha iniziato a piangere, dicendomi una frase che non mi
scorderò mai.
“Carol, è finita. Non posso neanche lottare,
è troppo tardi. Ti
voglio bene e ne voglio anche a mamma e a papà. Da quando ho
incontrato Robert, ho ricominciato a sperare. Ho deciso che voglio
essere forte e coraggiosa come Benjamin Button. L'unica cosa che mi
dispiace è che non potrò vedere Eclipse quando
uscirà, ma di
sicuro sarà bello quanto Twilight e New Moon…
”
E
dopo aver detto questo, ha chiuso gli occhi, si è appoggiata
al suo
cuscino ed è morta, col sorriso sulle labbra. E come aveva
detto
lei, non c'era modo di salvarla.
Robert,
prima di lasciarti voglio solo dirti un'ultima cosa: grazie. Grazie
perché hai fatto tornare la voglia di vivere ad una persona
che era
stanca di soffrire. Le hai cambiato la vita e per questo te ne
sarò
sempre riconoscente.
Ti
meriti tutta la fortuna del mondo, Rob.
Carol.”
Rimasi
a fissare la lettera per un tempo indeterminabile e versai tante
lacrime. Avevo perso un'amica e non ero nemmeno accanto a lei per
salutarla.
Verso
sera mi ripresi e dopo aver rinunciato a cenare, uscii dalla roulotte
e m'incamminai verso un parco, per fare una passeggiata. Mi strinsi
dentro il cappotto da quanto faceva freddo e ripresi la lettera di
Carol in mano, rincominciando a leggerla. La rilessi due volte, e
quando alzai la testa per vedere il cielo stellato, sorrisi: c'era
una stella che brillava di più tra tutte ed ero certo che
quella
stella fosse la mia piccola amica Nicole.
-----------------------------
Tecnicamente,
questa dovrebbe essere la mia ultima storia triste che ho scritto in
vacanza… ma cercate di capirmi, ero in un posto isolato dal
mondo,
era ovvio che mi venisse da scrivere storie così xD
Però,
finalmente, mi sono decisa a postarla…c'è una
cosa che vorrei
fare, prima di tutto, ovvero spiegarvi perché ultimamente
uccido la
gente xD
prendendo
ad esempio questa storia, la cosa è molto semplice.
Carol
sarei io, Nicole il mio migliore amico (o per meglio dire, ex
migliore amico) e la morte di Nicole sarebbe la fine della nostra
amicizia, per la quale ho sofferto molto e ci sto ancora soffrendo.
Comunque,
non credo che vi interessi sapere la storia della mia vita, ma volevo
darvi giusto una dritta…
Parlando
d'altro…da domani si ritorna a scuola (anche se per me
è martedì
il ritorno) che palle, oserei dire…credo che tra poco
incomincerà
il conto alla rovescia per le vacanze estive (9 mesi ancora,
purtroppo…)
Possiamo
sempre consolarci con l'uscita di New Moon al cinema! (tra parentesi:
avete visto quanto è bello il nuovo trailer, anche se ora
l'hanno
già [più o meno] tolto da youtube? Ho il
presentimento che New Moon
sarà MOLTO più bello di Twilight [in ogni caso,
io mi porterò
dietro i fazzoletti xD])
Bene,
grazie mille per esservi soffermati a leggere questa one-shot, lo
apprezzo molto.
Godetevi
questo/i ultimo/i giorno/i di vacanza!
Un bacio, la vostra Giulls
P.S. Un grazie ai Simple Plan per concesso, anche se loro non lo sanno e non lo sapranno mai, che utilizzassi il titolo di una loro canzone per questa storia. Inoltre: non conosco Robert Pattinson, non l'ho mai visto né ho mai avuto contatti con lui (o con il suo manager). Scrivo per puro divertimento e bla bla bla :D